10 minute read
Covid: ne parliamo con gli esperti
COVID-19: NE PARLIAMO CON GLI ESPERTI
Legge, relazioni interpersonali, agricoltura: come il virus ha influito su questi tre settori
A cura di Carla Cavicchini Mario Pavone, avvocato penalista e criminologo, patrocinante in Cassazione e Corti Superiori. Presidente dell’Ass.ne Nazionale per l’Immigrazione in Italia A.N.IM.I. Onlus, dell’Ass. Internazionale Italiani all’Estero Radici Onlus e componente del Coord. Nazionale dell’Ass. Nazionale Vittime di Reato.
A causa del Covid-19 l'utilizzo delle videoconferenze si è imposto anche nell'attività giudiziaria, in particolare nel processo civile. Secondo lei ciò varrà anche nel settore penale e in quali casi in particolare?
“La scelta del Legislatore di svolgere le
udienze civili in videoconferenza risulta in linea con l’avvio da tempo della trasmissione in via telematica degli atti processuali, allo scopo di evitare i tempi morti del processo civile e le lungaggini processuali derivanti dalla necessità di depositare nelle Cancellerie dei Tribunali gli atti necessari alla decisione della controversia. Le udienze penali, improntate sulle indagini svolte dal Pubblico Ministero e raccolte nel fascicolo processuale, sono, al contrario, regolate dal principio dell’oralità e del contraddittorio in giudizio e pertanto non possono essere svolte in via telematica ma in presenza dei difensori, consulenti tecnici e testimoni delle parti e del Giudice che deve formare il proprio convincimento ai fini della decisione. L’Unione delle Camere Penali, organismo di rappresentanza dei Penalisti Italiani, ha più volte ribadito l’importanza dello svolgimento delle udienze in presenza delle parti, sia pure con tutte le precauzioni derivanti dal rispetto delle regole dettate dal Governo per la prevenzione dei contagi Nelle Aule dei Tribunali. A parere della UCP i provvedimenti assunti dal Governo violano i principi del Giusto Processo sanciti dall’art.111 della Costituzione e ledono gli ideali liberali che rappresentano il fondamento della dignità della professione forense e della sua funzione sociale, in quanto sacrificano in nome di una presunta efficienza amministrativa dell’apparato giudiziario, la sacralità del rito processuale che si può celebrare solo con la presenza delle parti. Recentemente la stessa Corte Costituzionale ha richiamato la centralità della Costituzione ed ha ricordato che, anche nell’emergenza pandemica, la nostra Carta Costituzionale deve rimanere imprescindibile riferimento e che occorre tutelare sempre i diritti fondamentali delle persone coinvolte nelle indagini giudiziarie.”
Sempre a causa della pandemia è riesploso l'annoso problema del sovraffollamento delle carceri italiane. Sarà colta questa occasione per affrontare finalmente il problema?
“Il Governo, conscio della situazione di sovraffollamento delle Carceri e delle possibile diffusione del Covid-19, è intervenuto con il c.d. Decreto Cura Italia disponendo, all’art.123, la detenzione domiciliare dei condannati ad una pena da scontare di diciotto mesi. Tanto ha consentito di ridurre congruamente il numero dei detenuti presenti, ma non ha risolto il problema del sovraffollamento derivante da celle minuscole dove la contiguità è da sempre la regola, che accresce i timori della diffusione del Virus. A tanto si aggiunga la impossibilità di assicurare una efficiente assistenza sanitaria per i ristretti come denunciato da varie Associazioni. Appare quindi necessario che il Legislatore intervenga su tale spinoso problema nell’ambito di una più generale Riforma del Sistema Penitenziario e delle pene c.d. alternative ampliandone la fruibilità non in base alla condanna ma alla natura del reato commesso ed alla c.d. pericolosità sociale del condannato.”
• Professoressa Susanna Petrassi, psicologa, criminologa docente di criminologia presso il Nuovo Ateneo Romano, via Mordini n°19 (piazza Mazzini), Roma, dal 1994 al pensionamento nel 2014. Impegnata contro la violenza domestica, i maltrattamenti alle donne e il femminicidio.
Tiene conferenze in tutto il territorio nazionale a titolo gratuito per portare avanti la sua battaglia nel sociale.
Collabora con Sostegno Donna e altre Associazioni.
La vicinanza forzata imposta dal Covid19 è stata un buon barometro per la coppia? Sono entrate in crisi molte coppie oppure la convivenza coatta ha unito di più?
