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A tu per tu con la criminologa Susanna Petrassi
/Impresa COVID TI GESTISCO
A cura di Carla Cavicchini
L’isolamento sociale prolungato a livello psicologico ha rivelato patologie varie quali angoscia e oppressione, seguiti a casi di notevole esasperazione. Ed ancora problemi digestivi, insonnia, creando vere e proprie situazioni di stress, molte volte difficili da gestire. Già il filosofo greco Aristotele osservando che l’uomo è un “animale sociale”, metteva in conto di non essere preposti a governare per lungo tempo stati di isolamento, non rintanandosi di conseguenza come fanno gli animali. Esistere in stati di emarginazione da altre persone, a lungo andare, impedisce quei legami utili allo sviluppo dell’identità umana, nonché all’allenamento della logica del proprio pensiero. Individuata a questo punto tale tematica prettamente sociale, a Susanna Petrassi, psicologa-criminologa, abbiamo posto queste domande.
In questo periodo di lockdown c’è stato un aumento di ansia, depressione, rabbia e sciatteria personale?
“Effettivamente sì, sono stati versati fiumi di inchiostro e pronunciate molte parole su questo fenomeno da parte degli psicologi ma, se vogliamo analizzarlo più nel dettaglio, individuerei i disturbi da lockdown, a seconda delle categorie delle persone che a vario titolo vengono coinvolte e di conseguenza ne sono vittime. Anche in virtù di tale differenziazione, i disturbi possono essere oltre che differenti tra loro, lievi o gravi. Gli operatori sanitari hanno riferito spesso una serie di sintomi riconducibili alla sindrome di burnout, la sensazione di non farcela, di essere esauriti, vicini al crollo psico-fisico, la paura continua di essere contagiati, il sentimento di impotenza nel prestare aiuto ai malati. Fra le persone già con problemi psichiatrici, in cura o no, si è rilevato un forte incremento dei disturbi di natura ossessivo-compulsiva, sensazione di solitudine e intrappolamento, atti autolesionistici fino al suicidio, forte aggressività. Nella categoria dei malati Covid-19 e dei loro congiunti, la conseguenza più ricorrente è il disturbo post-traumatico da stress, perché di trauma vero e proprio si è trattato. Questa patologia è molto complessa da gestire e richiede spesso cure psichiatriche, compare dopo eventi molto gravi come atti terroristici, incidenti, terremoti, tra cui, purtroppo, rientra anche l’epidemia da COVID-19. Il disturbo può colpire chi ha perso i familiari o gli operatori sanitari che sono in trincea negli ospedali. I sintomi sono diversi: flashback e ricordi ricorrenti, incubi, iperattività, disturbi dell’umore come sentimento di vuoto, distacco dalla realtà quotidiana, perdita di interesse, irritabilità, ipervigilanza, difficoltà del sonno, scarsa concentrazione, con rischio di poter iniziare all’abuso di droghe, alcol o farmaci. Anche i disabili e gli anziani, che sono rimasti ad accudirsi da soli per perdite economiche e lontananza dai familiari confinati in altre regioni, lamentano malesseri psicosomatici come: cefalea, disturbi intestinali, difficoltà digestive, tachicardia, dimagrimento, ansia, tristezza, depressione, aumento del consumo alcolico, modifica del sonno, astenia. Ai bambini e agli adolescenti, lontani dalla scuola e dai giochi con i compagni, sarà innanzitutto importante far capire che si sta vivendo un cambiamento, che la quotidianità che c’era prima non tornerà presto e che bisognerà adattarsi. I minori vanno seguiti e accompagnati in questa fase difficilissima, va infusa loro la fiducia e il senso di responsabilità, ma sempre con quella leggerezza che li metterà al riparo della cronicizzazione dei disturbi del comportamento. Loro, non a caso, stanno vivendo, respirando ed assorbendo, tutti i timori e le preoccupazioni dei genitori, assistendo talvolta a scomparse o ricoveri improvvisi, lasciandoli in balia di paure. Pertanto molto dipende da come i genitori stessi vivono la paura coronavirus. Per la popolazione in generale, anche chi non è rimasto isolato, chi ha mantenuto stabile la condizione economica, ha subito comunque un cambio di abitudini drastico. Molti sono rimasti chiusi in casa seguendo i figli per la didattica a distanza, o in smartworking. Alcune persone, fenomeno non marginale, hanno perso lo stimolo a curare il loro aspetto estetico, specialmente se era maggiormente legato a rimandare una immagine piacevole di sé, piuttosto che ad una cura della propria persona per se stessi come dovrebbe essere. Con l’assenza di relazioni sociali è venuta meno l’esigenza di essere inappuntabili, rimanendo spesso in pigiama e rinunciando a radersi, truccarsi, vestirsi, andare dal parrucchiere. È consigliabile pertanto, prendersi cura del proprio aspetto, continuando ad essere puliti e
