SEMBRI LA MORTE RACCONTI DI UMBRELLA ACADEMY STORIA
GERARD WAY E SHAUN SIMON DISEGNI E COLORI
I.N.J. CULBARD COPERTINA E INTERRUZIONI DI CAPITOLO
GABRIEL BÁ
UMBRELLA ACADEMY CREATO DA GERARD WAY E GABRIEL BÁ
“A Robert, per come eleva, fa levitare e attiva il nostro Klaus.” “A Christine.”
—GERARD WAY
— SHAUN SIMON
“A K, J, and B.” “A Concetta.”
— I.N.J. CULBARD
— NATE PIEKOS
Traduzione Leonardo Favia
President and Publisher – Dark Horse Comics, LLC. Mike Richardson
Impaginazione e lettering Sara Bottaini con Officine Bolzoni
Supervisione originale Daniel Chabon e Chuck Howitt
Supervisione Francesco Savino
Lettering dell’edizione originale Nate Piekos di Blambot®
Proofreading Vanessa Nascimbene e Teresa de Pasquale Volume stampato in quadricromia su carta Burgo Respecta satin da 115 g/m2 per gli interni. Stampa monocromatica su carta Burgo Selena da 140 g/m2 per i risguardi. Font del fumetto: CCMeanwhile (Comicraft). Copertina stampata in quadricromia su carta Burgo Respecta gloss da 130 g/m2. Font del colophon: Divenire (C-A-S-T). Stampato nel marzo 2022 presso Centro Poligrafico Milano S.p.A. Casarile (MI).
Via Leopardi 8 – 20123 Milano chiedi@baopublishing.it – www.baopublishing.it Il logo di BAO Publishing è stato creato da Cliff Chiang. Titolo originale dell’opera: You Look Like Death Il presente volume raccoglie i numeri dall’1 al 6 della serie originale You Look Like Death: Tales from the Umbrella Academy The Umbrella Academy™ & © 2020, 2021, 2022 Gerard Way and Gabriel Bá. Dark Horse Books® and the Dark Horse logo are registered trademarks of Dark Horse Comics, LLC. All rights reserved. For the Italian edition: Copyright © 2022 BAO Publishing. All Rights Reserved. Per l’edizione italiana: © 2022 BAO Publishing. Tutti i diritti riservati. ISBN: 978-88-3273-690-8 PRIMA EDIZIONE CEO Caterina Marietti CCO Michele Foschini Redazione Leonardo Favia, Lorenzo Bolzoni, Francesco Savino, Sara Bottaini, Vanessa Nascimbene e Teresa de Pasquale Ufficio commerciale Simone Pappalettera Ufficio stampa Daniela Odri Mazza e Chiara Calderone Ufficio amministrativo Alessandro Virgara e Debora Magagnotti
PREFAZIONE DI ROBERT SHEEHAN
Ho ingoiato un fumetto. Ho inalato il bastardo. Si chiamava The Umbrella Academy. Poi sono stato posseduto dal tizio fluttuato fuori dal cervello combinato di Gerard e Gabriel. Fluttuava, con quale tedio. Levitava sensualmente. Distruggendosi ooh! con tale eleganza che non potevi che incoraggiarlo verso la rovina. Questo tizio si chiamava Klaus. Con una maglia a strisce larga. Flirtava con le tenebre. Quel veeecchio abissso senza fine, tuuutto intorno a noi, quel veeecchio raggio di sole che abbiamo deciso di chiamare vita. Klaus era la tua dipartita fatta carne (inchiostro). Per quanto pallido, sempre di stilosissima carne (inchiostro). Storceva il naso davanti alla morte come se fosse latte scaduto. La prendeva a pacche sul culetto. Faceva il ciucciadito (Istruzioni per il ciucciadito: succhiarsi il dito. Infilarlo nell’orecchio di un’altra persona, viva o morta. Ripeterlo all’infinito) alle nostre paure primordiali. Faceva lo strizzacapezzolo alla nostra sensazione di calma, di superiorità adulta. “Mi scusi, cameriere, era tutto sotto controllo, stavo chiacchierando con mia moglie quando questo maleducato smilzo è arrivato galleggiando e mi ha strizzato il capezzolo. Come ha fatto a capire esattamente dove