Un reggiseno imbottito

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Un reggiseno imbottito di Barbara Gozzi


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1. Scheda del prodotto Il reggiseno eè molto morbido. Sul piccolo rettangolo cucino dietro si precisa che eè composto per il 64,3% da cotone, 20,7% viscosa, 15% elastomero. Nell’altro lato del cartellino si dichiara il nome di una srl, seguito dalla dicitura “via licenza”, il numero di partita iva e un’altra indicazione: “prodotto importato – made in P.R.C.”. P.R.C. eè una bella sequenza di lettere. Bella percheé non eè comprensibile a tutti. Invece ‘Made in Italy’ lo si capisce abbastanza, o quasi. ‘Made in P.R.C.’ dice che eè fatto da qualche parte, in un posto che puoè essere scritto con una sigla. A cercare su internet “P.R.C.” appare: Popular Republic of China. Potrebbe venire il dubbio che stamparci sopra ‘made in China’ sarebbe stato piuè immediato, e semplice. Ma ‘made in P.R.C.’ lascia quell’alone di mistero che puoè piacere. Le cuciture sono minuscole, perfette e identiche ovunque. Sul reggiseno nero imbottito c’eè poi un altro cartellino, sempre rettangolare, sempre cucino nello stesso lato e sempre bianco: ci sono stampati i piccoli simboli con le indicazioni su come pulirlo. Accanto ai simboli in stampatello: hand wash only, do not bleach, do not iron, do not dry clean. Si puoè fare una cosa sola, in pratica. Il resto eè un ‘do not’. Un reggiseno imbottito taglia prima, uno dei tanti che se ne stanno sui banchi del mercato, tra i perizoma e i push up.

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La storia. Una donna di settantaquattro anni, Rina, muore in poco meno di un’ora, nell’afoso 27 giugno 2012. Vedova, viveva con la madre, di novantacinque anni, nel modenese. La donna ha accusato un malessere allo stomaco nel pomeriggio, ma verso le 18 ha attirato l’attenzione della madre che l’ha trovata a terra, in camera sua. All’arrivo del medico di base e del 118, durante la rianimazione sul corpo della donna, è stata riscontrata un’anomalia - poi segnalata esclusivamente nella dichiarazione di morte ai fini Istat - definita “carcinoma ulcerato della mammella sinistra” scritta a penna dal medico di base alla voce “altri stati morbosi rilevanti”.

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2. Mercoledìè ore 19,10 La porta blindata scura eè socchiusa. Entrando nell’appartamento il corridoio eè vuoto, vagamente buio pur essendo una giornata afosa di fine giugno, pur essendo tardo pomeriggio il colore dei muri da giallo chiaro sembra essere aranciato. In fondo al corridoio s’intravvede la porta dell’unico bagno della casa, lasciata in fessura, la porta ha un rivestimento esterno color panna mentre la parte centrale eè composta da gocce di vetro spesso ad oscurare la visibilitaè all’interno della stanza. La luce entra dalla finestra alla sinistra, l’unica nel corridoio, davanti alla quale sono state sistemate diverse piante, due alte e altre molto piccole. Nella prima camera da letto la porta eè aperta, anche nella seconda dove peroè non s’intravvede altro che il muro del breve corridoio interno. Parallela alla prima camera, ma a sinistra, la sala con il cesto in ceramica sul tavolo, dentro il cesto ci sono meno caramelle gommose del solito. C’eè un vago odore stantio, come di frutta in decomposizione. Nella prima camera una donna se ne sta in piedi accanto a un uomo. Lei si guarda intorno, la camera eè la sua, la conosce da oltre cinquant’anni. Indossa un abito a mezze maniche, allacciato in vita, marrone con piccoli fiori blu. - Ma se n’eè giaè andata? Eh? – chiede d’un fiato, ripetendo ‘eh-eh?’ come se non sentisse niente. Le gambe sono fasciate da calze molto scure, in tono con il vestito, i capelli grigi di diverse tonalitaè le incorniciano il volto magro, raggrinzito. Una melanzana corta che sta dritta per puro caso. Nella sala il cesto eè stato spostato sulla credenza, su un lato del tavolo ricoperto da una tovaglia di plastica sporge un foglio enorme. Ha i bordi rosso pallido e il simbolo delle rilevazioni Istat. - Hanno scritto tutto lìè – dice Davide, il figlio minore dell’uomo nella prima camera. Alto, barba incolta, sguardo incerto. Ha gli occhi sporchi, come se non se fosse lavato la faccia svegliandosi quella mattina. A prenderlo in mano, il foglio enorme, si scopre che eè composto da quattro pagine prestampate, fitte di righe divise in sezioni con bordi neri. - Anche l’altra cosa, hanno scritto, il dottore non poteva non compilarlo.

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Davide sembra d’improvviso cosìè lucido da ammiccare. Il ragazzo allunga un dito verso il foglio. Ma il dito resta lontano, vago. Nella seconda pagina poco oltre la metaè si legge: “Altri stati morbosi rilevanti”, sotto, la riga corrispondente eè compilata con una calligrafia nera traballante. Non eè l’unica riga compilata, ma eè l’unica dove si legge: “carcinoma ulcerato della mammella sinistra”.