In foto: la criminologa Susanna Petrassi
ordinati, vestiti anche se semplicemente, pure confinati a casa. Questo per non abbassare l’autostima, mostrando rispetto verso se stessi, familiari, conviventi. Con il Covid abbiamo sovvertito l’atavica concezione che, se si sta insieme si sopravvive, capendo invece adesso che si si sopravvive stando pure lontani. È la prima volta che questo avviene in modo globale nella storia recente dell’uomo. Ci è impedito darci la mano, abbracciarci, toccarci. Ciò ci espone a problemi comportamentali, sintomi di regressione, irritabilità, disturbi del sonno e d’ansia, squilibrio emotivo, avendo visto cancellare la rassicurante routine accompagnata a socialità e sicurezza economica. La paura per il Covid, l'ansia del contagio, vivere una vita con così tante limitazioni e incertezze, uno stato di precarietà permanente, sono componenti che possono far scaturire ogni tipo di sintomatologia psichica, dall’accettazione passiva e rassegnata capace di spegnere ogni amore per la vita, alla semplice irritabilità, nonché rabbia.”
Durante tale pandemia si è verificato un aumento di abusi, specialmente sulle donne?
“L’aumento della rabbia e della distruttiva e cieca aggressività agita soprattutto sui soggetti deboli come le donne, nonché bambini; non a caso la cronaca rimanda il polso della situazione, con numeri in crescita esponenziale. Il lockdown e la quarantena, necessari entrambi per ridurre la diffusione della pandemia, hanno contribuito ad aumentare l’isolamento delle donne e le loro difficoltà ad attivare reti di supporto. Il maggior rischio di violenza è dovuto al confinamento forzato con uomini già maneschi, resi spesso più aggressivi dalla perdita del lavoro, da condizioni economiche più precarie e disagiate, dalla perdita della libertà di frequentare amicizie, luoghi di divertimento, perfino incontri clandestini. Per assurdo molte donne pagano lo scotto che i loro uomini, oltre a difficoltà di varia natura, non possono incontrare le loro amanti. La violenza domestica presuppone la messa in atto ad opera dell’abusante di una vera e propria strategia di controllo che origina una “pandemia ombra, pandemia nella pandemia”. La violenza di genere assume molteplici forme e modalità, poco o per nulla evidenti alla vista di familiari, amici e amiche o conoscenti e, nella maggior parte dei casi, è nascosta tra le mura domestiche. Per tante donne l’invito a non muoversi dalla propria casa è risuonato, ad ogni ora del giorno e della notte, come una ulteriore minaccia. Ogni forma di violenza ha ripercussioni devastanti sulla salute psicologica e fisica delle donne, ancora ritenute un archetipo di essere inferiore. Non tutte le violenze lasciano lividi addosso, alcune sono subdole e nascoste, come quelle psicologiche, che invece di ematomi fanno sviluppare vere patologie psichiche e fisiche come attacchi di panico, ansia, vergogna, disturbi alimentari, crollo dell’autostima, paura, ma anche insonnia, disturbi gastrointestinali, malattie psicosomatiche e dermatologiche. Tra gli abusi fisici non mancano lesioni derivate da pugni, calci, spintonamenti, schiaffi, comprese violenze sessuali e rapporti non consenzienti. Tra gli abusi psicologici ricordiamo la svalutazione, lo scherno e il disprezzo, il silenzio continuato, l’impossibilità di attingere al denaro proprio o di famiglia, le minacce, l’impedimento ad usare il cellulare come mezzo di comunicazione e compagnia con amici e parenti, impossibilitati a vederli causa lockdown. Da ricordare, infine, importantissimo, il numero telefonico nazionale 1522 a cui si può chiedere aiuto in ogni momento, perfino nelle farmacie e supermercati; se impossibilitati a telefonare, lo si può esibire scritto.”