fosse sotto la mia polo?” Per Klaus, il sole non brilla in senso stretto. Nemmeno a L.A. illumina il buio. Fastidiosamente, per otto, nove anche sedici ore, certe giornate. Vorrebbe che qualche spettro gli rivelasse qualche affare sporco del sole, così potrebbe spingersi fin lassù e ricattarlo, per fargli smettere di brillare una volta per tutte. Si allontana dall’immagine, pregando di essere colorato seguendo i numeretti, di cui è privo. Senza colore. Perché è così. È solo. E se volete metterci del colore, be’, la scelta è vostra. La sua vita è vuota tanto quanto la sua morte. Quindi la trova una noia, perché si rende conto che le due cose coincidono. Ed entrambe, per lui, mettono delle catene impossibili da sciogliere. Sa che la vita non merita il rispetto che le viene concesso. Consapevole di questo, ha dichiarato una guerra senza tregua alla morte. Klaus è in guerra, e sta perdendo, ovviamente. Lanciato fin dall’inizio da Reggie in una continua missione fantasma. E i tizi morti non fanno che parlare. E se le emozioni sono l’espressione del pensiero attraverso il corpo, allora se si rilassano le emozioni si rilassano anche i pensieri, no?
E qual è un grande rilassante del corpo? L’eroina, tesoro! Eroina. E ancora eroina… Le difese di Klaus stanno per cedere… ed è qui che arriviamo noi. Con i nostri binocoli. Come Jimmy Stewart. Con Klaus di Sembri la morte. Cos’è che spinge voi umani a contemplare con tanto interesse la vostra distruzione? Quella stessa compulsione che invece vi rende molto attenti vicino a un pericolo fisico? Come sul bordo di una scogliera. Klaus è il bordo di una scogliera. Avvicinarsi a lui vi mette davanti alla possibilità della vostra morte. Klaus non è il bordo di una scogliera. Lui ondeggia oltre la scogliera su un’amaca, fumando e disturbato da voi, che sudate e guardate giù, mentre legge Racconti del mistero, dell’incubo e del terrore di Poe. E mentre vi avvicinate al bordo, cogliete per un attimo ciò che Klaus non può evitare di vedere tutto il giorno. La morte la vedete dritta in faccia, sul precipizio. E non è la parte della morte istantanea a spaventarvi e a farvi tirare indietro, è che si trova già lì. L’assoluta certezza della vostra morte, che avverrà al 100%, quindi di cosa vi spaventate? Caaalma. E come siamo scarsi in equipaggiamento/linguaggio/rituale per poterla gestire. Non abbiamo tattiche di negoziazione in questo ambito. Tranne Klaus, forse? La morte non è proprio la morte, non per Klaus. Non può, è solo un intervallo. È solo una fermata e un cambio di binario in un orario affollato. Il viaggio continua. E continua. E continua. E continuuua… E continua. Quindi fate pure, figlioli, distruggetevi. Ricordateci tutti… E quale posto migliore per farlo, se non Tinseltown? La città dei sogni. Sogni e affari in sospeso. Mi risulta che il dio indù Hanuman sia questo molto devoto, ma comunque insolente, dio scimmia che, anche nell’aspetto, è una contraddizione. Una volta ha scambiato il sole per un frutto e si è arrampicato per mangiarlo ed è tornato con la mascella dislocata. Passa le giornate ad allacciare tra loro le scarpe delle persone e a incellofanare la tazza del water. Fa scherzi. Lancia petardi sotto gli orli delle tonache. La distruzione è ben lontana dall’ultima portata del menu di Hanuman. Klaus, secondo il mio parere, è la reinterpretazione tremendamente affascinante di Hanuman.
