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L’Amico della Famiglia
Guida/Le novità del voto per le elezioni del 25 settembre Anche i 18enni votano per il Senato Parlamento ridotto di più di un terzo
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Sono almeno tre gli elementi di sostanziale novità, quelli che renderanno le elezioni politiche del 25 settembre diverse da tutte le analoghe tornate della storia repubblicana.
La prima novità è data dal calendario. Mai si era votato in principio d’autunno, praticamente in estate. Siamo reduci da una inedita campagna elettorale “da ombrellone”, certamente un contesto in cui, mediamente, ci si dedica con un po’ di pigrizia ai temi della politica. Quali conseguenze porterà questa situazione lo capiremo a urne aperte: certamente, non ci aspettiamo che il contesto sia di quelli che favoriscono l’entusiasmo, il “serrate le fila” e la partecipazione.
La seconda grande novità è il superamento della distinzione tra età per votare al Senato (25 anni) e alla Camera (18 anni). Era una distinzione pensata (insieme ad altre) dai Costituenti (ma all’epoca l’età per essere elettore della Camera era 21 anni) per introdurre elementi di differenziazione tra le due Camere del Parlamento, differenze che nel tempo si sono progressivamente quasi annullate. La parificazione dell’età elettorale per Camera e Senato, quindi, rappresenta un evento simbolico interessante, ma da cui difficilmente discenderanno differenze di ordine pratico e politico.
Più rilevante di tutte sarà, inevitabilmente, la novità del taglio dei parlamentari: a fronte di 945 rappresentanti che hanno concluso il mandato, ne saranno eletti solo 600 (400 deputati e 200 senatori). Questa novità ha già determinato una sorta di “selezione all’entrata”: i partiti maggiori, infatti, hanno rinunciato a candidare molti parlamentari uscenti. E diversi altri uscenti, pur candidati, non torneranno a Roma.
Dettato forse da istanze popolustiche più che da esigenze funzionali, il taglio dei parlamentari darà vita ad assemblee più snelle, ma con alcune conseguenze non positive. Innanzi tutto, si allenterà la possibilità di un rapporto diretto tra parlamentari ed elettorato: banalmente, ci saranno meno occasioni di portare parlamentari ad incontrare il territorio. Ma l’incognita più grande introdotta sarà una potenziale maggiore instabilità: un numero relativamente basso di parlamentari, infatti, potrà condizionare la maggioranze, e quindi le sorti di un governo.
E quest’ultima cosa sarà tanto più vera quanto più, come potrebbe accadere (e come è accaduto anche nella legislatura in fase di conclusione, pur con quasi mille parlamentari) se la tornata elettorale consegnasse una o entrambe le camere “in bilico” (cioè senza che una delle coalizioni abbia una maggioranza o, quantomeno, una maggioranza numericamente solida).
COME SI VOTA
Sulla scheda, l’elettore troverà indicate le coalizioni, Per ciascuna coalizione sono indicati sia il candidato del collegio uninominale (che rappresenta tutte le forza politiche apparentate), sia i partiti che della coalizione fanno parte, ciascuno declinato in una (breve) lista di candidati (proporzionale).
Il sistema prevede che l’elettore scelga un progetto politico, quindi una coalizione e che, al limite, esprima una preferenza tra le forze politiche che compongono la coalizione. Non prevede che l’elettore possa esprimere una preferenza neanche tra le liste dei partiti (si parla di “liste bloccate”: se il partito ha diritto ad un eletto, tocca al primo, se ha diritto a due eletti, tocca ai primi due, e cosi via). E, soprattutto, non prevede scelte non univoche: non è quindi ammesso un voto disgiunto tra liste proporzionali e liste maggioritarie.
L’esito elettorale sarà dato da un sistema molto composito, che premierà i candidati più votati nei collegi uninominali e le liste dei partiti in proporzione ai voti ottenuti. In generale, il Rosatellum è un meccanismo pensato per premiare le coalizioni numericamente più consistenti e formare uno sbarramento verso le forze politiche meno rappresentative.