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La ricerca di Mastercard
GLI ITALIANI E LE TECNOLOGIE AL TEMPO DEL CORONAVIRUS
La ricerca di Mastercard
A cura di Laura Bonani
Mastercard, azienda tecnologica internazionale, opera nel settore dei pagamenti, per creare connessioni e promuovere un'economia digitale inclusiva. Aiuta consumatori, istituti finanziari, governi e aziende a raggiungere il massimo potenziale. È presente in oltre 210 paesi. La ricerca Mastercard “Paying digital, living digital:
evoluzione dello stile di vita degli italiani prima e dopo il Covid19”, in collaborazione con AstraRicerche, descrive e racconta il rapporto degli italiani con la tecnologia, identificando le nuove
abitudini che caratterizzeranno anche il futuro. La ricerca è stata condotta su un campione di 1.184 intervistati a livello nazionale – equamente suddivisi tra uomini e donne nella fascia 18-65 anni – nel periodo 31 maggio-3 giugno 2020.
Dallo studio emerge che i pagamenti digitali hanno svolto un ruolo chiave per 7 italiani su 10. Nel Digital Retail si rileva l’utilizzo di tecnologie per: la gestione delle code (68,6%), utili per individuare il momento ideale per fare gli acquisti in negozio (39,7%) e passare a ritirare senza attese (31,5%); per i servizi di comparazione (67,1%), al fine di acquistare al miglior prezzo (64%); per l’automazione del punto vendita (63,3%), con lo scopo di verificare la disponibilità della merce in negozio (49,7%). Le esperienze digitali degli italiani
sono apprezzate per la facilità di fruizione dal 69,5% e per il
risparmio di tempo dal 58,7%. Tuttavia, permane il desiderio di
vivere le emozioni in prima persona di concerti e di partite allo
stadio (74%), nonostante i vantaggi riconosciuti alla fruizione digitale in termini di costo (61,9%), di tempo (58,7%) e di maggiore apprezzamento dell’attività (45,8%). In merito ai pagamenti digitali, il 69,9% degli italiani dichiara di utilizzare in primis carte di pagamento tradizionali, seguite dalle carte contactless, con il 60,9% che lo ha fatto nell’ultima settimana. Inoltre, un italiano su quattro dichiara di voler rinunciare al contante e che la carta di pagamento potrebbe diventare il mezzo più utilizzato (75.9%). I pagamenti digitali sono motivati da: ottimizzazione dei tempi (70%); igiene attribuita a carte di credito (75,4%), smartphone (71,9%) e applicazioni bancarie (72,8%). L’81,2% dei consumatori e il 60% degli esercenti è convinto che il contante sia meno salubre. Le modalità di pagamento digitali utilizzate dagli italiani sono: l’app bancaria (29,5%); lo smartphone (20%); i wearable device (13,5%). Nel retail, gli esercenti ritengono la tecnologia utile per risparmiare tempo (73%) e semplificare la vita (57%). Al contrario, percepiscono negativamente l’automazione dei negozi - self service (71%) e assistenti virtuali (56%), mentre risultano più propensi alla tecnologia applicata all’interno dei negozi fisici (49%). Pertanto, si profila un trend positivo orientato al
commercio omni channel, caratterizzato da una maggiore sinergia
e coesione tra canali offline e online, per valorizzare l’esperienza d’acquisto. Gli intervistati, pur dimostrandosi favorevoli all’utilizzo del digital personal shopper e del broker di informazioni per il risparmio di tempo (58,3%) e il servizio personalizzato (56,3%), temono di dover rinunciare alla possibilità di scoprire novità e di cambiare idea (56,2%), di vagliare, di valutare e di selezionare contenuti e informazioni personalmente (54,6%). Gli italiani sono orientati all’utilizzo dell’app per tracciare i contagi, spinti dalle motivazioni di impegno sociale (63,3%) e di tutela della salute personale e della collettività (62,2%), mentre solo il 54,9% le considera utili per il ritorno alla normalità. Le negatività rilevate sono inerenti all’interferenza nella privacy (44,6%) e alla complicata gestione delle app (43,2%). Gli italiani sembrano poco favorevoli
a rilasciare dati personali, con l’eccezione degli istituti di credito
(54,5%), in cambio di benefici da applicazioni/siti web e servizi personalizzati: il 66% è compreso nella fascia 55- 65 anni. Il tema
della riservatezza dei dati influisce per 74,4% sul rapporto degli
italiani con la tecnologia. Si comunicano a terzi la data di nascita (64,5%) e il sesso (63,3%). Seguono giorno e mese di nascita (57,3%), titolo di studio (56,6%) e professione (52,3%), mentre limitata è la cessione di informazioni su malattie e condizioni di salute (20,8%), sul reddito (19,5%) e sulla geo-localizzazione (16,5%), sebbene per quest’ultima si riscontri un aumento nel periodo di emergenza (+4,5%).