Anno X - N° 5 2020 € 5,00
Christian Gaston Illan e Maria Giulia Linfante “INSIEME SIAMO PIÙ FORTI”
Luca Travaglini Periodico di informazione bimestrale settembre-ottobre 2020
“MIGLIOR CIBO CON MENO RISORSE”
Oscar Farinetti
“ASCOLTARE I MIGLIORI PER CAMBIARE”
Miranda Martino
“I CHIAROSCURI DELLA MIA VITA”
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/ Editoriale
ABBANDONARE L’ANGOSCIA E SUPERARE L’OSTACOLO
Usciti dal lockdown, molti imprenditori che avevano riaperto le loro attività e si erano ripresi, seppur a fatica, sono ripiombati nell’angoscia per le nuove chiusure disposte a livello regionale. Pensavano che fosse stata superata, o perlomeno arginata la pandemia, ma ora questa seconda ondata di Covid-19 rischia di minare l’economia a livello mondiale. Pertanto, risulta chiaro che anche il retail ne stia subendo le conseguenze, con mancati guadagni e merce invenduta per milioni di euro. Tuttavia, nel ruolo di imprenditori di noi stessi, non dobbiamo lasciarci sopraffare dalle difficoltà e dobbiamo cercare di andare oltre. In questo senso, siamo testimoni di soluzioni imprenditoriali interessanti, come lo Smart Village Cloud, nato da un’idea di Christian Gaston Illan e Maria Giulia Linfante. In che cosa consiste? Si tratta di una piattaforma social per favorire i contatti tra realtà imprenditoriali e artistiche, promuovendo la condivisione di idee e di progetti dei membri che vi aderiscono. Vi consigliamo di leggere l’intervista a Enrique Hauserman, Presidente di Assogenerici, l’associazione di riferimento per il farmaco, che ci illustra come in questo particolare momento storico diventi sempre più centrale la possibilità per tutti di utilizzare e di approvvigionarsi delle medicine necessarie alla cura e al mantenimento della propria salute. Dai farmaci alla sostenibilità, tema molto sentito a livello
della comunità globale: Planet Farms ci spiega come l’agricoltura 2.0 consenta di produrre alimenti di qualità, utilizzando meno risorse, attraverso il vertical farming. Quest’ultimo consiste in una serie di tecnologie volte a offrire ai consumatori ortaggi di ogni tipo, privi di pesticidi. Nonostante la situazione sanitaria ed economica abbia creato problemi al comparto moda e tessile, ci sono aziende inarrestabili, come Manila Grace: attraverso il claim “Made with italian love” si prefigge di promuovere i capi prodotti in Italia. Un altro marchio, Intimissimi, ha lanciato il progetto O2O che, integrando ulteriormente l’offline con l’online, garantisce un’esperienza e un miglior processo di acquisto. Il ritorno alle misure restrittive e di limitato spostamento, sicuramente ci ricondurrà ai fornelli: quale attività più piacevole se non gustare un bel piatto di pasta, meglio se della La Molisana. L’azienda, dopo diversi anni si è ripresa da un fallimento e si è rimessa a correre. Un altro player del settore che non ha risentito della crisi è Eataly di Oscar Farinetti che, oltre ad aumentare le vendite, ha rilanciato con il progetto Green Pea un supermercato sostenibile al 100%. Infine, oltre alle consuete rubriche, chiudiamo con un po’ di leggerezza, che in questo periodo non guasta mai, parlandovi del Festival del Cinema di Venezia. Mi auguro di potervi incontrare di persona nel più breve tempo possibile, DPCM permettendo. Giovanni Bonani Direttore Responsabile
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Editore Beesness di Giovanni Bonani – Via Soperga 13 - 20127 Milano Anno X - N° 5 2020 € 5,00
Christian Gaston Illan e Maria Giulia Linfante “INSIEME SIAMO PIÙ FORTI”
P. IVA 10312920969 – C.F. BNNGNN73H19F205Y Registrazione Tribunale di Milano n°551 del 18.11.2011 Grafica
Luca Travaglini Periodico di informazione bimestrale settembre-ottobre 2020
“MIGLIOR CIBO CON MENO RISORSE”
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/ INDICE
settembre\ottobre 2020
News Bigi Cravatte, Brooks, PEPCO, QVC, Radio Capital, Cibus Forum, Steak & Burger, Go Fish, It's Market, Guida locali storici, Humanitas, Shadow Racing, Design International, CBRE Hilti, P3 Logistics, LCP..................................................................................8
Impresa Mare Nostrum Better World Forum, a call to action for the Mediterranean............. 16
#Smartvillagecloud La nuova idea dell’imprenditore Christian Gaston Illan................. 20
Farmaci generici Intervista al Presidente di Assogenerici, Enrique Häusermann....... 22
Planet Farms L’agricoltura del domani.................................................................... 30
Probox - Francia Ricerca Retail Innovations 15 di Kiki Lab – Ebeltoft Group........... 34
16 5
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Food Oscar Farinetti A colloquio con il fondatore della catena Eataly................................ 46
La tavola imbandita con Bacco capotavola Intervista ad Antonio Arrighi............................................................ 50
La Molisana Intervista a Rossella Ferro.................................................................. 54
Tecnologia Rebranding Quando è giusto rivedere la propria identità di marca?.................... 58
Il futuro del retail Come rispondere ai nuovi scenari in atto........................................... 62
Calzavara, termoscanner Covid19 A colloquio con Massimo Calzavara.................................................. 66
Shoppintime Il servizio gratuito che prenota gli acquisti online.............................. 68
Fashion Manila Grace Made with italian love....................................................................... 36
“Campione” di donna Intervista a Chiara Campione, un nome a garanzia......................... 40
Intimissimi all'infinito L’integrazione tra i punti di vendita fisici e l’e-commerce................. 42
Casio e Honda Racing Un nuovo cronografo per il 20° anniversario di Edifice..................... 44
G-shock, outdoor in sicurezza Un nuovo orologio per l’allenamento quotidiano.............................. 45
6
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settembre\ottobre 2020
Cultura Luci della ribalta I chiaroscuri della vita di Miranda Martino..................................... 72
Sotto il vestito, Eleonora Lastrucci Interivsta a Eleonora Lastrucci.......................................................... 76
Automotive Mercedes Benz Italia Entro il 2039 una flotta di nuove automobili CO2 neutral.............. 80
80 Formazione Un sorriso di talento 10 motivi che portano un imprenditore da zero a nove zeri.............. 84
Schede Franchising Rossopomodoro, Löwengrube , 101 Caffé, Remax Superbrands....... 88
Franchising Centro studi Confimprese Andamento vendite ristorazione e saldi1-31 agosto 2020................ 90
Rubrica Assofranchising Rapporto Assofranchising Italia 2020............................................... 92
Ospitalità e Serotonina Rubrica Quadrante............................................................................ 94
Schede Informative Befed, Capatoast, Click Cafè, Rivareno ............................................ 96 7
/News
MODA E LAVORO, ABBIGLIAMENTO FORMALE IN POLE POSITION In ambito lavorativo, anche da remoto, nasce lo stile conformal (dall’inglese confident e formal), che unisce la sicurezza in se stessi agli abiti formali. Sono tantissimi coloro che hanno riscoperto l’importanza dell’eleganza e da uno studio pubblicato dalla Harvard Business Review risulta che il business dress code è il prediletto da chi desidera apparire esperto verso clienti e colleghi, anche in videochiamata, secondo solo al background. Fra gli over 60 la percentuale di chi sceglie un abbigliamento formale da remoto è del 46%. Non da meno sono i giovani: 8 su 10 optano per questo tipo di look anche su Skype e Zoom. Infine, per il 39% degli intervistati oltre al tipo di vestito è il colore scelto a essere determinante: quelli brillanti per sembrare affidabili (33% degli intervistati), i toni neutri per apparire esperti (74%) e le fantasie per dare l’idea di essere innovativi (34%). L’imprenditore Stefano Bigi, cravattaio di terza generazione e amministratore unico di Bigi Cravatte Milano, spiega che la cravatta rafforza la percezione positiva di chi la indossa e aggiunge eleganza e personalità a qualsiasi abito. Il look formale si rivela ancora il preferito ovunque, tanto che in Nuova Zelanda si è sviluppato il fenomeno del Formal Friday. A sottolineare il legame tra eleganza e comodità è anche l’editorialista americano Robert Armstrong del Financial Times. Giovanni Maria Conti, docente di Storia e Scenari della Moda presso il Politecnico di Milano spiega che l’abito formale dona autorevolezza e determina comportamenti più ricercati. Il New York Times evidenzia che proprio dopo periodi difficili si è maggiormente alla ricerca di uno stile raffinato. Inoltre, cambierà anche il modo di acquistare: un’analisi elaborata dalla Royal Society rivela che, contrariamente a quanto avvenuto in Cina, nel resto del mondo i consumatori stimano di comprare meno vestiti, ma di spendere la stessa cifra, puntando sulla qualità dei capi in vendita.
BROOKS RUNNING LANCIA LA SCARPA BROOKS GHOST 13 Brooks Running commercializza calzature, abbigliamento e accessori sportivi innovativi, in oltre 50 paesi in tutto il mondo. Si propone di ispirare tutti a correre e a essere attivi e di aiutare, con l’attrezzatura progettata, i runner a correre più a lungo, meglio e più velocemente. Questo obiettivo è sostenuto dalla filosofia “Run Happy”, finalizzata a celebrare e a promuovere la disciplina della corsa e i corridori di tutto il mondo. Fondata nel 1914, Brooks Running è una filiale di Berkshire Hathaway Inc. e ha sede a Seattle. A Milano, il 25 agosto 2020, Brooks Running ha presentato la nuova scarpa Brooks Ghost 13, caratterizzata da ammortizzazione, morbidezza bilanciata e dinamicità. Ghost 13 rappresenta la scelta ideale per i runner, poiché è stata progettata per garantire il massimo comfort e una calzata estremamente sicura, grazie alla nuova configurazione dell’intersuola, che offre transizioni fluide e stabili, dal punto di atterraggio e fino allo stacco del piede. Realizzata con materiali altamente tecnologici, la Ghost 13 semplifica la corsa sui percorsi più impegnativi. Con la tomaia in tessuto morbido ed elastico, in grado di fornire sostegno, flessibilità e traspirabilità, Brooks Ghost 13 assicura una corsa senza distrazioni. La scarpa è disponibile online e presso rivenditori autorizzati.
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settembre\ottobre 2020
APERTI I PRIMI PEPCO STORE IN ITALIA PEPCO, la catena di abbigliamento e di articoli per la casa molto convenienti più grande e in più rapida crescita d'Europa, il 18 settembre 2020 ha inaugurato due negozi in Italia nelle provincie di Pordenone e di Treviso. PEPCO prevede di aprire in Italia altri sette punti vendita entro la fine dell'anno. Ha all'attivo oltre 2mila negozi in Europa e offre un'ampia gamma di prodotti selezionati, tra cui abbigliamento per uomo, donna e bambino, biancheria intima, accessori, giocattoli, decorazioni, prodotti tessili e articoli per la casa. L'abbigliamento (comprese scarpe e biancheria intima) costituisce circa il 60% dell'offerta e gli articoli per la casa rappresentano invece il restante 40%. Oltre alla vendita della collezione presente in negozio, la catena offre anche promozioni stagionali a tema. I due store italiani si trovano uno nel centro commerciale Gran Shopping Granfiume a Fiume Veneto (PN) e l’altro nel centro commerciale Emisfero Sileamare a Silea (TV). L'Italia e il dodicesimo paese in cui sia possibile acquistare i prodotti PEPCO, oltre che in Repubblica Ceca, Croazia, Estonia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Slovenia, Romania e Bulgaria. A ottobre è prevista l'inaugurazione di nuovi store in Serbia. Le prossime aperture italiane saranno a Mantova, Bologna, Udine e Venezia entro la fine dell’anno, creando più di cento posti di lavoro, sia part time sia full time. I nuovi negozi saranno situati in centri commerciali o centri storici dove, insieme ad alcune catene food, creeranno un’offerta completa. II marchio e stato lanciato nel 2004 in Polonia e da allora ha proseguito la propria espansione in Europa centrale e orientale. Ogni mese, oltre 19 milioni di persone visitano i negozi PEPCO e nei paesi in cui opera ha sempre ottenuto feedback positivi da parte dei clienti, dei professionisti e delle associazioni. II marchio ha ricevuto anche numerosi premi e riconoscimenti del settore retail e business.
QVC ITALIA COMPIE 10 ANNI Ottobre 2020 è il mese in cui QVC, il retailer multimediale dello shopping e dell’intrattenimento, festeggia 10 anni di presenza nel mercato italiano, che si traducono in 68.367 prodotti lanciati, oltre 1.200 brand per un totale di quasi 13,6 milioni di ordini ricevuti. Inoltre, moltissime iniziative a sostegno delle donne, dell’imprenditoria, dell’ambiente e della ricerca. Il team di QVC oggi conta oltre 500 dipendenti, di cui il 63% donne, con un’età media di 38 anni. Per celebrare questo importante anniversario, QVC ha invitato il 1° e il 2 ottobre tutti coloro che hanno contribuito al successo del brand ad un evento unico. La community di oltre 2,5 milioni di fan, i rappresentanti dei marchi, gli ospiti, gli esponenti della stampa, gli influencer, i partner e i clienti hanno condiviso l’incontro, sia fisico sia digitale, “io QVC, 10 anni di Te”. QVC offre – attraverso il suo canale TV, 17 ore di diretta al giorno, sette giorni su sette, per 364 giorni all’anno – intrattenimento, live show e eventi speciali. Il format del canale è animato da 20 presentatori italiani e da 330 ospiti che si avvicendano durante tutto l’anno, per offrire una programmazione ricca e coinvolgente. La community, costituita per l’87% da donne, è la protagonista del palinsesto e delle iniziative di QVC Italia. La piattaforma e-commerce, che dal dicembre 2011 ha affiancato la programmazione in TV, si è affermata come retailer multicanale. Alla crescita in rete hanno anche contribuito i canali social, Facebook e Instagram, in primis. QVC seleziona i marchi da offrire tra realtà italiane e internazionali, sulla base dei gusti e delle esigenze del cliente. In questi dieci anni, la categoria home resta quella trainante, seguita dal beauty in forte crescita, moda, accessori e gioielli. Il successo di QVC si fonda sulla qualità del servizio e sulla capacità di creare relazioni autentiche con i clienti.
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/News
NOVITÀ IN CASA RADIO CAPITAL Dal 21 settembre Radio Capital è in onda con una serie di novità, dai programmi ai conduttori: tra questi ultimi Selvaggia Lucarelli, Daria Bignardi, Benedetta Parodi e Pif, mentre l’anima musicale resta affidata alle voci storiche. Il nuovo logo è accompagnato dalla dichiarazione “That’s Life”, che sottolinea l’evoluzione sostanziale su forma e contenuto del marchio. Il progetto di rivisitazione e di rinnovamento è stato affidato a Linus, nuovo direttore artistico, che si è proposto di reinterpretare in chiave contemporanea e di valorizzare i contenuti rilevanti di musica e di informazione, per continuare a offrire agli ascoltatori un prodotto di valore e attuale, seppur rivolto al futuro. Radio Capital si presenta quindi nella nuova veste in grado di intercettare anche il mondo femminile, con musica, informazione e intrattenimento. Il ricco palinsesto della stagione 2020/21 tra le novità annovera nel fine settimana il programma I Sopravvissuti, condotto da Pif, nome d’arte di Pierfrancesco Diliberto, regista affermato, attore e scrittore, in collaborazione con Michele Astori. L’informazione, caratterizzata da dinamismo e semplicità, mantiene un ruolo centrale e di valore per Capital, garantendo l’aggiornamento costante durante tutta la giornata, con i giornali radio ogni ora e rubriche dedicate al meteo, al traffico, allo sport, al cinema e ai temi di maggiore interesse per gli ascoltatori. Radio Capital, il cui pubblico è composto prevalentemente da 30-40enni, ma anche 50enni, mira ora a intercettare anche i giovani, offrendo una radio musicalmente congrua e di contenuti interessanti per questa fascia d’età.
CIBUS FORUM, IL TALENTO ITALIANO DI INNOVARE DIVENTA CORALE Successo per Cibus Forum, svoltosi a Parma dal 2 al 3 settembre 2020, che ha riunito i protagonisti della filiera agroalimentare italiana. L’evento ha potuto contare sulla presenza di oltre mille operatori al giorno e circa 3mila spettatori in streaming. La riflessione comune degli oltre 50 protagonisti che si sono susseguiti sul palco ha portato alla definizione dei seguenti concetti: la chiusura ha spinto i consumatori a capire meglio il valore del cibo e del lavoro per la produzione; la necessità di insistere sulla valorizzazione del cibo italiano; l’urgenza di misure a sostegno dell’Ho.re.ca., in particolare ai ristoratori, che sono i veri promotori del cibo di qualità, in Italia e nel mondo; un’innovazione che coniughi storia e tradizioni dei territori con le nuove tecnologie (droni e imballaggi compostabili). Enti (Confagricoltura, Coldiretti, CIA Agricoltori e ICE) e studi del settore (ricerca di Nomisma) hanno sostenuto: che la filiera deve essere rapida nell’affrontare la sfida del Green Deal, onde evitare il rischio che altri paesi europei possano vantare sostenibilità maggiore dei prodotti; l’apprezzamento dell’utilizzo della tecnologia, purché applicata alla produzione di cibo genuino e naturale, senza l’utilizzo di Ogm; l’importanza della logistica, delle interconnessioni infrastrutturali e delle energie rinnovabili; la necessità di rivedere il concetto di filiera, per favorire la sostenibilità, comprendendo i trasporti, l’industria degli imballaggi e i produttori di macchine; il rafforzamento dei legami tra le istituzioni per favorire le esportazioni. A Cibus Forum sono intervenuti anche numerosi rappresentanti della Grande Distribuzione che hanno sottolineato la necessità di: individuare nuove forme di comunicazione al consumatore e rinnovare la collaborazione tra tutti i segmenti della filiera agroalimentare.
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settembre\ottobre 2020
L’EVOLUZIONE DI AL MERCATO STEAKS & BURGERS A Milano, in Via Sant’Eufemia 16, a ottobre 2020, lo chef Eugenio Roncoroni h a i n a u g u ra to Al Mercato Steaks & Burgers, evoluzione dello storico locale che rende protagonista la carne, ispirandosi alla “vecchia scuola” delle steakhouse americane. Il nuovo progetto permette al cuoco di esprimere al meglio la personalità anticonformista e le origini italo-americane, portando in Italia il concetto classico della steakhouse, ma rivisitato e nobilitato. Il concept si caratterizza per la contaminazione francoamericana della cucina e degli interni del ristorante. Le due anime che prima componevano Al Mercato, ristorante e burger bar, convergono in una nuova proposta gastronomica fondata sulla qualità nella semplicità. Il servizio di sala si ispira all’eleganza francese, mentre il menu si declina in una serie di piatti originali, in primis a base di carne: bistecche di Black Angus e di Wagyu Australiano e burger, in diverse varianti e personalizzabili con ingredienti extra. A questi si aggiungono le verdure, sia come accompagnamento sia in alternativa alla carne. Completano l’offerta lievitati e dessert.
APRE IL PRIMO GO! FISH IN ITALIA Ad agosto 2020 la multinazionale tedesca NORDSEE, leader europeo nella distribuzione del pesce, ha lanciato GO! FISH in Italia e ha aperto il primo ristorante presso la food court del centro commerciale Oriocenter di Orio al Serio (BG). L’Italia è il secondo paese scelto dall’azienda per l’espansione del marchio, dopo il lancio di GO! FISH a fine 2019 in Belgio. Il nuovo format del gruppo rispecchia uno stile giovane, con l’intento di servire pesce di altissima qualità in un ambiente informale, decorato con elementi vintage ispirati ai diner degli anni Sessanta, in un’atmosfera arricchita dal fascino della Pop Art. Alle proposte di pesce tipiche della cucina nordeuropea, si affiancano tradizionali piatti italiani, come il fritto misto di pesce. Inoltre, uova strapazzate, insalate di avocado, salmone affumicato e carpaccio di salmone sono solo alcuni dei piatti serviti nel ristorante, che offre un menù completo, dalla colazione alla cena. Nei ristoranti GO! FISH un’attenzione particolare è rivolta alla sostenibilità ambientale, grazie all’uso di confezioni in carta e a vassoi in cellulosa riciclabili. NORDSEE Holding sta già lavorando sulle prossime aperture in Europa dei ristoranti GO! FISH: attualmente è alla ricerca di partner in franchising e di sedi adeguate, per poter proseguire l’espansione del marchio. NORDSEE GmbH, fondata nel 1896 dagli armatori e dai commercianti di Brema come la "Società tedesca per la pesca a vapore NORDSEE", conta 374 sedi e tre canali di vendita: ristorante, snack bar e buffet di mare. NORDSEE è membro certificato dell'Associazione del franchising tedesca e ad oggi oltre 150 filiali in Germania e all'estero sono state gestite con successo da partner in franchising. 11
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TURISMO, LA MIXOLOGY SEDUCE I LUOGHI CULT DELL’OSPITALITÀ ITALIANA Il 27 luglio 2020 è uscita l’edizione 2020 della 44 a guida ai Locali Storici d’Italia, dedicata all'accoglienza e al gusto, in modo particolare alla creatività della miscelazione, con un itinerario da Nord a Sud. La guida propone un viaggio sull’onda della mixology, alla scoperta dei luoghi chiave della storia, della cultura e dell’ospitalità italiana. Il volume, gratuito e disponibile anche in formato app con geolocalizzazione, contiene gli indirizzi e le informazioni di 213 locali simbolo del paese, che coniugano aneddoti e ricette segrete, tradizioni di famiglia e personaggi storici e famosi nazionali e internazionali. Si va dai locali storici di Milano – il Caffè Camparino, il Ristorante Biffi, l’Hotel Principe di Savoia – al Ristorante Checchino di Roma, dal Grand Hotel Tremezzo in provincia di Como, al Grand Hotel Sitea di Torino e al Caffè Dante Bistrot di Verona. Non possono mancare la Grapperia Nardini di Bassano del Grappa in provincia di Vicenza, il Gran Caffè Lavena, l’Hotel Excelsior Venice Lido Resort e sempre a Venezia il Caffè Florian, il Ristorante Museumstube Bagni Egart Onkel Taa in provincia di Bolzano. Gli alberghi, i ristoranti, le pasticcerie, le confetterie, i caffè letterari e le fiaschetterie segnalati dalla guida – senza scopo di lucro e patrocinata dal ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo – sono tutelati e valorizzati da 44 anni dall’Associazione Locali Storici d’Italia e devono avere almeno 70 anni di storia, conservare ambienti e arredi originali e presentare cimeli, ricordi e documentazione storica sugli avvenimenti e sulle frequentazioni illustri. Tra i locali recensiti, il Veneto è la regione più rappresentata, seguita da Lombardia, Toscana, Piemonte, Liguria e Campania.
NUOVO EMERGENCY HOSPITAL IN HUMANITAS PER LA LOTTA AI VIRUS Dal 21 febbraio a maggio 2020, gli ospedali Humanitas in Lombardia – presenti a Rozzano, Bergamo e Castellanza – hanno curato più di 2.300 pazienti affetti da Covid-19, riconvertendo le strutture, mettendo a disposizione oltre 600 posti letto e raddoppiando i posti in terapia intensiva (creandone 58 ex novo in aggiunta ai 56 già esistenti), subintensiva e in pronto soccorso. Oggi, a Rozzano, è stato realizzato l’Emergency Hospital 19, accanto all’attuale pronto soccorso, grazie al contributo di Intesa Sanpaolo all’Istituto Clinico Humanitas e di TenarisDalmine e Fondazione Rocca alla Fondazione Humanitas per la Ricerca, cui si deve lo sviluppo scientifico del progetto. L’investimento è di 12 milioni di euro. Si tratta di una struttura innovativa, che risponde alle emergenze attuali e future di diagnosi e di cura, legate ai virus e alle malattie infettive. Autonoma, replicabile, esportabile e altamente tecnologica, è stata progettata da Techint. Dispone di pronto soccorso, diagnostica, terapia intensiva e subintensiva, degenze e sale operatorie. All’Emergency Hospital 19 è abbinato un programma di ricerca scientifica in ambito immunologico contro le malattie infettive. La struttura è il frutto di un know-how ingegneristico e medico italiano, dove clinica, ricerca e formazione si fondono, favorendo l’unione delle competenze tra medicina interna, infettivologia, gestione dell’emergenza in pronto soccorso e in terapia intensiva. È la prima di tre strutture dedicate all’emergenza in via di costruzione a Bergamo, presso Humanitas Gavazzeni e a Castellanza, presso Humanitas Mater Domini. Infine, nell’Emergency Hospital 19, un’attenzione particolare è dedicata alla relazione tra pazienti e familiari, tramite tablet a disposizione dei degenti. 12
settembre\ottobre 2020
SHADOW RACING CARS TORNA ALLA RIBALTA DOPO QUARANT’ANNI L’iconico marchio Shadow Racing Cars – fondato dall’ex agente della CIA in Estremo Oriente Don Nichols e noto per la partecipazione ai campionati automobilistici Can-Am e Formula 1 negli anni Settanta con vetture dalle linee curate e avveniristiche – è stato rilevato da un imprenditore italiano e presenta un piano d’azione che spazia dall’automotive al lusso. Il ritorno del brand sarà trainato da: lo sviluppo di una serie limitata con motorizzazione, aerodinamica e interni esclusivi; la realizzazione di un’autovettura con una carrozzeria retro-futuristica; l’avvio della produzione di una serie esclusiva di orologi, in edizione unica e personalizzata per ogni cliente, di una linea di occhiali limitata e di una linea di abbigliamento e di calzature; infine, la partecipazione al campionato NASCAR Whelen Euro Series 2020, con due Ford Mustang. Proprio quest’ultima iniziativa sarà la prima a partire, dopo che nel febbraio 2019 è stato siglato il contratto di collaborazione con la società elvetica 42 Racing SA, che oltre ad essere partner operativo nella partecipazione alla versione europea del campionato NASCAR (National Association Stock Car Auto Racing), affianca Shadow nelle strategie commerciali e marketing del marchio. Il debutto di Shadow Racing Cars sarà a Vallelunga, in occasione della prima gara del campionato NASCAR Whelen Euro Series.
IT’S MARKET, UNA NUOVA VIA TRACCIATA DA INGKA CENTRES E ITALMARK A quattro anni dall’apertura di Elnòs Shopping di Roncadelle (BS), il 29 luglio 2020 è stato inaugurato IT’S Market, un format distributivo inedito, progettato e sviluppato in partnership da Ingka Centres e Italmark, appositamente per Elnòs Shopping. Ingka Centres vanta una grande attenzione verso l’esperienza del cliente e l’evoluzione dei bisogni, anche di ispirazione, mentre Italmark rappresenta una realtà ben organizzata e radicata sul territorio bresciano. IT’S Market è un nuovo format dedicato al food, che trasforma l’atto semplice e quotidiano di fare la spesa e l’apprezzare il buon cibo in un’esperienza nuova e unica. Spaziando dalla massima funzionalità di una spesa veloce e conveniente alla possibilità di una vera e propria food shopping experience, il concept unisce comfort, ingredienti di altissima qualità e proposte esclusive da assaggiare sul posto. Il design dello spazio e il merchandising mix in IT’S Market nascono con l’intento di ampliare il bacino di interesse, rispetto alle più tradizionali drogherie e di anticipare le nuove tendenze volte a ridefinire la quotidianità dei luoghi del commercio, in termini di esperienza e di servizio. Una parte consistente della gamma dei prodotti offerti è “a chilometro zero”, comprendente specialità locali e bio. L’intervento di realizzazione degli spazi ha interessato un’area di 6.900 mq e ha comportato la demolizione di quattro unità preesistenti. La rotazione del fronte casse, di novanta gradi rispetto alla Galleria, permette al nuovo tratto una maggiore fluidità, così come la distribuzione delle aree sedute, interne e perimetrali, dedicate alla somministrazione. Nella futura configurazione di Elnòs Shopping, l’area non coperta da IT’S Market accoglierà, nei prossimi mesi, un centro fitness e ulteriori servizi.
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CBRE E LOMBARDINI22 COMPLETANO LA CONFIGURAZIONE DEGLI UFFICI DI HILTI A SESTO SAN GIOVANNI A settembre 2020 CBRE, leader mondiale nella consulenza immobiliare e DEGW, brand del gruppo Lombardini22 e leader nel settore workplace, hanno completato l’intervento di configurazione degli uffici in Piazza Indro Montanelli 20 a Sesto San Giovanni (MI), per conto di Hilti Italia S.p.A. Sono stati sostituiti completamente gli arredi ed è stato ridefinito il concept del quartier generale dell’azienda. La configurazione degli uffici, per un totale di circa 4.300 mq, è stata adeguata ai più moderni livelli di design per i luoghi di lavoro, con spazi dedicati alle diverse necessità (ad esempio per telefonare o per incontri informali) e postazioni regolabili. La nuova disposizione, oltre a includere una zona attrezzata dedicata alla pausa, ha permesso di ridurre le distanze tra dirigenti e dipendenti. Questo progetto, completato con successo nonostante l’incertezza dei tempi odierni, è frutto della stretta collaborazione tra le realtà coinvolte, compreso il cliente, molto partecipe alla realizzazione. Infine, in accordo con la strategia di recupero richiesta da Hilti, sono stati effettuati alcuni interventi mirati e strategici sulle finiture, che hanno permesso di ridurre i costi e al contempo di stravolgere la percezione degli spazi.
