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Presentazione rapporto MutaMenti

Grande successo per “MutaMenti 2021”, il primo studio della BCC sui cambiamenti socio-economici in Friuli-Venezia Giulia e Veneto

Daniele Marini

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Presentata la prima edizione della ricerca commissionata da BCC Pordenonese e Monsile

Imprese votate all’innovazione e all’export; studenti universitari in costante aumento e percentuale di occupazione dei neolaureati superiore alla media nazionale; popolazione in crescita nelle zone rurali e nei centri intermedi, ma in calo nelle città; crescita dell’occupazione femminile e impoverimento della classe dei lavoratori più giovani.

Sono queste alcune delle principali tendenze riscontrate da “MutaMenti 2021 Friuli-Venezia Giulia e Veneto: ter(re)agenti”, la prima edizione dello studio annuale sui cambiamenti demografici e socioeconomici in Friuli-Venezia Giulia e Veneto realizzato da BCC Pordenonese e Monsile, in collaborazione con il Fondo Sviluppo FVG, e curato da Daniele Marini, sociologo Professore dell’Università di Padova e consigliere di BCC Pordenonese e Monsile.

All’evento di presentazione, tenutosi a Treviso, ha partecipato il Presidente di Iccrea Banca Giuseppe Maino, che ha voluto ricordare il ruolo del Gruppo Iccrea per la crescita del Nord-Est: “il Nord-Est rappresenta uno dei principali motori del nostro Paese e le 20 BCC del Gruppo Iccrea, operative con 486 sportelli in entrambe le regioni, hanno realizzato sul territorio oltre 15 miliardi di impieghi tra Veneto e Friuli Venezia Giulia al 30 giugno 2021. Le BCC del Gruppo Iccrea nel nord-est supportano oltre 135.400 imprese e più di 755.000 famiglie in 1.722 Comuni (34,4% del totale) e in 338 rappresentano l’unica presenza bancaria”.

La mission dell’iniziativa è stata invece illustrata dal Presidente di BCC Pordenonese e Monsile Antonio Zamberlan, che ha sottolineato come: “la vocazione territoriale della nostra Banca deve sempre essere un valore aggiunto, e non un limite. Per questo abbiamo voluto raccogliere le ricerche più autorevoli trasformandole in uno strumento che possa dare una panoramica di come si stanno muovendo i territori del Friuli Venezia Giulia e del Veneto e proporsi come un utile supporto a Enti, amministrazioni, imprenditori e a coloro che si relazioneranno con i territori di questo Nord Est”.

L’indagine si è posta l’obiettivo primario di considerare i principali fenomeni e le tendenze di medio e lungo periodo riscontrabili in FriuliVenezia Giulia e Veneto, con l’obiettivo di offrire uno strumento utile per la costruzione di strategie territoriali di supporto all’economia del territorio intervenendo su 4 campi di azione differenti: economia e sistema produttivo, lavoro, capitale umano e formazione, transizione demografica.

Economia e sistema produttivo:

Il sistema produttivo, forse più degli altri ambiti, ha vissuto processi di trasformazione accelerati.

Le due regioni si collocano, infatti, al vertice della classifica nazionale per quanto riguarda gli investimenti realizzati in

innovazione: in Veneto il 44,3% delle imprese con più di 3 addetti è stata impegnata in progetti di innovazione, mentre in Friuli-Venezia Giulia il 41,4%, superando la media nazionale ferma al 38,4%. A livello provinciale spiccano (in positivo) la provincia di Pordenone (49,7%) e quelle di Treviso e Vicenza (rispettivamente 49,5% e 49,2%).

Anche sul fonte dell’export Friuli-Venezia Giulia e Veneto evidenziano valori decisamente più elevati rispetto a quelli nazionali. Nel

periodo 2012-2019 la propensione ad esportare ha visto una costante crescita dal 33,2% al 40% per il Friuli-Venezia Giulia e da 39,3% al 44,2% per il Veneto rispetto a una forbice nazionale dal 27,4% al 31,8%.

Lavoro:

Il mercato del lavoro in Friuli-Venezia Giulia e Veneto ha subìto forti cambiamenti dovuti alla crisi pandemica, così come per tutto il Paese, dove nel 2020 le assunzioni nel settore

privato non agricolo sono diminuite del

28% rispetto al 2019, con un calo del 27% in Veneto e del 26% in Friuli-Venezia Giulia.

