Anno IX - N° 1 2019 € 3,90
Elisabetta Franchi
Periodico di informazione bimestrale – gennaio-febbraio 2019
L’ELEGANZA NON HA “ETÀ”
Il Codice Leicester Sara Sozzani Maino “L’ALTRA” SORELLA
IL “GENIO” ASSOLUTO DI LEONARDO DA VINCI
Alessandra Mattè
LA FORMA D’ARTE DEI PIATTI
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/ Editoriale
ELISABETTA FRANCHI: L’ELEGANZA DELLA MODA
Apriamo questo primo numero dell’anno parlando di moda. Secondo i dati della Camera Nazionale Della Moda Italiana, nel 2018 il fatturato dell’industria italiana della moda e dei settori ad essa collegata ha sfiorato i 90 miliardi di Euro con una progressione del 2,3%. Dati certamente interessanti ma, visto anche l’andamento negativo degli ordini in questi mesi, l’inizio del 2019 si preannuncia incerto. Non è incerto, invece, l’andamento del brand Elisabetta Franchi. Lo scorso anno ha compiuto 20 anni di attività e veleggia sui 100 milioni di Euro di ricavi, con uno sviluppo nei maggiori paesi europei e non. Nonostante sia una persona molto riservata, ci ha concesso - e le sono grato -, un’interessante intervista in cui spiega la sua filosofia aziendale oltre ad un’innata passione per gli animali. Uno speciale su Pitti Immagine, il distretto di Biella, Cuoio di Toscana e Accademia sul Lusso completeranno la parte della rivista dedicata al fashion. Dalla moda ci spostiamo al food. Nei prossimi mesi ci saranno delle fiere apicali in questo settore, come Cibus Connect, Tuttofood e Vinitaly. Noi parliamo di Five Guy’s, catena americana di hamburger che ha aperto mesi fa a Milano (a detta di molti che l’hanno provato, il migliore panino del mondo), per poi passare da Bottega leader nella produzione ed esportazione del prosecco e per arrivare a Mind The Gum, start up innovativa di gomma da masticare, quale integratore per memoria e concentrazione. Quest’anno cade l’anniversario dei 500 anni dalla morte del “genio” Leonardo da Vinci e vi parliamo di una bella mostra sul Codice Leicester inaugurata a Firenze. Anche in questo numero continua la collaborazione con Mokamusic. Anita Falcetta e Philip Abussi, a margine di un loro interessante intervento all’ultimo Forum Retail (Beesness era uno dei MEDIA PARTNER), CHE ci spiegano come una buona strategia musicale può supportare al meglio il proprio brand nel suo sviluppo. Vedremo come la musica ha un ruolo importante nella crescita di un’azienda. Infine, come sempre, non perdetevi le nostre rubriche: quella sul Licensing, curata da Milano Licensing Day; quella sul retail di IKN Italy e News in Town, in merito ai ristoranti ed ai locali presenti a Milano. Arrivederci al prossimo numero, sempre più interessante e con nuove rubriche. Buona lettura!!!
Giovanni Bonani
Direttore Responsabile
/ Indice
Fashion
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Accademia del Lusso La scuola esclusiva inaugura l'anno accademico_______ 8 Pitti Anteprima 2019______________________ 10 Cuoio di Toscana A sostegno delle donne vittime di violenza__________ 14 Intervista a Elisabetta Franchi La designer e imprenditrice_______________________ 16
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Un mondo nuovo all'insegna d'etica Intervista all'imprenditore tessile Andrea Cavicchi__ 20 Italiani a braccia aperte… Intervista a Sara Sozzani Maino__________________ 22 Intervista alla Dott.ssa Rita Airaghi Direttore della Fondazione Gianfranco Ferré_______ 24 Dal neon alla voglia di jogging La rivincita dello street style______________________ 28 La cravatta: dall'Italia in tutto il mondo Simbolo di stile e dell'eleganza nostrana____________ 32
28
Biella, la capitale del tessile L’eredità dei primi imprentori del fashion__________ 36
Food Sagami arriva in Italia La vera cucina giapponese________________________ 40 Bottega non si accontenta del prosecco Le strategie di sviluppo dell’azienda_______________ 42 Five Guys conquista Milano A Milano gli hamburger più buoni del mondo______ 46 QUALIMENTI Il mercato online dei produttori enogastronomici_ 48 Distillerie Berta Cinque generazioni in distilleria__________________ 50 Mind the Gum Una storia tutta italiana_______________________ 52
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Franchising
Centri Commerciali
Esportare i propri sistemi di franchising Rinasce piazza Vetra Le opzioni a disposizione delle aziende__________ 54 Al via il progetto di riqualificazione architettonica del Vetra Building__________________________________ 84
Tecnologia
Bicocca Village A Milano, un successo annunciato_________________ 86
Trusters EDARES Real Estate Solutions____________________________ 88 La prima piattaforma di lending crowdfunding immobiliare 100% italiana_____________________ 58
Comunicazione
Il calcolo del Digital ROI Parte dal Customer Journey______________________ 61 Out of Home Quando la creatività veste le metropoli_____________ 90
Design
Impresa
Intervista a Gianni Bientinesi Il favoloso mondo di Maggie Buu Il ruolo della business intelligence_________________ 94 Tra arte e cucina________________________________ 64
Sport
Intervista a Antonio Bertoli Titolare di Broggi 1818__________________________ 68 Novità in casa Virgin Active La prima Academy italiana per trainer e il primo club 5.0_______________________________ 96
Arte
Premio
Il Codice Leicester Superbrands Agli Uffizi per i 500 anni dalla morte di Leonardo__ 70 Il potere di fare la differenza_____________________ 100
Licensing Retail
Retail “editoriale” L’innovazione passa dal cobranding______________ 102
La magia di Colvin La rivoluzione del mondo degli omaggi floreali_____ 74
Turismo
Nyx Hotel Casper Canada, Toronto Un’idea di ospitalità di nuova generazione________ 105 Un marketing accattivante_______________________ 78
Recensione
Musica
SOLUZIONE TASSE Strategie di risparmio fiscale_____________________ 108
Il valore aggiunto della musica L’impatto sonoro sulla strategia di marketing del punto vendita________________________________ 81
NEWS IN TOWN Locali, bar, ristoranti e vini da enoteca______ 110
/ Fashion
ACCADEMIA DEL LUSSO INAUGURA IL NUOVO ANNO ACCADEMICO A cura di Giovanni Bonani
Accademia del Lusso, scuola di moda di alta formazione caratterizzata da un approccio innovativo e creativo, si pone sin dalla sua fondazione come una “boutique school” volta a fornire un servizio tailor-made ai suoi studenti. In occasione dell’inaugurazione del nuovo Anno Accademico, alla presenza di Fabio Gnocchi AD del Fashion Brand Aspesi, Accademia del Lusso ha presentato numerose novità inerenti alla didattica, in linea con le esigenze del mercato lavorativo. Innanzitutto, la Scuola di moda di alta formazione ha introdotto i Master in doppia lingua (Master in Communication Management, Collection Management, Fashion D esign e Master in Brand Management) così da poter fornire ai propri studenti un profilo ancor più internazionale. In foto: Fabio Gnocchi Ad Aspesi, Pietro Polidori Ceo ADLM, Barbara Sordi, Responsabile Didattica ADLM
Per il triennio post-diploma si è pianificato l'inserimento di materie come Fashion Start Up management, dedicato a coloro che desiderano intraprendere una carriera imprenditoriale ed eco-fashion. Per quanto riguarda i corsi Professional, a partire da questo anno accademico, è stato introdotto il corso annuale di Fashion Accessories Design in lingua italiana, che prevedrà anche moduli di progettazione e stampa in 3D. Sono stati inoltre implementati i moduli di Personal Branding & Portfolio, fondamentali per la creazione di una propria Brand identity e di un portfolio professionale, che saranno comuni a più indirizzi: dal Fashion Styling al Fashion
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gennaio\febbraio 2019 Design, dal Visual Merchandising all’Image Consulting. Sono stati attivati corsi extra e gratuiti di lingua inglese, aperti a tutti gli indirizzi, e dai primi di ottobre sono iniziati i corsi Propedeutici per i post-diploma (Introduzione a IOS, Introduzione al Sistema moda, Introduzione al fashion English). Non ultimi, Accademia del Lusso ha inserito anche i moduli serali e aperti a tutti gli studenti di International Lifestyle, in partenza a metà novembre, e Fashion Start Up Management, in partenza a febbraio.
COMPANY PROFILE Accademia del Lusso nasce nel 2005 in via Montenapoleone, a Milano, come scuola esclusiva per giovani talenti che intendono intraprendere la loro carriera nel sistema della moda e del lusso in Italia e all’estero. Accademia del Lusso offre diversi livelli di formazione, sia in italiano sia in inglese: corsi Master annuali (Fashion Brand Management, Fashion Communication Management, Fashion Collection Management e Fashion Design), corsi Post Diploma triennali (Fashion Brand Management, Fashion Styling & Communication e Fashion Design), corsi intensivi One year (Interior Design, Footwear & Accessories Design e Fashion Product Design) e corsi Professional (Visual Merchandising, Fashion Styling, Image Consulting, Fashion Design, Fashion Sales & Buying, Trends & Cool Hunting, Tecnico Modellista, Fashion Graphic Communication, Tecnico di confezione, Management dell’evento) tutti caratterizzati da un approccio “tailor made” col fine di seguire al meglio ogni studente. Tra le novità di quest’anno vi sarà l’introduzione di moduli in linea con le nuove tendenze nel sistema moda, per sua stessa natura in continua evoluzione: Lectra 3D, Fashion Start Up, Personal Branding, International Lifestyle & Luxury (con focus sul mondo orientale e medio orientale). L’obiettivo della scuola è quello di formare professionisti di alto livello nei principali settori della moda: dal marketing al brand management, dal fashion design alla comunicazione
moda, mantenendo sempre un costante contatto con il mondo delle imprese. L’offerta formativa di Accademia del Lusso improntata principalmente al mondo dell’alto di gamma e del Made in Italy viene costantemente aggiornata per poter garantire una formazione sempre all’avanguardia che associa alla parte teorica una fondamentale parte pratica e di progettazione. La scuola si avvale di un corpo docenti di eccellenza che costituisce uno dei suoi principali punti di forza; grazie alla loro preparazione e professionalità fortemente orientata ed integrata all’interno del mondo del fashion business, rappresentano il primo punto di contatto tra lo studente e la realtà lavorativa. Le sedi di Accademia del Lusso Accademia del Lusso vanta oggi diverse sedi in Italia e in Europa. A livello nazionale, l’Headquarters si trova in in Via Montenapoleone 5, a Milano, nel cuore del quadrilatero della moda, luogo simbolo del Fashion in Italia. Sempre a Milano, in Via Chioggia, il Luxury Lab è divenuto la sede attiva di laboratori, seminari e altre attività teorico-pratiche indirizzate agli studenti. Nella Capitale Accademia del Lusso oltre alla storica sede in Via Matera 18, inaugurerà a breve una nuova scuola in Piazza di Spagna 9, dove gli studenti avranno l'opportunità di conoscere la grande tradizione sartoriale italiana. Alle sedi principali di Milano e Roma, Accademia del Lusso ha infine affiancato la sede di Belgrado a livello europeo.
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/Fashion
PITTI ANTEPRIMA 2019
Foto © Guest Nation Portugal_Ideal & Co.
A cura di Carla Cavicchini
Si affaccia il nuovo anno e Firenze è pronta ad affrontarlo, nel modo migliore. Come consuetudine gennaio dà inizio alla carrellata del Fashion Pitti, che che tutto è tranne un déjà vu . Una delle sue caratteristiche, infatti, è quella di sapersi sempre rinnovare in un caleidoscopio di idee e spirito creativo. Dà il la PITTI IMMAGINE UOMO dall’8 all’11 gennaio 2019, nel consueto contenitore della Fortezza da Basso fiorentina. Il nuovo brand disegnato da Tae Yong presenterà la collezione Beyond Closet,
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gennaio\febbraio 2019 grazie alla nuova collaborazione con la più importante agenzia a sostegno della creatività coreana – Corea del Sud s'intende – la Corea Creative Content Agency (KOCCA). Lo stilista parte dai classici dell'American preppy in rilettura contemporanea e personalizzata. Lo potremo vedere il 9 gennaio negli spazi della Dogana . Altro marchio di tendenza la Allegri in collaborazione con Cottweiler, brand inglese disegnato da Ben Cottrell e Matthew Dainty, una nuova estetica tra stile, eleganza e funzionalità che riuscirà a stupirvi gettando le basi per un nuovo progetto di sicuro successo. Una delle sezioni di punta del salone è costituito dall'approccio sperimentale internazionale per Touch, l'originale allestimento curato da Andrea Caputo Studio potrà essere visitato e apprezzato al padiglione Medici. L'ALTRO UOMO è il cuore della avantgard di Pitti Uomo, collezioni creative e innovative di abbigliamento e accessori, pronte ad anticipare le evoluzioni dei Trend.
UNCONVENTIONAL: il progetto riservato alle declinazioni più grintose del luxury streetstyle, a questa edizione si presenta arricchito di nuove contaminazioni Haculla, brand ideato da Jonathan Koon e ispirato dal lavoro dello street artist Harif Guzman, presenta in preview esclusiva ad Unconventional la sua prima toy collection, pezzi unici creati per l’occasione che riflettono l’anima street della pop culture newyorkese. Corriamo poi all'appuntamento che dal 23 al 25 gennaio ci porterà nel mondo magico di Pitti Filati. La SURPRISE BOX è uno straordinario contenitore di novità che si rinnova di stagione in stagione, in un originale set designer curato dal lifestyle Sergio Colantuoni, il pubblico potrà immergersi in un percorso multisensoriale in and out of the box all'esplorazione di tutto il salone.
SEMPLICEMENTE LE MAISON INTERNAZIONALI PIÙ PRESTIGIOSE DELLA MODA NON POSSONO PIÙ FARE A MENO DELL'APPUNTAMENTO FIORENTINO ALLA RICERCA DI NUOVE ISPIRAZIONI.
PITTI FILATI, giunta alla 84 a edizione, si conferma la Concept Lab di lancio per le nuove tendenze lifestyle a livello globale,
Foto © Holzweiler
Foto © Norse Projects
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Foto © Whyred
i numeri sono da brivido: 110 collezioni di cui 20 provenienti dall'estero per questa edizione, con oltre 4300 buyer presenti all'ultima edizione invernale. Nerbo di tutto ciò, il ruolo determinante dato allo spazio ricerca, centro propulsore di tutte le espressioni legate alla creatività, coniugato inoltre con un layout fresco e dinamico, il tutto poi condito con stimoli ad alto coefficiente creativo. Vanno in scena i talenti del knitwear del futuro! Alla Sala della Ronda della Fortezza da Basso, mercoledì 23 gennaio, saranno protagoniste le collezioni di nove studenti internazionali del Master di Primo Livello in “Maglieria, Creative Knitwear Design” di Accademia Costume & Moda di Roma. Un progetto promosso e organizzato da Fondazione Pitti Immagine Discovery insieme a Accademia Costume & Moda e Modateca Deanna, che punta a far emergere il talento dei giovani designer e le eccellenze della maglieria. In scena anche
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Foto © Soulland
i vincitori degli Special Project realizzati in collaborazione con Benetton Group, Roberto Collina, Max Mara, Ermanno Scervino e Napapijri & The Woolmark Company con STOLL. SPORT, FAR EAST E SUBCULTURE: il nuovo Spazio Ricerca si ispira alle Olimpiadi in Giappone. La nuova edizione dello Spazio Ricerca lancia i trend per la P/E 2020 parlando di sport, di Far East e di subculture, che trae spunto dalle prossime Olimpiadi in Giappone. Tra sport nazionali e “nuovi” sport come il surf e lo skate per la prima volta ufficialmente inclusi tra le discipline olimpiche. Sullo sfondo, il Giappone e la sua cultura millenaria, in bilico tra tradizione e innovazione. Il focus è sull’inclusione e sul mondo dei giovani, sulla nuova sensibilità che si racconta attraverso codici stilistici ibridi. Con la direzione artistica del fashion designer Angelo Figus e dell’esperta in maglieria Nicola Miller, l’allestimento è di Alessandro Moradei.
Semplicemente le Maison internazionali più prestigiose della moda non possono più fare a meno dell'appuntamento Fiorentino alla ricerca di nuove ispirazioni. PITTI BIMBO riunisce le collezioni più creative e innovative del childrenswear. In scena al Padiglione Medici, all’ingresso del percorso del salone, KidzFIZZ offre un'istantanea sui brand più dinamici e sperimentali. Il risultato è sempre sorprendente e stimolante. Tra i nomi di questo universo ci sono: AGATA E L A TEMPESTA , BANDITS LONDON, BJANKO, EEPPLE, LALA, LE MU, LEDUM, ME IN WIEN, NUPKEET 1946, OSCAR ET VALENTINE. Prima di approdare nelle boutique più esclusive, i brand del luxury for kids passano da Pitti Bimbo. Tappa al Lyceum con Apartment, in cui collezioni raffinate e originali diventano protagoniste, per un
gennaio\febbraio 2019 mix tra attitudine couture, attenzione ai dettagli e identità in continua evoluzione. In un’atmosfera sofisticata ed esclusiva. Ecco i nomi di questa edizione: AMELIE ET SOPHIE, AMIKI SLEEPWEAR, ATELIER CHOUX PARIS, BELLE CHIARA, BELLE ENFANT, CAR AMEL, EMILE ET IDA , GREVI, HUCKLEBONES, JEM + BEA, JOLEE MOME, LAMANTINE, LEOCA, MAISON PARISIENNE, LITTLE CREATIVE FAC TORY, NIKO LIA , O LIV E , OWA YURIKA, PE'PE', PÈRO, PICCOLA LUDO, POM D'API, RASPBERRY PLUM LTD, VELVETEEN, WILD & GORGEOUS. La sezione che porta il nome del salone è una realtà ricca e articolata: è il racconto di mondi diversi che hanno come protagonisti i brand di riferimento del childrenswear, con collezioni dal neonato al teen e uno sguardo alla moda dei grandi, in pieno trend mini-me. Dalle griffe alla tradizione del Made in Italy, dai brand storici dell’abbigliamento bimbo fino ai nomi del super fashion.
BARBIE COMPIE 60 ANNI… E LI FESTEGGIA A PITTI BIMBO!
Foto © Guest Nation Portugal Labuta
Nel 2019 Barbie, la più famosa delle fashion doll, compie 60 anni e inizia i festeggiamenti proprio a Pitti Bimbo: negli spazi della Polveriera andrà in scena una mostra celebrativa che racconta 60 anni vissuti sempre al passo con i tempi, ispirando le bambine di tutto il mondo a “essere tutto ciò che desiderano” – You can be anything – Nell’occasione di questa celebrazione sarà presentata la prestigiosa partnership con il brand PATRIZIA PEPE e il lancio di una speciale capsule collection realizzata appositamente per questo importante compleanno.
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/ Fashion
#INPIEDIPERTUTTE, PARTE DA PITTI 95 IL PROGETTO DI CUOIO DI TOSCANA A SOSTEGNO DELLE DONNE VITTIME DI VIOLENZA Presentato in occasione della serata evento al Cinema Teatro Odeon il percorso promosso dal consorzio leader nella produzione di cuoio da suola, in collaborazione con Feminin Pluriel Italia e Sentiero 103, A cura di Carla Cavicchini in favore della Casa della Donna di Pisa
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gennaio\febbraio 2019 #InPiediPerTutte è il progetto di beneficenza promosso dal consorzio leader nella produzione di cuoio da suola con quote di mercato pari al 98% della produzione italiana e l’80% di quella europea, a sostegno delle donne vittime di violenza, presentato ieri al Cinema Teatro Odeon di Firenze, durante la serata evento organizzata in occasione di Pitti Immagine 95. Nel corso della serata sono intervenute le rappresentanti delle tre realtà coinvolte nel primo evento organizzato nell’ambito di #InPiediPerTutte, Diana Palomba, Presidente dell’Associazione Feminin Pluriel Italia, Claudia D’Agnone, fondatrice di Sentiero 103 e Carla Pochini, Presidente Casa delle Donne di Pisa. Il progetto di beneficenza si articolerà con diverse iniziative pubbliche durante l’anno per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema. L’evento, a cui hanno preso parte i rappresentanti delle aziende di Cuoio di Toscana, oltre a stampa specializzata e operatori del settore moda, è stato inoltre l’occasione per presentare in anteprima il fashion film "Show your sole", idea e progetto di Fabiana Giacomotti, firma della moda e direttore scientifico del Master
in Teoria e Strategie della Moda presso l'Università di Roma La Sapienza. Il cortometraggio, di Marco De Giorgi, autore dello stesso video di apertura di Pitti Uomo, ha il patrocinio di UNIC, di Lineapelle e Micam Milano. Sulle note de “Il volo del calabrone”, terzo episodio dell'opera La favola dello zar Saltan di Nikolaj Andreevic Rimskij-Korsakov, lo short movie racconta l’ultima fashion week di Milano da un punto di vista capovolto, rivelando il potere narrativo e seduttivo delle calzature e del movimento come “anima” e cuore di desideri e aspirazioni: la frenesia, la felicità, l’interesse, la noia, l’attesa dell’incontro. Il fashion film è una selezione delle 30 ore di girato, per 6 giorni di riprese, che ha coinvolto 25 brand di riferimento della moda internazionale: Giorgio Armani, Arthur Arbesser, Luisa Beccaria, Byblos, René Caovilla, Brunello Cucinelli, Doucal’s, Fragiacomo, Elisabetta Franchi, Iceberg, Les Copains, Loriblu, Loro Piana, Max Mara, Antonio Marras, Missoni, Philipp Plein, Emilio Pucci, Santoni, Vivetta, Emilio Pucci, Daizy Shely, Antonio Marras, Loriblu, Vionnet, Giuseppe Zanotti.
IL CONSORZIO CUOIO DI TOSCANA Cuoio di Toscana è un cuoio da suola unico, ottenuto con concia lenta al vegetale, un processo antico basato sull’utilizzo di tannini naturali ricavati dal legno di castagno, mimosa e quebracho. Il marchio nasce con l’obiettivo di farsi portavoce nel mondo del distretto conciario. Le aziende che fanno parte del consorzio Cuoio di Toscana sono di Santa Croce sull’Arno (Bonistalli e Stefanelli Spa) e di San Miniato, località Ponte a Egola (Gruppo Conciario CMC International Spa, Conceria Gi-Elle-Emme Spa, Cuoificio Otello, Lamonti Cuoio Spa, Conceria 3S Srl e Volpi Concerie Srl).
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/Fashion
INTERVISTA A ELISABETTA FRANCHI A cura di Giovanni Bonani
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gennaio\febbraio 2019
RECENTEMENTE DURANTE UN CONVEGNO ORGANIZZATO DA FASHION MAGAZINE HO CONOSCIUTO LA STILISTA ELISABETTA FRANCHI. HO AVUTO SUBITO L’ISTINTO DI PROPORLE UN’INTERVISTA. LE SUE ORIGINI EMILIANE E LA SUA BOLOGNESITÀ SI RICONOSCONO NELLA SUA SIMPATIA, DETERMINATEZZA E PRAGMATICITÀ. Fonda nel 1998 la Betty Blue S.p.A., e comincia a produrre la collezione della sua prima linea di abbigliamento chiamata Celyn b. Dal 2012 la designer decide di firmare con il proprio nome le sue creazioni dando vita all’omonimo marchio Elisabetta Franchi. A conferma del posizionamento raggiunto sul mercato, sceglie di sfilare in passerella alla Milan Fashion Week a partire dalla collezione Spring-Summer 2015 per dare ancora più notorietà al suo brand. L’evoluzione stilistica del marchio e la maniacale cura nei dettagli, la portano a diventare una tra le firme più richieste dalle celebrities del calibro di Angelina Jolie, Kate Hudson, Jessica Alba, Emily Blunt, Jennifer Lopez, Lady Gaga, Kendall Jenner, Dita Von Teese, e Kourtney Kardashian. Nel 2017 il brand Elisabetta Franchi raggiunge oltre 100 milioni di euro di ricavi, attraverso una capillare e forte distribuzione in tutto il mondo, con oltre 1100 multimarca e 80 boutique monomarca dislocate nelle città più importanti come Parigi, Milano, Madrid, Mosca, Hong Kong e Dubai.