“L a vicinanza forzata dovuta alla quarantena imposta dal Coronavirus non ha prodotto reazioni e conseguenze uguali per tutte le coppie. Cominciamo da quelle irregolari come gli amanti: l'impossibilità di frequentarsi e di scambiarsi effusioni ha acuito in alcune la nostalgia e il desiderio, fortificando la passione; in altre ha generato un lento e progressivo allontanamento amoroso ed erotico, complice anche la difficoltà oggettiva di comunicare liberamente attraverso telefonate, messaggi, chat, per il pericolo di essere scoperti, mettendo così a repentaglio la stabilità domestica e familiare, a cui, per facciata, diciamolo senza ipocrisie, sono molti quelli a cui tengono. I fidanzati ufficiali, anche con l'assenso dei genitori, pur soffrendo la lontananza, sono riusciti a comunicare più liberamente, tramite PC, Skype, videotelefonate ed essendo romantici per definizione, fantasticando sul loro futuro incontro dopo la clausura. Devo ricordare però che la tecnologia soddisfa vista e udito e non può sostituire il contatto e il calore umano, nessun contatto virtuale sarà lontanamente paragonabile ad un abbraccio vero, a due corpi che si integrano uno con l'altro, la pelle contro la pelle è insostituibile. Tutti abbiamo bisogno di baci, abbracci, di carezze reali e fisiche. Arriviamo alle coppie stabilmente conviventi, una situazione simile a quella dovuta alla chiusura forzata, sarebbe stata impensabile anni fa e molti sono i fattori che hanno influito sull'andamento dell'armonia dei partners. Molto è dipeso dalle risorse emotive di ciascuno e in base agli strumenti in loro possesso, ognuno dei due ha attribuito un diverso valore alla situazione atipica e una diversa risposta comportamentale. Non siamo abituati a vivere continuamente con il partner, neppure i pensionati, che hanno spesso modelli di vita, interessi e amicizie differenti. Un ruolo negativo possono averlo giocato ambienti abitativi angusti, con spazi comuni assai ristretti. Il fatto che uno dei due possa aver continuato a lavorare in remoto può aver generato, inconsapevolmente, nell'altro invidia e frustrazione. I bambini, di cui troppo poco si parla, hanno risentito moltissimo della situazione e ciò ha determinato preoccupazione e impegno anche fisico nei genitori. La quarantena ha portato una crescita esponenziale di rotture di matrimonio e richieste di separazione. Di contro alcune coppie hanno riscoperto l'antico affetto che li ha legati all'inizio e rispolverato una reciproca solidarietà. La coppia e la casa sono diventati un solido baluardo contro il pericolo esterno e un rifugio sicuro e protettivo in cui far rinascere sentimenti mai spenti, ma solo assopiti. Specialmente se ognuno ha potuto ritagliarsi piccoli spazi individuali come anche lavori manuali piacevoli. La coppia che è sopravvissuta alla quarantena potrà sopravvivere ad altri ostacoli. La coppia, invece, legata da un filo già logoro ha avuto molte possibilità di spezzarsi anche con astio e risentimento. Inoltre il tenore di vita è importante e i tanti che si sono trovati in difficoltà economiche e nella paura di non poter assicurare il sostentamento alla famiglia, hanno sperimentato il progressivo distacco emotivo e sessuale dal partner, seppure amato, perché si è impadronito di loro uno stato di profondo malessere esistenziale. A tutto ciò che finora ho detto si aggiunge la naturale preoccupazione per il contagio proprio e dei propri cari e lo spettro angoscioso di una morte dolorosa e solitaria. Di qui la mia convinzione che oltre lavoro per gli avvocati matrimonialisti ce ne sarà molto anche per gli psicoterapeuti.”
Lo slogan "Ne usciremo con le case pulite, nonché puliti moralmente" può farci sperare veramente in un cambiamento interno?