P3 LOGISTIC PARKS, IL NUOVO MAGAZZINO CENTRALE DI PEPSICO IN POLONIA Il nuovo magazzino centrale di PepsiCo, situato nel Parco P3 di Mszczonów a 50 km da Varsavia, è l’immobile logistico più grande nella rete di distribuzione e di tutte le strutture simili completate in Polonia nel primo trimestre del 2020. L’area del magazzino supera i 58mila mq e può contenere intorno ai 60mila pallet. Circa 5mila pallet lasciano ogni giorno l’immobile e altrettanti ne entrano, provenienti dagli stabilimenti produttivi. Dopo il consolidamento dei processi logistici, effettuati un tempo in diverse sedi polacche, il nuovo magazzino è operativo da settembre 2020 ed è stato realizzato in tempi record. Per PepsiCo si tratta di una struttura strategica per operare in maniera efficiente e senza interruzioni. Già oltre l’85% delle operazioni previste sono effettuate a Mszczonów. P3 Logistic Parks – società di investimento a lungo termine specializzata nell’acquisizione, nello sviluppo e nella gestione di immobili logistici – è riuscita ad adattare completamente l’immobile alle esigenze del cliente e alle sue operazioni logistiche. Il complesso comprende 103 baie e un’area di 24 mq per le operazioni di carico e di scarico delle merci. Il sistema QLoader permette di caricare e scaricare automaticamente i pallet, riducendo i tempi di lavorazione e minimizzando i costi. All’interno dell’immobile sono state applicate soluzioni innovative, tra cui un dispositivo automatizzato per imballare i pallet dopo la fase di produzione e alcune confezionatrici mobili e fisse, per proteggere la merce immagazzinata. Sia PepsiCo sia P3 hanno posto grande attenzione nel ridurre ai minimi termini l’impatto ambientale del magazzino. I processi operativi nell’immobile sono diretti da ID Logistics, operatore internazionale specializzato nella logistica “conto terzi”. Nonostante l’alto grado di automazione dei processi logistici, all’interno dell’immobile lavorano ben 230 persone: il 52% di magazzinieri, il 27% da operatori del carrello elevatore e la percentuale rimanente impiegata nell’amministrazione e nella supervisione. 14
settembre\ottobre 2020
LCP COMPLETA LO SVILUPPO DELLA PIÙ GRANDE STRUTTURA LOGISTICA IN EUROPA E NE ANNUNCIA LA VENDITA IMMEDIATA A DWS Logistics Capital Partners, società di sviluppo e di gestione di magazzini logistici in sette paesi europei, a luglio 2020 ha annunciato il completamento del progetto e la vendita immediata dei primi due edifici alla divisione d’investimento immobiliare di DWS. La struttura logistica è situata a Trecate, in provincia di Novara e costituisce un unicum a livello europeo, in termini di dimensioni, standard di sostenibilità e tempi di realizzazione, considerata la recente pandemia. Dopo aver concluso altri importanti progetti in Italia (a Vercelli e a Torrazza per Amazon), LCP ha scelto Trecate per realizzare un nuovo hub logistico, lungo il corridoio Torino-Milano-Venezia. Con un totale di 515mila mq, si tratta del più grande parco logistico in Italia. I primi due edifici, per una superficie complessiva di 162mila mq, sono già stati pre-locati nel 2019, ad un marchio globale del settore lusso, che li utilizzerà per un nuovo centro di distribuzione internazionale. LCP è riuscita a realizzare uno dei centri logistici più avanzati d’Europa in termini di sostenibilità ambientale. Inoltre, LCP ha la possibilità di costruire un terzo edificio di 55mila mq e controlla il terreno adiacente, che potrà essere utilizzato per ingrandire il parco in fasi successive.
DESIGN INTERNATIONAL VINCE IL PRESTIGIOSO RLI AWARD 2020, COME DESIGNER DELL’ANNO Design International, fondata nel 1965 a Toronto e con sede centrale a Londra, opera nel campo del design, in particolare nell’ambito della retail architecture. Oggi realizza anche progetti nei settori mixed-use, residenziale, hôtellerie, hospitality, stazioni e nodi di interscambio. Attualmente, i paesi interessati sono l’Europa, l’India, il Medio Oriente e la Cina. Uffici sono presenti a Milano, Shanghai e Dubai. A Londra, il 4 settembre 2020, RLI (Retail & Leisure International), rivista di riferimento per il settore shopping center, hospitality, park theme, ha organizzato, in modalità virtuale, l’RLI Award 2020, coinvolgendo in diretta operatori e top player di tutto il mondo. Una giuria internazionale e una partecipazione di progetti qualificati provenienti da tutto il mondo hanno interagito per poter eleggere i vincitori 2020 delle 15 diverse categorie in competizione, dai progetti commerciali a quelli di intrattenimento, dagli sviluppatori agli studi di architettura. In questo contesto, Design International si è aggiudicato due riconoscimenti: il premio come miglior designer dell’anno 2020, per la sua attività internazionale caratterizzata da innovazione e capacità di interpretare in anticipo le esigenze del mercato; la menzione d’onore nella categoria Most Anticipated Opening 2020, con il progetto Silicon Central, che aprirà prima di fine anno a Dubai.
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MARE NOSTRUM Better World Forum, a call to action for the Mediterranean A cura di Carla Cavicchini
Anche stavolta la splendida Venezia, città che si affaccia sulla laguna, in occasione della 77a Mostra del Cinema non ha deluso, dimostrando la voglia e l’impegno nel comunicare anche le tematiche legate alla tutela e salvaguardia del nostro pianeta. Giunto all’8a edizione, dopo considerevoli attenzioni e successi a Monaco, Cannes, Il Cairo e New York, il Better World Forum ha scelto tale location per promuovere e sostenere i proget ti orientati su ambiente, biodiversità ed ecosistemi del Mediterraneo. Il mare azzurro incarna il futuro del mondo, pertanto ben vengano idee con progetti sostanziali passando dall’immagine alle azioni. Forze unite con i vari par tner che non devono essere necessariamente ambientalisti, ma anche scienziati, scrittori, registi al fine di preservare e proteggere l’ecosistema marino. E dal momento che l’industria cinematografica a livello globale è un potente veicolo di cambiamento per l’estrema velocità di veicolare messaggi risvegliando le coscienze, la presentazione sull’ambiente a Venezia – che si è avvalsa anche di notevoli personaggi famosi – ha lanciato inviti a privati e cittadini nonché istituzioni nazionali ed internazionali, impegnati sempre di più per la salvaguardia ed il futuro d’ogni mare. Better World Forum è la piattaforma globale creata dal fondatore e Presidente Manuel Collas de La Roche nel 2015, formata da opinion leader ed influencer impegnati a scardinare vecchi modi di pensare ed essere altamente operativi, puntando at tivamente verso azioni
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settembre\ottobre 2020 umanitarie, innovazione aziendale, nonché sicurezza ambientale. E proprio Manuel Collas, percependo quanto il cinema sia foriero di messaggi importanti per il benessere del mondo e di tutti noi, osserva che all’alba di questo nuovo decennio il cambiamento è dietro l’angolo: “Il tempo passa, scorre velocemente, è vitale. Pertanto bisogna impiegarlo bene e in fretta. Già da questo 2020 promettiamo di impegnarci responsabilmente per il domani e, proprio qui, nel Mediterraneo, santuario di idee, soprattutto con l’aiuto del cinema, è vitale passare dalle immagini alle azioni. Il Better World Endowment Fund aspira ad essere più di un singolo evento, esistendo come un movimento che aumenta la consapevolezza del cambiamento del globo. Il bene, fattore primario, deve essere ben condiviso e proprio su questa scia lancio un appello ad una maggior consapevolezza individuale.”
il buon impegno profuso. Premio speciale anche ad Alessandro Gassman per il suo impegno nel sostenere l’ambiente con il progetto #Green Heroes, nonché al film “Princesse Europe” diretto da Camille Lotteau. Come da tradizione è il Ca’ Sagredo Hotel, nel cuore della laguna, ad ospitare le più prestigiose cene private con i protagonisti della Mostra che, anche stavolta, si riconferma punto nevralgico della mondanità del Festival, con accesso
delle star verso suite presidenziali, pur mantenendo tuttavia ben alto l’impegno socio-ambientale del Better World Forum. Questo poiché la vita non è tutta glamour, bensì anche consapevolezza del territorio che deve iniziare dalla propria coscienza unita a profondo senso civico. Anche l’attore Alessandro Gassman si esprime in merito: “Credo sia molto i m p o r ta nte p a r la re d i c a m b ia m e nti
Vari e di forte impatto, testimonial e premiati nelle scorse edizioni capaci di includere Premi Nobel, Golden Globe, Grammy and Academy Awards quali: HSH Principe Alberto II di Monaco, Wim Wenders, Sharon Stone, Forest Whitaker, Wim Wenders, Jean-Michel Cousteau, Mary J. Blige, Jean Michel Cousteau, Akon and Yann Arthus-Bertrand. Ed ancora Sua Eccellenza Dr. Thani Bin Ahmed Al Zeyoudi, Ministro del Clima del Governo di Granada, Andrew Forrest Minderoo Foundation Australia, Denis Mukwege, Capo Raoni. Figlie e figli d’arte. Non è un gioco di parole, bensì le persone che volentieri hanno aderito alla kermesse veneziana come Maya Hawke nel film “Mainstream”, per la gioia di mamma Uma Thurman e su o p a d r e Et h a n H aw ke . A l t ro personaggio veramente d’eccezione, Keira Chaplin, nipote del mitico Charlot. Tutti partecipi a questa iniziativa globale con protagonista, appunto, l’ambiente. Premiati con il “Better World Forum Award”: Feras Fayyad, regista di “The C ave” nominato alla 92a edizione degli Academy Awards per il miglior documentario, vincitore quest’anno di un Emmy Award, e il dott. Amani Ballour per
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climatici soprattutto in un contesto come la Mostra del Cinema di Venezia. Personalmente lo faccio quotidianamente e continuerò a farlo anche in maniera più attiva. Poiché questo è il problema universale di chi vive ed abita il nostro pianeta, garantire un futuro ai nostri figli e nipoti è fondamentale. Purtroppo la nostra generazione sta lasciando un pianeta in grave difficoltà consumando più del dovuto, essendo in ritardo nel tentativo di recuperare la situazione. Pertanto è basilare che i nostri Governi ascoltino mantenendo le promesse fatte e non solamente in minima parte come è avvenuto fino ad oggi. Rivolgo, poi, un caro saluto ai premiati, ringraziandoli per tenere accesa l’attenzione sul dramma dei cambiamenti climatici.” Arisa, svolazzante con abito total dark di Marras che ricorda una nuvola (in sintonia col personaggio!) in un misto di ingenuità, candore e consapevolezza sull’ambiente, si pronuncia osservando il Divino in per fet t a simbiosi con l’universo e la natura. “Rispettando la terra rispettiamo noi stessi, facciamogli del bene per essere ricambiati. Sono un’artista – prosegue – una che quando canta con l’anima si emoziona sperando di contraccambiare. Perché la mia voce è tutto il mio essere. Quanto a ognuna di noi… Noi valiamo!” E questo senza aderire alla pubblicità dell’Oreal! Il Better World Forum con “A call to action for the Mediterranean”, desidera sempre di più portare l’attenzione sui gravi problemi ambientali sensibilizzando l’opinione pubblica. E questo essendo anche voce ed immagine del mondo di domani tramite proiezioni di film e documentari d’ogni nazione, p r o m u ove n d o e s o s te n e n d o t u t t i questi attori nell’ombra. L’interesse, la curiosità, l’intrattenimento, lo stimolo nel radicale cambiamento terrestre uniti a tecnologia, valenti sponsor, marchi e buone operazioni culturali, possono innescare una comune volontà verso una buona consapevolezza globale e di protezione ambientale.
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SALVIAMO L’AMBIENTE Le iniziative inaugurate presso l’asta straordinaria durante la cena di gala sono state svolte tramite il Comitato Francese per la salvaguardia di Venezia con il patrocinio dell’Associazione dei Comitati Privati Internazionali per la salvaguardia di Venezia, che promuove il restauro e la conservazione dei beni culturali nonché artistici quale patrimonio di Venezia. Ed ancora la King Baudouin Foundation, che sostiene l’azione della dottoressa Amani Ballour nel migliorare il personale medico femminile che opera nelle zone di guerra aiutando le popolazioni in pericolo e impegnandosi ad abbattere le barriere tra i sessi. Tutto il contributo ricavato dall’asta battuta verrà utilizzato sia per il Comitato Francese per la salvaguardia di Venezia con il patrocinio dell’Associazione dei Comitati Privati Internazionali per la salvaguardia di Venezia, che per The King Baudouin Foundation. Il catalogo delle aste, a beneficio di queste due fondazioni, rimarrà aperto sino al 30 settembre di questo 2020. Da tener presente che parliamo di ben 40 lotti suddivisi tra: esperienze, viaggi, oggetti d’arte ed altro ancora, messi all’asta digitale per supportare le azioni di dette fondazioni. Info: Better World Forum – app.galabid.com/bwf
10/13MARZO2021 New location
Fieramilano Rho, HALL 8-12
Venditalia 2021: il mondo del Vending si incontra a Milano Venditalia, il più importante Salone del Vending, rappresenta un’opportunità unica per scoprire le ultime novità del settore e un’occasione concreta per incontrare i protagonisti del Vending internazionale. Vi aspettiamo nella nuova location espositiva di Fieramilano Rho!
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#SMARTVILLAGECLOUD La nuova idea dell’imprenditore italo-argentino Christian Gaston Illan, CEO e Founder di iLoby, e la sua compagna Maria Giulia Linfante Rubrica iLoby a cura di Christian Gaston Illan
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settembre\ottobre 2020 #Smartvillagecloud è un progetto che ha come obiettivo quello di far interagire imprenditori e artisti nel campo della musica, della moda, del teatro, del wellness, della cucina e del mondo tech. Un nuovo modo di comunicare e fare network per confrontarsi e scambiarsi idee, consigli e mettere in campo le proprie capacità per progetti vincenti. Il suo motto non sbaglia: insieme siamo più forti. Com'è nata l'idea di questo progetto? “L'idea è frutto di questo periodo nel quale ognuno è chiamato a mettersi in discussione. Così io e la mia compagna Maria Giulia Linfante, in una domenica di quarantena, abbiamo pensato: perché non creare un network di imprenditori e artisti dove ognuno potesse condividere opinioni, conoscenze e idee?” In cosa consiste? “Smart Villag[g]e Cloud, (doppia [g] di Genius), si basa sul concetto di knowledge sharing, ovvero la condivisione di conoscenze e di experience di grandi imprenditori, artisti e persone accomunati da un forte spirito di innovazione, creatività e qualità. Un mondo caleidoscopio dove il denominatore comune è l'immaginazione, la passione per Il proprio lavoro e la voglia di fare network.” Chi sono i membri? “Imprenditori, artisti e innovatori. Ma, ad ogni modo, chiunque
abbia voglia di mettersi in gioco e aprirsi. Smart Villag[g]e Cloud è il luogo intangibile dove ognuno può fornire il proprio contributo: la parola chiave è action, mettersi in gioco!” Come è possibile entrare a far parte di Smart Villag[g]e Cloud? “Essendo un gruppo selezionato, per entrare a far parte di questo network bisogna essere invitati da almeno tre membri. Non vi è nessuna fee, l’unico requisito è volere fare rete e condividere con atteggiamento propositivo.” Milano e lockdown. Quale sarà secondo lei l'evoluzione di questa città? “Milano è il cuore pulsante di un'Italia che crede nel progresso. Una città dove la storia e il futuro danzano in una sincronia perfetta. È il luogo dell'innovazione, dove tutti i grandi fanno capolino. È la città della borsa, della moda, del design, delle fiere, dell’Expo e soprattutto presto sarà la città che ospiterà le Olimpiadi Invernali del 2026 con Milano Cortina. Credo che l’ingrediente principale che accomuna i milanesi sia la tenacia, la perseveranza. Quel fuoco interiore che arde e ti fa credere in te stesso e nel tuo progetto fine alla fine. In questa epoca considero anche fondamentale un'apertura mentale più ampia che mai, che porti a creare sinergie in tutti gli ambiti. Bisogna cambiare l'ottica, il punto di vista, lasciare il pensiero dell’io e iniziare a pensare con una visione di insieme totalmente inclusiva.”
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FARMACI GENERICI: STESSA EFFICACIA, GRANDE RISPARMIO Intervista al Presidente di Assogenerici, Enrique Häusermann A cura di Giorgio Nadali
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settembre\ottobre 2020 Assogenerici (Associazione Nazionale Industrie Farmaci Generici e Biosimilari) è l'organo di rappresentanza ufficiale dell’industria dei farmaci generici equivalenti e biosimilari in Italia. Costituita nel 1993, rappresenta oltre 50 aziende farmaceutiche, ovvero oltre il 95% delle aziende impegnate nel fornire medicinali a prezzi contenuti e di alta qualità a milioni di cittadini, contribuendo a stimolare la concorrenza e l'innovazione nel settore farmaceutico. Assogenerici è quotidianamente impegnata con oltre 15 gruppi tra commissioni e task force dedicate, fornendo servizi di assistenza e supporto di altissimo livello professionale. Ciò ha consentito ad Assogenerici di divenire il punto di riferimento di una parte importante dell’industria farmaceutica italiana, rappresentando oggi oltre il 95% delle aziende impegnate a portare ai pazienti italiani i farmaci generici equivalenti e biosimilari. TRASPARENZA ASSOGENERICI nel principio di trasparenza che ne rappresenta un valore cardine, già dal 1996 ha adottato un proprio “Codice Deontologico” che dal 2014 è stato adeguato alle più recenti normative europee in materia di trasparenza nei rapporti tra industria, pubblica amministrazione, operatori sanitari e pazienti. Nel 2016, facendo propri i principi stabiliti nella “List of guiding principles promoting good governance in the pharmaceutical sector” della Commissione Europea ed in linea con il codice di condotta recentemente adottato dalla nostra associazione di riferimento europea (Medicines for Europe), Assogenerici ha adottato la nuova versione del Codice che, in tema di trasparenza dei trasferimenti di valore agli operatori sanitari, prevede l’obbligo da parte delle aziende associate di pubblicare ogni anno la lista degli operatori sanitari e delle società scientifiche cui sono stati riconosciuti contributi economici. I VALORI DELL’ESSERE ASSOCIATI Assogenerici rappresenta le proprie associate facendosi portavoce di tutte le istanze di interesse per il comparto e garantisce loro di: ● far parte di una associazione forte e unita; ● fare network; ● beneficiare delle expertise dello staff dell’Associazione e di quelle comuni agli associati; ● avere accesso tempestivo ad informazioni su tutti gli aspetti di market access, affari regolatori e legali di interesse e chiave per le aziende farmaceutiche; ● giocare un ruolo di primo piano sul tema della sostenibilità e della competitività del comparto; ● aumentare la propria influenza e accreditamento a livello italiano nei confronti di tutti gli stakeholders, attraverso le proprie attività istituzionali e di comunicazione; ● aumentare la propria influenza e accreditamento a livello europeo attraverso le attività che l’Associazione porta avanti come membro di Medicines for Europe.
All’interno di Assogenerci sono rappresentate imprese multinazionali e aziende italiane dislocate su tutto il territorio nazionale che producono sia per il mercato nazionale che per i mercati esteri, oltre ad aziende impegnate nella produzione di farmaci in conto terzi per tutta l’industria farmaceutica, per un totale di 10mila occupati e quasi 40 siti produttivi. La gamma dei prodotti garantiti dalle aziende associate varia dai perfusionali ai galenici tradizionali ai generici fino agli innovativi biosimilari, distribuiti sia nelle farmacie al pubblico che negli ospedali. Si tratta di farmaci fondamentali nella pratica clinica quotidiana, che le aziende realizzano in stabilimenti dotati dei più elevati standard tecnologici e perfettamente rispondenti agli standard di qualità richiesti dalla normativa italiana ed europea. In ambito europeo, Assogenerici è membro di Medicines for Europe (già EGA), la voce delle industrie produttrici di farmaci generici equivalenti, biosimilari e value added medicines in Europa che rappresenta 350 siti produttivi e di ricerca con un totale di 160mila addetti. Le aziende di Assogenerici sono alleati strategici del Servizio Sanitario Nazionale nell’obiettivo di mantenere l’equilibrio tra la vocazione universalistica dell’assistenza sanitaria e le risorse economiche a disposizione, affinché l’accesso alle cure possa rimanere un diritto di tutti. La mission dell’Associazione è infatti quella di creare valore per la salute dei pazienti garantendo una maggior possibilità di accesso ai farmaci in tutte le principali aree terapeutiche, riducendo le disuguaglianze, ottimizzando l’uso delle risorse del Ssn e migliorando l’aderenza terapeutica. Assogenerici svolge anche un importante ruolo consultivo nel settore sanitario italiano, lavorando a stretto contatto con le istituzioni italiane ed europee per sviluppare soluzioni sostenibili per l'assistenza farmaceutica e per aumentare la forza competitiva dell’Italia nel mercato farmaceutico mondiale. La realtà produttiva rappresentata all’interno di Assogenerici è infatti in costante crescita: già oggi oltre il 50% dei medicinali generici equivalenti in commercio nel nostro Paese sono prodotti da officine di produzione dislocate sul territorio italiano e proprio grazie all’offerta produttiva generata dal mercato dei farmaci generici equivalenti, molte piccole e medie imprese del tessuto produttivo italiano hanno avuto nuove opportunità di crescita e sviluppo e hanno raggiunto un livello di eccellenza, riconosciuto a livello mondiale, in molte produzioni farmaceutiche. Assogenerici punta ad un ulteriore sviluppo del comparto orientato alla salvaguardia del tessuto produttivo italiano e alla creazione di nuova occupazione, sia in ambito produttivo, sia nell’indotto, sia nelle aree di sviluppo tecnologico.