Come è stata la sua infanzia? Ha capito subito che la sua strada sarebbe stata nel mondo della moda, oppure c’è arrivata man mano, tramite quale percorso? La mia infanzia è stata molto difficile. Provengo da una famiglia umile ed ho dovuto affrontare una strada in salita fatta di sacrifici e duro lavoro per arrivare dove sono oggi. Nonostante questo, sapevo fin dal primo momento che il mio mondo era la moda e avevo ben chiaro in testa ciò che volevo fare: vestire “tutte le donne del mondo”. Tutto è partito dalla mia bambola, la Betty Doll, fedele compagna di questo percorso, che quando ero piccola vestivo con gli stracci che trovavo in giro per casa. Lei mi ha fatto scoprire quella che era la mia vocazione e non mi ha mai abbandonata. Oggi è venduta in tutte le mie boutique mono marca. Lei è bolognese; della sua terra di origine che cosa si porta dietro? Sì, amo la mia terra e mi porto dietro tutti i suoi valori e le sue tradizioni. Ho organizzato una festa per celebrare i vent’anni del mio brand e ho voluto che avesse il sapore delle mie origini, di dove e come sono cresciuta. Banchetti di cibo tipico
come in una festa di paese hanno intrattenuto gli ospiti fino all’inizio della festa. Credo che il proprio background sia tutto e definisca chi siamo oggi. Non sarei qui se non avessi avuto la mia storia, che anche nelle difficoltà mi ha aiutato a mantenere l’equilibrio e a non mollare mai, affrontando i problemi a testa alta. Quanto c’è del suo gusto e carattere nei vestiti che crea per le sue future clienti? Tutto. Le mie collezioni incarnano esattamente il mio gusto e il mio stile, ma non solo. Anche l’arredamento delle mie boutique e della mia casa sa di me e rappresenta il mio carattere. Una donna grintosa, ma allo stesso tempo femminile, che persegue quello che vuole, senza mai rinunciare alla sua sensualità. Le ho sentito dire che il suo è un lusso accessibile. In che senso? Sì, ho voluto con le mie creazioni rendere accessibile la moda a tutte o quasi. Io propongo dei capi di alta qualità e dai tagli sartoriali ma a dei prezzi accessibili. Questo è il bello della moda oggi: non è più necessario agognare un cappotto in vetrina con la consapevolezza di non poterselo per-
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mettere, ma le donne possono realizzare i propri sogni e togliersi i propri sfizi senza dover avere necessariamente una elevatissima disponibilità economica. Lei è stilista del suo marchio e nello stesso tempo capo dell’omonima azienda. Come riesce a conciliare quotidianamente questi due ruoli? Cerco di trovare un equilibrio fra i due, anche se non è facile perché la parte che mi piace di più e in cui mi identifico maggiormente è quella creativa. Amo creare nel mio ufficio stile, circondata dai miei collaboratori e dai cani, ma so che poi devo fare i conti con tutto il resto perché sono due parti imprescindibili l’una dall’altra. Essere donna le è stato di intralcio, per poter emergere nel mondo della moda? Gli uomini sono più avvantaggiati? Sì, credo che gli uomini siano senz’altro una categoria avvantaggiata purtroppo ancora oggi. Io cerco con tutte le mie forze di combattere questo preconcetto dando l’esempio di una donna che lavora sodo e allo stesso tempo riesce a gestire una famiglia senza aver nulla da invidiare ad un uomo. Purtroppo però credo che la nostra società sia ancora lontana da un’idea di parità assoluta tra i due sessi. Mi risulta che i suoi dipendenti possano recarsi al lavoro portando con sé il loro cane. Da dove nasce questa sua passione per gli animali? È innata, ed obiettivo primario delle mie collezioni è quello di “dare voce a chi non ne ha” attraverso l’eliminazione della pelle animale, della piuma d’oca e della lana d’angora e nel rispetto assoluto di questa categoria che tento di proteggere attraverso la partecipazione a numerose iniziative volte alla loro tutela. In linea con questo impegno, ho aderito al progetto “Dog Hospitality” che ha reso la mia azienda la prima in Italia a consentire a tutti i dipendenti di portare con sé in ufficio i propri amici a quattro zampe. Ho notato che questo migliora anche la produttività e la qualità dell’ambiente di lavoro.
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Il suo brand piace molto al mercato estero, come si sta muovendo? Ci anticipa qualche nuova apertura in questo 2019? Posso rivelare che siamo finalmente sbarcati in America con il nuovo sito e-commerce e prevediamo diverse aperture negli States. Lei utilizza anche il canale del franchising per le aperture. Che qualità cerca nella persona che “sposa” il suo brand e quanto conta la location? Che sia affine al mio stile e alla mia idea di donna. Nel 2013 ha aperto le porte del suo marchio ad un fondo di investimento, per poi ritornare al 100% in suo possesso. Quali le ragioni? Solo così si può avere il pieno controllo di quello che si fa. In futuro aprirà ad una possibilità di quotarsi in borsa o vorrà essere sempre e solo lei al comando? Non chiudo gli occhi di fonte a questa opportunità, valuterò per tempo qualora dovesse presentarsi concretamente. Ha aperto anche un canale e-commerce. Come sta andando l’esperienza, e la percentuale di vendita che ha raggiunto rispetto al retail fisico dei suoi negozi? Il mercato online è presente dal 2016 in Europa ed ora anche in America. È decisamente un canale che sta dando molte soddisfazioni, anche perché riusciamo a rispondere alla domanda di mercati in cui non siamo presenti offline. La sua vita professionale è molto impegnativa; riesce a ritagliarsi dei momenti per sé? Sì, ogni tanto cerco di staccare, anche se non è facile. Ho bisogno di ritagliarmi dei momenti per trascorrere del tempo con la mia famiglia, che mi infonde pace, serenità e l’energia vitale per ricominciare ogni giorno.
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08 11 january 2019 firenze fortezza da basso PITTIMMAGINE.COM special grant from
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UN MONDO NUOVO ALL'INSEGNA D'ETICA E COMPANY A cura di Carla Cavicchini
Alla ricerca del riciclato e del compatibile con l'ambiente, durante la consueta settimana pittiana – squisitamente “Uomo 95”– che nel mese di gennaio ha dato voce anche a Pitti Bimbo e Pitti Filati, vien giusta giusta l'intervista all'imprenditore tessile Andrea Cavicchi. Elegante – non solo d'abito – manager del tessile pratese già Presidente del Centro di Firenze per la Moda Italiana. Tra i suoi incarichi precedenti anche Presidente per due mandati del Museo del Tessuto di Prato, già Presidente dell'Unione Industriale Pratese dal 2012 fino alla fusione della stessa Unione con la Confindustria di Pistoia e Lucca in Confindustria Toscana Nord, vicepresidente di Confindustria Toscana, ed attualmente Presidente di GIDA. Siamo in questo parco bellissimo a parlare di GIDA − Gestione Impianti Depurazione Acque Spa, luogo bellissimo di "battistiana" memoria che rimanda a “acqua azzurra acqua chiara”. Quali sono i costi che gravitano intorno a tale limpidezza, inoltre la struttura è pubblica o privata? E ciò si riflette anche sui cittadini pratesi? Numericamente parlando i costi della manutenzione sono altissimi, proprio per rispettarne il mantenimento e la sicurezza,
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dal momento che l'impianto abbisogna di continue innovazioni ai macchinari, tutto accompagnato al ciclo completo della bruciatura dei fanghi. In merito è stato progettato un nuovo termovalorizzatore per l'eliminazione del riciclo, sempre appunto dei fanghi, recuperati dal filtraggio delle acque. Quanto alla seconda domanda, parliamo di compartecipazione del 46% da parte del Comune, d'un 8% quale quota Consiag, nonché il 46% interamente versato da Confindustria. Faccio presente che la struttura esiste da più di 37 anni, che ha dato ottimi risultati, sempre con nuovi investimenti sul territorio. La cittadinanza non sopporta alcun costo poiché l'impianto serve per la depurazione delle acque industriali ed acque civili. Vengono smaltite inoltre le fosse biologiche con i fanghi di scarto della produzione. Parliamo d'un sistema integrato capace di recuperare le acque smaltendone tutti gli scarti delle lavorazioni ad umido. Come è stato l'impatto sul territorio? Decisamente importante, anche perché questa città laniera − in quanto lavorazione del tessile − ha bisogno di tantissima acqua e, nel tempo, ha consumato proprio l'acqua della falda. Grazie a quello che vede riusciamo a mantenere un livello faldifero
gennaio\febbraio 2019 La campagna Detox è stata lanciata da Greenpeace nel 2011 per invitare l'industria della moda ad impegnarsi per eliminare le sostanze pericolose per l'uomo e per l'ambiente a monte della filiera produttiva. Numerosi brand della moda hanno aderito ben volentieri impegnandosi all'eliminazione delle sostanze pericolose per l'uomo e l'ambiente durante il tracciato della loro fiera produttiva intraprendendo un percorso di miglioramento verso l'eliminazione di sostanze inquinanti seguendo principi di trasparenza,prevenzione e precauzione della campagna Detox . Questo ha dato vita al Consorzio Italiano Implementazione Detox.
abbastanza alto, tutelando l'ambiente. Da questo l'apprezzamento generale. A lei, quale Presidente del Consorzio Detox che lavora in partnership con la scuola Ied, chiedo cosa bolle in pentola o... cosa è bollito? Le aziende del Consorzio hanno sottoscritto il progetto anche con Greenpeace. Questo significa lavorare a fianco sia sul piano scientifico che pratico di assistenza a tali imprese. A Milano, con lo IED, specie nella figura di Sara Azzone, direttrice del Dipartimento Moda, c'è stata la condivisione di un progetto di formazione e progettazione in collaborazione con i giovani. Questo per noi ha significato una buona opportunità per far comprendere loro la sostenibilità volta alla eliminazione delle sostanze tossiche; una grande opportunità che ha operato sia sul piano della comunicazione sia dell'assistenza e formazione giovanile. Mentre dice questo sorride, denotando un grande stile interno nonché esteriore, rimarcando così la buona professionalità
che traspare dalla sua figura pacata, estremamente attenta e consapevole. Lancia uno sguardo all'orologio facendomi capire d'esser stretto con i tempi e quindi, velocemente, chiedo. La manifattura pratese – dintorni compresi – è compatibile con l'indice 4.0? Le quote rose sono abbastanza presenti nell'economia toscana? Alla prima domanda rispondo che ci sarà un’evoluzione in merito... è indispensabile; a Prato siamo tra le cinque città a livello nazionale con sperimentazione “5-G” e questa sarà una grande opportunità soprattutto nella tracciabilità delle lavorazioni tessili, sì d'avere uno scambio di dati più ampio nella filiera. Quanto alle quote: sì, la presenza a livello pratese è buona nel mondo del fashion; vediamo figure apicali non solo in ufficio ma anche nel cucito, rammendo, controllo della qualità e tutto ciò che ruota intorno. Le italiane hanno una marcia in più. Parole di Carla Bruni. E lei di moda se ne intendeva.
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ITALIANI A BRACCIA APERTE… FORTI DELL'INNATO STILE A cura di Carla Cavicchini
Somiglia proprio poco alle altre due Sozzani la signorina Sara Sozzani Maino, con la sua figura fortemente mediterranea colorata da tocchi eritrei, lontana anni luce dalle fisionomie preraffaellite di mamma Carla e sorella Franca. Conserva tuttavia il piglio decisionale di casa Sozzani e, non a caso, sui ricordi ed insegnamenti della celebre zia non manca d'osservare...: "Tutto. Mi ha insegnato proprio tutto, in particolare a guardare al futuro, a non mollare mai, ricordando che niente è impossibile." Durante il convegno "IED e Detox Insieme" per presentare il progetto "Time is now" in occasione di Pitti Immagine Uomo 95 risponde veloce e diretta alle domande di Beesness. La sua piattaforma, ben radicata, guarda attentamente all'estero con la nostra bell'Italia – una punta di campanilismo ce la infilo – forte e ben strutturata nell'industria della moda. I nuovi talenti possono portare crisi all'Italian Style? Non credo, il talento non ha nazionalità ed agisce a 360°, praticamente a tutto tondo. I momenti difficili del settore non sono dovuti alla presenza di stilisti stranieri e, tra l'altro, da 15 anni facciamo il concorso a supporto del Made in Italy, capace di accogliere tutti oltre al nostro paese, aumentandone collaborazione, sostegno e creatività.
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In foto: Sara Sozzani Maino
Quindi, vengono salvaguardate le nostre eccellenze? Senz'altro. La maggior parte di designer che incontro durante il mio lavoro di scouting è invitata a venire e produrre in Italia. Consideriamo tuttavia che la nostra qualità, a differenza di altri, viene pagata ben sapendo che molti paesi producono a metà costo ma con valore decisamente inferiore. Pertanto non è certamente la quantità che fa differenza, bensì altro. Entriamo nel cuore di "Vogue Talents", Milano ne è il cuore pulsante? Fa parte di "Vogue Italia" e supporta il talento a livello internazionale. Il luogo cittadino è relativo, mentre l'internazionalità ne rappresenta il Dna."
Qualche nome di nazione o nazioni con grandi potenzialità? Vengono ben fuori l'India, l'Africa con la sua voglia di crescere anche se necessita d'un buon supporto assolutamente fondamentale a livello di comunicazione. Le carenze esistono e quindi bisogna intervenire in tempi abbastanza stretti. Cito volentieri anche la Georgia, visto che tempo addietro presentò buoni designer. Resta il fatto che il mondo della moda ha i suoi tempi... ed è sempre in continua evoluzione con gli aspetti positivi che presenta, nonché quelli meno positivi… che bisogna saper arginare. Parlando di aziende la sostenibilità è legata ai loro interessi commerciali?
gennaio\febbraio 2019 Dovrebbe! Bisogna pensare in grande per cambiare il mondo al fine di far diventare la cosa un'abitudine e non un'opzione. Ai brand emergenti cosa rispondono dal momento che tutto ha un costo? Francamente cominciano ad essere sensibili alla causa anche se rimane un campo da scoprire e da far conoscere. Innegabilmente ci vuole maggior ricerca, più attenzione e anche più tempo. I costi possono incidere, ma questo è positivo, fondamentalmente deve esistere la voglia di fare! Cos'è per le lo stile? È quella cosa che si può coltivare, far crescere con volontà e voglia di guardarsi intorno, costruire, osare... sino a crearsela. Rimane tuttavia che è parte del nostro Dna. Poiché come sussurrava Yves Saint Laurent: "Non è l'eleganza dimenticare ciò che si indossa?"
IED – Istituto Europeo di Design Si è confermato eccellenza internazionale di matrice volutamente italiana operante nel campo della formazione avanzata, ricerca, discipline del design, moda, arti visive e comunicazione. Cultura del progetto è: “Il sapere e il saper fare, debbono crescere assieme.”
“THE TIME IS NOW” nasce con la selezione di un gruppo di studenti IED del 3° anno dei corsi di Fashion Design delle sedi di Milano, Roma, Firenze,Torino e Como. I giovani designer sono stati scelti in occasione di un casting organizzato dalla Ied di Firenze e presieduto da una giuria composta da: Andrea Cavicchi Presidente C o n s o r zio D e tox , S a ra Sozzani Maino Vice direttore Progetti Speciali Moda Vogue Italia nonché responsabile del progetto editoriale di Vogue Talents, Igor
Zanti Direttore IED Firenze, Sara Azzone Direttore Ied Moda Milano, Paola Pattacini Direttore Ied Moda Roma, Giovanni O t tonello Ar t Director IED. La valutazione nei confronti di questi ragazzi, è stata fatta in base alla loro sensibilità e propensione verso il tema dell'eco-sostenibilità. Guidati in un primo brainstorming dopo la presentazione dei loro lavori, l'obbiettivo verte adesso alla presentazione delle collezioni durante “Pitti Immagine Uomo” di giugno 2019.
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/Fashion
INTERVISTA ALLA DOTT.SSA RITA AIRAGHI, DIRETTORE DELLA FONDAZIONE GIANFRANCO FERRÉ A cura di Giorgio Nadali
Dottoressa Airaghi, qual è a Suo avviso il trend della moda per il 2019? A parere mio “trend” è uno dei termini tra i più lontani possibili dalla moda di oggi. Vale tutto e il contrario di tutto. Sono pochi i contenuti di stile davvero convincenti che si fanno notare. Non nascondiamoci dietro un dito: l’impressione che prevale è quella di un forte disorientamento. Quindi, liberi tutti! Purtroppo però si può anche scivolare nello sbandamento assoluto. Per dirla con Comencini: “Tutti a casa!”
In foto: Rita Airaghi Direttore della Fondazione Gianfranco Ferré
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Quale legacy ha lasciato Gianfranco Ferré alla moda italiana? Partirei dal dato storico-generazionale: insieme a una manciata di altri nomi, indiscutibilmente grandi, Gianfranco Ferré è tra i fondatori della moda italiana contemporanea. È tra i protagonisti di quella vera e propria rivoluzione da cui è nato il nostro Prêt-à-Porter, che, con una rapidità quasi miracolosa, si è imposto sui mercati internazionali e continua, dopo oltre quaranta anni, a esservi presente. Con i suoi “compagni di viaggio”, Ferré ha realizzato allora e costantemente rafforzato nei decenni una liaison forse unica al mondo, quella tra la creatività e l’imprenditorialità, tra il mondo delle idee e il mondo del prodotto. Focalizzando invece le peculiarità dello stile di Gianfranco Ferré, non va dimenticato il suo background di architetto, che
gennaio\febbraio 2019 ha sempre trasposto nel suo percorso come stilista. Intendendo quindi la moda, senza se e senza ma, come metodo, rigore, ricerca, studio, applicati a forme, materiali e colori. Considerando sempre l’abito come progetto, come intervento ragionato sulle forme e come elaborazione, spesso ardita e innovativa, su di esse. Ma con un talento straordinario nel coniugare tutto ciò con l’incanto, il sogno, la magia, la ricchezza di rimandi culturali, estetici e artistici che nelle sue collezioni quasi annullavano il confine tra la contemporaneità degli abiti che sfilavano in passerella e il loro fascino senza tempo. La legacy di Gianfranco Ferré? Un concetto di eleganza che sa affiancare ragione e sentimento. Per dar vita a un lusso di sostanza, consapevole, a uno sfarzo e a una opulenza, mai di pura apparenza, mai fini a se stessi. Come vede il contributo delle nuove generazioni alla moda italiana? Come accennavo sopra, il panorama mi sembra non poco nebuloso, indeciso, privo di orientamenti chiari e validi. È vero, non è più tempo di diktat. La fluidità estetica nella moda di oggi in sé è una valenza positiva. Ma individuare un “segno” comune cui attenersi, pur in piena libertà a me ora pare più una speranza che un dato di fatto.
In foto: Sfilata di Prêt-à-porter A/I 1991-92 © Fondazione Gianfranco Ferré
Borse di studio per la moda. Un vostro esempio da seguire. Ce ne parli. Il futuro della moda passa per i fatti. I giovani possono avere idee, talento, entusiasmo. Possono dimostrare precocemente serietà e volontà di impegnarsi al massimo. È sempre emozionante trovarsi a che fare con chi si propone di realizzare un suo sogno. Ma servono i mezzi. E i mezzi devono arrivare, con oculatezza e buon senso, da chi ne dispone. Diciamola meglio: i mezzi devono arrivare da chi, nonostante le troppe turbolenze e incertezze del presente, continua ad amare la moda e a crederci. Le strutture formative oggi ci sono e sono valide. A esse è, dunque, corretto e sensato far capo perché le risorse disponibili non si disperdano. Nell’anno appena concluso, per esempio, la Fondazione Gianfranco Ferré ha contribuito a creare un’intesa tra Lions Club Legnano Carroccio, la città di nascita dello stilista, e
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Domus Academy, di cui Ferré stesso è stato co-fondatore nel 1983 e docente di Fashion Design, così da mettere a disposizione una borsa di studio per uno studente, vincitore di una competition, i cui partecipanti sono stati chiamati a realizzare una mini-collezione di 5 look, mediando l’ispirazione allo stile Ferré con un proprio apporto interpretativo.
e riportato alla forma primigenia della figura umana. Parla di emozione, esattamente ciò che un abito deve suscitare in chi lo crea, in chi lo indossa, in chi lo vede. E l’emozione per Gianfranco Ferré è tutto: sono i riflessi del materiale, è l’armonia della struttura del capo che si manifesta soprattutto quando viene indossato e “si muove”, generando rumore.
Ci commenti questa frase di Gianfranco Ferré: “Un abito è sensualità quando si muove legato col corpo. È ostentazione quando ti copre e ti abbaglia. È emozione. È rumore, fruscìo. Un abito silenzioso è un abito nullo, inutile.” È una frase… clamorosamente Ferré. Cita il corpo, primo e unico destinatario dell’oggetto-abito e ago della bilancia che determina il grado di sensualità/seduzione/appeal di un pezzo di stoffa, elaborato in forme compiute
Cosa si trova presso la Fondazione Ferré? Credo di poter dire, senza presunzione: Gianfranco Ferré. La persona e il personaggio. L’uomo con le sue passioni, testimoniate da un gran numero di “oggetti” diversissimi tra loro e appartenenti alle sue collezioni personali, distribuiti in un ambiente che richiama con immediatezza quelli in cui ha lavorato per decenni, per configurazione spaziale e scelte cromatiche. Ma soprattutto il creatore, il suo lavoro, dunque ciò
In foto: Sfilata di Alta Moda A/I 1988-89 © Fondazione Gianfranco Ferré
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che lo attesta: originali di disegni, immagini fotografiche e video delle sue sfilate così come di campagne di advertising nelle quali i maggiori fotografi di moda hanno interpretato uno stile in sé inconfondibile. E ancora testi e redazionali dedicati alle sue creazioni dalle maggiori riviste del mondo, raccolte e conservate in centinaia e centinaia di volumi. Ma in Fondazione si trova anche ciò che essa ha realizzato in oltre dieci anni di esistenza: pubblicazioni, testimonianze di mostre, di progetti, di collaborazioni, eventi, workshop. Soprattutto un data-base digitale, che contiene ad oggi quasi 90.000 file, in cui tutto ciò è racchiuso ma non rinchiuso, accessibile con facilità da parte di chi, giovani e studenti in primis, deve o vuole approfondire il contatto con una grande esperienza. Tutta vissuta nel segno dell’impegno, della dedizione e insieme dello slancio e di un entusiasmo per "il fare" che non si è mai attutito.
In foto: Sfilata di Prêt-à-porter A/I 2000-01 © Fondazione Gianfranco Ferré
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RETAIL DESIGN MAGAZINE
IN PRINT Bulgari Via Montenapoleone Milano | Concept Peter Marino
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www.arredanegozi.it
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SOCIAL
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DAL NEON ALLA VOGLIA DI JOGGING: LA RIVINCITA DELLO STREET STYLE A cura di Patrizia Saolini
In foto Cristiano Burani - © Marco Sacchi Photographer
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LE ULTIME TENDENZE MODA PER LA PRIMAVERA/ESTATE 2019 GIOCANO CON I RICHIAMI FLUO E CON IL COMFORT DEL LEISURE WEAR, MENTRE L’UNISEX SI CONFERMA ESSERE PROTAGONISTA INDISCUSSO DELLO STREET STYLE, TANTO AMATO DAGLI INFLUENCER; MA SEMPRE PIÙ CRITICATO DAI PURISTI DEL FASHION WORLD.
In foto Cristiano Burani - © Marco Sacchi Photographer
Si potrebbe riflettere sul fatto che lo street style sia sinonimo di omologazione e appiattimento della creatività ma la parola “community” ha decisamente cambiato la prospettiva del senso di appartenenza al gruppo, soprattutto per i millenial. Visto che i più famosi designer hanno colto al volo lo spirito libero delle nuove generazioni, noi di Beesness, con questa panoramica sulle ultime tendenze per la prossima estate, vogliamo fornirvi uno spunto per rimanere al passo con la moda, che ci risulta essere tutt’altro che livellata verso il basso, fino a scoprire che il “non fare una piega” è diventato un must dei tessuti Made in Italy. Moda unisex: tendenza streetwear Cominciamo con un brand francese che da questa stagione ha cambiato designer, ovvero Mugler, che alla Parigi Fashion Week p/e 2019 ha presentato i tre nuovi pilastri della collezione donna: corsetteria, tailoring e tessuti fluttuanti. Per il suo esordio il neo direttore creativo, Casey Cadwallader ha portato in passerella il linguaggio visivo della Maison rivisitandolo con la sua personale cifra stilistica, all’insegna dell’innovazione materica e dello street style. Il capo più disruptivo della collezione è senz’altro il pantalone da ciclista, realizzato in materiali e colori diversi, con lavorazioni di seta a pannelli e allacciature a corsetto, perfetti con la giacca oversize per delineare un mood concreto ed essenziale. Il tutto da coordinare a sorpresa con maglie in organza fluttuanti come espressione di un’attitudine romantica e sensuale. Il taffetà di seta è un altro tessuto luxury protagonista della tendenza streetsyle, lo troviamo sulla passerella milanese di Cristiano Burani, che con la sua collezione Flemish Revolution, appare quasi impalpabile grazie alle lavorazioni artigianali che rendono unico ogni capo. Burani fa sfilare anche le camicie dipinte a mano con pennellate di giallo fluo che richiamano i graffiti, una stampa effetto coccio ottenuta sciogliendo gesso colorato sul tessuto e lavorazioni tie-dye.
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Sneaker donna: tendenza neon Le fashion influencer ci hanno insegnato che le sneaker non sono solo sportive, ma possono abbinarsi anche ad abiti più eleganti. Per sdrammatizzare o stupire, possono completare una mise chic con risultati sorprendenti. Gli stilisti per la prossima estate le hanno presentate monotinta o bicolor, con il tacco e senza, fino ai modelli più audaci nei colori fluo. Hogan per esempio, nella sua collezione Primavera/Estate 2019, sceglie di trasportarci a Venice Beach, in quella particolare Magic Hour durante la quale i colori si fanno intensi e il sole basso all’orizzonte rende l’atmosfera più leggera ed eccitante. Il fucsia, l’arancione, il giallo e il blu elettrico, così anni 80, si intersecano con le linee grafiche proprie di oggi. La nuova luxury sneaker è Max.I.Active, una reinterpretazione dell’ormai classica Hogan Interactive riprogettata in chiave contemporanea. Ai colori neon sono accostati il bianco e il nero spruzzato d’oro. La medesima attenzione ai dettagli e gli stessi pellami lussuosi si ritrovano sulla B-Bag, la nuova borsa caratterizzata dal design con doppia H e animata dagli stessi colori decisi della collezione.
Sandalo fluo AGL: foto © ufficio stampa AGL Attilio Giusti Leombruni
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In foto Cristiano Burani - © Marco Sacchi Photographer
Un’altra collezione che ci ha incuriositi è quella di Freedomday firmata Ahirain, il brand di capispalla nato nel 2016 dai fratelli Azzurra e Giampaolo Morelli con Andrea Pucci. Dedicata agli “universal traveller” che sono sempre in movimento, inteso come atteggiamento mentale nei confronti della vita moderna e non solo come viaggio, offre uno spunto di riflessione sulla qualità della vita e sull’espressione personale del vestire. I capi dai colori accesi, frutto di una ricerca accurata nei materiali e nella scelta di tessuti tecnici, sono abbinati con coerenza estetica e nei dettami della moda. Anche i dettagli sono unici nel loro genere, come ad esempio la striscia di gros-grain rossa dei bordi interni delle giacche e la sorprendente fodera fotografica che raffigura metaforicamente il carattere sportivo dei capispalla, infallibili dalla montagna al deserto e a tutte le latitudini.
