Perché ho ucciso Pierre Preview

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Traduzione Michele Foschini Calligrafia Officine Bolzoni Lettering e impaginazione Sara Bottaini Supervisione Leonardo Favia Proofreading Francesco Savino

Via Leopardi 8 – 20123 Milano chiedi@baopublishing.it – www.baopublishing.it Il logo di BAO Publishing è stato creato da Cliff Chiang. Titolo originale dell’opera: Pourquoi J’ai tué Pierre Pourquoi j’ai tué Pierre – Ka - Alfred © Éditions Delcourt – 2006 Per l’edizione italiana: © 2015 BAO Publishing. Tutti i diritti riservati. ISBN: 978-88-6543-303-4 PRIMA EDIZIONE




Di salute un po' cagionevole. Passo la maggior parte delle vacanze dai nonni, in Belgio, nelle Ardenne. C'è l'a ria buona e il paesino è famoso per la qualità dell'a cqua. I nonni, poi, sono molto carini con me.

Non mi rimproverano, sono un pochino borghesi, ma mi ricoprono di attenzioni. Posso mangiare tutte le tartine che voglio, quando voglio! E le tartine dei miei nonni, mamma mia! Su pane nero affettato, no, dico! Con sopra lo sciroppo di Liegi! ne mangio centinaia al giorno. E poi, ogni mattina, vanno a messa...

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Sono il solo bambino, in mezzo a tanti anziani. Si chinano su di me, mi pizzicano la guancia, mi dicono che sono un ometto...

Mi portano con loro. La funzione inizia alle sette e mezza.

Mi piace accompagnarli.

I vecchi sono divertenti. Hanno delle facce pazzesche. All'uscita dalla messa formano gruppetti e parlano sottovoce, scuotendo lentamente la testa. Li trovo allo stesso tempo tristi e divertenti.

E poi, di colpo, mi stanco di andare a messa. Non ho più voglia di alzarmi. Tutti i giorni è la stessa cosa, non cambia mai di una virgola. Mi addormento sull'inginocchiatoio, ho le vertigini. Sopporto sempre più malvolentieri quell'ora mattutina nella chiesa. Mi dà una specie di nausea. Così, al mattino, faccio finta di non sentirmi bene. 6


Non sto tanto bene. Preferisco non venire, oggi...

Resto un'ora nel letto con gli occhi aperti, a domandarmi se quello che faccio sia male o molto male.

Non ti preoccupare. Riposati, cucciolo mio.

Una sera, la nonna mi parla, chinata sul letto. Mi descrive l'inferno. Io ho un'idea vaga di cosa sia, lei dipinge un quadro terrificante.

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Si va all'inferno se si fanno cose cattive.

Perché si va all'inferno?!

Se ci si tocca il pisellino, per esempio.

La notte, lo sogno.

Sono lì. Sto male.

Soffro.

Sono terrorizzato. Mi risveglio in lacrime.

Hai fatto un brutto sogno?

Non oso dire che ho sognato l'inferno, che ho tanta paura di andarci.

Perché me lo sono già toccato, il pisellino.

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con i miei genitori e mio fratello maggiore, stiamo attraversando la francia in vacanza. Quest'estate viaggiamo un sacco sulla nostra 2CV furgoncino.

PapĂ porta la barba, ha i capelli lunghi e ricci e spettinati, mia mamma li ha lunghi fino in fondo alla schiena e indossa vestiti a fiori.

Anche io ho i capelli lunghi.

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Siamo una famiglia un po' selvatica. I miei genitori cantano davanti e noi dietro, sdraiati sui materassi e sulle coperte, ci ingozziamo di latte concentrato zuccherato fino a stare male. mio padre ha sistemato la 2cv per poterci dormire dentro.

In Ardèche, in un piccolo mercato, i miei genitori incontrano Bertrand e Christine. Loro sono molto più selvatici di noi. Anzi, sono proprio hippy. Sono belli. Lui sembra Gesù e lei pare una pastorella.

Ci propongono di passare la serata con loro.

Abitano a qualche chilometro dal villaggio, in una vecchia casa di pietra, isolata, in fondo a un sentiero di sassi. Hanno i polli, i cani e due capre.