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Tracce. http://instagram.com/p/MyRYRqPnlJ/

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3. Mercoledìè ore 19 e 15 I due uomini escono come a rallentatore. I movimenti sono regolari, e calibrati. La scritta “118” eè stampata sui vestiti, davanti e dietro, e le borse che reggono tolgono ogni dubbio. Piuè che uomini, peroè , a guardarli da piuè vicino sembrano ragazzi, uno dei due ha i capelli corti chiari, tagliati composti, da bravo ragazzo. L’altro eè il tipico mediterraneo, probabilmente oltre la trentina, pelle abbronzata, mascella sporgente. Escono dalla camera in fondo, guardano entrambi fisso uno o piuè punti davanti a loro. Salutano l’aria nel corridoio, non si voltano, non guardano il figlio sulla soglia dell’altra camera, neé i nipoti che spuntano dalla sala. Non guardano nessuno. I volti non sono facili da decifrare, si muovono a rallentatore ma non rallentano, hanno il passo di chi sa cosa fare, e non vede l’ora di uscire, proseguire con il resto della giornata, o forse della vita. Il medico di base se n’eè giaè andato. Il figlio fa per congedarli, ma quando muove i primi passi i ragazzi sono giaè lungo le scale, due rampe che pesano, ingoiati dall’umiditaè dell’edificio. Il documento dell’Istat eè ancora sul tavolo, in sala. Il vecchio televisore grigio nella prima camera eè stato acceso. In sala si sente il pianto di un neonato provenire da una delle finestre aperte nel cortile interno. Il ragazzo biondo del 118 ha attraversato il corridoio tenendo il mento basso, come a voler scansare ogni possibile contatto visivo con un altri occhi. Qualcosa nelle labbra ne tradiva la pacatezza apparente. “Carcinoma ulcerato della mammella sinistra” eè una frase difficile da digerire d’un fiato, va assorbita lentamente, scomposta, sintetizzata, tenuta lontana in attesa di capirne i singoli significati, parola per parola. Suona il telefono.

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Perché questa storia? Nella faccia dei due medici del 118 – che uscivano dopo aver fallito la rianimazione - ho visto chiaramente un ‘fumetto silenzioso’: nel 2012 morire per una malattia grave mai dichiarata e mai curata in alcun modo lasciando che il corpo sia ‘mangiato’ dal male, in senso letterale, è pura fantascienza. Invece è successo davvero.

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4. Mercoledìè ore 19 e 30 Suona il telefono. EÈ bianco, sporco ai lati, la cornetta va tirata su con calma, onde evitare che il filo s’attorcigli e non si senta niente. - Sono Monari – la voce del medico di base eè impastata, farfuglia – Volevo avvisare che il certificato di morte lo deve firmare il medico legale, dovrebbe venire domani, non so quando, io ho appena depositato alle onoranze la certificazione del decesso – le parole sono tante e si mescolano, la voce eè alterata e non fa nulla per nasconderlo – poi senta, non ci dovrebbero essere complicazioni, la Severina ha rifiutato il ricovero in ospedale, se con il medico, quello legale dico, ci fossero problemi chiamatemi, ma non credo sa, d’altra parte non potevo non dichiarare quello che abbiamo trovato sulla Rina, era proprio uno stato avanzato, l’autopsia andava fatta se la Severina non avesse insistito – c’eè una gran confusione nella cornetta, e un gran silenzio in casa, la madre dev’essere entrata nella stanza in fondo percheé la si sente piangere da lontano, Davide cammina come un funambolo, avanti e indietro, ancora e ancora – se la Severina dovesse agitarsi stanotte, chiamatemi, non sarebbe il caso di darle altro tranquillante per ora, ha sempre novantacinque anni, magari domani se proprio la situazione va fuori controllo, se non dorme stanotte, resta qualcuno con lei vero? Insomma, chi se l’aspettava, sa una cosa cosìè, come si poteva. La cornetta si eè scaldata, riponendola si vede che lo sporco eè anche all’interno. Roberto, il figlio, vuol sapere chi era al telefono, la madre eè rientrata nella prima camera, il televisore eè ancora acceso, il volume troppo basso per distinguere cosa dicono dallo schermo, ma abbastanza alto da mordere il silenzio. - Non diciamo niente, a nessuno. Chi era? Basta restare vaghi, ha avuto un attacco di cuore improvviso, vero Severina? Avevamo detto cosìè, vero? La donna annuisce, lui si tranquillizza ascoltando il resoconto della telefonata. Davide entra ed esce da tutte le stanze tranne che dall’ultima in fondo.

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La storia. Il medico di base ha dichiarato al 118 che non era a conoscenza di alcuna malattia nella paziente, men che meno di tale gravità. La donna – ha dichiarato il medico di base - non si faceva visitare dalla morte del marito avvenuta in seguito a una forma di leucemia fulminante nel 1993. La madre, il figlio e i nipoti non sapevano nulla delle sue condizioni di salute. La madre ha rifiutato che il corpo fosse portato all’ospedale e il figlio - in accordo con il medico di base – ha persuaso i giovani dottori del 118 che l’autopsia ormai non era rilevante né necessaria: nessuno sapeva, non c’era nessuno da accusare. Ufficialmente la donna è morta per arresto cardiaco. A tutti i vicini, gli amici, i parenti e i conoscenti è stato detto che è morta all’improvviso, un attacco di cuore inaspettato.

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5. Mercoledìè ore 19 e 40 Il numero composto al cellulare squilla. Lungo le scale rimbombano dei passi. Il figlio ha detto che bisogna avvisare Luca. Ha detto “bisognerebbe”, traduzione: devi chiamare. Luca eè in viaggio di nozze, si eè sposato il 7 Giugno. Luca eè il nipote intermedio della donna morta. Nato dopo la primogenita, ma prima di Davide. Ogni quattro anni circa eè nato un nipote. Le parole pronunciate al cellulare echeggiano. Lungo le scale un vago odore umidiccio, il calore entra dalle due finestre per rampa, spalancate. Le scale hanno la ringhiera in ferro scrostato grigio. I gradini sono marrone scuro, i muri chiari con i soffitti alti. Si sente il rumore di passi, su e giuè , giuè e su, le parole seguono i passi tra il secondo e il primo piano. Qualche ora piuè tardi con un sms, Luca faraè sapere che per rientrare dal villaggio in cui si trovano, servono due giorni e mezzo per il trasporto speciale all’aeroporto e per il viaggio aereo. Lui la neo moglie non ci saranno al funerale.

