Via Leopardi 8 – 20123 Milano chiedi@baopublishing.it – www.baopublishing.it Il logo di Bao Publishing è stato creato da Cliff Chiang. Titolo originale dell’opera: Hellraiser: Masterpieces volume 1 Clive Barker’s HELLRAISER copyright© 1989, 1990, 1991, 1992, 1993, 1994, 2011, Boom Entertainment, Inc. and Clive Barker. BOOM! Studios™ and the BOOM! Studios™ logo are trademarks of Boom Entertainment, Inc., registered in various countries and categories. All rights reserved. Per l’edizione italiana: 2013 BAO Publishing. Tutti i diritti riservati. ISBN: 978-88-6543-177-1
Traduzione Leonardo Favia Lettering e impaginazione Cosimo Torsoli con Officine Bolzoni Supervisione Michele Foschini Proofreading Francesco Savino e Andrea Petronio
Abbiamo tali orrori da mostrarvi... Benvenuti al primo volume di HELLRAISER: CAPOLAVORI. Quando ai BOOM! Studios cominciarono a lavorare con Clive Barker a nuove storie con le quali espandere il mito della sua creazione più celebrata, sapevamo che avremmo arricchito una lunga tradizione di fumetti horror narrati con una maestria difficilmente riscontrabile altrove. Con questo libro vi proponiamo il meglio delle storie che hanno preceduto i nostri nuovi capitoli della saga. In HELLRAISER: CAPOLAVORI si raccolgono le storie della serie antologica classica, pubblicata da Epic Comics dal 1989 al 1993. Quelle storie sono state scelte perché realizzate da talentuosi creatori che esaltavano l’horror ineguagliabile che si può trovare solo nell’universo di Hellraiser. Tra le storie in questo volume c’è Inferno in tempesta – Parte prima: Tempo rubato, la prima di tre parti di una storia scritta da Larry Wachowski, co-sceneggiatore e co-regista di The Matrix, con il disegnatore Mark Pacella. I prossimi volumi vedranno il prosieguo di questa storia.
Il lamento – Parte prima: Resurrezione è la prima parte di due di una storia progettata da Clive Barker stesso, scritta da Anna Miller, Malcolm Smith e Fred Vicarel, con i disegni della leggenda del fumetto Alex Ross. Anche questa seconda parte sarà presente nei prossimi volumi. Ora godetevi tutte queste storie, con artisti rinomati come Neil Gaiman, Dave McKean, Dwayne McDuffie, Kevin O’Neill, Mark Chiarello, Jorge Zaffino, Mike Mignola e molti altri.
inferno in tempesta parte prima: tempo rubato
storia di larry wachowski disegni di mark pacella
non sosta mai, puntando l’obiettivo. vortica come un mulino, bagnato dal sangue, oliato dal grasso, dalla carne maciullata, dalle ossa scricchiolanti e dalle cartilagini.
la luce svanisce, poi muore.
fino a che non accade qualcosa che non è mai accaduto.
comincia ad agitarsi...
per un momento lancinante, tutto l’inferno rimane immobile e silente, mentre il leviatano improvvisamente si ferma.
... si contorce e si dimena...
e quindi urla.
il suono è una pugnalata gelida e acuminata nel timpano, mentre la progenie del leviatano sente il suo dolore.
l’urlo dura solo un istante, ma per un uomo dura abbastanza.
con il rompicapo in mano sfugge per gli angoli oscuri, sperando di aver tempo.
pensa, isadore, pensa, vecchio... è semplice, solo un giocattolo...
... sarà qui presto... calma, pensa... sbrigati, pensa, dannazione.
sì, ecco!
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il dolore arriva all’improvviso. barbigli che scavano, perforano, sollevando la pelle.
lame di rasoio taglienti si stringono in una morsa, disegnando linee rosse intorno ai suoi polsi.
nnaaarrrrgh!
gli è tutto familiare come respirare. le lacrime gli scendono dagli occhi, mentre le dita, bloccate come legno secco, girano e spingono il pezzo finale del puzzle.
in qualche modo, funziona.
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waaaaaaaaaa!
la casa di cura e asilo psichiatrico reighin.
*inferno in tempesta parte 1: tempo rubato
un uomo appare dal nulla, coperto di sangue, con in mano una piccola scatola e afferma di essere morto sessant’anni prima.
certo, dottore, certe cose succedono. va bene, arrivederci.
la copertura mediatica è tale da attirare l’attenzione di chi può comprendere la situazione.
era il dottor plyers, non può venire fino alla fine della settimana...
si chiama klauski, isadore klauski!
mi ascolti, infermiera bratchett, non posso attendere...
lo ripeto, non è stato ancora identificato e non sarà dimesso fino a quando non sarà stato esaminato a fondo ma, se fosse per me, tratterrei qui a vita chiunque facesse una scenata del genere!
mi ascolti, signor lee! il paziente...
è ridicolo! se fosse isadore klauski, ora avrebbe oltre centosessant’anni!
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ora, vi chiedo di andarvene, prima che chiami la sicurezza.
infermiera bratchett, le piacciono i puzzle?
no, affatto.
peggio per lei.
all’esterno una figura, bianca come un lenzuolo e illuminata dai fari, li fa fermare.
buonasera, sorella. possiamo fare...
so perché siete qui. il mio stesso motivo. non ho dormito, pensavo di essere libera... ditemelo, pensate che lui ci possa aiutare?
no, non può. nessuno può. buon dio... va bene... parcheggiate dall’altro lato del cimitero. vi posso far entrare dal retro, attraverso la cappella. ma la sicurezza... la sicurezza non sarà un problema.
oh, certo, una .45 con silenziatore. la dotazione base per un prete? nessuno di noi è ciò che era un tempo.
ma crede almeno in dio?
