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Antico Setificio Fiorentino
In foto: Elisabetta Bardelli Ricci, General Manager, con le tessitrici dell'Antico Setificio Fiorentino
L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELLA SETA
...in punta di spillo!
A cura di Carla Cavicchini
In un bel polmone verde, la general manager Elisabetta Bardelli Ricci mi accoglie tra palme ed erbe aromatiche che tanto propiziano l'ambiente, nel bel potpourri di profumi ed odori. Qui si tramandano saperi e passioni antiche, gelosamente custodite nello scorrere dei secoli, ingentilite dai mille ricordi.
La Direttrice dell'Antico Setificio Fiorentino, racconta che lo spazio è stato rilevato dieci anni fa da suo suocero Stefano Ricci, che rientra nel gruppo, con una storia importante che nasce addirittura nel 1786. “Abbiamo telai del 1600 − racconta − fino al 1800 appartenenti a famiglie nobili quali Doria, Guicciardini ed altre ancora, e ogni telaio ha il nome della famiglia di appartenenza. Preciso che sono tutti funzionanti, con tanto di investimenti notevoli di restauro da parte del signor Ricci che, con una buona fonte di amore, ha rilevato questo luogo. Praticamente lavorazioni del tempo con colori attuali, con attento recupero dei disegni e tessuti del passato sulla base dell'archivio storico, ove si ritrovano in tonalità accese, nonché disegni moderni. Due volte l'anno Ricci elabora disegni e grafiche personalizzate per collezioni in merito. Quanto all'arredamento, è senza dubbio una buona fonte di lavoro, come l'attenta applicazione profusa per le varie commissioni, tra cui il restauro delle stanze del Cremlino e i lavori per gli stendardi del Palio di Siena e le sue contrade; in occasione dell'alluvione di Firenze, invece, ci fu l'attenta ristrutturazione di varie cartelle tramite le grafiche del tempo passato. Seguiamo attentamente anche il settore nautico − chiaramente con prodotti ignifughi − barche che vengono charterizzate, ed altro ancora come l'abbigliamento, poiché già le battitrici nelle famiglie della buona nobiltà erano solite farne uso per biancheria della casa, con abiti per nobildonne in preziosa seta. Non a caso, in molti quadri del Rinascimento, collocati in importanti musei, le aristocratiche appaiono vestite col nostro ermisino, tessuto di seta al 100% che ci contraddistingue, irriproducibile. A proposito di tessuti, quando in questa città venne Papa Francesco, gli donammo la casula, abito talare di puro tessuto damasco Doria.”
Continua con il tour: “Ci sono dodici telai, sei manuali e sei semimeccanici tutti funzionanti. Inoltre, vero e proprio fiore all'occhiello questo orditoio su disegno originale di Leonardo da Vinci. Parliamo di una produzione unica al mondo, capace di rievocare le magie del Sei-Settecento, sino ai tempi più recenti. Preciso che lo stilista Roberto Capucci ha sempre scelto le nostre sete per i suoi abiti da sera, per produzioni d'haute couture; quanto al padre di mio marito, da quando ha rilevato l'azienda, usa le sete per giacche operate in smoking Stefano Ricci. L'uomo che cambia stile? Sì, può essere, i gusti si adeguano, l'importante è che rimanga la sostanza”. Di buona fattura!
Questa bella fanciulla prosegue, poi, raccontando che vestono anche molti personaggi dello Star System. Chiunque apprezza l'estrema vestibilità, la bellezza e il comfort che tale tessuto regala. “Come Andrea Bocelli, che ama moltissimo le giacche create con i tessuti di questo setificio. Con la stilista Eleonora Lastrucci, buona amica della moglie Veronica, abbiamo pensato di creare in esclusiva per lei la fantasia di una giacca del tenore, col tessuto del setificio per un suo abito da sera. Ne riparleremo al momento opportuno, appena finita l'era del Covid-19 e i mercati riapriranno”. Osservo che è delicata come la seta e forte come la roccia! Lei risponde: “Già, ha la sua bella forza. Tra l'altro stiamo sviluppando un progetto di scarpe da donna. Da campioni testati, come ad esempio il velluto, è venuto fuori: stoffa altamente resistente! Innegabilmente i lavori di prima erano eterni al contrario di oggi, eseguiti per essere ricomprati a scapito della qualità: i nostri divani durano una vita intera, al limite vengono cambiati gli accessori.” Questione di valore aggiunto, non male in un mondo usa e getta!
Nel frattempo, Elisabetta Bardelli Ricci prosegue raccontando che la seta viene acquistata dal Brasile, in quanto migliore e di filato naturale. “Parlando di sostenibilità, ricicliamo anche gli scarti facendoli rientrare nel circolo produttivo. Non gettiamo niente, raccogliendo anche il piccolo direttamente dal tappezziere, per poi realizzare raffinati cadeau da regalare ai nostri clienti. Abbiamo sempre pensato all'ecosostenibilità, anche quando non era di moda”.
