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Reciprocità ed empatia nella relazione terapeutica tra persone e animali
Reciprocità ed empatia nella relazione terapeutica tra persone ed animali.
Chiara De Santis Del Tavano
La capacità riumanizzante degli animali Purtroppo, il clima della vita spirituale dell’uomo si è ormai inquinato di paure, insicurezze, solitudine, frustrazione e ansia. Abbiamo paura di provare emozioni, di fare esperienze, di impegnarci verso un obiettivo… Per quanto possa apparire paradossale, gli animali possono aiutarci a riumanizzare la società, perché rispondono a molti dei bisogni che le nostre strutture sociali lasciano insoddisfatti. Gli animali migliorano la qualità della vita, ci avvicinano alla natura, ci offrono compagnia e ci fanno capire palesemente come sia necessario accettarli in quanto membri desiderabili della società. (Levinson, 1972, p.5)
Boris Levinson teorizzava questo concetto nel 1972; in realtà, l’attualità di questa affermazione è ingente. L’animale porta nella vita dell’uomo la nuova consapevolezza di vivere l’adesso, inteso nella piena e totale capacità di immergersi nella pregnanza del presente, lasciando la nostalgia per il passato e l’ansia per ciò che accadrà in futuro. La nostra società è fortemente caratterizzata da una sostanziale preponderanza verso la mentalizzazione, la performance intellettuale ed i conseguenti disagi connessi ad un pensiero della vita che sovrasta lo stesso quotidiano. Questa modalità investe trasversalmente la società, coinvolgendo anche i bambini dalla più tenera età e concorre a strutturare in loro una forte tendenza alla continua performance e competitività, rendendoli spesso protagonisti di percorsi evolutivi caratterizzati da ansia e frustrazione. Gli animali ci guidano nel difficilissimo cammino di ritorno all’essenzialità della semplicità. Il mondo ha necessità di essere vissuto attraverso il corpo; l’esperienza corporea è necessaria a sostanziare l’esperienza intellettiva per poter concorrere alla reale
crescita dell’individuo. Gli animali, attraverso la loro corporeità, iniziano l’uomo ad un ritorno a se stesso, alla propria essenza. La mano, lo sguardo, il contatto, il calore addotti dalla presenza dell’animale arricchiscono l’esperienza del vivere quotidiano, guidando la persona verso la scoperta della propria veridicità, della sintonizzazione verso i propri bisogni ed il percorso per il loro soddisfacimento. L’animale educa al cammino verso se stessi, alla ricerca della propria interiorità ed all’ascolto di sè e degli altri, consolidando le basi per la costruzione di relazioni empatiche. La relazione, caratterizzata dall’interazione con l’animale, si basa sul principio dell’accoglienza dell’individuo nella sua globalità. L’accoglienza dell’animale è scevra da ogni forma di giudizio e pone l’uomo nella possibilità di una reale crescita. La crescita necessita di accoglienza e di un tempo adeguato, un tempo che sostiene il lavoro verso l’interiorità a differenza del concetto di tempo che caratterizza la nostra società moderna, dettato da una rigida scansione connessa al veloce e fugace superamento di tappe. Il tempo con gli animali è un tempo dilatato, scandito da rassicuranti ritualità, caratterizzato da una calma attiva. È un tempo adeguato alle caratteristiche dell’individuo ed alle reali necessità. È un tempo per essere. I diversi animali adducono specifiche peculiarità alla vita dell’uomo. Il cavallo, per la sua carica simbolica, per la sua corporeità, per la sua storia di relazione con l’uomo, concorre in modo significativo alla costruzione del benessere degli individui con cui entra in relazione. Il cavallo è maestro di interdipendenza; fonda la propria relazione con gli altri componenti del branco su un legame di riconoscimento di ruoli, scambio, sintonizzazione. Offre un modello relazionale positivo, incentrato sul sano che può essere coltivato nello scambio reciproco. La nostra società umana attuale è spesso caratterizzata da relazioni dipendenti, spesso connotate da scarsa autonomia, difficoltà di svincolo e scarsa opportunità di reciproco scambio. Se l’uomo sceglie di mettersi nella via
del cambiamento accompagnato dal cavallo si affida a questa alterità animale in un’ottica di scambio vicendevole, di vicendevole cura. Il cavallo educa ad un equilibrio dinamico, a partire dal corporeo, per arrivare all’interiorità dell’uomo. Il dialogo corporeo che si struttura tra i due esseri facilita un flusso vitale di scambio ed un viaggio dell’uomo verso la propria interiorità. Il cavallo racchiude nella sua corporeità l’armonia: il suo movimento ne è la concretizzazione. L’uomo che si affida a lui ha la possibilità corporea e psicologica di sperimentare l’armonia stessa; il cavallo chiede al corpo dell’uomo una rilassata tensione, una predisposizione all’ascolto ed alla sintonizzazione, restituendo la possibilità di sperimentare una nuova conoscenza di sé. Con la sua presenza solida e discreta il cavallo accompagna l’uomo anche nei difficoltosi percorsi di malattia, offrendo cosi l’opportunità di dare una nuova lettura a questa fase della vita e a ridefinire una nuova rappresentazione di sé. Il cavallo è animale che, in quanto predato e profondo conoscitore della fragilità, ha la capacità di accompagnare l’uomo anche in situazioni di estrema vulnerabilità quale la malattia oncologica. I suoi eloquenti silenzi accompagnano l’uomo; la cura e la tenerezza divengono modalità naturali e rigeneranti. La nuova rielaborazione di sé diviene concretizzabile; la malattia può cosi assumere il valore di una fase della vita volta alla promozione di un solido cambiamento verso la salute e verso una consapevole possibilità di benessere.