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Tracce. La donna, tre settimane prima di morire, al matrimonio del nipote Luca: http://instagram.com/p/M6RPxhPnkH/

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6. Due mesi prima - Lo vuoi questo? Lo usi? - Non lo so, nonna, tu percheé non lo usi? - Prendilo, se ti va bene, se no buttalo, l’ho preso al mercato ma non mi sta. La sala era sempre la stessa, non c’era nulla fuori posto. Il divano alla destra dell’ingresso aveva trent’anni di finta pelle color nocciola ormai sbiadito. Le due finestre erano chiuse, faceva ancora troppo freddo per tenere aperto e affacciarsi sul cortile interno in cemento chiaro. Sul tavolo la solita tovaglia di plastica lesa ma con i fiori e la frutta ancora distinguibili. Al centro del tavolo il porta frutta a forma di cesto, in ceramica intrecciata, pieno di caramelle gommose gelee. Andrea scarabocchiava su una vecchia agenda della Banca Popolare. Severina sedeva nel solito posto, sulla sedia dallo schienale alto in legno nocciola. Era la prima visita dopo Pasqua. Per Pasqua non si erano visti. Rina ha allungato un reggiseno nero alla nipote, lo ha fatto in piedi, lungo il corridoio, con una delle due luci accese, alla penombra, mentre in sala proseguiva il resto, la visita. Percheé dalle nonne ci si andava per forza, non ci si passava per caso. Rina aveva chiamato la nipote lungo il corridoio, come faceva sempre quando doveva darle qualcosa che non voleva sapesse nessuno, spesso una banconota da cinquanta euro. Rina le lanciava un’occhiata, muoveva appena il mento a indicare la porta e si ritrovavano lungo il corridoio, qualche battuta, di fretta, di nascosto, poi di nuovo in sala a proseguire la visita. Il reggiseno era nero, al tatto morbido. Ai lati delle coppe, tre cuori formati da piccoli brillantini, li si nota solo osservandolo con attenzione, non sono troppo vistosi i cuori, se ne stanno in disparte. Il reggiseno nero era molto gonfio, senza ferretti ma con due dita di ampia imbottitura, solo provandolo lo si poteva notare. Rina era molto prosperosa, lo era sempre stata. Il reggiseno eè una prima scarsissima.

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Scena chiave: un reggiseno imbottito Nell’Aprile 2012 la donna regala alla nipote un reggiseno nero, le dice di averlo preso al mercato del paese ma che si è sbagliata, non riesce a portarlo. Quando la nipote va per provarlo scopre che si tratta di una taglia prima, mentre la donna è sempre stata molto prosperosa, ed è un modello con almeno due dita di imbottitura morbida e gonfia senza ferretti. La nipote ha abbandonato il reggiseno dentro un cesto in bagno, le va stretto e l’imbottitura è troppa anche per lei che indossa una seconda scarsa.

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7. Mercoledìè ore 21 - Ascolta, ci sarebbe da fare una cosa, puoi venire di laè ? La notte eè scesa, la gente se n’eè andata. La burocrazia eè rimandata a domani. Il figlio fa strada fino all’ultima camera da letto, in fondo. Lui e la moglie se ne stanno per andare. Davide e la fidanzata sono usciti da poco. Dalla soglia della camera si spalanca un mondo. Il letto matrimoniale ha la testata sul muro alla destra della porta d’ingresso, accanto alla soglia, sempre a destra, l’enorme cassettone con la specchiera sopra. Davanti al letto l’ampio armadio a ricoprire tutta la parete. Nel lato opposto alla porta, un comodino e l’unica finestra, spalancata. Ci sono due ventilatori, uno sopra il cassettone e l’altro poco distante, tra il cassettone e il muro, retto da un’asta di plastica bianca. I ventilatori sono posizionati nella stessa direzione, verso il letto, sul cui lato piuè vicino alla porta eè sdraiato il corpo morto. Gambe dritte, braccia conserte, mani una sull’altra, tra il mento e il petto c’eè una garza candida a nascondere un piccolo piedistallo per evitare che l’irrigidimento della mandibola ne deformi la postura nelle successive ore di decomposizione. L’odore eè ovunque intenso, pungente. - Vedi? Si pensava che fosse meglio dare una pulita per domani, tipo vedi che ci sono garze e cose per terra? Bisognerebbe togliere un po’ di cose, che se poi viene il medico legale eè meglio non far vedere i resti dell’intervento di quelli del 118. Il corpo eè composto, indossa una gonna oltre le ginocchia e una maglia con i bottoni allacciati quattro dita sotto la gola. Le gambe sono fasciate da un paio di collant di un arancione scuro. I piedi sono nudi e leggermente piegati all’esterno. - Poi vedi un po’ tu quello che riesci a fare, se riesci a mettere via un po’ di roba. Il figlio da le spalle al cassettone, muove il corpo in senso orizzontale, accompagnando le parole con i movimenti. I ventilatori muovono quanta piuè aria possibile.

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La storia Nella camera della donna - tra ammassi di vestiti puliti e sporchi, scatole e scarpe vecchie, sporte piene di cianfrusaglie e oggetti sparsi ovunque, polvere e sporco incrostato - a poche ore dalla sua morte la nipote ha trovato molte medicine da banco e con prescrizione, garze di ogni tipo e dimensione, sia usate che in confezioni aperte, siringhe, spray, pomate; il tutto nascosto tra sporte, scatole e oggetti sparsi e sporchi.