Mia madre mi spiega che Bertrand e Christine vivono senza elettricità, che non hanno quasi bisogno di soldi, perché il formaggio che vendono al mercato basta loro per vivere. Producono tutto ciò di cui hanno bisogno. Si amano, basta quello. Mentre lo dice, i suoi occhi si illuminano. Bertrand e Christine rappresentano il suo ideale di vita e, da questo momento, anche il mio.

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Passiamo la sera seduti sui grandi cuscini, alla luce di una lanterna a petrolio. Ascoltiamo Bertrand suonAre la chitarra. Ogni tanto gli adulti si mettono a cantare tutti insieme.

Dormiamo da loro.

L'indomani mattina, ci invitano a fare una passeggiata. Camminiamo in montagna, lungo sentieri appena tracciati. Le due capre vengono con noi.

Di colpo ci appare davanti un laghetto, incastonato tra le rocce. L'a cqua è limpida, non ne ho mai vista di cosÏ trasparente. Si vede perfettamente lo strato di ciottoli sul fondo.

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Bertrand e Christine si spogliano. Sono tutti nudi. I miei genitori li imitano. Si immergono nel lago, ridendo.

Ci dicono di raggiungerli. Io un po' mi vergogno di spogliarmi completamente.

Soprattutto perché Christine è davvero bella.

Però lo faccio e mi tuffo in acqua. Nuoto come un cane, perché non ho ancora imparato a farlo diversamente.

È pura felicità, estasi.

Mi rendo conto di vivere un momento meraviglioso. Non c'è differenza alcuna tra Bertrand, Christine, i miei genitori, mio fratello e me. Siamo tutti uguali, tutti nudi nell'a cqua.

E la vita è bella.

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Tocca ai miei nonni andare in vacanza, quindi ci vengono a trovare.

Abitiamo in un quartiere di una città dove tutte le case sono identiche.

è una zona di alloggi a schiera. Nel villaggio ce ne sono tre e la nostra è la più recente e la più piccola: ci sono soltanto trentadue case.

Per questo la chiamano “i 32”.

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Quando ci vengono a trovare, i nonni portano sempre la roulotte, e la parcheggiano nel nostro giardino. Preferiscono così. Rende più facili i loro rituali. Il riposino dopo pranzo, lavare i piatti dopo mangiato, la tisana prima di coricarsi.

Qui si celebra la messa una volta a settimana, il sabato. I nonni mi propongono di andarci con loro. Accetto. Sono il solo della famiglia ad accompagnarli. I miei genitori sono anticlericali, ma io voglio bene ai nonni, così ci vado. Anche se non credo più in Dio. È successo di colpo. Non lo so perché. Ma così come me la raccontano, la religione cattolica mi sembra fatta di storielle per i bambini piccoli.

I nonni fanno amicizia con il prete. È un sacerdote itinerante, celebra messa in una dozzina di parrocchie della zona.

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E io non sono più piccolo!


Invitato dai nonni, viene a casa nostra. Come prete è strano. Suona la chitarra durante la messa, ha una bella voce, il pancione e una barba da nano da giardino. Veste in jeans e camicia. È l'opposto del vecchio prete all'a ntica, severo, con la tonaca. Sono come il giorno e la notte. Con lui, non ci si addormenta a messa.

Si chiama Pierre.

Mia nonna ne canta le lodi come se bisognasse adottarlo. Pierre è un prete “di sinistra”.

È un brav'uomo, intelligente, di spirito...

È forte. È buffo.

Andrete d'accordo, ne sono sicura.

Non è un prete, è un mattacchione.

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Fa subito amicizia con i miei genitori e ne sono contento, perchĂŠ mi piace. Soprattutto, mi fa piacere che abbiamo un amico prete, vuol dire che non siamo in rotta con la religione. Mi pare una cosa bella. Pierre entra nella nostra famiglia come un cugino tornato da un lungo viaggio. Sembra aver sempre avuto un posto in mezzo a noi. Viene a trovarci diverse volte a settimana. Mangia a casa nostra. I miei nonni di questa cosa sono felici oltre ogni dire. Anche i miei genitori sono fieri di avere un amico prete.

Ăˆ prova della loro apertura mentale.

E io...

Io è come se avessi un nuovo zio, uno zio grandioso, che ride, che canta, che scherza.

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