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I 5 PIL A STRI DELL A MISSION DI ASSOGENERICI Pazienti La mission è creare valore per la salute dei pazienti garantendo una maggior possibilità di accesso ai farmaci in tutte le principali aree terapeutiche, riducendo le disuguaglianze; ottimizzando le risorse del Servizio Sanitario Nazionale, migliorando il rapporto costo/efficacia di terapie esistenti e garantendo un migliore e, dove terapeuticamente significativo, più veloce accesso a tutte le principali terapie farmacologiche; migliorando l’aderenza terapeutica riducendo il costo che devono sostenere i pazienti nell’acquisto dei farmaci, fattore che rappresenta la prima causa in Italia per abbandono delle terapie. Qualità L’industria opera con standard produttivi tecnologicamente e qualitativamente avanzati ed è quotidianamente impegnata con gli enti regolatori europei e nazionali perché tali standard qualitativi vengano mantenuti e vengano promossi anche a livello globale. Le aziende sono costantemente sottoposte a stringenti controlli, sia a livello europeo sia a livello italiano, per quanto riguarda: l’immissione in commercio dei farmaci (AIC); la qualità; la produzione (che deve sottostare alle rigide regole del Good Manufacturing Practice-GMP); il controllo post-marketing. Valori L’industria promuove i valori della concorrenza e dello sviluppo economico. L’opportunità offerta dai farmaci generici equivalenti crea valore economico perché: - aumenta il numero di attori sul mercato favorendo la concorrenza; - contribuisce alla sostenibilità del ser vizio s anit ario, riducendo la pressione sulle risorse del sistema pubblico e privato; - genera impatti macroeconomici positivi grazie alla creazione di posti di lavoro, sviluppo industriale e opportunità di investimenti. Sostenibilità L’indus tria è un alleato s tr ategico del Servizio Sanitario Nazionale per mantenere l’equilibrio tra la vocazione universalistica dell’assistenza sanitaria
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e le risorse economiche a disposizione, affinché l’accesso alle cure possa rimanere un diritto di tutti. Senza l’arrivo della nostra industria negli anni 2000, oggi la spesa farmaceutica pubblica sarebbe stata di oltre 4 miliardi di euro in più. Collaborazione Per assicurare che tutti i pazienti abbiano accesso alle cure necessarie, lavoriamo da sempre con tutti gli attori dell’universo sanitario e con i decisori politici per creare un mercato farmaceutico trasparente e competitivo. La collaborazione e il dialogo con tutti gli stakeholders coinvolti rappresenta per l’Associazione la base di confronto per garantire: - la tutela e lo sviluppo del comparto; - un maggiore e migliore accesso alle cure; - la sostenibilità del nostro Servizio Sanitario Nazionale. I FARMACI GENERICI EQUIVALENTI L’industria dei farmaci generici equivalenti è oggi al centro delle principali politiche farmaceutiche dei sistemi sanitari pubblici, poiché fornisce i medicinali essenziali che consentono agli operatori sanitari di affrontare tutte le patologie più diffuse, sia acute che croniche. Così facendo, ha contribuito a trasformare l’assistenza farmaceutica garantendo un maggior accesso alle cure in un periodo di sempre maggior richiesta e sempre minori risorse a disposizione dei sistemi sanitari. Grazie a questa trasformazione, milioni di pazienti hanno beneficiato di un miglior accesso a medicinali essenziali e salvavita. LA BASE NORMATIVA DEI FARMACI GENERICI EQUIVALENTI Legge 549/1995 - il farmaco generico equivalente è identificato per la prima volta in Italia e viene definito come un “medicinale, la cui formulazione non sia più protetta da brevetto, a denominazione generica del principio attivo seguita dal nome del titolare dell’AIC”. L e g ge 425/1996 - L a d e f i n izi o n e viene ampliata in medicinali “a base di uno o più principi attivi, prodotti industrialmente, non protet ti da
brevetto o dal certificato protettivo complementare [...], identificati dalla denominazione comune internazionale (DCI) del principio attivo o, in mancanza di questa, dalla denominazione scientifica del medicinale, seguita dal nome del titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio, che siano bioequivalenti rispetto a una specialità medicinale già autorizzata con la stessa composizione quali-quantitativa in principi attivi, la stessa forma farmaceutica e le stesse indicazioni terapeutiche”. Legge 149/2005 - Viene introdotta la denominazione “equivalente”. Nell’art. 1.bis si legge, infatti: “I medicinali con obbligo di prescrizione medica di cui all’articolo 7, comma 1, del decreto-legge 18 settembre 2001, n. 347, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 novembre 2001, n. 405, e successive modificazioni, e di cui all’articolo 1 del presente decretolegge ad esclusione di quelli che hanno goduto di coperture brevettuale, sono definiti ‘medicinali equivalenti’”. Decreto Legislativo n. 219/2006 - Recependo la direttiva comunitaria 2001/83/CE,si arriva alla definizione di farmaco generico, armonizzata a livello europeo: “un medicinale che ha la stessa composizione qualitativa e quantitativa di sostanze attive e la stessa forma farmaceutica del medicinale di riferimento nonché una bioequivalenza con il medicinale di riferimento dimostrata da studi appropriati di biodisponibilità” I FARMACI GENERICI EQUIVALENTI: I CONCETTI CHIAVE I requisiti per l’immissione in commercio dei farmaci generici equivalenti A massima garanzia della tutela dei pazienti, perché un medicinale equivalente ottenga l’Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC) deve possedere precisi ed imprescindibili requisiti. Il c ardine alla base della procedura di autorizzazione è la dimostrazione che i due prodotti siano bioequivalenti: “La bioequivalenza tra due medicinali è, in sintesi, la dimostrazione dell’equivalenza terapeutica tra due formulazioni, essenzialmente simili,
settembre\ottobre 2020 contenenti lo stesso principio attivo. I farmaci biosimilari I farmaci biosimilari sono stati lanciati in commercio in Europa 10 anni fa per rispondere al pressante bisogno di un migliore accesso alle cure con farmaci biotecnologici. Un recente studio ha infat ti evidenziato come nei paesi europei a più basso reddito vi era totale impossibilità di accesso alle cure per il trattamento dell’artrite reumatoide con farmaci biologici e, anche nei paesi europei più ricchi, la percentuale di pazienti che poteva ricevere tali cure non superava il 15%. È evidente, quindi, che trovare nuove soluzioni a tale bisogno avrebbe garantito un più equo e diffuso accesso alle cure. I farmaci biosimilari hanno trasformato un privilegio di pochi in un diritto di molti. Già con il primo biosimilare approvato nel 2006 e frutto di ricerche sofisticate e all’avanguar-dia, un numero crescente di pazienti ha avuto accesso a cure prima limitate da ragioni di sostenibilità economica. Da allora le aziende del comparto hanno continuato a investire in innovazione portando a 20 il numero di farmaci biosimilari oggi
disponibili in Europa. Perché il farmaco biosimilare Un farmaco biosimilare è un farmaco biologico sviluppato per essere comparabile a un farmaco biologico esistente (il “farmaco di riferimento”). Il principio attivo di un biosimilare e del suo farmaco di riferimento sono essenzialmente la stessa sost anza b io l og i c a , m a p ot r e b b e r o e s s e r ci differenze di minore entità a causa della loro natura complessa e degli altrettanto complessi metodi di produzione. Come il farmaco di riferimento, il biosimilare ha un grado di variabilità naturale. Se il biosimilare viene approvato dall’EMA, significa che quest a variabilit à ed eventuali differenze tra il biosimilare e il suo farmaco di riferimento si sono dimostrate ininfluenti sulla sicurezza e l’efficacia. Il percorso normativo e regolatorio per l’approvazione dei farmaci biosimilari è differente da quello dei farmaci generici. Dal 1995 tutti i farmaci biotecnologici devono essere valutati a livello centrale dall’EMA. In caso di parere scientifico positivo emanato dal Comitato per i
Prodotti Medicinali ad uso umano (CHMP), la Commissione europea prende una decisione formale sull’autorizzazione all’immissione in commercio. Dal 20 03 esiste uno specifico percorso normativo e regolatorio per lo sviluppo e l’autorizzazione dei farmaci biosimilari. I principi generali dello sviluppo e della revisione dei farmaci da parte delle autorità europee si applicano anche ai farmaci biosimilari come avviene per i farmaci biologici di riferimento. Una volta approvata l’immissione in commercio di un farmaco bio-similare a livello europeo, questa autorizzazione vale per tutti i Paesi, compresa l’Italia. I PILASTRI DELLA MISSION DELL’ITALIAN BIOSIMILARS GROUP Pazienti I farmaci biosimilari hanno garantito non solo che un numero maggiore di pazienti diventasse eleggibile per i trattamenti ma che si potesse anche intervenire prima nel decorso della malattia, garantendo, così, anche una migliore qualità della vita. Questo è ciò che è accaduto, anche in Italia, con l’introduzione del filgrastim biosimilare, utilizzato per supportare il sistema immunitario nei pazienti sottoposti a terapia chemioterapica. In Italia, tra il 2006 e il 2015, il filgrastim biosimilare ha assicurato l’accesso alla cura per il 53% di pazienti in più. Lo stesso è accaduto grazie alla concorrenza generata dall’ingresso nel mercato dei farmaci biosimilari per altre aree terapeutiche, come l’eritropoietina o l’ormone della crescita, e lo stesso effetto positivo è atteso con la recente entrata in commercio dell’anticorpo monoclonale infliximab. Qualità Le nostre aziende, con i loro i farmaci biosimilari, hanno contribuito a migliorare l’accesso a cure indispensabili per milioni di pazienti. Con più di 10 anni di esperienza positiva nella pratica clinica e 20 prodotti in commercio, i biosimilari hanno dato accesso a terapie all’avanguardia a milioni di pazienti per patologie come il cancro, il diabete, l’artrite reumatoide e altre malattie autoimmuni. Sappiano che l’80% di tutti i costi sostenuti dal nostro Sistema
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Foto ©vivienna.it
Sanitario Nazionale sono relativi a malattie cro-niche. I farmaci biosimilari hanno dato e danno la risposta a una delle maggiori sfide della nostra sanità, ovvero riuscire a garantire un accesso alle terapie più equo e universale. Valori L a nos tr a indus tria contribuisce a garantire soluzioni terapeutiche efficaci ed efficienti. I biosimilari, infatti, non solo garantiscono un maggior accesso alle cure ma migliorano i risultati terapeutici e razionalizzano la spesa sanitaria attraverso la possibilità che questi offrono nel garantire il tempestivo ricorso alle terapie a base di farmaci biologici per patologie invalidanti. Sostenibilità Grazie ai considerevoli miglioramenti nell’accesso dei pazienti a cure e farmaci, il numero delle persone con più di 60 anni sta crescendo a una velocità doppia rispetto a quanto non accadeva prima del 2007. L’invecchiamento della popolazione, l’aumento delle malattie croniche e dei
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costi delle cure nonché l’introduzione di terapie complesse sono fattori che stanno mettendo in forte difficoltà la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale. In uno scenario simile, i farmaci biosimilari rappresentano una strada innovativa e percorribile per garantire un maggior accesso alle cure e allo stesso tempo un contenimento dei costi. Collaborazione L’Italian Biosimilars Group è coinvolto attivamente con tutti gli attori della sanità italiana, policy makers, società scientifiche, associazioni di medici, farmacisti e pazienti per discutere insieme, in un’ottica di trasparenza e condivisione, sulle complesse tematiche e aspetti scientifici legati ai farmaci biologici e biosimilari. Per il gruppo è infatti di fondamentale importanza la diffusione della giusta cultura sulle potenzialità e le caratteristiche che fanno dei farmaci biosimilari l’unica strada percorribile per garantire un adeguato accesso alle cure per tutti i pazienti e la salvaguardia
dell’universalità di questo diritto. I N T E R V I S TA A L P R E S I D E N T E DI ASSOGENERICI, ENRIQUE HÄUSERMANN Dottor Häusermann, esiste un vantaggio di utilizzare farmaci generici? “Esiste senz’altro un vantaggio economico det t ato dall’ef fet to concorrenziale determinato dall’avvento dei generici sui singoli mercati. Questo è il motivo per cui l’industria dei farmaci generici equivalenti è oggi al centro delle principali politiche farmaceutiche dei sistemi sanitari pubblici: fornisce i medicinali essenziali che consentono agli operatori sanitari di affrontare tutte le patologie più diffuse, sia acute che croniche, sia in ospedale che nel territorio. L’avvento dei farmaci equivalenti – come ribattezzati dalla legislazione nazionale – e successivamente l’avvento dei biosimilari ha garantito un maggior accesso a farmaci essenziali e salvavita in un periodo di sempre maggior richiesta e con sempre minori risorse a
settembre\ottobre 2020 disposizione dei sistemi sanitari. Si tratta di prodotti che per legge in Italia debbono costare almeno il 20% in meno rispetto al corrispondente originator scaduto di brevetto e la riduzione di prezzo cresce significativamente sia nella negoziazione reale con l’AIFA per i farmaci del territorio, sia nelle procedure di gara per gli ospedali: è un risparmio considerevole sia per le casse del SSN che per i singoli cittadini, che vedono di conseguenza calmierato anche il costo dei brand.” L’Italia sorpassa la Germania nella produzione farmaceutica europea (31,2 miliardi contro i 30 dei tedeschi), una crescita trainata dall’export. Cosa ne pensa? “È un primato che il nostro Paese si è assicurato da almeno un triennio diventando il primo produttore farmaceutico dell’Unione Europea. Un primato raggiunto grazie anche all’importante riconversione di molti impianti nazionali alla produzione di equivalenti. Questi dati testimoniano l’eccellenza del comparto produttivo farmaceutico nazionale, che andrebbe supportato con scelte politiche di settore lungimiranti. È Il caso di ricordare che il comparto farmaceutico, nel suo complesso, occupa oltre 65mila addetti diretti (oltre 10mila nelle aziende aderenti Assogenerici), in oltre il 95% dei casi a tempo indeterminato e genera un indotto di altrettanto rilievo. La farmaceutica, anticiclica per eccellenza, è un gioiello che merita di essere preservato e fatto crescere, anche a fronte di dati di export in costante crescita.” In percentuale quanti farmaci oggi sono disponibili nella versione di farmaco generico perché il brevetto è libero? “Sostanzialmente per il 50 ed il 60% per cento delle molecole disponibili in commercio in Italia esiste un equivalente, percentuale che aumenta se si considerano solo quelli rimborsati dal SSN.” I medici prescrivono a sufficienza farmaci generici? “Più di prima ma ancora non abbastanza. Nel nostro Paese i generici sono entrati più tardi rispetto ad altri mercati europei ed hanno subito per anni l’opposizione durissima e spesso scorretta da parte delle aziende branded. In particolare sono state fatte circolare delle fake news che abbiamo fatto fatica a scrollarci di dosso e hanno creato un problema culturale che stiamo ancora cercando di superare. Oltre il 70% dei medicinali comunemente utilizzati in ospedale sono fuori brevetto (di cui il 30% sono generici), acquistati in gara a prezzo concorrenziale e contribuiscono alla tenuta del SSN: generano una spesa che conta solo il 10% della spesa farmaceutica in ospedale. La gente viene cura, guarita, dimessa e non si chiede se è stata curata col brand o col generico. Le resistenze scattano nel territorio, dove il SSN rimborsa per intero il prezzo del generico e il cittadino ancora in troppi casi però preferisce integrare di tasca propria la cifra mancante per ritirare in farmacia il farmaco griffato… in genere si tratta di pochi euro di differenza che tuttavia accumulati nel 2019 hanno rappresentato un differenziale complessivo di 1 miliardo e ceno versato di tasca propria dai pazienti. E il fatto che il peso dell’esborso cresce da Nord a Sud conferma che il
problema è soprattutto culturale: l’incidenza maggiore a livello regionale si registra in Sicilia (15,8% della spesa regionale SSN nel canale retail) e nel Lazio (15,7%). Quella più bassa si registra invece ormai da anni in Lombardia, dove il differenziale versato di tasca propria dai cittadini quota il 10,9% della spesa regionale SSN in farmacia.” Quale strategia adottate per farli conoscere? “L’unica strategia possibile è quella di promuovere un'informazione scientifica corretta sulle caratteristiche e le qualità di questi prodotti indirizzata al grande pubblico, sempre più spesso attuate in partnership con le Regioni o le associazioni dei pazienti, i professionisti sanitari, le farmacie. Il nostro auspicio è che anche l’Autorità regolatoria, l’Agenzia Italiana del farmaco, intervenga con una campagna informativa indirizzata ai cittadini analogamente a quanto fece in occasione dell’esordio di questi prodotti sul mercato nazionale. Una iniziativa del genere andrebbe prima di tutto a vantaggio del SSN.” Quali rapporti intrattenete con la FNOMCeO, Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri? “Abbiamo un dialogo costante con le associazioni del settore sanitario e con gli ordini professionali. Rapporti che la recente pandemia COVID ha contribuito a rinsaldare perché ciascuno ha fatto la sua parte per rispondere all’emergenza nazionale che ci siamo trovati ad affrontare, stando tutti in prima linea. I medici e i farmacisti hanno pagato un tributo importante alla pandemia in termini di vite perse. Le aziende degli equivalenti hanno vissuto giorno per giorno a fianco delle strutture sanitarie alle prese con l’emergenza, incrementando le produzioni, trasformando le proprie linee produttive e attivando il proprio network internazionale per far fronte alla crescita esponenziale della domanda dei prodotti (+200%) – quasi esclusivamente generici – utilizzati per la gestione dei pazienti nelle terapie intensive ed in assistenza domiciliare. È un’esperienza comune che non potrà che incrementare il dialogo in vista delle sfide future che attendono il SSN.” La qualità dei farmaci generici è la stessa di quelli brandizzati? “Nessun medicinale, originatore o generico che sia, può essere commercializzato nella Comunità Europea senza aver ottenuto un’autorizzazione all’immissione in commercio da parte di un'autorità regolatoria nazionale o europea: questo garantisce al paziente la qualità del prodotto farmaceutico a cui devono conformarsi tutti i medicinali. Il cardine alla base della procedura di autorizzazione è la dimostrazione che i due prodotti siano bioequivalenti: la bioequivalenza tra due medicinali è, in sintesi, la dimostrazione dell’equivalenza terapeutica tra due formulazioni essenzialmente simili, contenenti lo stesso principio attivo. Il produttore di equivalenti deve dimostrare che il medicinale è “bioequivalente” al medicinale di riferimento. In base alle normative comunitarie e nazionale l’azienda produttrice di equivalenti deve tra l’altro documentare dettagliatamente la
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chimica, il processo di produzione e le misure adottate relativamente al controllo di qualità; assicurare che le materie prime ed il prodotto finito soddisfano le specifiche della Farmacopea Europea; dimostrare che l’equivalente ha un profilo di impurezze confrontabile a quello del medicinale di riferimento e che quindi non servono nuovi studi di sicurezza; dimostrare che l’equivalente mantiene le caratteristiche di stabilità per il periodo di validità indicato in etichetta; dimostrare che il contenitore ed il sistema di chiusura non interagiscono con il medicinale. Di fatto l’equivalente è sottoposto alle verifiche di qualità e sicurezza adottate per tutti i medicinali ma ha il vantaggio di poter disporre della grande quantità di dati aggiuntivi ottenuti dall’uso consolidato del medicinale di riferimento (brand) nel corso degli anni, consentendo quindi di valutare il profilo rischio/beneficio in modo più definito e delineato di quanto sia possibile per qualsiasi nuovo prodotto immesso sul mercato.”
attivi, e degli attivi stessi, provengono in gran parte dall’Asia, anche per farmaci con brevetto europeo o statunitense. La Cina è di gran lunga il principale fornitore mondiale di intermedi di sintesi per la produzione di principi attivi destinati all’industria farmaceutica, soprattutto per alcuni medicinali essenziali come antidolorifici o antibiotici. Le province di Hubei e Zhejiang – dove la pandemia ha fatto conoscere per la prima volta la sua ferocia – ospitano oltre 100 impianti produttivi. Le aziende italiane ed europee sono riuscite a far fronte egregiamente all’emergenza. Il nostro comparto – con 300 siti produttivi in tutta Europa – garantisce il 67% dei medicinali soggetti a prescrizione nei Paesi UE ed è stato il maggior fornitore di medicinali essenziali per la gestione della crisi. È necessario
Coronavirus. La Novartis blocca il prezzo di 20 farmaci generici prodotti da Sandoz. Un Suo commento? “Si tratta di scelte che non richiedono il commento dell’associazione di categoria, seppur apprezzabili sotto il profilo di responsabilità in un momento come quello che il mondo ha attraversato. Tuttavia, è una scelta, è bene chiarirlo, che riguarda mercati dove il prezzo dei medicinali non è regolamentato come nel nostro paese, dove il prezzo dei farmaci del SSN non varia in nessun caso per scelta autonoma delle aziende.” Avete dichiarato che le scorte di principi attivi potrebbero essere a rischio a causa del Coronavirus. Può dirci di più? “Avevamo espresso questa preoccupazione all’inizio dell’ondata pandemica, in marzo, come conseguenza dell’emergenza esplose in Cina e in conseguenza della successiva decisione di Nuova Delhi di bloccare le esportazioni di numerosi ingredienti necessari alla produzione. Come è ormai noto a livello mondiale gli intermedi per la sintesi dei principi
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Foto © tuttoggi.info
evitare il protezionismo nazionale e garantire la massima collaborazione e coordinamento paneuropei per avere successo Diciamo che per quanto riguarda il comparto farmaceutico la pandemia ha portato allo scoperto tutte le fragilità della globaliz z azione, sollecit ando un’ampia riflessione in ambito europeo ed extraeuropeo. Due milioni di Euro è il costo di una dose di AVSX-101 (Zolgensma) della Novartis, il farmaco più caro al mondo. Serve per curare l’atrofia muscolare spinale di tipo 1. Cosa pensa del caro farmaci? “Caro famaci è senz’altro una efficace locuzione giornalistica: suggestiva, ma non spiega e non documenta un bel nulla. Quella da lei citata è una terapia genica una tantum progettata per affrontare la
settembre\ottobre 2020 causa genetica di una malattia rara e gravissima che colpisce 1 bambino su 10 mila, che opera rilasciando una copia funzionante del gene danneggiato nelle cellule del paziente, arrestando così la progressione della malattia: ne basta una dose per guarire definitivamente. C’è stato molto clamore, si è detto e scritto che il costo necessario alla produzione di un trattamento ammonterebbe a circa la metà del prezzo stabilito. Ma non ci si sofferma a chiedersi a quanto ammontino i costi di ricerca sostenuti dall’azienda per arrivare a bersaglio, né tantomeno si pensa a quanto investimenti vanno persi perché non producono gli effetti sperati. Dobbiamo augurarci che la ricerca continui a produrre miracoli analoghi e dobbiamo abituarci all’idea che le nuove terapie cellulari avranno sempre costi elevati. Non spetta a me rappresentare le aziende di ricerca: sanno farlo benissimo da sole. Voglio solo sottolineare che come, aziende degli equivalenti, abbiamo sempre chiesto che i risparmi realizzati tramite gli equivalenti e i biosimilari venissero reinvestiti in toto nel capitolo della farmaceutica proprio per dare spazio all’innovazione e affrontare i bisogni di salute più onerosi. Alla luce della tematica che stiamo affrontando non posso che ribadirlo.”
Crescono gli investimenti in ricerca e sviluppo del farmaceutico. Nel 2017 le imprese del farmaco in Italia hanno investito 2,8 miliardi in Ricerca (1,5) e impianti produttivi (1,3) ad alto valore aggiunto, un valore cresciuto di oltre il 20% dal 2012. Come valuta questo dato? “L’industria farmaceutica è il primo settore al mondo per investimenti in R&S, sia per incidenza che rispetto al fatturato (15,4% rispetto alla media del 4 degli altri settori). Nel 2018 l’industria farmaceutica in Italia ha realizzato investimenti pari a 3 miliardi di euro (1,65 miliardi di euro in ricerca e sviluppo e 1,35 in produzione), ha generato un valore aggiunto diretto e indiretto di 17,5 miliardi di euro. Basti pensare che le sole aziende del nostro comparto investono in media oltre il 17% dei proventi in ricerca e sviluppo, soprattutto su biosimilari e value added medicines, e che ogni 1.000 € di produzione di equivalenti in Italia , si generano 1.908 € di domanda aggiuntiva (annualmente pari ad oltre 5 miliardi di €). Sono numeri importanti, che testimoniano una crescita costante nell’ultimo decennio. Va detto però che l’Italia sconta ancora un gap importante rispetto agli altri paesi dell’Unione europea che dovrebbe essere colmato, almeno in parte, attraverso forme di partenariato pubblico-privato che nel nostro Paese stentano ancora a decollare anche per le difficoltà burocratiche e l’assenza di supporti normativi adeguati fattori che agiscono da ostacolo alla crescita in questo come in altri settori.” Il CEO di Sandoz, Richard Saynor ha dichiarato pochi giorni fa: «Sono molto preoccupato per le notizie secondo cui i prezzi dei farmaci di base, come gli antidolorifici e gli antibiotici, stanno aumentando in modo significativo a causa della difficoltosa offerta di principi attivi provenienti dalla Cina». Lei è d'accordo? “Il comparto farmaceutico europeo nel suo complesso, attraverso le associazioni che lo rappresentano – EFPIA e Medicines for Europe – è già al lavoro per organizzare al meglio la miglior risposta ad una eventuale seconda ondata pandemica nel corso della quale sarebbero chiamate a continuare a fornire i medicinali ai cronici e allo stesso tempo pianificare la produzione o l’importazione di ulteriori medicinali di emergenza. Le analisi di scenario realizzate in quest’ottica e condivise con la Commissione UE portano a ritenere che non dovrebbero esserci criticità nell’approvvigionamento di materie prime. Resta da vedere se non ci sia il rischio di tentativi di speculazione giustificati col paravento di presunte criticità produttive.”
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/Impresa
PLANET FARMS L’agricoltura del domani Rubrica a cura di IKN
“Produrre più cibo, di migliore qualità, con meno risorse”. Il Vertical Farming è la soluzione altamente innovativa che porterà ortaggi a chilometro zero nelle grandi città. Luca Travaglini, chairman e co-ceo di Planet Farms e relatore della prossima edizione di Forum Retail, ci racconta come sfruttare le tecnologie innovative di Vertical Farming per la ripartenza post Covid. Come sta cambiando l’agrifood? Può
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essere una molla per rilanciare il settore del food in Italia? “La trasformazione digitale sta velocemente c ambiando il mondo dell’agrifood. Le nuove tecnologie e l’automatiz zazione dei processi, infatti, rendono possibile una maggiore trasparenza. Dall’intelligenza artificiale alle blockchain, passando per agricoltura di precisione e le biotecnologie: oggi le aziende hanno accesso a molti strumenti in grado di aiutarle a soddisfare le
settembre\ottobre 2020 esigenze sia su scala globale che locale. Stando ai numeri diffusi dalle Nazioni Unite, con una proiezione demografica globale di 9,7 miliardi di persone entro il 2050, la produzione agricola dovrà aumentare di almeno il 70% rispetto ai livelli attuali per soddisfare il fabbisogno della popolazione mondiale. La digitalizzazione del settore agrifood avrà anche importanti ricadute sociali, assicurando l’accesso al cibo e una nutrizione adeguata a fette della popolazione che ad oggi ne sono escluse e rendendo autosufficienti quelle aree del mondo che oggi dipendono dall’importazione. L’ottimizzazione dei processi, l’uso della tecnologia e la qualità del prodotto finale in termini di fragranza e salubrità può certamente favorire il rilancio di un settore, quello del food, che rappresenta da sempre un cavallo di battaglia per il nostro Paese.”
All'interno dello stesso stabilimento entra un seme ed esce un prodotto confezionato che sarà toccato per la prima volta direttamente dal consumatore. La filiera, quindi, è completamente integrata, rendendo possibile una totale tracciabilità.”
Efficienza e sicurezza sono due asset fondamentali per l'agricoltura ai tempi del Covid: come la tecnologia può sostenere la continuità della produzione e garantire la sicurezza per tutti gli operatori della filiera? “Secondo un recente report di Barclays, le vertical farm potrebbero capitalizzare complessivamente 50 miliardi di dollari sul mercato a livello globale poiché possono coltivare prodotti più gustosi su scala, senza ricorrere alle pratiche agricole convenzionali, che incidono sul cambiamento climatico, e possono garantire un approvvigionamento di alimenti freschi a livello locale. Grazie a questa tecnologia avanzata, si possono coltivare centinaia di ettari di colture su un ettaro solo con una precisione tale che la produzione non è solo più saporita e ma anche più sicura in quanto priva di pesticidi, ed essendo la filiera molto più breve, i prodotti conservano maggiore freschezza. L’agricoltura verticale non richiede deforestazione o grandi quantità di acqua e non contribuisce all’inquinamento idrico. Inoltre, poiché queste aziende agricole possono essere posizionate praticamente ovunque e sono altamente automatizzate, la produzione è locale e più fresca, gli sprechi alimentari sono ridotti e si possono raggiungere popolazioni scarsamente servite, caratteristiche che possono essere particolarmente vantaggiose in tempi critici come l’attuale pandemia di Covid-19. Nel caso specifico di Planet Farms, i prodotti, oltre ad essere molto buoni, sono estremamente sani poiché hanno un apporto nutrizionale paragonabile a quello di un super food.”
Luca Travaglini interverrà come speaker nella tavola rotonda Smart Agrifood: sostenibilità, tracciabilità e certificazione durante Forum Retail 2020, il più grande networking HUB per la community del Retail da 20 anni. Forum Retail è un evento di IKN Italy pensato per la sua community OnForumRetail
Dalla chimica alla tecnologia: come Planet Farms garantisce la tracciabilità e la trasparenza al cliente finale? “Ogni prodotto seminato da Planet Farms è accudito in maniera costante e precisa con il monitoraggio di ogni aspetto del processo di crescita, dalla luce alla temperatura, dall’umidità alla purificazione di aria e acqua, il tutto in ambienti incontaminati e isolati dalle condizioni ambientali esterne per ottenere dei prodotti veramente puri. L'intero processo di crescita, dalla semina alla raccolta, è studiato meticolosamente per garantire una certezza assoluta sulla qualità e tracciabilità delle piante.
In questo periodo di "new normal", quali sono i prossimi progetti in cantiere per Planet Farms? “Attualmente stiamo lavorando alla costruzione della vertical farm più grande d’Europa, che sorgerà entro febbraio 2021 a Cavenago, alle porte di Milano, e con cui saremo in grado di garantire alla Grande Distribuzione tra le 600 e le 800 tonnellate di prodotto all’anno. In programma per il futuro prossimo c’è la costruzione di altri cinque stabilimenti in diversi Paesi del Vecchio Continente, tra cui anche Svizzera e Regno Unito.”
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RETAIL AWARDS 2020 IN OCCASIONE DELLA 20A EDIZIONE DI FORUM RETAIL, L’EVENTO NELL’EVENTO NATO PER CELEBRARE SUCCESSI E VALORIZZARE ECCELLENZE Il 28 ottobre, in occasione della 20a edizione di Forum Retail, si svolgeranno i Retail Awards, quest’anno in un formato virtuale del tutto innovativo. Parte di un progetto che dura da 20 anni e diventato a tutti gli effetti un evento di riferimento per il mondo dei Retailer, i Retail Awards, in un anno come questo caratterizzato da forti “turbolenze” che hanno generato grandi cambiamenti, celebrerà le realtà e i progetti che si sono contraddistinti per creatività, innovazione e resilienza. I Retail Awards sono rivolti ai soli retailer (di aziende dei settori GDO, GDS, fashion, consumer goods, food…) ad eccezione di Best Innovation in Payments. Di seguito le categorie dell’edizione 2020: Best Chief Digital Officer, Best Integrated Marketing Campaign, Best E-commerce, Best Innovation in Payments, Best Logistics Project, Best Green Sustainability Project, Best Start Up, Best Retailer 2020. I progetti saranno valutati con il supporto di una Giuria composta da Manager e Giornalisti con comprovata esperienza nel mondo Retail. Inoltre, in occasione del 20° anniversario di Forum Retail, Retail Awards sceglie di celebrare il successo del mercato di questi ultimi 20 anni di trasformazione digitale riconoscendo: - il “Career Award 2001-2020”: il volto dell’innovazione, il leader manageriale che ha guidato team e impresa verso la sfida del digitale, conducendo il mercato dove nessuno credeva possibile e raggiungendo risultati strabilianti affermandosi come modello d’ispirazione per tutte le società del settore; - la “Best Retail Company 2001-2020”, l’impresa che si è innovata e ha saputo innovare il mercato proponendosi come porta bandiera dell’innovazione digitale del Retail italiano. Per informazioni: https://www.retailawards.it
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settembre\ottobre 2020
SI AVVICINA LA 20A EDIZIONE DI FORUM RETAIL: SOSTENIBILITÀ, DIGITALE E SICUREZZA L’EVENTO PROPONE UN INNOVATIVO ED ESCLUSIVO FORMAT “VIRTUALE”, CONSENTENDO COSÌ AI PARTECIPANTI ONLINE. Forum Retail, l’evento di IKN Italy che richiama la più grande Community di Retailer in Italia, si prepara a celebrare il 20° compleanno con numerose novità e contenuti sempre più innovativi, a partire dal format “virtuale”, per offrire così la possibilità ai partecipanti di prendervi parte online. Grazie a questo nuovo formato, l’evento aumenta ulteriormente le sue potenzialità, andando incontro alle esigenze dei partecipanti e di tutti coloro che sono interessati a presenziare alla nuova edizione. Forum Retail, che si svolgerà i prossimi 28 e 29 ottobre al Superstudio Più di Milano, si contraddistingue ancora una volta dall’offerta del settore: è, infatti, l’unico appuntamento del mondo del retail in Italia ad aver scelto il format virtuale. Tutto ciò è reso possibile grazie alla piattaforma selezionata da IKN Italy, basata sulla tecnologia AI: semplice e intuitiva, consente la miglior profilazione di tutti i partecipanti sia nel fisico che nel virtuale. Inoltre, offre la possibilità di matching con i prospect, anche da remoto, e di organizzare meeting, in evento o in modalità virtuale. L’azienda, grazie all’esperienza maturata in oltre 30 anni di attività e alla forte conoscenza del settore di riferimento, propone così un modello innovativo e coinvolgente di “fare evento”, senza rinunciare mai al networking. Un’ulteriore novità è rappresentata anche dai focus, che quest’anno saranno “Sostenibilità, Digitale e Sicurezza”. Verranno infatti presentati i casi più emblematici di sostenibilità dal punto di vista etico ed economico, ambientale e di welfare; non mancheranno le best practice in tema di innovazione e capacità di trasformazione del business; gli speaker guideranno nel capire quali sono i protocolli da adottare per assicurare la sicurezza fisica della persona, lato dipendenti e lato clienti, in seguito all’emergenza in corso. In occasione dell’appuntamento, si svolgeranno: - Retail & Payments, un evento nell’evento interamente dedicato ai Pagamenti Digitali, al Cash Management e alla Sicurezza per l’E-Commerce e i Punti Vendita Fisici - Meet your GURU, una serie di incontri a numero chiuso – riservati ai Retailer – con i Top Speaker per condividere spunti su argomenti specifici da mettere in pratica nell’attività quotidiana dei presenti. Forum Retail 2020 vede un incremento della partecipazione di Speaker internazionali con l’obiettivo di un aumento del benchmark globale, di particolare rilevanza in questo periodo. La scorsa edizione dell’evento ha registrato numeri importanti, totalizzando quasi 3200 partecipanti, di cui 1092 Retailer e 283 Speaker. Sono state 123 le Aziende che hanno sponsorizzato l’evento e 44 le Startup presenti. Nei suoi 20 anni di vita, Forum Retail ha accompagnato i Retailer nel percorso della trasformazione digitale e continua a farlo anche in questo momento storico così particolare che sta modificando tutti i paradigmi. Il programma è consultabile sul sito: www.forumretail.com Per iscriversi all’evento: https://www.forumretail.com/iscrizione/
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/Impresa
PROBOX – FRANCIA, GENNEVILIERS (PARIGI) Caso tratto dalla ricerca Retail Innovations 15 di Kiki Lab – Ebeltoft Group Rubrica a cura di Fabrizio Valente, fondatore e amministratore di Kiki Lab – Ebeltoft Italy
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settembre\ottobre 2020 Un concept omnicanale realizzato in un settore arretrato come quello del brico B2B: efficienza nel processo di acquisto, formazione e tanti servizi per i clienti artigiani, inclusa la disponibilità di una doccia Info chiave Concept omnicanale brico B2B 2018: prima apertura 700 mq 17.500 referenze, di cui 8.000 presenti in area vendita 35.000 referenze online Il mercato del brico si è evoluto nel settore B2C, dedicato ai clienti finali, mentre è rimasto ancora molto tradizionale nel B2B, dedicato agli artigiani e alle imprese. Uno dei leader europei del settore in Europa è il gruppo ADEO, che fa riferimento alla famiglia Meulliez del gruppo Auchan. La sua insegna dedicata al B2B è Probox, che ha aperto un negozio innovativo nella periferia di Parigi. Un concept che si contraddistingue per la sua moderna immagine ‘industrial’ e per l’approccio omnicanale. Downsizing Il negozio ha una superficie di soli 700 mq, e l’assortimento si basa su 17.500 referenze, di cui 8.000 sono esposte nell’area showroom, in cui però non c’è lo stock per il pubblico. Il processo prevede che i clienti scansionino il codice a barre dei prodotti desiderati e si rechino poi al bancone per il ritiro. Il catalogo completo è disponibile sugli schermi e i prodotti non presenti nel magazzino possono essere ritirati il giorno successivo.
