Bergamo Salute - 2024 - 80 - settembre/ottobre

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Sessuologia

SESSUALITÀ E SALUTE OGGI: UNO SPACCATO CHE FA RIFLETTERE

28

Psicologia

SINDROME DA RIENTRO, STRESS E BURNOUT: COME AFFRONTARE LA DEMOTIVAZIONE

36

Bambini “TRE SEMPLICI REGOLE PER SUPERARE IL PASSAGGIO ALLA SCUOLA PRIMARIA

51 Animali COME COMPORTARSI SE SI INCONTRA UN PET IN DIFFICOLTÀ

numero

) EDITORIALE

5 Benvenuto Settembre!

) SPECIALITÀ A-Z

6 Chirurgia Vascolare

Le sette regole salvacuore.

10 Radioterapia

Innovazione al servizio della radioterapia

12 Sessuologia

Sessualità e salute oggi

) PERSONAGGIO

18 Marcella Messina

) IN SALUTE

22 Stili di vita

Un autunno di buoni propositi. Come smettere di fumare?

24 Alimentazione

La dieta sostenibile

26 La riscoperta della zucca

) IN ARMONIA

28 Psicologia

Sindrome da rientro. stress e burnout: istruzioni per l’uso

32 Coppia

Maledetto tradimento

) IN FAMIGLIA

34 Dolce attesa

Ringiovanire dopo il parto?

Oggi si può

Anno 14 Settembre | Ottobre 2024

36 Bambini

Ormai sei grande.

Stai seduto composto!

38 Ragazzi

L’intelligenza artificiale tra i banchi di scuola

40 Anziani

La riabilitazione del pavimento pelvico

) IN FORMA

42 Fitness

Spopola la break dance

) RICETTA

48 Crema di cannellini con shiitake e chips alla zucca

) RUBRICHE

51 Animali

Trovatelli in strada? Che fare?

54 Altre terapie

Mens sana in corpore sano

) VIAGGI DELLA SALUTE

56 Vinoterapia, benefici a fior di pelle

) DAL TERRITORIO

58 Farmacie

Sindrome dell’occhio secco. Riconoscera e curarala

60 Terzo settore

Una Dolce Presenza per gli ospiti della RSA Piccinelli

62 News

65 Malattie rare

Displasia spondilo-epifisiaria congenita

66 Il lato umano della medicina

Cantante rock, medico di base e Cavaliere

68 Testimonianza

Albi ha coronato un sogno. Incontrare Papa Francesco

) STRUTTURE

70 Humanitas Medical Care

Bergamo

72 Casa Mia Verdello

) PROFESSIONI SANITARIE

74 Igienista dentale

) REALTÀ SALUTE

77 Ordine provinciale dei Fisioterapisti di Bergamo

79 Studio Grisa Plus

81 Podologo Bergamo

Allegato centrale: Amici di Bergamo Salute

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Benvenuto Settembre!

Cari lettori, settembre, un mese di transizione e di grandi aspettative, porta con sé la fine dell’estate e l’inizio di una nuova stagione. Le giornate si accorciano, le temperature si fanno più miti e le località di vacanza si svuotano lentamente. Tuttavia, questo periodo di cambiamento non è privo di sfide: il “ritorno alla normalità” può essere percepito come uno stress, un fenomeno ormai noto come “stress da rientro”.

Dopo settimane di relax e spensieratezza, il ritorno alla routine lavorativa, scolastica e familiare può apparire schiacciante. Le e-mail accumulatesi, le scadenze imminenti, le incombenze quotidiane che sembrano riprendere in un attimo il controllo della nostra vita, sono solo alcuni degli aspetti che - presi tutti insieme - possono contribuire a un senso di ansia e sopra azione. Tuttavia, è possibile trasformare questo momento in

un’opportunità di crescita personale e benessere.

Anche se il ritmo della vita sembra accelerare, dedicare qualche momento della giornata al relax e alla cura di sé può fare la di erenza. Che sia una passeggiata all’aria aperta, una sessione di yoga, o semplicemente la lettura di un buon libro, queste piccole pause permettono alla mente di ricaricarsi e di mantenere l’equilibrio. Senza dimenticare l’importanza di riprendere le buone abitudini alimentari, di idratarsi adeguatamente e di fare attività fisica regolare. Non solo, la fine dell’estate può essere un’ottima occasione per stabilire nuovi obiettivi: riorganizzare le proprie priorità, pianificare progetti entusiasmanti e abbracciare nuove abitudini salutari può rendere il rientro meno pesante e più stimolante. Infine, non sottovalutiamo il potere delle relazioni sociali. Condividere pensieri e preoccupazioni con amici

e familiari può alleviare la pressione e fornire supporto emotivo. A volte basta una chiacchierata con una persona cara per riportare tutto in prospettiva.

Con un po’ di cura verso il nostro benessere fisico e mentale, possiamo a rontare questa fase di ritorno alla routine con serenità! Settembre non è solo la fine dell’estate, ma anche l’inizio di qualcosa di nuovo. Buona lettura!

CLAUDIO

Le sette regole salvacuore

Pur essendo una tra le principali cause di morte, le malattie cardio-vascolari non sono inevitabili. Sebbene non sia possibile modificare alcuni fattori di rischio, quali la familiarità, il sesso o l’età, ci sono molti modi per ridurre il rischio di malattie cardio-vascolari, ad esempio seguendo uno stile di vita sano. Iniziamo con questi sette consigli per migliorare la vostra salute e la qualità della vostra vita.

NON FUMIAMO

Una delle cose migliori che possiamo fare per la nostra salute è smettere di fumare. Anche se non siamo fumatori, cerchiamo di evi-

tare il fumo passivo. Le sostanze chimiche contenute nel tabacco possono danneggiare il cuore e i vasi sanguigni. Il fumo di sigaretta riduce l’ossigenazione del sangue, aumenta la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca a aticando di fatto il cuore. C’è però una buona notizia: il rischio di malattie cardio-vascolari inizia a diminuire già un giorno dopo aver smesso. Dopo un anno senza sigarette, il rischio scende a circa la metà rispetto ad un fumatore. Indipendentemente dalla durata o dalla quantità di sigarette fumate, inizieremo a raccogliere i benefici non appena avremo abolito totalmente il fumo.

MUOVIAMOCI ALMENO

30-60 MINUTI AL GIORNO

L’attività fisica regolare aiuta a controllare il peso e riduce le probabilità di sviluppare condizioni che possono sottoporre a stress il cuore quali l’ipertensione, l’ipercolesterolemia, il diabete. In generale, gli obiettivi consigliati sono:

> 150 minuti alla settimana di esercizio aerobico moderato, come la camminata a passo sostenuto;

> 75 minuti alla settimana di attività aerobica vigorosa, come la corsa.

Se siamo fermi da un po’, potremo aver bisogno di lavorare gradualmente per raggiungere questi tra-

∞ A CURA DEL DOTT. LEONE LEONINO ALESSIO

guardi. Anche gli allenamenti più brevi o rono benefici per il cuore; quindi, anche se non riusciamo a rispettare queste linee guida, non rinunciamo a priori. Attività quali il giardinaggio, le pulizie domestiche, l’utilizzo delle scale invece dell’ascensore, le passeggiate con il cane sono importanti. Non è necessario fare esercizio fisico intenso per ottenere benefici ma è ovvio che si possono ottenere risultati migliori aumentando durata e frequenza degli allenamenti.

MANGIAMO SANO

Una dieta sana può contribuire a proteggere il cuore, migliorare la pressione sanguigna e i livelli di colesterolo e ridurre il rischio di diabete. Un piano alimentare sano per il cuore comprende frutta e verdura, legumi, carni magre e pe -

sce, latticini a basso contenuto di grassi, cereali integrali, grassi sani come l’olio d’oliva. Un esempio di piano alimentare ottimale per la salute del cuore è la dieta mediterranea. Va altresì limitata l’assunzione di sale, zucchero, alcool, grassi saturi come quelli presenti nella carne rossa, nei latticini, nei fritti.

MANTENIAMO

UN PESO EQUILIBRATO

Il sovrappeso aumenta il rischio di malattie cardio-vascolari e può portare a condizioni predisponenti quali, come già detto, l’ipertensione arteriosa, l’ipercolesterolemia, il diabete. L’indice di massa corporea (IMC) utilizza l’altezza e il peso per determinare se una persona è in sovrappeso o obesa. Un IMC pari o superiore a 25 è considerato indice di sovrappeso ed è gene-

DOTT. LEONINO ALESSIO LEONE

Specialista in Chirurgia Vascolare e Dirigente medico

Divisione di Chirurgia Vascolare dell’IRCCS Nuovo Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio, Milano

ralmente associato a un aumento delle malattie cardio-vascolari. Anche la circonferenza della vita può essere uno strumento utile per misurare il livello di sovrappeso: il rischio di malattie cardio-vasco -

lari è maggiore se la misura del girovita è superiore a 101,6 centimetri per gli uomini e 88,9 cm per le donne. Piccole perdite di peso possono apportare altrettanti benefici: ridurre il peso di appena il 3-5% può aiutare a diminuire i livelli di grassi nel sangue (colesterolo e trigliceridi) e ad abbassare la glicemia riducendo quindi il rischio di sviluppare il diabete. Perdere ancora più peso aiuta a ridurre la pressione sanguigna.