In foto Cristiano Burani - © Marco Sacchi Photographer
Un omaggio all’arte dei grandi ritrattisti delle Fiandre, che mixa egregiamente lo stile urbano delle metropoli ai suggestivi paesaggi del mare del nord.
gennaio\febbraio 2019 collezioni all’insegna del comfort, reinterpretando i codici classici della moda maschile e adattandoli all’evoluzione della clientela contemporanea. Le giacche e i completi vengono dunque concepiti meno formali, mentre i tessuti inediti diventano “antipiega”, accanto all’intramontabile jersey e alla maglieria piú ricercata. La nuova collezione di Manuel Ritz, sempre nell’orbita di Manifattura Paoloni, coniuga invece sartorialità e tessuti tecnici, per un mood ironico e frizzante ispirato alla Summer Vacation che si rifà agli anni ’50, in cui non mancano le fantasie floreali e i colori fluo anche sulle giacche taglio slim-fit e destrutturate. Altro protagonista del genere leisure wear è il pantalone da jogging, ovvero il modello più comodo e pratico da indossare nelle occasioni informali, che prende ispirazione dal classico pantalone sartoriale ma si trasforma in passe-partout per il week end, grazie alle cuciture tecniche e ai dettagli sportivi. Maestri indiscussi del genere sono i designer di GTA, brand italiano che quest’anno festeggia i 10 anni di “Giorgio”, il pantalone con l’elastico alla caviglia, sfoggiato da influencer e celebrities come iconica interpretazione del jogging pant. Tanti auguri alla creatività!
Sneakers Converse per I'm Isola Marras Foto © ufficio stampa Converse
Anche le iconiche Chuck Taylor All Star ’70 di Converse, rigorosamente bianche, sono state customizzate dal designer Efisio Marras con toppe e patch cuciti a mano: segnali stradali, palme, beach house e le immancabili Cadillac per rappresentare, nelle parole dello stesso Marras, “un omaggio alla California e al tema dell’Americana”, inestricabilmente legati al marchio Converse. Nasce così California Dreaming, la collezione Primavera/Estate 2019 realizzata grazie alla collaborazione tra Converse e I’m Isola Marras che racconta un viaggio on the road verso un’estate senza fine. Per le sorelle Sara, Vera e Marianna Giusti di AGL, il viaggio invece è un percorso interiore tra ricordi e fantasia e la palette prende le tonalità calde e morbide del deserto, o quelle forti e contrastanti delle luci metropolitane. Le linee astratte delle grandi opere architettoniche si fondono in un sandalo dalla forma geometrica con maxi suola che alterna sughero e gomma naturale fluorescente, come fosse una sneaker aperta. Un avventura, dunque, che inizia laddove le tecniche di produzione tradizionali incontrano il progresso tecnologico e che la famiglia Giusti porta avanti dal 1958. Outfit uomo: tendenza “antipiega” Sia i pantaloni che le giacche da uomo per la prossima collezione Primavera/Estate 2019 hanno tagli informali e tessuti sempre più tecnici. Funzionalità e praticità sono una priorità per il professionista che si divide fra ambienti corporate e community sportive. Uno dei brand italiani più attenti al design orientato alla versatilità degli outfit è senz’altro Paoloni, che declina le sue
In foto: borsa secchiello e sneakers Hogan © courtesy ufficio stampa Hogan
In foto: giacca da uomo di Paoloni, © courtesy Paoloni ufficio stampa
In foto: pantalone GTA, © courtesy GTA ufficio stampa
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A cura di Elena Pravato
LA CRAVATTA: DALL'ITALIA IN TUTTO IL MONDO, IL SIMBOLO DI STILE E DELL'ELEGANZA NOSTRANA 31
gennaio\febbraio 2019 Un accessorio, un'espressione di personalità, un semplice vezzo, comunque la pensiate, un patrimonio artigianale del Made in Italy. Dietro all'accessorio maschile più glam, la cravatta, c'è un vero capitale di conoscenze, competenze e passione: tutte qualità che abbiamo ritrovato in un Maestro della moda, Stefano Bigi, che con pazienza e con estrema umiltà ci introdurrà in questo mondo. Immaginate per un attimo di fare un salto nel passato, nel 1938, quando Luigi Draghi (nonno materno di Stefano e Paola Bigi) apre, a Milano, un laboratorio artigianale dove confeziona cravatte. Sete pregiate dalle fabbriche comasche, lane biellesi, rocchetti di fili, sarte che cuciono a mano: questa è l'atmosfera dove i fratelli Bigi sono cresciuti e che hanno respirato fin da piccoli. Torniamo nel 2019 e ritroviamo, in Viale Gian Galeazzo, nella capitale italiana della moda, ancora le stesse professionalità all'opera e ancora scaffali colmi di rotoli di tessuti pregiati! Il Laboratorio Bigi, infatti, vanta una filiera cortissima: nel medesimo luogo, partendo dal tessuto, si taglia, si cuce e si confeziona la cravatta, e questa è una qualità esclusiva dell'azienda milanese. Stefano, quali sono gli step per produrre una cravatta? Partiamo dal tessuto: su una stoffa rettan-
golare, detta square, viene effettuato il taglio con un'inclinazione di 45 gradi rispetto al dritto filo del tessuto (il senso di tessitura) per far sì che la cravatta, una volta confezionata, non giri su se stessa. Da ogni square si ottengono quindi due cravatte "gemelle" ed è per questo motivo che le cravatte si vendono in coppia. La cravatta è composta da tre parti: la pala grande (la parte superiore), il collo e la pala piccola (la parte inferiore). Dopo il taglio si procede all'assemblaggio dei tre pezzi e delle fodere dette cappucci. Questo è l’unico passaggio effettuato con la macchina da cucire e perciò denominato Macchinatura. Si prosegue, poi, con la montatura della cravatta inserendo l’interno (anima), e puntando il tessuto con l’aiuto degli spilli. Le sapienti mani delle artigiane cuciono partendo dalla punta grande utilizzando un unico lungo filo, lasciando all’estremità un’asola, con la tecnica del punto scorrevole che conferisce elasticità al tessuto, una volta indossata la cravatta. Mancano solo l'etichetta e il passante. Noi preferiamo limitare l’utilizzo del ferro da stiro per scongiurare l’effetto lucido e preservare il naturale volume della cravatta. Terminiamo con l'Imbustatura e la cravatta è pronta! L’estrema cura e attenzione ai dettagli garantiscono uno standard qualitativo altissimo: questo è il pregio della nostra
azienda riconosciuto da tutti i clienti. Bigi è sicuramente un raro esempio di tradizione manifatturiera che ancora assegna lavoro a domicilio, proprio come una volta. Un modo concreto di incentivare il lavoro femminile? Da sempre ci affidiamo a esperte lavoranti a domicilio (squeriste e macchiniste), formate precedentemente in azienda, che svolgono questa attività sia come primo lavoro, ma anche per aggiungere una seconda entrata al bilancio familiare. A volte sono proprio i mariti che, per conto delle mogli, vengono in azienda a ritirare il materiale e lo riportano al termine della lavorazione. Una forma di lavoro che si tramanda fin dal secondo dopoguerra e che rispecchia l’attuale e innovativo smart work, sempre più diffuso e apprezzato. In totale siamo in ventisette e la metà dei dipendenti opera presso la propria abitazione. Bigi Cravatte non esisterebbe senza le nostre artigiane! Esistono delle categorie dove è possibile racchiudere alcuni stili di cravatta? Al momento quale stile è più richiesto? Ci sono diversi criteri per catalogare le cravatte: il tipo di disegno, la forma, la dimensione e il tessuto. Attualmente le cravatte più richieste sono quelle larghe 8 cm, una
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dimensione che rispecchia il nostro stile e che denota sobria eleganza. Negli anni '90, invece, erano di moda cravatte piuttosto larghe, a nostro parere un po’ troppo sfacciate. Le nostre collezioni hanno uno stile sobrio e raffinato, con disegni piccoli, tinte unite e colori non sgargianti, senza rinunciare ai rigati. Estremamente importanti per noi sono i tessuti. La conoscenza della materia prima ci permette di individuare i migliori fornitori. Il tessuto che va per la maggiore è ancora la seta ma non mancano anche delle proposte miste (seta-lana, seta-cotone, seta-lino). Non solo i tessuti, anche le trame rivestono un ruolo importante, dalla garza Jacquard al twill 36 once stampato a mano in Inghilterra. L’interno doppio, 100% lana e 100% cotone, dà la giusta consistenza e morbidezza a ogni prodotto. Infine, la fodera è sempre in seta mai in sintetico. Conoscere ogni dettaglio che si nasconde dietro alle nostre creazioni è fondamentale; per questo motivo la formazione del personale di vendita delle boutique partner è un aspetto imprescindibile. Anche la cravatta ha una sua storia e una propria evoluzione: ci potrebbe spiegare come è cambiata l'idea di pensare a questo accessorio intramontabile? Tra gli anni '80 e gli anni '90, in seguito al boom economico, si registrò una corsa alla cravatta. L'eccessivo utilizzo e la tendenza a concepirla come parte di una divisa accrebbe un sentimento di ribellione e anticonformismo. Oggi la cravatta ha riscoperto la sua funzione: un must a volte irrinunciabile per i gentlemen moderni che scelgono di regalare un tocco raffinato anche a un look casual. Finalmente la cravatta si usa per piacere e non per dovere! Oggi, i giovani indossano la cravatta anche in contesti più sportivi, con un abito spezzato, per esempio. La scelta della cravatta la mattina, è una scelta molto umorale: c'è chi si lascia ispirare dal meteo, chi dal proprio carattere, o ancora dalle persone che dovrà incontrare durante il giorno. Bigi non è solo un marchio ma è l'artigianalità Made in Italy nel mondo. Quali son i Paesi dove avvengono le maggiori esportazioni? Il nostro primo interlocutore all'estero è il Giappone. La nostra collaborazione nipponica ebbe inizio più di 20 anni fa quando
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un nostro cliente ci suggerì di presentare la collezione nel Sol Levante. Decisi, quindi, di recarmi personalmente in Giappone e lì costatai l'amore per l'artigianalità e l’eleganza. Da allora è diventato il nostro maggiore partner commerciale dove siamo distribuiti, per ragioni commerciali, con il marchio "Stefano Bigi". Volo in Giappone almeno tre volte all'anno per incontrare i nostri affezionatissimi clienti e per fare dei Trunk Show che organizziamo presso i più importanti punti vendita ( per i non addetti ai lavori , il trunk show offre la possibilità agli affezionati clienti del nostro distributore di visionare la nostra intera collezione ). Al secondo posto, metterei di sicuro gli Stati uniti, con la città di New York in testa, dove mi reco un paio di volte all’anno con mia sorella Paola per seguire la vendita delle nostre creazioni. Apriranno dei punti vendita Bigi Cravatte? In occasione dell'anniversario per gli ottant'anni d'attività, il nostro laboratorio
ha aperto le porte ai clienti (lo showroom è aperto su appuntamento) divenendo il primo slow shop di cravatte al mondo, così come amiamo definirlo. Il cliente può non solo scegliere la sua cravatta già confezionata ma ha anche la possibilità di ordinarla su misura.” Bigi cravatte, quindi, non teme la concorrenza di agguerrite aziende che puntano ai prezzi al ribasso proprio perché è l'elevatissima qualità ciò che fa emergere il marchio, vero? La mentalità del consumatore si sta pian piano orientando verso un acquisto attento e consapevole che privilegia la qualità dei prodotti rispetto al prezzo più vantaggioso e le aziende italiane sono pronte a rispondere a questa richiesta. Non bisogna infatti dimenticare che qualità fa rima con sostenibilità e si traduce in un incremento della produttività aziendale Ringraziamo Stefano Bigi per il tempo dedicatoci.
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BIELLA, LA CAPITALE DEL TESSILE DAL CUORE MEDIEVALE A cura di Cinzia Meoni
L’EREDITÀ DEI PRIMI IMPRENTORI DEL FASHION: L’OASI ZEGNA E IL PARCO BURCINA FELICE PACENZA
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Ermenegildo Zegna, Pietro Loro Piana, le famiglie Barberis Canonico e Piacenza, sono solo alcuni dei grandi imprenditori tessili che, nel corso dei secoli, hanno trasformato il cuore medievale di Biella nella capitale del tessile di alta gamma, valorizzando allo stesso tempo il paesaggio circostante. Per questo un week end nel Biellese inizia dal borgo di Piazzo, un dedalo di stradine acciottolate affiancate da porticati e da palazzi nobiliari, passa dal Santuario di Oropa, maestoso complesso religioso del XVI-XVII secolo incastonato nelle Alpi a 1200 metri di altezza, e termina con lo shopping nelle maison più blasonate del tessile italiano di alta gamma (appunto Ermenegildo Zegna, Vitale Barberis Canonico, Loro Piana, Piacenza 1733) o in una boutique sartoriale dove si creano capi unici su misura. Ma l’esperienza davvero unica che offre il Biellese è la scoperta delle eredità lasciate sul territorio dai capitani dell'industria tessile
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Foto © www.oasizegna.com
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che, a cavallo tra l’800 e il '900 seguivano principi “green” particolarmente innovativi per l’epoca. Incantati dalla bellezza degli scenari naturali circostanti e legati profondamente alla loro terra di provenienza, questi primi e visionari mecenati ambientali hanno trasformato e valorizzato il territorio, aprendolo poi all'intera comunità che, ancora oggi, ne gode i frutti. A Pollone, la famiglia Piacenza ha, nel tempo, realizzato il sogno di un eden di piante esotiche, trapiantando alberi provenienti da tutto il mondo alle porte di Biella, su una collina un tempo ricoperta dalla brughiera tipica dell’area: monumentali sequoie, cedri d’Atlante, faggi rossi, cedri, pini cembro, curiosi alberi dei fazzoletti e alberi del tulipano. Camminare nel Parco Burcina “Felice Piacenza” di Pollone è pura poesia soprattutto in primavera, quando l’intera collina si ricopre di rododendri in fiore o in autunno, quando si assiste a una vera e propria esplosione di colori. Qui, nelle giornate di sole, è bello oziare, rilassandosi nel bosco e magari concedersi un piatto di polenta concia a Il Cascinotto (335-6624679). Chiudere una giornata trascorsa a Pollone tra le mura settecentesche de Il Patio, dove lo chef Sergio Vineis rivisita i piatti dalla tradizione con una cucina capace di emozionare, rende il week end indimenticabile. A breve distanza da Biella sorge poi l’Oasi Zegna, cento chilometri quadrati racchiusi tra la Valle Mosso, la Val Sessera e la Valle Cervo, destinati a riserva naturale nel 1993 per sviluppare il pensiero verde del fondatore dell’omonima maison. Oggi l’Oasi vuole essere un laboratorio all’aria aperta di esplorazione di ecosistemi e attività sportive sostenibili per le nuove generazioni. L'ideale è concedersi almeno un paio di giorni per esplorare i numerosi itinerari dell'Oasi e lasciarsi coccolare, al termine della giornata, da un trattamento benessere e da golose specialità piemontesi (presso l'Hotel Bucaneve di Trivero, 015-744184, spa e ristorante sono aperti anche agli esterni). Una passeggiata tra le betulle, i faggi e gli abeti del “bosco del sorriso” è rigenerante. Il percorso, adatto a tutti, parte da Bocchetto Sessera e si snoda dolcemente, in un circuito ad anello, per cinque chilometri nel silenzio del bosco. Un dislivello leggermente più impegnativo (350 metri circa) è previsto invece dal sentiero Fra Dolcino (da Bocchetta di Stavello) che, proprio da queste montagne, dette origine al tentativo di riforma del cristianesimo. Se il tempo stringe, si può percorrere la strada Panoramica Zegna (strada statale 232), 65 km di scenari suggestivi che da Trivero, sede storica della Ermenegildo Zegna, risalgono fino a Bielmonte a quota 1500 metri e godersi il tramonto con una vista che spazia dal Valsessera, al Monte Rosa, alla pianura padana e al Monviso. È la natura il vero tratto distintivo del Biellese, un territorio dalla sorprendente bellezza che spazia dalle praterie delle Baragge, una vera savana in chiave piemontese, alla serenità del Lago del Viverone, fino alle Alpi su cui domina, all'orizzonte, il Monte Rosa. Una natura da vivere tutto l’anno e che, da sola, vale il viaggio verso Biella, cittadina piemontese dal cuore medievale trasformatasi, negli ultimi duecento anni, nella capitale del distretto del tessile di alta gamma. Il Biellese è infatti un territorio che invita all’avventura e allo sport con oltre 300 sentieri, 265 km di percorsi segnalati per mountain bike e 200 km di Ippovia del biellese che
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Foto: Santuario di Oropa
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risalgono fino a Bielmonte da cui, in inverno, partono gli impianti di discesa. Si può passeggiare in un paesaggio che, per gli spazi sconfinati, ricorda la savana nella riserva della Baragge, salire su sentieri piuttosto selvaggi verso gli alpeggi della Valsessera, cercare la tranquillità tra i canneti del lago Viverone o la spiritualità del cammino d’Oropa che unisce i santuari simbolo della provincia (Oropa, Graglia, Brughiera, San Giovanni D’Adorno e l’ex monastero della Trappa) attraverso i boschi della Serra Morenica. Le montagne del Biellese offrono infine una possibilità davvero unica: presso la Riserva naturale della Bessa, alle pendici meridionali del Mombarone, si può andare per torrenti a setacciare l’acqua in cerca di pagliuzze d’oro, sognando di imbattersi in un inatteso colpo di fortuna in grado di cambiare il corso del proprio destino. Non si può lasciare il Biellese senza visitare il suo capoluogo e, in particolare, il borgo medioevale di Biella Piazzo, oggi raggiungibile con la suggestiva funivia che si arrampica dalla città bassa. Qui ci si può perdere nel dedalo di stradine acciottolate affiancate da porticati e da palazzi nobiliari, come Palazzo dal Pozzo della Cisterna, per poi godersi qualche specialità locale, canestrelli e ratafià (drink derivato dalla macerazione di ciliegie selvatiche sulla base di una ricetta che risale a 500 anni fa) o una Menabrea, la storica birra di Biella ritenuta tra le migliori lager al mondo (magari al Ristorante Menabrea, annesso alla fabbrica, 015-2522435). Una tappa essenziale a Biella è poi quella in negozio. Proprio qui infatti hanno sede alcune delle maison più blasonate del tessile italiano di alta gamma (Ermenegildo Zegna, Vitale Barberis Canonico, Loro Piana, Piacenza 1733) ed eccellenze sartoriali come Terre di Lana che crea di capi unici su misura. Riprendendo la macchina, a breve distanza dal centro della città, sorge il Santuario di Oropa un maestoso complesso religioso del XVI-XVII secolo, incastonato nelle Alpi a 1200 metri di altezza. Da qui un ultimo sguardo sul paesaggio sulla valle e sulle montagne rende il fine settimana indimenticabile. In caso di pioggia, non mancano comunque alternative alle escursioni nella natura, tutte per di più a breve distanza di macchina. Si possono esplorare i “ricetti” fortificazioni medievali dove si custodivano derrate alimentari, come quello rimasto quasi inalterato nel corso dei secoli di Candelo e i castelli nei borghi circostanti (tra cui Vigliano Biellese, Valdengo, Ternengo, Zumaglia, Gaglianico, Ponderano, Massazza, Magnano, Rosazza); oppure scoprire i mestieri e le tradizioni locali presso le 15 postazioni dell'Ecomuseo del Biellese (da non perdere quella l’Ecomuseo dell’Oro e della Bessa) o, infine, si può andare per cantine seguendo la strada del vino tra le colline dove si producono i doc Lessona, Bramaterra, Costa della Sesia ed Erbaluce.
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PER INFORMARSI PARCO DELLA BURCINA-RISERVA NATURALE SPECIALE PARCO BURCINA “FELICE PIACENZA” Indirizzo: l'entrata principale si trova a Pollone vicino a Piazza San Rocco Telefono: 015 2563007 Web: www.parcoburcina.org Mail info@parcoburcina.org ECOMUSEO DELL’ORO E DELLA BESSA L’Ecomuseo dell’Oro e della Bessa raccoglie e documenta le tecniche manuali impiegate nei secoli per la ricerca aurifera, accompagnando i visitatori nelle escursioni archeologiche e naturalistiche. Indirizzo: l’ecomuseo si trova a Vermoglio, frazione di Zubiena Sito: http://www.ecomuseo.it/ Mail: info@ecomuseo.it Per apertura e modalità di visite guidate ed delle escursioni contattare 015-666338; 340 6114854 OASI ZEGNA Telefono: 015 7591460; 340 1989593 Mail: info@oasizegna.com Web: www.oasizegna.com RISERVA NATURALE DELLE BARAGGE Contatto: ente di gestione delle riserve pedemontane e delle terre d’acqua. Sede operativa di Cerrone Indirizzo: via Crosa, 1 - Cerrione (Biella) Telefono: 015 677276; 015 2587028 Mail: parco.bessabaraggia@reteunitaria.pimeonte.it
TRE INDIRIZZI DOVE FARE SHOPPING ERMENEGILDO ZEGNA FACTORY OUTLET Icona del tessile di alta gamma e di Biella Indirizzo: c/o The Place Luxury Outlet, Strada Trossi, Sandignano (Biella) Telefono: 015 2496199 LANIFICIO CESARE GATTI OUTLET Leader nella produzione tessuti di abbigliamento e nella produzione di cravatte e sciarpe in cashmere, seta e lana Indirizzo: via per Occhieppo, 20, Camburzano (Biella) Telefono: 015592802 LANIFICIO FRATELLI CERRUTI Camiceria e capispalla sono tra i must del brand Indirizzo: via Cernaia, 40, Biella Telefono: 015-35911
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SAGAMI ARRIVA IN ITALIA La vera cucina giapponese, senza sushi né tagliatelle cinesi A cura di Giovanni Bonani
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gennaio\febbraio 2019 Sagami nasce nel 1970 a Nagoya, importante città del Giappone del sud. E’ un marchio internazionale della ristorazione di tradizione nipponica. I cibi offerti sono: Soba che è una specie di spaghetti sottili a base di grano saraceno, un alimento dall’alto valore salutare in grado di prevenire malattie cardiache, arteriosclerosi e ipertensione e Udon che sono spaghetti di grano, oltre a tante altre specialità. Con 262 locali tra Giappone, Thailandia, Indonesia, Vietnam e Brasile, Sagami è diventato leader nel segmento del cibo etnicosalutare. Da un paio di mesi ha aperto il suo primo ristorante a Milano, in Piazza Duca d’Aosta 10, zona Stazione Centrale. Il responsabile di Sagami Italia, Cristian Lin, ci ha detto che dopo un anno di lavoro ha aperto il primo ristorante in Italia. L’obiettivo è fare apprezzare ai consumatori italiani la cucina giapponese senza sushi, ma che punta sulla Soba, sugli Udon e sui Noodles. Il punto di forza del brand consiste nel portare qui a Milano lo stesso prodotto che viene servito in Giappone. Dalle piantagioni di grano saraceno presso Hokkaido le materi prime sono portate presso le loro fabbriche per essere raffinate e fare in modo che dalla farina si venga a creare la famosa Soba. Quindi possiamo dire che il prodotto viaggia a km zero: dalle loro piantagioni di proprietà, fino alle fabbriche di raffinazione per poi arrivare sulle tavole di tutto il mondo. Un importatore si occupa di far arrivare a Milano le specialità giapponesi, mentre la catena Metro, rifornisce le verdure, la carne, il pesce ed in generale tutto il fresco. In futuro l’idea è di appoggiarsi ad un solo importatore logistico per l’approvvigionamento e la distribuzione dei prodotti nei ristoranti. Dopo Milano, le location dove Sagami vorrebbe aprire, potrebbero esserci le città di Firenze, Roma, Venezia, Verona e Torino. Inizialmente verranno aperti i primi 5 punti vendita diretti per testare al meglio la formula e, solo dopo pensare di proseguire con lo sviluppo attraverso il franchising. L’obiettivo dell’azienda è di aprire entro tre anni una decina di punti: e allora lunga vita a Sagami!
In foto: in alto, l'interno del locale e lcuni piatti che potrete trovare da Sagami.
In foto: da sinistra Makoto Isaji General Manager Sagami Italia, Cristian Lin Consigliere delegato Sagami Italia.