La osservo nei giochi di luce estiva, nell'impeccabile linea da mannequin mentre i lunghi capelli castani scomposti mostrano una miriade di riflessi mogano sapientemente sfumati, dimostrando stile e stilemi semplici eppur aggraziati. L'odore acuto di una pianta di rosmarino a noi vicina attira non poco. Simultaneamente ne colgo gli aghi strofinando ben bene sul dorso della mano profumando aria e corpo: non è una novità che le essenze agiscono sulla nostra psiche! Si prosegue con un buon caffè. Domando se le stoffe sono amate anche all'estero. “Si, senz'altro: le richieste per abitazioni private ed arredamento in generale, piovono da ovunque, lavoriamo intensamente anche per le hotellerie. Qui, nella città dell'Alighieri, mi viene in mente la collaborazione con Four Season, Helvetia Bristol, Villa Cora e tanti altri ancora, poiché le lavorazioni e l'unicità dei tessuti con i disegni del passato dai colori odierni, permettono di essere attuali e competitivi.”
Poi continua: “Vorrei parlare del meraviglioso abito tricolore – lo vediamo nella copertina di Beesness – creato in collaborazione con l'Antico Setificio ed Eleonora Lastrucci, stilista, tra l'altro mia buona amica.” Chiedo il motivo di questa collaborazione. “La risposta è molto semplice: regalare un'immagine simbolica quale risposta al Coronavirus. Le richieste sono arrivate da ogni parte d'Italia e del mondo, persino da Dubai e adesso ci stiamo dando
da fare replicandolo in nero setatissimo da esibire in posti anche glamour che si addicono, senza tralasciare il messaggio sociale. La sede ospitante di tale capo sarà uno showroom itinerante quale bel messaggio d'amore al Rinascimento ed alla nostra bella e cara Italia che rifiorisce. Piacevole osservare la preziosità del tessuto, Lampasso Iris Fiorenza, disegno storico col giglio dedicato alla nostra città. Eleonora ha captato e recepito al volo il messaggio da dare! D'altronde siamo tutti a conoscenza della necessità di una partenza importante salvaguardando in special modo l'ambito toscano-fiorentino − permettetemi, sono di casa! − ed il nostro artigianato. E questo lo dico aggiungendo che noi donne siamo abituate a rimboccarci le maniche, rialzandoci dignitosamente in situazioni estreme.” Vediamo, infatti, molte lavoranti in questa azienda. “È un’azienda prevalentemente al femminile dove lavorano otto donne e, con un pizzico di orgoglio, osservo che in tutte loro esiste molta competenza e professionalità in un bel clima armonioso. Rispettare le regole del Welfare è importante e, a noi, piace coinvolgerle in progetti importanti.”
Domandare se fate beneficenza penso proprio sia scontato! “Ci piace aiutare persone e situazioni in difficoltà, per noi è doveroso farlo. Come per gli interventi per la Fondazione Baciotti, per quella di Niccolo' Galli, impegnandoci anche per le quote rosa come la raccolta fondi per i caschi da utilizzare per chi fa chemioterapia − che partirà a breve, visto che abbiamo privilegiato la raccolta per il Covid-19 − donata al Pronto Soccorso di Careggi. Questo per il Professore Grifoni, primario, e per la sua Onlus, di cui è Presidente e Tecnico Scientifico".
La riflessione innata mi prospetta la figura di una giovane manager d'oltrarno, forte e determinata. Averne come lei! Con l'amica Lastrucci hanno unito eccellenza, passione e creatività, egregiamente in “punta di spillo”. Proseguo domandando se il laboratorio è aperto anche al pubblico. “Certamente! Qui sono venuti allievi ed insegnanti del Polimoda, scolaresche varie, gruppi privati ed altri ancora. Chiaramente su appuntamento poiché al momento della visita i telai vanno fermati per essere poi riavviati di fronte ai visitatori.”
Nella Firenze medievale una delle più potenti corporazioni era quella dell'Arte della Lana, minacciata, tuttavia, da quella più abbiente dell'Arte della Seta, ovverosia una delle sette “Arti maggiori”. Periodo
in cui la produzione dei panni, dei tessuti, era fiorentissima. Chi apparteneva all'Arte della Seta o Arte di Por Santa Maria, si dedicava alla nobile fibra. Spesso la realizzazione del manufatto si componeva anche con l'oro, creava sinuosi disegni accrescendone notevolmente il suo valore, cose di gran pregio esportate in tutta Europa. Oggigiorno l'edificio dell'Arte della Seta – fortunatamente corporazione non distrutta come molte altre nell'Ottocento – porta lo stemma “Via di Capaccio dietro Palagio di Parte Guelfa”. Quanto all'Ospedale degli Innocenti del Brunelleschi, fu iniziato proprio per volere dell'Arte della Seta. Lo stemma è leggibile sull'ingresso del vicinissimo Museo di Archeologia di Piazza Santa Maria dell'Annunziata. Improvvisamente un dubbio avanza: Anna Maria Luisa De' Medici, L'Elettrice Palatina che tanto si prodigò per l'immensa collezione artistica medicea donata poi allo stato fiorentino, per caso si è reincarnata in Elisabetta Bardelli Ricci? Le carte ci sono tutte: artigianato d'altri tempi con telai funzionanti, sete preziose, sapienti ricerche storiche museali… tutto riporta alla città dantesca o Florentia, come l'abito realizzato da cui ha preso il nome.
Pertanto: sboccia, Firenze, che l'aria profuma di Rinascimento!