L’ arrivo della primavera come influisce in merito?
“In questo periodo di epidemia, l’arrivo delle belle giornate e delle temperature miti, agisce, al contrario della norma, negativamente su tutti: il fatto che non se ne possa usufruire aumenta il senso di frustrazione e malcontento. Non si possono progettare uscite, gite e vacanze. Anche le brevi evasioni al mare e ai monti vicino alla propria residenza, con bar, ristoranti e attrezzature turistiche quasi del tutto inutilizzabili, producono malinconia. Le severe ristrettezze sulle distanze geografiche e i limiti temporali imposti, mutano di continuo senza che la situazione sanitaria migliori, ciò favorisce la comparsa della sindrome da sequestro, ovvero il sentirsi privati ingiustamente della propria libertà, come intrappolati. Ci sentiamo ostaggio sia del virus, sia di decisioni istituzionali che spesso non si condividono poiché avvertite come incongrue, a giudicare dai risultati infruttuosi. In alcuni individui si sviluppa depressione, tristezza, sfiducia nel futuro, in altri, al contrario, istinti di ribellione e sfida, come decidere di uscire malgrado i divieti, senza seguire le regole di sicurezza. Si aggiunge il confinamento in spazi sovente troppo angusti, la gestione difficoltosa dei figli piccoli che non si possono condurre negli abituali luoghi di svago e gioco, non ultima l’impossibilità di ricongiungersi con amici e parenti lontani, proprio come si era abituati a fare, in vista del clima favorevole. Non è inusuale l’impressione di sentirsi traditi da chi prende drastiche misure di contenimento; questo porta sempre più lontano da quello spirito di totale accettazione in cui è stato fortemente protagonista, all’inizio della clausura dello scorso anno, il senso di unità nazionale e di appartenenza , l’amor di patria, la fiducia e l’ottimismo. Con la seconda primavera da reclusi pertanto, è ancora più forte il desiderio di godere del bel tempo.”
Susanna Petrassi, psicologa criminologa, è nata e vive a Roma, dove, dal 1993 al 2014 ha svolto attività didattica come docente di corsi di Criminologia. • Nel 1994 è co-fondatore dell’Associazione Culturale A.R.T.E sita in Roma, viale Giulio Cesare, n°108, dove riveste le cariche di docente dei corsi di Criminologia e di Direttore Didattico fino al 2005 • Nel 2006 è co-fondatore dell’Associazione Culturale NUOVO ATENEO ROMANO sito in Roma, via Mordini n°19, dove riveste le cariche di docente dei corsi di Criminologia e di Direttore Didattico fino al 2014 • Dal 1998 al 2016 collabora ininterrottamente con il dott. Domenico Scali, Dirigente Generale della Polizia di Stato, già Capo della Squadra Mobile di Roma, in una serie di seminari presso lo studio Scali, sito in Roma, via Alberico II n°11. • Partecipa come relatore a numerosi convegni in tutto il territorio nazionale sui temi dei delitti seriali, rituali, della pedofilia e altro. Impegnata nella campagna di sensibilizzazione contro la violenza domestica, presta la sua collaborazione volontaria all”Associazione Sostegno Donna” a Cisterna di Latina e in altre associazioni.