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BOTTEGA NON SI ACCONTENTA DEL PROSECCO A cura di Cinzia Meoni
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STEFANO BOTTEGA, DOPO AVER CONQUISTATO IL PODIO DELLE BOLLICINE NEI DUTY FREE DI TUTTO IL MONDO, SPIEGA A BEESNESS LE STRATEGIE DI SVILUPPO DELL’AZIENDA CHE, A 41 ANNI DALLA FONDAZIONE, CONTINUA A CRESCERE
gennaio\febbraio 2019 A 41 anni dalla fondazione e a 35 anni dal subentro della seconda generazione (Sandro Bottega e i fratelli Stefano e Barbara figli del fondatore Aldo), Bottega è diventata una delle prime 20 cantine e distillerie private presenti sul territorio con 14 milioni di bottiglie vendute nel 2017, un giro d’affari di 56,6 milioni (in crescita del 5,8% rispetto al 2016), di cui 46,5 generati oltreconfine e un margine operativo lordo di 5,2 milioni, 150 dipendenti e una distribuzione articolata in 140 Paesi al mondo. Non solo. Grazie ad un’attenta operazione di posizionamento, il Prosecco Bottega Gold nella sua iconica bottiglia metallizzata è il terzo brand di bollicine venduto nel canale duty free e retail nel mondo, subito dopo Moët & Chandon e Veuve Clicquot. E non è ancora finita. Il 2018 sta andando ancora meglio, con una crescita del fatturato dell’8% circa e la definizione di ulteriori progetti. Stefano Bottega, a capo dell’azienda, spiega l’evoluzione della stra-
tegia perseguita dalla cantina che potrebbe anche fare rotta, quanto prima, verso il Sud Italia. L'azienda nasce come distilleria nel 1977 per poi entrare nell'universo variegato del vino. Da cosa è nata questa differenziazione del business? Qual è stata la spinta prima ad affrontare il mondo del Prosecco e poi a spingersi verso altre regioni e piuttosto che rafforzarsi nel Prosecco? Le mie radici affondano nelle vinacce da cui deriva la grappa. Tuttavia, quello della distillazione è un mondo circoscritto che ha spinto me e la mia famiglia ad avvicinarmi al vino che con la grappa condivide la stessa origine. Nel 1992 abbiamo iniziato a commercializzare il Prosecco prodotto da terzi, poi nel 2007, con l’acquisizione della sede di Bibano di Godega e di dieci ettari di vigneti coltivati a Prosecco, abbiamo iniziato a produrre nella nostra cantina che oggi conta oltre cento auto-
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clavi. Nel corso del tempo abbiamo poi acquisito ulteriori terreni vitati di proprietà nella zona del Prosecco, a Vittorio Veneto e Follina, fino a raggiungere i 20 ettari. Si consideri che nei primi anni '90 il Prosecco non aveva ancora conosciuto il boom attuale, ma era soltanto uno dei tanti vini spumanti del panorama enologico italiano. Nel 2018, infine, abbiamo aperto la cantina di proprietà a Valgatara in Valpolicella per la produzione dei grandi rossi del territorio (Amarone e Ripasso) e a Vittorio Veneto (quest’ultima è destinata alla produzione del tradizionale Prosecco Colfondo). Dieci anni fa abbiamo iniziato ad allargarci in Toscana dove abbiamo in gestione diretta una cantina di Montalcino che produce Brunello di Montalcino, Rosso e Sant’Antimo. Quali sono state le maggiori difficoltà affrontate lungo questo percorso di differenziazione del prodotto e di sviluppo? Le difficoltà sono state gestionali e commerciali, in quanto non è sempre agevole reperire materie prime di qualità per prodotti diversi, dalla grappa ai vini fino ai liquori e distillati, come non è facile avere una rete vendita in grado di trasmettere alla clientela le tipicità di diversi prodotti. La gamma ampia e variegata ci ha sempre creato criticità produttive e organizzative, oltre a un oneroso carico di magazzino. D’altra parte, la diversificazione ci ha consentito di coprire quasi completamente la gamma del beverage e di offrire a molti clienti la possibilità di lavorare con un unico interlocutore. La diversificazione si è quindi trasformata in uno strumento per fidelizzare la clientela e per questo ritengo che sia stata e sia per noi un punto di forza. Il packaging vi ha sempre contraddistinto, da dove nascono le vostre idee? Il packaging non è mai stato un artificio fine a se stesso, ma uno strumento per comunicare la qualità del prodotto. Dapprima con la grappa abbiamo adottato le bottiglie in vetro soffiato per trasmettere un concetto di preziosità del distillato. La grappa spray è nata per regalare l’emozione fuggevole di un assaggio olfattivo, in conformità con l’adagio che la grappa si “assaggia prima
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di tutto con il naso”. La Grappa Riserva Privata Barricata con l’originale bottiglia a base quadrata e l’etichetta che si sviluppa su due facce ha vinto numerosi premi, tra cui, nel 2010, l’Etichetta d'Oro del Vinitaly 15th International Packaging Competition. Le bottiglie metallizzate, in particolare la Gold, richiamano Venezia e la sua raffinata eleganza: una bellezza assoluta e mai stucchevole. Questa bottiglia ha dato prestigio al Prosecco Doc. Le due bottiglie sorelle, Rose Gold e White Gold, contengono nell’ordine un Pinot Nero spumante vinificato rosè e un uvaggio Venezia Doc, nuova denominazione compresa tra le colline di Conegliano e la laguna di Caorle. Come avete conquistato il canale duty free? Siamo entrati nei duty free, dapprima con le bottiglie in vetro soffiato e successiva-
mente con le grappe in vetro stampato e i vini, grazie all’ampia distribuzione nel mondo di cui abbiamo sempre goduto. Il packaging accattivante e la capacità di valorizzare il Made in Italy sono poi stati i pilastri del nostro successo in questo canale. Come è nata l'idea del Prosecco Bar e dove siete presenti? Quali sono i progetti inerenti al format? “Prosecco Bar” è un concept ideato da Bottega per esaltare le eccellenze del nostro Paese e gratificare il palato del consumatore tipo. Nello specifico viene riproposta la filosofia del bacaro veneziano, ovvero di un’osteria informale, dove i cibi sono presentati sia come “cicheti” sia come piatti più strutturati da servire ai tavoli. L’abbinamento con il Prosecco, privilegiato
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per la sua versatilità, e con altri vini italiani chiude il cerchio. Bottega Prosecco Bar è quindi un’evoluzione di questa filosofia che, estrapolata dalla realtà veneziana, è riproducibile in tutto il mondo. A quasi 5 anni dal lancio, Prosecco Bar che è presente all’interno dell’aeroporto internazionale di Birmingham, nel dehor dell’Hotel Intercontinental ad Abu Dhabi, in Bulgaria nei duty free degli aeroporti di Burgas e Varna, a Guernsey (Channel Islands) sulla terrazza dello Slaughterhouse del gruppo britannico Randalls, alle isole Seychelles sulla spiaggia dell’Hotel Hilton Labriz (Silhouette Island), in Oman all’interno del Grand Hyatt Hotel di Muscat e, con formula diversa, in partnership con Chef Express del gruppo Cremonini, presso l’area arrivi dell’aeroporto di Malpensa (Milano) e presso la stazione di Belluno. L’asse portante del progetto è il “perfect
match”, ovvero l’abbinamento ideale tra i cibi tipici delle cucine regionali italiane e i diversi vini proposti da Bottega. A proposito di “perfect match” qual è il suo? Un bicchiere di Pas Dosé Millesimato Stefano Bottega abbinato alle moeche, i granchi che popolano la laguna veneta e che solo per poche settimana assumono appunto lo stato di moeca, abbandonando nel periodo di muta il vecchio carapace. La tradizione vuole che le moeche si mangino fritte accompagnate da una polentina bianca morbida e la ricetta tipica veneziana. Asciutto e sapido il Pas Dosè deterge la bocca e si abbina egregiamente a questa delikatessen della cucina lagunare veneta. Il Pas Dosé Millesimato Stefano Bottega è infatti un vino spumante, prodotto con metodo charmat che garantisce freschezza
e facilità di consumo. Ha la sua cifra identificativa nel basso contenuto di zuccheri e nella prolungata persistenza aromatica, in quanto ha origine da un equilibrato uvaggio che assembla un 80% di uve Glera, le stesse del Prosecco, con un 20% di Chardonnay. Viene spumantizzato in autoclavi d’acciaio, dove in presenza di lieviti selezionati si compie naturalmente l’intero processo di fermentazione. Si può quindi definire un “vino nature”, che accarezza il palato con una struttura essenziale, asciutta e al tempo stesso armonica. Sfumate note sapide lo rendono un protagonista principe del rito dell’aperitivo, anche in abbinamento con finger food, sushi e cicheti di tradizione veneziana. A tavola si accompagna con crostacei, pesce, pesce, carni bianche e verdure. Rispetto a un tradizionale Brut, ha un residuo zuccherino più basso, inferiore a 3 g/l.
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GLI HAMBURGER DI FIVE GUYS CONQUISTANO MILANO A cura di Laura Bonani
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gennaio\febbraio 2019 Ora anche l’Italia, in corso Vittorio Emanuele II, 37, può vantare la presenza del primo locale Five Guys, dove si possono gustare gli hamburger più buoni del mondo, a detta di molti. La qualità e la freschezza delle materie prime sono garantite dalla presenza in negozio di frigoriferi in bella vista, al posto di banchi refrigeranti nel retrocucina. Il locale si sviluppa su una superficie pari a 800 metri quadri, con 160 posti a sedere, fra interno ed esterno, e la presenza di 55 addetti. I classici colori bianco e rosso delle piastrelle, la cucina a vista, i tavoli, le seggiole e le panche in legno chiaro, contornati da sacchi in yuta di patate e il sottofondo di musica folk rimandano allo stile della provincia americana. La catena americana di fast food nasce nel 1986, ad Arlington, Virginia, a partire da un piccolo chiosco di hamburger a conduzione familiare, quello dei Murrel. Il nome deriva da Jerry Murrel e dai suoi primi quattro figli, Jim, Matt, Chad e Ben. Nel 2003 si apre anche al franchising. A oggi, conta oltre 1.500 ristoranti in tutto il mondo, dall’Europa (Irlanda, Regno Unito, Germania, Olanda, Spagna e Francia) al Medio Oriente (Kuwait, Qatar, Arabia Saudita e Emirati Arabi). L’ultimo giro d’affari noto, che risale al 2016, vale 832 milioni di dollari. La formula di sviluppo scelta dalla casa madre in Italia è il franchising. Il Gruppo Statuto, master franchisee, prevede l’apertura nei prossimi quattro anni di altri 60 punti vendita sul territorio nazionale.
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QUALIMENTI Il mercato online dei produttori enogastronomici A cura di Marcella Ciappi Foto © Qualimenti
Qualimenti è la start-up milanese fondata da Ruggero Naccari Carlizzi e altri giovani professionisti dei servizi digitali e della logistica, nella primavera del 2018. Grazie a questa piattaforma, produttori di b e ni e n o g a s t ro n o mici p o s s o n o gratuitamente creare un account che permette loro di aprire una vera e propria vetrina online. I consumatori finali possono visitare la bottega virtuale dei produttori selezionati da un team di esperti e ordinare prodotti di alta qualità. Com’è nata Qualimenti.com? Qualimenti è nata grazie a una forte passione per l’enogastronomia e dal riconosciumento di un problema: solo in Italia esistono più di 600.000 aziende agricole produttrici di cui meno del 7% ha un e-shop dedicato (Dati NetComm, 2017). Il nostro obiettivo infatti è quello di supportare eccellenze a forte vocazione territoriale come: caseifici, frantoi, aziende vinicole, salumifici, apicoltori, allevatori, agricoltori e tutte le realtà che caratterizzano il gusto di una determinata zona geografica. Come funziona? S u Q ualim enti, p ro dut tori di b eni gastronomici ed enologici propongono online le loro specialità tramite una vetrina. Chiunque può visionare una vastissima varietà di prodotti e produttori di diverse zone geografiche e ordinare ciò che desidera semplicemente aggiungendo i prodotti nel proprio carrello, per poi riceverli a casa. Chi sono i vostri venditori? I nostri venditori sono piccole e medie realtà produttrici di specialità enogastronomiche che non hanno un canale di vendita
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online (l’e-commerce ha ancora delle notevoli barriere per molti), non hanno un rapporto diretto con il cliente finale (rivendono a grossisti o distributori), hanno un canale di vendita online, ma si appoggiano a Qualimenti per diversificare ed estendere i loro canali di vendita e vogliono inserire i propri prodotti in una vetrina internazionale. Da quali paesi provengono le eccellenze gastronomiche reperibili attraverso il sito? Attualmente i prodotti online sono esclusivamente provenienti dall’Italia (da 17 regioni) ma Qualimenti non ha assolutamente un focus sul “Made in Italy” bensì su un concetto di eccellenza territoriale. Su Qualimenti presto sarà possibile acquistare prodotti provenienti da tutte le aree geografiche che hanno eccellenze enogastronomiche da scoprire.
Come gestite il controllo qualità? Il nostro team , prima di accet tare registrazioni da parte di un nuovo produttore effettua diverse verifiche oltre a un ordine di prova. Inoltre la piattaforma dà la possibilità a ogni consumatore di effettuare una review post acquisto. Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di essere un’azienda online del mercato enogastronomico in Italia? I vantaggi per una piccola-media realtà produttrice sono chiaramente quelli di poter vendere i propri prodotti al cliente finale senza sacrificare la marginalità richiesta solitamente dagli intermediari (distributori e GDO). Gli svantaggi nella gestione autonoma di un canale e-commerce sono invece la gestione stessa del canale: molte piccole realtà sono troppo concentrate sulla produzione delle loro eccellenze per poter
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Ruggero Carlizzi
promuovere, indicizzare e commerciare sul web i loro prodotti. Da quali città acquistano prevalentemente gli utilizzatori finali di questa piattaforma? In b rev is sim o te m p o a b bia m o già riscontrato un’elevata domanda da parte dei principali centri urbani della penisola come Milano, Roma, Bologna e Torino, ma iniziamo a ricevere richieste anche da centri più piccoli. Qual è il vostro posizionamento? Qualimenti vuole dare spazio a tutte le realtà che per motivi di dimensione ed organizzazione non sono sui principali scaffali, per questo ci consideriamo un canale premium anche se con brand meno conosciuti. Cosa vi distingue in modo netto dai concorrenti?
Molti degli e-commerce già esistenti che offrono prodotti alimentari ragionano principalmente su un'ottica di offerta al cliente finale. Qualimenti invece sviluppa insieme ai produttori un servizio gestionale studiato ad hoc, che si traduce in un’ottima offerta di prodotti per il cliente finale. Come funziona Qualimenti a livello logistico? Qualimenti attualmente lavora come puro marketplace e quindi senza uno stock. È stato studiato e sviluppato un sistema di pickup automatico che permette ai produttori di non doversi interfacciare con il corriere per prenotazioni e ritiri ma di concentrarsi esclusivamente sulla preparazione del prodotto. A garantire un servizio di spedizione puntuale ed affidabile è DHL express courier. Tramite un sistema automatizzato di gestione degli ordini, le spedizioni arriveranno al destinatario entro
12-24 ore dal momento del prelievo presso il produttore. Alcuni risultati raggiunti nei primi mesi di attività? Attualmente 64 aziende sono già affiliate e attive nella vendita e oltre 30 sono in fase di selezione, 17 diverse regioni italiane coinvolte, abbiamo oltre 450 prodotti a catalogo con un tasso di crescita di 80 referenze in media al mese. Quali sono le prospettive per il futuro? A brevissimo attiveremo una sezione “Qualimenti Business” esclusivamente dedicato al canale B2B ed HoReCa. Per il futuro, invece, sono già in studio nuove feature e proposte come i “bundle” di prodotti e selezioni curate da esperti dell’enogastronomia. Info: www.qualimenti.com
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DISTILLERIE BERTA: CINQUE GENERAZIONI IN DISTILLERIA
/ Food 49
Foto: Annacarla Berta e alcuni prodotti della distilleria
A cura di Cinzia Meoni
E OGGI L’OBIETTIVO È COINVOLGERE I 30-45ENNI E AVVICINARLI ALLA GRAPPA
La storia delle Distilleria Ber ta di Mombaruzzo, nell’Astigiano, oggi tra le icone dei distillati italiani affonda le sue origini, cinque generazioni fa, nel vino. A cambiare un percorso in teoria già scritto è stato Paolo Berta che, tre generazioni fa, nel 1947, anche sulla base dei propri studi erboristici ed enologici decise di dedicarsi ai distillati e, prima di tutto, alle vinacce. È stato proprio grazie a Paolo Berta che una piccola realtà “quasi domestica”, secondo le parole della nipote Annacarla, si è trasformata in un’azienda con 33 dipendenti e da 11 milioni circa di fatturato e che esporta in settanta Paesi al mondo 40 prodotti tra grappe (che rappresentano il 79% delle vendite), invecchiate e non, distillati di frutta e liquori. Un’azienda famigliare dove convivono con quote paritetiche i due rami i discendenti di Paolo Berta: Enrico, Annacarla e Simonetta, rispettivamente figlia e moglie di Gianfranco prematuramente scomparso e a cui è stata dedicata un’omonima fondazione. Ne parliamo con l’attuale capoazienda, Enrico, e con Annacarla che, dopo studi in economia e marketing, si prepara in futuro a prendere le redini. Cinque generazionali di Berta: come sono avvenuti i diversi passaggi generazionali? Annacarla: “Per quanto mi riguarda, dopo le prime esperienze in azienda, è stato un ingresso quasi accelerato. Con la scomparsa di mio padre mi sono trovata con un ruolo sempre più operativo”. Enrico: “Non ci sono state e non ci sono particolari strategie. Nelle imprese famigliari, dove il sapere e la conoscenza delle dinamiche aziendali sono da sempre condivise all’interno del nucleo famigliare, le nuove generazioni hanno un bagaglio culturale e di conoscenze già innate, trasmessegli dai suoi predecessori, che con lo studio, l’approfondimento del settore e tanti sacrifici, li rendono adeguati e pronti a prendere in mano le redini aziendali”. Alle origini di Berta si parla di un'azienda vinicola. C'è ancora traccia di queste radici nel gruppo attuale? Per quale ragione è avvenuto il passaggio alla grappa e al mondo dei distillati?
gennaio\febbraio 2019
IL PASSAGGIO È STATO EFFETTUATO DA PAOLO BERTA NEL 1947 DOPO GLI STUDI DI ENOLOGIA GRAZIE ALLA SUA PASSIONE PER L’ERBORISTERIA E ALLA VOGLIA DI CIMENTARSI IN UN SETTORE PER LUI NUOVO.
Enrico: “Nel gruppo attuale non esiste più l’azienda vinicola, il passaggio è stato effettuato da Paolo Berta nel 1947 dopo gli studi di enologia grazie alla sua passione per l’erboristeria e alla voglia di cimentarsi in un settore per lui nuovo. Quali sono i principali traguardi raggiunti dalle generazioni che sono succedute a Paolo Berta? Annacarla: “Mio padre e mio zio si sono specializzati nell’invecchiamento e nell’affinamento in legno della grappa che oggi è il prodotto di punta dell’azienda. La svolta commerciale è seguita all’intuizione, ancora una volta, di mio nonno che trovandosi nel secondo dopoguerra nel bel mezzo di una crisi che rischiava di vedere svenduta l’intera produzione, decise di conservare la grappa in botti di legno. La tecnica è stata poi perfezionata nel tempo anche grazie allo studio di altri distillati. Per quanto mi riguarda, e in attesa dell’ingresso in azienda di mia cugina, il mio obiettivo è quello di svecchiare, per così dire l’dea di prodotto. Vorrei avvicinare il pubblico dei 30-45enni in modo naturale e per questo più che alle creazioni dei bartender, non sempre facilmente replicabili,
studio le migliori strategie legate al lusso di alta gamma”. Quali sono i prodotti più amati all'estero e perché a vostro giudizio? Enrico: “Assolutamente le grappe invecchiate dai cinque anni ai trent’anni. Credo che questo successo si debba a due fattori principali: alle note fini conferite dal legno che rendono il prodotto più amabile e beverino e al fatto che è accezione comune tra gli stranieri associare al prodotto invecchiato una qualità maggiore e quindi una maggiore desiderabilità grazie al fatto che in grandi spirit, amati oltreconfine, sono generalmente invecchiati. Quanto e come incide l'ospitalità nel vostro modello di business? Annacarla: “Relativamente poco sul bilancio. Ma è il nostro biglietto da visita per i clienti e per tutti coloro che vogliono conoscere il mondo Berta a 360°” Siete tentati di aprire l’azienda a terzi per crescere? Annacarla: “No al momento siam più che soddisfatti della nostra struttura e delle dimensioni raggiunte”.
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/ Food A cura di Giovanni Bonani
MIND THE GUM UNA STORIA TUTTA ITALIANA Prosegue la crescita della startup milanese che ha lanciato il chewing gum integratore “mind the gum” 51
La storia di MIND THE GUM inizia nel 2010, quando Giorgio Pautrie, giovane studente di Economia, perse due anni di studio e lezioni a causa di un grave incidente stradale. Determinato a conseguire la laurea a dispetto delle previsioni negative dei medici, terminata la convalescenza, Giorgio inizia a mettere alla prova energy drink, integratori e farmaci, nella speranza di migliorare le proprie performance mentali. Decisivo si rivela l’incontro con il dottor Andrea De Zanetti, titolare della Farmacia Legnani, punto di riferimento a Milano per la medicina alternativa e specializzata in preparazioni galeniche di elevata qualità. Insieme a Giorgio, il dottor De Zanetti analizza più di 50 anni di ricerche sulla neuroscienza, per mettere a punto una formulazione sicura ed efficace. È combinando l’idea di Giorgio e dell’équipe di specialisti del laboratorio farmaceutico, che nasce la startup milanese MIND THE GUM. Nel giugno 2015, una volta conseguita la laurea in tempi record, Giorgio Pautrie decide, insieme al fratello Carlo, di presentare la propria idea per la creazione di una startup al concorso organiz-
gennaio\febbraio 2019
zato da Speed MI Up, l’incubatore di Università Bocconi, Camera di Commercio e Comune di Milano. Nasce così la Dante Medical Solutions Srl, che nell’ottobre 2015 già riceve un primo finanziamento di 100.000 euro da parte di Cenciarini & Co seguito da una secondo round di investimento nel 2018: 500.000 euro da parte di Prosperity One. MIND THE GUM è un integratore alimentare in formato chewinggum che contiene componenti attive in grado di agire su concentrazione e memoria e di combattere la stanchezza mentale. Oltre alla presenza di quindici ingredienti e di un pool di vitamine, minerali e antiossidanti, MIND THE GUM deve la sua efficacia anche all’innovativo formato chewing-gum: la masticazione e l’assorbimento sublinguale lo rendono, infatti, ancora più efficace e con un assorbimento più veloce. Dalla sua costituzione a oggi, la Dante Medical Solutions si è dedicata alla creazione di un’importante rete di distribuzione, che attualmente si avvale di oltre cento venditori e mille punti vendita in Italia, oltre al canale e-commerce disponibile sul sito Mindthegum.it. Inoltre, è stata selezionata tra le prime startup più promettenti da Amazon per il nuovo programma Launchpad, che gli permetterà di sfruttare la rete di distribuzione globale del colosso dell’e-commerce. La crescita di MIND THE GUM è passata inizialmente attraverso
Renzo Cenciarini, primo investitore entrato fin da subito a far parte di Dante Medical Solutions per poi aggiungersi tra gli ultimi investitori Christophe Schaillee, CEO di Singularity S.A.M., e Odile Chabert, CEO di Moon Monaco. L’enorme successo della startup è stato certificato dall’essere stata inserita nel volume “100 Eccellenze Italiane” dell’Editore Riccardo Dell’Anna. Giunto ormai alla sua quarta edizione, il libro raccoglie le storie delle realtà italiane più meritevoli e che si sono sapute distinguere rappresentando i valori del Made In Italy. Scattando una fotografia di cosa è oggi il tessuto economico dell’Italia virtuosa, il volume racconta creatività, inventiva e passione che contraddistinguono i 100 protagonisti. Il volume le “100 Eccellenze Italiane” è stato presentato nella prestigiosa sede di Palazzo Montecitorio, a Roma, con la contestuale consegna dei premi ai 100 protagonisti, selezionati dopo un meticoloso lavoro di redazione insieme alla sovrintendenza di un Comitato d’Onore, composto da personaggi di riferimento del mondo accademico e di importanti enti e organismi nazionali. Individuata tra i primi venti protagonisti di categoria dall’Osservatorio Eccellenze Italiane, Dante Medical Solutions è stata considerata uno degli esempi virtuosi di un’Italia intraprendente e dinamica, che valorizza il Made in Italy come un vero e proprio brand riconoscibile in tutto il mondo.
