3 minute read

Cannabis e politica Fatta la conferenza ora tocca agire

FATTA LA CONFERENZA, ORA TOCCA AGIRE

Leonardo Fiorentini direttore di Fuoriluogo

Advertisement

Si è svolta a fine novembre a Genova la Conferenza Nazionale sulle Dipendenze. Richiesta da anni dalla Società Civile e voluta dalla Ministra Dadone, la convocazione della conferenza non è stata esente da critiche, in particolare per le modalità di preparazione e partecipazione. Tempi molto stretti e un percorso di coinvolgimento non sempre lineare hanno fatto sì che la stessa Rete per la Riforma delle Politiche sulle Droghe sia intervenuta in più occasioni: ad esempio per richiedere, con successo, l’inclusione delle persone che usano droghe nel dibattito e della Riduzione del danno all’interno dei temi di discussione.

Va dato atto alla Ministra Fabiana Dadone di aver tenuto aperto un canale di confronto e dialogo che le ha permesso di portare a compimento un percorso i cui esiti erano tutt’altro che scontati.

Sgombriamo subito il campo dagli equivoci mediatici: all’interno della conferenza non si è parlato di cannabis e di sue regolamentazioni alternative. Meglio, se di cannabis si è parlato, lo si è fatto solo perché un tavolo di lavoro era dedicato ai suoi usi medici. Sono state le esternazioni ideologiche del Ministro Mariastella Gelmini e del Presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, contrari a prescindere a qualsiasi ipotesi di legalizzazione della cannabis, a portare il tema “dentro” la conferenza. Dichiarazioni controbilanciate – se così si può dire – dal timido intervento del Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che si è nascosto dietro la Germania per evocare la strada della regolamentazione legale.

La cannabis era però il convitato di pietra di questa conferenza. A partire dal primo tavolo, quello dedicato al rapporto fra droghe e carcere, il fantasma della repressione e della necessità di farla finita con l’insensata, inefficace e dannosa war on drugs, aleggiava sulle discussioni. Se era inevitabile che il Testo Unico sulle droghe finisse sul banco degli imputati, era però meno scontato che fosse il Procuratore Generale Antimafia De Raho a introdurre nel dibattito la depenalizzazione della coltivazione e delle condotte di lieve entità citando il percorso parlamentare delle proposte Molinari-Magi-Licatini, ora bozza Perantoni. modificare la 309/90, nella direzione della depenalizzazione e decriminalizzazione completa dell’uso personale di droghe e della coltivazione domestica di cannabis.

È purtroppo difficile prevedere, con questo governo e comunque da qui a fine legislatura, un intervento complessivo di riforma della legge sulle droghe. Anche la citata bozza Perantoni sembra essere inchiodata in commissione, nonostante gli annunci rivoluzionari della scorsa estate. C’è però un elemento esotico al percorso politico-istituzionale classico: il Referendum Cannabis Legale. Se ammesso al voto da parte della Corte Costituzionale, porterebbe al centro del dibattito pubblico prima e poi - se approvato con quorum - di quello parlamentare, la necessità di una regolamentazione diversa della cannabis.

Aderiscono alla rete per la riforma delle politiche sulle droghe: A Buon Diritto, Antigone, Arci, CNCA, Comunità San Benedetto Cosa può e deve fare invece il Governo al Porto, CGIL, Forum Droghe, nel frattempo? Il Piano Nazionale sulle Gruppo Abele, ITARDD, ITANPUD, droghe è fermo al 2009 e non nomina Legacoopsociali, LILA, Associazione nemmeno la riduzione del danno, in Luca Coscioni, L’isola di Arran, la ossequio all’ortodossia proibizionista. Società della Ragione. Gli incontri Sarebbe già importante produrne uno del Fuoriconferenza organizzato nuovo, libero da condizionamenti ideonelle giornate di Genova sono logici e aperto alle proposte della Società visibili su www.conferenzadroghe.it Civile. Sono sette e subito attuabili: dare declinazione e uniformità sul territorio ai servizi per le Persone che Usano Droghe ed in particolare ai servizi di Riduzione del Danno che sono Livello Essenziale di Assistenza (LEA) dal 2017; riformare il regolamento penitenziario e lanciare un Piano Nazionale per le Misure Alternative alla Detenzione; rendere efficace l’attuale Sistema Nazionale di Allerta Precoce; sperimentare le stanze del consumo e sostenere il ricorso diffuso al drug-checking; modificare il sistema di accreditamento istituzionale per rendere effettiva l’integrazione con il terzo settore; istituire l’Agenzia Nazionale per la Cannabis; garantire nel Fondo Nazionale Sanitario una spesa non inferiore all’1,5% per il sistema di intervento sulle sostanze; dare riconoscimento alle organizzazioni delle Persone che Usano Droghe. Dadone ci ha messo la faccia, a differenza di altri. Come il Ministro della Salute Roberto Speranza, la cui incomprensibile e ingiustificabile assenza si contrappone al ricordo ancora vivo dell’intervento del suo predecessore Umberto Veronesi, 21 anni fa, proprio a Genova. Allora il Prof. Veronesi sulla base delle evidenze scientifiche aprì alla regolamentazione legale della cannabis. Il nano e il gigante.

This article is from: