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Cannabis e salute Interazioni tra farmaci convenzionali e cannabis terapeutica

INTERAZIONI TRA FARMACI CONVENZIONALI E CANNABIS

TERAPEUTICA

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QUALI SONO I POTENZIALI FATTORI DI RISCHIO?

Dominik Marko

Siamo tutti consapevoli che alcuni farmaci non vanno d'accordo con altri e che dobbiamo fare molta attenzione quando assumiamo diverse pillole. I motivi sono diversi. Le interazioni tra farmaci possono renderli meno efficaci, causare effetti collaterali inaspettati, possono essere potenzialmente dannosi o aumentare l'azione di un particolare farmaco. Ma, con la cannabis medica che sta diventando un'alternativa farmaceutica standard ad altri

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farmaci, molti pazienti e consumatori non sono consapevoli delle potenziali interazioni con i cannabinoidi, che possono interferire con la terapia a base di cannabis, con la terapia farmaceutica comune o potenzialmente avere effetti collaterali negativi.

I cannabinoidi hanno un'interazione diretta con la famiglia di enzimi Cytohrome P 450 (CYP), venendo metabolizzati direttamente da una serie di questi enzimi, i quali sono coinvolti nel metabolismo di altri farmaci che assumiamo. I cannabinoidi possono influenzare i livelli di questi enzimi, inducendoli o inibendoli. Il THC (Delta-9-tetraidrocannabinolo) può potenzialmente indurre l'espressione dell'enzima CYP1A2, aumentando i livelli di clozapina, duloxetina, naprossene, ciclobenzaprina, olanzapina, aloperidolo e clorpromazina nel sangue. Nel frattempo, il CBD (cannabidiolo) funziona come un potente inibitore del CYP3A4 e del CYP2D6. L'enzima CYP3A4 metabolizza gran parte dei farmaci moderni, tra cui i calcio-antagonisti, le benzodiazepine, la ciclosporina, il sildenafil, gli antistaminici, l'aloperidolo, gli antiretrovirali e alcune statine. Ciò significa che il CBD, in quanto inibitore del CYP3A4, aumenta i livelli di tutti questi farmaci nel nostro flusso sanguigno. Lo stesso accade con il CYP2D6, che è un enzima che metabolizza gli antidepressivi come gli SSRI, gli antidepressivi triciclici, gli antipsicotici, i beta-bloccanti e gli oppioidi (tra cui la codeina e l'ossicodone): l'inibizione del CYP2D6 può portare a livelli elevati questi farmaci che non vengono metabolizzati correttamente.

Il meccanismo può funzionare anche al contrario: i livelli di cannabinoidi vengono aumentati da altri farmaci. In seguito a uno studio farmacocinetico, i ricercatori hanno scoperto che l'inibitore del CYP3A4, il ketoconazolo, quasi raddoppia i livelli di THC e CBD; inoltre, interazioni simili potrebbero verificarsi con altri inibitori del CYP3A4 come i macrolidi e il verapamil. Potremmo anche ipotizzare che gli inibitori del CYP2C9 come il cotrimoxazolo, la fluoxetina e l'amiodarone possano aumentare l'esposizione al THC e gli effetti psicoattivi.

Alcune delle potenziali interazioni più gravi includono il clobazam (usato come ansiolitico nella terapia dell'epilessia) con un aumento del rischio di tossicità e il warfarin (anticoagulante, usato per prevenire coaguli di sangue come la trombosi venosa profonda e l'embolia polmonare, e per prevenire l'ictus in persone con fibrillazione atriale, malattie cardiache valvolari o valvole cardiache artificiali) con un aumento del rischio di sanguinamento.

Tuttavia il quadro reale non è così oscuro come suggerisce la scienza. La cannabis medica è generalmente ben tollerata e gli effetti avversi gravi, compreso l'aumento del rischio di eventi cardiovascolari, sono rari. Ci sono indicazioni sulle interazioni che i farmaci comuni possono avere con i cannabinoidi, in particolare attraverso la famiglia enzimatica C450, ma devono essere condotte ulteriori ricerche e studi clinici per valutare meglio l'impatto e i possibili rimedi. La sensibilizzazione ha due aspetti. In primo luogo, le persone che fanno parte dei gruppi a rischio dovrebbero essere consapevoli di alcune possibili implicazioni ed evitare l'uso eccessivo di entrambi i componenti insieme, stando attenti e monitorando la presenza di eventuali segni di interazioni cannabinoidi-farmaci durante le normali terapie. Il secondo gruppo è costituito da ricercatori, clinici e autorità che dovrebbero dare maggior peso all'importanza di ulteriori ricerche e studi clinici ben progettati. Esiste anche una grande lacuna nella conoscenza del nostro sistema endocannabinoide interno. Dobbiamo essere consapevoli che i nostri endocannabinoidi nativi possono essere influenzati sia dai fitocannabinoidi che dai comuni farmaci esterni, rendendo i meccanismi di interazione potenzialmente ancora più complessi e quindi difficili da comprendere appieno in questa fase.

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