DORMIAMO BENE

Le persone che non dormono abbastanza hanno un rischio maggiore di obesità, pressione alta, infarto, diabete. La maggior parte delle persone hanno bisogno di dormire almeno sette ore per notte. Un sonno di qualità deve essere una delle priorità nella nostra vita. Stabiliamo un programma di sonno e rispettiamolo, andando a letto e svegliandoci agli stessi orari ogni giorno. Manteniamo la camera da letto buia e silenziosa, in modo da facilitare il sonno. Se ci sembra di aver dormito a sucienza ma siamo ancora stanchi durante il giorno, chiediamo al nostro medico curante se è necessario valutare la presenza di apnee

notturne, una condizione che può aumentare il rischio di malattie cardiovascolari. I segni dell’apnea notturna includono un forte russio, l’interruzione della respirazione per brevi periodi durante il sonno, il risveglio con respiro a annoso. I trattamenti per l’apnea notturna possono includere la perdita di peso o l’uso di dispositivi utili a mantenere aperte le vie aeree durante il sonno (CPAP).

GESTIAMO LO STRESS

Alcune persone a rontano lo stress in modi poco salutari, mangiando troppo, bevendo o fumando. Gestire lo stress praticando attività fisica, esercizi di rilassamento o meditazione, può contribuire a migliorare la salute.

SOTTOPONIAMOCI REGOLARMENTE

A CONTROLLI MEDICI

L’ipertensione e l’ipercolesterolemia possono danneggiare il cuore e i vasi sanguigni. Ma se non facciamo esami specifici probabilmente non sapremo mai se siamo a etti da queste patologie. Uno screening regolare è pertanto fondamentale per capire se dobbiamo prendere provvedimenti:

> pressione sanguigna: gli screening regolari della pressione sanguigna dovrebbero iniziare già in giovane età. A partire dai 18 anni, la pressione arteriosa dovrebbe essere misurata con regolarità;

> livelli di colesterolo: in genere, un soggetto adulto deve sottoporsi regolarmente alla misurazione del colesterolo nel sangue. Lo screening del colesterolo inizia solitamente a 20 anni, ma anche prima in presenza di altri fattori di rischio cardio-vascolare (es. familiarità);

> diabete: se si hanno fattori di rischio (es. sovrappeso o familiarità), il medico può consigliare uno screening precoce. In caso contrario, lo screening è consigliato a partire dai 45 anni di età.

Se si so re di una condizione clinica quale l’ipercolesterolemia, l’ipertensione arteriosa o il diabete, il Medico di Famiglia può prescrivere terapie specifiche cui associare cambiamenti dello stile di vita. Assicuriamoci di assumere meticolosamente i farmaci prescritti e di seguire uno stile di vita sano.

Innovazione al servizio della radioterapia

∞ A CURA DI IVANA GALESSI

L’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo si conferma un punto di riferimento regionale nell’ambito della cura oncologica con l’attivazione di un nuovo acceleratore lineare di ultima generazione, il Truebeam HD.

Entrato in funzione il 17 giugno 2024, il Truebeam HD è un notevole passo avanti per il reparto di Radioterapia dell’ospedale, arricchendone la dotazione tecnologica già all’avanguardia. L’acquisto del Truebeam HD è stato reso possibile grazie ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), a dimostrazione dell’importanza strategica attribuita dal governo italiano al potenziamento delle infrastrutture sanitarie. La nuova apparecchiatura si a anca a un acceleratore “gemello” installato nel 2020, grazie a un finanziamento della Regione Lombardia, portando a tre il numero totale di LINAC (acceleratori lineari) in dotazione al reparto.

PRECISIONE ED EFFICIENZA: I VANTAGGI DELLE NUOVE

TECNOLOGIE

PER LA RADIONCOLOGIA

L’adozione di queste tecnologie avanzate è cruciale in un contesto sanitario come quello attuale, in cui la domanda di trattamenti radioterapici è in costante crescita. Secondo i dati più recenti, il numero di pazienti oncologici che necessitano di radioterapia è in aumento in tutta Europa, con una richiesta che si prevede continuerà a crescere nei prossimi anni. Questo trend è confermato anche dai numeri registrati dal Papa Giovanni XXIII: solo nel 2023, circa 1800 nuovi pazienti sono stati sottoposti a una prima valutazione radioterapica, con oltre 1300 di essi che hanno proseguito con un ciclo completo di trattamento. L’introduzione del Truebeam HD permetterà all’ospedale di rispon-

dere in modo ancora più e cace a questa crescente necessità, migliorando la qualità del servizio o erto ai pazienti e riducendo i tempi di attesa.

L’INNOVAZIONE PER LA RADIOTERAPIA

Il Truebeam HD rappresenta il culmine della tecnologia radioterapica moderna, o rendo numerosi vantaggi sia per i pazienti che per i medici. La caratteristica principale di questo acceleratore lineare è la sua capacità di erogare radiazioni ionizzanti con una precisione senza precedenti, concentrando la dose terapeutica direttamente sul tumore e minimizzando l’esposizione dei tessuti sani circostanti. Questo è un aspetto cruciale nella radioterapia, dove l’obiettivo è colpire con precisione la massa

tumorale senza danneggiare i tessuti circostanti, riducendo così gli e etti collaterali e migliorando la qualità di vita dei pazienti. La tecnologia avanzata del Truebeam HD consente inoltre di ridurre il numero di sedute necessarie, poiché è in grado di somministrare una dose maggiore di radiazioni in un singolo trattamento. Ciò significa meno accessi in ospedale per i pazienti, con un conseguente minor impatto sulla loro routine quotidiana. Questa rapidità e precisione dei trattamenti non solo migliorano l’esperienza del paziente, ma permettono anche ai radioterapisti di ottimizzare i tempi delle agende, concentrando i trattamenti in poche sedute o, in alcuni casi, in una sola. Un altro vantaggio significativo o erto dal Truebeam HD è la possibilità di estendere l’utilizzo della radioterapia stereotassica. Questa tecnica radioterapica, altamente precisa, è particolarmente indicata per il trattamento di tumori di piccole dimensioni o localizzati in zone delicate del corpo, come il cervello o il polmone. La stereotassia consente di colpire il tumore con fasci di radiazioni estremamente precisi, riducendo al minimo i danni ai tessuti circostanti e migliorando le possibilità di successo del trattamento.

UN IMPEGNO CONDIVISO

L’installazione e l’attivazione del nuovo acceleratore lineare sono state il frutto di un lavoro di squadra che ha coinvolto numerosi professionisti dell’ospedale. “L’attivazione del nuovo acceleratore lineare Truebeam HD rappresenta un traguardo importante per la Radioterapia del Papa Giovanni XXIII ”, ha dichiarato Maurizio Portaluri, Direttore della Radioterapia che ha voluto esprimere la sua gratitudine anche verso tutti i professionisti coinvolti, compresi i radioterapisti, i fisici sanitari, le direzioni sanitarie e amministrative, l’ingegneria clinica e l’u cio tecnico dell’ospedale: “Grazie al loro impegno congiunto si è ridotto al minimo il disagio per i pazienti in questi mesi di lavori necessari per l’installazione della nuova macchina. Con le tre apparecchiature pienamente operative, l’o erta di radioterapia ai malati che si a dano alle cure multidisciplinari delle diverse équipe oncoematologiche si arricchisce di un’altra tecnologia di alta precisione. Anche i tempi di risposta alla crescente domanda di radioterapia potranno ulteriormente accorciarsi ”. La collaborazione tra i diversi reparti dell’ospedale ha permesso di superare le sfide tecniche legate all’installazione del nuovo acce-

leratore e di mettere rapidamente a disposizione dei pazienti questa nuova tecnologia. Con le tre apparecchiature ora pienamente operative, l’o erta di radioterapia del Papa Giovanni XXIII si arricchisce ulteriormente, permettendo di rispondere in maniera ancora più e cace e tempestiva alla crescente domanda di cure radioterapiche. “L’investimento in questa nuova apparecchiatura - ha sottolineato infine il Direttore Generale Francesco Locati - consentirà di aumentare la capacità di trattamento, di ridurre i tempi di attesa per i pazienti e di o rire loro terapie ancora più personalizzate e mirate. La tecnologia rappresenta sempre più un elemento fondamentale anche in campo sanitario: per questo siamo determinati a mantenere la dotazione tecnologica del Papa Giovanni XXIII costantemente all’avanguardia, per garantire ai nostri pazienti le migliori cure possibili ”. ORTOPEDIA TECNICA

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Sessualità e salute oggi

Mancanza di intimità, scarso uso del profilattico, menopausa precoce… I dati del Congresso Europeo di Sessuologia rendono uno spaccato che fa molto riflettere

La World Association for Sexual Health (WAS) ha concluso i lavori del Congresso Europeo di Sessuologia che si è tenuto a Bologna alla fine del mese di maggio 2024. Più di 500 partecipanti hanno portato ricerche e studi specifici sulla Sessualità degli adolescenti, degli adulti (dai 20 ai 90 anni), degli anziani, senza dimenticare la sessualità dopo una chirurgia neoplastica o la chirurgia andrologica e gli impianti di protesi peniene: una vasta carrellata di esperienze europee che fanno riflettere non poco. I giovani adolescenti, ad esempio, se da un lato vivono la sessualità come “prestazione” con scarsa o immatura complicità a ettiva, dall’altro lamentano un’assenza del desiderio

sessuale o un desiderio fluttuante e non permanente (Congresso Società Italiana di Sessuologia –SIA- Palermo, giugno 2024). Le ragazze che a eriscono al nostro Centro di Medicina Sessuale IRCCS San Ra aele, a Milano, denunciano dolore alla penetrazione (vaginismo) o di coltà nell’eccitazione (anorgasmia) per inesperienza e timore di sentire dolore.