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/ Franchising
LE OPZIONI A DISPOSIZIONE DELLE AZIENDE PER ESPORTARE I PROPRI SISTEMI DI FRANCHISING A cura di Giuseppe Bonani
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gennaio\febbraio 2019 La "formula franchising" è una modalità molto valida per la distribuzione internazionale, non solo di prodotti, ma anche di servizi, poiché permette ai franchisor internazionali di ridurre i problemi legati ai rischi della lontananza dei mercati e ai problemi del finanziamento dello sviluppo delle reti. D'altra parte, i vantaggi − di natura economica − derivanti dall'internazionalizzazione delle franchise, sono evidenti: riconoscimento e affermazione del brand, più rapido sviluppo degli affari in termini di fatturato, maggiori profitti e conquista di maggiori quote di mercato. Tutto ciò si traduce in una maggiore presenza commerciale su scala mondiale. La presenza dei franchisor internazionali in Europa e nei Paesi più ricchi del mondo, era inizialmente (tra gli anni '70 e '80) limitata a poche attività: abbigliamento e prodotti di bellezza, ristorazione rapida, noleggio auto, alberghi. Oggi assistiamo all'introduzione di sistemi di franchising di ogni
settore merceologico in paesi anche con tradizioni e usi completamente diversi. Ciò sta a dimostrare che i consumatori di tutto il mondo, anche se differiscono da paese a paese, richiedono di poter accedere ai prodotti offerti attraverso i punti di vendita in franchising. Si potrebbe dire che l'affermazione di modalità di consumo su scala mondiale ha contribuito alla globalizzazione dei consumatori. L'internazionalizzazione del franchising è e sarà sempre più vista come un'opportunità di crescita commerciale ed una leva strategica per l'affermazione del brand. Il franchising internazionale non è un'operazione semplice, ma se è decisa sulla base di valide motivazioni e con la disponibilità delle giuste risorse, umane e finanziarie, può nel tempo produrre risultati molto positivi. Vediamo le principali motivazioni per un franchisor di andare all'estero. Saturazione del mercato nazionale (il franchisor è leader nel mercato, è ben radicato, da tempo, nel territorio nazionale, ha coperto la maggior
parte delle aree commerciali. La logica dello sviluppo non può che portare a considerare uno sbarco all'estero). Analoghe mosse da parte dei concorrenti (il franchisor può anticipare o seguire un'iniziativa estera da parte di uno o più concorrenti). Prodotti o servizi esclusivi ed innovativi (la disponibilità di prodotti innovativi è una leva che porta il franchisor a voler soddisfare una domanda potenziale proveniente dall'estero). Richieste di importazione provenienti da investitori esteri (molto spesso dei franchisor hanno deciso di iniziare un'espansione all'estero semplicemente per essere stati contattati da imprenditori o investitori residenti in paesi esteri). Oggi ci soffermeremo sulle modalità di esportazione di franchise nazionali in Europa (prossimamente parleremo dell’esportazione negli USA) che, con una comunità di 27 paesi, è un obiettivo molto praticabile anche per via della regolamentazione di questo settore, abbastanza simile
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in termini di uniformità culturali dei consumatori per via delle facili comunicazioni (autostrade, treni alta velocità e aeroporti). Un caso a sé stante è rappresentato dal Regno Unito che non ha una regolamentazione specifica del franchising. Una volta presa la decisione di diffondere la propria insegna in un mercato estero, il franchisor deve decidere il metodo attraverso il quale dovrà iniziare l'espansione all’estero. Ecco le principali opzioni che sono utilizzate per un programma di questo genere. Iniziamo da alcune tecniche che sono più utilizzate nei mercati internazionali: parliamo di accordi di Master Franchising (chiamato anche Subfranchising), Area Development, Area Representation e Direct Franchising. La parola che più si adatta a descrivere queste tecniche è "multiple-unit franchising" o “multi-franchising”: infatti esse hanno l'obiettivo di stabilire rapporti di collaborazione che prevedono l'apertura di più unità di vendita in franchising nel paese target. MASTER FRANCHISING (O SUBFRANCHISING) Il contratto di master franchising è scelto quando il franchisor non ha sufficienti risorse umane e finanziarie da dedicare al progetto di esportazione. Il franchisor concede a un partner estero (il master franchisee) il diritto di costruire una rete di franchisee allo scopo di sviluppare il mercato nazionale con il brand, i metodi operativi e gli standard di qualità del promotore. Si parlerà di master regionale quando la Casa Madre concede dei diritti di esclusiva per una porzione del mercato nazionale (ad esempio il Nord Italia). Vantaggi della formula (lista non esaustiva): • Costi di sviluppo limitati • Investimento di risorse finanziarie e di personale ridotto • Conoscenza del mercato facilitato dai rapporti/contatti del master franchisee Svantaggi: • Difficoltà di trovare il giusto partner con esperienza nello sviluppo della rete nel nuovo mercato • Il successo è nelle mani del franchisee • Controlli difficili per assicurare la qualità del lavoro del franchisee In Italia operano (dato 2017) oltre 71 Master Franchisee che gestiscono sul nostro mercato insegne, in ordine d'importanza, nordamericane, inglesi, francesi e spagnole (v. tabella). ACCORDI DI AREA DEVELOPMENT È una tecnica secondo la quale il franchisor accorda ad una persona (l’area developer) il diritto di impiantare e dirigere più di una unità di vendita nell'ambito di un determinato territorio, pagando un canone (development fee) per il diritto di avere un territorio di propria competenza, riservato per la propria espansione e, generalmente, deve concordare una tabella di marcia per le aperture. Vantaggi: • L'area development assicura una rapida crescita con rischi suddivisi • Se strutturato adeguatamente, l'area development può incre-
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mentare le entrate del franchisor sia attraverso la development fee che i canoni dei franchisee Svantaggi: • Tutto dipende dalle risorse finanziarie ed organizzative dell'area developer • Per contro, il metodo dell'area development può contribuire a creare importanti e potenti controparti che possono poi esigere concessioni sia sul piano economico che commerciale ACCORDI DI AREA REPRESENTATION In un contratto di area representation il cosiddetto area representative ha il diritto di ricercare i futuri franchisee e di fornire alcuni servizi ai franchisee già operativi in un determinato territorio. A differenza del subfranchisor, l'Area Rep non ha il diritto di firmare contratti con i franchisee: tutti i contratti di franchising sono stipulati direttamente tra il franchisor ed il franchisee. In questa veste il franchisor si assume tutte le responsabilità nei confronti dei franchisee, delegandone alcune all'Area Rep. Per esempio, l'Area Rep, oltre a ricercare e reclutare i futuri franchisee, può occuparsi dell'addestramento, delle ispezioni periodiche, della pubblicità locale o regionale e delle riunioni periodiche. Vantaggi: • Dal momento che i contratti di franchising sono stipulati direttamente tra il franchisor ed il franchisee, i canoni iniziali e periodici del franchisee sono pagati direttamente al franchisor • Il franchisor può incaricare l'Area Rep della ricerca dei franchisee e dell'attività di assistenza ai franchisee nel territorio di competenza; come contropartita, il franchisor pagherà all'Area Rep una quota parte del canone iniziale quale compenso per la ricerca dei potenziali franchisee e una parte dei canoni periodici quale compenso per i servizi offerti ai franchisee • Il vantaggio fondamentale è che il franchisor conserva il diretto controllo sui franchisee firmando direttamente i contratti con loro Svantaggi: • Far affluire a terzi una parte significativa delle entrate • Accollarsi una responsabilità indiretta • Complessità degli accordi FRANCHISING DIRETTO In questo caso, il franchisor è direttamente coinvolto nella firma del contratto di franchising con ogni franchisee e nella fornitura di supporti e assistenza alla rete così implementata. In altre parole, si parla di franchising diretto quando un franchisor ricerca, nomina, addestra e assiste direttamente i franchisee in un determinato paese attraverso il controllo a distanza dalla sede centrale. Come si può immaginare, il franchising diretto è utilizzato soprattutto per mercati minori, in termini di popolazione, limitrofi alla sede centrale del franchisor o con limitate potenzialità commerciali. Vantaggi: • Questa formula richiede un investimento minimo da parte del franchisor • I ritorni economici non sono condivisi con terzi
gennaio\febbraio 2019 Svantaggi: • La barriera delle lingue • Le differenze culturali, i diversi stili di vita, i gusti, gli usi e le consuetudini possono far perdere il contatto con il mercato reale In Italia operano 23 franchisor stranieri attraverso operazioni di Franchising Diretto (v. tabella nel Box). Esistono altre modalità per entrare in un paese straniero, normalmente molto lontano dalla sede centrale della società che promuove un determinato brand (o più brand) di grande valore commerciale. JOINT VENTURE Tramite una Joint Venture, con un partner locale, si può stabilire una presenza commerciale nel paese straniero. La Joint Venture è gestita come un’attività separata, indipendente dai due partner. Questa soluzione è adottata, ad esempio, per uno sviluppo commerciale in Cina.
SOCIETÀ CONTROLLATA AL 100% Un franchisor costituisce una società sussidiaria − cioè controllata al 100% − in un paese straniero. Tale società, è detta anche società Madre. FILIALE DI VENDITA Si definisce “filiale” di un’Azienda una unità distaccata, ma che opera alle dipendenze della sede centrale dell’Azienda. Questa modalità è seguita dai franchisor che ritengono importante fornire puntuali servizi di assistenza, erogare programmi di addestramento, ecc. Sicuramente il franchising giocherà un ruolo importantissimo per la diffusione dei prodotti e dei servizi che i futuri consumatori si aspettano di trovare anche in quelle regioni a minore tasso di sviluppo. Per maggiori informazioni sul franchising in Italia, è possibile consultare il Rapporto Assofranchising 2018 e, sull’Europa, il sito della Federazione Europea del Franchising: eff-franchise.com
REGISTRARE UN MARCHIO DELL'UNIONE EUROPEA Il marchio dell’Unione Europea è un marchio registrato presso l’EUIPO (Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale) con sede ad Alicante (Spagna), conformemente alle condizioni stabilite nei regolamenti che lo disciplinano. È valido in tutto il territorio dell’Unione Europea: è impossibile limitare la portata geografica della tutela solo ad alcuni Stati membri. Tanto è vero che, a ogni successivo allargamento, ogni marchio dell’Unione Europea registrato o per il quale si è presentata domanda di registrazione viene automaticamente esteso ai nuovi Stati membri senza la necessità di sbrigare formalità o di pagare ulteriori tasse. Il marchio dell’Unione Europea è valido per dieci anni e può essere rinnovato indefinitamente per periodi di ulteriori dieci
anni. Una volta registrato, esso ha validità in tutti i paesi aderenti, ovvero: Austria, Benelux (Belgio-Olanda-Lussemburgo), Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria.
ALCUNI DATI IMPORT E EXPORT DI RETI DI FRANCHISING - ANNI 2016/2017 INDICATORI
ANNO DI RIFERIMENTO
DIFFERENZA 2017 SU 2016
MISURA
2016
2017
Valore assoluto
Valore %
RETI ITALIANE ALL'ESTERO
NUMERO
169
179
10
5,9%
MASTER DI FRANCHISOR STRANIERI IN ITALIA
NUMERO
61
71
10
16,4%
RETI STRANIERE OPERANTI IN ITALIA CON SOLI NUMERO FRANCHISEE MA SEDE LEGALE IN ALTRO PAESE
30
23
-7
-23,3%
Fonte: Rapporto Assofranchising 2018
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/ Tecnologia
TRUSTERS, LA PRIMA PIATTAFORMA DI LENDING CROWDFUNDING IMMOBILIARE 100% ITALIANA A cura di Laura Lamarra
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gennaio\febbraio 2019 Lo scorso 12 dicembre presso l’Hotel Sheraton Diana Majestic a Milano, ha debuttato ufficialmente sulla scena nazionale del Fintech, Trusters, la nuova piattaforma di crowdfunding immobiliare “alla portata di tutti”. Ne parliamo con Andrea Maffi, fondatore e Chief Operation Officer. Come è nata l’idea? “Mi occupo con successo di investimenti immobiliari dal 1999. Mentre analizzavo con il mio team operazioni dai margini interessanti, ho dovuto rinunciare a realizzarne alcune per assenza di liquidità necessaria. Quindi mi sono chiesto perché non dare ad altri la possibilità di partecipare a questi investimenti, generando da un lato rendimenti e dall’altro rivalutando il nostro immenso patrimonio immobiliare”. A chi si rivolge questa piattaforma innovativa? “A chiunque: dai piccoli investitori, che potranno iniziare a operare con 100 euro, ai professionisti del comparto e attori istituzionali, dai costruttori, alle agenzie immobiliari, passando per interlocutori del mondo della finanza”.
Quali sono gli elementi distintivi? “È la prima piattaforma di lending crowdfunding del settore immobiliare 100% Made in Italy e si distingue per qualità, efficienza, velocità del servizio e per l’ampia possibilità di investire, in molte aree del Paese, in operazioni immobiliari semplici, veloci e con rendimenti in 9 mesi; un tempo record.” Un modello di business che mette a rete le eccellenze di settore? “Crediamo molto nella competenza e professionalità e nella forza delle alleanze sinergiche tra operatori di settore. Siamo un team di professionisti con comprovata esperienza e abbiamo scelto partners di prestigio, a cominciare da RE/MAX, gruppo immobiliare numero 1 al mondo, presente in 100 nazioni e che in Italia conta oltre 400 agenzie e più di 3.300 consulenti immobiliari.” Anche il mondo accademico e legale crede in Truster? “Siamo fieri di poter contare sulla fiducia e il supporto di eccellenze universitarie, come il Politecnico di Milano, con cui avvieremo
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corsi di formazione rivolti agli investitori in campo immobiliare, e legali, come l’avvocato Alessandro M. Lerro, Presidente dell’Associazione italiana dell’Equity e tra i massimi esperti, a livello mondiale, di finanza alternativa”. Quali sono le partnership infrastrutturali in corso? “Folkfunding, società italiana leader nello sviluppo di progetti di crowdeconomy che ha firmato il sito e l’apparato tecnologico della piattaforma e Lemonway che ne gestirà e garantirà il sistema dei pagamenti.” Una piattaforma user-friendly? “Investire su Trusters è molto semplice: basta registrarsi sul sito (in pochi minuti e senza costi), creare un proprio account (la privacy sarà garantita in ogni passaggio), scegliere l’immobile più adatto alle proprie esigenze, seguirne l’evoluzione di mercato, tenendo sotto controllo tutti i parametri economici e, terminata l’operazione, si riceverà sul conto di deposito Trusters il rendimento maturato insieme al capitale investito, cifre che potranno poi essere trasferite sul proprio conto corrente con un semplice click”. Quali sono gli obiettivi di business? “Proporre 30 operazioni immobiliari nel primo anno di vita, per una raccolta totale di 3 milioni di euro, creare collaborazioni con molte agenzie immobiliari e avere il più alto tasso di restituzione dei rendimenti di tutto il crowdfunding immobiliare. Crediamo molto nella validità di queste modalità di finanziamento e siamo certi che nei prossimi anni passeranno, in Italia e prima ancora in Europa, da strumento alternativo a sistema fondamentale di finanziamento del comparto immobiliare”. Qual è l’ambito territoriale e operativo? “Le prime proposte d’investimento riguardano Milano e il suo primo hinterland, con un orizzonte temporale molto breve, dai 9 ai 18 mesi, e hanno per oggetto immobili all’asta, cambi di destinazione d’uso, frazionamenti con ristrutturazioni e riqualificazioni nelle zone centrali e semi-centrali della città. Poi le offerte verteranno su città come Roma e Firenze e altre città residenziali e turistiche del Paese.” www.trusters.it
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SIAMO FIERI DI POTER CONTARE SULLA FIDUCIA E IL SUPPORTO DI ECCELLENZE UNIVERSITARIE, COME IL POLITECNICO DI MILANO
/ Tecnologia
gennaio\febbraio 2019
A cura di Boraso
IL CALCOLO DEL DIGITAL ROI? PARTE DAL CUSTOMER JOURNEY L'Italia sta assistendo a un cambiamento dei comportamenti d’acquisto dei consumatori; ma come si devono approcciare i retailer a questo nuovo Customer Journey? 60
È possibile riassumere l’attuale scenario del retail italiano con l’espressione “vorrei ma non posso”. Infatti, recenti indagini condotte da PwC hanno evidenziato come l’89% dei consumatori utilizzi il web per attività di ricerca online, ma che solo il 34% le finalizza in un acquisto. Il market share dell’eCommerce del Ratail italiano? È del 3%, assolutamente irrisorio rispetto alla controparte europea, che supera il 55%. L’Italia presenta però notevoli potenzialità di business per il mercato online: il 47% degli italiani percepisce il valore del brand dai social network, e il 56% si geolocalizza all’interno dei punti vendita. Si sta quindi assistendo a un cambiamento dei comportamenti d’acquisto dei consumatori; ma come si devono approcciare i retailer a questo nuovo customer journey? Risulta fondamentale ampliare lo spettro d’azione e focalizzare l’attenzione su una strategia omnicanale che preveda un approccio “total”, completo di una visione integrata delle logiche di business, e sostenuto da un preciso modello organizzativo. È necessaria quindi un’evoluzione del Retail verso un modello onnicomprensivo della sfera offline e online, parti che devono convivere in totale sinergia. In questo scenario i diversi touch point risultano essere coerenti e offrono al consumatore esperienze d’acquisto uniche e personalizzate. Molte realtà italiane stanno intraprendendo questo percorso verso la digitalizzazione: un cambiamento radicale nella cultura d’impresa che suscita, negli imprenditori italiani, dubbi e incertezze, soprattutto in termini di misurazione dell’effort. Una sfida su tutte? La misurazione del ROI relativo alle attività digital. Uno dei grandi vantaggi della sfera digitale è il fatto di poter conoscere una grande quantità di informazioni sul comportamento dei consumatori, e questo offre alle aziende la possibilità di valutare il ritorno sugli investimenti generato dalle diverse attività messe in campo. Al momento della misurazione però, non dovevano essere considerare solo le variabili squisitamente quantitative, per evitare il presentarsi di discrepanze. In questo articolo vi proponiamo 7
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domande guida che devono essere considerate prima di procedere con la misurazione.
1.
Per quale contesto di business risulta essere necessaria la misurazione del ROI? Il fatto che misurare il ROI sia necessario a determinare l’efficacia di un investimento in ambito marketing può sembrare ovvio, ma questo quote di Steve Lok, Global Head di Martech presso The Economist evidenzia come sia importante considerare anche altre sfumature. "Il concetto di cliente deve essere ampliato: è il vero cuore pulsante del business e non può essere considerato solo una nota a margine. Il calcolo del ROI quindi non può e non deve essere ridotto al valore di una sottoscrizione o al costo che ne deriva, ma deve comprendere, in una visione olistica, tutto il panorama dei touch point coinvolti nel percorso che ha portato alla conversione."
Conoscere dettagliatamente il singolo contesto è un elemento imprescindibile al calcolo del ROI.
2.
Quale deve essere la frequenza di misurazione? Le modalità e i tempi da definire per calcolare il ROI sono influenzati da molteplici fattori, non da ultimo il mercato di riferimento e il prodotto o servizio offerto. È necessario definire delle tempistiche di misurazione che si allineino ai budget aziendali. È opportuno trovare il giusto equilibrio tra performance a breve termine e risultati a lungo periodo.
3.
Come definire un’adeguata base di vendita? Quali sarebbero stati i ricavi e i profitti prima degli investimenti di marketing messi in atto? Per trovare la risposta potrebbe essere opportuno esaminare attentamente
gennaio\febbraio 2019 i dati storici o condurre degli A/B Test per cercare di determinare questi indicatori.
4.
Quali sono i KPI e gli obiettivi di business aziendali? Obiettivi, KPI e tattiche esistono sulla base di una gerarchia definita: • gli obiettivi rappresentano i traguardi di business che si cerca di raggiungere, anche, attraverso precisi investimenti in ambito marketing; • i KPI sono delle metriche chiave che misurano i progressi (in termini di milestone) verso il raggiungimento dell’obiettivo; • le tattiche si sviluppano in base ai KPI. Non sempre le metriche si riferiscono alle entrate. A sostenerlo Steve Lok, Global Head di Martech presso The Economist. “Le soft metric, come ad esempio l’engagement, sono ottimi indicatori del funzionamento o meno di una specifica attività o azione. Dal momento che fanno riferimento a comportamenti dei consumatori, possono cambiare anche molto rapidamente. Queste metriche consentono di raccogliere dati in tempo reale e, di conseguenza, di mettere in atto delle ottimizzazioni, in termini di macro o micro attività sui canali coinvolti.”
5.
Quali dati devono essere raccolti? Semplificando, è fondamentale prevedere un sistema di raccolta e archiviazione dati che consenta la misurazione e la valutazione delle informazioni provenienti dai diversi canali per il set up delle campagne. Una nota preliminare è il tener traccia dei diversi comportamenti degli utenti eliminando qualsiasi errore o lacuna nei dati. Ian Hyde, responsabile Media Adv di Ayima, entra maggiormente nel merito: “Ci si deve assicurare che ogni evento (anche di micro-conversione) sia considerato e analizzato, implementando il pixel di Facebook oppure importando gli obiettivi di Analytics in Adwords, etc. L’analisi deve essere impostata in modo tale da avere dati tangibile, attraverso parametri UTM, codifica automatica o altro. Una volta che ti puoi fidare dei tuoi dati, puoi iniziare a
calcolare il ROI e decidere il modello di attribuzione che funzionerà meglio."
6.
È possibile garantire l’integrità dei dati? Questo è un aspetto fondamentale; potrebbe essere necessario integrare i dati principali con informazioni di terze parti, ad esempio per ampliare la visualizzazione di un investimento.
7.
Q uali ap p ro cci e m eto dologie utilizzerete? Per analizzare il ROI a lungo termine è necessario definire una metodologia da seguire. Può trattarsi, ad esempio, di un’analisi annuale che considera il valore dell’investimento nel suo complesso. Importante poi è definire delle milestone che delineano la routine quotidiana inclusa l’analisi del Customer Journey dell’utente attraverso le canalizzazioni di vendita e l’attribuzione multi-touch (MTA). Conclusione Conoscere i propri consumatori in uno scenario di mercato che sta diventando sempre più complesso e articolato è una sfida per la maggior parte dei retailer italiani. Risulta quindi necessario dotarsi di un know-how per incrementare le proprie performance di vendita. Eludere il tema della misurazione del ROI digitale non permetterà alle organizzazioni moderne di vincere la sfida digitale.
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/ Design
IL FAVOLOSO MONDO DI MAGGIE BUU, TRA ARTE E CUCINA A cura di Alessia Portelli
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DA QUANDO SONO DIVENTATA MAMMA, HO RISCOPERTO LA PASSIONE PER LA CUCINA. UNA CUCINA CREATIVA, CHE MISCHIA INGREDIENTI DI VARIE ORIGINI, COLORI E FORME. CHE DIVENTA ARTE VISIVA E GUSTATIVA. CUCINARE È PER ME PRENDERE DELLE MATERIE PRIME E DAR LORO UN SENSO NUOVO, ACCOSTANDOLE AD ALTRE.
Dall’idea originale e non convenzionale di Alessandra Mattè, nasce il piatto come forma d’arte, dove bellezza, elementi e colori convivono in oggetti quotidiani e originali. Un’artista eclettica e contemporanea che si definisce un vulcano di idee. Idee che poi realizza con gusto e personalità. Con Maggie Buu scopriamo l’arte nella cucina moderna. Il buono e il bello che si intrecciano in un’esperienza visiva e gustativa. Un percorso tutto al femminile che comprende pittura, fotografia, regia e catering. Un’esplosione di idee e creatività sempre in “work in progress”. Incontrarla è scoprire un mondo dove tutto è possibile. Ricette che prendono forma e catturano abilmente l’istante d’ispirazione culinario, in un’ampia scelta di decorazioni fatte a mano da una chef’s dish. Ad esempio l’antipasto di quenelle di patate speziate con bocconcino di vitello e crema allo zafferano. E ancora, spaghetti al limone con bottarga di muggine e pangrattato, polpo arrostito con crema al pomodoro e chips di platano, per citarne alcuni. Beesness Magazine ha inter vistato Alessandra Mattè, artista e professionista milanese, fondatrice di Maggie Buu.
Alessandra, qual è il tuo percorso professionale? Ho Iniziato il mio percorso artistico all’Accademia di Belle Arti di Brera, mi sono specializzata in pittura prima, in fotografia e regia, poi. Ho lavorato come aiuto regista in pubblicità per molti anni, fino alla nascita del mio primo figlio. Da quando sono diventata mamma, ho riscoperto la passione per la cucina. Una cucina creativa, che mischia ingredienti di varie origini, colori e forme. Che diventa arte visiva e gustativa. Cucinare è per me prendere delle materie prime e dar loro un senso nuovo, accostandole ad altre. Come e quando nasce Maggie Buu? E cosa significa Maggie Buu? Maggie Buu, nasce in concomitanza della nascita del mio primo figlio, del mio diventare mamma. In quel periodo ho infatti iniziato a creare quadri per bambini. La protagonista dei mie dipinti era il viso di una bimba, declinata in varie espressioni, semplici e stilizzate. Ho voluto dare un nome evocativo al mondo dell’infanzia a queste opere, da qui MAGGIE BUU. Maggie Buu, da allora è il mio brand, racchiude la mia espressione artistica e culinaria allo stesso tempo. Con Maggie Buu
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ho collaborato con importanti catering di moda. Ho inventato ricette e modi originali per presentarle, ho decorato piatti di prestigiose pasticcerie. Con Maggie Buu ho portato il mio punto di vista della realtà in una nuova dimensione. Quali sono le tue fonti di ispirazione quando realizzi un’opera? Molto spesso prendo spunto dai viaggi oppure da ingredienti provati in ristoranti rinomati. Amo riproporre ricette immediate con più ingredienti di provenienza da tutto il mondo. Mischiare tanti elementi e sperimentarne gli abbinamenti sia visivi che gustativi. L’idea di inventarsi una ricetta e proporla, dipinta a mano, sul piatto, unisce per me l’arte di impiattare, e quindi visiva, con il gusto che ho sperimentato nel cucinare quella ricetta. L’emozione diventa così permanente, presente nell’arte. Quali sono gli ingredienti che più ti piacciono? In generale, mi piace studiare tutti gli ingredienti. Amo i dettagli, scoprire la profondità e le caratteristiche delle materie prime. Se dovessi scegliere un ingrediente in particolare, sceglierei la liquirizia. Mi affascina la cucina orientale in generale. Mi piace decorare e colorare con verdure e spezie. Stupire con piatti insoliti e colorati. Per una sensazione di “tavola mai vuota”. I tuoi progetti per il futuro? Con Maggie Buu ho da poco lanciato l’e-commerce, maggiebuu.com. Tra le tante cose che mi piacerebbe fare, c’è l’organizzazione di una mostra, dove poter esporre tutte le mie creazioni. Da brava Capricorno quale sono, ho sempre tantissima tenacia nel realizzare le mie idee e la mia mente è sempre attiva. Non mi fermo mai, proprio come un vulcano in attività, devo e ho voglia di creare e inventarmi sempre qualcosa di nuovo.
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/ Design
INTERVISTA A ANTONIO BERTOLI TITOLARE DI BROGGI 1818 Duecento anni di storia e tanta voglia di crescere ancora
Concorso d’Eleganza Villa d’Este 2018”
Broggi 1818, icona nella posateria di lusso, è da duecento anni protagonista delle tavole che contano, da quelle reali a quelle dei grandi hotel fino alle crociere. Beesness ha incontrato Antonio Bertoli, titolare del gruppo che ci ha parlato delle radici del brand e della sua voglia di crescere ancora. A Milano c'è addirittura una via dedicata a Broggi. È possibile ricostruire le tappe fondamentali di questa entusiasmante storia di made in Italy? Nel 1818 Gaetano Broggi aprì a Milano, proprio in quella che poi diventò via Broggi, una piccola bottega di argenteria che si dedicava alla produzione artigianale di oggetti per la tavola. Negli anni la bottega ebbe successo, aumentando il numero dei clienti (comprese le case degli Sforza e degli Asburgo) fino a decidere, nel 1866, il trasferimento in una sede di maggiori dimensioni. Il boom economico degli Anni '60 ha poi portato le collezioni Broggi sulle tavole di tutta l’Italia. Nel 1993 Broggi è infine entrata a far parte della Abert spa, una scelta strategica che ha aperto al brand un mercato ancora più esteso. E, in effetti, nel 2002 Broggi 1818 ha iniziato a distribuire in Italia Villeroy&Boch.
A cura di Cinzia Meoni
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Dal 1993 Broggi fa parte di Abert Spa. Si possono avere dettagli sulla proprietà del gruppo? Abert è una società fondata a Brescia nel 1929 da Antonio Bertoli e originariamente attiva nella produzione artigianale di posate in ottone estesa poi ad altri materiali tanto
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che nella tradizione del marchio e nel suo know-how: le abilità dei maestri argentieri di una volta sono state tramandate ai nostri tecnici che danno vita ad oggetti unici per la tavola. I prodotti Broggi sono italiani, la loro qualità è riconosciuta in tutto il mondo. Può farci la fotografia di Broggi 1818 per numero impianti, personale impiegato, vendite e tassi di crescita? Oggi il gruppo opera in tre diversi stabilimenti e impiega 150 dipendenti. Circa un terzo di questi è dedicato alla produzione di Broggi che, oltre a ciò, si avvale di un indotto di terzisti del settore argentiero specializzati in lavorazioni artigianali. Il volume d’affari in questi ultimi anni è cresciuto in maniera interessante, registrando un incremento, dal 2015 ad oggi, del 23 per cento.
che, nel 1975, Abert fu la prima azienda al mondo ad ingegnerizzare i processi per la produzione di posate colorate con la combinazione di materiali come Abs, nylon e legno. Oggi, la società, ancora guidata dalla famiglia Bertoli alla quarta generazione, continua a puntare sull’innovazione, sulla qualità dei propri prodotti, sulla sensibilità e l’ascolto del cliente e sulla sua capacità di
mutare insieme al mercato. Pur all'interno di un più vasto gruppo, Broggi 1818 rimane un brand icona nella posateria. Quali sono a suo giudizio i suoi punti di forza e cosa lo contraddistingue? La forza di Broggi risiede nella qualità dei materiali utilizzati, nella precisione delle forme, nell’attenzione ai particolari oltre
Quali sono i progetti di sviluppo futuro del marchio? Quest'anno abbiamo festeggiato i 200 anni del marchio raggiungendo una delle nostre più grandi soddisfazioni: essere al fianco di grandi chef e pasticceri. Non a caso abbiamo chiesto ad Iginio Massari di prepararci una torta speciale per il traguardo. Quanto al futuro non possiamo che chiedere di continuare così, supportando i grandi professionisti della cucina in ogni loro esigenza.