Servizio 360° Il concept è progettato per essere qualcosa in più di un luogo di acquisti o di ritiro di ordini online. Numerosi servizi sono disponibili per rendere lo spazio accogliente e funzionale per i clienti: ci sono 18 armadietti disponibili 24/7; una caffetteria al posto delle classiche vending machine; un’area workplace, in cui i professionisti possono lavorare, sfogliare con calma i cataloghi dei fornitori e organizzarsi il lavoro; ed è disponibile persino una doccia a disposizione dei clienti. Probox offre anche un costante programma di eventi in negozio: corsi di formazione, dimostrazioni di nuovi prodotti e incontri. Anche online Probox è molto attiva: pubblica contenuti e tutorial su diversi canali e a facilita la creazione di un’ampia community professionale. Trasparenza I prezzi sono allineati fra sito e negozio e le promozioni sono trasparenti e disponibili a tutti, a differenza delle pratiche abituali del settore, basate molto spesso su sconti fatti ‘ad personam’. Commento finale Kiki Lab Un concept phygital nel B2B: un format molto moderno e innovativo, che scuote un settore tradizionale ancora legato a vecchi modelli e molto arretrato rispetto al BtoC. Probox dimostra che un'esperienza digitale e fisica integrata è possibile grazie ad un concept orientato al cliente, un negozio progettato per rispondere alle esigenze quotidiane di un professionista: fare acquisti, lavorare, fare incontri, mangiare, riposare e rinfrescarsi. Sfida: sviluppare un CRM adeguato per customizzare il rapporti con i clienti basandosi su una single view delle interazioni con i vari touch point.
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Made with italian love
MANILA GRACE
/Fashion A cura di Marcella Ciappi Foto © Manila Grace
In foto: Elena Gandolfo - Direttore Marketing e Comunicazione Manila Grace
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settembre\ottobre 2020 La prima metà di quest’anno ci ha visti colpiti da una pandemia che ha messo a dura prova tutti i settori produttivi ed è stata fronteggiata con la grinta tipica del popolo italiano che, dopo un lungo periodo di lockdown forzato, è finalmente pronto alla ripartenza. Manila G race è nat a in It alia, nel distret to manifat turiero di Carpi (Modena) nel 2005, così come sono italiani sia il design e il suo stile fatto di contaminazioni, sovrapposizioni e di creazioni in movimento, che la quasi totalità della produzione. Ed è proprio su questa caratteristica che, in un contesto di ripresa, Manila Grace sta puntando, perché l’Italia è parte del suo DNA, è il nucleo da dove tutto è nato e che gli ha permesso di espandersi a livello internazionale, senza dimenticare mai le sue origini. Il marchio comunica il proprio affetto nei confronti dell’Italia attraverso la nuova veste grafica condivisa sui social media, con post e storie che raffigurano il claim MADE WITH ITALIAN LOVE e un abito a pois, elemento distintivo delle collezioni Manila Grace, tenuti insieme
da un cuore e dal tricolore. L’iniziativa, che sarà successivamente lanciata sul sito e sull’e-commerce del brand in una sezione dedicata, vuole promuovere i capi interamente made in Italy con una specifica tag che li differenzierà dal resto della collezione per renderli maggiormente riconoscibili. La strategia di comunicazione, tramite vetrofanie e materiali pop, sarà attiva anche nei punti di vendita, dove avviene il contatto diretto con le clienti. L’operazione proseguirà poi con la realizzazione di un video che racconterà il savoir faire di Manila Grace, della sua produzione sartoriale e frame espressione dell’Italia, dell’amore e della vita. MADE WITH ITALIAN LOVE vuole essere il mantra che incita a ripartire ricordarci dei nostri valori. Il noto marchio femminile contemporaneo e dallo stile eclettico, è pronto a ripartire dalle proprie origini ma con uno sguardo al futuro e al digitale, seguendo una strategia all’insegna del Made in Italy. Elena Gandolfo, Direttore Marketing e Comunicazione della società, ci racconta anche i progetti futuri del brand.
Da quanto tempo ricopri la carica di Direttore Marketing e Comunicazione di Manila Grace e come hai visto evolvere il brand nel tempo? “Sono entrata nel ruolo da poco meno di un anno in un momento in cui l’azienda ha deciso di incrementare il suo business anche con una nuova collezione specialista di accessori, borse e scarpe, che vanno ad affiancarsi alla collezione di abbigliamento e che è stata lanciata in occasione dell’ultima edizione del Micam di settembre. Manila Grace è un'azienda con una storicità tutta italiana e che ha saputo negli anni affermarsi e differenziarsi dai competitor per il suo stile inedito ed originale, espressione della donna che lo indossa e che vuole sentirsi a suo agio ma allo stesso tempo non passare inosservata: Uno stile riconoscibile e contemporaneo, dirompente e creativo proprio come le donne che lo interpretano. Un mood che ritroviamo sia nella collezione di abbigliamento sia nella nuova collezione di borse e scarpe che sarà in vendita a partire dalla prossima stagione autunnoinverno.” Quali sono le principali caratteristiche del brand che rappresentano i suoi punti di forza in questo momento storico e perché? “Il Made in Italy è senz’altro un aspetto intrinseco nel DNA del brand: cura per i dettagli, sartorialità e stili tipicamente italiani. Manila Grace è sempre stata attenta a offrire un capo di qualità e allo stesso tempo con uno stile unico e inconfondibile: forme destrutturate, ricerca attenta dei materiali e delle fantasie, capi in cui si gioca con una sovrapposizione di stampe… Sono tutte caratteristiche che hanno decretato il suo successo negli anni, non solo nel Belpaese ma a livello internazionale. In questo momento storico che ha toccato tutti e che ci ha avvicinato gli uni agli altri come popolo, sentiamo di più la necessità di celebrare ciò che esprime la nostra italianità in quanto ci sentiamo molto più attaccati alla nostra Terra. È inevitabile che una situazione storica del genere determini un momento di riflessione in ognuno di noi e faccia pensare alle proprie priorità e interessi. In un contesto di ripresa e ripartenza, Manila Grace ripensa alle sue radici e guarda al
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suo futuro mettendo un focus sul concetto della italianità. Manila Grace nasce infatti in Italia, nel distretto manifatturiero di Carpi, così come italiano è il design e la quasi totalità della produzione. Made in Italy è sinonimo di creatività, passione nel lavoro e cura del dettaglio ma anche di empatia, per questo abbiamo creato il claim MADE WITH ITALIAN LOVE che racchiude al suo interno tutto l’amore per il Belpaese, l’amore verso un simbolo come il tricolore che unisce un popolo così come l’amore per la sartorialità e per il vestire italiano. Abbiamo deciso di comunicare il nostro affetto nei confronti dell’Italia attraverso una nuova veste grafica che abbiamo lanciato sui social con post e stories che rappresentano il claim MADE WITH ITALIAN LOVE unito ad un abito a pois, elemento distintivo delle collezioni Manila Grace, tenuti insieme da un cuore e dal tricolore. L’attività sarà poi lanciata sul sito e sull’e-commerce con una sezione dedicata. Questo storytelling continuerà nelle prossime collezioni proprio per dare una immagine di continuità e di valori in cui il brand crede e si riconosce.” Quali danni ha provocato per l’azienda questo periodo di lockdown e quali ripercussioni avrà in futuro? “A livello di comunicazione abbiamo dovuto rivedere il piano marketing anche in virtù di una sempre maggiore digitalizzazione della comunicazione e riformulare anche i messaggi che vogliamo trasmettere contestualizzandoli maggiormente al periodo storico che stiamo vivendo.” Quanti sono attualmente i punti di vendita in Italia? E nel resto del mondo? “Il brand è presente in oltre 1000 punti vendita multi brand a livello worldwide (anche con corner presso La Rinascente e Coin con la previsione di aperture all’estero) e una quindicina di negozi monomarca.” In quali mercati state investendo o avete in programma di investire? “Il nostro core business rimane l’Italia, seguita dalla Francia, Spagna e Russia. Anche negli Emirati Arabi abbiamo una buona distribuzione unitamente alla Russia in cui siamo presenti anche con un negozio
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monobrand. L’obiettivo del brand è quello di espandere la propria presenza sul mercato entrando in nuove realtà geografiche.” Come pensi che cambierà nell’immediato e poi come evolverà nel medio-lungo termine lo scenario retail, tra fisico e virtuale? “Non si potrà più pensare di considerare una boutique semplicemente come un classico negozio, ma la stessa dovrà essere resa sempre più virtuale e digitale e avere un filo diretto con la nostra piattaforma e-commerce in una ulteriore evoluzione del classico concetto di multichannel. In questa fase non dobbiamo assolutamente perdere però quella empatia che solo il rapporto umano può donare perché la moda vive di emozioni e questo non dovremo mai smettere di trasmetterlo pur digitalizzandoci sempre più.”
settembre\ottobre 2020
In foto: Enrico Vanzo - Amministratore Delegato Manila Grace
VISION, FUTURO E STRATEGIA Manila Grace è stata inoltre tra le aziende protagoniste del documentario “Che ne sarà: moda, influencer, futuro”, lo speciale scritto da Gabriele Parpiglia, prodotto da Roma Press dedicato alla ripartenza del settore moda dopo l’emergenza sanitaria, a cui a raccontato i suoi prossimi step. La strategia del brand, tra le eccellenze coinvolte in questo documentario, riparte dalle sue radici e dal Made in Italy e tramite la voce del suo Amministratore Delegato Enrico Vanzo, ha raccontato la sua ripresa. Una ripartenza che guarda al futuro ma con la consapevolezza di quello che Manila Grace è e rappresenta, puntando sulle caratteristiche tradizionali e la sua italianità ma con uno sguardo rivolto al futuro. La stop forzato ha fatto sì che venisse rivalutato il contesto in cui i player della moda agiscono, rendendo necessario un ripensamento di tutta la catena produttiva e della rincorsa ai numeri e alle quote di mercato a tutti i costi. L’azienda si è quindi trovata davanti a una sfida che ha portato a una nuova procedura di presentazione delle collezioni che verranno d’ora in avanti razionalizzate, proponendo una sola collezione a stagione per l’abbigliamento e una per la linea di borse e scarpe. Viene quindi a mancare l’abituale suddivisione in “pre” e “main”. Nei prossimi mesi verrà
implementato anche l’utilizzo di piattaforme digitali per presentare a buyer e stampa le collezioni andando a ricreare il più possibile un ambiente affine alla realtà ma in un contesto virtuale. “Vogliamo mostrare un capo o un accessorio come se lo avessimo dinanzi ai nostri occhi ma allo stesso tempo non vogliamo perdere il rapporto umano e l’empatia con le persone che in questo settore sono fondamentali – ha dichiarato Enrico Vanzo – I sistemi digitali e virtuali ci permetteranno di abbattere certe barriere cercando comunque di emozionare perché la moda ha nel suo DNA proprio l’emozione.” Digitalizzazione è quindi una delle parole chiave della ripartenza. Con uno sguardo al futuro che vede la tecnologia come un alleato sempre più vicino allo sviluppo dei processi aziendali, Manila Grace sente la necessità di mantenere saldo il legame con le proprie origini e con l’italianità del design e delle produzioni. Attualmente le clienti possono visionare i capi in boutique in un ambiente sanificato e possono provare i capi presi direttamente dal magazzino, dove sono stati igienizzati. È prevista anche la possibilità di poter prenotare un un appuntamento in boutique con le personal assistant dotate di tutti i dispositivi di sicurezza necessari.
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“CAMPIONE” DI DONNA Chiara Campione, un nome a garanzia A cura di Carla Cavicchini
Il tema dell'identità, con le conseguenti scelte del cittadino nei momenti odierni legate al mondo della moda e ancor più alle tematiche della sostenibilità, è stato portato, in occasione di Pitti Uomo 97, alla tavola rotonda con “THE TIME IS NOW!-New citizien 1.5”. L'incontro, voluto dall'Istituto Europeo di Design, il Consorzio Detox e Greenpeace, è volto a sensibilizzare verso un corretto stile di vita in un momento dove i cambiamenti climatici sono reali e si pone l'obiettivo di poter ridisegnare l'identità del proprio Green Market orientando comportamenti difendibili, accompagnati dalla riduzione dei consumi. Aziende rigorosamente Detox volte all'ambiente, in collaborazione con gli studenti IED e delle scuole di Moda, Design e Comunicazione di buona parte d'Italia, l'Accademia di Belle Arti Aldo Galli di Como, e l'egida di Greenpeace Italia, si sono mosse nell'ottica di identificare stili, linguaggi ed oggetti tramite lo sviluppo di 6 capsule collection, da presentare a giugno 2020 in occasione dell'edizione di “Pitti Uomo”.
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settembre\ottobre 2020 Chiara Campione, Head of the Corporate and Consumer Unit Greenpeace Italy, durante il convegno osserva che in un’economia globale come quella del fashion, finalmente, non tra poche preoccupazioni, esiste maggior attenzione verso la sostenibilità ambientale. Come? “Eliminando le sostanze chimiche pericolose quale punto di partenza fondamentale garantendo la sostenibilità dei tessuti. Le materie prime nobili, e perciò prive di sostanze chimiche pericolose, virtualmente possono essere riciclate all'infinito, andando di conseguenza incontro ad una concezione di circolarità più olistica. E questo vale per il riciclo, nonché il design industriale quali processi virtuosi del distretto pratese Detox. È pertanto possibile, noi lo abbiamo fatto, lavorare con prodotti di qualità migliore, durevoli e riparabili anche poiché nei brand dell'outdoor vengono fornite delle garanzie nell'acquisto. Questo supportando il consumatore nel mantenimento del prodotto di qualità per lungo periodo.” Lei è una donna di grande coscienza ambientale. È vero che è aumentata quando ha visto i fiumi multicolor nel sud-est asiatico? “La buona ed attenta educazione ambientalista che regnava in casa mia ha influenzato favorevolmente la mia carriera,
toccando poi con mano l'inquinamento delle risorse idriche esistenti intorno ai distretti tessili. Grazie a Greenpeace, visitando la Cina, l'Indonesia e le Filippine, osservando quei colori sgargianti, ho avuto uno shock non di poco conto. Ho capito che tale sistema di produzione andava corretto. Con un buon pool internazionale di colleghi partì, pertanto, la campagna Detox e, nel 2011, nei confronti dei brand cominciò l'eliminazione delle sostanze chimiche pericolose portando grandissimi risultati. Circa il 15% della produzione tessile globale, compresi accessori e pelletteria, viene adesso prodotta seguendo tali standard con effetti positivi a cascata nel distretto pratese, come esempio a livello industriale. È stato piacevole vedere diminuire notevolmente la chimica pericolosa utilizzata precedentemente, questo anche nei confronti delle aziende che, pur non avendo preso un impegno formale, si stanno adeguando a tale tipologia. Quanto alle leggi vigenti purtroppo non vengono molto incontro ad una visione di organizzazione ambientalista come la nostra. Scelte radicali dei governi per limitare i danni del cambiamenti climatici – vedi la crisi ambientale in corso – sarebbero assolutamente opportune. Chi ben produce, sostenibile, nella parte produttiva e manifatturiera, dovrebbe godere del coraggio di chi crede in loro. Ci sono governi europei che pensano di limitare l'Iva su prodotti riciclati o recuperati. Pertanto ognuno dovrebbe fare la propria parte per il bene di tutti noi!”
© twitter.com
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INTIMISSIMI ALL'INFINITO L’integrazione tra i punti di vendita fisici e l’e-commerce di Intimissimi permetterà ai clienti di accedere a una selezione illimitata di prodotti e di accorciare i tempi di consegna A cura di Marcella Ciappi Foto © Intimissimi
In foto: Bruna Marquezine nella nuova linea Intimissimi in cotone ultrafresh supima
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settembre\ottobre 2020 Il brand italiano di lingerie ha dato il via al progetto Scaffale Infinito detto O2O – Online2Offline – per offrire una selezione illimitata di prodotti ai propri clienti, tramite un sistema efficiente che elimina il rischio di out-of-stock nei negozi attingendo alla sua vetrina e-commerce. Il proget to concentra le sue forze nell’integrazione sempre più efficiente tra gli acquisti in negozio e quelli via web. Per questo il brand ha dato vita al progetto O2O, l’iniziativa che ha lo scopo di garantire a tutti i clienti un migliore servizio e un processo di acquisto fluido e rapido. Alla base di questa iniziativa c’è il concetto di Scaffale Infinito che assicura a tutti i consumatori finali un adeguato
assortimento di modelli, colori e taglie, che, qualora non fossero disponibili direttamente nei punti di vendita fisici, verranno prelevati dai magazzini destinati all’online, così da riuscire a soddisfare tut te le richieste. Tale operazione favorirà la finalizzazione di ogni acquisto, eliminando definitivamente anche il rischio di out-of-stock. Per tutti coloro che sono iscritti al programma Loyalty inoltre, Intimissimi ha riser vato la spedizione sempre gratuita, oltre alla possibilità di acquisto e ritiro in negozio. All’interno dei 1.029 negozi coinvolti da questa iniziativa (di cui oltre 650 in Italia) infatti, ci si potrà avvalere di questo nuovo servizio integrato e si potrà quindi procedere direttamente
all’acquisto online del prodotto desiderato, grazie anche al supporto di un assistente alla vendita. In questo modo si godrà anche della disponibilità dello stock e-commerce, ottenendo così il doppio vantaggio di allargare il range di scelta e accorciare i tempi di consegna al cliente. Il servizio, che ha lo scopo ultimo di migliorare l’esperienza d’acquisto della clientela Intimissimi, rendendola sempre più semplice, smart e appagante, è già attivo in Italia, Austria, Germania, Francia, Spagna e Portogallo. Nei prossimi mesi si aggiungeranno altri Paesi: Polonia, Belgio e Repubblica Slovacca con l’obiettivo di raggiungere tutti i 25 mercati nei quali il marchio Intimissimi è presente con la vendita online.
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CASIO E HONDA RACING: IL LUSSO NEL MOTORSPORT Casio Computer Co. ha lanciato un nuovo cronografo in collaborazione con Honda Racing per celebrare il 20° anniversario del suo brand Edifice. A cura di Marcella Ciappi Foto © Casio
Dal 2018 Honda Racing, il reparto corse della Honda Motor Company, fornisce le power unit al team di Formula 1 della Scuderia Alpha Tauri, sponsorizzata anche da Casio EDIFICE. Il nuovo cronografo in acciaio segna la terza collaborazione tra Honda Racing ed EDIFICE, due realtà giapponesi che condividono la passione per la continua ricerca delle migliori funzionalità high-tech. Il nuovo ECB-10HR è caratterizzato da un design in cui spiccano i colori rosso e nero delle tute delle squadre Honda di F1, a supporto del team della Scuderia Alpha Tauri durante le gare. Gli accenti gold enfatizzano l’aspetto celebrativo per i 20 anni del Brand EDIFICE. Il quadrante e la cassa, entrambi neri, sono realizzati in carbonio, materiale spesso
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utilizzato nel mondo degli sport motoristici. Il logo Honda Racing, il cinturino in vera pelle e il numero “20”, inciso sulla lunetta che sta ad indicare i 20 anni del Brand, sono invece in rosso. Il logo EDIFICE, il bordo interno della lunetta e le lancette di uno dei quadranti secondari, sono adornati con color oro celebrativo. Il nuovo modello si basa sull’ECB-10, le cui caratteristiche sono state sviluppate insieme al team di corse della scuderia di Formula Uno Alpha Tauri. Il logo Honda appare sia sugli orologi, sia sulle confezioni speciali. L’incisione della scritta “20th Anniversary EDIFICE” sul fondello, rappresenta un chiaro rimando al mondo Honda Racing e una connessione con lo spirito celebrativo del ventesimo anniversario di EDIFICE.
G-SHOCK OUTDOOR IN SICUREZZA
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G-Shock ha presentato un nuovo orologio dotato di cardiofrequenzimetro e funzionalità GPS per l’allenamento quotidiano A cura di Marcella Ciappi Foto © Casio
G-Shock ha annunciato il lancio del nuovo GBD-H1000, un orologio dotato di cardiofrequenzimetro e funzionalità GPS perfetto per lo sport e, in particolare, per le attività all’aria aperta. Il modello è dotato di cinque sensori che rispondono a diverse funzioni. Oltre al sensore ottico che misura la frequenza cardiaca rilevando il flusso sanguigno sotto la pelle, il nuovo orologio è dotato di un triplo sensore che misura l’altitudine e la pressione atmosferica, controlla la bussola e la temperatura, e con un accelerometro conta i passi e misura la distanza percorsa. Il nuovo orologio è
dotato inoltre di funzionalità GPS per l’acquisizione di informazioni sul percorso e sulla posizione esatta. Analizzando i dati misurati, l’orologio permette di visualizzare un indicatore della capacità cardiorespiratoria e, collegandolo a un’applicazione dedicata, l’utilizzatore può gestire la cronologia dei dati acquisiti (ad esempio le calorie bruciate e la distanza percorsa). Il nuovo GBD-H1000 è confortevole al polso e pratico da utilizzare, con un LCD MIP (Memory-In-Pixel) ad alta definizione e con contrasto elevato, una lunetta
facile da utilizzare anche senza necessità di guardare i pulsanti che sono comunque grandi e antiscivolo, un fondello curvo che si adatta alla conformazione della mano e un cinturino in uretano morbido. Oltre alla ricarica USB, l’orologio è caratterizzato dalla ricarica solare per l’uso quotidiano (ad esempio per la funzione di notifica con vibrazione). Questo G-Shock è perfetto da usare per l’allenamento ma anche per il monitoraggio quotidiano dello stato di salute. L’orologio è disponibile sul sito ufficiale del brand e in selezionati store al prezzo consigliato di € 399 euro.
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OSCAR FARINETTI: “TUTTO IL MONDO HA UNA VOGLIA DI ITALIA FORMIDABILE, E SPECIE NEL CIBO” A colloquio con il fondatore della catena Eataly A cura di Giorgio Nadali
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settembre\ottobre 2020 “È un contagio: i valori positivi sono contagiosi quanto quelli negativi”. Parola di Oscar Farinetti. “Ascoltiamo i migliori. Sì, perché in qualsiasi epoca, anche la più oscura, di migliori ce ne sono sempre. Ascoltiamoli, parliamo con loro, facciamo domande. I migliori ci aiuteranno a cambiare, a riprendere il percorso verso il miglioramento”. Con questo spirito nel 2004 Natale Farinetti (conosciuto come Oscar), ex proprietario di Unieuro (azienda fondata dal padre Paolo, poi ceduta) fonda Eataly. La società è controllata per il 40% da Farinetti, per il 40% da alcune cooperative del sistema Coop (Coop Liguria e Coop Alleanza 3.0)
e per il 20% dal fondo di investimento Tamburi Investment Partners. Il primo punto vendita è stato aperto nel 2007 a Torino, a nord del complesso del Lingotto, nel quartiere Nizza Millefonti. Lo spazio è nato dalla ristrutturazione di una vecchia fabbrica della Carpano. Il nome Eataly (crasi di eat e Italy) è stato inventato da Celestino Ciocca che nel 2000 ne ha registrato il dominio Internet ed il marchio. Nel 2004 i diritti relativi al nome sono stati ceduti a Farinetti. Nel 2011 il comune di Forlimpopoli gli ha conferito il Premio Artusi, per aver "saputo diffondere l'immagine del cibo italiano e quindi della cultura italiana". Nel 2012 è stato insignito del Premio Scanno per l'alimentazione, per aver dimostrato di saper coniugare attività imprenditoriale ed attenzione verso l'ambiente ed il sociale. Nel 2014 ad Oscar Farinetti è stata conferita la laurea honoris causa in Economia presso l'Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo". Con lo slogan «La vita è troppo breve per mangiare e bere male» Eataly ha investito 22 milioni di euro nel 2019 e ha chiuso l’anno con un fatturato 527 milioni di euro, in crescita del 7% rispetto al 2018. Ebitda di 25 milioni, in crescita del 22% rispetto al 2018 e un utile netto consolidato di 8 milioni, che ha recuperato la perdita di 17 milioni nel 2018. 8.600 collaboratori, 33 milioni di clienti per anno, più di 30.000 pasti serviti al giorno, 19.500 prodotti trattati di cui il 90% da 2.200 piccoli e medi produttori di eccellenza, 42 negozi/ristoranti nel mondo. Oscar Farinetti ha pubblicato nel 2015 il libro “Migliorare si può. 300 consigli dai migliori”. Ci parli di Green Pea, il supermercato della sostenibilità a Torino di prossima inaugurazione nell'estate 2020 “È un sogno. Sognare è una fase essenziale della vita, perché prelude all’avvenire. L’unico avvenire che è d’obbligo prevedere oggi è quello di salvare la vita umana sul nostro pianeta. Occorre disegnare nuovi modelli di consumo basati sulla responsabilità. Green Pea è nient’altro che questo: il sogno di convincere le persone ad acquistare beni costruiti in armonia con la terra, con l’acqua e con l’aria. Sarà costituito da una costruzione grande, bella e pulita dove gli
oggetti e i servizi (veicoli, energia, mobili, abiti, libri, ristorazione e relax) verranno offerti sia in modo negoziale che museale. Con una narrazione che porti a trasferire il valore del rispetto dal senso del dovere a quello del piacere: from duty to beauty. Causa interruzione lavori per virus, Green Pea aprirà a dicembre, oppure nei primi mesi del 2021, speriamo.” Prossime aperture Eataly a Londra e Dallas. Il Covid19 non ferma Eataly. Perché, qual è il suo segreto? “Altra fase essenziale della vita è mangiare. Per capire e godere del cibo occorre sapere di terra. Proprio così: la terra madre, dove tutto nasce. Ebbene noi italiani siamo molto fortunati perché la terra della nostra penisola è la più vocata al mondo per produrre eccellenza e biodiversità. Questa meraviglia italica è molto apprezzata nel mondo, dunque esiste una domanda spontanea talmente rilevante che è nostro dovere assecondare, quindi non ci fermiamo. Tutto qui il segreto.” Cosa ha comportato per Eataly il lockdown per l'emergenza Covid-19? “Ci ha donato un tempo nuovo, il tempo di studiare. Eccola un’altra fase determinante della nostra vita: studiare per mutare. Badi bene, mutare, non solo cambiare. Attraverso lo studio, soprattutto di epoche storiche che ci hanno preceduto, abbiamo capito che si rende necessaria una mutazione quasi genetica degli esseri umani in relazione ai propri sentimenti. Dalla sfiducia alla fiducia, dalla codardia al coraggio, dal pessimismo all’ottimismo, dall’egoismo al rispetto, dalla piccolezza al senso del futuro.” Un m e ss ag gio e t re co nsigli agli imprenditori in crisi a seguito della crisi economica generata da Covid-19? “Lo trovo talmente importante, in questo preciso momento storico, che mi limito ad un solo consiglio. Lavorare insieme. Cioè coinvolgere i propri collaboratori nelle scelte e poi procedere in branco, favoriti dall’armonia la quale può essere conquistata solo se concepita insieme. Insieme è la nuova parola assoluta su cui rifondare la nostra storia. Finora noi italiani abbiamo
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Foto © Riccardo Bucchino e Paolo Brignone
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settembre\ottobre 2020 dimostrato di essere bravi a lavorare da soli, mentre diventiamo scadenti nelle attività di branco. Ma si vince solo in branco. Da soli possiamo vincere qualche battaglia ma di sicuro si perde la guerra.” Recentemente ho pubblicato il mio 14° libro intitolato "Fortuna o Talento?" Nella ricetta della vita di Oscar Farinetti quanto talento imprenditoriale mette e quanta fortuna? Ci sono altri ingredienti? “L’incipit della sua domanda mi suggerisce un nuovo ingrediente fondamentale. Smetterla di parlare di sé e invece affrontare solo temi comuni, nel senso della comunità. Da troppo tempo la gente parla solo di sé, dei propri fatti personali. È giunto il tempo di occuparsi dei grandi problemi pubblici, senza personalismi, sciovinismi, egoismi. Ma non se la prenda, leggerò di sicuro il suo quattordicesimo libro. Anche perché sono curioso di conoscere il suo punto di vista sul rapporto talento/fortuna. Per quanto riguarda me, non saprei. Diciamo
che il talento di cui sono perennemente alla ricerca è quello di riconoscere che intorno a me esistono talenti migliori dei miei… E copiare.” In una classifica dal primo al terzo posto, quali specialità italiane riscontrate di maggior gradimento all'estero? E in Italia? “Il primo è l’amore, il secondo è l’amore, il terzo è … l’amore. La principale caratteristica della grande cucina italiana è l’amore, il vero ingrediente trasversale di tutti i nostri piatti tipici. Amore per la materia prima, per le tradizioni, per gli accostamenti e gli abbinamenti, per la terra, per il contadino che la coltiva, per il cliente che ti ha scelto, per tutti gli altri attori che ti accompagnano nel mettere in scena la vera cucina italiana. Amare è un’altra fase fondamentale della vita. E la nuova parola che vorrei abbinare al concetto di amare è riparare. Per esempio riuscire a costruire grandi piatti con gli avanzi, avere la capacità di ricostruire armonia dopo i momenti di tensione e di stress che sono
frequenti nel mondo della ristorazione. Dobbiamo ricominciare ad essere capaci di riparare se vogliamo amare.” Attualmente la rete estera di Eataly copre, oltre al Canada, Stati Uniti, Germania, Francia, Svezia, Russia, Brasile, Turchia, Emirati e Arabia Saudita, Giappone e Corea del Sud. In base a quali criteri proprio questi Paesi? “Un solo (immane) criterio. Quello di aver compreso che tutto il mondo ha una voglia di Italia formidabile, e specie nel cibo. Esistono Nazioni dove è più facile, perché milioni di italiani sono emigrati nei secoli scorsi e hanno saputo diffondere la nostra maestria culinaria, come gli Usa, il Canada o il Brasile. In altri luoghi è meno facile, ma è solo questione di tempo. La semplicità, la bontà, la salubrità e la digeribilità della cucina italiana è destinata a sfondare ogni confine. Dunque apriremo in tutto il mondo.”