ANCORA SCARSO

L’USO DEL PROFILATTICO

Dall’Osservatorio Giovani e sessualità, realizzato ogni anno da Durex su un campione di 15.000 giovani tra gli 11 e i 24 anni, emerge che nel 2023 solo il 43% ha dichiarato di usare regolarmente il preservativo, contro

il 57% del 2019. Le motivazioni rimandano per lo più all’idea che introdurre il profilattico durante il rapporto sessuale renda la prestazione meno virile. Mentre il 28% dei ragazzi mostra reticenza verso il profilattico “perché interrompe la prestazione”, e il 21% ha di coltà a parlare dell’argomento con la partner. Si stima che tra gli 11 e i 13 anni si cerchi il primo rapporto sessuale con una scarsa conoscenza sulla prevenzione. Se poi aggiungiamo l’uso indiscriminato di alcol e droghe di varia entità, il quadro mostra giovani disorientati e inconsapevoli anche della più minima norma di prevenzione. Quanti giovani adolescenti nella pubertà sanno praticare l’autopalpazione del testicolo, prima neoplasia giovanile.

∞ A CURA DELLA DOTT. SSA ELENA VITTORIA LONGHI

Forse nemmeno gli specialisti osano parlarne ai ragazzi e ai genitori, mentre le ragazze, al primo menarca, viene spesso insegnata l’autopalpazione della mammella.

È FONDAMENTALE PARLARNE

Gran parte della letteratura scientifica propone linee guida di prevenzione e di anamnesi sessuologica per aprire un dialogo neutro e non giudicante. La reticenza degli Specialisti a parlarne con i propri pazienti nascerebbe dall’imbarazzo e dalla scarsa preparazione in tal senso, eccetto gli addetti ai lavori: ginecologi, andrologi, urologi, endocrinologi. Non è un caso che la figura del Sessuologo sia uno Specialista di seconda consultazione. Nonostante si siano fatti passi molto avanti l’uso della pornografia è dilagante a tutte le età. La dipendenza da essa conduce non a caso a disfunzione erettile, disfunzione ejaculatoria (precoce o assente) e a pregiudizi di una sessualità puramente genitale. Molte ragazze e donne si annoiano nei preliminari e, al pari di certe scenografie cinematografiche, desiderano esclusivamente coito e penetrazione. Molte persone ignorano, per mancanza di un’educazione sessuale in divenire, che ad esempio la risposta sessuale maschile cambi dopo i 35 anni. Si avvicina notevolmente all’intimità femminile.

DOTT. SSA ELENA VITTORIA LONGHI

specialista in Sessuologia, Terapia della Famiglia e Psiconcologia

Centro di Medicina Sessuale, IRCCS San Raffaele e Università Vita & Salute, Milano

Il tatto anche per l’uomo diventa il primo senso di eccitazione durante i preliminari. Preliminari su tutto il corpo escludendo le parti genitali: perché il flusso sanguigno richiede più tempo per riempire il membro maschile e il tempo dell’erezione si abbrevia. Non certo per vecchiaia, ma perché un uomo dopo i 35 anni ha sicuramente acquisito un’esperienza su ciente e desideri giocare più che avere un’erezione massima. Ma, al di là di tutto, il pregiudizio rimane: in uomini e donne. In molte coppie il gioco è assente o spesso superato, escluso. O finalizzato ad una gravidanza: vuoi perchè gli amici hanno già figli vuoi perchè la famiglie d’origine desiderano un nipote. C’è anche da dire che non sempre le tappe

femminili si adeguano alla qualità di vità ulteriormente migliorata in questi ultimi anni. Sempre più ginecologi incontrano pazienti tra i 30 e i 40 anni, che riscontrano una menopausa precoce e così gli andrologi denunciano sempre più partner oligospermici (con sperma scarsamente fertili).

L A COMPLESSITÀ SESSUALE

COMPRENDE ANCHE

L’ORIENTAMENTO SESSUALE

Nei giovani, ad esempio, la mancanza di una forma di attrazione sessuale prevalente verso l’altro sesso e/o lo stesso sesso, induce molti di loro a parlarne con i genitori o con il medico di famiglia o in Centri dedicati all’educazione Sessuale per gli adolescenti. In questi e in tutti i casi ogni paziente ha diritto ad un progetto clinico individualizzato per acquisire consapevolezza di sé, su misura, in un lavoro di equipe fra Specialisti dove l’individuo è per lo più un terapeuta inconsapevole e non un paziente come tanti. C’è ancora da sottolinare che un uomo incontra un andrologo dopo i 40 anni, in caso di sintomi e disfunzioni sessuali. La prevenzione richiede ancora un lungo ed intenso lavoro nelle scuole, nei centri sportivi, nei luoghi di riunione sociale, presso il Medico di Famiglia. Il che porta a vivere lo Specialista

non solo perchè costretti da un sintomo e con una buona dose di preoccupazione. La prevenzione dovrebbe essere una forma di autocultura che comprende la salute fisica, psicologica, sociale, relazionale dell’individuo, come dichiara L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).

COSA È SUCCESSO

DOPO IL COVID

IL COVID 19 SARS è stato un elemento condizionante la sessualità in genere. Nelle coppie, non abituate a condividere la quotidianità, il desiderio sessuale si è per lo più a evolito. Gli individui con orientamento omosessuale, non potendo accedere ai Centri Sanitari Specifici per via della pandemia, hanno frequentato solo persone conosciute ed è venuta meno una parte importante dell’erotismo occasionale. Il 14 settembre 2024 si celebrerà la giornata del Benessere Sessuale sostenuto dalla World Association for Sexual Health (Was). Un appunta-

mento importante per tutti, individui, Specialisti, famiglie, coppie e mezzi di comunicazione. Spesso si confonde il benessere sessuale con la prestazione. Questa tendenza oggi può essere migliorata con una maggiore consapevolezza del rapporto con il proprio corpo, con una migliore interazione con il mondo esterno, con un’attenzione alla prevenzione non solo fisica ma anche psicologica. Ogni sbalzo di umore, di desiderio sessuale, di dipendenza alimentare, alcolica, etc è un modo per comunicare con noi stessi e rivedere la qualità di vita quotidiana. Non perchè sbagliamo ma perchè l’abitudine ci porta a di dare del cambiamento. Anche questi segnali possono essere un’invito a rivedere le nostre scelte in termini di salute, estetica, piacere. Riferirsi ad uno Specialista richiede un centimetro di coraggio sopra la paura, ma superato questo momento, potremmo vederci e sentirci meglio di quanto avessimo pensato.

L’OBIETTIVO DELL’EDUCAZIONE

L’obiettivo dell’educazione sessuale è consentire ai giovani di acquisire conoscenze, atteggiamenti, competenze e valori per fare scelte appropriate nel loro comportamento sessuale e quindi sperimentare una vita sessuale sana e appropriata all’età. Ciò dovrebbe impedire loro di contrarre o trasmettere infezioni sessualmente trasmissibili, incluso il virus dell’immunodeficienza umana, di causare o subire gravidanze indesiderate e di essere autori o vittime di violenza. Dovrebbe migliorare la comprensione e rispettare la diversità, contribuendo così a una società migliore. L’educazione sessuale in quanto tale è stata ampiamente riconosciuta come essenziale per la salute sessuale, ma il contenuto e i principi che costituiscono la base di questa educazione sono cambiati nel tempo e di eriscono ampiamente tra i paesi d’Europa.

Il Metodo Vitali si caratterizza da un team di specialisti che opera con l’obiettivo di riportare il paziente al benessere psichico, fisico ed emotivo con un approccio di medicina funzionale integrata.

