DAL TERRITORIO
IL LATO UMANO DELLA MEDICINA
Danze di sguardi Un libro racconta il drammatico viaggio di un medico dal tunnel della terapia intensiva fino al ritorno alla vita
∞ A CURA DI LELLA FONSECA
«Vicino a me gira la morte con la falce e sceglie chi portare con sé. Ora la vedo in faccia e la sento molto vicina» sono le parole che Riccardo Gotti scrive in un messaggio whatsapp alla moglie Alessandra dal suo letto dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII. È la metà di marzo 2020, all’esordio dello tsunami che colpirà il territorio bergamasco con tanta violenza. Riccardo inizia a percepire i sintomi del Covid e il 9 marzo si rivolge al Pronto Soccorso del “suo” ospedale, sì perché non è un semplice paziente, ma anche un medico, chirurgo vascolare, proprio dell’ospedale di Bergamo. Ha contratto l’infezione qualche giorno prima operando la gangrena di un paziente poi risultato positivo. Inizialmente è abbastanza tranquillo perché, come quasi tutti noi, in quella fase crede che la malattia si accanisca solo sugli anziani e sui fragili, mentre lui, under 50 e in ottima salute, dovrebbe superarla senza grandi rischi. Già nei primi giorni di ricovero purtroppo si rende conto che la realtà è un’altra: le sue condizioni peggiorano rapidamente, ha fame d’aria e gli viene prescritto il casco
della CPap, che però non basta e seguono la terapia sub-intensiva e poi quella intensiva. Intorno a Riccardo molti pazienti anziani e altri, anche più giovani di lui, soffrono lo stesso tipo di aggravamento e tanti, troppi, non ce la fanno, vengono portati via in un sacco verde chiuso da una zip, mentre si accresce la paura di chi resta in reparto. Nel primo periodo di ricovero mantiene il contatto con Alessandra e i loro quattro figli, tra i 12 e i 19 anni, attraverso il cellulare. A casa anche loro si ammalano di Covid e sono supportati da amici e vicini che provvedono ai bisogni essenziali. Alessandra è una donna forte ma il peso che deve portare non è solo quello della grave condizione del marito e la responsabilità di dare fiducia ai figli: anche suo padre si ammala e, spostato rapidamente da un ospedale all’altro, muore dopo pochi giorni in solitudine, la famiglia riceverà le sue ceneri nell’estate seguente, Riccardo ne avrà notizia solo molto tempo dopo. Vicino a lui ci sono i colleghi, alcuni dei quali sono anche cari amici, che seguono con trepida-
64 | Bergamo Salute | Novembre/Dicembre 2021
In questa rubrica gli operatori sanitari (medici, infermieri etc.) si raccontano, facendo conoscere oltre al loro lato professionale la loro attività di artisti, volontari, atleti... Vuoi raccontare la tua storia su Bergamo Salute?
Scrivici su facebook o redazione@bgsalute.it! zione le sue condizioni e cercano di non farsi influenzare dal vincolo umano con l’amico quando si trovano a prendere decisioni difficili sulle terapie da scegliere. Riccardo non migliora e a questo punto, in terapia intensiva, capisce l’importanza dello scambio di sguardi tra chi cura e il malato non in grado di comunicare se non attraverso gli occhi. Si arriva all’intubazione: il medico-paziente inizialmente chiede se si può evitare, il terrore di ad-