4 minute read
Cooperativa In Cammino
Il diritto alla cura: esperienze di prossimità
La Cooperativa Sociale In Cammino, con sede a San Pellegrino
Advertisement
Terme, è impegnata da 28 anni a promuovere interventi in risposta ai bisogni espressi dalle persone che popolano la Valle Brembana. La vastità del territorio vallare, la bassissima densità di popolazione e l’elevato tasso di invecchiamento rappresentano gli aspetti di maggiore criticità che caratterizzano la Valle Brembana, composta da 37 comuni, di cui 20 concentrati nella parte alta. «Ci occupiamo di tutte le forme di bisogno e di svantaggio rilevate nell’incontro con le persone, le associazioni le istituzioni che la abitano. Il nostro essere impresa di comunità si concretizza nel dedicare le nostre risorse e i nostri talenti per far fronte alle fragilità che questo nostro territorio montano esprime quotidianamente» spiega Danila Beato, Presidente della cooperativa In cammino. «Per fare questo, negli anni, abbiamo lavorato per un abbassamento della soglia, offrendo ascolto non solo alle istituzioni e alle associazioni del territorio, ma oggi anche ai singoli cittadini che, portando i loro bisogni, sono stati capaci di condizionare il nostro sviluppo, arricchendo la Valle di opportunità residenziali a favore della fragilità abitativa».
Favorire la permanenza in Valle Brembana, cercando di arricchirla di opportunità e servizi che ne facilitino l’abitare, è da sempre uno degli obiettivi di In Cammino. Tra le azioni, in particolare, la salvaguardia della domiciliarità rappresenta da sempre un valore importante. «Per questo dal 2004, attraverso accreditamenti con Regione Lombardia, ci occupiamo di Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e di Cure Palliative (UCP-DOM), assistenza sanitaria e socio-assistenziale qualificata al domicilio del malato, garantendo il diritto alla cura a tutte le persone, anche quelle che risiedono nei luoghi più dispersi della Valle. Per In Cammino cura è centralità della persona e dei suoi diritti, supporto mirato al nucleo familiare, elevata professionalità degli operatori, lavoro di rete con i Servizi Sanitari del territorio, miglioramento della qualità della vita, anche attraverso un’educazione costante alla Prevenzione».
L’obiettivo delle Cure Domiciliari è promuovere interventi integrati, che garantiscano continuità assistenziale, grazie a un’equipe multidisciplinare composta da medici specialisti (responsabile sanitario, geriatra, fisiatra, medico palliatore), infermieri, fisioterapisti, psicologi, educatore professionale, assistente sociale, dietista e addetti all’assistenza (ASA e OSS). «L’integrazione dei diversi approcci professionali è un valore grande di questi Servizi, poiché mette al centro il paziente che viene curato, monitorato e osservato da diverse figure professionali in raccordo tra loro. La regia del percorso di cura è comunque sempre in capo al Medico di Base. ADI e UCP-DOM sono dedicate a tutte le persone che, per condizioni di svantaggio psico-fisico e patologico, sono impossibilitate a essere prese in carico da contesti sanitari
ambulatoriali o sono in dimissione da contesti ospedalieri o, per scelta, desiderano una gestione domiciliare del proprio fine vita. Ogni persona, rivolgendosi al proprio Medico di Base, può liberamente scegliere l’Ente Gestore attraverso il quale ricevere cure personalizzate: In Cammino da oltre 15 anni è tra le scelte possibili». Le Cure Domiciliari evitano al malato lo stress del cambiamento dell’ambiente di vita,
permettono a lui e alla famiglia di avere un ruolo attivo nel processo di cura, incidendo conseguentemente sul contenimento della spesa pubblica. Offrono inoltre la possibilità di prestazioni sanitarie estemporanee (prelievi, cambio catetere e clistere), come anche di prese in carico continuative legate a svariate patologie.
«C’è una speranza che nasce incontrando l’equipe che opera sui Servizi Domiciliari: motivazione, competenza, serietà, capacità di interagire con la Medicina di Territorio in modo sinergico, attenzione umana, etica deontologica. Sono questi gli ingredienti di una squadra giovane, che sfida la dispersione territoriale, curando le persone che abitano gli angoli più lontani della Valle Brembana. Fornire assistenza domiciliare significa permettere al paziente di continuare a vivere tra i propri ricordi e affetti, senza essere privato di un servizio di cure necessarie per la sua condizione di salute. Questo principio si basa sull’idea che la casa sia lo spazio di cura principale, nel quale il paziente può essere assistito dal personale medico, infermieristico, sanitario e assistenziale, continuando a vivere nel suo contesto di vita, giovando dei legami e delle relazioni che nutrono l’esistenza umana. “Processo di Cura” significa per noi considerare i Progetti di Vita di ciascuna persona in carico, supportandone le fragilità e valorizzandone le risorse, anche a livello territoriale. Mai come in questo periodo il nostro territorio ci chiede la responsabilità di una prossimità esercitata a più livelli: con una sanità che sappia tradurre in azioni le risposte ai bisogni, una comunità che sappia ascoltare, interpretare e chiedere risposte adeguate al tempo, ai cambiamenti della società. L’impoverimento del diritto alla cura si è reso ancora più evidente nel corso della pandemia, che ha svelato la fallacia delle architetture del sistema socio-assistenziale che per anni hanno accentrato le risposte, privando i territori di competenze e risorse. La sfida odierna è riscegliere di stare nei distretti fragili, nella consapevolezza che la povertà delle risorse e l’incremento del bisogno necessitano di responsabilità, intelligenza e cuore. Dedicarsi alla cura significa mettere al centro la persona, le sue relazioni, la sua vita, della quale la malattia rappresenta solo una parte» conclude la Presidente.