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credo all’inferno.
lui ascolta. l’urlo ancora risuona, ronzando come una vespa intrappolata nel suo orecchio. lo fa sorridere, ma poi il dubbio torna, insediandosi nella sua mente.
all’improvviso, un brivido, un dito ghiacciato lungo la schiena.
fuori dalla porta, sente gli occhi, lo sguardo del dio, come mani guantate che lo toccano, che si avvicinano a lui. non riesce a respirare.
ho girato quel pezzo? ho...? sono scappato?
non far nulla, isadore. muori e basta.
l’uncino e il cavo gli attraversano il polpaccio, inchiodandolo al pavimento.
aiuto!
qualcuno mi aiuti!
rrraaaaaghhh!
vi prego! aiuto!
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costretto dalla camicia di forza, si dimena, si contorce sulle ginocchia mentre la sua mente rievoca immagini passate, un vecchio libro intravisto all’inferno, di colori vividi con un sigillo su una pagina insanguinata.
serra la mascella, masticandosi la lingua fino a che i denti si ricongiungono e la bocca si riempie di sangue, salato e caldo.
mack... mack, aspetta.
oh, mio dio! ma... cristo, marsha. ho solo un minuto. dovrei essere di turno.
e comincia a dipingere...
lo so, ma ho una strana sensazione, devo controllare il nuovo paziente.
dai, marsh. senti... ho preso quelli stimolanti.
un simbolo, un talismano, un sollievo temporaneo.
mack... sono seria.
va bene, vai.
mack, chiama la polizia.
non... ti... muovere.
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il vecchio sente l’aria fredda sul caldo polpaccio squarciato. alza lo sguardo verso il prete che lo aiuta. la sua lingua pulsa, gonfia e umida. sussurra: “è ancora lì fuori. aspetta.”
il prete, guardando nella notte buia, annuisc e. “lo so.”
“ci può prendere solo uno alla volta. uno di noi deve tornare.”
il prete annuisce. “lo so.”
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come fantasmi, a malapena visibili, corrono tra le croci di granito e le lapidi di marmo. pensano tutti alla morte, di cadere in ginocchio e tagliarsi i polsi, o di ficcarsi una pistola in bocca. perché non l’hanno già fatto? perché non sono stati già seppelliti, a marcire sotto una pietra intarsiata?
perché stanno vivendo del tempo rubato.
che non può durare per sempre.
ahh, noooooooo!
aspetta! ti prego... aiutami! garcia, amico... ti prego... ti supplico... uccidimi! uccidimi! ti prego! ti prego... fallo... maledetti... bastardi!
prenderanno anche voi... anche voi!
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sfuggono più rapidi. volti di pietra e sofferenza che mascherano il sollievo mentre il cacciatore si tiene stretta la preda. cercando di non ascoltare i secchi scatti e schianti mentre gli arti penzolanti vengono bloccati, non pensano che potevano essere loro, solo che il cacciatore con la preda tornerà all’inferno...
... e loro sono ancora vivi.
trenta chilometri più a nord, una chiave di scorta è ancora nascosta dopo cinquantacinque anni sotto la seconda lastra di pietra.
eccolo. quello nella tua stanza.
questo incantesimo... è sanscrito, vero? forse possiamo...
cosa volete da me?
cosa vogliamo? nel 1870 eri uno dei più noti occultisti al mondo. nel 1891 sei scomparso. nel 1933 sei riapparso dal nulla e hai scritto il capolavoro “l’inferno: la struttura e l’ordine del male”. alcuni tizi negli anni sessanta hanno istituito un culto su quel libro. stavo cercando di capire cosa ti fosse accaduto, quando ho trovato il rompicapo che me l’ha mostrato.
non posso aiutarvi. sta succedendo qualcosa all’inferno, il leviatano sta preparando qualcosa. non potete capire... io ci provo, ma semplicemente non riesco a ricordare.
quando sono scappata, ero paralizzata dalla mia colpa e dalla paura che dio mi avesse maledetto. ma ho trovato il tuo libro e ho cominciato a comprendere... a separare la mia fede...
quello che vogliamo, ciò di cui abbiamo bisogno, è il tuo aiuto.
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la configurazione che ho usato per fuggire... non riesco a ricordare di averla risolta.
di che parli?
se non l’hai risolta, come puoi essere qui?
sapeva che avrei scritto quel libro. voleva... visibilità. ma in maniera ordinata. poi ha organizzato il mio ritorno.
per cinquant’anni ho dovuto sentire le urla di quelli che avevo condannato. come posso essere sicuro di essere fuggito, questa volta, e che non sia parte di un ingranaggio più grande?
hai detto che la prima volta sono scappato nel 1933. è stato il leviatano a permettermelo.
hai detto che il leviatano si è fermato e ha urlato come se provasse dolore. nel tuo libro hai scritto che i rompicapi sono veramente parti di lui.
il giorno che sei scappato. ho distrutto uno dei rompicapi.
mio dio, se fosse vero... allora vi dovrei ben più delle scuse.
non abbiamo tempo da perdere. garcia, apri quell’armadietto. ci dovrebbe essere una sega all’interno.
pensi che...
ho controllato all’ospedale. sei comparso alle 5:37, circa due minuti dopo che ho fatto a pezzi il rompicapo, dandogli fuoco.
l’armatura del cacciatore è fatta del leviatano e solo gli oggetti che sono “parte del leviatano” possono penetrarlo.
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padre garcia, ascoltami. va fatto. la mia gamba è persa.
voglio che la tagli.