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A cura di Carla Cavicchini
Con Bacco capotavola
LA TAVOLA IMBANDITA
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Quando la tradizione si unisce alla sperimentazione e all'innovazione, come diceva Giulio Cesare: “Alea iacta est”, il dado è tratto!
un “Wine Trekking”, è possibile visitare alla ricerca di un mondo “di-vino” affacciandosi letteralmente su panorami e scorci mozzafiato, prosceni di storia millenaria.
Siamo nel territorio elbano, capace di vantare una valente tradizione enologica già riconosciuta in epoca romana da Plinio il Vecchio, che la definì “isola feconda di vino”. Qui, la passione della famiglia Arrighi, muove anche le rocce di Porto Azzurro, con amore e rispetto nei confronti della natura. Sui loro dodici ettari, dei quali sette coltivati a vite, sorge anche un oliveto con oltre trecento alberi. Nasce, così, la sperimentazione – chissà, forse con tanto di alambicchi! – e lo sviluppo di due linee di produzione: quella tradizionale coi vitigni autoctoni e l'altra, oseremmo dire, “saggiando” gli alloctoni, integrati magnificamente al microclima dell’isola. Non a caso parliamo di un’azienda totalmente immersa nel Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano che, con tanto di
Entriamo proprio nel mondo della mitologia con un tuffo all'indietro nel mondo greco, facendo raccontare questa bella, lunga ed articolata storia al proprietario in persona, il viticoltore Antonio Arrighi. Si parla ovunque del “Nesos”. Siamo incuriositi dai cesti colati a picco nelle acque cristalline di questa magica isola. “Abbiamo utilizzato l'uva originaria del mar Egeo, quella dell'isola di Chio, portata dai greci: si tratta di uva spessa con buccia resistente originaria, appunto, del posto. Sono vitigni Ansonica, purezza al 100%, la cui uva è stata da noi immersa in mare per tre giorni a dieci metri di profondità in cesti di vimini, nel mese di settembre secondo la tradizione. Successivamente viene posta sotto il sole su graticci ad
asciugare e quindi vendemmiata, sino al passaggio finale in anfora per sei mesi. iL Risultato? Una produzione stimata di 40 bottiglie, anche se adesso tra degustazioni ed incontri conviviali, ne abbiamo circa la metà. Contiamo, tuttavia, in un'altra creazione, che non superi le 150/200 bocce poiché trattasi di edizione limitata e non certamente vino industriale. Tengo a precisarlo: sono lavorazioni esenti dall'uso di solfiti, stabilizzazione, filtrazioni ed altro. Solamente sale marino come mare comanda, di buona azione antiossidante nonché disinfettante naturale. L'uva, una volta tirata su, è sana e splendente più di prima, sino poi al procedimento e raggiungimento di Nesos, vino naturale ed emozionale, capace di trasportarci nel mondo greco di 2500 anni fa. Un'esperienza unica, che ci ha molto impegnato ma anche gratificato. Richieste e curiosità in merito non sono certamente mancate. Se la cosa rientra nei parametri, vedremo se commercializzarlo o meno, chiaramente nella dovuta maniera.”
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E se Zeus si vendica avendogli rubato il brevetto? “Qualche sperimentazione è condivisibile, chiediamo venia – sorride – a tutti gli dei. Del resto siamo tutti a conoscenza che l'Elba era un passaggio obbligato con la Grecia; soprattutto al ritorno per caricare ferro, senza dimenticare gli scambi economici e commerciali con gli etruschi. Non a caso sono stati trovati molti relitti in questa isola dell'arcipelago toscano e nei dintorni di varie navi greche cariche di anfore.” Sembra di capire che non sia un progetto nato per caso, bensì frutto di una attenta analisi. “Certamente, sono stati seguiti gli studi del professore enologo Attilio Scienza – docente all'Università di Milano – grazie ad una considerevole ricerca trasportata sui suoi volumi, seguendo appunto la storia della vite, la nascita della viticoltura, dei vitigni italiani etc. Dopo la sua funzione squisitamente greca, sono arrivato io mettendo in pratica ciò di cui parliamo. Prossimamente l'Università di Pisa renderà pubblico, con tanto di analisi, il Progetto Nesos e senz'altro usciranno scoperte particolari ed interessanti. Si tratta di un programma importante in cui ha creduto molto l'Associazione Albergatori dell'isola d'Elba, nonché la Regione con Toscana Promozione-Fondazione Toscana. Ed un plauso di cuore a quel caterpillar di Vetrina Toscana di Daniela Mugnai che, in maniera veramente egregia, ha promosso il prodotto.” Parliamo dei vini della vostra terra? Pardon, isola! “Ogni territorio vanta par ticolarità e specificità: un vitigno in una zona anziché un'altra, per ovvi motivi non sarà mai uguale pur mantenendone cuore e provenienza. In casa nostra analizziamo ventilazione, luminosità, data del riflesso del mare, sapidità. Sono gli ingredienti principali visto che parliamo di terreni estremamente complessi, di ben 162 tipologie mineralogiche apprezzandone l'unicità. Chiaramente è l'ambiente che fa la qualità.”
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Con “mano santa” indispensabile... “Il vino recepisce, si accorge se non c'è affetto o amore.” Tutti valori ch'egli pone con cura, visto che sorride bonariamente mentre racconta. Prosegue osservando che il viticoltore si chiama così poiché non è un frutticoltore. “Ogni pianta deve essere ben coltivata, sia per vitigni autoctoni che non autoctoni, chiaramente adatti al giusto territorio. Nelle vesti di AIS Associazione Italiana Sommelier, tengo regolarmente corsi da 32 anni applicandomi anche ai passiti. Vengo invitato spesso a parlare della storia della viticoltura secolare elbana, raccogliendo testimonianze in merito anche da pluriottantenni viticoltori, dal momento che questo luogo nasce zona vitivinicola quale principale attività di viticoltura. Un vero e proprio patrimonio da conoscere, difendere e tutelare, anche se preciso che queste professioni amo svolgerle separatamente.” Le chiare, tiepide, ora dolci, ora tumultuose acque elbane, si infrangono sugli scogli a picco abbagliando cielo e mare. Il sogno? Una bella tavola imbandita con Nesos a centrotavola, con la benevolenza di tutti gli astri. Dei compresi.
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LA PASTA, BENE RIFUGIO CHE NON CONOSCE CRISI
Intervista a Rossella Ferro, direttrice marketing e quarta generazione dell’azienda di famiglia “La Molisana” A cura di Giorgio Nadali
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settembre\ottobre 2020 Un percorso inarrestabile di un’azienda che in 9 anni di gestione della Famiglia Ferro ha avuto una crescita esponenziale del fatturato, superando ogni proiezione di crescita ed esplodendo sul mercato internazionale con oltre 300.000 quintali di pasta venduta, rigorosamente "molisana". Un forte incremento di vendita si registra anche per la pasta integrale. Ci parli dei 4 premi che avete vinto nel 2019. “Nel 2019 abbiamo ricevuto una serie di premi. Sicuramente il più prestigioso è stato il Premio Leonardo Qualità Italia, alla presenza del Presidente della Repubblica Mattarella e del Premier. Siamo stati premiati come eccellenza del Made in Italy per la qualità e l’esportazione all’estero, che abbiamo portato avanti con molti nostri sacrifici. Gli altri premi: a giugno Campione del Sud, al decimo posto tra le 84 aziende di eccellenza del Centro Sud. A settembre il premio Imprese vincenti 2019, in cui ci siamo classificati tra le 120 eccellenze italiane del Food & beverage del Made in Italy e il premio Eccellenze di impresa 2019 per la categoria crescita e sostenibilità. Ciò che è stato premiato sono le performance di crescita, l’innovazione e la vocazione all’internazionalizzazione.” Con quale nuova strategia la famiglia Ferro ha riportato il brand La Molisana al successo durante l’acquisizione del 2011, sette anni dopo il fallimento del 2004? Il brand da solo non basta e occorre una acuta capacità imprenditoriale… “Abbiamo rilevato un’azienda che nel marzo 2011 aveva una quota di mercato pari allo 0,3% e ormai quasi scomparsa dagli scaffali. Un’azienda storica nata nel 1912 che negli anni ‘90 aveva una quota di mercato pari a De Cecco, quindi leader nel segmento delle paste. L’allargamento della compagine societaria e delle diversificazioni non andate a buon fine ne
hanno determinato il doppio fallimento nel 2002-2004. Noi, che come mugnai siamo nati nel 1910, abbiamo presentato e messo in atto un progetto di filiera integrata. Accogliendo La Molisana abbiamo potuto controllare l’intera filiera di acquisizione del grano, la molitura, la pastificazione, sino alla vendita del prodotto pasta. Questo significa da parte dell’industria, economia di scala, ottimizzazione e sostenibilità economica del progetto. Dal lato consumer, invece, qualità e tracciabilità.” Quarto produttore italiano, e leader nel segmento della pasta integrale. Come siete giunti a questo traguardo? “Abbiamo una quota di mercato al quarto posto della fascia mainstream del 6,3% e siamo il secondo player del segmento premium. Questi dati prendono corpo da un progetto industriale di filiera che vede a capo una famiglia alla quarta generazione con radici e competenze importanti tramandate nel settore specifico, che ha creduto molto nella leva innovazione che si traduce in investimenti nella tecnologia e nella comunicazione. Abbiamo presentato un prodotto qualitativo e nuovo a un prezzo vantaggioso. Soprattutto da ultimi arrivati in un settore saturo e maturo bisognava in principio dover far leva sul prezzo in corrispondenza di una qualità certa. Questo ci ha dato modo di rientrare a scaffale, di farci conoscere e di guadagnare la fiducia del consumatore in un’epoca in cui la fidelizzazione non è più come una volta, molto presente. Oggi sono altre le variabili che entrano in gioco per poter far parte del paniere della scelta del consumatore.” La Molisana è una grande azienda vincente del Mezzogiorno. Perché si parla di più di un Sud in difficoltà e cosa manca al meridione per eccellere?
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“Le problematiche del Sud che noi quotidianamente af frontiamo sono sicuramente problemi infrastrutturali. Abbiamo grandi carenze soprattutto di viabilità di persone e di merci. Noi spostiamo le merci ancora esclusivamente su gomma. Non abbiamo uno scalo merci e quindi non riusciamo a portarle su rotaia. Quindi abbiamo un impatto maggiore sull’ambiente con costi più elevati rispetto ai competitor in altre zone d’Italia. Abbiamo problemi di burocrazia con una pubblica amministrazione molto opprimente che non ci consente di semplificare le pratiche amministrative. Il Molise per fortuna è un’area più serena, ma nel Sud esteso in generale vi è una presenza di criminalità organizzata anche all’interno del Sud economico che rende il business più difficile.” Gli italiani consumano ben 26 kg a testa di pasta l’anno, che corrispondono ad una produzione totale di 3,4 milioni di
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tonnellate di prodotto. Un’industria che fa da volano e modello di riferimento per l’intero sistema produttivo italiano. Siete soddisfatti? “Siamo sicuramente soddisfatti perché l’Italia è il primo Paese consumatore e produttore di pasta nel mondo. La pasta raccoglie il consenso del mondo intero. I consumi che in Italia cominciano a stabilizzarsi se non addirittura ad essere leggermente in flessione, invece nel resto del mondo sono in grande crescita. Sicuramente ci farebbe piacere, come abbiamo portato sui tavoli governativi, una maggiore protezione del Made in Italy autentico, con delle azioni che si stanno solo timidamente mettendo in pratica, ma non in maniera organica contro la contraf fazione che tanto sottrae alle aziende italiane.” Quanto esportate e quanto producete per il mercato nazionale? “Abbiamo il 64% del fatturato in Italia e
il 36% all’estero in 80 Paesi, soprattutto USA, Brasile, Spagna e Giappone. 30%40% in più all’anno di export ogni anno.” 9 italiani su 10 (88%) mangiano pasta regolarmente, 1 su 3 (36%) la porta in tavola tutti i giorni, il 10% degli italiani cambia pasta e passa a sperimentare quella integrale. Cosa ne pensa? “Il prodotto integrale è la novità che negli ultimi anni ha trovato più riscontro. Rappresenta circa il 10% dei consumi italiani. Nasce da un’esigenza di novità. Negli ultimi anni ci si è concentrati in una diversificazione della materia prima. La novità che si è maggiormente radicata è l’integrale perché intercetta il trend del benessere salutistico. Il consumatore ritiene che l’integrale possa far star meglio e quindi risponde alle esigenze di salute che il consumatore sente sempre di più. Un tempo l’integrale era un prodotto privativo, quasi medicale perché non
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aveva un gusto piacevole. Nel tempo le aziende e noi con una filiera integrata si sono impegnate a presentare un prodotto piacevole che non sia privativo del gusto. Il nostro prodotto integrale che oggi ci porta ad essere co leader con una quota di mercato del 18% a maggio 2020, riesce a soddisfare entrambi i bisogni: quello del gusto e quello della salute” «La pasta non mancherà mai». Il Food è un settore che non conosce crisi e rappresenta un porto sicuro per gli investimenti? “Sì, è stato sotto gli occhi di tutti, nel periodo di gestione straordinaria della pandemia Covid, come tra le aziende ritenute essenziali ci siano state tutte quelle del Food & Beverage. Anche in questo bisogna fare un distinguo. Le aziende con un fatturato prevalente nel canale HoReCa della ristorazione hanno sofferto di più visto il quasi totale azzeramento nei tre mesi del lockdown. Nel nostro caso la pasta è un prodotto anticiclico. In periodi di crisi i consumi di pasta aumentano perché la pasta continua a rimanere un prodotto economico che sazia, versatile, perché si presta sia al piatto stellato sia al piatto povero. È un prodotto che i consumatori considerano
un rifugio che nei momenti di crisi non conosce flessioni. L’emergenza Covid lo ha dimostrato perché abbiamo avuto per l’effetto accaparramento stock dei picchi di richieste che sono arrivati anche al 40%.” Quindi non avete risentito della crisi? “Noi abbiamo circa il 20% del nostro fatturato rivolto al canale del food service che si è dimezzato. Però questa flessione è stata più che compensata dalla maggiore richiesta che c’è stata con un picco nel mese di aprile nei punti vendita della grande distribuzione e non solo, che è arrivata anche al 40-50%. Richieste che, noi come altri, non abbiamo potuto soddisfare in pieno perché nonostante la flessibilità produttiva abbiamo dovuto razionalizzare riducendo il numero di item e fornire soltanto gli auto-vendenti, altrimenti l’azienda non sarebbe stata in grado di fornire tutti i quantitativi richiesti. Oggi la situazione è perfettamente rientrata e l’andamento è abbastanza stabile se non addirittura in leggera flessione. È ripresa già dal mese di maggio che registra un -4,8% di quantità vendute. L’andamento si è quindi normalizzato.”
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REBRANDING Quando è giusto rivedere la propria identità di marca? Rubrica a cura di Boraso
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settembre\ottobre 2020 Quando fare rebranding e quando mantenere intatta la propria immagine? La risposta non è mai così immediata. Cerchiamo di farci un’idea un po’ più chiara analizzando alcuni esempi di rebranding di grandi aziende.
azienda stava attraversando un momento di difficoltà a causa del poco successo di Wii U. Rinfrescare la propria immagine, in questo caso, è stato un rischio ben calcolato che ha permesso all’azienda di tornare alla ribalta.
SONY E NINTENDO: QUESTIONE DI CONTESTO In occasione del CES 2020 (una delle più grandi fiere di elettronica di consumo e tecnologia), Sony ha presentato il logomark della nuova console, la Playstation 5. In molti tra il pubblico hanno criticato l’azienda imputando una mancanza di creatività; sui Social Media i fan hanno etichettato Sony come azienda “non originale”. In realtà la mossa di Sony nel non stravolgere il logo di un brand storico è corretta: il lancio di un nuovo prodotto spesso e volentieri è un momento sbagliato per compiere un cambiamento di questo tipo. Tanto è vero che la continuità di Sony nel marchio di PlayStation è proprio ciò ha aiutato l’azienda a dominare il settore delle console per due decenni. Restiamo nel mondo del gaming. Dopo che la Wii U non è riuscita a catturare l’attenzione dei propri fan, Nintendo ha avviato un importante passaggio verso una nuova immagine (rispetto agli standard per Wii e Wii U). Attraverso il rilascio della nuova console con il nuovo nome Switch, un nuovo look e una maggiore attenzione al mercato di riferimento, Nintendo è riuscita a superare Microsoft nelle vendite di console dopo anni che faticava a tenere il passo con Xbox 360 e PlayStation. Tutto questo è per sottolineare che il tempismo e il contesto sono fondamentali quando si tratta di gestire un brand. A differenziare i due casi di Sony e Nintendo è proprio il contesto: la seconda
STELLA ARTOIS: IL REBRANDING COME SOLUZIONE AI PROBLEMI DI IMMAGINE Nei primi anni 2000, Stella Artois stava tentando di gestire un problema di immagine. Avendo costruito la propria reputazione di brand “costoso”, nel 2007 l’azienda si è ritrovata a essere associata agli eccessi di alcool, all’hooliganismo e quindi alla baldoria e alla violenza. Certamente Stella Artois non era l’unica coinvolta, ma trattandosi di un brand leader con una percentuale alcolica del 5,2% (la più alta di tutte le lager presenti sul mercato) era motivo sufficiente per essere ancora di più sotto i riflettori. Sebbene a quei tempi le vendite non fossero affatto in discesa, queste erano sostenute, tuttavia, da una tipologia di cliente che non rientrava nell’immagine esclusiva che Stella Artois voleva rappresentare. L’azienda è riuscita a compiere una svolta nel 2008, con il rilancio del prodotto caratterizzato da una più bassa percentuale alcolica: in questo modo Stella Artois si è posizionata come alleata nella lotta contro l’alcolismo. Nel 2010 ha consolidato il proprio status esclusivo con un nuovo packaging: la lattina “da discount” venne infatti sostituita dalla bottiglia in vetro molto più sofisticata. Stella Artois avrebbe sicuramente potuto accontentarsi dei continui profitti, ma ha avuto la lungimiranza di capire che questa non era una tattica sostenibile; inoltre è stata in grado di comprendere che l’esclusività e la qualità sono caratteristiche fondamentali per distinguersi dalla concorrenza.
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MAILCHIMP: IL REBR ANDING IN RISPOSTA ALLE ESIGENZE DI CRESCITA ED EVOLUZIONE DEL MERCATO Fondata nel 2001 come società di email marketing, oggi Mailchimp è cresciuta oltre il concetto di email ed è diventata una delle piattaforme di marketing leader per le piccole imprese. L’evoluzione delle esigenze dei propri clienti si è riflessa sulla società arrivando nel 2018 a un processo di rebranding che ha cambiato non solo l’identità di marca, ma anche la customer experience offerta. Uno degli obiettivi principali della nuova Brand Identity è stato di fornire una struttura coerente all’intero sistema di design. Mailchimp è infatti composta da molteplici figure creative con voci uniche, fonte sì di ispirazione, ma anche di “disordine”. Un altro fattore da considerare è l’alta competitività: al giorno d’oggi per le persone può essere molto difficile distinguere le differenze in termini di servizi tra le varie piattaforme presenti sul mercato. In questo contesto la diversificazione è fondamentale e avere un’identità chiara, distintiva e soprattutto forte può contribuire nel far spiccare l'azienda tra i competitor. Per evitare di cadere in errori di mancata coerenza e per creare differenziazione, in merito all’immagine aziendale, è stato scelto di creare un vero e proprio sistema composto da elementi strutturali (logo, palette di colori e tipografia) in grado di rendere il brand riconoscibile ovunque ed elementi flessibili (illustrazioni) che
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celebrano invece l’espressione più creativa. Per celebrare la nuova era, Mailchimp si è affidata a COLLINS, la Brand Experience e Design Company con sedi a New York e San Francisco. In collaborazione con il team interno, l’agenzia ha lavorato per catturare lo spirito di Mailchimp caratterizzato da audacia e ironia e trasmetterlo attraverso un nuovo logo, logotipo, palette di colori, tipografia e stili fotografici. L’icona dello scimpanzé Freddie è stata semplificata così come il logotipo: il font hand lettering è stato sostituito da un san-serif bold che rappresenta lo spirito giocoso del brand. La palette di colori scelta porta avanti il Cavendish Yellow come colore primario: un’espressione energica del brand che crea riconoscimento immediato ogni volta in cui la “voce” di Mailchimp deve risultare chiara e memorabile. La palette di colori secondaria prevede diverse tonalità, sempre per creare flessibilità e dinamismo nella comunicazione quando necessario. QUANDO FARE REBRANDING? Per marchi importanti come Sony e Nintendo, con più team di marketing in tutto il mondo, individuare il momento giusto per fare rebranding e capire quando invece è necessario mantenere intatta la propria identità di marca è abbastanza semplice. Come regolarsi nel caso di piccole o medie imprese? La risposta non è sempre così scontata. Molti brand sono lenti nel riconoscere la necessità di un cambiamento e spesso possono fare dei passi falsi presi
dalla fretta. Dall’altro lato ci sono brand che, presi dalla mania di rinfrescare troppo presto o troppo spesso il proprio brand, rischiano di perdere la propria forza fino a cadere nell’anonimato. Proviamo a riassumere quindi alcuni momenti salienti che indicano la necessità di rivedere la propria identità di marca: ● Quando vuoi, come Stella Artois, prendere le distanze da un'immagine che sta crescendo attorno al tuo marchio. ● Quando il mercato si è evoluto. Considera come Apple ha monopolizzato il mercato degli smartphone e ha sfruttato il momento di confusione di altre società. ● Quando vuoi attirare un nuovo pubblico. ● Quando stai vivendo un momento di crescita significativo. Come ha dimostrato Stella Artois, un cambiamento di immagine è spesso tutto ciò che è necessario per riposizionare un'azienda che in precedenza era associata a connotazioni negative. Anche se tutto ciò che ha fatto Stella Artois è stato riaffermare gli ideali su cui l’azienda era stata fondata. Spesso molte piccole imprese si avvicinano all'idea del rebranding come a un completo cambiamento di cultura; sebbene ci siano momenti in cui ciò è necessario, a volte questo processo, come nel caso di Mailchimp, è semplicemente l'evoluzione e l'espansione dei princìpi da cui le imprese originariamente sono cresciute.
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IL FUTURO DEL RETAIL Come rispondere ai nuovi scenari in atto A cura di Marco Andolfi AD Disignum e Laura Giunti Ad Evolvere
© Officine Fotografiche Firenze
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I cambiamenti del 2020 hanno avuto un grande impatto su molti settori della nostra società che si ripercuoteranno anche in futuro. Uno dei settori fortemente coinvolto è il settore del retail sia fisico che digitale. Abbiamo visto che nel 2020 gli acquisti online di prodot to dei consumatori italiani varranno 22,7 miliardi di euro con una crescita annua del +26%, pari a 4,7 miliardi in più rispetto al 2019: l’incremento in valore assoluto è il più alto di sempre. Ma il digitale è ormai a supporto dei negozi di vicinato, delle catene in franchising e del retail in generale. Come rilevato dall’Osser vatorio sul Futuro del Ret ail, osser vatorio sui trend evolutivi del prossimo triennio diret to da InTribe in collaborazione
con Evolvere, i pochi mesi di lockdown hanno accelerato un processo già in atto dando un impulso esponenziale alla trasformazione della fruizione del Retail da parte dei consumatori. Omnicanalità, e-commerce, digitalizzazione, nuovi servizi per una fruizione da parte dei consumatori di molti mercati più agile e flessibile, ma anche negozi f isici riprogettati e rinnovati sulla base dei nuovi scenari. Il negozio fisico non scompar ir à , al cont r ar io viv r à una rinascit a a pat to che sia integr ato in modo armonico con soluzioni digitali che incontrino le esigenze dei consumatori. Per rispondere ai nuovi scenari iNovaRetail, la piat taforma in clou d di Disignum p er la ge s t ione dell’omnicanalità e la trasformazione
d i g i t a l e , i n q u e s t i m e s i è evo l u t a sensibilmente. Così Marco Andolfi, amministratore delegato di Disignum, pmi innovativa proprietaria di iNovaRetail che dal 2012 si occupa di digital transformation per il mondo del retail, ci sintetizza le innovazioni implementate: “Ci siamo concentrati p r i n c i p a l m e nte su tre te m i d i g i ta l i: attivare facilmente l'e-commerce sia in versione lite che in versione pro. In secondo luogo, creare meccanismi di marketing automation , cioè at tivare azioni automatiche per parlare e premiare i clienti di un negozio o di una catena. Infine, condividere immediatamente il catalogo su tutti i canali digitali, gestire ordini e consegnare a domicilio gli articoli nonché coordinare le visite in negozio per creare un nuovo modo di vendere”.
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Ne esce un’idea di “negozio” del futuro che coniuga fisico e digitale con diverse declinazioni le cui linee guida sono: 1. Supporto alla forza vendita per la gestione degli ordini e gestione degli appuntamenti con i propri clienti attraverso piattaforma dedicata 2. Possibilità per i consumatori di sperimentare sistemi di showroom virtuali 3. Creazione del catalogo digitale, facilmente integrato con e-commerce (da piattaforme Lite, Advance, PRO) e facilmente condivisibile via whatsapp, social, SMS ed email 4. Gestione dei prezzi e delle promozioni centralizzata applicabile per tutti i canali (forza vendita, e-commerce, catalogo web, app) 5. Sviluppo di un'app dedicata per il consumatore per erogare tutti i nuovi servizi come, per esempio, provare a casa o in negozio. Si possono fare consegne o far provare a domicilio, oppure prenotare in negozio una sessione di shopping personalizzato e dedicato 6. Sistemi di indagine multicanale, in collaborazione con Evolvere, esperta in Customer Insight ed Experience, per avere sempre la possibilità di conoscere il pensiero del consumatore rispet to alle sue esigenze, alle tendenze di consumo in atto, alle preferenze, a nuovi servizi dedicati, alle opinioni per migliorare l’offerta in tutte le sue componenti 7. Sistemi di marketing automatico con trigger basati su un algoritmo che consiglia le azioni minimali per aumentare le possibilità di acquisto entro sei mesi: grazie ai dati delle indagini multicanale e dei comportamenti d’acquisto del parco clienti vengono evidenziate le azioni da seguire per avere successo. iNovaRetail è la piattaforma tecnologica messa a punto da Disignum che risponde ai cambiamenti in atto nel mondo del Retail: nasce per semplificare la gestione dello store e la relazione con il cliente, migliorandone la customer experience
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(online e offline). Mette al centro il consumatore e gestisce l’omnicanalità e i servizi tipici dell'e-commerce, anche all’interno del negozio fisico, garantendo un’esperienza “seamless” che integri in modo fluido l’online con l’offline. http://inovaretail.it/ Disignum è una azienda che progetta soluzioni te cnologiche innovat ive, incentrate sulla multicanalità ed orchestrate con un sapiente CRM. Disignum si rivolge principalmente ad aziende che operano in ambito consumer e B2B e le aiuta a trasformare azioni di marketing (digitale) e vendita in un effettivo coinvolgimento del cliente. http://www.disignum.it/
Evolvere è una società di ricerche di mercato, customer insight e misurazioni di customer experience che supporta aziende Retail e in Franchising con progetti volti a migliorare la propria competitività e le performance di vendita. Negli anni ha messo a punto una serie di metodologie di ricerca digitali anche attraverso piattaforme CRM tra cui iNovaRetail al fine di approfondire il dialogo delle aziende col proprio parco clienti. Esperti anche in progetti mystery shopping, Evolvere collabora stabilmente all’Osservatorio evolutivo sul Futuro del Retail di InTribe. http://www.evolvere.it/ https://www.intribetrend.com/#Osservatori
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CALZAVARA, TERMOSCANNER COVID19 A colloquio con Massimo Calzavara, CEO di Calzavara S.p.A. e leader nella fornitura di infrastrutture innovative per l’industria delle telecomunicazioni A cura di Giorgio Nadali
(le forze di polizia) o private. “Vogliamo contenere i rischi di contagio nella fase di ritorno alla normalità – afferma Massimo Calzavara, AD di Calzavara – sfruttando la nostra esperienza nei sistemi per la sicurezza, la videosorveglianza e il controllo accessi. Abbiamo installato i nostri sistemi termografici negli aeroporti di Trieste e di Bologna e al Senato della Repubblica”.