“Purtroppo dobbiamo constatare che passate le prime due settimane, in cui gli italiani si sono sentiti uniti e fratelli, riconoscendo loro anche spirito di amor di patria, disciplina e senso civico, tanto da cantare l'inno nazionale dai balconi e da apporre sui loro profili social bandierine tricolori, ad un certo punto delusi dai politici e stanchi delle notizie fuorvianti e contraddittorie dei media che in questa ghiotta occasione ci hanno inzuppato il pane, hanno cominciato a dare segni di insofferenza alle regole. Sono venuti a galla errori e mancanze dello Stato, nonché le solite mele marce che hanno fatto riemergere l'antico animo disubbidiente dell'italiano. In conclusione mi sento di poter fare un'affermazione for te e cioè che, se è vero che siamo moralmente ed emotivamente peggiorati, l'italiano sa essere all'occasione un eroe se gli viene dato il buon esempio dall'alto. Niente insegna di più del buon esempio, né le parole, né le promesse, né le pontificazioni. Un governo onesto produrrà italiani onesti ed esemplari, perché essi hanno dimostrato negli anni di essere un grande popolo. È pura utopia attribuire una prolungata, q u a n t o i n a t t e s a , c l a u s u r a a l l a disubbidienza e al peggioramento etico del nostro popolo.”
Marco Remaschi , A s s e s s o r e all'A gricoltura, politiche per la montagna e politiche per il mare della Regione Toscana.
La Coldiretti nelle sue richieste a seguito del Covid-19 , ha fatto riferimento anche al "Piano Marshall". Quale è stata la sua risposta in merito?
“Il tema della necessità di un intervento massiccio su alcune filiere agricole è un tema vero, reale, quindi in linea di principio condivisibile la richiesta di sostegno da parte delle organizzazioni come Coldiret ti, anche se alcune affermazioni fatte a livello nazionale, come la proposta di impegnare le risorse europee non spese, non sono riferibili alla Toscana che ha allocato circa il 98% di
quanto disponibile nella programmazione. È necessario però distinguere i vari livelli possibili di intervento, cercando di sfruttare al meglio ogni componente: in particolare ci dovrà essere un livello regionale, con risorse certamente limitate, ma che possiamo gestire in modo più agevole e soprattutto cercando di calzare gli interventi alle reali necessità delle filiere Toscane. È questo il caso delle risorse stanziate dalla regione Toscana per la filiera floricola, cui abbiamo dedicato un fondo ristoro danni subiti per oltre 2,4 milioni di euro e del latte ovicaprino, per il quale abbiamo impegnato 1,2 milioni a favore di produttori e trasformatori. Sul livello nazionale invece stiamo lavorando con il governo e le altre regioni al fine di un rapido ed efficace utilizzo delle risorse di alcune centinaia di milioni di euro previsti dai decreti legge approvati dal governo in nelle settimane scorse.”
Anche gli agriturismi sono stati fortemente penalizzati, pensati anche quale realtà importante per la tutela del paesaggio, salvaguardia dell'ambiente e sviluppo agricolo. Come si può intervenire?
“Il turismo, e con esso l’agriturismo, è il settore che ha più subito in questi mesi, con perdite secche di prenotazioni, quasi del tutto non recuperabili nei mesi a venire, per questo si è pensato per questo settore un intervento specifico, elaborato con le altre regioni, che ci consenta di utilizzare il 2% dei fondi europei del piano di sviluppo rurale, circa 18 milioni per la Toscana, per un contributo a fondo perduto per le aziende. Ciò non consentirà di recuperare integralmente i mancati guadagni, ma darà una boccata di ossigeno indispensabile alla sopravvivenza per molti.”
Qual è il suo pensiero sull'allentamento delle briglie a favore della libera circolazione tra le regioni?
“Mi pare che la situazione sia in tutte le regioni, con le dovute differenze, rientrata in una situazione di controllo, questo grazie al grande lavoro di medici infermieri e degli altri operatori sanitari che hanno veramente dato tanto nella fase più acuta, e anche grazie al comportamento responsabile della maggioranza dei cittadini. Questa situazione non ci deve però dare una illusione di avercela fatta, ma dobbiamo ricominciare a vivere, mantenendo i comportamenti che questa nuova situazione necessita. Tenere tutto chiuso non sarebbe stato né sostenibile, né giustificabile visti i dati, aprire in modo asimmetrico non pareva una scelta tecnicamente valida, basti pensare che all'inizio dell’epidemia in Italia, con i voli dalla Cina chiusi è ormai assodato che il primo contagio sia arrivato dalla Germania che non destava allora alcuna preoccupazione. Oggi abbiamo un mondo talmente interconnesso a livello internazionale, come ci ha ben dimostrato questa pandemia, figuriamoci la possibilità di controllo dai movimenti interregionali. Ma questo vuol dire che dobbiamo essere ancora più responsabili individualmente e capaci come sistema di tracciare ed eventualmente contenere eventuali, e spero remoti, episodi di focolai.”