Ora parliamo di intergenerazionalità e interconnessione

∞ A CURA DI CLAUDIO GUALDI

“E’ importante agire in modo trasversale, connettendo persone e ambiti di azione diversi”, dichiara Marcella Messina, appena rieletta

Assessora alle Politiche Sociali, Longevità, Salute e Sport, che racconta a Bergamo Salute obiettivi e sfide del suo nuovo mandato. Tra le priorità, promozione dei quartieri e cittadinanza attiva

Assessora Marcella Messina, è al suo secondo mandato con delega alle Politiche Sociali per il Comune di Bergamo, alla quale si sono aggiunte Longevità, Salute e Sport. Quali sono i risultati di cui è più soddisfatta, da cui ripartire?

Mi piace pensare in una prospettiva di continuità, in quanto soprattutto le politiche sociali e la salute sono temi che necessitano di tempo per essere appresi, compresi e fatti propri. Allo stesso modo, uno dei punti chiave su cui

ho voluto puntare è l’innovazione, con l’obiettivo di costruire progettualità e interventi che non siano “calati dall’alto”, ma che coinvolgano e valorizzino tutti i talenti che la comunità mette a disposizione ogni giorno. Con talenti intendo la cittadinanza attiva, persone che possano fare sistema, costruire collaborazioni fattive anche con il mondo profit, che è una risorsa importante per le istituzioni pubbliche. Questo è sempre stato il mio mantra, ma non si può dimenticare che gli anni scorsi

sono stati segnati profondamente dalla pandemia. Sia il lavoro fatto durante i mesi più di cili, sia quello avviato nel periodo subito successivo è stato chiaro: organizzazione di tamponi, test, attivazione di gruppi di volontari, fino ad arrivare alla rinascita del nostro comune. Senza mai dimenticare gli anziani…

Gli anziani sono stati i più colpiti dalla pandemia e dai suoi e etti…

È vero, sono stati i più colpiti, ma al tempo stesso abbiamo riscoperto

il concetto dell’invecchiamento attivo, ragionando sulla longevità. Questo concetto è sempre stato al centro delle mie politiche sociali, non solo per il trend demografico a cui Bergamo non si sottrae, ma per combattere l’idea di invecchiamento come decadimento cognitivo e fatica (ageismo) e promuovere un’idea di longevità che ci aiuti ad accompagnare gli anziani nel tempo, sperimentando attività sempre nuove. Spesso vediamo l’invecchiamento come una malattia, un qualcosa che “accade” di punto in bianco, ma se viene programmato e lo viviamo come possibilità di un futuro positivo, la prospettiva cambia molto. Oggi abbiamo una grande possibilità nell’allungamento della vita, che possiamo qualificare in meglio, anche dal punto di vista professionale, perché no!

Quali sono i suoi obiettivi per i prossimi cinque anni? Sicuramente punteremo a valorizzare le potenzialità che tutte le persone mettono a disposizione. Ad esempio, nei quartieri abbiamo iniziato a rinominare i cosiddetti centri anziani, o centri per la terza età, in centri per tutte le età e li abbiamo trasformati in APS, ovvero Associazioni di Promozione Sociale. Non solo, il presidente è una persona over 65 che si occupa della gestione e dell’organizzazione del centro, attraverso cui si

promuove lo sviluppo del quartiere. Questo vuol dire parlare alla cultura, all’ambiente, allo sport, è un qualcosa che si integra nelle possibilità di azione e rappresenta una modalità diversa dello stare insieme che oggi viene molto apprezzata. Ci sono sicuramente anziani fragili, ma i cosiddetti “giovani anziani” oggi vogliono spendere il proprio tempo per un arricchimento personale e culturale. Questo è uno dei punti su cui ho sempre insistito e sul quale

continuerò a puntare in questo mandato. E questo ci porta inevitabilmente al tema molto sentito, ma sempre poco sfruttato, dell’intergenerazionalità.

Secondo l’approccio alla salute “ONE Health”, il nostro benessere non può prescindere dalla salubrità dell’ambiente. Come si muoverà Bergamo in questo senso?

Ci sono molte iniziative in programma, tra cui il Progetto eu-

ropeo Interreg, che si occupa di mappare i servizi sociali attraverso la mobilità sostenibile, per dirci quanto il tema sociale e ambientale siano interconnessi. Se pensiamo alle politiche sociali o alla salute, è fondamentale agire in chiave trasversale. Per fare un esempio pratico, non possiamo più pensare che la salute di un albero, ad esempio, sia solo un problema di verde. L’importante è pensare in ottica di bene comune, quindi lavorare con linguaggio trasversale e renderci conto che i temi del sociale non sono appannaggio solo delle politiche sociali. Quando la persona viene presa in carico, il nostro obiettivo è quello di fidelizzare il suo rapporto con le politiche sociali a tutto tondo, allargando la prospettiva per comprendere le esigenze.

Secondo Caritas, negli ultimi anni, in città, si è registrato un significativo aumento di situazioni di grave povertà per uomini e donne di giovane età. Quali sono le iniziative del Comune per promuovere l’inclusione sociale? Per noi questo è un tema centrale: prima si lavora sulla povertà, meno rischiamo di scivolare nella marginalità. In questo senso, il nostro impegno è quello di continuare a lavorare per l’integrazione tra servizi sanitari e sociali, come

SERD, CPS, ecc. e o rire alternative, come casa e lavoro, che sono fondamentali per il recupero, specialmente di persone che hanno avuto esperienze in carcere, o di dipendenza da alcol e/o sostanze. Abbiamo quindi potenziato i progetti di housing first a nché queste persone possano prendersi cura di una casa e - di riflessodi se stessi. L’obiettivo finale è quello di accompagnarli verso l’emancipazione, ma è chiaro che deve essere coinvolto tutto il sistema, altrimenti il progetto è destinato al fallimento.

Una delle sue nuove deleghe è quella allo Sport. Lei ne pratica? Sono figlia unica, quindi per me lo sport ha sempre rappresentato un fattore di compagnia, un elemento di relazione per conoscere nuove persone. Ho praticato pallavolo, quindi è subentrato anche l’elemento di squadra. Non dimentichiamo che, oltre agli sport più conosciuti, ci sono anche sport minori e forse non così “eclatanti” a livello comunicativo, ma che sono altrettanto importanti, come gli scacchi. Il panel è molto ampio e comprende tantissimi aspetti. Lo sport si lega inevitabilmente al tema dell’intergenerazionalità e del benessere - pensiamo allo yoga, alla ginnastica dolce che vanno in questa direzione - ma ha anche un risvolto educativo.

Ho un figlio che fa calcio, e frequenta le polisportive di quartiere (ASD) che svolgono un ruolo cruciale da questo punto di vista. Nel nostro programma, abbiamo intenzione di attivare un fondo ad integrazione di quanto previsto da Regione Lombardia per garantire l’accessibilità allo sport.

La digitalizzazione

dei servizi sanitari sta avanzando rapidamente. Quali sono le opportunità per migliorare i servizi di assistenza ai cittadini?

Le opportunità sono innumerevoli, ma non dipende solo da noi perché si tratta di sistemi regionali o addirittura statali. Con il PNRR, però, questo tema è diventato molto importante. Spesso gli operatori del mondo sociale non necessariamente hanno sempre competenze digitali, per cui spingere su questo aspetto è importante. Il PNRR ci ha aiutato ad attivare quattro appartamenti per la disabilità dotati di dispositivi di domotica, un polo per i servizi di quartiere presso l’ex complesso del Sacro Cuore, la struttura di Cascina Ponchia dove abbiamo avviato un co-housing sempre dotato di domotica, per ragazzi a etti da autismo, e tanti altri progetti che abbiamo in programma. Questa è la direzione, ma va sostenuta.

Equilibrio vita privata-lavoro: il tema cruciale di questi anni. Con un ruolo così impegnativo, come concilia i due aspetti?

Cammino molto e mentre cammino penso! Mi piace passeggiare, sia nei parchi sia per strada e per spostarmi in città non utilizzo mai l’auto. Mi piace molto anche passare del tempo di qualità con la mia famiglia e i miei amici, dandomi degli obiettivi… Purtroppo lavorando molto, il tempo non è mai su ciente, ma cerco di sfruttarlo al meglio!

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Un autunno di buoni propositi: come smettere di fumare?

Abbandonare il vizio della sigaretta, per avere miglioramenti significativi della salute, ridurre il rischio di malattie e aumentare la qualità della vita

La fine delle vacanze estive e il ritorno alle routine quotidiane, è spesso visto come un momento per nuovi inizi e buoni propositi. Tra questi, uno dei più di usi è il desiderio di smettere di fumare. Abbandonare questa abitudine non è facile, ma i vantaggi sono enormi: miglioramenti significativi della salute, riduzione del

rischio di malattie e un aumento della qualità della vita. Attualmente, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, un italiano su quattro fuma. Se sei uno di loro, esploriamo in questo articolo i vari metodi per smettere di fumare, i benefici legati all’abbandono del fumo e risponde alla domanda se sia meglio smettere di colpo o gradualmente.