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8. Giovedìè ore 00.30 La camera ha lo stesso arredamento da oltre cinquant’anni. Il legno del cassettone eè lo stesso del letto e dell’armadio, solo il comodino eè evidentemente di un’altra design, il taglio e i colori spiccano, troppo chiari e venati per essere imparentati col resto. Ma nella camera ci sono tante altre cose. Ovunque. Ci sono tre mucchi alti di panni, impossibile distinguere se sono puliti o sporchi. Spostando i mucchi si riconoscono indumenti che la donna indossava spesso, anche di recente. Ci sono scarpe che sporgono da sotto il letto, altre paia tra il cassettone e il muro, circa una decina sono sparse sotto il letto, spaiate. Ci sono sacchi e sacchetti per terra, girare nella stanza richiede attenzione, pestare qualcosa eè un rischio calcolato. I sacchi e i sacchetti sono pieni, gonfi, ed emanano odore di muffa. La polvere eè ovunque, sul cassettone, sul comodino, sulla testa del letto, per terra. Polvere incrostata, vecchia, e spessa. La stanza non ha un’unica visione d’insieme, eè piena di dettagli e oggetti di ogni tipo e provenienza, sopra il cassettone si vedono distintamente flaconi e scatole di medicamenti, una sportina con una bottiglia di colluttorio, un tubo di Muscoril in crema, una confezione di flaconi e alcune siringhe avvolte da una garza giallognola, aspirine in compresse effervescenti, Brufen 600 in pastiglie e in polvere. Ma sul cassettone ci sono molti altri oggetti sparsi qui e laè , mucchietti come etichette a distinguerne la provenienza: fazzoletti di cotone e di carta usati parzialmente, forcine, mollette per stendere i panni, bigiotteria di diverso tipo, in particolare una collana di finte perle opache e un paio di orecchini dorati a forma di piccola stella con le clip. Il centro degli orecchini luccica sotto la luce fredda del lampadario. Ci sono alcuni piccoli fogli di carta sparsi sul cassettone. In uno di questi, un post-it bianco quadrato, con l’intestazione di una banca, si legge con la grafia storta e gonfia della morta: Luisa e Pietro, 19 luglio ore 9.

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La storia La donna emanava da diversi mesi un odore ‘cattivo’, era stata ripresa dal figlio stesso lo scorso inverno, si era giustificata nominando soluzioni a base di alcool che doveva usare per un’allergia alla cute della testa. Lo stesso odore è stato riconosciuto nella camera della donna, dove nessuno andava, dopo la sua morte. La camera era una sorta di garage dove ammassava oggetti, senza ordine né la minima igiene. Le garze sporche nascoste, i vestiti che indossava, le lenzuola sul letto e molta altra biancheria avevano quel ‘cattivo’ odore, acre e intenso, attribuito – finché era in vita all’assenza di pulizia.

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Tracce. Nell’immagine scelta per il santino, la donna aveva cinquant’anni e indossava un maglione con disegni geometrici bianchi su sfondo nero che ha continuato a usare nei venticinque anni successivi e che la nipote ha rintracciato in uno dei mucchi di vestiti nella sua camera: http://instagram.com/p/MgfYAUvniO/ Fotografia scattata 6 mesi prima con l’iPhone - dettaglio di un orecchino dorato a forma di stella: http://instagram.com/p/M6RtKlPnkb/ L’orecchino, ora: http://instagram.com/p/M6VOrivnnI/ http://instagram.com/p/M6VeEyvnnM/

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9. Un articolo Il carcinoma mammario Con il termine di carcinoma mammario si indica una delle forme di cancro piuè diffuso nelle donne, la seconda causa di morte per tumore femminile. Colpisce con maggiore incidenza dopo i cinquant’anni, e il rischio aumenta proporzionalmente con l’avanzare dell’etaè , dopo i sessanta il rischio eè molto alto, prima dei trentacinque eè considerata una malattia poco frequente. I primi sintomi del carcinoma mammario sono delle piccole lesioni, di solito asintomatiche, raramente riconoscibili durante l’esame clinico ma che emergono, invece, con lo screening mammografico. Mano a mano che il tumore cresce, si aggiungono altri sintomi come la presenza e la crescita di noduli duri, di frequenza senza dolore, oppure l’insorgere di secrezioni dal capezzolo di sostanze sierose o di sangue, a volte puoè verificarsi la retrazione del capezzolo, o puoè manifestarsi un eczema nel capezzolo o nell’areola. In assenza di un’adeguata diagnosi in fase iniziale, nel malato eè possibile riscontare ulcerazione della pelle della mammella, linfoadenopatie e infiammazione con seno arrossato, ingrossato, edema e temperatura alta nella pelle della mammella. Le metastasi possono svilupparsi in diverse parti del corpo, provocando differenti sintomatologie: ossee con dolori forti, cerebrali con cefalea, nausea e vomito in seguito all’ipertensione endocranica, epatiche con insufficienza epatica solo in fase terminale, polmonari con dispnea progressiva e tosse, infine cutanee con ulcerazioni, corazze e papule. Diagnosticare il carcinoma della mammella eè possibile attraverso cinque principali metodiche tra cui l’esame clinico, la mammografia e l’ecografia, tra i piuè noti, comuni e frequenti controlli a cui si sottopongono le donne. In fasi successive si ricorre all’esame citologico con ago aspirazione per confermare o meno la diagnosi, e la stadiazione con cui si valuta l’estensione del carcinoma e di eventuali metastasi.

Le cause scatenanti del carcinoma mammario non sono scientificamente certe, sebbene sono stati riconosciuti alcuni fattori che possono mettere a rischio la salute delle donne come i precedenti familiari, ereditarietaè tra consanguinei, precedenti lesioni benigne al seno, ma anche l’assenza di gravidanze o l’essere rimasta incinta in etaè avanzata. Altri fattori possono essere l’esposizione del

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tessuto mammario a ormoni come gli estrogeni, l’obesitaè , e la dieta – alcuni studi hanno dimostrato che il consumo di grassi animali puoè aumentare il rischio di sviluppo di carcinoma mammario mentre le fibre vegetali lo riducono proporzionalmente. Maggiori informazioni su PagineMediche.it

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La storia Per eseguire la rianimazione, i medici del 118 hanno scoperto una medicazione casalinga al seno sinistro fatta con pezzi di garze infettatesi al contatto con la pelle. Hanno dovuta rimuovere la medicazione scoprendo l’ulcerazione della pelle della mammella. La madre della donna è stata chiamata dal medico di base mentre era in corso la rianimazione, ha così visto il carcinoma nel seno sinistro della figlia che si presentava ormai con l’assenza del solco mammario, al cui posto era visibile la carne viva, come “se fosse stata mangiata” ha riferito poi, la madre.

