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Cannabis in europa Legalizzazione: a che punto è la Germania?

BeLeaf ottobre-dicEMBRE 2022 CANNABIS IN EUROPA

LEGALIZZAZIONE: A CHE PUNTO È LA GERMANIA?

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FEDERICA VALCAUDA

Sono molti i pensieri di preoccupazione dopo la vittoria in Italia della destra, che certamente non favorirà politiche di sviluppo progressista sul tema cannabis, ma c’è anche la presa di coscienza di far parte di un contesto più ampio e della contestuale necessità di valutarlo.

Ricordando le parole di Derrick Bergman (fondatore di VOC Olanda) al Festival di Internazionale: “Se la Germania decidesse di essere pioniera in Europa della legalizzazione, toglierebbe dall’imbarazzo molti paesi europei che la seguirebbero”.

L’addio di Angela Merkel ha aperto le porte ad un nuovo governo di coalizione (Spd, Verdi e Liberali) guidato da Olaf Scholz, che ha inserito la legalizzazione della cannabis all’interno del programma dell’esecutivo.

L’obiettivo è quello di avere una legge per fine anno e sembra che la Germania stia facendo dei paesi concreti in questa direzione. Nel giugno di quest’anno il governo ha iniziato a lavorare in questa direzione, predisponendo delle audizioni con circa 200 esperti coinvolti nella filiera della cannabis. Sono state cinque le audizioni, che hanno permesso di affrontare un processo di consultazione e ascolto tra esperti della salute, economisti e coltivatori.

Le audizioni si sono svolte in un mese, e l’ultima dal titolo ‘La sicurezza prima di tutto’, ha visto come protagonista il Ministro della Salute tedesco, Karl Lauterbach, che proprio durante l’audizione ha ricordato come l’approccio repressivo abbia fallito.

che dice: “Questo è un passo atteso da molti, tutt’altro che banale” e ci fa pensare che i tedeschi abbiano capito meglio di noi le peculiarità di questa politica.

Un esempio? In Italia vengono trattate le politiche sulle sostanze prevalentemente da un punto di vista sanzionatorio (che sia su sanzioni civili o penali), quindi si lascia la discussione anche pubblica in mano al Ministero degli Interni. La Germania ha compreso che si tratta di un problema relativo alla salute, infatti la voce che sentiamo in questi mesi è del Ministero di competenza, che più di altri può capire anche peculiarità e differenze tra cannabis ricreativa e cannabis medica. Un’altra figura da tenere in considerazione per comprendere l’impegno della Germania è quella di Burkhard Blienert (SPD), commissario del governo federale sugli stupefacenti e le tossicodipendenze, che da anni spinge il suo paese a prendere una decisione coraggiosa rispetto a questo tema.

“Il momento è arrivato! Stiamo iniziando la fase preparatoria della legge. Per fermare finalmente la criminalizzazione dei consumatori di cannabis in Germania e per una politica moderna e orientata alla salute” ha affermato nei giorni delle audizioni.

Sono diverse le sensibilità che si intersecano quando si parla di questo tema perché diversi sono i ministeri che va a toccare, e nell’ottica della legalizzazione non è possibile non guardare con estrema attenzione il lato economico.

Un recente report di Prohibition Partners ha affermato che il mercato europeo è settato per crescere: dai 230.7 milioni del 2020 agli oltre 3 miliardi in una prospettiva che arriva al 2025. La Germania con la legalizzazione comporrebbe più della metà del mercato almeno fino al 2024. Un vantaggio strategico tutt’altro che differente.

Se non bastasse il percorso fatto fino ad oggi, arrivano altri segnali concreti: in questo settembre una delegazione tedesca del Comitato della Salute del Bundestag è andata in California per recuperare informazioni circa la legge sulla cannabis.

Lo Stato bagnato dal pacifico e dal sole, vede la cannabis legale a scopo ricreativo dal 2018, anche se è stata pioniera nel 1996 per la legalizzazione della cannabis terapeutica.