Questa volta si è incarnato in uno che non avrebbe sfigurato come comparsa in un film di Ingmar Bergman. Anche se sarebbe stato licenziato per suoni sbuffanti che coprivano i dialoghi in svedese. Klaus deriva dallo stesso approccio indù: rappresentando/accogliendo la consapevolezza del proprio Hanuman, si ha accesso a una fonte infinita di potere creativo. Oltre la distruzione, il ridicolo, il disagio, oltre la stupidità, il dolore, il puerile surreale, il totale abbandono di Hanuman, si celano migliaia di fumetti. Di Klaus. Assomiglia alla Morte, e come farebbe Gerard a saperlo, se non avesse davvero quell’aspetto? C’è una prova più grande che la distruzione è la creazione (e viceversa) di Klaus? Sono due lati della stessa medaglia, no? Se me lo chiedete, Klaus si origina da un fantasma che ha perseguitato Gerard un tempo. Che era Gerard un tempo. Il volto della sua ombra. Diavolo fortunato. In questo periodo, a Gerard non dispiace perseguitarlo a sua volta. Lo sta facendo per compagnia, uccidendolo di gentilezze, invitandolo senza sosta allo scrittoio illuminato da una candela. Per cena, con mince pie e sherry per chiudere. Nella sacralità del suo assolato studio di Eagle Rock. Entrambi negoziano a lungo nella notte silenziosa. Le parti che Klaus vuole che vengano raccontate, e che permetterà a Gerard di raccontare. Immagino Gerard che scrive Klaus a tarda notte. Ascolta. Il fruscio dei tassi e degli alberi di canfora. Individua silenzi orgogliosi tra i rumorosi grilli. La moglie e la figlia dormono profondamente. Pensa al passato. Quando Klaus era meno di un concetto, più di un poltergeist. Al sollievo di lasciare andare il proprio autocontrollo, al brivido di intessere usando il filo della propria vita, osservando nell’abisso, senza vedere alcun fondo. Sicuro che sia assolutamente fuori questione? Conquistare il fantasma. Quello che fa Gerard, scomporre quell’abisso ai minimi termini, mescolandoli e poi pubblicandone il risultato sotto forma di un personaggio di fumetto, è una forma di amore verso se stessi. E cosa ha trovato, quando ha guardato lì in basso? Oltre il dolore di quei tentacoli strangolanti? Una ricompensa. Sotto forma di un pozzo che sembra senza fondo, Klaus. Che trabocca di Gerard in abbondanza, scorrendo come acqua di fiume fino alla postazione di lavoro di Gabriel. Klaus e The Umbrella Academy sono l’uovo e la gallina. E non so quale sia venuto prima o perché ne facciamo una distinzione. E forse sono di parte, ma il folletto malevolo di Gerard che in inchiostro è diventato Klaus potrebbe essere
uno e inseparabile, come l’uovo e la gallina, con The Umbrella Academy. Hanno la stessa fonte. O ne sono la fonte. Degli impulsi umani universali. Che alimenta il mondo di Umbrella nella sua esistenza tenebrosa e macabra. Klaus è il tormento di Gerard. È l’ultima canzone che sentirete alla radio. Klaus è come finite quando non potete far altro che scollegare la bestia incessante. Potreste dire che Gerard ha inflitto a Klaus ciò che Klaus ha inflitto a lui. Perfido Gerard! Ha dato il tormento a Klaus. Ha dato a Klaus un Klaus. Gli ha dato fantasmi da conquistare. Ha dato a Klaus un potere enorme. E ora, non c’è limite alla quantità di castigo che può sopportare e non importa quanto durerà, mi lascerà sempre con il desiderio di continuare! Le cose stanno così. Klaus sembra la morte. Ma credo sarebbe più giusto (e meno ruffiano) dire che Klaus sembra che la morte lo stia uccidendo. Lui è un