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/Arte
IL CODICE LEICESTER AGLI UFFIZI PER I 500 ANNI DALLA MORTE DI LEONARDO Non è mancata una bella dose di pepe nella città dantesca nell'imminente apertura delle celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Leonardo. Mentre le maggiori istituzioni culturali internazionali sono pronte a dare il la del 2019 per il Genio assoluto, il sottosegretario ai Beni Culturali Lucia Borgonzoni – tosta assai – ha alzato gli scudi verso i cugini d'Oltralpe, negando loro praticamente tutte le opere dell'Uomo di Vinci presenti nei nostri musei. E quindi il Louvre, quatto quatto, ne ha preso buona nota, mentre l'onorevole con delega per la curatela degli anniversari oltre che di Leonardo, Raffaello e Dante durante l'inaugurazione fiorentina “Il Codice Leicester di Leonardo da Vinci. L'Acqua Microscopio della Natura”, spiegava che se fosse stata lei al
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A cura di Carla Cavicchini
gennaio\febbraio 2019 Governo, nel contesto dei prestiti: "Avrei chiesto loro la Gioconda, senza dubbio la risposta sarebbe stata negativa...fatto sta che dopo la maturazione di tempi troppo lunghi, lo scambio delle opere - e non certamente tutte - col Sanzio alle Scuderie del Quirinale, non ci sarà!” Un niet condiviso anche dal direttore degli Uffizi Eike Schmidt e dal prof. Paolo Galluzzi, curatore quest'ultimo dell'affascinante mostra del Codice nell'Aula Magliabiecana degli Uffizi, con l'organizzazione del Museo Galileo, su prestito di Bill Gates. Non solo, all'accordo di diniego seguito poi dal primo cittadino Dario Nardella e dal Presidente Tombari della Fondazione Cassa Risparmio di Firenze, si sono accodati anche i responsabili museali di Torino e Venezia. Voci di corridoio parlano anche dell'attesa francese per la Scapigliata, stupenda testa di fanciulla dell'artista vinciano custodita presso la Galleria Nazionale di Parma. Per il momento...Chi vivrà vedrà! A Leonardo, icona della storia dell'umanità, oltre ad eccellere in ogni ambito, gli vien dato anche l'appellativo di esploratore grazie alla sconfinata sapienza custodita nel campo della tecnica e della scienza, tanto d'aver creato, come osserva il buon parterre di relatori, quella filosofia imprenditoriale fatta di pensiero ed applicazione: Pensava e facea! nella sua essenza poliedrica magistralmente operata in Italia e nel mondo, sino a decretarne giustamente, l'eccelso orgoglio nazionale. “L'acqua vetturale della natura” è ciò che vergava il cittadino vinciano in quel Codice Leicester, affermandone la forza motrice di tutto, ed è alquanto interessante nel manoscritto di 36 fogli e 72 pagine osservare la serie di riflessioni, teorie ed appunti sulla protagonista indiscussa di questo enorme lavoro: l'acqua appunto che lui vedeva muoversi come la circolazione sanguigna del corpo umano. Ammirando i fogli recto e verso nella scrittura mancina di Leonardo, un notevole aiuto viene dato dagli schermi interattivi capaci di consultare il Codescope, raffinato strumento digitale, creato per sfogliare in veste digitale ad altissima risoluzione tutte le pagine del manoscritto con funzioni
d'ingrandimento, traduzione, rovesciamento speculare dei testi, etc. Un modo di godere appieno sino al 20 gennaio 2019, anche del Codice Atlantico, del Codice Arundel, quello sul Volo degli Uccelli, con la sezione apposita volta a dimostrante la sua notevole attenzione per la lettura dei testi greci, latini e medievali, sino all'Alighieri ed altri toscani illustri. Pannelli e schermi digitali, anche con animazioni, ci portano verso i moti ondosi dei mari, delle maree che tanto influenzano la natura, con macchinari creati per misurare le grandi distanze. Un allestimento altamente suggestivo pertanto, come la proiezione sul pavimento del cadere di gocce d'acqua e scorrere dei ruscelli, immaginando d'immergere i piedi quale Cristo e il Battista che affondano nel Giordano sino alle caviglie, come nel “Battesimo di Cristo” realizzato sempre da Leonardo assieme al Verrocchio ed esposto nella nuova sala dedicata al “Da Vinci. Tra il 1504 e il 1508 quando Leonardo si applicò appunto a tale opera non mancò
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PROTAGONISTA INDISCUSSA DI QUESTO ENORME LAVORO: L'ACQUA APPUNTO CHE LUI VEDEVA MUOVERSI COME LA CIRCOLAZIONE SANGUIGNA DEL CORPO UMANO
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inoltre d'effettuare studi d'anatomia presso l'Ospedale di Santa Maria Nuova, pensando poi al volo dell'uomo seguendo le traiettorie degli uccelli, studiando anche soluzioni avveniristiche si da rendere l'Arno navigabile da Firenze al mare. Non solo, iniziò l'opera murale raffigurante la "Battaglia di Anghiari a Palazzo Vecchio" senza però portarla a termine. Tempi in cui Firenze godeva della presenza contemporanea d'illustri personaggi delle arti, scienze, lettere, tanto che Benvenuto Cellini decretò tale periodo "La Scuola del Mondo" . E se Schmidt durante la tavola rotonda sottolineava l'alta tecnologia italiana capace di preservare le opere di questo pittore e scienziato, Nardella si soffermava sulla mostra entrata prepotentemente in scena, gioendo di questi sofisticati incontri culturali. “Bene pertanto porre l'accento sul Rinascimento, sull'Umanesimo e non solo! Verso un codice complesso in cui la digitalizzazione rende la complessità più vicina a noi. Perché la tecnologia, avvalendosi del pensiero umano, fa riflettere sulle immortali opere leonardiane, maestosamente intrise di fascino e mistero.” Di grande spessore Galluzzi, uno dei massimi esperti dei "Codici Leonardiani", quando afferma che: "In ogni raggio esiste disciplina e nel centro esiste l'acqua con la sua musica, religione, scienza." L'acqua è la lente d'ingrandimento, penetra nei segreti della natura... è un fluido di umori, sangue e unita all'aria vivifica il sistema bronchiale. Pertanto, giustamente, l'acqua è il vetturale della natura, la
gennaio\febbraio 2019 collega ad un viaggio nel tempo con tutte le insidie che comporta grazie ai mutamenti della natura. L'acqua porta vortici, risalimenti, ingorghi, svuotamenti... e quando si miscela all'aria ribolle. E mettiamoci anche le invenzioni linguistiche poiché parla anche alla luna coperta dagli oceani mentre la sua illuminazione racconta molte cose. Luce ricevuta dalla terra... luce cinerea, ed ancora acqua, acqua, che deve essere sempre mossa. Insomma! La luna è gemella della terra rompendo di conseguenza concetti sradicati! Osserviamola questa luna simile ad una ruota dentata mentre egli reinventa la storia umana che altro non è che la storia dell'uomo mostrando grande importanza al fenomeno dei diluvi. La terra ha subito varie metamorfosi come il ciclo umano composto da: infanzia, maturità, vecchiaia, definendo la vita che, poco a poco si estingue." Parole interessanti quelle dette da Galluzzi, come interessantissime quelle 7000 lastre fotografiche ritrovate alla Biblioteca Nazionale di Roma − manoscritti di Leonardo − risalenti ai primi del '900, fortunatamente raggiunte così d'essere prontamente rimesse in rete. Era il 2 maggio 1519 quando Leonardo si spense nel maniero di Clos-Lucè, ad Amboise, proprio nella valle della Loira. Giramondo instancabile, ci piace segnalare anche il lungo tempo trascorso a Milano − vi arrivò nel 1482 – ospite degli Sforza, ed ancora quel capolavoro del "Cenacolo" che si trova nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Anche il fiume dell'Adda lo incuriosiva non poco , tanto che in un particolare suo tratto si applicò allo studio delle rapide al fine di poter trasportare materiale per la costruzione. E questo nonostante quel determinato percorso non fosse navigabile. Da tali contesti riuscì a trarne ispirazione per gli sfondi di due sue opere grandiose. Parliamo de: La "Vergine delle Rocce" e niente di meno che “La Gioconda!” E quel gene di vitigno recuperato con tanto di vigna ripiantata? Un'occasione per visitare Casa degli Atellani, dove i cortigiani del Moro lo accolsero a braccia aperte, tanto che Ludovico Sforza fece piantare in suo onore una vigna nel giardino di casa. La struttura riaperta dopo l'Expo, permette visite guidate bevendo buon vino così amato da Leonardo. Figura difficilmente emulabile, atta a raccogliere sfide complesse rimettendo spesso e volentieri conclusioni non sempre di sua appartenenza, rimane tuttavia una delle più importanti figure del panorama mondiale per l'enorme varietà e magnificenza d'arte creata, capace di dimostrarne l'attualità sconvolgente. Una chicca splendida giacca damascata nero-bleu su disegno "Regola Aurea" del Maestro vinciano che sarà poi donata al Museo della Moda di Palazzo Pitti. Autore di questo, la Maison Stefano Ricci proprietaria dell'Antico Setificio Fiorentino che ha poi omaggiato con quattro magnifici fogli del Codice Atlantico di Leonardo gli Uffizi. Dopo averli noleggiati alla Biblioteca Ambrosiana dovutamente assicurati e trasportati, sono giunti poi a Firenze. E non è finita poiché, sempre la famiglia Ricci, ha presentato cinque dei dodici volumi delle “Arti e dei Mestieri”, restaurati appositamente per l'Archivio di Stato. Vero e proprio gioiello è stata inoltre la presentazione, più tardi, di quel protocollo con annotazione della nascita di Leonardo avvenuta il 15 aprile 1452, denunciata dal
nonno al notaio Piero di Guido da Vinci. La produzione, gestione, comunicazione della mostra è stata curata da: “Opera Laboratori Fiorentini-Civita” con gli enti promotori: Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, Gallerie degli Uffizi, Museo Galileo, Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, Firenze Musei, a cui si deve lo splendido catalogo edito dalla Giunti. Info: Firenze Musei: 055 – 29.48.83
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/Retail A cura di Elena Pravato
LA MAGIA DI COLVIN Fine 2016: tre neolaureati spagnoli, compagni d'Università fondano Colvin Co, la startup che rivoluzionerà il mondo degli omaggi floreali.
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gennaio\febbraio 2019 In questo articolo vi racconteremo non di un'azienda tecnologica che ha inventato una nuova App o l'ultimo sistema domotico, ma la storia di tre ragazzi giovanissimi che, partendo dalla romantica ed emozionante idea del regalare fiori, hanno iniziato la scalata al mercato europeo del commercio floreale. Proprio così: chi ha mai detto, infatti, che per sfondare al giorno d'oggi occorra elaborare complicati codici di programmazione o contorti algoritmi? Sergi Bastardas, Andrés
Cester e Marc Olmedillo Diaz hanno raggiunto il successo con i fiori! La startup spagnola ha colto un vuoto di mercato, un settore ancora vergine e ha creato il primo e-commerce di fiori freschi con consegna in 24 ore. Da aprile 2018 Colvin, dopo il clamoroso riscontro avuto in Spagna, è sbarcato in Italia. Ad aiutarci a comprendere il fenomeno Colvin sarà il Responsabile dello sviluppo e del marketing Italia, il dott. Simon Tokatzian.
Colvin ha scelto l'Italia quale Paese per iniziare la scalata al mercato on line dei fiori in Europa. Perchè è stata scelta proprio la nostra Penisola? Colvin nasce due anni fa a Barcellona e grazie al primo round di finanziamenti dell'entità di 3 milioni di euro, concesso nel dicembre 2017, abbiamo aperto la filiale italiana primo passo per raggiungere il nostro obiettivo: divenire fra 2/3 anni leader nel settore. L'Italia è un terreno fertile se
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pensiamo che il giro d'affari degli omaggi floreali è di 4,7 miliardi di euro all'anno; cifre ben maggiori di quelle del mercato spagnolo. Inoltre non esisteva ancora un competitor vero e proprio. Effettivamente esistono da molti anni sul mercato italiano e internazionale delle aziende che permettono di recapitare fiori a chi ci è lontano, come Interflora ad esempio, ma non possiamo parlare di concorrenti nel senso stretto della parola. Ci può spiegare in cosa si differenzia Colvin? Interflora e altri sono sul mercato da anni ma il meccanismo è totalmente diverso: Interflora è una piattaforma che mette in contatto il consumatore con il fioraio, negozio fisico della zona dove risiede il destinatario del bouquet. Sono presenti molti intermediari: il vivaio, l'importatore, il grossista e infine il fiorista. Colvin, al contrario ha una filiera cortissima: una volta che il consumatore effettua l'ordine on line si procede in due modi: per i bouquet Original (mazzi meno elaborati con fiori come gigli, garofani etc.) il produttore/ coltivatore recide i fiori e li invia direttamente al destinatario dell'ordine che riceverà il box Colvin dopo 24 ore. I bouquet della collezione Colvin, invece, dato che più complessi da comporre, saranno spediti dal nostro centro operativo in Italia, una volta creati dai nostri flower design al momento dell'evasione dell'ordine on line. È la filiera corta che vi permette, quindi di poter avere dei prezzi realmente concorrenziali ( bouquet a partire da 25 €)? Esatto, possiamo garantire questi prezzi saltando tutti i passaggi intermedi quali importatori o grossisti, e arrivando a far risparmiare più del 50 % al nostro cliente. Colvin assicura, inoltre, la consegna gratuita: sarà una promozione lancio o sarà sempre così? Come è organizzato il vostro sistema di consegna in 24 h? La consegna sarà sempre gratuita. Esiste solamente un piccolo contributo extra di 3€ nel caso venga richiesta una determinata fascia oraria per la reperibilità del destinatario. Attualmente garantiamo il recapito
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gennaio\febbraio 2019 dei bouquet in 24 ore in tutta Italia ad eccezione, per il momento, delle Isole e della Calabria. Ci avvaliamo di nostri corrieri per le consegne nelle grandi città come Milano dove, dato il volume degli ordini, possiamo rendere il servizio ancora più performante e assicurare il recapito anche in precise fasce orarie. Mentre per il resto d'Italia ci affidiamo ai migliori corrieri nazionali. Trascorrendo così poco tempo da quando il fiore viene reciso a quando viene consegnato, immagino che non ci siano grandi problemi riguardanti il mantenimento della freschezza, ma avete anche altri “trucchi” per conservare i bouquet? Il nostro sistema di conservazione non solo preserva la freschezza del fiore, ma ne assicura anche una durata più lunga: prima di procedere all'imballaggio, il bouquet viene avvolto in un panno imbevuto precedentemente nell'acqua e in questo modo il mazzo rimarrà idratato per le 24 ore successive sino alla consegna. Inoltre, nel nostro box offriamo anche dei suggerimenti per far rinsavire e durare più a lungo i fiori: consigliamo di tagliare gli steli, immergere i gambi in acqua aggiungendo una bustina di nutrienti che forniamo. Nel box il cliente troverà due bustine di nutrimento dato che l'acqua andrebbe cambiata ogni due giorni. Sebbene Colvin sia giunto in Italia da poco e non si possa ancora fare un bilancio, qual è stata la risposta sul mercato italiano? Assolutamente buona oltre ogni aspettativa. Gli ordini hanno un incremento di mese in mese e soprattutto abbiamo un'altissima percentuale di fidelizzazione dei clienti: gli utenti fanno un primo ordine e rimanendo pienamente soddisfatti ritornano da Colvin! Quali risultano essere i bouquet preferiti dagli utenti nostrani? Come era nelle nostre previsioni, il pubblico italiano che è un pubblico elegante, attento al design, predilige i mazzi più elaborati come il bouquet “En Provence” dalle sfumature delicate con rose rosa, statice lilla e rami di eucalipto, o “l'Alpine Essence” dai toni candidi con lisianthus, rose bianche ed eucalipto.
Colvin, inoltre propone anche dei servizi per aziende come hotel o boutique. Ci può spiegare nel dettaglio? Colvin, oltre all'ordine occasionale, offre anche un servizio di abbonamento: ad un costo fisso si può decidere di regalare un bouquet con frequenza settimanale, mensile, bisettimanale, con fiori che variano naturalmente in base alle stagioni. Oltre ad essere un servizio dedicato ai privati, abbiamo pensato anche alle aziende che vogliano avere sempre fiori freschi nel loro ristorante o nei loro punti vendita oppure per omaggiare clienti non più attivi da qualche tempo o semplicemente per ringraziare i propri dipendenti. Aprirete anche dei punti vendita Colvin? Ora siamo concentrati e focalizzati sul web e il commercio elettronico, ma naturalmente nei progetti futuri valuteremo sicuramente l'apertura di negozi a marchio. La start up spagnola prende il nome da Claudette Colvin, l’attivista afroamericana arrestata per essersi ribellata alle leggi della segregazione razziale. I tre fondatori hanno voluto sottolineare, già nella denominazione sociale, la volontà di progresso etico. Anche la filiera dei fiori è una filiera etica, vero? Certo. In Colvin c’è massima attenzione riguardo alla provenienza e alla filiera produttiva dei fiori che, come ben sappiamo, a livello mondiale non spicca per rispetto dei valori umani e dei lavoratori. La nostra azienda seleziona solo produttori certificati che rispettano le condizioni lavorative dei dipendenti. Inoltre siamo particolarmente attenti all'ecologia: i nostri box sono di cartone riciclato, così come i vasi che si possono acquistare ed aggiungere al bouquet, sono esclusivamente di vetro riciclato Attendiamo quindi le novità per San Valentino e la Festa della Mamma che a quanto anticipato dal dott. Tokatzian, saranno davvero imperdibili. Ringraziamo il dott. Tokatzian per la disponibilità e invitiamo a visitare il sito: thecolvinco.com/it
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/ Retail
CASPER CANADA, TORONTO La semplificazione di un processo di acquisto tradizionale, come quello del materasso, grazie al servizio "100 notti di prova" e a un marketing accattivante
Autore: Fabrizio Valente, Fondatore e Amministratore di Kiki Lab-Ebeltoft Italy
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Lanciato nel 2014, Casper ha rivoluzionato il processo di acquisto dei materassi, alla luce di quanto emerso da una serie di ricerche preliminari realizzate dall’azienda. Molti clienti si aspettano un prodotto di qualità, che garantisca una sensazione di fresco sulla pelle, un equilibrato rapporto qualità prezzo e la semplicità nel processo d’acquisto, inclusa la possibilità di reso dopo un primo periodo di uso. Grazie a un prodotto semplice e di qualità, all’utilizzo sapiente dei social media, all’ecommerce che ora viene affiancato anche ai negozi fisici, Casper, nel giro di pochissimo tempo, è divenuto un dei brand del settore più conosciuti e apprezzati.
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Semplicità L’azienda si è concentrata su un prodotto di ottimo rapporto qualità-prezzo, con una gamma semplificata: un unico modello in 6 misure. La consegna è garantita in 3-5 giorni e soprattutto viene concesso un periodo di prova di 100 notti, rassicurando i clienti sulla possibilità di poter confermare l’acquisto solo dopo un utilizzo ripetuto e soddisfacente.
verso il brand, con connotati positivi. Per i più scettici, prima di recarsi in negozio è possibile prendere appuntamento per un test di 30 minuti dietro una tenda oscurante, in modo da provare al meglio il prodotto.
Strategia multicanale Casper vende on-line, potendo così abbattere i costi distributivi, ma ha anche aperto un flagship a Toronto e vari pop-up store dalle diverse tipologie, dal "cottage"di Toronto al bus andato in giro per le principali città canadesi per il "nap-tour" (tour del sonnellino).
Autorevolezza nel mondo del sonno Per promuovere la cultura di un buon sonno, Casper gestisce da qualche tempo Van Winkle’s, un sito di notizie su come dormire meglio e aggiornato con le ultime ricerche scientifiche nel settore. Il brand ha così rafforzato il proprio posizionamento di esperto del mondo del sonno, ampliando l’assortimento con cuscini, set di lenzuola, piumini, reti, coprimaterassi, telai in metallo e perfino materassi per cani, entrando in un settore in forte crescita come quello del pet.
Marketing accattivante La strategia di marketing si è basata sulla capacità di usare in modo adeguato i vari canali che possono spingere l’ecommerce, facilitati dall’inusuale lungo periodo di prova concesso (100 notti). Questo approccio, valorizzato da comunicazioni accattivanti e linguaggio smart, ha creato un circolo virtuoso di passaparola fisico e digitale. La scelta della consegna a domicilio in bicicletta, grazie alla scatola di dimensioni contenute e al materasso ripiegabile, si è dimostrata un ulteriore fattore di curiosità
Commento finale di Kiki Lab ed Ebeltoft Group Per raggiungere i 500 milioni di dollari in meno di 4 anni bisogna individuare una strategia ben articolata. Casper si dimostra un innovatore che, rompendo le regole tradizionali del mercato, ha raggiunto con maggiore forza i clienti potenziali: ottima qualità-prezzo, resi generosi e marketing attrattivo. Continuando a innovare: fra i prossimi progetti quello di un servizio di registrazione della qualità del sonno attraverso un’app.
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/ Musica
ANITA FALCETTA, CO-FOUNDER & EXTERNAL RELATIONS DI MOKAMUSIC, RACCONTA L’ESPERIENZA AL FORUM RETAIL 2018 79
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IL VALORE AGGIUNTO DELLA MUSICA PER LA CRESCITA DEL BUSINESS RETAIL L’impatto sonoro sulla strategia di marketing generale del Brand e di marketing esperienziale del punto vendita A cura di Mokamusic
Può la strategia musicale supportare la strategia di marketing e comunicazione dei Brand contribuendo alla loro crescita? Pensa di sì Anita Falcetta, esperta di marketing e comunicazione strategica aziendale, fondatrice insieme al compositore franco-italiano Philip Abussi, di Mokamusic, società che offre alle aziende soluzioni musicali per qualsiasi esigenza di marketing e promozionale, dalle produzioni ad hoc, alle trattative per l’ottenimento delle licenze di utilizzo di brani famosi, su scala globale. In occasione del 18° FORUM RETAIL, sessione parallela NEW L AYOUT & ENTERTAINMENT IN STORE, i due fondatori della “One-Stop Music Company”, hanno condiviso il proprio punto di vista sull’importanza della musica per la crescita dei business. Hanno spiegato, dati e surveys internazionali alla mano, perché la musica e i suoni stanno diventando strumenti fondamentali nella catena della costruzione del valore per i brand che intendono differenziarsi sul mercato, offrendo qualcosa in più ai propri clienti. “La musica e i suoni sono in grado di aiutare il brand a costruire la relazione di reciprocità con la propria audience, per due ragioni:
diversi studi dimostrano che il linguaggio sonoro, in quanto primordiale ed universale, è più potente della parola perché in grado di arrivare direttamente all’inconscio umano senza filtri. Di conseguenza abbatte le barriere del consumatore, contribuendo al “posizionamento” del brand nella sua mente; inoltre, in store, musica e suoni condizionano positivamente l’esperienza d’acquisto, inducono il pubblico a comprare” spiega Anita Falcetta. Possiamo utilizzare questi due strumenti in diversi modi, percorrendo strade tradizionali o più sperimentali. “In senso tradizionale, come prova uno studio condotto da Nielsen nel 2015, le campagne pubblicitarie (in Tv, in Radio, su Internet), accompagnate dalla musica, performano meglio di quelle in cui essa non viene utilizzata. In base ai trend più recenti la musica e i suoni possono essere utilizzati come “strumento di branding”, per dare tridimensionalità all’identità della marca. Le poche note di un Sound Logo, rendono memorabile ed indelebile l’immagine del brand, si pensi al caso dell’audio logo di Intel, o dei suoni associati alle notifiche di WhatsApp o ancora all’universo sonoro cre-
ato da Apple. Gli stimoli uditivi in pochissimi istanti sono in grado di “farci visualizzare” il brand, anche senza vederlo fisicamente. Pensando agli Store, la musica e i suoni sono leve di marketing esperienziale molto efficaci per intrattenere il consumatore. Non mi riferisco soltanto alla Radio o alla Playlist che ascoltiamo all’interno del punto vendita (che peraltro andrebbe creata ad hoc in base a degli studi strategici sul target) piuttosto alla possibilità di proporre ai propri clienti, all’interno del negozio, esperienze multisensoriali. Attraverso questi format abbiamo la possibilità non solo di raccontare il brand e i suoi valori, ma anche di fare in modo che i nostri clienti possano vivere ed entrare nel mondo della marca” dichiara Anita Falcetta. Lo store per continuare ad avere successo deve coinvolgere e attirare il cliente 4.0, sempre più informato, più attento, più annoiato, invogliandolo a recarvisi fisicamente invece di acquistare da uno smartphone. In tale ottica, la musica ha conquistato il ruolo di elemento fondamentale di differenziazione per le aziende di successo, quelle che sono in grado di umanizzare i loro brand, puntando sulle emozioni. “Le persone si ricordano di come le abbiamo
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fatte sentire, piuttosto che delle parole.” La musica è emozione, genera o amplifica le emozioni. Diversi studi di neuromarketing dimostrano che le emozioni sono una variabile impattante nelle decisioni di acquisto. Secondo Gerald Zaltman, Professore della Harvard Business School, il 95% delle decisioni di acquisto viene influenzato da processi che coinvolgono l’inconscio e sono quindi di tipo irrazionale. In tal senso, in mercati diversi rispetto a quello italiano, l’efficacia della musica è un dato acquisito, per massimizzarne l’effetto tuttavia è importante considerare l’elemento musicale all’interno della strategia di marketing e comunicazione della marca già in fase di progettazione e non solo in fase di produzione degli spot o delle campagne pubblicitarie.