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10. Giovedìè ore 06 e 10 Il vestito d’un blu brillante, ricoperto di microscopiche margherite arancioni e viola, a maniche corte, chiuso con i bottoni sul davanti e una cintura dello stesso tessuto. Gli occhiali enormi, le lenti un po’ oscurate, con la montatura dorata. Le braccia e le gambe sono grumi di vene gonfie e sporgenti. - Io te lo dico, che non eè morta per qualcos’altro. Non era quell’altra cosa, eè stato un attacco di cuore, lo ha detto anche il dottore. Percheé lei la mattina eè andata alla spesa, ha preso due chili di mele e io non le ho detto niente ma non potevamo mangiare due chili di mele fresche in un giorno. EÈ andata alla spesa poi abbiamo mangiato, si eè fatta un piatto di pasta, mangiava sempre un piatto bello grande di pasta, poi era una da secondo, guai senza il secondo. Ha mangiato, non c’era niente di diverso, eè stata una cosa improvvisa. Poi l’ho lasciata che leggeva il giornale in sala e io sono andata a letto. EÈ stato dopo che mi ha chiamato, si lamentava che aveva mal di stomaco, le ho dato una medicina poi mi ha detto “Adesso ho bisogno di stare un po’ tranquilla” e io sono tornata a letto. Non si poteva capire, non credevo che toccasse a lei, prima. Sono le sei di mattina, undici ore dopo la morte della figlia, Severina eè seduta sul divano in camera sua, il silenzio dalla strada eè surreale, il sole eè giaè alto, il caldo preme per esplodere. La nipote lava i pavimenti. Severina, seduta, la schiena vagamente incurvata sul divano doppio coperto da un lenzuolo a strisce chiare, parla a bassa voce. - Quando mi ha chiamata di nuovo, non l’ho trovata in camera, ho provato in bagno ma non c’era. Alla fine ho fatto il giro del letto e l’ho vista per terra. Ma prima era tutto normale, stava bene come sempre. E il dottore che poi mi ha detto “Ma lei non si era mai accorta di niente?” e io gli ho detto “Pensavo che dovesse dirmelo lei” ma la Rina non si faceva toccare, non si faceva visitare dal dottore, non lo poteva sapere neanche lui. E sai io cosa gli ho detto? Che ultimamente nello scontrino della spesa c’erano sempre tanta garze, da molti mesi dico, e quando le chiedevo che ci doveva fare lei mi si rivoltava contro, era sempre cattiva rabbiosa, mi ha detto “Non sono

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arrivata a settantaquattro anni per rendere conto di quello che compro” e allora la piantavo lìè. Dalle finestre entra aria frizzante, non abbastanza fresca per togliere la patina di caldo che si eè appiccata a tutto durante la notte, trascorsa con le finestre chiuse. Severina non dorme se non ha sigillato la sua casa. Ha aspettato con pazienza che se ne fossero andati tutti, poi ha fatto come sempre, ha rispettato il rito notturno: controllare ogni stanza e chiudere ermeticamente finestre e porte, ovunque. Dal piccolo bagno non abitabile, alla sala, fino al corridoio con la sua unica finestra che s’affaccia nel cortile interno e, per ultima, ha sigillato la sua camera da letto. Solo in quella della figlia non eè entrata, la nipote ci ha passato un po’ di tempo, ha portato fuori una decina di sacchi giaè buttati nella spazzatura, poi la stanza eè stata chiusa a chiave, il corpo morto esposto all’aria dei due ventilatori e dell’unica finestra aperta in tutta la casa. Si eè alzata spesso, Severina, fino alle cinque quando eè andata in bagno a lavarsi. Ora aspetta di prepararsi la colazione. Si sente nell’aria l’odore dello sgrassatore spruzzato ovunque. - Al dottore gli ho anche detto che si chiudeva in bagno con la chiave, non capivo mai cosa faceva dentro chiusa, poi quando usciva aveva sempre una maglia addosso. Ed era sempre stanca, sempre di piuè . Io per un po’ sono anche stata zitta ma le volevo dire che alla sua etaè , io tenevo dietro alla casa da sola, e andavo in giro, facevo i fatti. Ma lei mi diceva che faceva quello che poteva, che era stanca e andava a riposarsi. Di pomeriggio stava a letto fino anche alle sei e oltre, poi cenavamo e lei guardava le sue cose in tv. Anche il dottore non ne sapeva niente, eè rimasto meravigliato quando eè venuto che lei era ancora per terra, e cosìè se n’eè lavato le mani. Lei non voleva, eè da quando eè morto Ermanno che dice che lei quello che aveva se lo teneva che nessuno le metteva le mani addosso. Ha avuto la polmonite lo scorso inverno ma il dottore dice che si eè fatta solo sentire i polmoni con la maglia addosso. Non si poteva sapere. Non si capiva – il volto eè pallido, le dita uncini rosa striati di blu che si alzano e abbassano - Io non ho capito. La stanza eè la prima a destra, entrando in casa. Originariamente doveva essere il salotto, eè una stanza molto grande, ci stanno ben due letti matrimoniali, due comodini, un divano, due poltrone, un cassettone, e due armadi ampi. E’ giaè stata

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usata, tre anni prima, per la veglia di Gelindo, il padre di Rina, tenuto in casa fino al giorno del funerale dentro il feretro con l’allestimento abituale attorno. Nella stanza, con o senza morti, rimane sempre molto spazio per muoversi o sedersi.

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La storia. La mattina del 27 Giugno, come ormai da anni, la donna era uscita presto per andare al cimitero, si era fermata dal panettiere dove aveva scambiato qualche battuta ironica con una cugina, aveva fatto la spesa poi era rientrata a casa per pranzare con la madre. In seguito, dopo la lettura del giornale, si era preparata per l’abituale riposino pomeridiano nel mezzo del quale ha accusato i primi dolori allo stomaco.