Da Marijuana Moment apprendiamo che i delegati si sono concentrati sugli aspetti relativi alla salute, ed hanno approfondito anche i temi economici andando a trovare alcune aziende americane produttrici di cannabis.

Alla visita ha partecipato anche Burkhard Blienert, che come da tweet del Consolato Tedesco a San Francisco avrà appreso le opportunità e i rischi di legalizzazione della cannabis: le voci raccolte dalla rivista americana confermano il gran coinvolgimento dei funzionari tedeschi.

Questi spostamenti tra un paese e l’altro, ci fanno prendere coscienza che il tema sta oltrepassando i confini nazionali e alcuni stati mostrano la volontà di voler contaminarsi: ricordiamo che solo quest’estate Germania, Lussemburgo, Malta e Paesi Bassi hanno tenuto un incontro per discutere di piano e sfide associate alla legalizzazione della cannabis ricreativa. Al coro europeo quest’estate si è aggiunto anche un altro paese: la Colombia, che con il nuovo presidente Gustavo Petro si è aperto alla legalizzazione della cannabis. In particolare durante l’incontro dei governanti della costa del Pacifico svoltosi a Cali in agosto, il presidente colombiano ha aperto alla coltivazione ai contadini colombiani proponendo una struttura di regolamentazione anche senza licenza in modo tale da non favorire le multinazionali. Ad inizio settembre ha ripetuto davanti alle Nazioni Unite che è necessario terminare la guerra alla droga, perché se non si cambiano le strategie: “La democrazia morirà”.

Un movimento globale quindi sta operando per cambiare non solo le strategie politiche ma anche quelle retoriche, che hanno visto le persone stigmatizzate per il consumo di questa sostanza.

Tornando in Europa e in Germania, possiamo vedere come il dibattito si stia muovendo anche sotto il profilo giuridico. A inizio settembre infatti è partito il dibattito sui rischi della legalizzazione connessi alla possibile violazione del diritto europeo ed internazionale (quello che secondo Giuliano Amato ha impedito di farci votare il Referendum Cannabis in Italia). A livello internazionale la Germania violerebbe la Convenzione Unica delle Nazioni Unite sugli stupefacenti del 1961, rispetto al business del commercio e della vendita di cannabis. La strada potrebbe essere quella di seguire l’esempio di Canada, Uruguay ed altri Stati Americani che hanno ignorato di fatto questa Convenzione. Certamente se la Germania facesse questo passo, potrebbe essere un buon motivo anche per le Nazioni Unite per cambiare rotta e rivedere convenzioni elaborate in un periodo storico completamente differente. Come in ogni paese l’opposizione allo sviluppo di queste politiche cerca di scoraggiare la velocità del processo, per questo sempre sotto il profilo giuridico alcuni stanno portando avanti la violazioni della Decisione Quadro GAI 2004/757 riguardante ‘la fissazione di norme minime relative agli elementi costitutivi di reati e alle sanzioni applicabili in materia di traffico illecito di stupefacenti’, dove vengono considerati reati le specifiche misure che servirebbero a creare una legislazione come ‘produzione, commercializzazione, distribuzione, vendita’ (Art.2 GAI 2004/757).

Sempre all’articolo 2 comma 2 vengono però escluse le sanzioni per il consumo personale rispetto alla definizione della legge nazionale del paese.

Il solito paradosso che avviene in alcuni stati, per cui viene depenalizzato il consumo personale ma lo Stato fa comunque andare il cittadino dal mercato nero.

Oltre alle problematiche citate, c’è anche da tenere in considerazione l’accordo di Schengen, che criminalizza il commercio di cannabis e la vendita.

Justus Haucap, direttore del Düsseldorf Institute for Competition Economics, ha sottolineato come: “I paesi europei che hanno grossi problemi con il consumo illegale di cannabis, come la Francia, guardano con molta attenzione a ciò che sta facendo la Germania”. E la ragione risiede anche nei numeri: proprio il Düsseldorf Institute for Competition Economics ha rilasciato uno studio a fine 2021 dove si attestavano a 4,7 miliardi all’anno gli introiti relativi alla legalizzazione della cannabis. Viene inoltre detto che ci sarebbero dei risparmi sulle forze dell’ordine e sul lavoro della magistratura, quindi la forbice di guadagno sarebbe maggiore, perché permetterebbe di indirizzare quelle risorse in luoghi di maggiore necessità.