migliaio di morti in una. Il tristo mietitore lo tiene sotto assedio, e le mura della sua fortezza stanno vacillando. E dentro di lui c’è una sete che nessuna acqua oppiacea può saziare. Poverello. Non sa che è lui a causare quella guerra e che ha il potere di fermarla. Nessuno glielo ha mai detto. Poverello. Reggie era così impegnato a far crescere i suoi poteri che ha lasciato a marcire l’anima sottostante. Un’anima che, come l’ha definita Gesù, è “come un ramo tagliato dall’albero”. Né Reggie l’alieno dello spazio né Grace il robot possiedono il dono umano di insegnargli che non si può fuggire da se stessi. E che se ti arrendi e lasci che tutti i fantasmi occupino la tua casa, aspettati che ne arrivino molti altri, fino al punto in cui farai fatica a muoverti in cucina senza urlare. Senza essere posseduto dallo spaventoso impulso di combattere, scappare, bloccarti o afflosciarti. L’ultima opzione sembra quella preferita da Klaus. I fantasmi della memoria che causano un tale dolore al suo corpo sono diventati le pietre miliari del suo Io. Perché nessuno gli ha detto altrimenti… Voglio abbracciarlo. Voglio prendere la sua pallida e fragile forma scheletrica tra le mie braccia e coccolarlo, per cercare di liberarlo dalle sue catene anche solo per un po’ (sebbene questo lo potrebbe rendere meno divertente). Perché anche io sono un po’ Klaus. Adoro Klaus. Noi amiamo Klaus. Grazie, Gerard, Gabriel e Dark Horse. Per Klaus. Vostro, in questa vita, ROBERT SHEEHAN
CAPITOLO UNO
T H E UMBRELLA U M B RE L L A ACADEMY. AC A D E M Y. THE 7:32 7:32
numero quattro, non puoi più vivere qui.
ma… avrò comunque la mia rendita, no?
klaus?
bu.
meglio smettere con i dolci, spaceboy, se non vuoi perdere il tuo figurino. questo è veramente un pessimo nascondiglio.
un attimo…
cacciavite.
un po’ arrugginito, kraken? conosco un antico boia egiziano, se hai bisogno di aiuto. ti avviso, però, è un po’ morto.
hargreeves ti ha solo sbattuto fuori… … io non sarò così misericordioso.
ed è così che si richiude un’incisione a y. la settimana prossima passiamo all’analisi del cranio e all’estrazione del cervello…
… coprendo tutte le fasi di un’autopsia. preparo del caffè.
dai, voce. lasciami vivere sotto al tuo letto per qualche giorno.
lo so che sei lì.
lo sai che non posso. se papà lo scopre, butta fuori anche me.
non ti spierò.
dovresti andare.
hai ragione, allison… hai sempre ragione.
per favore, di’ agli altri…
lui pensa che dovresti. ed è un tipo proprio a posto…
… addio, fratelli e sorelle.
e allora… lo sai.
addio, famiglia…
l’abbiamo trovato nel condotto vicino alla stanza di numero sei.
faceva degli strani ululati con la bocca.
perché sei ancora qui, numero quattro?
o forse per la compagnia. vado matto per personalità simili a un toast rinsecchito.
numero quattro…
hmmm… per l’atmosfera? noiosa ma intrigante… anche se una spruzzata di colore qua e là non farebbe male.
sei diventato un delinquente e hai ostacolato in numerosi casi gli sforzi di questa famiglia.
la tua mancanza di coscienza, la tua inaffidabilità in missione e il costante uso di droghe ti rendono una minaccia.
per non parlare della popolazione di fantasmi che fa avanti e indietro dalla tua stanza, diventando un rischio alla sicurezza.
puzzi di naftalina.
sei fonte di pericolo.
naftalina immersa in narcisismo.
non fai più parte di questa famiglia né del sistema di ventilazione di questa casa!
non abbiamo affrontato la questione della mia rendita, mio caro padre.