Lo store per continuare ad avere successo deve coinvolgere e attirare il cliente 4.0, sempre più informato, più attento, più annoiato, invogliandolo a recarvisi fisicamente invece di acquistare da uno smartphone. In tale ottica, la musica ha conquistato il ruolo di elemento fondamentale di differenzazione per le aziende di successo, quelle che sono in grado di umanizzare i loro brand, puntando sulle emozioni (vedi grafico 1).
Grafico 1
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PERCHÈ ESSERE NORMALE QUANDO
PUOI ESSERE SUPER?
Ecco chi sono i primi Superbrands 2019. Condividono l’impegno per l’innovazione, l’autenticità e la responsabilità e sono riconosciuti SUPER da clienti e consumatori. superbrandsaward.com
/ Centri commerciali
RINASCE PIAZZA VETRA Al via il progetto di riqualificazione architettonica del Vetra Building, l’ex Esattoria civica milanese A cura di Giovanni Bonani
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gennaio\febbraio 2019 La storica location milanese di piazza Vetra, nota a tutti come l’ex Esattoria, acquisisce una nuova dimensione, civica e temporale, grazie all’intervento di riprogettazione architettonica dell’edificio di via della Chiusa 2, gestito da AXA IM-Real Assets, che prenderà il nome di Vetra Building, in un’ottica di apertura e internazionalizzazione degli spazi. AXA INVESTMENT MANAGERS − Real Assets ha affidato il delicato processo di riqualificazione architettonica alla società di progettazione Il Prisma. La riprogettazione architettonica dell’ex Esattoria civica milanese è dunque un invito alla riflessione comune e all’inventiva personale, un'occasione di incontro attorno al nuovo Vetra Building, pronto a rinnovarsi sotto forma di sede per uffici e food district, “ampliando” la sua funzione da spazio per uffici a luogo di inclusione sociale. A capo del processo di ristrutturazione
vediamo la Business Unit Landscape, divisione interna de Il Prisma incaricata di esaminare i mutamenti urbani, le dinamiche che li orientano, le relazioni con gli abitanti, cercando di anticipare il futuro delle città. Con l’intenzione di valorizzare questo luogo, dando nuova connotazione all’uso dei suoi spazi, Il Prisma ha coinvolto residenti e cittadini che vivono in piazza Vetra in un progetto creativo, scoprendo le storie di vita più particolari e le aspettative sulla loro piazza ideale attraverso una attività di storytelling. I c i t t a d i n i , a t t r a v e r s o l ’e v e n t o #FacciamoPiazza, hanno messo per iscritto la propria idea di piazza ideale, in uno spazio dedicato dell’Urban Gallery. Hanno risposto, in sostanza, alla domanda: “Se potessimo cambiare piazza Vetra, come la vorreste?”. C’è chi lo ha già immaginato: trasformarla in una mostra di tarocchi
o nella vivace Jamaa el Fna di Marrakech, riunire la città per un cinema all’aperto, una serata danzante, una corsa mattutina. Queste alcune delle proposte visionarie dei testimoni che Il Prisma ha coinvolto in prima persona, per alimentare una riflessione senza preconcetti, limiti di fantasia, calcoli di fattibilità. Durante l'evento sono state presentate le opere di street art realizzate dagli artisti Duty Gorn, Sea Creative e il duo Roske e Loste, writers che hanno interpretato le storie di chi vive il quartiere di Piazza Vetra realizzando dei murales che ricoprono ora parte del perimetro del cantiere. Il Prisma ha, infatti, coinvolto i residenti della Vetra in prima persona in un'attività di storytelling artistico (I volti della Vetra) raccogliendo testimonianze di vita attraverso video, interviste e scatti fotografici.
Il Prisma è una società di progettazione italiana che opera in gran parte del mondo. Conta su un team di 94 talenti, sedi a Londra, Milano, Roma e Lecce, ed è suddivisa in 3 Business Unit: Architettura (Landscape), Workplace (Worksphere) e Retail (Destination). Il Prisma progetta per l'uomo, pertanto, ha sviluppato un approccio basato sull'arte di ascoltare in modo attivo, attraverso una metodologia di analisi e osservazione sul campo condotta dal team di strategist. Tutte le competenze creative del team Landscape, dedicata alla progettazione architettonica, sono a servizio di trasformazioni per diverse destinazioni d’uso (terziario, residenziale, servizi…) su scala variabile (dalla singola unità immobiliare alla dimensione urbana), secondo un modus operandi di progettazione integrata e partecipata rispetto agli stakeholders coinvolti, coerente rispetto agli obiettivi condivisi.
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/ Centri Commerciali
BICOCCA VILLAGE A MILANO, UN SUCCESSO ANNUNCIATO A cura della Redazione
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gennaio\febbraio 2019 Nonostante la nota tendenza di decrescita, sia in termini di fatturato, sia di affluenza, del settore dei centri commerciali a causa della crisi dei consumi e dell’affermazione di nuovi modelli di acquisto, primo su tutti l’E-commerce, Bicocca Village, inaugurato nel 2005, registra tassi in crescita: nel settembre 2018, + 15% circa di fatturato, rispetto a settembre 2017; nel 2018, rispetto all’anno precedente, + 2,7% circa di affluenza. Inoltre, dal 2015 si verifica un costante aumento dell’occupazione, che a oggi si attesta al 93% Entertainment Center dalle dimensioni maggiori rispetto agli altri 14 presenti in Italia, deve il suo successo al team di professionisti e di manager impegnato nel processo di riposizionamento. Partner dell’operazione, DEA Real Estate
Advisor, preposta all’attività di asset management e Cushman & Wakefield, società di gestione volta alla commercializzazione degli spazi. La valorizzazione del sito ha coinvolto più livelli: restyling e ottimizzazione del layout; aggiornamento dell’offerta; miglioramento dell’accessibilità (supporto allo sviluppo del Parco della Torre ); upgrading tecnologico; marketing; piena integrazione e relazioni con il territorio. I settori food e entertainment sono alla base del successo di Bicocca Village: 60 esercizi commerciali di cui 23 attività di ristorazione e servizi differenti. Anche il contesto sociale, il polo universitario, le aziende di differenti settori, il nuovo panorama immobiliare di tipo residenziale — in cui il centro è ubicato − costituisce un importante fattore di sviluppo e di crescita.
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/ Centri Commerciali
EDARES, REAL ESTATE SOLUTIONS A cura della Redazione
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gennaio\febbraio 2019 Nata nel 2011 a Roma, in soli pochi anni di attività, EDARES ha saputo imporsi tra i key player nel settore dell’intermediazione immobiliare, con forte specializzazione nella ricerca e nella selezione di location commerciali in tutta Italia e all’estero, per aziende leader dei segmenti lusso, fashion e mass market. Ha maturato una profonda esperienza nel luxury high street retail. Sostenuta da una comprovata conoscenza dei mercati di riferimento e da una consolidata capacità di advisory, EDARES ha conquistato la fiducia di brand prestigiosi. Infatti, sono oltre 150 le vetrine monomarca inaugurate dal 2011: Chanel, Bulgari, Ferrari, Hermès, Rolex, Tod’s, Prada, Guess, Decathlon, Tim, Vodafone e Nespresso. A metà ottobre 2018, EDARES ha concluso due importanti trattative per Rolex e Yves Saint Laurent. Grazie all’intermediazione di EDARES, Rolex è in procinto di aprire il suo primo store monomarca a Roma, in Via dei Condotti: nove vetrine, per oltre 200 mq di superficie. Nel corso dell’operazione, EDARES ha assistito anche MiuMiu (Gruppo Prada), in precedenza tenant della location fortemente ambita da Rolex. Il key money agreement e il canone di locazione pattuiti hanno stabilito un prezzo record. La scelta dell’immobile è stata guidata dall’efficienza degli spazi e dagli elevati standard qualitativi, in grado di garantire un’ottima
visibilità. Per Yves Saint Laurent (Gruppo Kering), EDARES ha concluso con successo un contratto di locazione in Calle Larga XXII Marzo, a Venezia. Con sei vetrine e 400 mq di superficie, distribuiti su due livelli, si tratta del flagship store più grande d'Italia. Sempre a Roma, EDARES ha contribuito all’inaugurazione del primo negozio Aesop, noto brand australiano di cosmetica naturale e a breve aprirà, grazie all’intermediazione immobiliare, il secondo punto vendita Parfois, marchio portoghese di accessori moda. A Bologna, saranno invece inaugurati prossimamente le griffe Bimba Y Lola, abbigliamento femminile di origine spagnola e Jo Malone, profumi inglesi. A Londra aprirà APM Monaco, marchio di gioielli in argento che si ispira al Principato di Monaco e al sud della Francia e propone un lusso accessibile. EDARES, a metà novembre 2018, ha partecipato a Cannes a Mapic, la fiera internazionale del Real Estate Retail. Era presente con un ampio stand di oltre 35 mq, ubicato nell’area dedicata all’innovazione, per presentare nuovi progetti e iniziative di sviluppo alla community nazionale e internazionale del mondo immobiliare. Come partner tecnico, è stato selezionato il brand Caffè Napoli, per offrire ai propri ospiti un servizio di caffetteria premium. L’obiettivo è stato quello di attirare nuovi clienti internazionali e fondi istituzionali. EDARES è già advisor del gruppo Generali.
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/ Comunicazione
OOH, QUANDO LA CREATIVITÀ VESTE LE METROPOLI A cura di Ermanno Canali
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OOH, acronimo di Out of Home, indica tutte le forme di comunicazione che, letteralmente, troviamo fuori casa. E poco importa se siamo in auto, se stiamo attendendo il tram o la metro: siamo costantemente bombardati da questi mezzi di incredibile potenza. Questa che va delineandosi è la vera tendenza 2019: le città, i centri urbani sono e sempre più saranno le prime piattaforme di comunicazione, diventando il palinsesto dell’OOH. L’Audimob parla chiaro: l’84% degli italiani è in movimento quotidianamente, il che si traduce in 43 milioni di persone riversate per strada. Sono persone esposte costantemente a questo tipo di mezzi, gli unici
gennaio\febbraio 2019 in grado di dialogare con l’urbanistica e il design. L’Out of Home è diventato la “seconda pelle” dei centri urbani: si fa notare, viene apprezzato e mai dimenticato. È il nuovo passaparola, ciò che è sempre presente nel nostro quotidiano, ciò che ritroviamo tutte le volte nel nostro tragitto casa-lavoro, e che talvolta diventa addirittura un punto di riferimento per ricordarci una via o un incrocio. E i clienti lo sanno! Per essere più chiari, solo nel 2018 in Canali&C abbiamo dato vita ad oltre 500 campagne Out of Home, tutte studiate
per raggiungere ogni step del progettodi comunicazione. Oggi l’OOH è il mezzo più efficace sul mercato, capace di arrivare anche ai target più difficili come Millenial e Generazione Z, assicurando copertura, visibilità creativa, trasversalità nel centrare target differenti nel medesimo istante, engagement e brand activation. Certamente occorre uno sforzo in più nella creazione delle campagne, ed è sbagliato pensarle come una semplice declinazione di formato: sarebbe riduttivo. Le creatività sfruttano i momenti di attesa e relax
Nella pagina a fianco: la campagna di lancio per il new opening del primo ristorante Sagami a Milano come decor integrale su tram qui in Piazza Cordusio a Milano. Foto in alto: Cannes, su Mupi la campagna COM Essence in occasione di Mapic Cannes 2018.
In foto: la campagna di Parco Commerciale San Donato su Mupi a Scandicci (FI).
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di potenziali clienti per promuovere prodotti (o il marchio stesso) attraverso pubblicità di effetto sbalorditivo. E non è tutto. L’OOH è sicuramente il nuovo entry point alla sfera digitale, grazie alla sua naturale predisposizione e sinergia con il mobile. A ben pensarci, la sua potenzialità è disarmante, la capacità di lavorare su più fronti e livelli e su tutti gli step di comunicazione non è per natura possibile con nessun altro mezzo. In questi ultimi anni, in particolare grazie soprattutto alle nuove tecnologie e agli ambienti digitali, è nato il digital out of home advertising, DOOH. Nuove branche assolutamente rivoluzionarie diventano ben presto una richiesta costante da parte dei clienti. Penso all’utilizzo degli schermi Stand Alone, che sono degli LCD su cui il cliente può far scorrere i propri messaggi e contenuti al fine di aumentare l’esperienza in store. Poi ci sono totem e schermi con messaggi istituzionali e aziendali, utilizzati anche lontano dal punto vendita per diffondere l’esperienza del brand. Fino ad arrivare a cose più sofisticate e originali come tablet e piccoli display, installati su biciclette per esempio per una transit adv 2.0. Grazie alla tecnologia oggi si è sempre più flessibili e in real time. L’out of home in buona sostanza è una forma di comunicazione emozionale che riesce ad ingaggiare meglio le persone e ad entrare in empatia con il pubblico. Entra a far parte del nostro quotidiano, volenti o nolenti fissandone nella memoria il ricordo. C’è da dire che è anche una forma di advertising che ben si adatta a business dalle portate differenti, dal momento che investimenti e budget sono in tutto e per tutto modulabili. In più, non solo gioca un importante ruolo dal punto di vista della creatività e comunicazione per il brand, ma ha anche un grande ruolo architettonico. È infatti in grado di dialogare con urbanistica e design, “rivestendo” i nostri centri abitati. L’OOH è incorporata nel tessuto urbanistico, è ormai considerata come un touch-point irrinunciabile, una parte integrante del paesaggio quotidiano. Città, creatività, brand, messaggio: sta nascendo una comunicazione che vive in sinergia con l’ambiente.
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In foto: in Centro a Catania la campagna di C.C. Auchan Porte di Catania in versione Maxi Affissione.
In foto: la campagna di Parma Retail veste Piazza Garibaldi a Parma con una Maxi Affissione.
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CREATORI OSTINATI DI SERENITÀ Siamo un’agenzia di marketing e comunicazione a servizio completo con 70 collaboratori, oltre 20 anni d’esperienza e ancora tanto entusiasmo per il progetto più importante: il prossimo. Siamo organizzati in 5 Unit specializzate per coprire ogni richiesta del mercato. Siamo attenti alle persone e alle loro esigenze. E siamo pronti a lavorare al vostro fianco, per costruire valore e serenità.
Creativity - Digital - Media - Unconventional - Architettura degli spazi www.canalieco.it 92
INTERVISTA A GIANNI BIENTINESI
/Impresa
In occasione della prima edizione di Future Lab, l’evento di IKN Italy del 20 marzo dedicato alla trasformazione digitale nel settore retail (Milano, 20 marzo 2019), abbiamo incontrato Bientinesi, esperto in Business Intelligence, studi e ricerche di mercato, ideatore dell'Osservatorio sulla casa di Leroy Merlin. Secondo l'esperienza maturata in Leroy Merlin secondo Gianni Bientinesi, il processo di trasformazione di dati in conoscenza è sempre fondamentale, solo che richiede un approccio diverso. Come cambierà il modo di raccogliere, analizzare ma soprattutto utilizzare le informazioni sui clienti attuali o potenziali per far evolvere beni e servizi delle imprese? A cura di IKN
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Cosa significa Business Intelligence e qual è il suo ruolo all’interno delle organizzazioni? Credo che la Business Intelligence sia
quell’approccio olistico multidisciplinare e multidimensionale che ti consente di comprendere il senso profondo delle cose che sono fondamentali per la costruzione di tutte quelle azioni che ti aiutano a “trasformare” un cliente soddisfatto in una persona felice. Oggi c’è una rigida specializzazione negli operatori tra la fase di analisi, di comunicazione e di operatività. La Business Intelligence deve mettere insieme questi fattori. È una riflessione che è nata da varie tavole rotonde con esperti e accademici a cui ho partecipato riguardo alle attitudini professionali necessarie a governare quella che chiamiamo la digital trasformation, di fatto la digitalizzazione della nostra vita. Spesso viene messo l'accento sugli strumenti più che sui contenuti, sull'ammodernamento del sistema più che sulle risorse umane. Sembra succedere quanto abbiamo già visto con la prima rivoluzione industriale,
gennaio\febbraio 2019 l'intelligenza artificiale sostituisce l'uomo, gli sottrae uno spazio di competenza: prima la manualità, oggi l'intelligenza. Come cambierà il modo di raccogliere ma soprattutto utilizzare gli strumenti di Big Data e AI? Nel futuro si intravede una contaminazione tra l’approccio classico metodologico tradizionale e nuovi sistemi ibridi di rilevazione passiva. Sempre più le aziende fanno fatica a capire quali sono le vere tendenze e molto spesso si concentrano sule ricerche “tattiche” e su argomenti molto specifici, tralasciando le indagini di scenario che in realtà sarebbero la base di ogni riflessione più strutturata. Nonostante i tempi siano cambiati, il ruolo del ricercatore diventa ancora più cruciale in questo processo di cambiamento continuo e di frammentazione delle informazioni. Solo chi sarà in grado di leggere e rendere accessibile la miriade di macro e micro informazioni da cui siamo costantemente “bombardati” riuscirà davvero a mettere le basi oggi per un futuro più concreto. L’intelligenza artificiale potenzia l'intelligenza, non la sostituisce. Molto spesso creiamo sistemi complessi da un'idea di partenza mediocre: allora i sistemi sembrano dare risposte a tutte le nostre domande, ma − ecco il punto − quali sono. Fare le domande è un lavoro che nasce da esperienza e sensibilità, non solo da una capacità tecnica. Il ricercatore è quindi sempre più importante, perché deve scegliere tra le informazioni rilevanti e quelle che non lo sono. E dietro le informazioni ci sono le persone. Solo dopo serve automatizzare i processi. Quali attitudini professionali sono necessarie oggi a governare quella che chiamiamo digital trasformation? Le competenze che servono nel processo di trasformazione digitale sono diverse: servono sia analisti o data scientist, che implementino l’analisi dei dati, sia ricercatori, che hanno il compito di tradurre le informazioni in strategie e decisioni aziendali. Non esiste una provenienza accademica univoca: laureati in economia e marketing, statistica, sociologia, psicologia possono fare al caso. Quello che conta è l’atteggiamento mentale la curiosità, che nel nostro lavoro fanno la differenza. Sarà fondamentale saper sviluppare un'ibridazione metodologica per meglio seguire l’evoluzione dei target: dobbiamo essere in grado di adeguarsi a quelli che sono i desiderata delle persone in termini di momenti e canali di contatto.
FUTURE LAB POWERED BY FORUM RETAIL Il 20 marzo la prima edizione dell’evento volto a presentare ai Retailer le opportunità create dall’adozione delle tecnologie digitali È in programma il prossimo 20 marzo la prima edizione di FUTURE LAB powered by FORUM RETAIL, l’evento che ha l’obiettivo di presentare ai Retailer le opportunità create dall’adozione delle tecnologie digitali. Modelli concreti di digital trasformation e applicazioni di AI, Big Data e VR rappresentano i focus dell’appuntamento, che coinvolgerà numerosi Esperti del settore. FUTURE LAB powered by FORUM RETAIL rappresenta l’evento di continuità dedicato alla Community Retail, un momento unico che ha l’obiettivo di indagare le tecnologie più attuali, importanti e critiche per il settore, come l’Intelligenza Artificiale, la Business Intelligence in ottica di Real Time e Predictive Analytics, Internet of Things, Interfacce Conversazionali e soluzioni di AR/VR. L’appuntamento è un’opportunità unica di networking e contenuti di alto livello per approfondire le tecnologie abilitanti il cambiamento del mondo del Retail. Il programma completo di FUTURE LAB powered by Forum Retail è consultabile sul sito dell’evento: www.onretailweb.it/evento/10539/future-lab-powered-byforum-retail/home
RETAIL TOUR 2019 OnRetail, community di IKN Italy per il mondo Retail in Italia e non solo, presenta un formato tutto da scoprire: un percorso itinerante in diversi Store che hanno posto al centro la tecnologia. Il valore aggiunto è rappresentato dagli incontri In-Store con i Direttori dei PdV e/o con i Responsabili dell’Headquarter delle innovazioni presenti nel negozio per capire i motivi che li hanno spinti a scegliere determinate soluzioni tecnologiche, le difficoltà che hanno incontrato nel percorso di digitalizzazione, le opportunità per migliorare i processi e per offrire al cliente un’esperienza unica d’acquisto. Una guida super partes esperta di innovazione illustrerà le tecnologie presenti nei punti vendita previsti dalla visita, con i relativi campi di applicazione. Milano 21 marzo 2019 Maggiori informazioni www.onretailweb.it
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/Sport
NOVITÀ IN CASA VIRGIN ACTIVE: APRONO A MILANO LA PRIMA ACADEMY ITALIANA PER TRAINER E IL PRIMO CLUB 5.0 Virgin Active ha aperto il primo club nel 1999 e, da allora, è cresciuta fino a diventare leader internazionale nel settore dei centri fitness e del benessere, con più di 1.4 milioni di iscritti, 14.000 dipendenti e 233 club in otto paesi (Sudafrica, Regno Unito, Italia, Australia, Namibia, Thailandia, Singapore e Botswana). In Italia, Virgin Active ha 35 club e conta di arrivare a 50 entro il 2020.
A cura della Redazione
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gennaio\febbraio 2019 Virgin Active, il 22 novembre 2018, ha inaugurato a Milano in via Tocqueville 7 la Virgin Active Academy, la prima scuola di formazione alle professioni del fitness e dello sport in Italia, che propone corsi non solo volti a migliorare la professionalità di ogni trainer, ma anche per aiutarli a valorizzare la loro immagine, al fine di fronteggiare al meglio le sfide del mercato. L’Academy è rivolta a tutti i professionisti esterni ed interni che vogliano investire il loro futuro nel settore del fitness e dello sport, diventando i migliori manager di se stessi. Infatti, oltre a essere un progetto per formare nuovi talenti, desidera migliorare quelli che l’azienda possiede già al suo interno. Per accedere all’Academy è necessario essere laureati in scienze motorie oppure avere ottenuto il diploma di ISSA Europe. La formazione prevede una vera e propria full immersion nel mondo del fitness e della comunicazione ad esso legata, con un percorso che
comprende workshop di due giorni fino a corsi di un anno. Contraddistinta dall’innovazione, l’Academy si fonda su tre macro percorsi: l’istruzione, sia in aula sia tramite E-learning, per garantire una formazione di tipo tecnico, manageriale e gestionale dei partecipanti; l’auditing, per la continua verifica della qualità formativa; l’innovazione, per la produzione di contenuti e lo sviluppo di nuovi corsi. La struttura si articola in due aule da quaranta posti, una sala interattiva e uno studio di registrazione, dotato di tecnologie audio e video all’avanguardia, per stimolare la produzione di contenuti digitali. Lo studio televisivo mette a disposizione, oltre a strumenti innovativi, anche consulenti dello spettacolo, per permettere ai trainer di creare video e di diffondere i propri contenuti sui social network e rimanere sempre connessi con la realtà virtuale, bacino di inesauribili opportunità. I docenti dell’Academy sono
fra i massimi esperti di fitness al mondo, per contribuire alla formazione di professionisti a tutto tondo. L’organizzazione prevede circa quaranta corsi rivolti non solo a personal trainer ma anche, per esempio, ai direttori di club, agli assistenti di sala, agli istruttori di nuoto e ai venditori. Sempre in ambito formativo, Virgin Active collabora con atenei universitari pubblici e privati di spicco e i partecipanti ai corsi dell’Academy ricevono una certificazione digitale, patrocinata dall’Università San Raffaele di Roma. Inoltre, l’obiettivo di Virgin Active è quello di coinvolgere sempre più enti autorevoli come Yoga Alliance − l’organismo internazionale per l'accreditamento di insegnanti yoga − e AEA-l’Aquatic Exercise Association. Grazie a Virgin Active Academy, in un prossimo futuro, l’azienda punta a diventare un centro di ricerca esaustivo, al fine di rafforzare sempre più la propria reputazione e autorevolezza nel settore fitness e benessere.
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Il nuovo Virgin Active, inaugurato in Corso Vercelli, è il 35° club in Italia e il 12° a Milano.È il primo in città a proporre innovazioni tecnologiche 5.0. L’obiettivo è quello di soddisfare le esigenze di benessere e di divertimento delle famiglie e dei molti appassionati, che vedono nel fitness anche un’opportunità per dedicarsi ad allenamenti di ispirazione sportiva. Oltre mille sono state le preiscrizioni, confermando così la tendenza ad una visione della forma fisica correlata al benessere e al divertimento, così come viene proposta in Virgin Active. Si tratta di un club speciale, che mette a disposizione macchinari di ultima generazione per l’allenamento, sale per i corsi, anche innovativi, un’area relax e un centro benessere. La tecnologia è al servizio della permanenza al club, per trasformarla in un’esperienza sempre più facile e più piacevole. Un braccialetto dotato di chip ha sostituito la tradizionale tessera d'ingresso e consente differenti opzioni, fra le quali accedere al club, chiudere il proprio armadietto o ancora da utilizzare come una carta di credito. Infatti, un cash desk, direttamente collegato al gestionale, permette di effettuare il pagamento dell’abbonamento in perfetta autonomia. I soci sono sempre seguiti e informati, a partire dalla hall, dove è presente un video a tutta parete, che contiene diversi contenuti del club: orario dei corsi, informazioni sui personal trainer, meteo, notizie attuali, costantemente aggiornate e messaggi del club. Uno di questi è anche di tipo touch screen, per accedere alle diverse informazioni disponibili. L’approccio completo e la filosofia di Virgin Active, che coniuga wellness e remise en forme, divertimento, grande expertise e innovazioni tecnologiche, hanno aiutato ad avvicinare un pubblico sempre più vasto e alla ricerca delle ultime tendenze, come quelle che si ispirano agli intensi allenamenti sportivi.