I sistemi di Calzavara sono in grado di controllare, censire, seguire le persone in movimento ovunque: si tratta di opzioni del controllo del territorio finalizzate alla gestione urbanistica, alla sicurezza, alla demografia, agli spostamenti e ai trasporti. Ad esempio sono attive da anni in diversi comuni italiani sistemi e network di telecamere su piazze, vie, luoghi pubblici collegate a centrali di controllo sia pubbliche
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Come funziona il vostro termoscanner per aziende? “Siamo un’azienda che fa ingegneria e il nostro mestiere è fornire soluzioni ad alte prestazioni integrando le migliori tecnologie sul mercato, selezionate tra un ecosistema di partner di primissima qualità. Abbiamo realizzato diversi sistemi di termoscanner che vengono incontro a tutte le esigenze legate al ritorno alla normalità, per scongiurare il rischio di una seconda ondata di diffusione del Covid19. Il punto fondamentale è che non è più necessario fermarsi e mettersi in coda per farsi misurare la febbre, perché i sistemi che implementiamo possono rilevare la temperatura corporea istantaneamente e a soggetti in movimento su più file. Gli utenti entrano nelle strutture rapidamente, camminando senza fermarsi. La rilevazione si effettua in circa 0,3 secondi seguendo il soggetto che si muove e la soglia d’allarme scatta dopo i 37.5 gradi: sullo schermo del tablet l’operatore vede chi ha il valore fuori soglia e lo invita a uscire da un varco secondario. Questo tipo di soluzioni è pensato per controllare flussi più o meno grandi di persone in ambienti al chiuso come stazioni, aeroporti, fabbriche, scuole, palazzi e uffici, aggiungendo sistemi di
settembre\ottobre 2020 riconoscimento facciale e di rilevamento della mascherina indossata. Non a caso, le abbiamo installate in molte grandi aziende pubbliche e private, negli aeroporti di Bologna e Trieste e al Senato della Repubblica.” Quali altre soluzioni avete implementato per l'emergenza Covid-19? “Abbiamo pensato di realizzare anche una versione estiva, che funziona in ambienti all’aperto, utilizzabile per il controllo degli accessi a tutte le manifestazioni come concerti, spettacoli, grandi eventi, gare sportive, ma anche alle aree di imbarco dei traghetti, alle spiagge, alle terme, ai siti archeologici, ai parchi, alle fiere e – con la stagione calcistica di nuovo aperta ai tifosi – agli stadi, dove già abbiamo installato molte soluzioni di videosorveglianza ad altissime prestazioni. Tutto per permettere al turismo e all’industria dello spettacolo e dello sport di ripartire senza rischi. Questo sistema di chiama START (Sistema Termografico per Applicazioni Rischierabili e Trasportabili) e consta di un container mobile (shelter) dotato di termoscanner, in cui la temperatura viene mantenuta costante da climatizzatori. Le telecamere termiche infatti funzionano correttamente solo in un ambiente chiuso, controllato e lontano da fonti di disturbo come lampade o finestre: grazie allo shelter, la misurazione non è compromessa da possibili variazioni esterne e viene rilevata mentre le persone attraversano il container camminando. Si possono aggiungere altre funzioni, come il metal detector e l’esame dei bagagli a mano. Se non c’è alcun pericolo, la bussola di uscita principale si apre automaticamente e si può passare, altrimenti si apre un varco secondario. Lo shelter può essere posizionato in maniera permanente e temporanea, perché è molto semplice da installare e da rimuovere.” Avete risentito della crisi economica? “Certamente sì, tuttavia l’azienda ha un business diversificato in tre mercati che hanno registrato andamenti differenti: reti di telecomunicazioni, impianti di luci LED per segnalazione di ostacoli al volo (facility & building) e per il settore oil&gas, sistemi di videosorveglianza e sicurezza. Le reti di telecomunicazioni mobili sono un asset strategico, specialmente con i grandi investimenti previsti per l’attivazione del 5G: purtroppo la crisi ha fermato la parte cantieristica e allungato i tempi di esecuzione, facendo registrare un -15%. Lo stesso può dirsi per le luci LED, dove abbiamo subìto un calo del 30%. Nella security, invece, grazie anche alla presenza sul mercato cinese abbiamo sviluppato il tema della termografia, che ci è sembrato da subito una carta vincente: infatti, siamo riusciti ad aumentare i volumi del 20% e ci siamo posizionati come leader di mercato.” In quali Paesi siete più presenti e con quali soluzioni? “Con le telecomunicazioni e gli impianti di luci LED (brand Clampco Sistemi) oltre che in Italia siamo presenti in Francia, Polonia, Spagna, Inghilterra, Estonia, UK, Lituania, Croazia, Medio Oriente (Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi) e Asia (Cina continentale, Australia), mentre abbiamo installazioni di videosorveglianza/termografia (brand Beeup) solo in territorio italiano, con prodotti di alta fascia
e applicazioni complesse che necessitano di ingegneria di sistema. Quanto alla nostra offerta, per le telecomunicazioni mobili in Italia e in Europa mettiamo a disposizione una gamma di soluzioni standard (pali poligonali, torri quadrangolari e triangolari e stazioni mobili, tutti di diverse altezze e carico di antenne sommitale) e molta ingegneria di prodotto, perché questi mercati sono particolarmente impegnati a migliorare la propria copertura e capacità in relazione ai progetti di 4G-LTE. In Medio Oriente e in Asia, invece, offriamo prodotti premium per le tecnologie 4G-LTE e 5G, inclusa la nuova gamma NGI Towers (New Generation Intelligent Towers) che comprende “gioielli” dal punto di vista ingegneristico come le torri Dicecell e Mosaictower e gli smart poles. Per quanto riguarda invece le luci SOV e antideflagranti, sono installate in USA, Cina, Sud Corea, Francia, Germania e altri Paesi europei.” Tre consigli agli imprenditori per una rapida ripresa economica? “Innanzitutto, il lavoro in team: le aziende sono fatte di persone che vogliono e devono sentirsi coinvolte, responsabilizzate e fatte crescere condividendo gli obiettivi che il management vuole raggiungere. La mia esperienza professionale e personale mi insegna che la prima risorsa vitale è interna all’azienda. Poi, la catena del valore: la solidarietà tra aziende è imprescindibile, il rispetto degli obblighi contrattuali e dei termini di pagamento dimostra serietà, crea fiducia e aumenta la reputazione aziendale, permettendoci di essere ricontattati subito in fase di ripresa. Infine, la pianificazione finanziaria, che è una risorsa chiave per superare i momenti di difficoltà. Avere solidità finanziaria, gestire i rapporti con gli istituti di credito e i finanziatori garantisce all’azienda di pianificare non solo il breve periodo, ma anche il medio/lungo, gestendo la ripresa.” Quali sono i vostri numeri? “L’azienda conta oggi circa 110 persone tra le sedi di Udine (75), Roma (24), Bologna (7) e la neocostituita società controllata di diritto francese a Marsiglia (4). Nel 2019 abbiamo consolidato circa 19 milioni di euro di fatturato, con una crescita del 25% sul 2018 e il raggiungimento del pareggio di bilancio. Ora puntiamo a una crescita dei ricavi di almeno il 10% nel 2020, nonostante l’impatto del Covid19, anche grazie all’apporto delle sei nuove persone che abbiamo preso a bordo.” Cosa vi ha portato dal 1966 ad essere leader nella fornitura di infrastrutture innovative per l’industria delle telecomunicazioni? “Certamente la stima dei clienti, che apprezzano la nostra competenza e serietà, ma anche il fatto che ingegnerizziamo soluzioni con know-how proprietario, così da far evolvere l’offerta verso prodotti e servizi ad alto valore aggiunto, ad esempio su tutti i temi legati alla Smart City. Dobbiamo poi dire grazie ai nostri collaboratori, che hanno messo al servizio dell’azienda la propria esperienza con lealtà e professionalità, al talento imprenditoriale di Lucio Calzavara, mio nonno, che ha fondato la società con lungimiranza e coraggio, e a quello di mio padre Marco Calzavara, che l’ha fatta crescere diversificando il business. Quanto a me, spero di riuscire a guadagnarmi parole simili tra qualche anno.”
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SHOPPINTIME
Il servizio gratuito che prenota gli acquisti dallo smartphone, dal computer o dal tablet e mette in contatto clienti e negozi tramite videochat. A cura di Marcella Ciappi
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settembre\ottobre 2020 È nato un nuovo strumento digitale pensato per avvicinare persone e punti di vendita con l’obiettivo di favorire una shopping experience esclusiva e fare acquisti in sicurezza, per evitare assembramenti e risparmiare tempo, evitando lunghe file e code di attesa davanti ai negozi. Nel mondo profondamente cambiato post emergenza Coronavirus, in cui termini come social distancing (distanziamento sociale) sono entrati a far parte del nostro linguaggio quotidiano, la nostra salute viene posta sempre più al centro dell’attenzione e adottare misure di sicurezza per salvaguardarla diventa la priorità. Anche la gestione del tempo delle persone sta evolvendo per svariati motivi e gli individui in futuro si dovranno conf ront are con or ar i semp re più differenziati. Inoltre, l’impatto della recente emergenza e delle conseguenze che ha generato sulle attività commerciali e sui negozi è già evidente. Dalle analisi elaborate da centri di ricerca specializzati, è stato stimato che il primo trimestre 2020 si è chiuso con una flessione del 26% totale mercato, con tracollo all’inizio di marzo, mese in cui le vendite sono diminuite del 40%, già prima dei decreti che di fatto obbligavano la popolazione a restare a casa. Inoltre la competizione con l’ecommerce, cresciuto dell’81% in una sola settimana, è aumentata, registrando il 75% delle persone che per la prima volta nella propria vita ha acquistato prodotti di consumo online. Settori come abbigliamento e accessori hanno registrato il trend peggiore, vedendo il consumatore più orientato verso l’acquisto di beni di più immediata necessità. Le inevitabili ripercussioni sul fatturato obbligano ora piccole e grandi attività commerciali a fare i conti con un mercato sostanzialmente diverso, in cui sarà necessario cogliere e interpretare rapidamente i cambiamenti per superare questa crisi con una marcia in più. ShoppinTime potrebbe essere uno degli strumenti che faciliteranno le nuove esperienze d’acquisto. I negozianti potranno infatti verificare, attraverso
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una piattaforma online, il flusso di clienti, pianificare le vendite e le risorse e rafforzare il rapporto con i clienti, grazie a un relazione one-to-one più esclusiva. I clienti, eviteranno perdite di tempo, code inutili e rischi per la salute e potranno sperimentare l’opportunità di una shopping experience migliore, in condizioni più favorevoli e con un trattamento privilegiato. ShoppinTime è raggiungibile attraverso u n’A P P d e d i c a t a d i s p o n i b i l e p e r Apple iOS™ ed Android™ da giugno. L’utente, dopo la registrazione, viene agevolmente condotto in pochi passaggi alla prenotazione del suo appuntamento presso i punti vendita che hanno aderito al servizio, scegliendo l’orario di preferenza o quello disponibile nel giorno indicato. Successivamente l’utente riceve conferma della prenotazione dal negozio e, prima dell’ingresso, riceve anche un promemoria per confermare la presenza, invitandolo
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a premere il pulsante del check-in virtuale sul proprio smartphone o disdire eventualmente la prenotazione. Giunto il proprio turno, il cliente può accedere alla fascia oraria prenotata per lo shopping, al termine della quale c’è anche la possibilità di lasciare un feedback sull’esperienza. Sono diverse le App nate per evitare code e prenotare il proprio turno in s tore ma, a dif ferenza delle altre, ShoppinTime offre in aggiunta ai clienti addirittura la possibilità di effettuare una videochiamata con il negoziante, durante gli orari di apertura, per avere infor mazioni e valut are i p ro dot ti prima di recarsi in negozio. In questo modo si renderà ancora più agevole la comunic azione tr a le due par ti, valorizzando il servizio di esperienza e competenza che nessuna piattaforma e-commerce attualmente può offrire, utile al cliente per pianificare in un secondo momento la visita presso lo store e finalizzare l’acquisto.
ShoppinTime è un’iniziativa pensata e sviluppata da Industree Communication Hub (industree.it) società di marketing e comunicazione, con all’attivo clienti come UnipolSai, Edison e Lamborghini, e la start-up innovativa Caligoo (caligoo. com), nata a Reggio Emilia nel 2016, dove tutt’ora ha sede la ricerca e sviluppo, e trasferita negli Stati Uniti nel 2017, d a d ove o p e r a co m m e r c ia l m e nte . Caligoo ha sviluppato una piattaforma di proximity marketing per l’attivazione dei dati incentrata sulle azioni in tempo reale verso gli utenti, partendo dalla correlazione delle sequenze di eventi quale strumento ideale per affrontare ef ficacemente la complessità degli scenari caratteristici della vita reale. Per questo motivo la tecnologia di Caligoo si definisce Event-Driven e non più DataDriven. Per ulteriori approfondimenti: www.shoppintime.online.
settembre\ottobre 2020
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LUCI DELLA RIBALTA I chiaroscuri della vita di Miranda Martino A cura di Carla Cavicchini
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Dicono che quando un bimbo nasce e, per varie vicissitudini, compresi genitori anaffettivi, non gli viene dato affetto ed amorevolezza, si troverà ad elemosinarla tutta la vita, con risultati non sempre piacevoli. Ma nel cammino della nostra esistenza si può incontrare squali e avvoltoi, ma anche persone per bene, di gran cuore. Miranda Martino, cantante, soubrette, attrice di teatro, prosa radiofonica, televisione e cinema – girò pure Carosello – ha avuto tanto, ma veramente tanto dall'amata professione. Pagando tutto ciò a caro prezzo a causa della sua bellezza, del suo talento e dell’estrema professionalità… ingenuità compresa. Brucia ancora il ricordo di quell'essere immondo che la avvicinò malvagiamente, lei ragazzetta piegata nel dolore di corpo ed anima, col ciuffo di capelli strappati nelle sue mani. Un’anima limpida che voleva farsi suora e diviene, invece, una vera e propria pantera, show-woman completa, tanto da calcare tutti i suoli internazionali. Ha cantato e conosciuto bene Nico Fidenco, Bindi, Modugno, nonché grandi classici italiani ed americani. Diventare una diva venendo dalla provincia tutto era meno che facile, ma lei ci riuscì diventando la grande interprete della canzone italiana e napoletana in ogni luogo, anche con Frank Sinatra, esibendosi ai vari Festival di Napoli e Sanremo, ed ancora Canzonissima, Cantagiro, sino a New York, alla corte dello Scià di Persia, davanti a Sukarno presidente dell'Indonesia, ed anche in Grecia. Una carriera internazionale la sua, che l’ha portata a conoscere Josephine Baker, il ballerino Nureyev, Liz Taylor, Nat King Cole, Vic Damone, Maria Callas, l'attore Danny Kaye, Connie
Francis, Harry Belafonte. Suoi grandi amici italiani, purtroppo deceduti, erano Luigi Tenco, Carmelo Bene, Maurizio Arena, Renato Salvatori, la pazza, fragile, umoristica e sarcastica nonché sfortunata Isabella Biagini e tanti, tanti altri. Ci piace ricordare il suo LP di canzoni napoletane incise per la RCA, con gli arrangiamenti di Ennio Morricone, vero e proprio successo che portò a vendere milioni di copie all'epoca, divenendo vere e proprie icone per i collezionisti del vinile. Proprio con Morricone seguì una bellissima avventura canora prendendosi meritatissimi complimenti dal compositore, dando voce a sublimi arrangiamenti. Al suo fianco si alternavano Macario, Dapporto, Garinei e Giovannini, Luigi Squarzina e come non ricordarla nella tournée triennale per “Full Monty” nel ruolo principe di Janette - regia di Gigi Proietti - quale compositrice d'immenso talento al pianoforte.. Si dedicò anche al teatro impegnato sotto la direzione di Scaparro, Puecher ed altri ancora. Ma non gli basta, è un fiume in piena, tanto che “Uomini e droga” – scritto di suo pugno – ne rivela l'affascinante inchiesta. Arrivò a dirigere il “Teatro dei cocci” ed ancora, sempre più affamata di cultura, a promuovere incontri letterari su Garcia Lorca, Pasolini, Cesare Pavese. Oggi è una signora matura, ma sempre affascinante che canta ancora – visto che le richieste non mancano– amando intonare calde note anche durante le varie presentazioni di questo bel libro: “Caduta in un gorgo di torbide passioni” per Iacobelli editore. Ma facciamo un passo indietro, sino alla Seconda Guerra Mondiale, quando a scuola “le piccole italiane” salutano col braccio teso l'entrata della maestra. Tempi in cui il nome di Mussolini, Miranda
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se lo figura come Napoleone. In casa gode di pareri contrastanti da parte dei genitori, lo sente nominare con rispetto e timore, qual figura di gran coraggio. Nel frattempo gli anni passano, la famiglia per il lavoro del padre – il professore scolastico Martino – si sposta in varie regioni italiane e gli ideali di solidarietà e giustizia prendono sempre più campo nell'animo di questa fanciulla, divenendone veri e propri capisaldi. La sua è una classica famiglia patriarcale, ma fredda, chiusa, persino bigotta, con un padre dominatore e una moglie succube. Eppure Miranda, desiderosa d'una carezza che, ogni tanto arriva a malapena, vuole bene ai suoi. Attaccata alle due sorelle, dimostra una natura sensibile e romantica, ma anche amante del rischio. Con la sorella Adriana non sono tutte rose e fiori. È ammirata, ma prepotente come il padre, tanto che quest'ultimo la ignora, riscattandosi però più tardi tramite egregi lavori presso la Rai. Nota di colore, le battutine di mammà, di giù, capace di chiamare spesso Mirandina lima sorda qual fanciulla docile ed accomodante, con personalità tuttavia forte e determinata nella compostezza del suo essere. Definita “una passeretta senza ali”, in realtà, seppur a livello metaforico, le ali ci sono, ma a causa di troppe pressioni non prendono subito il volo. Una vita così complessa che la ragazza spesso e volentieri avverte quel senso di malessere che via via affiora nei confronti del cibo, e del sesso, ripercuotendosi poi per lunghi, lunghissimi anni. Giusto spendere qualche parola per Napoli (anche se le radici da parte di madre erano aversane) ma la città campana riscuote grande fascino per Miranda, come spiega nel suo libro: culla di civiltà, diritto, filosofia, arti, musica, poesia. Quella Napule mare e mandolino, con la gente che ride e non sorride, con la furbizia pietosa, mercanteggiando ovunque, con la fierezza delle “Quattro giornate di Napoli”. Gente ricca di orgoglio e dignità, in cui spesso serpeggia camurria e fatalità, con persone però sagge (esistono, esistono!) che ne vorrebbero far comprendere l'enorme bagaglio culturale, vero e proprio scrigno, che possiede.
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È finalmente resa giustizia alla sua bravura, a quel particolare modo di porgersi. Diventa una cantante di eccellenza che trova pure il tempo di posare per Playmen e, mentre da un lato viene criticata per tale scelta, dall'altro ne è ammirata la notevole bellezza statuaria. Arriva poi il primo avvoltoio, quel famoso musicista, baffetto ed occhio chiaro, che dice di amarla, facendo un pessimo, veramente pessimo, uso delle foto private a lei scattate e imbottendola, con squallide manovre, di alcool. Il resto è storia. Quel linciaggio morale pagato a caro, carissimo prezzo, con la RCA che smette di cercare la signora Martino, mettendola in pausa per lungo periodo. Un ostracismo inenarrabile che la fa diventare, come ammette lei stessa, carne da macello, spolpata da lupi. Arriva il tempo dell'amore. In realtà più affetto che amore, voglia di sentirsi chiamata “signora”. Si sposa nonostante il parere contrario della madre che, con la sua tipica verve di donna del sud, addita il marito come “chillu fetentone e pure comunista!” e, volgendosi alla figlia con aria compassionevole dice: “Sei caduta in un gorgo di torbide passioni!”. Intanto
Miranda allarga i suoi orizzonti culturali diventando amica di Dario Fo e Franca Rame, seguendo le loro iniziative sociali, culturali e politiche, conoscendo Togliatti, Pajetta, Amendola, Ciampi. Tempi in cui la trasmissione “La donna che lavora, viaggio in Italia del sud” incontra la sua colonna sonora “Stasera tornerò”, dai risvolti politici; si guadagna la stima di Leone, con alto valore contrattuale per la Rai. Non a caso parliamo di un vero e proprio cavallo di razza, facendo ricredere chi la considerava solamente una brava cantante. L'America la vuole. Una terra che non è poi così lontana ma, a suo avviso, ama colorarsi più di sensazionalismi che di competenza. In Italia, nei vari festival con tutte le carte in regola per farla classificare al primo posto, viene spiazzata dai consueti favoritismi. Ma la rivincita, e bella, arriva grazie al brano “Me ne infischio”, inserito da Gillo Pontecorvo nella colonna sonora de “La Battaglia di Algeri”, col notevole arrangiamento del maestro Morricone. Film sulla guerra d'indipendenza algerina che vale il Leone d'oro di Venezia per la regia, appunto, di Pontecorvo. Con Morricone il ricordo è vivissimo, come quella volta che, in automobile, il celebre
settembre\ottobre 2020 compositore sbatte quasi contro un palo per ammirare le gambe della Martino! Beh… decisamente un'altra storia! Di personaggio in personaggio, eccola accanto a Fabiolo, Don Jaime De Mora y Aragon, celebre fratello della principessa Fabiola, osteggiato poiché non capito, eppure persona di grandissimo cuore. E qui – sembra un racconto mozzafiato, un giallo, eppure è la storia vera – arriva Antonio Spavone, detto O' Malomme', definito l'ultimo camorrista col suo codice d'onore. Altri, poi, si approfittano di lei, della sua casa, dei quadri di importantissimi pittori. Sono fette di vita amara, complice lo strozzinaggio bancario che fa cedere buona parte del suo patrimonio immobiliare. Riusce a rialzarsi, malconcia e giorni nuovi l'aspettano. Più che il tempo delle mele, arriva il tempo dell'amore, quello vero. Quindi divorzio e nuova vita, seppur tormentata, verso un uomo coerente ed incoerente, dalle forti crisi esistenziali, che fatica ad accettare il mondo. Eccola crocerossina e mamma di Fiodor – Dostoevskij aveva lasciato buona impronta su di lei – i cui baci e favole, cercano di acquietare i sensi di colpa dovuti alle assenze per troppo lavoro. Finisce la storia con Gino Lavagetto e gli orizzonti si allargano. Lavora accanto a Dacia Maraini e la sorella Yuki. L'impegno è notevole e Miranda adora darsi al massimo: riesce a fare bene anche l'impresario teatrale, ma è troppo buona ed ingenua, nonché sfortunata e cade sotto le grinfie di approfittatori. La cercano per il Partito Radicale di Pannella, la politica prende il sopravvento e Miranda prende a cuore i diritti delle persone. Ricordate la bambina dolce, generosa dai buoni progetti di samaritana? Divenendo pasionaria sulle barricate, si accorge che che quel tessuto politico non corrisponde alle sue corde emotive. Ma insiste cantando nelle carceri, constatando che non bisognerebbe mortificare e brutalizzare i detenuti nella loro dignità e farli vivere in condizioni disumane. E prosegue a cantare, recitare. D’altronde è la sua vita, adora portare “Brecht, Viviani e le altre”, l'effimero non le è mai piaciuto, l'arte è una cosa seria!
Ho avuto il piacere di conoscere Miranda Martino a Firenze, durante il ricevimento del Premio Auser Filo d'Argento e, gentilissima, mi concesse l'intervista. Anzi, dirò di più, mi fece una confidenza capendo che me la sarei tenuta ben stretta. Era il periodo che andavo spesso a Roma e, un giorno all'ora di pranzo, suonai il campanello di casa sua portandole la rivista con l'articolo come mi aveva chiesto. E qui cito l'attore Laurence Olivier e la sua bellissima frase nell'osservare che l'attore deve recitare esclusivamente sul palco e mai nella vita. Miranda cordialissima in tuta felpata, bel volto completamente struccato, mi ospitò a pranzo. L'attimo dopo ci raggiunse sua suocera, anzi, la ex suocera visto che da molto tempo si era lasciata da Gino Lavagetto e Miranda, da persona sensibile ed intelligente, aveva mantenuto buoni rapporti sia con lui, che con la signora accanto a noi. Pranzando, mi accorsi che era come conoscerla da sempre nonostante quella fosse la seconda volta che ci vedevamo. Ancora oggi, il rito di ospitalità si ripete ogni qual volta vado nella capitale. Lei è così dolce, solare e chiacchierona, nonostante ami molto anche ascoltare. Uno spirito libero, amica delle ex compagne del suo ex compagno! Però sul palco si trasforma e diventa un vero e proprio animale da palcoscenico. Una bella lezione di vita firmata da Miranda Martino e Laurence Olivier.
Nelle righe del libro si legge di quando Strehler la cercò e, per motivi incomprensibili anche a se stessa, lei non andò agli appuntamenti. Domanda ai lettori se deve uccidersi. Forse il motivo risale a quei continui dubbi, disagi, paure, cercando disperatamente quella guida, quell’appoggio morale mai avuto, seppur nella sua figura di donna testarda e volitiva. A cinquant'anni, sempre affascinante e corteggiatissima, chiude di netto con amore e sessualità, donando affetto a quei gatti regalati per caso. Li adora letteralmente come tutti gli amici pelosetti, come fece tempo addietro Brigitte Bardot e parole sue: “Gli animali sono il tesoro del mondo e la ricchezza degli uomini nonché grandi dottori poiché sanno curarti e guarirti.” Hai capito d'esser vissuta in una sorta di inferno di cristallo… No cara Miranda, costruendoti la tua torre d'avorio hai consegnato la chiave d'accesso a chi ti conosce bene, ti apprezza e ti stima, nella tua innata freschezza di bambina che ancora ha tante cose da fare da grande.
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SOTTO IL VESTITO, ELEONORA LASTRUCCI A cura di Carla Cavicchini
“Per quest’anno, non cambiare, stesso lido, stesso mare...” Sorride Eleonora Lastrucci, stilista di Prato appena rientrata dal Festival del Cinema di Venezia. Una scrollata ai lunghi capelli biondi freschi di piega, il cameriere che prende l’ordine, per due fragranti cornetti ed esordisce: “Nella città della laguna vengo invitata spesso. Lì, oltre a rapporti di lavoro, coltivo anche buone amicizie. Quest’anno, nonostante il problema non indifferente del Covid-19, considero l’esperienza bella e particolare visto che l’impegno nell’organizzare tutto a dovere è stato ben riuscito. Moltissimi testimonial hanno varcato il Red Carpet con i miei vestiti e con Florentia, abito simbolo-rinascita da me creato in collaborazione con Elisabetta Bardelli Ricci dell’Antico Setificio Fiorentino di Stefano Ricci. Ha riscosso un notevole, oserei dire notevolissimo successo. Parliamo d’una creazione colma di rose setate bianche, rosse e verdi quale omaggio al tricolore; quanto alla modella, Roberta d’Orsi, si muoveva sapientemente sullo splendido tappeto rosso, preda di centinaia di fotografi e videomaker e, poi, sul palco del premio Kinéo. Dopo il lockdown vedo spiragli di luce aprirsi visto che di natura sono una persona positiva che pensa positivo.” Ci dice i nomi delle dive (e divine!) che hanno indossato abiti di sua creazione in occasione di questo evento? “Ho avuto viva soddisfazione dalle molte richieste. Inizierei dalla produttrice americana Martha De Laurentiis – (n.d.r.
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Foto ©: Wladimiro Speranzoni
settembre\ottobre 2020 seconda moglie del produttore cinematografico Dino De Laurentiis) – donna estremamente raffinata, affascinante e molto intelligente. Inevitabile parlare del regista Oliver Stone accanto a Genevieve Capovilla sul tappeto rosso, con indosso una mia creazione. E ancora Melania Dalla Costa, a cui ho voluto dare un tocco d’antico e particolare riflettendo il suo essere. Proseguo con la dolce Milena Miconi in pizzo nero ed ancora Demetra Hampton, la Valentina di Crepax, audacissima con quegli occhi da gatta nelle sinuose trasparenze, dalle movenze feline. Poi Elisabetta Bardelli Ricci in lungo tutta rose, la pianista Isabella Turso, la giovane attrice Rossella Romano del Centro Sperimentale Cinematografia di Roma, Silvia Bizio, Cesarina Ferruzzi, Silvana Gavosto, Lorenza Lain, Rosetta Sannelli Presidente del Premio Kinéo, Cristina Egger, la presentatrice Alessandra Canale, Stella Sabbadin, Eliza Oynus,Erika Aurora, Elisa Caterina Egger… mi fermo qui! Questo è un festival che mi sta molto a cuore, considero Venezia la mia seconda casa, dove vengo invitata annualmente anche a più riprese, nell’elegante hotel Ca Sagredo, dalla sua manager Lorenza Lain. Decisamente una cara amica. Tempo fa ho presentato una sfilata di moda molto importante sotto la regia di Romeo Conte e con estremo piacere seguo quel magico carnevale venexiano, capace di specchiarsi nella laguna.” Ci racconta del Premio Kinéo? “Quest’anno ha compiuto diciotto anni, la Presidente è Rosetta Sannelli ed io, negli ultimi anni, la affianco nelle vesti di sponsor. È un premio molto importante sotto l’egida del Ministero per i Beni e le attività Culturali, di cui sono la stilista ufficiale e… beh, che dire ancora: un nome, una garanzia! Oltre che nel cinema si muove anche in altri ambiti culturali, tanto che nel passato, sul palco è salita l’etoile della Scala Martina Arduino e, ancora, la Fondazione Bocelli operante per la salvaguardia del mare e dell’ambiente. Proprio la moglie di Andrea Bocelli, Veronica, è una mia buona amica che desidera spesso essere vestita in lungo. Dopo la cerimonia segue la splendida cena nella dimora cinquecentesca dei Dogi Morosini di Ca Sagredo, organizzata regolarmente dal Premio Kinéo e curata dalla direttrice dell’hotel Lorenza Lain.” Effettivamente la calda notte settembrina con serata di premiazione all’aperto, in Campo Santa Sofia, ha avuto una raffinata scenografia con gli abiti “Italia” di Eleonora Lastrucci. Un omaggio a Venezia, ad un soffio da Ponte di Rialto, che ha lasciato il segno. Poliedrica e senz’altro grande viaggiatrice. Ho indovinato? “Certo, mi muovo molto in Italia ed anche all’estero. Fa parte del mio lavoro presentare tali creazioni, considerate belle creazioni sartoriali. Amo mettere un pizzico della mia anima, visto che faccio questo mestiere con grande amore e professionalità: essa è alla base di tutto per andare avanti. Quanto ai festival, francamente vengo ospitata da tutti: penso a quello di Cannes, alla Festa del Cinema di Roma e, a breve, presenterò i miei abiti al festival egiziano El Gouna, proprio sul Mar Rosso. Sono inoltre in piena fibrillazione in quanto chiamata dall’America per i Golden Globe.