I vantaggi non sono solo fisici Smettere di fumare apporta numerosi benefici per la salute. Già dopo pochi giorni senza sigarette, la pressione sanguigna e il battito cardiaco si normalizzano, migliorando la circolazione. Gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno a ermato che dopo un anno, il rischio di malattie

cardiovascolari si riduce del 50%, e dopo 10-15 anni, il rischio di sviluppare cancro ai polmoni si avvicina a quello di una persona che non ha mai fumato. Nell’UE, infatti, circa il 50% dei fumatori muore prematuramente, con conseguente perdita media di 14 anni di vita per fumatore. Il consumo di tabacco è la principale causa di cancro prevenibile, con il 27% di tutti i tumori attribuiti al consumo di tabacco. Oltre ai benefici fisici, ci sono anche notevoli vantaggi psicologici ed economici. Smettere di fumare può migliorare l’umore e ridurre i livelli di stress: molti fumatori riferiscono di sentirsi più energici e di avere un senso di realizzazione personale dopo aver smesso. Dal punto di vista econo-

mico, eliminare l’acquisto di sigarette può portare a un risparmio significativo. Un fumatore medio spende centinaia di euro all’anno in tabacco, soldi che potrebbero essere utilizzati per altre esigenze o piaceri della vita.

I metodi per smettere di fumare Esistono vari metodi per smettere di fumare, ognuno con i propri vantaggi e sfide. I cerotti, le gomme da masticare e gli spray alla nicotina sono strumenti comuni per gestire i sintomi di astinenza, fornendo una dose controllata di nicotina senza le sostanze tossiche presenti nel tabacco. Questi sostituti aiutano a ridurre gradualmente la dipendenza fisica, permettendo al corpo di adattarsi lentamente alla mancanza di nicotina. Esistono anche alcuni farmaci su prescrizione che possono aiutare a ridurre il desiderio di nicotina e i sintomi di astinenza, ma è bene sempre consultare il proprio medico per valutare la strada più idonea. Oltre ai trattamenti più “tradizionali”, non dimentichiamo

che anche consulenze, gruppi di supporto e terapie comportamentali sono strumenti e caci per aiutare i fumatori a gestire le abitudini legate al fumo e i trigger psicologici. La motivazione e il supporto sociale sono cruciali per il successo a lungo termine.

Smettere di colpo o gradualmente?

La scelta tra smettere di colpo o gradualmente dipende dalle preferenze individuali e dalla situazione personale. Smettere di colpo, attività nota anche come “cold turkey ”, spesso risulta molto di cile a causa dell’intensità dei sintomi di astinenza. Questo approccio richiede una grande forza di volontà e spesso è più e cace se combinato con un forte supporto psicologico e sociale. Al contrario, ridurre gradualmente la quantità di sigarette può rendere il processo meno traumatico e più gestibile, ma richiede una forte autodisciplina per evitare ricadute. Alcuni studi suggeriscono che ridurre gradualmente può essere altret-

tanto e cace quanto smettere di colpo, a patto che il fumatore mantenga una forte motivazione e utilizzi una serie di strategie di supporto adeguate.

Una chiave vincente

La combinazione di sostituti della nicotina, farmaci, forza di volontà e supporto psicologico rappresenta il metodo più e cace per smettere di fumare. La scelta tra smettere di colpo o gradualmente dipende dalle caratteristiche individuali e dalla capacità di gestire i sintomi di astinenza, ma la chiave del successo è trovare il metodo più adatto a sé stessi e non esitare a cercare supporto professionale. La lotta contro il tabagismo è una battaglia continua che richiede impegno e determinazione. Tuttavia, i benefici di smettere di fumare sono inestimabili, non solo per la propria salute, ma anche per la salute dei propri cari e per la società nel suo complesso. Ogni piccolo passo verso l’abbandono del fumo è un passo verso una vita più lunga, più sana e più felice.

La dieta sostenibile

I consigli per un regime alimentare che fa bene alla salute e al Pianeta

Quest’anno l’Earth Overshoot Day, il giorno del debito ecologico del pianeta, ovvero il giorno in cui l’umanità ha interamente consumato le risorse rinnovabili che la Terra è in grado di rigenerare, è scattato il 1 agosto 2024. Nei Paesi occidentali con consumi più alti, è avvenuto molto prima. In Italia, per esempio, già il 19 maggio 2024 avevamo consumato le risorse naturali sostenibili. Questo significa che se tutti consumassero come gli italiani, servirebbe un pianeta quattro volte più grande. L’utilizzo di risorse, dunque, supera la capacità della Terra di rigenerarne e questo deficit ecologico dipende dai nostri comportamenti e abitudini. Siamo sempre più consapevoli che la nostra salute non può prescindere da quella del pianeta, ma a questa consapevolezza non sempre segue un comportamento adeguato e in tutto questo, il nostro regime alimentare ha un’importanza fondamentale.

Che significa alimentazione sostenibile? Sostanzialmente, per alimenta-

zione sostenibile si intende un modello alimentare, che prevede bassi consumi idrici, bassi consumi di suolo e basse emissioni di CO2 in proporzione alle calorie e ai nutrienti che ci fornisce. Molteplici sono i fattori universalmente riconosciuti, nell’impatto del nostro attuale sistema alimentare sull’ambiente: consumo e inquinamento idrico, deforestazione, sfruttamento intensivo dei terreni, elevata emissione di gas serra nell’ambiente. I regimi alimentari a maggiore impatto sul pianeta sono quelli iperproteici, spesso adottati sulla scia di mode alimentari o proposti come diete dimagranti, e non per motivi legati alla salute. Al contrario, adottare modelli sostenibili può migliorare il nostro benessere e impattare molto di meno sul pianeta. L’ideale è rappresentato dalla nostra dieta mediterranea e dalla sua piramide alimentare, raccomandata per la nostra salute e per quella del pianeta, che prevede un consumo più ampio di alimenti a base vegetale, ricchi di cereali, frutta, verdura e legumi (alla base della piramide) e ridotto consumo di

carne, pesce, uova, latticini (in cima alla piramide).

Cosa si può fare?

Un’alimentazione varia ed equilibrata, ricca di frutta, verdura e cereali integrali, è fondamentale per prevenire molte malattie croniche, riduce l’impronta ecologica e contribuisce a preservare le risorse del pianeta per le future generazioni. Ognuno di noi può fare la propria parte. Iniziando a seguire queste cinque semplici regole, possiamo contribuire a costruire un futuro più sano e sostenibile per tutti.

> Privilegiamo alimenti locali e di stagione. Si riduce l’impatto ambientale legato al trasporto, si sostiene l’economia locale e si garantisce una maggiore freschezza dei nutrienti. Consultiamo i calendari di frutta e verdura di stagione, visitiamo i mercati locali e acquistiamo direttamente dai produttori. > Riduciamo il consumo di carne. L’allevamento intensivo è una delle principali cause di emissioni di gas serra e ha un elevato impatto sul consumo di acqua e di suolo. Introduciamo

∞ A CURA DI SARA CARRARA

gradualmente più proteine vegetali nella dieta (legumi, tofu) e consumiamo la carne rossa con molta moderazione, preferibilmente allevata al pascolo.

> Limitiamo gli sprechi alimentari. Lo spreco alimentare contribuisce al riscaldamento globale e al consumo di risorse preziose come acqua e terra. Pianifichiamo i pasti, conserviamo correttamente gli alimenti, utilizziamo gli avanzi in modo creativo e informiamoci sulle iniziative locali contro lo spreco alimentare.

> Scegliamo prodotti con poco imballaggio. Riduciamo la produzione di rifiuti e l’inquinamento da plastica. No

alle confezioni monodose. Se possibile, acquistiamo prodotti sfusi, usiamo borse riutilizzabili e preferiamo imballaggi biodegradabili o riciclabili. Scegliamo le borracce al posto della plastica usa e getta.

> Scegliamo alimenti biologici o da piccoli produttori. Spenderemo leggermente di più, ma si tratta di un investimento in termini di salute personale e globale. L’agricoltura biologica ha un minore impatto sull’ambiente, protegge la biodiversità e non utilizza pesticidi dannosi per la salute e l’ecosistema.

E la generazione Zeta?

In sintesi, essere sostenibili e sani

significa recupero delle nostre tradizioni locali, della propria cultura agricola e alimentare. Valorizziamo i cibi poveri e gli ingredienti locali, al contrario di quelli processati industrialmente. In particolare, la cultura alimentare tradizionale italiana segue i principi della biodiversità e adotta comportamenti virtuosi. Le nostre nuove generazioni si mostrano sensibili all’argomento, molto di più delle precedenti, con rinnovata attenzione per la sostenibilità alimentare e alle sue conseguenze sul corpo. La generazione Zeta è una generazione più aperta, perché si trova dentro il problema e per questo si sente chiamata in causa. E se cambiano le nostre abitudini, cambierà anche il mercato.