è stata sospesa.
almeno posso prendere la scimmia?
agenti, scortate numero quattro fuori di qua. la sua presenza non è più richiesta.
karl, tesoro!
aspetta!
il cibo fatto in casa aiuta sempre, in momenti del genere!
prego!
ugh! chi mette l’anice nei biscotti?
metti via quella cosa!
L A CITTÀ. C I T TA . LA
non vogliamo spaventare il piccolo.
oh…
e non cominciare con quelle imitazioni degli animali selvaggi.
okay, va bene.
voglio solo piacergli.
santo cielo.
signore e signora donahue…
… pronti a conoscere il vostro batuffolo di gioia?
lo so! non è tenerissimo?!
sarò il vostro nuovo figlio.
ciao, gente. mi chiamo klaus…
ma che diavolo…
non so quale truffa acchiappa-bambini avete qui, ma riceverete notizie dal nostro avvocato!
ma…
aspetta… tu non sei…
… dov’è il bambino? chi diavolo sei tu?
non so se fossero adatti a me.
se provi a rifare quelle magie con me, chiamo la polizia!
mi serve una pausa.
chiedi di lupo. tiene le mou nel cruscotto.
bu.
sembrano tutte deliziose. mi dia un grammo di…
oh, no. non posso più esaudire le tue richieste di acquisto.
a meno che tu non voglia comprare giornali, il signor brivido mi farà il culo se aumenterò il tuo credito.
ehi, cos’è successo agli altri spacciatori del vicolo?
brivido? avrei giurato che kraken l’avesse eliminato durante la sua campagna “ripuliamo la città”. ma potrebbe essere a causa del mio regime anestetico quotidiano.
un piano marketing strategico. ci sono state acquisizioni, ma… be’, diciamo che il signor brivido li ha messi fuori gioco. ora sparisci.
capisco.
il… aspetta… come… io…
ti ho detto di sparire.
solo una cosa…
non so se l’omicidio è considerato “buona prassi” nell’industria farmaceutica…
… ma i miei amici qui sono interessati a ridiscutere il vostro piano marketing.
il buon marketing richiede rispetto per il cliente…
il mondo degli affari sa essere spietato.
… e a te è sfuggito qualcosa…
va bene, va bene. se insisti…
oh, non potrei mai…
solo un altro po’…
uhn!
IL VUOTO. V U O T O. IL
oh…
mi sa che sono volato un po’ troppo vicino al sole.
non è male. calma. quiete. tranquillità.
come un clistere di acqua salata, quando le viscere si rilassano e…
L A CITTÀ. C I T TA . LA
quell’idiota si è preso tutte le mie droghe…
huh?!
… ma non i contanti.
ma che
diavolo?!
brivido… esatto. kraken non mi escluderà da questa cosa…
dovevo darmi alla vendita al dettaglio…
e voce non mentirà per me…
cosa caspita è successo?
c’è solo un posto dove un affascinante giovanotto come me può andare…
“oh, tesoro, ancora un po’.”
H O L LY W O O D. HOLLYWOOD. lascia che ti mostri la mia estensione… il mio movimento!
lasciami danzare e a antare! ca
viv, non so come dirtelo. è un ingaggio per un detersivo… non un musical di broadway.
non riconosceresti una buona performance nemmeno se ti colpisse nelle parti basse, lenny.
mi dispiace, viv…
ma in questa città sei storia vecchia.
vedremo.
L A CITTÀ. C I T TA . LA
signor brivido, signore…
questo… klaus, devo farne un esempio per il bene dell’imprenditorialità. portatelo da me.
è stato medium… klaus, il marmocchio dell’umbrella…
credo che sia scappato, signor brivido.
quello inquietante, giusto?
è un bene che abbia comprato un set di valigie di pelle.
senza aglio come richiesto, signore.
e ti ho detto di chiamarmi il brivido, non signor brivido.
mi fa sembrare più spaventoso.
H O L LY W O O D. HOLLYWOOD.
mi scusi, ci fa passare?
dov’è la festa?