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Tracce http://instagram.com/p/NGpnDNPngQ/

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11. Giovedìè ore 8 La colazione si fa in sala, apparecchiando metaè dell’ampia tavola. Severina si scalda il latte sul vecchio fornello smaltato bianco, in un recipiente a parte ne versa piccole parti e le mescola con cucchiaiate di orzo. Fuori c’eè ancora silenzio, con le finestre spalancate si sente il pianto della figlia neonata degli inquilini del piano di sotto, il primo. L’edificio si affaccia a una strada chiusa al traffico, nel cortile interno peroè rimbombano i rumori di ogni appartamento. Sono giaè le otto, c’eè la moka sul fornello. La nipote ha iniziato a bere caffeè da due ore. Severina lavora alla sua colazione, precisa, attenta. Il cucchiaio sulle pareti interne dell’enorme tazza tintinna piano, anche i gesti sono moderati, come il tono della voce: - Senti, quando l’ho vista laè in terra ho telefonato al dottore e a Roberto, peroè poi mi hanno richiamato nella sua camera e non ho capito cosa volevano, chissaè poi cosa ci facevo io, secondo loro, mentre lavoravano su di lei. Peroè l’ho vista tutta aperta sul davanti, nuda. Un dispiacere cosìè. Ho visto la carne viva. Un dispiacere che a novantacinque anni non credevo. Se l’eè tenuto per lei, eè andata cosìè. La voce non trema, le dita sìè mentre proseguono nel rito della colazione. Sono passate tredici ore dalla dichiarazione del decesso. La tovaglia di plastica sulla tavola eè vagamente lucida, illuminata dai primi raggi che arrivano dagli scuri aperti. Dopo tre passate con lo sgrassatore e uno straccio gettato nella spazzatura, nero, la tovaglia di plastica non ha nessuno odore in particolare ma ha perso parte della patina opaca di cui sembrava fatta la superficie. - Diceva sempre “muoio prima io di te, non avere pensieri” e io le rispondevo che non ci tenevo, che toccava a me ma lei insisteva: “vedrai che muoio prima io di te”. Lei lo sapeva, lo diceva per quello. Qualcuno chiude una porta blindata, echeggiano le doppie mandate. - E le dicevo “metti in ordine, metti a posto le cose che poi tutte in un mucchio non le troviamo”, maccheé , mi diceva “se uno non vuol vedere, non entra, che si giri pure da un’altra parte, non m’interessa”. Ha lasciato tutto cosìè, hai visto no?, non sono

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abituata io alle cose cosìè, glielo dicevo ma lei non mi ascoltava. Era sempre nervosa, guai a dirle qualcosa. Suona il telefono di casa. I parenti piuè diretti sono stati avvisati la sera precedente, la litania eè ormai ben oliata, esce dalle labbra con modalitaè automatica: eè stata una cosa improvvisa, purtroppo non si sa come dire, eè stato un attacco di cuore, non c’era niente da fare giaè quando sono arrivati i soccorsi, eè andata cosìè. Suona il cellulare della nipote. EÈ la moglie del proprietario delle onoranze funebri: c’eè da prendere una decisione sulla fila del loculo da comprare al comune. Non c’eè la seconda fila disponibile, nemmeno la terza. Sono quelle ad altezza uomo, mentre per la prima fila bisogna chinarsi e dalla quarta in su non ci si arriva piuè , senza scale o altri supporti. - La Rina non voleva finire in alto - lo ripete la madre mentre dalle onoranze fanno sapere che eè libero un posto in quarta fila nella parte vecchia, oppure la quarta e la quinta fila nella parte nuova che eè piuè alta. - La Rina non voleva andare in alto, alla Rina non le piaceva stare cosìè su. La voce eè sempre bassa, decisa, con qualche sfumatura piuè acuta che passa subito. Il vestito con i fiori stampati le si eè stropicciato all’altezza della vita, la cintura eè annodata poco sotto il seno. Le ciabatte che indossa hanno la suola alta, di sughero spesso. L’odore dello sgrassatore arriva dall’infisso delle finestre. Un orologio da qualche parte ticchetta.

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Tracce. La cucina, la mattina dopo http://instagram.com/p/MgfDfJPnh9/ La preparazione della colazione: http://instagram.com/p/MgfOVxvniE/

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12. Giovedìè ore 16 e 30 Il tempo per la doccia c’eè , non si lava da quando eè uscita di casa di fretta con suo figlio, uno zaino, la borsa e nessuna aspettativa. “Forse portano la Rina in ospedale”, le aveva detto sua madre chiamandola al cellulare. “Guarda eè meglio se vieni subito”, aveva rilanciato poco dopo suo padre, Roberto. Il giorno prima fino alle 18 e 30 era stata una giornata estiva come tante altre. Il giorno dopo di certo non sarebbe stata una giornata come le altre, il funerale era fissato per le nove e mezza. Uscendo dalla doccia lo nota: eè un reggiseno accartocciato dentro il cesto sulla lavatrice. EÈ il reggiseno ricevuto due mesi prima e mai usato percheé troppo piccolo e imbottito. Non lo tocca. Resta dov’era. La notte precedente di reggiseni simili ne ha trovati altri nella camera in fondo al corridoio, con il corpo morto sul letto. Tutti imbottiti molto, con una sola differenza: la coppa destra era stata tolta. Ne ha trovati dentro sporte di plastica, uno sotto il letto e un altro in mezzo a un fascio di garze e disinfettante. La notte precedente ha riempito una decina di sporte che sono poi state portate nei depositi dell’immondizia in zona. Ogni sporta conteneva un po’ di tutto tra quello che non doveva restare in vista nella camera da letto della morta. Soprattutto medicine, medicamenti, garze pulite e sporche, farmaci da banco, siringhe e flaconi vari. Soprattutto i tesori nascosti della nonna.