La riscoperta della zucca

Versatile in cucina, è apprezzata dagli chef stellati e amata dai nutrizionisti per i suoi benefici sulla salute

La zucca, con una storia che risale a migliaia di anni fa, è originaria delle Americhe. Inizialmente coltivata per i suoi semi nutrienti e per la polpa, è una delle prime piante domesticate dalle popolazioni indigene sudamericane. I primi reperti archeologici di semi di zucca sono stati trovati in Messico e risalgono al periodo compreso tra il 7000 e il 5500 a.C. Durante l’epoca della colonizzazione, la zucca fu introdotta in Europa e in altre parti del mondo, diventando un ingrediente fondamentale in molte cucine tradizionali.

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I SUOI BENEFICI

Oggi la zucca è apprezzata non solo per il suo sapore e la sua versatilità culinaria, ma anche per i numerosi benefici nutrizionali che o re. È ricca di vitamine, minerali e antiossidanti, che o rono una varietà di e etti positivi per il corpo e di nutrienti: la zucca, infatti, è una buona fonte di vitamine A, C, E e del gruppo B, oltre a minerali come potassio, magnesio e ferro. I carotenoidi come il beta-carotene aiutano a proteggere le cellule dai danni dei radicali liberi, riducendo il rischio di malattie croniche. Le vitamine A e C sono fondamentali per il corretto funzionamento del sistema immunitario, aiutando a combattere infezioni e malattie. Non solo, la vitamina A è essenziale per la salute degli occhi e può contribuire a prevenire problemi di vista legati all’età, come la degenerazione maculare. Mantiene la salute della pelle e ritarda l’invecchiamento grazie agli antiossidanti e alle vitamine.

IL BUONO DELLE FIBRE

L’alto contenuto di fibre nella zucca favorisce una buona digestione e aiuta a mantenere un intestino sano, prevenendo la stitichezza.

Attenzione a non eccedere, però. Un consumo eccessivo potrebbe causare gonfiore o gas in alcune persone, specialmente se non sono abituate a una dieta ricca di fibre. Inoltre, anche se la zucca è relativamente bassa in termini di indice glicemico, le persone con diabete dovrebbero monitorarne attentamente l’assunzione poiché può influenzare i livelli di zucchero nel sangue. Le persone allergiche ad altri membri della famiglia delle Cucurbitacee (come cetrioli o zucchine) potrebbero essere sensibili anche alla zucca. Alcune varietà possono anche contenere ossalati che, in persone predisposte, possono contribuire alla formazione di calcoli renali. Infine, essendo ricca di potassio può interagire con alcuni farmaci, come quelli per la pressione alta e con alcuni anticoagulanti.

LE VARIETÀ PIÙ BUONE

Esistono circa 500 varietà di zucche, ma non tutte sono commestibili! Di seguito, alcune delle più conosciute e apprezzate: > La zucca Piena di Napoli si distingue per le sue dimensioni notevoli e la forma allungata. La sua buccia verde è molto sottile

e facile da tagliare, mentre l’interno è sodo e di un colore vivace, ideale per diversi tipi di cottura e perfetta sia per ricette dolci che salate. È ricca di vitamina A, fibre e ha un basso contenuto calorico, ideale per chi segue una dieta ipocalorica;

> La zucca Moscata di Provenza, originaria della Francia ma di usa anche in Italia, ha una forma tondeggiante con profonde scanalature. La buccia varia dal verde all’arancione, mentre l’interno ha un sapore deciso, ideale per vellutate, risotti e zuppe. È ricca di antiossidanti, vitamina C e minerali come il potassio;

> La zucca Americana è famosa per la festa di Halloween. Ha una forma rotonda, con buccia verde-arancione e polpa delicata, ottima per dolci e ripieni per la pasta. Anche i semi

sono eccellenti per condire insalate e zuppe;

> La zucca Berrettina Piacentina, di usa nelle province di Piacenza e Modena, ha una forma appiattita e buccia verdegrigia. La polpa giallo-arancio è compatta e farinosa, perfetta per ravioli e risotti. È una buona fonte di carotenoidi, vitamine del gruppo B e potassio;

> In Piemonte si coltiva la zucca di Castellazzo Bormida, di grosse dimensioni con buccia verde scuro e polpa gialloarancio, dolce e delicata, ideale per torte, biscotti e confetture. È ricca di antiossidanti, vitamina e fibre;

> Conosciuta negli Stati Uniti come zucca Butternut, sempre più richiesta in Italia nella variante Violina. Di medie dimensioni e colore arancio leggero, ha una buccia liscia e

polpa zuccherina, ideale per minestre e dolci. È ricca di betacarotene, vitamina C e fibre;

> La zucca Mantovana, conosciuta come Cappello del Prete, ha una buccia verde spessa e polpa arancione dolce, perfetta per farcire paste fresche e per dolci. È una buona fonte di carotenoidi, vitamina A e minerali;

> La zucca Marina, o Chioggiana, è di piccola taglia con buccia irregolare grigio-verde e polpa zuccherina. Adatta per cotture al forno e tortelli. Ricca di zuccheri naturali, antiossidanti e vitamina A;

> Infine, la zucca Delica, buccia verde scuro sottile e dimensioni contenute e. Il sapore delicato della polpa asciutta la rende versatile per molte ricette. È una buona fonte di beta-carotene, fibre e vitamine C ed E.

Sindrome da rientro, stress e burnout: istruzioni per l’uso

Rientrare al lavoro dopo un periodo di ferie, breve o lungo che sia, è quasi sempre di cile ed emotivamente sfidante, tanto che si parla di post-vacation blues, ovvero uno stato di tristezza, malinconia e anche demotivazione. Pur reduci da un periodo di riposo, accade che ci si possa sentire stanchi, privi di energie, anche poco lucidi. In realtà molte persone lo sperimentano e non sempre è collegato a un periodo di “stop”. Ad alcuni capita anche per il cambio di stagione. Di solito in una o due settimane, con il riadattamento alla routine, questo stato d’animo svanisce da sé. Le di coltà risiedono principalmente nell’adat-

tamento mentale. È oltremodo naturale che, dopo che si è passato un periodo di tempo piacevolmente e con ampi spazi di libertà, facendo ciò che si preferisce, e nel contempo rilassandosi, tornare alla routine delle regole, dell’obbligo, delle responsabilità, dello stress, anche del “conosciuto” se vogliamo, se potessimo scegliere in quel momento, diremmo “riportatemi indietro!!”.

Come mantenere i benefici delle ferie

In primo luogo, bisogna prevedere questo stato d’animo e cercare di mettere in atto delle azioni in anticipo. Prima di partire, potreb-

be essere utile smaltire i lavori in sospeso e programmare, almeno a grandi linee, le priorità al rientro. Buona prassi anche delegare quanto possibile, dedicando del tempo per accurati passaggi di consegna. Al rientro, può aiutare pensare ad un “atterraggio dolce”, utilizzando dei trucchetti e delle ricompense, ad esempio: rientrare a metà settimana per essere più vicini al weekend; modulare in crescendo, per le prime settimane e per quanto possibile, l’orario e i carichi lavorativi, concedendosi un po’ di flessibilità in entrata e uscita o nelle pause; programmare attività simili a quelle che tanto ci hanno fatto star bene in vacanza, ad esempio,

∞ A CURA DEL DOTT. MARCO GHEZZI

piccole escursioni in città, una gita in piscina, un massaggio, una cena al ristorante, ecc. Insomma, l’invito è quello di rimanere attivi e creativi, valorizzando ciò che le vacanze di solito regalano e cercando attività che ne riproducano gli effetti positivi. Ognuno poi troverà il proprio modo personale.

La gestione dello stress

La presenza di stress indica fondamentalmente un disequilibrio sul piano energetico ed emotivo. Per imparare a gestirlo bisogna saper ascoltare ed interpretare correttamente i segnali che arrivano dal corpo, la nostra bussola principale che consente di orientarci nel vivere. Se imparo ad ascoltarmi, imparo anche a distinguere cosa e quanto è buono per me e cosa no e ciò conduce a regolare con più cura e attenzione i carichi di

lavoro e gli impegni. Tra i principali indicatori fisiologici, proviamo a pensare alle emozioni: la maggioranza delle persone non ha un rapporto di confidenza con il mondo emotivo, spesso anzi ne è preoccupata. Eppure, è uno strumento imprescindibile per orientarsi nella vita. Ecco lavorare su questi aspetti è essenziale.

La di erenza

tra stress lavorativo e burnout

Attenzione a distinguere tra normale stress lavorativo e burnout. La prima è una situazione temporanea: un picco di lavoro, un esame importante, una commessa complicata ci mettono alla prova per un tempo limitato e possono produrre a aticamento mentale e fisico, irritabilità, mal di testa estemporanei, tensione muscolare e tutto ciò che può esse-

DOTT. MARCO GHEZZI

Psicologo e Psicoterapeuta, Esperto in Emdr Bergamo

re determinato da uno stato di stress. Ciò che caratterizza il normale stress lavorativo è la sua estemporaneità, cioè un’eccezione rispetto alla normale routine. Una volta concluso l’impegno, la persona torna alla normalità e i sintomi svaniscono velocemen-

te. Il burnout, invece, è tutt’altra dimensione: parliamo di persone in situazione di consolidata e prolungata esposizione ad alti livelli di stress. Ė una condizione insidiosa perché tendenzialmente la persona fa fatica a coglierne i segnali e quindi non ha coscienza dei rischi e delle conseguenze. Di solito sono le persone vicine a segnalarlo oppure i professionisti sanitari, anche e spesso in seguito ad eventi traumatici (incidenti, malattie, disturbi che si cronicizzano). Sono quelle persone per cui non ci sono orari, non ci sono limiti alla disponibilità a farsi contattare, vacanze incluse, per cui il lavoro

giustifica tutto, anche trascurare la salute e i propri cari. Negli anni del boom era considerato normale essere totalmente dediti al lavoro e al “sacrificio” mentre ora, anche grazie a un maggior benessere di uso, la ricerca di un buon equilibrio tra vita privata e lavoro è diventata prioritaria.

