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Sostenibilità della moda

PAROLA D’ORDINE: SOSTENIBILITÀ DELLA MODA Nuovi marchi e iniziative digitali che soddisfano le esigenze etiche dei giovani consumatori

Come molti altri settori, anche il comparto del fashion ha imboccato con decisione la direzione della sostenibilità, sia in termini ambientali sia sociali. A partire da Giorgio Armani, che già da tempo e ora più che mai nel dopo Coronavirus, vorrebbe proporre al sistema un numero inferiore di collezioni, fondate su canoni estetici classici e su capi prodotti con tessuti di alta qualità, per favorirne la durata nel tempo. Non sono da meno altri nuovi marchi di nicchia e iniziative digitali, volte, soprattutto, a soddisfare le esigenze etiche da parte dei giovani consumatori. Renoon, il primo motore di ricerca per una soluzione globalmente scalabile priva di stock e che si adatta alle tendenze del mercato, è stato lanciato da quattro italiani. La start-up innovativa offre articoli, di differenti fasce di prezzo, che rispondono a rigorosi criteri di sostenibilità. I consumatori possono trovare e confrontare in un unico sito, ora anche app, le ultime collezioni dei marchi preferiti e di scoprirne di nuovi. La mission è quella di accelerare la trasformazione del settore in un’industria maggiormente etica e meno inquinante. Il progetto di Exseat mira a dare una seconda vita ai materiali di scarto provenienti dagli interni delle autovetture dismesse, come tappezzerie e cinture di sicurezza. Questi, selezionati e opportunamente rigenerati, sono utilizzati per la produzione di collezioni originali di borse e di accessori. Le varie fasi si svolgono interamente in Italia, valorizzando le competenze di artigiani locali, sulla base dei valori di qualità e di sostenibilità. A livello internazionale, il brand brasiliano di calzature innovative unisex Dotz rappresenta un modello alternativo di business, fondato su quattro concetti fondamentali – sostenibilità, collaborazione, cooperazione e innovazione – che generano un’interazione virtuosa tra ecosistema, moda, arte, design e innovazione. I membri del progetto Linking Dotz offrono e ricevono un contributo attraverso una piattaforma di crowdsourcing, dove gli artisti possono caricare le proprie proposte grafiche che se approvate, sono stampate sulla tomaia e il disegnatore guadagna una royalty su ogni paio di scarpe venduto. La tomaia è

realizzata con cotone biologico, coltivato da piccole famiglie agricole nel nord del Brasile, mentre il materiale della suola e dei tacchi deriva dalla rigenerazione di scarti di produzione e di rifiuti domestici. La produzione è interamente artigianale, per dare vita a prodotti unici, nel pieno rispetto della natura e dei lavoratori. I modelli sono acquistabili on-line e nei negozi presenti in Brasile, Argentina, Francia, Spagna, Belgio, Turchia, Italia, Canada e Usa. Dalle calzature ai calzini. Arturo, fondato da due stiliste italiane a novembre 2018, ha pensato di dedicarsi alla produzione di

calzini, che sono vere e proprie illustrazioni di filo, per donna, uomo e bambino. Le varie fasi, dalla progettazione alla realizzazione, tranne la coltivazione del cotone, si svolgono interamente in Italia. Il filato utilizzato è cotone certificato di alta qualità. Ogni paio di calzini venduto è corredato da un rocchetto di filo, per favorire un atteggiamento responsabile all’acquisto e la durata nel tempo del prodotto. A concludere questa breve, ma significativa carrellata di iniziative sostenibili, non poteva mancare un progetto di moda etica, Endelea, volto a sviluppare una vera e propria industria della moda in Tanzania, oggi quasi del tutto assente e che potrebbe generare posti di lavoro e nuove economie. Nata a Milano del 2018, grazie all’intraprendenza e ai valori di alcuni giovani stilisti, Endelea realizza abiti e accessori a mano a Dar es Salaam, utilizzando stoffe Wax africane. Come unire stile italiano a colori e fantasie del continente africano. La collezione è disponibile in tutta Europa ed è acquistabile on-line sul sito dedicato. A voi ora la scelta!

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