Il governo definito ‘semaforo’ dovrà comunque dialogare e scendere a compromessi con alcuni potenti partiti di opposizione, come la CDU (la Democrazia Cristiana tedesca). La legge dovrà inoltre guadagnarsi il supporto del Bundesrat, organo costituzionale e legislativo tedesco, e dovrà accordarsi con la legge dell’Unione Europea in particolare con l’accordo di Schengen.

CAMBIO DI GOVERNO, STESSO PANTANO

Marta Lispi

Dall’emanazione della legge 242/16 i mestieri del canapicoltore e del rivenditore in Italia sono diventati lavori ad alto rischio in cui l’esperienza personale, la conoscenza delle normative e l’appartenenza ad un associazione di categoria sono strumenti essenziali, talvolta non sufficienti, per sopravvivere. I governi italiani dal 2016 ad oggi sono stati impegnati in “problemi di maggiore urgenza”, mentre il resto dell'Occidente si muove per la legalizzazione. Se guardiamo al passato cosa ci possiamo aspettare dal futuro?

L’Italia poteva essere un paese progressista L’Italia è stata tra i primi paesi al mondo ad autorizzare l’uso medico e a battezzare la Cannabis Light come prodotto commerciale (da collezione) nel 2017. Però in assenza di decreti attuativi, emendamenti, correzioni e modifiche, le norme che riguardano questi temi non sono attuabili senza entrare in conflitto tra loro. E così le nostre contraddizioni diventano alleate del mercato nero. Non possiamo dimenticare poi, che la nostra destra è artefice di leggi come la Fini- Giovanardi, dichiarata incostituzionale in quanto equiparava le droghe leggere alle pesanti con pene sempre più aspre inflitte ai malcapitati, la maggior parte consumatori di cannabis. Una strada su cui non bisogna tornare, anche se ora è il pensiero dominante del nuovo governo.

Cosa pensano i leader italiani della cannabis? Giorgia Meloni pubblica sul suo sito personale un commento al dlg Magi-Licatini :“La proposta di legge sulla coltivazione e la somministrazione della cannabis ad uso medico all’esame della Camera non definisce chiaramente i contorni e i confini dell’utilizzo di questa sostanza per motivi terapeutici. Per questa ragione, Fratelli d’Italia ha raccolto le preoccupazioni delle comunità di recupero e delle associazioni impegnate nella lotta alle dipendenze e ha presentato un emendamento puntuale per scongiurare una legalizzazione mascherata della cannabis”. Emendamento che è stato bocciato,

anche tenendo conto che la legalizzazione è già in atto con l’uso medico e le applicazioni definite dalle regioni.

Un lavoro che andrebbe sviluppato all’interno dei tavoli tecnici interministeriali e che l’ex Ministra Fabiana Dadone aveva avviato con sette ministeri e la Conferenza Nazionale sulle droghe. Maurizio Gasparri, però, ha pensato bene di arrestare subito il processo evolutivo e fa saltare la conferenza prevista per il 12 ottobre 2022. Il Senatore dichiara: “Hho allertato personalmente il presidente Massimiliano Fedriga, amico e collega di schieramento. Erano previste una riunione preliminare e successivamente una conferenza unificata il 12 ottobre. Fedriga, che non aveva ancora il tema in agenda, ha convenuto con me che fosse inopportuna un’iniziativa del genere su un tema così sensibile”.

Ignazio La Russa, attuale Presidente del Senato, è colui che diede del drogato al collega del Movimento 5 Stelle Alberto Airola nel bel mezzo di una seduta a Palazzo Madama perché si schierava in favore della cannabis light. Le grida dell’ex fascista nel dicembre del 2019 sono ancora ascoltabili su YouTube.