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Scena chiave: un reggiseno imbottito La notte del 27 giugno, la nipote trova diversi reggiseni, in camera della donna, con l’imbottitura tagliata nella parte del seno destro. Il reggiseno nero regalatole è ancora nel cesto del bagno della nipote, stando davanti al lavandino si vedono alcuni brillantini a formare tre cuori ai lati di una delle coppe.

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Tracce. http://instagram.com/p/MyRLF6vnlD/

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13. Sei mesi prima L’iPhone era arrivata da qualche giorno, il Natale era appena passato, andare a trovare le nonne in centro a Nonantola era pianificato da settimane. Rina aveva giaè telefonato diverse volte, per confermare e ricordare la visita. Peroè c’era questo iPhone nuovo da provare, e Andrea non aveva foto con le nonne. Fuori faceva freddo, per strada l’aria colpiva i muri del centro, il cielo era chiaro, presagio di pioggia. La neve arriveraè solo a fine gennaio. Le fotografie sono venute meglio del previsto. Sono stati fatti diversi scatti, Severina e Rina vicine al nipotino. Le smorfie e i volti abbastanza a fuoco da notarne alcune dettagli. - Faccio schifo, guarda quante rughe – ha commentato Rina storcendo la bocca. La donna indossava un maglione misto lana d’un fucsia scuro brillante, nello scollo arrotondato c’erano dei brillantini sintetici. A Rina piaceva tutto cioè che luccicava, ovunque fosse, di ogni forma e dimensione. Aveva i capelli spettinati, d’un rosso sbiadito. Ha sempre tinto i capelli di rosso. Le tonalitaè sono cambiate negli anni, in alcuni periodi erano piuè arancioni, altre volte piuè marrone brillante. Li tiene corti da quando ancora era in vita il marito. Nelle foto brilla anche qualcos’altro: un orecchino dorato a forma di stella, non troppo vistoso, lo si nota per via delle orecchie scoperte nell’inquadratura ravvicinata. Sei mesi le foto sono ancora sull’iPhone. - Povera nonna – commenta il bambino serio – com’eè che aveva una tetta piuè grossa dell’altra?

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Tracce http://instagram.com/p/MitHEMPng7/ http://instagram.com/p/cmrjm/ http://instagram.com/p/M6RtKlPnkb/

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14. Giovedìè ore 18 e 30 Suona il citofono. Ma il citofono eè rotto, funziona quando gli pare, a volte – come questa – si sente gracchiare e basta. La donna che si presenta davanti alla porta blindata del secondo piano ha i capelli biondicci e chiari, pelle candida, un po’ di fard sugli zigomi e le labbra rosate opache. - Sono la migliore amica della Rina – si annuncia, poi entra attraversando la soglia. Si siede su una sedia in sala, dopo pochi minuti anche Severina entra e si siede, di lìè a poco dovranno uscire tutti per il rosario commemorativo. Severina da qualche ora va dicendo che non ci andraè , al rosario, che vuole restare con la figlia a casa. A minuti alterni Roberto la convince a uscire. La donna appena entrata chiede cos’eè successo, tiene la schiena dritta, il volto impassibile. Annuisce alla spiegazione ufficiale, non si scompone. - Conoscevo molto bene la Rina, mi ha raccontato molte cose di voi – ribatte. Roberto s’intromette: - Per caso lei eè Luisa? La donna annuisce. - Abbiamo trovato un biglietto, Luisa e Pietro c’era scritto con una data e un’ora. La donna annuisce ancora: - Sìè, ero anche una sua cliente fissa per i calli, io e mio figlio venivamo ogni mese. Se avesse potuto studiare, se fosse nata in un altro momento storico, forse Rina avrebbe fatto l’estetista o qualcosa del genere. Da quando era in pensione riceveva le vecchie clienti nel fine settimana, per lo piuè anziani del paese o figli di vecchie conoscenze. Oltre trent’anni prima si era comprata un lettino apposito, con uno sgabello e una lampadina per illuminare i piedi. Rina si occupava soprattutto dei piedi, anche delle mani se le veniva chiesto ma era della cura dei piedi che la gente pareva avere piuè bisogno. Il lettino, lo sgabello e la lampada ci sono ancora, in casa. Nella piccola stanzacorridoio prima di entrare nell’ultima camera in fondo, la sua. Il lettino eè ormai d’un grigio scuro sbiadito e sporco. Lo sgabello eè di legno verniciato beige.

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- Quand’eè che se ne va quell’impicciona? – Roberto lo bisbiglia prima di uscire dalla sala. Fra Tredici ore ci saraè il funerale. - Ma il dottor Monari cos’ha detto? - Luisa ha un tono candido. Severina scuote la testa, tira su con il naso: - Cosa vuole mai, eè stato cosìè improvviso. Luisa accavalla le gambe, indossa degli shorts al ginocchio e dei sandali semplici, arancioni e grigi senza fronzoli. - La Rina mi raccontava spesso di voi, vi conosco per nome percheé lei mi diceva tutto. A Davide scappa un sorriso di circostanza, annuisce alla donna che non conosce come il resto della famiglia. La nipote maggiore la fissa, Luisa la guarda dritto negli occhi, sicura. “Mi diceva tutto”, rimbomba silenziosamente nella testa della nipote. - Severina eè tardi, andiamo? – Roberto si affaccia in sala dallo stipite - Possibile che certa gente non ci arrivi da sola, che eè di troppo? – sussurra alla moglie lungo il corridoio. Luisa saluta ed esce a testa alta. Se eè andata al rosario o al funerale, non eè stata notata da nessuno in particolare.