E chissà se un giorno si affaccerà l’invito per quello berlinese.” Impegno ma anche tante soddisfazioni. “Sì, direi proprio di sì.” Non ha bisogno di sorridere, parlano gli occhi di profonda trasparenza marina. Idee nel cassetto per il prossimo 2021? “Molte, ma è tutto top-secret, le mostrerò al momento opportuno fermo restando che la mia mente è continuamente alla ricerca di cose particolari, non banali e soprattutto di gusto.” Raggiunta, poi, al telefono la toscana Roberta d’Orsi di Montemurlo, la giovane e bella fanciulla racconta d’essere modella professionista da qualche anno. “Nel 2017 a Miss Italia vinsi il titolo di Miss Cinema Toscana, andando alle semifinali di Jesolo a livello nazionale. Questo per essere stata seconda classificata per Miss Toscana a livello regionale; tengo, tuttavia, a precisare che studio Farmacia presso la facoltà di Bologna, continuando anche a praticare equitazione, dal momento che ho iniziato sin da piccola.” Sembra di capire che cammini su vari sentieri… “Diciamo che amo impegnarmi nelle cose che faccio.” Ci parli della tua esperienza nell’indossare a Venezia l’abito tricolore di rose incorniciate dal nome Florentia? “Mi sono sentita molto onorata. Rappresentare l’Italia e la sua rinascita mi ha reso orgogliosa in un periodo così triste. Parlerei, pertanto, di una bella esperienza altamente significativa. Quanto a Venezia, è stato veramente emozionante salire sul Red Carpet, circondata da molte persone, bambine comprese, che chiedevano
In foto: Oliver Stone ed Eleonora Lastrucci
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informazioni sullo splendido abito creato dalla stilista Eleonora Lastrucci.” Ed eccoci adesso in pole position col tappeto rosso che si srotola, accanto ad una presidente giuria d’eccezione, l’attrice Cate Blanchett con l’inconfondibile sguardo allungato, pronti per la 77a edizione del Festival del Cinema di Venezia, nonostante il muro anti Covid posto alle spalle dei fotografi, proprio dove gli anni precedenti
si assiepavano le persone ammirando star e divine. Obbligatorie le mascherine antivirus ed i temoscanner per la misurazione della febbre, mentre la giovane infermiera Alessia Bonari riceveva scrosci di applausi a sincero riconoscimento verso il mondo sanitario. Tutti ricordiamo l’operato dei sanitari, stremati dalla stanchezza, coi segni ben impressi sul volto da ore ed ore di “mascheramento”. Insomma, niente
In foto: Elisabetta Bardelli Ricci ed Eleonora Lastrucci - Foto © Daniele Venturelli
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affatto un festival sottotono anche senza la presenza dei grandi divi hollywoodiani, come succedeva nel passato. Splendido il momento del “Leone d’Oro alla carriera” andato all’androgina Tilda Swinton, protagonista de “La voce umana” di Pedro Almodovar, seguito dalla presenza di Matt Dillon. Questo mentre Anna Foglietta, nelle vesti di madrina, parlava della forza nell’aver voluto proseguire in era Covid 19, decretando l’entusiasmo di un’ottima ripartenza in vetta per la Mostra del Cinema di Venezia. Attesissimi i risultati del film vincitore con il “Leone d’Oro” per “Nomansland” della regista cinese Chloé Zhao, raffinato e feroce road movie tratto dal lavoro di una giornalista osservatrice di quell’America dove le persone d’ogni sesso, sbarcano da una costa all’altra alla ricerca di lavori seppur temporanei. Questo perforando l’orizzonte foriero, chissà, di cambiamenti positivi. “Coppa Volpi” invece allo straordinario PierFrancesco Favino quale migliore attore per il film “Padrenostro”. Ottima dimostrazione dell’innata bravura e sensibilità nel calarsi in personaggi sempre così diversi l’uno dall’altro.
settembre\ottobre 2020
In foto: Festival del Cinema di Venezia 2019
Il Premio Kinéo "Diamanti al cinema italiano", è nato nel 2002 per iniziativa del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, progettato e promosso dall’Associazione Culturale Kinéo. Nel tempo l'Associazione ha realizzato diversi progetti ed eventi artistici per il Ministero, sempre nella città lagunare, al Padiglione Venezia della Biennale di Venezia, Arte e Architettura. Oggi l'evento più significativo che porta avanti è il premio dedicato al cinema italiano e internazionale che ha luogo precisamente alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, il festival più antico e il più importante assieme a quello di Cannes. Come ha affermato il direttore Alberto Barbera proprio a Cannes, tre anni or sono, in occasione dei 15 anni del Premio: “Bellissimo traguardo, quello del Premio Kinéo, così strettamente connesso alla storia della Mostra del Cinema di Venezia degli ultimi anni da rendere impossibile pensare l’uno senza l’altra, e viceversa”. Il premio è l'unico votato dagli spettatori delle sale cinematografiche, dal pubblico dei Social Media, dal cinefili, direttamente sul sito online www.kineo.info e da una Giuria di personalità eccellenti del mondo del cinema. L'evento, che ha ormai 18 anni, si svolge nell'arco di diversi mesi, da maggio a settembre, in collaborazione con le sale cinematografiche (ANEC), con il CSC (Centro Sperimentale di Cinematografia) braccio operativo del Mibact nel mondo del cinema, col SNCCI (Sindacato Nazionale Critici Cinematografici) e culmina in un evento straordinario a Venezia e al Lido, con premiazione e cena ufficiale, l’evento più ambito, nei saloni di Cà Sagredo affrescati dal Tiepolo, già dimora dei Dogi Morosini.
Premio Kinéo, manifestazione culturale e glamour, più seguita della Mostra del Cinema, negli anni ha premiato e onorato centinaia di grandi artisti, in particolare i Premi Oscar Bernardo Bertolucci, Gabriele Salvatores, Giuseppe Tornatore, Ennio Morricone, Susan Sarandon, Milena Canonero, Natalie Portman, Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, e inoltre i grandi registi Matteo Garrone, Paolo Sorrentino, Carlos Saura, Marco Bellocchio, Gianni Amelio, Giorgio Diritti, Carlo Verdone, i Fratelli Taviani e grandi artisti come Piergiorgio Favino, Kim Rossi Stuart, Rupert Everet, Sienna Miller, Laura Morante, Monica Guerritore, protagonisti delle grandi serie mondiali o di Blockbuster come Sophie Turner (Trono di Spade, X-Men), la star brasiliana Maria Fernanda Cāndido, la star di Bollywood Preity Zinta, Nastassja Kinski, immagine del manifesto della 72a Mostra di Venezia. La manifestazione ha il sostegno della DGC del MIBACT, l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed è sponsorizzata dai più importanti marchi internazionali. Tra loro: LVMH, S.Pellegrino, Branca, De Beers, Leo Cut, WDG World Diamond Group, Maserati, Lancia, Ferrari Trento 1902, Mondadori, e molti altri. Partner dell'evento, RAI, Mediaset, Sky, AGIS, SNCCI (Sindacato Critici Cinematografici), Cinecittà, Centro Sperimentale di Cinematografia/Cineteca Nazionale. La Mostra del Cinema di Venezia si svolge dal 2 al 12 settembre 2020. L'evento Kinéo è programmato per sabato 5 settembre 2020. 79
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MERCEDES BENZ ITALIA: ENTRO IL 2039 UNA FLOTTA DI NUOVE AUTOMOBILI CO2 NEUTRAL Il Ceo Radek Jelinek: “nonostante l’emergenza Covid, le immatricolazioni di veicoli full electric sono raddoppiate rispetto al 2019” A cura di Giorgio Nadali
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settembre\ottobre 2020 Mercedes-AMG, e Mitsubishi Trucks, prima di assumere la responsabilità di CEO di Mercedes-Benz Mexico. Cosa ha comportato per Mercedes il lockdown per l'emergenza sanitaria Covid-19? “Il blocco della produzione, la chiusura della nostra rete per le attività di sales, ma l’impegno a garantire un presidio forte nell’assistenza, oltre alla totale riorganizzazione del nostro day by day, trasferito velocemente in rete, sintetizzano una sfida che ha messo a dura prova le capacità di reazione della nostra squadra e dei nostri partner sul territorio. È stato un periodo molto complesso e allo stesso tempo un forte acceleratore di tante attività e progetti che fortunatamente avevamo avviato molto prima che scoppiasse l’emergenza Covid. In particolare, mi riferisco al n os t ro S h ow ro om online, che nel periodo di lockdown ha registrato una crescita esponenziale degli accessi e ha permesso ai nostri clienti di mantenere cos t ante il r appor to con il nos tro Marchio e con la rete di dealer sul territorio. Allo stesso tempo, abbiamo imparato a gestire il lavoro da remoto in maniera più efficace e in questo ci è stata di grande aiuto l’abitudine ad una giornata di home office a settimana introdotta nella nostra azienda più di un anno fa.”
Radek Jelinek, da ottobre 2018 è il Presidente di Mercedes-Benz Italia. Nato nel 1962 a Brno, in Repubblica Ceca, è entrato a far parte del Gruppo Daimler nel 1987. Nel corso degli anni ha ricoper to ruoli di responsabilit à n e l l ’a m b i t o d i S t r a t e g i c P r o d u c t Proje c t s , C ont rolling an d F inan ce, Strategic Planning, Sales e After Sales e Dealer Development, in Casa Madre, Argentina e Venezuela. Dal 2010 al 2015 ha conosciuto il mercato italiano in qualità di CEO di Mercedes-Benz Milano S.p.A., responsabile Sales e After Sales per Mercedes-Benz, Maybach, smart,
Cosa avete in programma per la ripresa? “ I me si di lockdown hanno inciso pesantemente sulle vendite e lo stock dei nostri dealer, sano e composto da auto di nuovissima generazione rappresenta la nostra prima priorità. Per questo motivo, sia per le auto pronte, che per quelle da ordinare, in collaborazione con la nostra Captive, Merfina, abbiamo sviluppato formule di noleggio a lungo termine a zero anticipo e canoni estremamente contenuti e accessibile per i primi sei mesi. Un altro elemento che sta sostenendo il nostro restart sono i prodotti: in questi mesi abbiamo lanciato il nuovo GLB e la nuova GLA che, malgrado le difficoltà
n e i b il a n ci d i i m p r e s e e f a m ig lie , sono partiti davvero bene, oltre ogni migliore aspettativa. Uno scenario in cui manca ancora, purtroppo, un impegno concreto da parte del Governo, con misure di intervento che sostengano in un momento così complesso, un s et to re s t r ategico p e r l ’e co n o m ia italiana. Non bisogna infatti fermarsi all’immagine dell’automobile esposta in concessionaria, ma è necessario guardare cosa c’è dietro, ossia, una filiera importante di fornitori, in larga parte italiani, che si aspettano le stesse risposte che attendono i costruttori.” Solo in Italia, a marzo si è registrato un calo delle immatricolazioni dell’85% con una attesa di crollo del 98% circa nel mese di aprile. A livello globale, invece, sono i numeri della produzione a destare allarme: per il 2020 IHS prevede un crollo della produzione di veicoli leggeri pari a circa 11 milioni di unità. Dagli 88,9 milioni del 2019 si passerà ai 77,9 milioni per l’anno in corso. Come commenta questi dati e qual è la strategia di Mercedes a riguardo? “Sono previsioni che certamente non confortano e qui torniamo a quanto già anticipato: oggi più che mai sono necessari provvedimenti e misure che favoriscano e aiutino lo sviluppo del settore. E non mi riferisco soltanto ad incentivi e sostegni economici, ma, e in questo caso faccio riferimento ai Paesi dell’UE, anche ad una politica normativa chiara e uniforme su cui dare stabilità e sicurezza ad una roadmap che si realizza attraverso investimenti importanti da parte dei costruttori. Purtroppo, un quadro normativo incerto, che cambia da Paese a Paese, da Regione a Regione e spesso anche di cit t à in cit t à si traduce in un freno nelle scelte dei nostri clienti che posticipano l’acquisto di un’automobile in attesa di ipotetici tempi migliori e una maggiore chiarezza normativa. Per fare un esempio tra tutti, è stato dimostrato scientificamente il basso impatto ambientale dei new Diesel in grado, addirittura, in presenza di alta
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concentrazioni di emissioni, di filtrare l’aria, immettendola nell’ambiente più pulita di quella che hanno aspirato. Malgrado ciò si continua a generalizzare, additando il motore Diesel come la principale causa dell’inquinamento nelle nostre città, una tesi smentita anche dai dati durante il lockdown.” Cosa prevedete per il mercato dell'auto elettrica? “ N o n o s t a nte i l b r u s co a r r e s to d e l m e r c ato a c a u s a dell’emergenza Covid, nei primi sei mesi dell’anno le immatricolazioni di veicoli full electric sono raddoppiate rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con circa 8.700 unità. I numeri sono in crescita, così come la disponibilità di modelli da parte di tutti i costruttori. Ciò significa che il potenziale c’è, che i player ci credono e che ora bisogna fare il mercato e far crescere ulteriormente la quota. In questa fase di transizione sarà fondamentale l’apporto delle motorizzazioni ibride e per questo, entro la fine del 2020, il nostro portafoglio prodotti potrà contare su ben cinque modelli completamente elettrici e più di 20 ibridi plug-in
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EQ POWER. L'elettrificazione della gamma è un elemento chiave della nostra roadmap che si inserisce nella strategia Ambition 2039 con l’obiettivo di offrire, entro il 2039, una flotta di nuove automobili CO2 neutral, in un viaggio verso la decarbonizzazione che il Gruppo Daimler vuole raggiungere 11 anni prima del 2050, che è l’obiettivo dell’Europa.” Macchina del tempo: In quale anno prevede che l'auto elettrica e l'auto a guida autonoma saranno di uso comune e l'unica opzione sul mercato? “Sono due temi molto diversi tra loro con implicazioni differenti. L’auto elettrica si inserirà gradualmente, con una presenza sempre maggiore all’interno di una mix in cui, ancora per diversi anni, coesisteranno tutte le alimentazioni, Diesel e benzina, rese ibride da una componente elettrica sempre più importante, come dimostra il nostro GLE 350 de: un plug-in hybrid che consente una percorrenza solo in elettrico di ben 100 km. La guida autonoma rappresenta uno dei pilastri di CASE (Connected, Autonomous, Shared & Services, Electric)
settembre\ottobre 2020 nostra strategia di mobilità per il futuro. Già oggi le nostre vetture possono essere equipaggiate con dispositivi di guida assistita fino al secondo livello, l’obiettivo è arrivare fino ad un livello L4. Il debutto dei primo modelli è previsto per il 2024 anche se, prima di divenire un prodotto di massa, servirà sicuramente una fase test all’interno di alcune aree selezionate e dotate delle opportune infrastrutture oltre, naturalmente, ad un intervento dal punto di vista normativo e assicurativo.” Quali novità prevedete per il 2021? “Le novità sono tante, ma ci concentreremo prima di tutto nel recuperare il terreno perso nel 2020, valorizzando prodotti strategici lanciati in questi mesi che, a causa del lockdown non hanno avuto la visibilità che avrebbero meritato. Mi riferisco in particolare a GLA, GLB e alla nuova Classe E, da sempre il nostro bestseller, oggi più sportiva nelle linee e ancora più tecnologica. Tra la fine del 2020 e la seconda metà del prossimo anno si amplierà il nostro portfolio di vetture full electric sotto il Marchio EQ, così come la nostra offerta di automobili plug-in: una gamma che oggi spazia dalle compatte ai SUV e che andrà a toccare anche la famiglia high performance di Mercedes-AMG. Il 2021 sarà anche l’anno della nuova Classe S, l’ammiraglia per eccellenza pronta a fissare nuovi standard all’interno del segmento.”
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10 MOTIVI CHE HANNO PORTATO UN IMPRENDITORE DA ZERO A NOVE ZERI Un sorriso di talento A cura di Giorgio Nadali
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In Italia il numero totale di milionari nel 2018 era di 418.090 (+6,2%), nelle cui mani si concentrava una ricchezza di 1.219 miliardi di dollari. È il numero degli HNWI italiani, le persone che dispongono di almeno un milione di euro di patrimonio globale netto personale, immobile di residenza escluso. High Net Worth Individuals Il mondo finanziario distingue in SubHNWI, con almeno 100.000 euro, una meta facile. Very-HNWI, con almeno 5 milioni di euro. Ultra-HNWI, definisce i “veri” milionari con patrimonio superiore ai 30 milioni: l’1% di tutti i 12 milioni di HNWI del mondo, cioè 120.000. Tra loro c’è anche la punta dei 2.604 miliardari nel mondo, (43 in Italia). Dalla più giovane, Alexandra Andresen, (23 anni), al più anziano Chang Yun Chun (101 anni). Ma tutto questo non basta. C’è un miliardario ogni 2.300.000 persone nel mondo. Uno ogni 1.195.000 in Italia (0,00011%).
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Diventare miliardario non è mai un obiettivo, ma la possibile conseguenza di un obiettivo commercialmente idoneo. Il 70% dei miliardari è partito da zero. Un miliardario indiano partito da zero dice: “Non iniziare un business per fare soldi come obiettivo. Il denaro è solo un risultato.” (Dilip Shanghvi). Dilip (64 anni) iniziò aiutando il padre nella sua drogheria a Calcutta, una città indiana notoriamente molto povera. Poi a 28 anni nel 1983 fondò la Sun Pharmaceuticals. Oggi la prima azienda farmaceutica in India e la sesta nel mondo. Il suo patrimonio personale sfiora i sette miliardi di dollari. La domanda logica è: come ha fatto? Cosa c’è tra la drogheria e l’impero farmaceutico? Per r ag giungere ques t a p osizione occorrono caratteristiche particolari, alcune inaspettate, in base alle loro storie. Ottimismo e visione positiva, disponibilità a emigrare, non avere come obiettivo la ricchezza, grande passione, resilienza, creatività, avere sempre nuovi obiettivi
da raggiungere, iniziare la propria attività imprenditoriale il più presto possibile nella vita, volontà di riscattarsi da una vita difficile (molti erano poveri), competitività, capacità di risparmiare e investire più che di spendere, desiderio di creare qualcosa di nuovo, capacità di risolvere problemi complessi, tendenza a non scoraggiarsi, capacità di resistere ai detrattori e agli invidiosi. Con patrimonio complessivo di almeno un miliardo di euro, escluso l’immobile di residenza ufficiale, compresi tutti gli asset, i ricchi sono 2.604. In realtà sette miliardari su dieci nel mondo sono partiti da zero. Su mille sarebbero ben settecento, quindi non “uno su mille ce la fa” a partire da zero al miliardo. In questo caso, rispetto alla popolazione mondiale di 7,7 miliardi di persone da 0 a 117 anni (persona più vecchia attualmente vivente), solo uno su 2.956.989 ce la fa. Quasi uno su tre milioni di persone nel mondo. Meglio, se escludiamo i neonati e gli ultracentenari. Circa una persona su 2.300.000 nel mondo. In Italia i miliardari sono 43, di cui una donna (Giuliana Benetton, partita da un maglione giallo che realizzò per suo fratello Luciano). Uno su 1.195.000 di adulti italiani. Un miliardario ogni 9.723 milionari italiani. Di questi 2.604 miliardari mondiali, 55 sono donne (2,1%), per la maggioranza cinesi. Non stiamo parlando di nobildonne, di ricche ereditiere o di chi ha trovato l’amore (e la ricchezza) sposando un uomo facoltoso. 55 donne miliardarie ce l’hanno fatta da sole, unicamente con le loro forze, tra cui Zhou Qunfei. Il primato della donna più ricca miliardaria “self made” va a Zhou Qunfei (50 anni), che con i suoi 9,7 miliardi dollari ha decisamente migliorato il suo vecchio stipendio di operaia cinese, da quando ha deciso di passare dall’altra parte della barricata ed essere lei l’imprenditrice della sua azienda di schermi per smartphone. Detiene anche il record di miliardaria più giovane che ha creato la sua fortuna da zero. Zero significa senza neppure un centesimo, chiaro? Se hai qualche centesimo sei già avvantaggiata. Adesso abbandonati alle mille scuse per cui si è convinti di non farcela, oppure guarda in modo diverso ai maglioni gialli che sai
fare. Non si sa mai. Guarda al tuo garage in modo creativo. Sai quanti business multimiliardari sono nati nel garage di casa? Amazon, Microsoft, HP, Google, Zara, Walt Disney e in Italia Technogym e Geox . La “fortuna” non è piovuta a loro dal cielo. La “mentalità da miliardario” Non farlo per i soldi. I miliardari hanno motivazioni diverse che hanno permesso a me di arrivare così lontano. A loro piace creare. Li fa alzare la mattina. Amano costruire le imprese, migliorarle, ottimizzare i loro processi o processi aziendali e soprattutto amano vederle crescere. 1. Uscire dalla povertà “Se inizi con una calcolatrice in mano, non andrai da nessuna parte” (Petter Stordalen) Uscire dalla pover tà per molti miliardari che si sono fatti da soli (ben il 70%) è stata la prima motivazione. Naveen Jain, nato nell'India rurale ha detto: “Oh Dio, volevo solo uscire dalla povertà e fare qualcosa di utile nella mia vita. Mia madre era analfabeta. Il mio unico ricordo che ho è di mia madre che mi assicurava di avere un'istruzione e di sedermi e chiedermi di risolvere un problema, senza che io mi rendessi conto che lei non sapeva leggere. Era solo il suo amore che voleva assicurarsi di farmi uscire dal ciclo della povertà. Sapeva che l'unico modo sarebbe stato attraverso la mia educazione. Nessuna somma di denaro ce la farà.” “Non l'ho mai fatto per quello che mi ha portato il denaro, anche se il denaro tiene il punteggio. L'ho fatto solo per il successo.” (Peter Hargreaves) Lirio Parisotto, nato in una fattoria brasiliana senza acqua corrente, all'inizio non aveva un sogno specifico; voleva solo lasciare la fattoria, per uscire dalla povertà "Il servizio nella fattoria era duro. L'aratura era la più difficile. L'abbiamo fatto con il toro, non con il trattore. Lo odiavo perché era duro e caldo. Per la maggior parte
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dei servizi alla fattoria è facile quando hai il supporto meccanico. Ma non avevamo l'elettricità, non avevamo un trattore, niente. E in effetti non sapevo cosa volevo. Ma una cosa Non volevo restare lì. Quindi, in sostanza, il mio viaggio è stato quello di cambiare la mia vita". 2. Libertà L a lib er t à è un'alt r a gr ande motivazione per i miliardari. Alcuni hanno riconosciuto all'inizio della loro vita che sfuggire alla povertà li avrebbe resi liberi. Frank Stronach è cresciuto nell'Austria del dopoguerra e ha sperimentato la fame in gioventù. Ha detto: “volevo solo lavorare in modo da non avere fame. E volevo lavorare per essere libero, quindi non devo strisciare e dire sì peccato. La mia motivazione non è più stata la fame. Essere un uomo libero. Questa nozione è cambiata in seguito in libertà economica: se non sei economicamente libero, non sei libero. Volevo essere una persona libera. Quindi posso dire tutto quello che voglio dire e posso fare le cose che voglio fare. E poi per liberare le altre persone salvandole dalla povertà: all'inizio si trattava di non avere più fame. Sto anche cercando degli altri, perché non voglio vedere nessuno avere fame”. 3. Sopravvivenza Ma prima di poter diventare libero, tu e la tua azienda dovete prima s op r av v i ve re: quan d o si av v ia un'attività, il fattore numero uno è la sopravvivenza. Sopravvivrò? Questa è l'unità numero uno. Sopravvivenza. Non tutti lo ammettono, ma il caffè economico, per la maggior parte degli imprenditori che conosco, è un vero fattore di vita. Quindi, dall'inizio, tutto ciò che volevi fare è sopravvivere con la speranza che questo possa trasformarsi in qualcosa di cui sei orgoglioso di aver fatto parte di quelle persone che non ti odiano per aver rovinato la loro vita perché la cosa è andata in pezzi. Naturalmente, man mano che la tua attività cresce, anche le tue motivazioni si sviluppano.
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4. Risolvere problemi I miliardari si concentrano sulla risoluzione dei problemi, non sul fare soldi. "Se vuoi avere davvero successo negli affari, trova prima un problema da risolvere", consiglia Dilip Shanghvi. “Se riesci a risolvere un problema attualmente irrisolto, puoi creare un'interessante opportunità commerciale. Non avviare un'attività commerciale per guadagnare denaro come obiettivo, il denaro è solo un risultato”. Michal Solowow ha una prospettiva simile: “Sono motivato da problemi. Ogni giorno voglio che le cose funzionino meglio. Quei problemi che incontro nella vita di tutti i giorni mi portano a risolverli. In altre parole, è un meccanismo automotore. trovare
motivazione nell'essere un miliardario o diventare un miliardario. In realtà non mi eccita”. 5. Fare le cose bene e migliorare Ciò che eccita Michal Solowow è fare le cose bene: “Penso di essere guidato dal desiderio di fare le cose bene, non perfettamente, ma bene. Lo dico consapevolmente. Se le cose vengono eseguite bene e sono sempre meglio, quindi ne traggo sicuramente soddisfazione. Se capisco qualcosa e succede come mi aspettavo e ho alcuni effetti, beh anche quelli misurabili in denaro dopo tutto, allora questo mi dà sicuramente molto divertimento”. Petter Stordalen vuole “fare le cose meglio oggi rispetto a ieri, ma non
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è buono come domani”. Anche la motivazione di Tony Tan Caktiong è di alta qualità: “Sono contento quando siamo in affari a realizzare prodotti davvero buoni. Abbiamo cibo davvero buono e ci piace molto”. Ecco come pensa l'imprenditore mondiale dell'anno 2004. “Sono spinto dal desiderio di fare le cose bene, non perfette, ma bene” (Michat Sotowow)
6. Fare qualcosa di nuovo Per molti miliardari, l'impresa stessa è la loro motivazione. Provare cose nuove, aprire nuove strade, acquisire nuove conoscenze. Questo è ciò che li spinge. Per Dilip Shanghvi, l'opportunità è la più grande fonte
di motivazione. Petter Stordalen lo descrive come segue: "È la volontà di lasciarsi alle spalle, cercare nuove imprese, fare un salto, fare un passo fuori, ma non sai quanto in profondità, per quanto tempo. Solo per fare la differenza. E per vedere opportunità che gli altri non vedono”. Per Manny Stul, il produttore di giocattoli australiano e l'imprenditore mondiale dell'anno 2016, la motivazione è "aprire nuove strade, fare cose diverse, acquisire nuove conoscenze. Non stare fermi, questa è la cosa importante. Trovo che attraversando nuove direzioni come una società e che le nuove strade siano eccitanti. È un modo nuovo ed è diverso. Se continuassimo a fare sempre la stessa cosa, sarei annoiato”. Tim Draper lo
esprime con parole chiare: "Il mondo è fatto per essere scoperto. Dovremmo scoprirlo tutti” 7.
Competizione nel business Un comun denominatore per tutti miliardari è la passione per il business. La passione della competizione negli affari, non tanto per il denaro.
8. Competizione e vincita Per vincere devi essere il migliore ed è per questo che competi. 9. Costruire e creare I miliardari sono creatori e traggono soddisfazione nel realizzare concretamente la loro visione e le loro idee. Giocano con il potere di dar vita alle cose. 10. Impatto sociale “Non è il denaro che mi eccita – disse il miliardario canadese filantropo Chip Wilson, fondatore di Lululemond Athetica – quello che mi fa alzare la mattina è cambiare la vita delle persone, concentrandomi sulla gente e il loro sviluppo.”
*Giornalista e docente di "Comunicazione e Successo" c/o Università UniTre, Milano. Autore di 13 libri pubblicati con 7 Editori. 2 libri presenti c/o Università di Harvard, USA. Performance Executive Coach per aziende. Ha pubblicato recentemente “Buoni & Vincenti. Etica e spiritualità del successo e del denaro, Edizioni Segno, Udine, 2017 e “Chi non si accontenta gode. Accontentarsi della mediocrità è un “crimine”. Scopri le tue capacità per avere ed essere di più”, Lampi di Stampa, Milano, 2018. Il suo ultimo libro è “Fortuna o Talento? Strategia, psicologia e spiritualità del talento e della fortuna”, Edizioni Segno, Udine, 2020. La recensione è nel n. 4 di “Beesness”. www.giorgionadali. com
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NUOVA PARTNERSHIP: ROSSOPOMODORO CON QUANDOO PER LA PRENOTAZIONE ONLINE A partire da inizio giugno 2020, prenotare nei ristoranti Rossopomodoro in Italia diventa più semplice con Quandoo. La nuova partnership di Rossopomodoro, azienda leader nel mondo della pizza e della cucina napoletana, con Quandoo, la piattaforma di prenotazione di ristoranti con la più rapida crescita a livello globale, assicura benefici in circa 60 Rossopomodoro nazionali. La piattaforma mette in contatto clienti e ristoranti attraverso un sistema di prenotazione facile e intuitivo, migliorando l’esperienza degli utenti che potranno evitare assembramenti e code. Nonostante il periodo non facile, a oggi sono stati registrati dati interessanti: il numero di prenotazioni a luglio è salito del 50% rispetto a giugno e ad agosto del 20% rispetto al mese precedente. I ristoranti più prenotati sono stati quelli di Genova (Sestri Ponente, Fiumara e Porto Antico), Rimini, Venezia San Marco, Bari Poggiofranco e Roma Largo Argentina. Dai dati disponibili fino a settembre 2020 emerge anche che le prenotazioni sono diventate sempre più “last minute”. Infatti, risulta che il 28% dei clienti prenoti da 1 a 3 ore prima, il 15% da 3 a 6 ore prima, mentre solo l’1,20% decide di fermare un tavolo tra 7 e 30 giorni precedenti alla data prescelta.
