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Noleggio degli abiti
POST PANDEMIA, LA MODA SI REINVENTA CON IL NOLEGGIO DEGLI ABITI
Per gli esperti del settore, il fashion renting rappresenta la soluzione ideale per tutelare la salute dei clienti e aiutare i marchi a risollevarsi.
A cura di Laura Bonani
Una ricerca di McKinsey & Company stima che, a livello globale, nel 2020 le entrate del comparto moda registreranno una contrazione del 27-30%, rispetto al 2019. La docente di Sociologia dei Consumi all’Università di Parma, Maura Franchi, riferisce che il costo degli abiti sarà più importante in relazione al generale impoverimento previsto e che crescerà la domanda di abbigliamento confortevole. La Fellow di Marketing and Sales presso la SDA Bocconi School of Management, Chiara Mauri, sottolinea che l’E-commerce, già in ascesa del 19% medio annuo in Italia dal 2015 al 2020, crescerà sempre più. Anche se fino ad oggi le vendite al dettaglio si sono mantenute stabili (+1,1% medio annuo), nel dopo emergenza si prevede che i negozi fisici ne vedranno una riduzione, in quanto il ritorno alla normalità richiederà, secondo alcuni, almeno sei mesi. Potrebbe essere che nel prossimo futuro i negozi di abbigliamento, a causa dei maggiori costi di igienizzazione e dei ricavi inferiori per il minor numero di visitatori, riducano le ore di apertura e anche il personale. Infatti, Fashion United rileva che le preoccupazioni maggiori degli esercenti siano rivolte ai procedimenti di igienizzazione dei capi e dei camerini e alle merci invendute presenti nei magazzini.
La possibile risposta a questi due quesiti di cruciale importanza potrebbe arrivare dal fashion renting, nato negli Usa, ma sempre più diffuso anche in Italia. Questa pratica potrebbe venire incontro alle priorità del settore moda: la necessità di ripartire e quella di garantire la sicurezza di consumatori e di lavoratori. Inoltre, con la vendita dei capi ai fashion renter, i brand potrebbero evitare politiche di sconto eccessive o, addirittura, ricorrere alla distruzione di stock. Il report The Business of Fashion sottolinea che il ribasso dei prezzi risulterebbe estremamente pericoloso soprattutto per il segmento del lusso, poiché verrebbe a scontrarsi con la necessità di preservare il valore intrinseco dei capi e l’immagine di marca. In sintesi, i plus riconosciuti al fashion renting, sia per i clienti sia per i marchi, sono i seguenti: il lavaggio in tintorie specializzate certifica la sicurezza dei capi e libera dalla preoccupazione di lavare e di disinfettare i vestiti a casa; la consegna diretta presso la propria abitazione permette di evitare le code presso i punti vendita; consente di ridurre le spese, garantendo prezzi contenuti; contribuisce a rendere l’industria della moda più sostenibile, contrastando il fast fashion, una delle prime cause dell’inquinamento del settore tessile; permette ai brand, affermati o emergenti, di dare nuova vita ai capi invenduti della collezione primavera/estate 2020. Esistono già esempi in questo ambito: la start-up DressYouCan permette di scegliere on-line un capo igienizzato e di riceverlo a casa.
Ora tocca a noi effettuare la scelta consapevole del noleggio, con l’obiettivo di evitare lo spreco di materiale tessile e il conseguente inquinamento prodotto: l’autorevole The Guardian stima che il 35% delle microplastiche disperse negli oceani siano provenienti dalle fibre sintetiche di vestiti abbandonati.