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La storia. Il funerale si è svolto due giorni dopo, di venerdì mattina, nell’unica piccola chiesa agibile; il paese nel modenese, in seguito ai terremoti iniziati il 20 maggio, ha perso due storici edifici religiosi dell’epoca benedettina. Per far partecipare la novantacinquenne è stato chiesto un permesso in deroga alle recenti disposizioni del codice della strada che impediscono a una macchina di seguire un carro funebre in un corteo a piedi. Poco prima del rosario, giovedì sera, un’amica della morta è venuta a far visita – il corpo della donna è rimasto a casa fino al momento del funerale. La donna, che si è presentata all’ingresso come “la migliore amica della Rina”, era anche sua cliente assieme al figlio – la donna faceva a tempo perso la callista, vecchia passione – l’amica ha chiesto cos’era successo, e ha commentato mostrando di conoscere molto bene la situazione e la vita della morta, nulla di quanto spiegato sull’accaduto le ha causato emozioni visibili.

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15. Giovedìè ore 19 I corpi morti hanno tempi diversi, per modificarsi. Dipende dallo stato prima della morte, dalla temperata dell’ambiente in cui si trovano e da eventuali trattamenti che subiscono. La copertura refrigerante per la bara eè stata inserita dopo diciotto ore dall’avvenuto decesso, dopo la visita del medico legale, una donna con la testa piena di ricci. Il corpo peroè aveva lavorato per tutta la notte precedente, le sue parti si stavano deformando. Il naturale stato delle cose eè mutare. Quando Davide dice ad alta voce che perde qualcosa dal naso, mancano pochi minuti al rosario. La bara era stata portata nella prima camera da letto, quella piuè grande, quella dove giaè c’era stata la veglia del padre della donna. Ma dentro la bara - dietro la quale era stato sistemato un pannello raffigurante un cielo azzurro con degli uccelli in volo che s’allontanano - il corpo sta cambiando. Il volto si sta gonfiando e perde sangue scurissimo dalla narice sinistra. L’operazione per sigillarla termineraè prima che sia concluso il rosario, nella piccola chiesa a guardare la ben piuè nota Abbazia, di epoca benedettina, dichiarata inagibile dal comune.

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La storia. Non sono mancate le situazioni grottesche, in attesa del funerale: un refuso nel comunicato che annunciava il rosaio - “givedì” – ha costretto il figlio a una ridicola rincorsa del titolare delle onoranze funebri per il centro del paese. La data di nascita della donna è stata stampata errata sui santini fatti ristampare di fretta. L’arrivo della copertura trasparente refrigerante sulla bara è avvenuto il mattino dopo la morte, con la conseguente modificazione del corpo, già visibilmente trasfigurato a distanza di diciotto ore dal decesso.

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16. Venerdìè ore 11 e 30 Severina gira la chiave nella toppa della porta blindata. Entra in casa reggendo la sua borsa, nera e lucida, da cui non si eè separata per tutta la funzione: durante il tragitto in macchina seguendo il corte fino al cimitero di Nonantola, poi dietro la bara trasportata dagli addetti cimiteriali fino all’ala vecchia dove Severina eè stata fatta sedere con una sedia portatile in attesa che la bara fosse issata fino al quarto piano, sigillata ed esposta l’iscrizione esterna temporanea su un foglio di misura per l’esterno del loculo. Entra in casa e posa la borsa in sala, dopo aver attraversato il corridoio e acceso tutte le luci a portata di mano. Le finestre vengono spalancate, l’aria all’interno eè soffocante. L’odore dello smacchiatore eè scomparso quasi del tutto. In sala Severina si guarda in giro, il cesto centrotavola eè al solito posto, sul tavolo dove peroè sono rimasti alcuni santini, lasciati da qualcuno prima di uscire per il funerale. Severina ne prende uno e lo sistema sulla credenza, accanto agli altri: sotto quello del marino Ermanno, nell’anta opposta a dove eè stato sistemato quello del padre Gelindo, il marito di Severina. Osserva il risultato, e annuisce.

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La storia. La donna aveva appena la terza media. Aveva lavorato da Altero, nota pizzeria da asporto lungo la via Emilia a Modena, in uno stabilimento che produceva uova di pasqua, da Fini in catena di montaggio, con la pensione le era rimasto il lavoro a domicilio come callista per vecchie conoscenze, e persone anziane del paese. Nella sua camera c’erano diverse medicine, medicamenti e farmaci per la cura

del

dolore.

Ufficialmente

nessuno

sapeva

niente.

Ufficiosamente nulla è certo.

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Il 27 giugno 2012 alle 19 e 10 sono entrata nell’appartamento. Varcando la soglia ho premuto un pulsante invisibile, dentro di me. Ci sono tutti gli ingredienti, sulla cottura non garantisco ma eè un piatto che si puoè anche servire freddo. Non manca nulla e nulla aggiungeroè .

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Nella mia mente sono ancora lÏè, lungo il corridoio giallastro, con le borse in mano, mio figlio tenuto per le spalle davanti a me e lo sguardo che vaga.

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Tracce http://pinterest.com/pin/88031367686953024/

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Perché questa storia? Nelle voci delle persone a cui ho raccontato questa storia ho sentito distintamente uno stupore, come se potesse essere – in un qualche modo – un’invenzione, un’esagerazione dettata dall’emotività. Invece è successo davvero. Perché non c’è nulla di più incredibile della nudità di cose e fatti registrati da qualcuno. Perché, a volte, alla verità delle cose che viviamo non c’è nulla da aggiungere. E perché per taluni, che potremmo definire eccentrici, “bastion contrari” com’è sempre stata definita la donna, solitari testardi al limite dell’omofobia, che disprezzano tutto e tutti, dai medici ai preti, i parenti e gli amici, il becchino e la vicina di pianerottolo: per taluni il libero arbitrio chiede un prezzo molto alto, che saldano in silenzio, mentendo, nascondendo con la vernice invisibile quella parte del loro vivere che scelgono di non condividere, che resta solo loro. Almeno fino alla morte.

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Bonus track Registrazione fatta con l’iPhone, 28 Luglio 2012, voce di Severina: http://soundcloud.com/barbara-gozzi/registrazione-del-28luglio/s-rozwE

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