Matteo Salvini invece ha una lunga storia di dichiarazioni pubbliche contro la cannabis light che equipara alla droga e non ha mai nascosto di voler chiudere grow/hemp shop. Il 20 agosto scorso, ad esempio, durante un evento elettorale a Pinzolo, ha detto che la sinistra vuole dare la “possibilità di coltivarsi la droga in casa, di consumarla e di spacciarla senza essere sanzionati”.

L’attuale presidente della Camera Lorenzo Fontana, già da Ministro della della Famiglia aveva dichiarato: “Sulla questione dei negozi che stanno moltiplicandosi a livello nazionale c’è una questione che riguarda l’aspetto giuridico perché questi negozi non hanno una piena legittimità. Dovrebbero vendere da quello che ho capito dei gadget; certo che la marijuana da fumare, al di là del THC basso, non è un gadget e quindi bisognerà capire se è stata forzata la legge“. Ma poi ha aggiunto: “La legalizzazione della cannabis non è tema presente nel contratto di governo, quindi lasceremo la legge così com’è”.

E Fratelli d’Italia? Un'inchiesta pubblicata da l’Espresso nel 2018 ha mostrato che Fratelli d’Italia ha ricevuto un versamento di 200 mila euro da parte degli azionisti di una multinazionale americana che è entrata nel business della cannabis legale in Canada. Chissà che questo non faccia improvvisamente cambiare idea sull’argomento.

Prospettive per il futuro: legalizzazione federale UE Le nazioni UE si muovono verso la legalizzazione dell’autoproduzione e ripercorrono i passaggi italiani di regolamentazione della cannabis medica e industriale. In tutti questi paesi,però, il Tetraidrocannabinolo (Thc) resta nelle tabelle delle sostanze stupefacenti, nonostante la posizione dell’ONU dal dicembre 2020, che la definisce come farmaco e non droga.

Il Lussemburgo e Malta hanno già pianificato la legalizzazione della cannabis ricreativa; i Paesi Bassi ne tollerano l’uso da decenni; la Germania è in procinto di seguirli.

Il 15 luglio 2022, si è svolta al Castello di Senningen, una consultazione sulla regolamentazione legale della cannabis per uso non medico e non scientifico tra Germania, Malta, Paesi Bassi e Lussemburgo. Un incontro che fa sperare in una legalizzazione federale UE! Il modus operandi globale non è però il migliore: gli Stati lasciano avviare il commercio di CBD agli imprenditori, con annesso rischio di impresa e tassazione, legalizzando l’uso medico. D’altro canto, avviano una politica di

persecuzione nei confronti di consumatori e degli operatori del settore.

Il caso Kanavape del 2018, ad esempio, portò all’attenzione della Corte Costituzionale francese il caso dei due imprenditori condannati per aver regolarmente importato sigarette elettroniche contenenti cbd dalla Repubblica Ceca. La Corte sentenziò che la commercializzazione del CBD (infiorescenze e prodotti trasformati) non può essere vietata se legalmente prodotto in un altro Stato membro per la libera circolazione di merci tra stati membri. Non è andata allo stesso modo nelle sentenze tedesche dell’estate 2022, infatti le condanne per i commercianti di fiori CBD di Berlino sono definitive (Delibera del 23 giugno 2022 – 5 StR 490/21) per la Corte di Lipsia che ha respinto il ricorso dei due imputati contro la sentenza di Berlino, confermando la condanna alla reclusione.

Questo sistema di tendenza globale fa pensare ad uno scenario in cui sarà possibile accedere alla cannabis solo medica, con la possibilità di autoprodurre solo per uso personale e con la prescrizione e si potrà coltivare solo con autorizzazione dello Stato di appartenenza.

L’Italia legalizzerà? Il governo Meloni approverà il dlg Magi Licatini? La legalizzazione seguirà l’asse Berlino-Roma. La Meloni sa che accontentare le case farmaceutiche avrà i suoi benefici, ma non può certo passare per una “drogata” agli occhi del suo elettorato. Vedremo cosa succederà ma la strada è in salita e, come sempre, ci sarà da lottare.

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