Giangi Pezzotti

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Comune di Castel Rozzone

GIANGI PEZZOTTI

dal 2 al 17 aprile 2017

Inaugurazione domenica 2 aprile 2017 alle ore 11,15 Sede espositiva: Sala Polivalente Comune di Castel Rozzone -BG-

orari di apertura: da martedĂŹ a venerdĂŹ dalle 18,30 alle 20,00 sabato e festivi: dalle 10,00 alle 12,00 e dalle 16,30 alle 20,00

OPERE SCELTE


GIANGI PEZZOTTI L’arte di Giangi Pezzotti è simile a un enorme Big Bang al contrario. Sembrerà strano forse che la presentazione critica di una mostra d’arte cominci da un esempio tratto dall’astronomia, ma questa stranezza in realtà è dovuta a una prima caratteristica dell’artista stesso: Giangi Pezzotti è assoltamente estraneo al concetto di confine. Confini tra culture, tra conoscenze, tra persone, tra religioni e quindi anche tra materie di studio, nella filosofia artistica e di vita di Giangi Pezzotti, semplicemente non hanno senso. Ecco allora che per spiegare l’arte si può benissimo partire dall’astronomia. In particolare, conoscendo l’artista, mi si è affacciato subito alla mente un paragone tra la sua arte e la teoria espansionista dell’universo scoperta e dimostrata da Edwin Hubble negli anni ‘20 del Novecento. In sintesi, sicuramente utilizzerò termini inappropriati ma spero chiari, Hubble scoprì che i corpi celesti si allontanano tra di loro ad una velocità costante; ma se i corpi celesti si allontanano ne consegue logicamente che prima erano più vicini, e più indietro si va nel tempo più la distanza diminuisce fino a giungere al momento zero nel quale la materia era un unico punto. Ecco, questa immagine a mio parere si adatta perfettamente alla ricerca artistica di Pezzotti: anch’egli è convinto che le diverse culture, religioni, umanità con il trascorrere del tempo abbiano preso strade specifiche, differenziandosi sempre di più e allontanandosi tra di loro, ma che esista in realtà un’unica origine, che esista un punto zero comune dal quale tutto è partito e che per questo appartiene a tutte le sfaccettature dell’umanità. Una spiritualità in un certo senso cosmica, che esiste a prescindere dalla sovrapposizione storica e culturale, ma che ha trovato vari modi di esprimersi con lo sviluppo di diverse culture, esattamente come ogni corpo celeste ha assunto peculiari caratteristiche attingendo però alla medesima materia prima di qualunque altro corpo celeste. Giangi Pezzotti crede così fermamente a questo substrato comune e originale da utilizzare i mezzi artistici per fare emergere questo respiro umano. Le sue opere d’arte sono un condensato di simboli e riferimenti attinti da diversi contesti spirituali. Ma attenzione: non si tratta di esporre elementi di altre culture per un puro gusto esotico, come avvenne e avviene ancora spesso in tutte quelle correnti

