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Cannabiscienza Cannabis e gatti: case study di un paziente anziano
CANNABIS E GATTI:
CASE STUDY DI UN PAZIENTE ANZIANO
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Giuseppe Battafarano Biotecnologo, informatore e divulgatore scientifico
In questo articolo sulla cannabis e gatti presentiamo l’uso delle terapie in ambito veterinario, riportando un case study di un gatto in cura dal medico veterinario e docente di Cannabiscienza, Dott.ssa Elena Battaglia.
CANNABIS E GATTI: UN’INTRODUZIONE ALLE TERAPIE
Il paziente è una gatta randagia di supposti 15 anni, con artrosi a livello della colonna vertebrale e difficoltà nella deambulazione e sovrappeso. Inoltre, la gatta tende a fare una vita isolata e a dormire per la maggior parte del tempo.
Scopriamo come la terapia con Cannabis Medica può aiutare questa anziana gattina a ridurre i sintomi della sua malattia e a condurre una vita migliore.
CBD FULL SPECTRUM E CANNABIS MEDICA: OTTIMIZZAZIONE DEL DOSAGGIO
Per questo caso clinico, il veterinario ha deciso di iniziare la terapia con un olio al CBD full-spectrum al 5%, somministrando 2 gocce una volta al giorno per un anno e mezzo. Questo primo approccio terapeutico ha portato ad un miglioramento dei movimenti e della deambulazione dell’animale. In seguito ad un peggioramento dei sintomi e all’avanzare dell’età, l’olio è stato somministrato per due volte al giorno, senza però notare miglioramenti.
Per questo motivo il medico ha deciso di introdurre nella terapia la Cannabis Medica, scegliendo la varietà Bediol (THC 6,3% e CBD 8%). Nonostante la terapia precedente con CBD full spectrum, l’approccio al nuovo farmaco segue sempre la tecnica di dosaggio “start low, go slow”, affinché il gatto si abitui al THC.
Il dosaggio iniziale consigliato è di 0,05 mg/kg/die di THC diviso in 2 somministrazioni, aumentato gradualmente fino alla dose ottimale che in questo caso clinico è di 0,16 mg/kg/die per due volte al giorno.
L’estratto di cannabis in olio MCT, o altri tipi di olio, è di facile somministrazione: può essere ben dosata e aggiunta al cibo viene apprezzata dal gatto e risulta efficace.
CANNABIS E GATTI: CASE STUDY SULLA CM NEL PAZIENTE ANZIANO
riduzione del dolore e dei sintomi dell’artrosi.
Tuttavia, l’aspetto forse più interessante è un aumento del tono dell’umore: è più socievole e coinvolta nelle attività della famiglia.
Il risultato è sorprendente, poiché nonostante l’età e il sovrappeso, la vita dell’animale è stata notevolmente migliorata dalla terapia con cannabinoidi.
LA DISFUNZIONE COGNITIVA FELINA PUÒ ESSERE UN MODELLO PER LA MALATTIA DI ALZEHIMER
Secondo stime mondiali vi sono 50 milioni di persone affette da demenza e entro il 2050 ci sarà un incremento a 152 milioni. Le fasi più avanzate della malattia influenzano la vita di tutti i giorni e richiedono un supporto nelle funzioni quotidiane di base. [1]
Anche i gatti domestici, godendo di una migliore nutrizione e cure mediche veterinarie, hanno una qualità della vita che li porta a raggiungere età più longeve. Molti gatti anziani mostrano cambiamenti comportamentali che possono essere attribuiti a disfunzioni cognitive, simile alla malattia di Alzehimer.
Negli ultimi anni, diversi studi su animali hanno dimostrato che il cannabidiolo (CBD) ha proprietà neuroprotettive e blocca la morte dei neuroni prevenendo i deficit cognitivi dovuti all’Alzehimer.
Inoltre il CBD ha proprietà anti-infiammatorie, antiossidanti e stimola la neurogenesi. [2]
Altri studi preclinici, in vitro e in topi, hanno evidenziato un’attività specifica del CBD nell’attenuare la neurotossicità causata dall’accumulo della proteina β-amiloide, ed esplica la sua azione antinfiammatoria modulando l’attivazione delle cellule microgliali. [3]
Alla luce di queste premesse, gli autori suggeriscono di approfondire la ricerca clinica sul CBD e la disfunzione cognitiva felina sui gatti anziani domestici, affinché si accorcino i tempi per sviluppare un prodotto anche per la malattia umana. Senza tralasciare che verrebbero risparmiati numerosi animali da laboratorio, promuovendo il benessere animale. [4]
CANNABIS E GATTI: LE CONCLUSIONI
Il case study della Dott.ssa Battaglia e la review riportata mettono in evidenza il potenziale terapeutico della cannabis nei gatti ed in particolare nei soggetti anziani. Sono urgenti studi clinici per patologie gravi e invalidanti come quella descritta, per cui ad oggi non esistono terapie.
La ricerca sui cannabinoidi è una speranza concreta per limitare le sofferenze e migliorare la qualità della vita dei nostri amici a quattro zampe. Il CBD e la CM, sotto un adeguato controllo medico, sono terapie naturali sicure ed efficaci, con effetti indesiderati limitati e reversibili in poche ore.
REFERENZE:
1 Alzheimer’s Association (2019)
Alzheimer’s disease facts and figures.
Alzheimer’s Dement. 15(3):321–387
2 Esposito G. et al. (2011)
Cannabidiol reduces Aβ-induced neuroinflammation and promotes hippocampal neurogenesis through
PPARγ involvement.
PloS one. 6 3 Martín-Moreno et al. (2011)
Cannabidiol and other cannabinoids reduce microglial activation in vitro and in vivo: relevance to Alzheimer’s disease. Molecular Pharmacology. 79(6):964-973 4 Zadick- Wiss et al. (2020)
Feline cognitive dysfunction as a model for Alzheimer’s disease in the research of CBD as a potential treatment-a narrative review. Journal of Cannabis Research 17;2(1):43