Pre-pandemia invece (2019) le due regioni registravano un tasso di attività superiore alla media nazionale (49,4%), con il Veneto al 54,5% e il Friuli-Venezia Giulia al 51,5% e un tasso di occupazione più che positivo (rispettivamente 51,4% e 48,4% contro il 44,9% dell’Italia). La disoccupazione rimaneva invece su soglie quasi fisiologiche (5,6% in Veneto, 6,1% in Friuli-Venezia Giulia, contro il 10,0% in Italia). Nel lungo periodo è migliorata anche la situazione dell’occupazione femminile. La tendenza generale dal 2007 al 2020 ha visto infatti una crescita della presenza femminile (+6% in Veneto e Italia; +2% in FriuliVenezia Giulia), trainata dallo sviluppo delle attività terziarie. Nell’interpretare i dati sull’occupazione non si può poi non considerare il tema dell’impoverimento della classe dei lavoratori più giovani, che ha colpito in misura maggiore le due regioni rispetto all’Italia. In Veneto, tra il 2007 e il 2020, la quota di 30-45enni è scesa dal 47% al 34% (-13%), mentre in Friuli-Venezia Giulia dal 48% al 34% (-14%). Si tratta di una tendenza riscontrata anche a livello nazionale, con il nostro Paese che nel periodo considerato ha visto una riduzione dal 46% al 35% (-11%).

Capitale umano e formazione:

Dal 2010 al 2019 la crescita degli iscritti all’u-

niversità ha registrato un vero e proprio boom del 25,6% in Friuli-Venezia Giulia

e del 17% in Veneto, contro una media nazionale del 13%. Il 67,2% dei diplomati del FVG ha scelto di proseguire gli studi, mentre il Veneto si è attestato al 62,4%, di poco al di sotto del dato nazionale al 63,2%.

Coloro che scelgono di iscriversi all’università lo fanno “vicino a casa”, forti anche dell’ampia scelta di atenei di primario livello presenti a Nordest. Tra il 2017-2021, i residenti nelle province del Friuli-Venezia Giulia hanno scelto nel 72% dei casi un ateneo della stessa regione, mentre al secondo posto la scelta è ricaduta sugli atenei veneti (14%), seguiti da quelli lombardi (4,6%) e dell’Emilia-Romagna (4,4%).

I residenti in Veneto, invece, nel 69% dei casi hanno scelto un ateneo della stessa

regione, seguono le università dell’EmiliaRomagna (12,5%), della Lombardia (5,2%) e del Friuli Venezia Giulia (4,9%).

L’occupazione post-laurea segna poi le migliori performance rispetto alla media nazionale. In Veneto e in Friuli Venezia Giulia il 45,2% dei giovani trova un lavoro retribuito a 1 anno dall’acqui-

sizione del titolo (rispetto al 37,8% della media italiana), solo il 9,4% resta alla ricerca di lavoro (rispetto alla media nazionale del 13,9%) mentre i cosiddetti NEET (Neither in Employment or in Education or Training, né occupati, né inseriti in un percorso di istruzione o di formazione) sono solo il 2,4% (rispetto al 3,6% in Italia).

Transizione demografica:

La composizione demografica del Nordest è cambiata considerevolmente negli ultimi decenni, evidenziando un fenomeno di polarizzazione o di dualismo territoriale. Prose-

guendo ai ritmi attuali infatti si stima che nel 2041 la popolazione residente in Veneto diminuirà dell’1% e nel FVG del 3% mentre in Trentino Alto Adige si avrà una crescita dell’8%.

Fra il 1981 e il 2021 la popolazione è infatti cresciuta praticamente in tutte le aree del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia, ma a ritmi diversi in base al territorio di riferimento. Di fronte a uno spopolamento delle zone

montuose e collinari e a un calo dei residenti nelle città (-10%), si è assistito ad un incremento degli abitanti nelle zone rurali (+10%) e soprattutto nei comuni periurbani e nei centri intermedi (+22%). È la periferia che diventa centrale rovesciando i paradigmi cui finora avevamo assistito.

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