artistiche che si rifanno al concetto di Primitivismo. Il termine stesso, primitivismo, nasce in un contesto culturale eurocentrico in un periodo in cui ogni stato europeo possedeva delle colonie. L’attrazione verso le diverse culture era permeata necessariamente da un giudizio implicito di superiorità e di migliore sviluppo della propria rispetto a culture ancora primitive, quindi inferiori. L’utilizzo di stilemi tratti da questi diversi modi di esprimersi era nella maggior parte dei casi una pura riproposizione formale e una scelta estetica: difficilmente sottointendeva una reale e profonda conoscenza del significato di tali espressioni artistiche. Ben diverso è il lavoro condotto da Giangi Pezzotti: non si tratta di un’attrazione superficiale verso il diverso, semplicemente perchè non esiste per lui il concetto di diverso. Quando egli propone sulle proprie tele o nelle proprie incisioni simboli cristiani, piuttosto che islamici, oppure orientali, o di qualunque altra provenienza, non ci sta mostrando il “diverso”, ma ci sta parlando di quell’anelito spirituale che porta ogni uomo a cercare risposte e a credere in qualcosa di più, in Dio, in un fluido creatore, comunque venga chiamato. Ci parla cioè di quell’aspetto speciale della nostra razza, di ciò che rende l’uomo “uomo”, a qualunque cultura appartenga. Per Giangi Pezzotti questi riferimenti non sono ad altri, ma appartengono a lui come a qualunque uomo perchè esprimono la ricerca di una risposta ai perchè più profondi dell’esistenza. Le figure totemiche che abitano le grandi opere di Giangi Pezzotti potrebbero essere egualmente santi, veneri, spiriti guida. Con le proprie opere Giangi Pezzotti traduce in immagine il concetto di gnosi, ovvero “conoscenza” intesa come percorso di ricerca di Dio, che non si basa sull’aspetto esteriore e sulle pratiche della fede, ma si realizza come la riscoperta di un istinto interiore già presente nella nostra anima a prescindere dai postulati che apprendiamo successivamente nel corso della nostra vita. Perchè il percorso condotto dall’umanità nel suo evolversi non si esprime solo nelle nostre conoscenze, ma anche attraverso la presenza di una sorta di intuito che spesso noi ignoriamo ma che, se aiutato ad emergere, guida le nostre azioni. Questo intuito è il frutto del cammino di ricerca condotto dall’intera specie umana, quindi da ogni uomo vissuto sulla terra prima di noi. Non penso sia un caso che spesso nelle opere di Giangi Pezzotti, compaia l’uomo all’interno dell’utero materno. L’utero è contemporaneamente la rappresentazione di questo “prima”, di questa origine comune e nello stesso tempo immagine di una radice di vita presente e nascosta in ognuno di noi. L’utero materno è un riferimento potente proprio perchè parla di quel momento magico della vita che da una parte accomuna tutti gli uomini e dall’altra parte precede la “diaspora”, nel senso di peculiarizzazione di ogni individuo attraverso le sovrastrutture culturali e religiose.

Rappresenta però anche la preziosa interiorità che ogni uomo protegge e nutre proprio grazie alla ricerca spirituale che prima o poi nella propria vita e con i propri mezzi sentirà la necessità di intraprendere. Nello stesso modo torna frequentemente l’immagine dell’anfora, contenitore, scrigno, protettrice e guardiana del proprio misterioso e prezioso contenuto. Questa spiritualità cosmica trova nell’arte un mezzo di espressione privilegiato. D’altro canto arte e spiritualità sono due elementi che dall’albore dell’umanità hanno viaggiato strettamente legati. Per Giangi Pezzotti l’arte è uno degli strumenti della ricerca, non la ricerca stessa che permea tutta la vita e si concretizza in molteplici aspetti. L’arte è allora uno dei mezzi grazie ai quali l’artista medita e cammina, ma anche il mezzo attraverso cui egli comunica questa sua interiorità al mondo. Nel fare arte di Giangi Pezzotti, è quindi primaria l’attenzione alla tecnica artistica. Ogni linguaggio funziona se si utilizzano bene i suoi mezzi espressivi, così affinchè il pensiero dell’artista venga tradotto più fedelmente possibile in arte, è necessario che l’artista faccia buon uso della tecnica. Con tecnica non intendo solo la capacità di utilizzare uno strumento e una superficie, ma anche l’abilità di proporre la composizione giusta, di ricreare un equilibrio – o se necessario un disequilibrio – utile a trasmettere esattamente il pensiero dell’autore. La tecnica è nel linguaggio artistico la grammatica del discorso, fatta di termini ma anche di sintassi. E Giangi Pezzotti rende onore alla tecnica esplorandone le diverse potenzialità: in questa esposizione sono presenti opere di pittura ma anche di grafica, incisioni e matrici, oli, disegni, carte. Ogni pensiero trova così le parole più adatte a giungere intatto al visitatore. Astronomia, filosofia, religione, grammatica, musica, pittura, politica, storia. Tutto si fonde nelle opere di Giangi Pezzotti in una sorta di Big Bang al rovescio che ci conduce a eliminare le distanze fino a toccare il punto zero che è la spiritualità autentica e primordiale dell’uomo. Beatrice Resmini

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