I campanelli d’allarme del burnout

Stanchezza cronica, di coltà nel sonno, senso di alienazione e mancanza di empatia, tendenza ad una visione pessimistica, bassa e cacia. Parliamo di una sintomatologia che si avvicina molto a

un quadro depressivo. Spesso è consigliabile rivolgersi ad uno psicoterapeuta per farsi aiutare, proprio per cercare, in primo luogo, di recuperare un sano contatto con il piano di realtà che evidentemente è stato perso. Sono forme molto resistenti anche per una sorta di riluttanza, culturalmente determinata, a considerarlo un problema: “eh ma devo lavorare!”. Lavorare serve per vivere, ma lavorare è anche faticoso ed è comunque un’unica dimensione del vivere. Quante altre possibilità di esplorazione, di rigenerazione ed esperienza vengono perdute se ci si dedica solo ad esso?

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Maledetto tradimento

Relazioni extraconiugali? Spesso rifiutiamo di guardare in faccia la realtà e a volte, oltre ad esserne vittime, rischiamo di essere complici dell’infedeltà altrui

Roberta ha sposato Carlo, un uomo che all’inizio le ha fatto vivere la favola che desiderava, ma nel tempo ha cominciato a cambiare. Era spesso assente, anche se presente fisicamente, aveva riunioni di lavoro nei momenti più impensati. A voler ben vedere, era abbastanza chiaro che nella vita di Carlo ci fosse la presenza di un’altra, ma non volendo Roberta distruggere il sogno che si era creata, ha cacciato negli abissi un possibile dolore del cuore, sviluppando mille altri sintomi che la tenessero impegnata. Le sue attenzioni erano rivolte agli attacchi di panico, al calo di desiderio, all’aumento del peso. Andava in terapia per le sue nevrosi e durante la prima seduta, parlando della sua vita di coppia, aveva detto: “Con lui va tutto bene! È l’unica cosa che funziona”. Inizialmente, è stata curata per le varie problematiche, superando i disturbi d’ansia e raf-

forzando le sue risorse, la sua femminilità. Quando, dopo qualche mese, si è scavato sui legami familiari, Roberta è tornata in studio dicendo: “Ho scoperto che mio marito mi tradisce da anni. È un bugiardo”. In pratica, solo acquistando maggior consapevolezza, ha avuto la forza di aprire gli occhi e vedere quello che prima la sua mente rifiutava.

Cosa insegna la storia di Roberta La storia di Roberta, come quella di tantissime altre persone, dovrebbe portare a interrogarci su quanto realmente amiamo e conosciamo i nostri partner e quanto invece stiamo investendo sul sogno della famiglia perfetta. Quindi sulla nostra fantasia di bambini con occhi ancora troppo ingenui e innocenti. E l’altro, o l’altra, probabilmente è stato un co-autore, un co-protagonista di questa favoletta. Di casi così è pie-

no il mondo. Perché ci si continua a far del male a vicenda? La matassa si scioglie molto facilmente. Il tradimento nasce da un inganno iniziale, spesso da parte di entrambi i partner, che è quello che l’altro debba obbligatoriamente renderci felici e rispondere ai nostri bisogni, a prescindere da quello che noi facciamo o comunichiamo. Questo non può essere possibile, soprattutto in tutte le fasi del rapporto.

Quando nasce l’infedeltà È naturale che nel periodo dell’innamoramento non si veda altro che lui o lei, siamo completamente coinvolti, perché la tempesta ormonale fa diventare l’altro la nostra gioia e la nostra ossessione. Questo però ha una scadenza. Dalla scienza, infatti, sappiamo che tale fase dura circa due anni. Quando si passa alla monogamia reale, sentita, realmente costruttiva, infatti, ci vuole l’empatia. Un

∞ A CURA DELLA DOTT. SSA ELISABETTA NOTARO

elemento fondamentale, perché ci fa arrivare ad accogliere l’altro dentro e a farlo diventare parte di noi, al punto tale che quel rapporto diventi esclusivo. Dove i sentimenti, e quindi anche il dolore dell’altro, vengono percepiti nel cuore come fossero nostri. È questo che ci porta ad assumere un comportamento spontaneo di lealtà per non avvelenare quel campo interpersonale prezioso, speciale e unico. Ma va raggiunto attraverso un percorso autentico, in cui la comunicazione diventa così complice e sincera, che anche il bisogno di nuovi stimoli, a un certo punto, viene condiviso per continuare a nutrire una reale conoscenza dell’altro, liberando e producendo nuova energia nella coppia.

Coltivare la comunicazione

Se ognuno di noi si prendesse la briga di coltivare una comunicazione autentica, scoprirebbe infatti che il partner non è mai uguale a sé stesso, bensì è una potenziale fonte di stimoli inesauribile. Invece, molto spesso, nella nostra società, si vive l’altro come un oggetto di consumo, esatta mente come fanno i bambini con il nuovo giocattolo, una volta esaurita la gamma delle funzioni passa no a quello successivo. Ma l’essere umano non è un giocattolo. Ha un suo potenziale pressoché infinito. È capace di superare i propri limiti,

DOTT. SSA ELISABETTA NOTARO Psicologa Psicoterapeuta e Sessuologa

portare alla luce nuove caratteristiche prima sepolte nell’ombra e adattarsi a nuove situazioni. Se ci chiudiamo in uno schema ripetitivo, con regole rigide per paura di ferire o alterare la nostra immagine agli occhi dell’altro, alla lunga satureremo di non detti, emozioni negative e falsi messaggi il rapporto fino a irrigidirlo e avvelenarlo.

Perché si tradisce?

La maggior parte delle persone che tradiscono, in realtà, hanno perso fiducia nell’altro, non si sentono più ascoltati e accolti in tutte le nuove parti che emergono man mano che la relazione le attiva. Perché la fiducia nell’altro richiede fiducia in se stessi, nei legami, che le parti in ombra possano essere gestite e risolte portando luce e verità. La fiducia fa parte della strutturazione di una personalità sana. Chi non è capace di fidarsi e a darsi inevitabilmente è una

persona che non può vivere una vita autentica, non può essere autentica. Ogni moto d’amore verrà processato, filtrato e bocciato, perché potrebbe esporre al tradimento. Spesso le persone che agiscono così hanno subito tradimenti all’interno della famiglia.

La reazione al tradimento

Quando il tradimento viene a galla, la prima reazione è di totale disperazione, perché viene ferita la fiducia e l’amore verso noi stessi e la relazione. Chi l’ha vissuto sa che è di cilissimo da superare, perché una parte di noi continua ad amare, l’altra si sente tradita e vorrebbe vendicarsi. L’energia creativa entra in conflitto con quella distruttiva e avviene un vero e proprio terremoto interiore. Il tradimento invece può rappresentare un’opportunità di crescita e di espansione della coscienza di sé. In questo momento storico non ci sono risposte preconfezionate o ricette per tutti. Ci si può solo rimboccare le maniche per trovare delle soluzioni, anche originali, ma devono essere sempre e comunque sentite e condivise. Approfittiamo di questa fase di sperimentazione in cui tutto è concesso. Le relazioni ognuno se le crea su misura e ognuno di noi è chiamato a dare il suo contributo pionieristico in questo viaggio alla scoperta dell’amore autentico oltre i rigidi schemi dell’amore romantico, ma decadente.

Livorno (LI)

Ringiovanire dopo il parto?

Oggi si può

La gravidanza accelera l’invecchiamento per cause ormonali, ma dopo il parto si può correre ai ripari

Uno studio della Columbia University Mailman School of Public Health stima come l’avere una gravidanza nella prima età adulta sia associato ad una accelerazione dell’invecchiamento biologico femminile stimato tra 2,4 e 2,8 mesi. In pratica, durante la gravidanza, l’orologio biologico accelera.

I cambiamenti nel corpo femminile

Non tutti i cambiamenti nel corpo della donna sono visibili, ma anche quelli che non possiamo osservare possono influire in modo pesante sull’andamento della gravidanza stessa e sullo stato di benessere per la futura mamma. È quello che accade in particolare in seguito all’azione degli ormoni, protagonisti assolutamente essenziali del lungo percorso che porta a diventare madri. Durante la gravidanza è fondamentale la presenza del corretto equilibrio tra i vari ormoni coinvolti, prodotti in un primo momento dalle ovaie e, successivamente, dalla placenta: essi, infatti, mantengono le giuste condizioni a nché tutto si concluda al meglio sia per la madre, sia per il nascituro.