L’OKTOBERFEST SI FARÀ IN ITALIA DA LÖWENGRUBE Fra i tanti eventi annullati nel 2020 a causa della pandemia c’è l’Oktoberfest che, fra delusione e sconforto, lascerà a bocca asciutta i suoi milioni di visitatori annuali (6.3 milioni nell’ultima edizione del 2019). La catena italiana di ristoranti in stile tipico bavarese permetterà di vivere l’atmosfera autentica della festa della birra, nei locali e anche a casa. I molti Italiani che ogni anno accorrono numerosi a Monaco in occasione della storica kermesse potranno consolarsi vivendone l’atmosfera autentica nei ristoranti Löwengrube, l’unica catena italiana che garantisce l’esperienza originale della celebre manifestazione. Dal Piemonte alla Puglia, dalla Toscana alla Calabria, basterà varcare la soglia di una bierstube Löwengrube per essere catapultati in un secondo a Monaco di Baviera. Tutto ricorda l’ambientazione originale: la calda accoglienza, l’atmosfera curata nei minimi dettagli, il personale nei costumi tradizionali, le musiche. E soprattutto la Birra. Proprio la stessa Löwenbräu Oktoberfest Bier che avrebbero servito a Monaco nel padiglione ufficiale Löwenbräu, tra le storiche marche ufficiali dell’Oktoberfest di Monaco. È la birra “novella”, prodotta a luglio appositamente per l’Oktoberfest, che sarà disponibile in tutti i locali Löwengrube e rigorosamente spillata alla tedesca, come da tradizione, in tre colpi, con un procedimento che dura 7 minuti e garantisce il caratteristico “cappello” di schiuma, che conserva il gusto e la leggerezza della bevanda.
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LA PRIMA CAMPAGNA PUBBLICITARIA NAZIONALE DI 101 CAFFÈ Con lo slogan “Scegli il tuo gusto!” 101 Caffè ha lanciato la prima campagna pubblicitaria nazionale, in onda dal 20 settembre al 31 ottobre 2020 sull’emittente televisiva LA7. Gli oltre 120 negozi in franchising 101Caffè, in Italia e all’estero, offrono la più ampia gamma di caffè e di bevande in cialde e capsule, grani e macinati, per tutte le macchine da caffè, rendendo il marchio unico al mondo, per i prodotti e i format innovativi. La campagna è stata realizzata dall’agenzia creativa milanese AmikAj. Il commercial è stato girato nel negozio 101Caffè di Torino, all’interno di uno dei più importanti centri commerciali della città, un’ubicazione ideale per le dimensioni e le caratteristiche necessarie ad effettuare le riprese, guidate dalla regia di Max Mellano. Oltre a LA7, scelta dalla casa madre per affinità di pubblico e di visione con il gruppo Cairo, la pubblicità è diffusa su YouTube e sui canali social del marchio ed è declinato in 60, 15 e 7 secondi. La sceneggiatura sottolinea i valori su cui si fonda l’identità di 101 Caffè: la territorialità, la cultura del caffè, la libertà di scelta e l’italianità. Protagonisti sono Stefano Andrea Macchi, attore e doppiatore poliedrico e versatile, che dà il benvenuto all’interno del negozio e presenta il marchio, con gli affiliati, che rappresentano l'identità di 101Caffè in tutta Italia. Il commercial si conclude con l’invito a visitare i negozi e la promozione delle macchine private label.
CONFERITO A RE/MAX ITALIA IL CERTIFICATO SUPERBRANDS 2020-2021 Giovedì 1 ottobre 2020, lo scenografico rooftop del building RE/MAX Italia di Milano ha ospitato l'evento Superbrands, la più importante iniziativa di aggregazione delle eccellenze di brand a livello mondiale. Per il quinto anno consecutivo RE/MAX è annoverata nel libro delle grandi marche. Durante l'evento infatti sono stati consegnati i "Certificate 2020-2021", che hanno attestato il raggiungimento dello "Status di Superbrands". Molte le aziende presenti, tra cui Grundig, Beko, Aran, Folletto e Zeta Service, oltre al management di RE/MAX, a fare gli onori di casa. In occasione della cerimonia Superbrands, RE/MAX ha premiato le eccellenze interne al Gruppo che nel corso anno passato hanno raggiunto risultati importanti contribuendo così al sempre maggior successo del brand. Nel corso dell'evento è stata anche presentata in anteprima la nuova cover Superbrands 2020-2021 realizzata, per il secondo anno consecutivo, dagli studenti dello IED, Istituto Europeo di Design di Torino. II progetto grafico scelto è stato quello di Virginia Landro che ha raccolto i consensi del Council Superbrands, di esperti di comunicazione e giornalisti che collaborano con il programma per l'Italia.
PROFILO AZIENDALE RE/MAX Fondata nel 1973 da Dave e Gail Liniger, RE/MAX approda in Italia nel 1996 grazie alla lungimirante vision di Dario Castiglia, tutt'oggi alla guida del network immobiliare. Anno dopo anno, RE/MAX rafforza sempre di più la sua presenza a livello mondiale, dove oggi è presente in oltre 115 Paesi con più di 8.000 agenzie in cui operano 130.000 consulenti immobiliari affiliati. Premiata da Assofranchising nel 2018 e nel 2019 con l'Italian Franchising Award per essere stata la rete in franchising con la maggior crescita in Italia e riconosciuta da Federfranchising come il Miglior MASTER FRANCHISEE in Italia, RE/MAX si conferma, sia per gli operatori del settore sia per il cliente, il miglior brand in franchising del settore immobiliare in cui lavorare e a cui affidarsi per comprare o vendere un immobile.
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CENTRO STUDI CONFIMPRESE Andamento vendite ristorazione 1-31 agosto 2020 Andamento saldi 1-31 agosto 2020 Rubrica a cura di Confimprese
Continua l’andamento negativo della ristorazione, il settore maggiormente colpito dalla crisi pandemica. Manca il turismo internazionale, scarseggia quella italiano, molti alberghi sono rimasti chiusi nelle località di villeggiatura. Si stima una flessione di -30% su agosto 2019, di poco inferiore a luglio. Segno che l’incertezza del futuro pesa sulle famiglie italiane e non allenta la morsa. Trend negativo anche sui saldi, nonostante il 75% delle imprese abbia tagliato dall’inizio i prezzi di listino con sconti superiori al 40% Non si arresta l’emorragia del fatturato nella ristorazione. Il settore continua a essere il più colpito dall’onda lunga del lockdown. Nemmeno il periodo di vacanza, l’avvio dei saldi il 1° agosto e la maggiore circolazione del traffico su strade, autostrade, aeroporti e stazioni hanno sostenuto le vendite. Il mese di agosto accorcia le distanze di soli 7 punti percentuali rispetto a luglio e si stima che l’ordine di grandezza si attesti a -30% su agosto 2019. “Sul commercio pesa l’incertezza del futuro – specifica Mario Resca, presidente Confimprese – E non sembra esserci iniziativa o impegno del singolo imprenditore capace di modificare la situazione. Persiste un clima di scarsa fiducia delle famiglie italiane, poco inclini a riprendere le abitudini di consumo precedenti. Servono interventi per riavviare il clima di fiducia e far ripartire la macchina dei consumi, le nostre aziende non sono in grado di reggere ancora per molto. Il rischio concreto è che l’intera filiera produttiva venga coinvolta, con gli effetti che è facile immaginare. L’autunno è qui e, di questo passo,
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l’indifferenza del potere pubblico verso le attività che sono il collante delle nostre comunità e delle nostre città diventerà una condanna. Ci vuole una reazione collettiva, che non può che partire da noi e da chi ci governa e amministra». ANDAMENTO VENDITE RISTORAZIONE Il trend è generalizzato e le imprese ascrivono la perdita di fatturato al calo del traffico nei loro punti vendita – di cui il 90% è costituito da ristoranti – alla mancanza degli incoming turistici stranieri su strade e autostrade, stazioni e aeroporti. Il 50% degli operatori denota nel periodo anche una flessione dello scontrino medio a conferma di quanto ci sia ancora da fare per ricostruire il clima di fiducia nei consumatori ai livelli pre-Covid. Continuano le performance positive di delivery e take away, che pesano per il 20% del fatturato della ristorazione, registrando per formance di crescita nelle vendite rispettivamente del +30% e del + 14% su base mensile, a conferma dei nuovi trend di consumo da integrarsi all’offerta più tradizionale. Quanto alle regioni, sia pure nella congiuntura negativa, il 30% del campione indica la Lombardia come la regione meglio performante, seguita da Lazio, Emilia Romagna e Veneto. ANDAMENTO VENDITE RETAIL NON FOOD E SALDI Il mese di agosto, contrassegnato dal posticipo dei saldi, mostra una congiuntura negativa. Nonostante il 75% delle imprese abbia tagliato dall’inizio i prezzi di listino con sconti superiori al 40%, il trend è in contrazione. Rimane la criticità
della frequentazione dei punti vendita: per i due terzi del campione anche nel mese di agosto in regime di saldi il traffico medio registra una dinamica negativa sullo stesso periodo 2019. A pesare anche le avverse condizioni climatiche al centro-nord che, notoriamente, sono favorevoli alle gallerie commerciali. Non è un caso che, nella seconda metà del mese, in controtendenza con i primi mesi post riapertura, le regioni del centro-nord abbiano avuto per formance mediamente migliori del centro-sud. Da segnalare la maggior frequentazione dei centri commerciali di piccole e medie dimensioni e dei negozi di vicinato a sfavore delle grandi vie dello shopping nei centri città. Una nota positiva riguarda il tasso di conversione che, sia pure nella criticità del momento, si attesta sul 20%. Un trend che riflette lo spirito del momento: chi entra in punto vendita compra.
CONFIMPRESE è l’associazione del commercio moderno – franchising, Gdo e reti dirette – che opera sul territorio nazionale e riunisce aziende e realtà omogenee per merceologia, dalla ristorazione all’entertainment, dall’abbigliamento ai servizi, con un target dimensionale da medio grande a leader di mercato, spesso quotate in Borsa e, in diversi casi, con una rilevante presenza internazionale. Confimprese conta su oltre 100 soci che rappresentano 300 marchi, 36mila punti vendita e 600mila addetti con un giro d’affari 2018 di 152,3 miliardi di euro. Il presidente dell’associazione è Mario Resca.
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RUBRICA ASSOFRANCHISING Rubrica a cura di Assofranchising
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Lo scor so 16 luglio si è svolt a con gr ande successo la present azione del Rappor to A ssofranchising Italia 2020-Strutture, Tendenze e Scenari e di Salone Franchising Milano 2020. La presentazione, tenutasi in collaborazione con Fandango Club e avvenuta per la prima volta in live streaming nel rispetto delle norme di distanziamento sociale, ha evidenziato dati estremamente confortanti e positivi per quanto riguarda la crescita del sistema franchising in Italia nel 2019. Il franchising, infatti, si conferma più che mai un settore vincente e in cui investire, come illustrato dai seguenti dati: ● 26 miliardi di fatturato, circa l’1,3% del Pil italiano (+4,4% sul 2018); ● 56.441 punti vendita, in crescita del +4,7% (2.555 i negozi aperti nel 2019); ● 217.150 (+5%) addetti occupati nelle reti (10.359 i nuovi posti di lavoro creati); ● 980 le insegne operative in Italia, +2,0% rispetto allo scorso anno, di cui: 880 (90%) italiane, 71 (7%) master di franchisor stranieri in Italia, 29 (3%) reti straniere che operano in Italia solo con franchisee, ma con sede legale in un paese estero; ● 11.035 (+1,8%) punti vendita italiani all’estero in franchising (prese in esame per il Rapporto quelle con almeno 3 punti vendita all’estero); ● 178 (+2,3%) reti italiane all’estero.
Questo dimostra l’importanza crescente e costante di un settore distributivo che basa il proprio essere sulla multicanalità e sulla collaborazione continua tra franchisor e franchisee, elemento imprescindibile per costruire una “rete” forte e solida. La presentazione dei dati di Assofranchising è stata anche l’occasione per il lancio della 35esima edizione di Salone Franchising Milano, la più importante kermesse italiana dedicata al mondo del franchising e del retail che quest’anno si terrà dal 22 al 23 ottobre per la prima volta in modalità digitale. Anche quest ’anno, Assofranchising sarà Main Par tner dell’evento organizzato da Fandango Club, che si preannuncia essere decisamente interessante e innovativo.
Assofranchising rappresenta, promuove e difende gli interessi economici, sociali e professionali delle reti in franchising associate. Dal 1971, anno della sua nascita, Assofranchising si è contraddistinta per la fitta rete di relazioni con le Istituzioni e gli altri Enti o Associazioni che hanno interessi coincidenti o vicini ai suoi. Attiva servizi e consulenza mirata, organizza eventi promozionali per i soci, di networking e di studio su temi d’interesse, offre accordi quadro e convenzioni sui molteplici aspetti e prodotti che interessano le aziende che operano in franchising e le relative reti di punti vendita
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OSPITALITÀ E SEROTONINA Rubrica Quadrante a cura di Mara Licia Frigo
«Ciao cara. Il prossimo me lo puoi preparare entro il 15 Luglio e il tema deve essere sull’ospitalità.» Toglimi una curiosità… ma gli argomenti che mi rifili, li tiri fuori dal cappello parlante di Hogwarts in versione Teresa Mannino o dai foglietti discount della Lidl paghi 3 prendi 1? Chiedo solo per prepararmi, perché se il prossimo argomento riguarda l’alopecia negli ungulati sotto stress, ho bisogno di uno psicoterapeuta. Ah, lo sapevate che il termine ospite si applica sia a chi ospita sia a chi è ospitato? Io lo scoprii nel 1981, grazie alla serie televisiva FantasyLand, dove un affascinante Ricardo Montalban salutava l’arrivo dei turisti della puntata con un meraviglioso «Sono il Signor Roarke, il vostro ospite. Benvenuti a Fantasilandia». Alzata di bicchieri, sorrisini, musica d’effetto e cominciava l’episodio. Adesso il termine ospitalità apre le sue braccia – non poteva essere diversamente - ad una accezione più professionale fino a raggiungere l’identificativo di una vera e propria industria, quella dell’Ospitalità. E dentro ci trovi tutto: Alberghiero, Extra-alberghiero, AirBnB, Ristoranti, Trattorie, loculi vacanze, e persino il caldarrostaio che si piazza all’angolo di Corso Buenos Aires. Sì, sì, correttissimo, non sto discutendo su questo, è una vera e propria industria che comprende settori anche molto diversi tra loro. Il fil rouge è che sono tutti settori dedicati ad una sola cosa: l’accoglienza.
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settembre\ottobre 2020 Prima della Bossi-Fini era anche un bel termine, specialmente per un paese di emigranti come il nostro. Oggi viene usato in modalità cinofallica, argomento preferito dei benaltristi – termine coniato per definire tutti coloro che durante una discussione spezzano il discorso dicendo «ma i problemi sono ben altri». Certo, i Pirati somali, la laurea in merendine scomposte e il reality show Malattie Imbarazzanti. E visto che sono decisamente più agée della Bossi-Fini, anzi, appartengo alla generazione che è vissuta col Commodore 64 e sopravvissuta all’IPad, per me l’accoglienza resta la cordiale generosità nell’accogliere e trattare gli ospiti. E no, non sto parlando del cioccolatino sul cuscino. Sto parlando della terminologia adeguata da utilizzare: buongiorno, buonasera, grazie, prego, arrivederci, per cortesia, si potrebbe… Diamine, uso per favore anche con mio padre se gli devo chiedere di passarmi il sale… esattamente come fa lui con me. Lo so che sembra una ramanzina sull’educazione, ma qui vi sbagliate. Sono potentissime armi di persuasione. Seguitemi per un attimo: conosciamo tutti la definizione di persuasione, ovvero condizionare gli altri per raggiungere i propri scopi. La persuasione prevede quindi che vi sia un certo livello di potere. Ma il potere è a tutti gli effetti una relazione – l’altro ha potere su di me solo se io glielo concedo – e come tutte le relazioni si basano anche sulla comunicazione. Utilizzando termini che qualcuno ha definito desueti, quelli che ho citato prima per intenderci, poniamo l’altro nella posizione di sentire utile. Sensazione che, come sotteso, fa scattare il convincimento di essere riconosciuti dall’altro come una persona che ha un valore. Lo so, voi avete un obiettivo, ma l’altro NON LO SA! Essere riconosciuti fa scattare nel nostro cervello la produzione di serotonina, che fa parte di un gruppo di neurotrasmettitori che hanno lo scopo di guidare il nostro comportamento verso il nostro migliore interesse (gli altri sono le endorfine, la dopamina e l’ossitocina, quella che io preferisco, magari metterò il bigliettino nel cappello parlante per il prossimo articolo). Insomma, sentirsi riconosciuti dall’altro fa produrre al nostro cervello (e non solo) quello che al bar chiamiamo l’ormone del buonumore; e tutti sanno che quando sei di buon umore sei molto disponibile a fornire ciò che l’altro ti sta chiedendo. Ci sono solo due piccolissimi ma… (questa volta si esagera, ma stiamo parlando di processi cognitivi ed emozionali, mica del principio di indeterminazione di Heisenberg). Il primo è che il senso di riconoscimento può essere ingannato. I social, i like, i follower, l’atteggiamento isterico del cellulare in mano per vedere quanti like/follower ho sul post, come, dove, quando, perché mi hanno messo like, panico, depressione etc.… (il male del secolo? No, non è lo strumento il male, ma l’impreparazione delle generazioni). E questo è il motivo per cui stiamo parlando di persuasione. Il secondo è che l’effetto della serotonina è proporzionale al livello di utilità (mi passi il sale, direi 4 picosecondi, consegna dell’attestato di laurea direi che molto dipende dal tasso alcolemico del dopo festa), e, quindi limitato nel tempo! (Oh my god Icon) Questo vuol dire che se usi quelle parole desuete di cui sopra una sola volta nella tua vita, la tua potenzialità di persuasione è paragonabile alla vita media di un sacchetto dell’umido. Integrandoli invece in modo continuativo, con la perseveranza con cui ti abboffi di pillole PanciaPiatta o AddominaliallaThor, magari potrai portarti a casa, oltre ad un sorriso, anche una chiara idea del dove cominci l’Ospitalità. Ad ogni modo, se mettete un like all’articolo vi ringrazio, se non lo fate, vi ringrazio lo stesso, se lo condividete ve ne sarò grata, se non lo condividete… tanto so dove abitate, mi piazzerò come ospite a casa vostra. Scherzo, naturalmente… ma non più di tanto.
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PROFILO FRANCHISOR:
BEFED è il pub di successo tutto italiano. Nato nel 1996, oggi conta oltre 30 punti vendita fra Italia ed estero. Nei nostri Pub è possibile gustare l’unico e originale Galletto BEFED alla brace, accompagnato dall’ottima Birra Artigianale, e vivere lo speciale Spirito BEFED. BEFED è il pub ideale per giovani, famiglie e gruppi di amici, un luogo dove rilassarsi e mangiare bene. Un luogo dove tornare, ogni volta che c’è bisogno di sentirsi a casa e di divertirsi. Dal 1996, difendiamo il diritto più sacro di tutti. Quello di non pensare a niente e divertirsi, almeno per qualche ora. Ci battiamo per l’informalità, perché c’è sempre un ottimo motivo per non prendersi troppo sul serio. La nostra formula è semplice: l’inimitabile Galletto da mangiare con le mani, la Birra Artigianale buona e beverina, un’esperienza genuina che non si ferma alla cena. La nostra sfida è farti divertire come in una grande famiglia con un’idea così normale che è straordinaria: passare una serata indimenticabile e... e basta!
Ragione sociale e indirizzo: BEFED FRANCHISING S.R.L. Sito Internet: www.befedpub.com Settore Merceologico: brewpub Attività: ristorazione Anno di fondazione dell’Azienda: 1996 Anno di lancio del franchising in Italia: 2002 PV diretti Italia: 9 PV in franchising Italia: 20 PV in franchising all’estero: 1 Regione/i italiane di interesse per lo sviluppo: tutta Italia Paesi esteri di interesse per lo sviluppo: Francia
PROFILO FRANCHISEE Bacino d’utenza: minimo 25.000 abitanti Ubicazione ottimale PV: centri commerciali, centro urbano, retail park, periferia urbana, traffic road, travel retail. Superficie media PV: da 80 a 450 mq Addetti richiesti per PV, compreso il titolare: 4/15 Esperienza pregressa nel settore: non necessaria Formazione iniziale: circa 1 mese Arredo e investimento medio iniziale: da 800.00 a 1400.00 € /mq Fatturato medio annuo (stima): da 600.000.00 € 2.000.000.00 € Merce in conto vendita: NO Sistemi informativi offerti: SI Diritto d'ingresso: 15.000.00/25.000.00 € Canoni periodici (royalties): 2% primi due anni, dal terzo anno in poi 3% Canoni periodici fissi: 300.00 € (quota radio) Pubblicità a livello locale: SI Contributi per campagne pubblicitarie nazionali: SI Assistenza in loco in fase di apertura: SI Assistenza per la durata del contratto: SI Zona di esclusiva: SI Durata contratto: 5 anni
CONTATTI FRANCHISOR Sede legale: Via Madonna della Neve, 27 - Bergamo Referente franchising: Lina Oldrati Telefono: 391.7200099 - 035/219471 E-mail franchising: affiliazioni@befed.it / franchising@befed.it Sito Internet: www.befedpub.com
© millionaire.it
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PROFILO FRANCHISOR:
CAPATOAST è la prima toasteria in Italia, un luogo dove il toast è grande protagonista, preparato con pane artigianale senza alcol etilico e farcito con ingredienti di qualità e di provenienza esclusivamente italiana. Tra gli altri punti di forza del format ci sono la varietà del menù (oltre trenta ricetta di toast salati e dolci) e le dimensioni “mega” di ogni fetta di pane grazie al quale il toast si trasforma da semplice spuntino a originale e gustoso pasto completo. Dopo lo strepitoso successo del primo punto vendita “take away” aperto a Napoli nel novembre 2014 (850.000 euro di fatturato sviluppato in uno store di meno di 20mq di area vendita e oltre 120.000 toast venduti in 12 mesi) è iniziato il percorso di sviluppo che ha portato CAPATOAST a diventare oggi tra le più autorevoli catene di fast food nel settore della ristorazione italiana con 32 punti vendita aperti nelle più importanti città e centri commerciali.
Ragione sociale e indirizzo: PROPOSITUM S.R.L. Via del Parco Margherita 34 – Napoli (NA) Sito Internet: www.capatoast.it Attività: ristorazione fast food Anno di fondazione: 2014 PV diretti in Italia: 8 PV in franchising in Italia: 24
PROFILO FRANCHISEE Canale di sviluppo: Centri commerciali con rating alto. Centri storici. travel retail. Media scontrini giornaliera: 142 (scontrino medio 8,6 euro). Target: Trasversale. Metratura ideale: format “completo” min. 40mq con sedute esterne (in assenza di spazio esterno min. 100 mq). Format “chiosco” min. 18 mq (con deposito dedicato min. 12mq) Fornitura arredi, macchinari e attrezzature: SI Progettazione architettonica e impiantistica: SI Formazione pre e post apertura: SI Campagna pubblicitaria di lancio e comunicazione post apertura: SI
CONTATTI FRANCHISOR Referente franchising: Marco Micallef marco.micallef@capatoast.it franchising@capatoast.it
© centrocommercialemetropolis.it
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PROFILO FRANCHISOR:
Click Café Italia è uno dei principali franchising italiani nel settore del caffè porzionato ed è l’unico ad essere specializzato anche nel mondo del tè e tisane, delle eccellenze artigianali e delle idee regalo legate al mondo coffee and tea. L’azienda opera sul mercato con marchi esclusivi ed è in grado di proteggere i propri affiliati dalla concorrenza tradizionale offline e da quella sleale online, concetti ormai essenziali per intraprendere un nuovo progetto in questo settore. L’azienda non si è lasciata intimidire da questo momento così delicato per l’economia italiana ed oggi guarda al futuro perfezionando la sua formula di affiliazione attraverso un ulteriore potenziamento del proprio modello di business. Più che innovazione di prodotto infatti, l’azienda spinge sul concetto di differenziazione apportando una vera e propria innovazione del modello di business. La formula di affiliazione Click Cafè diventa unica poiché si arricchisce di un elemento che nessun competitor è in grado di offrire al momento: la gestione “tradizionale” del Click Café Shop viene affiancata dalla possibilità di creare una rete di Corner Cialde e Capsule sul proprio territorio di competenza.
Ragione sociale e indirizzo: SGV SERVICE S.R.L. Settore Merceologico: Caffè, tè e tisane, eccellenze artigianali, idea regalo. Anno di fondazione dell’Azienda: 2007 Anno di lancio del franchising in Italia: 2014 PV diretti Italia: 1 PV in franchising in Italia: 38 Regione/i italiane di interesse per lo sviluppo: Centro Nord Paesi esteri di interesse per lo sviluppo: Europa, con formula Corner Cialde & Capsule
PROFILO FRANCHISEE Bacino d’utenza: 20.000 abitanti Ubicazione ottimale PV: Zone centrali con forte passaggio veicolare e pedonale Superficie media PV: 50-70 mq Addetti richiesti per PV, compreso il titolare: 1 Esperienza pregressa nel settore: non richiesta Formazione iniziale: Stage in azienda di 3 giorni Arredo e investimento medio iniziale: € 11.500,00 + IVA Fatturato medio annuo (stima): € 100.000,00 - € 200.000,00 Merce in conto vendita: NO Sistemi informativi offerti: SI Diritto d'ingresso: NO Richiesta garanzia: NO Canoni periodici (royalties): NO Canoni periodici fissi: NO Pubblicità a livello locale: SI Contributi per campagne pubblicitarie nazionali: Non richiesti Assistenza in loco in fase di apertura: SI Assistenza per la durata del contratto: SI Zona di esclusiva: SI Durata contratto: 5 anni
CONTATTI FRANCHISOR
Sede legale: SGV SERVICE S.R.L. Corso Garibaldi, 8 – 84123 - Salerno Referente franchising: Dott.ssa Stefania Stasolla Telefono: 0039 0827 22 49 41 E-mail franchising: franchising@clickcafe.it Sito Internet: www.clickcafe.it www.clickcafe.it/shop www.cornercialdecapsule.com
© franchisingfranchising.it
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PROFILO FRANCHISOR:
Un uomo, Nicola Greco, con un passato da manager; una donna, Lynn Ya Ping, sua compagna di vita e di affari con un trascorso da giornalista della BBC; un artigiano bolognese, Leonardo Ragazzi fondatore della Cremeria Funivia di Bologna; Vittorio Paolucci avvocato bolognese appassionato del buon cibo: hanno creato un sodalizio basato sulla forte passione per il gelato di eccellenza. La loro creatura si chiama RivaReno Gelato, la catena di gelaterie di alta qualità che sta conquistando passo dopo passo i palati dei golosi italiani ed esteri. Oggi i negozi RivaReno sono presenti in diverse città italiane nonché a Malta, a Sydney in Australia, a Palma di Maiorca e Marbella in Spagna e a Bali Indonesia. Il nome RivaReno deriva dalla volontà di sottolineare le radici Bolognesi del proprio prodotto: la città delle due torri sorge appunto sulle rive del fiume Reno. Nel vademecum della qualità RivaReno, questi i pilastri fondamentali: • la ricerca costante in tutto il mondo di ingredienti naturali per la loro freschezza, purezza, sapori intensi e avvolgenti • la qualità eccellente ottenuta selezionando le migliori materie prime ed esaltandole con le ricette tradizionali italiane e innovazioni creative • la certezza di offrire un prodotto freschissimo, ottenuto utilizzando solo il migliore latte alpino e preparato quotidianamente nel laboratorio di ogni Store RivaReno appena prima del consumo • un’esperienza sensoriale unica e intensa, cremosa e vellutata.
Ragione sociale e indirizzo: RivaReno Spa Sito Internet: www.rivareno.com Attività: Gelateria tramite negozi diretti ed in franchising Anno di fondazione dell’Azienda: 2004 Anno di lancio del franchising in Italia: 2005 PV diretti Italia: 3 PV in franchising Italia: 9 Punti vendita diretti all’estero (in joint venture): 3 PV in franchising all’estero: 8 Regioni italiane di interesse per lo sviluppo: Emilia, Campania Piemonte, Lazio, Venezia, Lombardia Paesi esteri di interesse per lo sviluppo: USA, Francia, Germania, Spagna Franchisee singoli: 9 Multi-Unit Franchisee: 3 Master Franchisee: 1
PROFILO FRANCHISEE
Bacino d’utenza (n. minimo abitanti): 70.000 Ubicazione ottimale PV: centro e semicentro cittadino; centri commerciali maggiori Superficie media PV: mq 80 Addetti richiesti per PV, compreso il titolare: 4/6 in funzione dei volumi Esperienza pregressa nel settore: NO Formazione iniziale: 21 giorni Arredo e investimento medio iniziale: € 200.000 Fatturato medio annuo (stima): € 450.000 Sistemi informativi offerti: SI Diritto d'ingresso: € 15.000 Canoni periodici (royalties): 1,5% Pubblicità a livello locale: SI Contributi per campagne pubblicitarie nazionali: NO Assistenza in loco in fase di apertura: SI Assistenza per la durata del contratto: SI Zona di esclusiva: SI Durata contratto: 5 anni
CONTATTI FRANCHISOR Sede legale: Viale Tunisia, 37 Milano Referente franchising: Nicola Greco Telefono: 335 6168389 E-mail franchising: info@rivareno.com Sito Internet: www.rivareno.com
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