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La nuova visione olistica di Virgin Active mette al centro dell’esperienza fitness la persona, contemplando il recupero dell’equilibrio e del benessere, attraverso un percorso articolato in sei step. Infatti, da quest’anno Virgin Active si avvale di un innovativo approccio al fitness, che si concentra sulla preparazione, sugli interessi e sulle passioni dell’individuo. Questa nuova visione riflette l’essenza di un nuovo paradigma che vede l’utilizzo dell’applicazione MyVirginActive, come momento importante di contatto con il club e i suoi esperti e di gestione del proprio benessere. Virgin Active propone un viaggio attraverso quattro dimensioni: equilibrio, resistenza, forza e stabilità dove, grazie ad un profilo studiato ad hoc, i trainer possono
capire come i soci intendano vivere l’esperienza del fitness e a quali allenamenti siano interessati, mettendo in relazione la preparazione, le necessità e gli obiettivi finali. Dopo una valutazione completa, il socio è orientato verso sei specialità specifiche: Reformer Pilates, variante di Pilates che si svolge con un attrezzo, il reformer, creato per trasformare il corpo, attraverso una serie di movimenti attentamente studiati; Punch, un allenamento completo costituito da tecniche di boxe al sacco, alternate ad un allenamento funzionale, con l'utilizzo di piccoli attrezzi innovativi; Revolution, allenamenti total body che hanno l’obiettivo di risollevare l’umore, di trasformare il corpo e di liberare la mente; Yoga, introdotto anche nella preparazione di alcuni corpi speciali,
che riequilibra il rapporto mente/corpo, in termini di concentrazione, di controllo, di flessibilità e di tonicità del corpo; Grid/ Heat, due allenamenti funzionali che permettono il recupero di movimenti specifici; Water, allenamenti in acqua perfetti per chi preferisce sessioni di lavoro imprevedibili, efficaci e divertenti. Nei diversi allenamenti i soci sono seguiti da trainer scelti sulla base della preparazione individuale in una delle quattro dimensioni del fitness, offrendo così la perfetta expertise per ogni disciplina. La nuova visione e le sei discipline si propongono di stimolare la motivazione e di suscitare emozioni, arricchendo l’esperienza sportiva di contenuti differenti e complementari.
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/ Premio
SUPERBRANDS: IL POTERE DI FARE LA DIFFERENZA A cura di Superbrands
Superbrands è il programma di aggregazione delle eccellenze di marca che celebra le loro storie di successo, le “certifica” con l’attribuzione del suo prestigioso “golden seal” e assegna i prestigiosi Superbrands Awards, considerati, in oltre 90 Paesi del mondo, gli “Oscar” per i brand. In un contesto sempre più affollato, omologato, indifferente, viviamo quotidianamente sommersi di fake-news e post-verità. Ma abbiamo bisogno di riferimenti sicuri, di bussole di orientamento che ci aiutino a vivere meglio e a fare le scelte più soddisfacenti. Abbiamo bisogno di “Superbrands” che di fronte alle nuove sfide del sistema economico e sociale, abbiano il coraggio di assumersi più responsabilità, di prendere posizione, di essere autentici nelle relazioni che instaurano coi clienti e i consumatori, di mettere il rispetto al di sopra di tutto. I Superbrands sono ancora capaci di attrarre magneticamente gli interessi, le passioni e i desideri delle persone e delle communities, reali o digitali che siano, sottraendosi alla costante distrazione di un mondo sempre più iper-connesso e always on per essere più rilevanti e significativi degli altri. Perché conoscono bene quali sono i valori su cui continuare a costruire la reputazione della marca. Valorizzano le proprie origini, creando storytelling coinvolgenti e memorabili, e continuano ad investire in innovazione,
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comunicazione e relazione per essere riconosciuti “super”. Il programma Superbrands li celebra con la pubblicazione di un prestigioso volume, raccontando le loro storie di successo e offrendo una serie di incontri ed eventi esclusivi per condividere le possibili direzioni per costruire, insieme, un futuro migliore. Incontri realizzati in collaborazione con le più importanti Università per affrontare i temi caldi del branding e proporre agli studenti esempi concreti di eccellenza (ad esempio quello realizzato a ROMATRE sui temi della responsabilità sociale). Ed eventi memorabili come il Superbrands Tribute Event, ospitato negli studi di Radio Italia, che premiano i Superbrands e creano opportunità di confronto e networking per migliorare ulteriormente la propria brand reputation. Le storie che si trovano nel volume sono quelle di LAVAZZA (vincitore del Superbrands Award of the year 2018), di KINDER, di MULINO BIANCO, brand conosciutissimi ed apprezzati che entrano quotidianamente nelle nostre case, ma anche di NEXI, di THUN, di VAILLANT e di tanti altri Superbrands che coi loro poteri (la fiducia che hanno conquistato sul mercato, la capacità di creare emozioni intense e connessioni emotive forti, le super esperienze che garantiscono nel tempo) possono fare la parte dei protagonisti nel migliorare la qualità della vita di tantissime persone. Ma sanno che, proprio come succede ai
gennaio\febbraio 2019 supereroi, “da grandi poteri derivano grandi responsabilità” e che devono tener fede alla loro missione con l’impegno quotidiano a creare un’innovazione rilevante, ad usare l’autenticità per essere credibili e veri, a mettere la sostenibilità al centro della crescita futura. I Superbrands sono i pionieri di un “movimento” di marche determinate a fare la loro parte perché il mondo sia più equilibrato, rispettoso, sostenibile. Un “Club d’eccellenza” che cresce nel tempo e che aspetta i “champions” dei diversi settori merceologici per mostrare la strada agli altri e raccontare concretamente, con le best practices in uso, come si possa entrare, ancora oggi, nel cuore e nei sogni di milioni di persone. Il programma 2019 è appena partito e già 20 sono i brand che hanno scelto di accettare la sfida di Superbrands entrando a far parte del “Club 2019”: tra tanti nomi già presenti nelle edizioni precedenti (come AMPLIFON, BOTTEGA VERDE, TUPPERWARE), ci sono anche le prime novità, come quelle di MOBY LINES e di SILAQ.
UNIVERSITÀ ROMA TRE Scuola di Economia e Studi Aziendali
Via Silvio D’Amico 77 - ROMA
BRAND SUSTAINABILITY
ESSERE SUPERBRANDS: DA GRANDI POTERI, GRANDI RESPONSABILITÀ!
AULA TESI
18 MAGGIO 2018, ORE 14.00
Silvia Colombo - ING
UNIVERSITÀ ROMA TRE
Head of Corp. Communication & Sustainability
Sergio Tonfi - SUPERBRANDS Editor
Giulio Battiston - LAVAZZA Home Single Serve Product Manager
Paolo Cirmi - 3M
Stefano Ranghieri - MACCAFERRI
Healthcare Business Group Project Leader
Group Marketing Director
Claudia Puzziello - FINDUS
Marco Basla - VAILLANT
Marketing Manager Masterbrand & Media
Head of Communication
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Il ruolo dei brand oggi è quello di diventare punti di riferimento autorevoli per uno sviluppo economico e sociale più equilibrato e sostenibile. Di assumere le grandi responsabilità di chi ha grandi poteri e li deve mettere al servizio delle sfide che il pianeta e la società devono affrontare. Insieme. Ecco le testimonianze concrete di autorevoli Superbrands che hanno già integrato con successo i temi della sostenibilità e della responsabilità sociale nelle loro strategie di business e di crescita.
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LA RESPONSABILITÀ SOCIALE COME DRIVER DI VALORE PER IL BRAND Prof. Carlo Alberto Pratesi
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RETAIL “EDITORIALE”: L’INNOVAZIONE PASSA DAL COBRANDING
/ Licensing 101
Dall’Osservatorio Brand Jam, un dato significativo sul nuovo modo di fare retail con attivazioni frequenti e accessibili A cura di Paolo Lucci Direttore Generale, Brand Jam
"Collaborations","co-branding", "limited edition". Si sta profilando una vera e propia nuova "narrativa distributiva" nel retail contemporaneo. Narrativa che parte da lontano: alcuni fanno risalire il suo inizio alle limited edition di lusso accessibile di H&M, quando nel 2004 la collezione H&M per Karl Lagerfeld provocò le prime code di fan parecchie ore prima dell’apertura dei negozi. Non basta segnalare l’incremento del 35% anno su anno del numero di casi osservati. In quasi quindici anni la formula si è evoluta in quantità, qualità e frequenza, e non c’è settore merceologico che non la utilizzi: calzature, intimo, accessori, scrittura, orologi, occhiali. Tutti settori che hanno bisogno di mantenere un equilibrio tra il loro canale di distribuzione fisica e quello online, e vogliono restare al di sopra della soglia di attenzione. Su queste pagine abbiamo già parlato delle attività che Tezenis sviluppa almeno due volte all’anno, con brand come Coca Cola, Chupa Chups, Barbie o i Simpsons, per brevi periodi, integrando comunicazione e punto vendita con sforzi concentrati nel tempo. Con il risultato non solo in termini di aumento di traffico e sellout (della collezione speciale ma anche delle collezioni in corso), ma di elevare Tezenis nella mente dei clienti come brand dinamico e sempre con-
gennaio\febbraio 2019 temporaneo, in un respiro di lungo periodo. Starbucks, punto di riferimento per le dinamiche commerciali innovative, da tempo utilizza questo modello con successo. A Milano, per il lancio del "Roastery", format premium del colosso di Seattle, ha sviluppato una collaborazione con il brand supertrendy di occhiali RetroSuperFuture, per una collezione limitata di occhiali da sole Super x Starbucks. Lo stesso accade in Sud Corea con Moleskine, che sviluppa per la catena di caffè delle limited edition in esclusiva ad ogni stagione, o in UK con Skinny Dip, brand di accessori per teenager. Addirittura un’azienda come Herschel Supply, nuovo riferimento di zainetti lifestyle, usa questo genere di collaborazioni, sempre con Starbucks e solo sul mercato cinese, con una limited edition sviluppata in co-branding Herschel per Starbucks, venduta negli
store Starbucks per promuovere il brand Herschel, sia in termini di awareness che di statura e popolarità, godendo dell’amplificazione di qualità, vantaggio di cui il partner Starbucks gode sul mercato cinese. Spesso queste attivazioni prendono la piega di "retailtainment", in cui il negozio assume il ruolo di luogo di intrattenimento ed i clienti rivestono i panni dei fan. È successo a Londra, nel cuore commerciale di Carnaby Street, dove per tutto il periodo delle feste natalizie è stato aperto un pop-up store "Bohemian Rhapsody", in onore al blockbuster di Fox celebrativo dei Queen e di Freddy Mercury. Bravado, la branca di Universal Music che gestisce il merchandising dei Queen, insieme a Fox e allo sviluppatore retail londinese Shaftesbury, hanno orchestrato il pop up store inaugurato il 17 ottobre insieme all’installazione luminosa che la via com-
merciale più famosa di Londra ha dedicato all’operazione. Vera e propria attivazione di retail editoriale, "Bohemian Rhapsody" è a metà tra shop museale e tempio per fanatici, e ospita merchandising e linee di abbigliamento come quella di Wrangler, o chicche come l’edizione speciale Monopoly Queen, e una limited edition Queen dell’orologio di lusso Bamford Watch Dept. I vantaggi, come in tutte le collaborazioni win-win, sono reciproci: il retailer ospitante gode di una serie di contenuti storytelling da raccontare, spesso ad una platea specifica di clienti e differente dalla base; quasi sempre si tratta di contenuti esclusivi rispetto alla concorrenza, comunque connotati e differenziati. Sul versante del brand ospitato, i vantaggi sono analoghi: il racconto di una storia differente, esclusiva e differenziante, ma soprattutto accessibile. Sono infatti molto scarsi gli investimenti necessari a sviluppare questi prodotti: si tratta di innovazione "soft", decorativa e che non implica nuove linee produttive, e anzi molto spesso utilizzando il modello di licensing, il costo è variabile con royalties sul fatturato. Chi vuole conoscere nel dettaglio queste attivazioni contatti il nostro Osservatorio Brand Jam: 150 attivazioni alla settimana sono sempre sotto la nostra lente d’ingrandimento. www.brandjam@brandjam.it
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Arte contemporanea, itinerari culturali alternativi, servizi personalizzati sul cliente, proposte fuori dall’ordinario (come i percorsi "a caccia" delle testimonianze di street art o di urban art più interessanti sotto la Madonnina o l’itinerario vintage in Cinquecento) e una collocazione centrale che permette di raggiungere di principali punti di interesse della città in pochi minuti. Tutto questo è Nyx Hotel Milan, aperto un anno fa in Piazza IV novembre nell’ex Palazzo Philips con un’idea di ospitalità innovativa in vista di una nuova generazione di hotel di alto livello dove si respira un’atmosfera giovane che ruota intorno al design, a offerte lifestyle con proposte non convenzionali dedicate agli ospiti e al legame molto forte con il territorio, il quartiere, a cui la struttura apre le proprie iniziare da vernisage e mostre d’arte che ciclicamente trovano spazio nella hall e nei corridoi. Un hotel quindi per manager e professionisti che tuttavia, a differenza dei molteplici esempi in zona, si caratterizza per gli spazi destinati all’arte urbana, alla musica con dj set nella hall a partire dalle 18.30, il tatuatore on demand (oltre a trucco e parrucco in camera) e alla proposta gastronomica del ristorante Clash (Fede Group) ispirata allo street food. "Possiamo dire che, proprio a Milano, è partita la sperimentazione del concept in Europa dopo l’apertura di Tel Aviv. Ed è andata molto bene, ci distinguiamo nell’offerta di ospitalità non solo sotto la Madonnina, ma sull’intero territorio nazionale" racconta a Beesness Linda Mariotti, direttrice dell’ho-
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/ Turismo
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NYX HOTEL, UN’IDEA DI OSPITALITÀ DI NUOVA GENERAZIONE SOSPESA TRA MUSICA E ARTE
Ne parliamo con Linda Mariotti, direttrice del Nyx Hotel Milan e Rafi Carmon coutry manager del gruppo Leonardo Hotels a cui appartiene il brand. E per il futuro? Carmon anticipa: “In Italia apriremo altre dieci aperture e faremo shopping. Il concept lo decideremo una volta realizzata l’acquisizione”
A cura di Cinzia Meoni Foto: NYX Milan, © Serena Eller
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tel, che sottolinea poi come, l’apertura di Piazza IV novembre sia stata seguita da altre quattro aperture in Europa. Il brand Nyx Hotel fa parte dell’universo di Fattal Hotel di David Fattal. Dopo una iniziale espansione in Israele il colosso dell’ospitalità è sbarcato in Europa con la divisione Leonardo Hotels che dispone di 150 strutture distribuite in 85 destinazioni differenti (190 comprendendo Israele). In Italia il gruppo è arrivato nel 2015 rilevando da Monrif l’hotel Hermitage di Milano, oggi Leonardo Hotel Milan City Center. "L’Italia rappresenta un paese chiave per il gruppo: l’obiettivo è quello di aprire altri dieci hotel nelle principali città della Penisola oltre ai due di Milano e a quello di Mestre dove stiamo ultimando i lavori. Prevediamo l’apertura in grandi città di interesse turistico come Roma e Napoli su cui siamo particolarmente concentrati e in province più piccole ma con un buon traffico di business come Verona, Bologna, e Torino" dichiara Rafi Carmon, country manager di Leonardo Hotels per l’Italia, l’Austria e l’Ungheria che poi specifica: "Puntiamo a strutture di dimensioni importanti, dalle cento camere in su e, in genere, preferiamo rilevare realtà già esistenti che vengono rinnovate e allineate ai format previsti dai singoli brand del gruppo. A seconda della struttura che rileviamo, cerchiamo poi di capire quale marchio e format si adatti al meglio a interpretare il contest. Non escludiamo peraltro, qualora non ci siano strutture adeguate, di sviluppare la struttura ex novo come sta accadendo a Mestre dove tra qualche mese apriremo il Leonardo Royal Hotel Venezia Mestre". Più in generale, l’obiettivo del gruppo è quello di arrivare entro i prossimi dodici mesi a gestire 220 strutture attraverso tutti i suoi brand: Leonardo Hotels, Leonardo Royal Hotels, Leonardo Boutique, Hotel, Nyx Hotel, Jurys Inn e Apollo Hotel. Oggi Fattal Hotel conta su un giro d’affari di 622 milioni di cui 365 milioni realizzati con Europa Leonardo Hotels (un dato quest’ultimo in crescita del 20% rispetto all’esercizio precedente). L’espansione è guidata sia dallo shopping (la catena Jurys Inn è stata acquisita nel dicembre 2017), sia dalla crescita interna anche attraverso operazioni di ristrutturazione (il gruppo ha investito 20 milioni nell’ultimo esercizio). "Il nostro obiettivo è diventare un punto di riferimento e un partner per i nostri clienti che viaggiano in tutte le località più interessanti in Europa" conclude Carmon.
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/ Recensione
A cura della redazione
GIANLUCA MASSINI ROSATI, SOLUZIONE TASSE Strategie di risparmio fiscale per imprenditori, aziende e professionisti
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gennaio\febbraio 2019
IN ITALIA SI PAGANO TANTE TASSE, MA LA COLPA NON È SOLTANTO DEI GOVERNANTI. PERCHÉ, COME CI SPIEGA IN QUESTE PAGINE IL FONDATORE DI "SOLUZIONE TASSE", IL PRIMO NETWORK SPECIALIZZATO NEL RISPARMIO FISCALE, ESISTE UN MODO “GIUSTO” E UNO “SBAGLIATO” DI PAGARLE.
Lo sappiamo tutti: la pressione fiscale italiana è tra le più alte del mondo, e le nostre tasche sono alleggerite anche dalle “tasse occulte” di una burocrazia labirintica e in continua evoluzione. Un quadro ben poco rassicurante per aziende e professionisti dello Stivale. Eppure, esiste un modo per relazionarsi con l’Erario ad armi pari: sviluppare la propria intelligenza fiscale. Gianluca Massini Rosati – imprenditore di successo e fondatore di Escapologia Fiscale – è qui per questo: guidarci a prendere in mano la pianificazione fiscale della nostra attività, e a scoprire come trovare nel commercialista un importante business partner. Attraverso l’analisi di case histories tanto illuminanti quanto concrete – le stesse affrontate dal team di Soluzione Tasse, società che ha rivoluzionato il mondo della consulenza fiscale in Italia – ci fornisce qui una guida semplice e accurata per cambiare il nostro approccio alle imposte. In questo libro l’autore è affiancato dai suoi migliori commercialisti, specialisti del risparmio fiscale, che qui condividono le migliori strategie da applicare, gli errori da evitare, gli strumenti più innovativi cui affidarsi e i consigli di esperti affermati: tutto il necessario per ottenere un risparmio considerevole in modo onesto, legale e fiscalmente inattaccabile.
GIANLUCA MASSINI ROSATI (Orvieto 1981) è un imprenditore con oltre 20 aziende in diversi Paesi del mondo, fondatore in Italia di Soluzione Tasse, il primo network di commercialisti specializzati nel risparmio fiscale e presidente della Fondazione Vittime del Fisco che aiuta le imprese e gli imprenditori schiacciati dalla pressione fiscale. Creatore di XRIBA: l’intelligenza artificiale che registra in automatico la contabilità riducendo i costi e liberando commercialisti e imprenditori dalla burocrazia fiscale. Creatore del Corso di Escapologia Fiscale (la cui pagina Facebook è seguita da oltre 150.000 persone), è già autore per BUR Rizzoli di Pagare meno tasse si può (2017). Soluzione Tasse è la sua azienda di consulenza fiscale innovativa, e con i professionisti del suo network aiuta ogni giorno migliaia di imprese a rimanere a fare business in Italia.
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NEWS IN TOWN
A cura di Cinzia Meoni
Locali, bar, ristoranti e vini da enoteca Le novità nell’enogastronomia sotto la Madonnina: ristoranti, format di gastornomia veloce, sliding door di chef e rivisitazioni di concept storici. Dall’Expo del 2015, Milano si è affermata come capitale dell’enogastronomia italiana e punto di riferimento della sperimentazione di nuove idee di ristorazione a livello internazionale. Ecco le più interessanti di inizio inverno.
ITTI&CO Via Emilio Morosini 19, Milano L’idea di Itti&Co è quella di invitare gli ospiti in un viaggio che, da Piazza Cinque Giornate, approda a una spiaggia sul Mediterraneo grazie a profumi, colori, gusto e design. La proposta gastronomica di Itti&Co rende, infatti, omaggio alle tradizioni culinarie delle cucine del Mare Nostrum, dalla Grecia alla Sicilia, dal Nord Africa alle Baleari con una formula di pescheria urbana “à manger”, dove il cliente ammira il pesce fresco da un bancone come in una classica pescheria e decide il tipo di cottura per gustarlo al meglio (alla griglia, fritto, in pastella, spadellato, sautè o gratinato).
BOATTA MILANO Piazzale Segrino 1, Milano Al Boatta Milano dominano i profumi e i sapori della Sicilia uniti dall’estetica contemporanea di un format dove il ristorante è tutt’uno con il food shop si possono trovare chicche come i legumi di feudi di Pietra Nera, i capperi di Pantelleria e l’olio EVO dell’abbazia di San Valentino. Questo angolo di Sicilia in zona Isola, condotto e gestito da Davide Ruggieri, festeggia l’arrivo il nuovo chef Angelo Mancuso, campano dalla grande passione per la cucina della Trinacria.
MATER BISTROT Via Pasquale Sottocorno 1, Milano Il Mater Bistrot è nato dall’incontro tra due creativi campani, già proprietari di un’agenzia pubblicitaria, con un ex writer speciale, lo chef Alex Leone, milanese e classe 1989. Il locale ha debuttato a ottobre con l’idea di proporre un locale con pochi tavoli caratterizzato da un’atmosfera casalinga, che ricordasse la casa della mamma e in cui ci fosse una forte attenzione alla materia prima e alla scelta dei vini.
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BOTTEGA PORTICI Centro Commerciale Milano Fiori ad Assago (MI) È appena sbarcato sotto la Madonnina il concept che promette di far innamorare turisti e milanesi della tradizione emiliana di qualità in formato (anche) da passeggio e comunque informale e con tempi che ben si adattano a una pausa pranzo in città. In vetrina una “sfoglina”, ovvero la figura professionale artefice del piccolo miracolo che ruota intorno alla pasta ripiena, cucina espressa a vista e design made in Italy minimale sono infine i punti di forza del format. Nato all’interno dell’Hotel Portici di Bologna (Gruppo Imperial), Bottega Portici propone i principali primi di pasta fresca emiliana (a 7,5-8,5 euro) realizzati con materie prime di stagione e sulla base delle ricette della tradizione perfezionate da Nino Di Costanzo, chef 2 stelle Michelin. All’interno di Bottega Portici è inoltre prevista anche una “Academy”, una scuola di formazione per lo staff che, tuttavia, si apre con appositi corsi anche al pubblico. Per il 2019 Bottega Portici prevede un piano di sviluppo con 8-12 aperture.
COME UN GIORNO A NAPOLI ROSSOPOMODORO Viale Sabotino 19, Milano Parte dallo storico locale di Porta Romana, il nuovo posizionamento di Rossopomodoro che vuole aprire le porte ad un’esperienza da vivere in modo pieno e autentico proprio “Come un giorno a Napoli”. Il locale si veste di colori, di luce, di elementi architettonici e decorativi che ricordano stili e storie del capoluogo campano. Per quanto riguarda i menù, accanto ai grandi classici di Rossopomodoro, aumentano le proposte tipiche della tradizione, nel rispetto sempre della stagionalità e della qualità, con prodotti selezionati dal territorio.
BOMAKI Via Bernardino Corio 8, Milano Bomaki, l’uramakeria di Milano in salsa nippo-brasileira si fa in sei tra Milano e Torino e continua a crescere grazie al format che unisce la creatività dello chef Jeric Bautista all’ambiente disegnato su uno dei tanti ristobar nipponici che si possono trovare a Rio de Janeiro. Tra le novità più gettonate i burritos in stile jap, ovvero crepes di soia leggerissime che avvolgono salmone, pollo o picanha grigliata con ingredienti insoliti come, tra gli altri, il guacamole e il jalapeno; inediti temaki come il tonno maracuja, il salmone&tartufo e la tartare ceviche, una fresca variante di crudi da lasciare a bocca aperta.
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MILORD MILANO Piazza Gian Lorenzo Bernini, Milano Aperto cinque anni fa per volontà di Cristian Lodi, appassionato da sempre di mixology, è già un punto di riferimento per i #cocktailfreaks, i #bartender e gli amanti della miscelazione di qualità unita ad un ambiente di tendenza e conviviale. L’idea è proprio quella di mantenere una forte identità, caratterizzata dal coinvolgimento con un pubblico esigente, curioso di farsi stupire, come in uno show, dalle acrobazie nella creazione dei cocktails o dall’elegante stile di miscelare e pronto a farsi sedurre dal gusto del drink e dall’atmosfera intrigante di MilordMilano. Le serate alternano programmazione tra intrattenimento con Dj professionisti, serate con musica selezionata, cene a tema, mostre e private party.
PESCHERIA VIRGILIO MERCATO & CAMBUSA MILANO Piazza Virgilio ang. Via Metastasio, Milano Aperta solo un anno fa, Pescheria Virgilio Mercato & Cambusa Milano, la prima pescheria glamour in città, ha ricevuto oggi il prezioso riconoscimento di “cucina radiosa”nell’edizione 2019 del GattiMassobrio, taccuino ai migliori ristoranti d’Italia. La sfiziosa pescheria è abbinata al ristorante, che offre il meglio del pescato ogni giorno. Un banco ricco e allestito ogni mattina per la vendita al pubblico e una cucina di specialità marinare da gustare al ristorante “cambusa” oltre a piatti pronti d’asporto. Il nome vuole rifarsi alle cucine delle barche dove i pescatori preparano quello che ogni giorno hanno a disposizione al momento. Per accedere alla zona ristorante si deve salire qualche gradino e ci si sente davvero in una piccola barca, un “mercato cambusa” perchè si compra pesce come al mercato e si può degustarlo in cambusa. Pescheria Virgilio è un gioiello che si affaccia direttamente su Piazza Virgilio, un elegante e vivace quartiere milanese in una zona centralissima, a due passi dalla stazione di Cadorna alle partenze per Malpensa Express.
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