Beesness Maggio/Giugno 2021

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/Impresa

COVID TI GESTISCO A cura di Carla Cavicchini

L’isolamento sociale prolungato a livello psicologico ha rivelato patologie varie quali angoscia e oppressione, seguiti a casi di notevole esasperazione. Ed ancora problemi digestivi, insonnia, creando vere e proprie situazioni di stress, molte volte difficili da gestire. Già il filosofo greco Aristotele osservando che l’uomo è un “animale sociale”, metteva in conto di non essere preposti a governare per lungo tempo stati di isolamento, non rintanandosi di conseguenza come fanno gli animali. Esistere in stati di emarginazione da altre persone, a lungo andare, impedisce quei legami utili allo sviluppo dell’identità umana, nonché all’allenamento della logica del proprio pensiero. Individuata a questo punto tale tematica prettamente sociale, a Susanna Petrassi, psicologa-criminologa, abbiamo posto queste domande. In questo periodo di lockdown c’è stato un aumento di ansia, depressione, rabbia e sciatteria personale? “Effettivamente sì, sono stati versati fiumi di inchiostro e pronunciate molte parole su questo fenomeno da parte degli psicologi ma, se vogliamo analizzarlo più nel dettaglio, individuerei i disturbi da lockdown, a seconda delle categorie delle persone che a vario titolo vengono coinvolte e di conseguenza ne sono vittime. Anche in virtù di tale differenziazione, i disturbi possono essere oltre che differenti tra loro, lievi o gravi. Gli operatori sanitari hanno riferito spesso una serie di sintomi riconducibili alla sindrome di burnout, la sensazione di non farcela, di essere esauriti, vicini al crollo psico-fisico, la paura continua di essere contagiati, il sentimento di impotenza nel prestare aiuto ai malati. Fra le persone già con problemi psichiatrici, in cura o no, si è rilevato un forte incremento dei disturbi di natura ossessivo-compulsiva, sensazione di solitudine e intrappolamento, atti autolesionistici fino al suicidio, forte aggressività. Nella categoria dei malati Covid-19 e dei loro congiunti, la conseguenza più ricorrente è il disturbo post-traumatico da stress, perché di trauma vero e proprio si è trattato. Questa patologia è molto complessa da gestire e richiede spesso cure psichiatriche, compare dopo eventi molto gravi come atti terroristici, incidenti, terremoti, tra cui, purtroppo, rientra anche l’epidemia da COVID-19. Il disturbo può colpire chi ha perso i familiari o gli operatori sanitari che sono in trincea negli ospedali. I sintomi sono diversi: flashback e ricordi ricorrenti, incubi, iperattività, disturbi dell’umore come sentimento di vuoto, distacco dalla realtà quotidiana, perdita di interesse, irritabilità, ipervigilanza, difficoltà del sonno, scarsa concentrazione, con rischio

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In foto: la criminologa Susanna Petrassi di poter iniziare all’abuso di droghe, alcol o farmaci. Anche i disabili e gli anziani, che sono rimasti ad accudirsi da soli per perdite economiche e lontananza dai familiari confinati in altre regioni, lamentano malesseri psicosomatici come: cefalea, disturbi intestinali, difficoltà digestive, tachicardia, dimagrimento, ansia, tristezza, depressione, aumento del consumo alcolico, modifica del sonno, astenia. Ai bambini e agli adolescenti, lontani dalla scuola e dai giochi con i compagni, sarà innanzitutto importante far capire che si sta vivendo un cambiamento, che la quotidianità che c’era prima non tornerà presto e che bisognerà adattarsi. I minori vanno seguiti e accompagnati in questa fase difficilissima, va infusa loro la fiducia e il senso di responsabilità, ma sempre con quella leggerezza che li metterà al riparo della cronicizzazione dei disturbi del comportamento. Loro, non a caso, stanno vivendo, respirando ed assorbendo, tutti i timori e le preoccupazioni dei genitori, assistendo talvolta a scomparse o ricoveri improvvisi, lasciandoli in balia di paure. Pertanto molto dipende da come i genitori stessi vivono la paura coronavirus. Per la popolazione in generale, anche chi non è rimasto isolato, chi ha mantenuto stabile la condizione economica, ha subito comunque un cambio di abitudini drastico. Molti sono rimasti chiusi in casa seguendo i figli per la didattica a distanza, o in smartworking. Alcune persone, fenomeno non marginale, hanno perso lo stimolo a curare il loro aspetto estetico, specialmente se era maggiormente legato a rimandare una immagine piacevole di sé, piuttosto che ad una cura della propria persona per se stessi come dovrebbe essere. Con l’assenza di relazioni sociali è venuta meno l’esigenza di essere inappuntabili, rimanendo spesso in pigiama e rinunciando a radersi, truccarsi, vestirsi, andare dal parrucchiere. È consigliabile pertanto, prendersi cura del proprio aspetto, continuando ad essere puliti e


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