L’e etto sull’invecchiamento Ciascuna madre sa già perfettamente che la gestazione richiede

un certo impegno al corpo, ma i ricercatori stanno indagando se ci sia un e etto anche sull’invecchiamento. E pare proprio di sì: i 9 mesi “regalano” circa 2 anni in più. Sembrerebbe anche, però, che l’e etto possa essere reversibile e che, quindi, la traiettoria dell’invecchiamento non sia unidirezionale, cioè non vada solo ‘in avanti’, ma che può essere utile sotti vari aspetti: intanto, per capire gli e etti di vasta portata e di lungo periodo che la gravidanza ha sul corpo femminile e l’eventuale maggiore propensione a sviluppare malattie a causa dell’invecchiamento accelerato.

Come ritardare

l’insorgere della vecchiaia

Uno studio della Yale School of Medicine, pubblicato a fine marzo su Cell Metabolism, dal titolo “The e ects of pregnancy, its progression, and its cessation on human (maternal) biological aging” (Gli e etti della gravidanza, la sua progressione e la sua cessazione sull’invecchiamento biologico umano materno), ha indagato gli e etti della gravidanza sul DNA femminile al netto di altri fattori tra cui l’età materna, l’etnia, l’istruzione, il reddito familiare e l’indice di massa corporea pre-gestazione, che hanno un peso sulla velocità con cui si invecchia. I dati hanno confermato un precedente studio

del 2023 dell’Harvard Medical School, svolto su esemplari femmine umane e di topo, dal quale era emerso che l’età biologica subisce rapide fluttuazioni, che lo stress invecchia parecchio ma che, se recuperi, gli e etti si invertono, e infine che la gravidanza, come la chirurgia e il Covid, è uno dei fattori stressanti che ‘aggiungono anni’ all’organismo. Nello studio della Yale School of Medicine, guidato da Kieran J. O’Donnell, i ricercatori hanno invece analizzato 119 donne in vari momenti della gravidanza e dopo il parto, rispetto a un fenomeno noto come metilazione del DNA (un meccanismo che, tramite il trasporto di metili, consente alle cellule di regolare l’espressione genetica, ndr), che indica il grado di invecchiamento di cellule e tessuti e che è indipendente dalla componente genetica che influenza il nostro orologio biologico.

I risultati degli studi

Durante la gravidanza, le donne hanno mostrato livelli di metilazione del DNA tipici di persone in età più avanzata, quindi le loro cellule presentavano un invecchiamento accelerato. Ma dopo il parto, la sorpresa: le donne avevano biologicamente da 3 a 8 anni meno di quelli che avevano all’inizio della gravidanza. Un e etto più blando per chi prima della gestazione era

in sovrappeso e più alto per chi allattava esclusivamente al seno. La gravidanza entra dunque nel novero degli aspetti che influiscono sull’età biologica, ma, sottolineano gli autori dello studio, sono molti i fattori che agiscono sull’invecchiamento e sul ‘ringiovanimento’: stile di vita, dieta e ambiente in cui si vive hanno un notevole impatto sull’epigenetica e di fatto rendono di cile determinare ciò che costituisce una quantità normale di invecchiamento biologico. Tuttavia, come anche confermato su Scienze, le analisi del sangue di 68 partecipanti che avevano partorito da tre mesi hanno riservato un inatteso passo indietro. La loro età biologica appariva da 3 a 8 anni inferiore rispetto a quella che avevano all’inizio della gravidanza: un e etto più smorzato nelle donne che erano sovrappeso prima della

gravidanza, e più pronunciato nelle donne dedite all’allattamento al seno esclusivo.

Massimizzare

l’”aiuto della natura”

Bisogna perciò stare attenti, a

studi come quello condotto da O’Donnell non portino a stigmatizzare ad esempio chi ha un peso corporeo più alto, per la maggiore probabilità di invecchiamento precoce, oppure a far sentire le donne obbligate ad allattare esclusivamente al seno magari con l’idea di “ringiovanire”. In definitiva, sostiene O’Donnell, invece di porre tanta enfasi sull’individuo occorre impegnarsi in cambiamenti strutturali e politici, tra cui l’aumento dei finanziamenti per la ricerca sulla salute materna. Questo, nell’ottica di aiutare “i genitori prima, durante e dopo la gravidanza e di migliorare la salute e il benessere delle prossime generazioni”. Non possiamo che essere d’accordo e impegnarci, come operatrici della salute, ad aiutare le future madri a sfruttare questo aiuto della natura.

DOTT. SSA MONICA VITALI
Centro Italiano Pavimento Pelvico®, Bergamo

Ormai sei grande: stai seduto composto!

Tre semplici regole per superare il passaggio dalla Scuola dell’infanzia

alla Scuola Primaria

L’inizio della scuola è tanto eccitante quanto preoccupante. “Sei già grande! ”. “Non sei più all’asilo: stai seduto e ascolta la lezione! ”. “Sai già leggere, quindi ti annoierai ”. Sono alcune tra le a ermazioni che si sentono spesso pronunciare ai genitori. La preoccupazione è lecita e comprensibile, tuttavia si possono vivere più serenamente le prime settimane di questa nuova avventura tenendo presenti alcuni aspetti. Di seguito tre regole pratiche da ricordare.

Adulto regolato = bambino regolato

A volte sono i bambini stessi a essere preoccupati per questo nuovo inizio: cerchiamo di capire da dove arriva questa ansia. Forse viene trasmessa dall’adulto di riferimento? Spesso i bambini hanno poca consapevolezza enterocettiva: mi riferisco all’essere connessi con le sensazioni del proprio corpo e con le proprie emozioni dalle quali scaturiscono le azioni e i comportamenti attuati a casa, a scuola e nella società in generale. Proprio per questo motivo, i bimbi frequentemente non riescono ad auto-regolarsi, cioè a gestire in modo indipendente i propri bisogni fisici ed emotivi. Diventa quindi fondamentale la co-regolazione, quel processo per cui il bisogno viene identificato e gesti-

to da qualcun altro, in questo caso il genitore o l’insegnante. L’adulto è in grado di svolgere questo delicato compito se a sua volta si trova in un buono stato regolatorio: si intende che una persona serena, sorridente e tranquilla sarà in grado di trasmettere calma al bambino agendo anche a livello del suo sistema enterocettore (il cosiddetto ottavo senso). Se è il genitore stesso a manifestare in presenza del figlio l’ansia e la preoccupazione per la scuola, è intuibile pensare che questo pensiero verrà trasmesso al figlio stesso.

Movimento = apprendimento più e cace

Non di rado i bimbi vengono considerati molto piccoli finché sono all’asilo, e grandi nel momento in cui iniziano la prima elementare. Si creano delle aspettative nei confronti del bimbo già nel momento in cui lo si vede scegliere il proprio banco in classe: si pensa che da quel giorno in poi saprà sostenere tutte le ore scolastiche stando composto come un soldatino. Ricordiamoci che il bisogno di muoversi c’è ed è importante ascoltarlo: non facciamo l’errore di pensare che i 15 minuti di intervallo, la pausa pranzo e l’ora di ginnastica siano su cienti e che intimare continuamente a stare seduto possa essere la soluzione

definitiva. Anche il solo alzarsi dalla sedia e dedicare cinque minuti all’ora a semplici giochi di attività fisica sul posto può davvero fare la di erenza: il movimento fornisce al corpo le sensazioni propriocettive, vestibolari e tattili di cui ha bisogno per mantenersi a un buon livello di attenzione (arousal). Quindi, dedicare quei cinque minuti all’ora all’attività fisica non fa distrarre gli alunni come forse si può pensare, anzi, è proprio il contrario! Permetterà loro di avere una miglior disposizione ad ascoltare l’insegnante e quindi ad apprendere. Per gli studenti che necessitano ulteriormente di muoversi e che fanno molta fatica a stare fermi al banco, si possono studiare delle strategie personalizzate al loro profilo sensoriale.

Per partire con il piede giusto

Prima di iniziare l’anno con una ra ca di schede ed esercizi, vale davvero la pena dedicare la giusta attenzione alla verifica delle competenze dei singoli bambini. La letteratura scientifica a erma che a nché l’alunno possa apprendere le nuove nozioni scolastiche in modo e cace è necessario verificare la presenza di abilità talvolta apparentemente lontane dall’ambiente scolastico: autonomia nelle attività quotidiane (ovviamente in relazione all’età), abilità sociali, au-

tostima, coordinazione, equilibrio statico e dinamico, idea di quale sia la mano dominante, motricità grossolana e fine, capacità linguistiche, comprensione orale, memoria di lavoro, ecc. Se per qualche motivo il bambino sa già leggere non dobbiamo dare per scontato che anche tutte queste competenze fondamentali siano presenti e ben sviluppate. Attendere prima di iniziare i programmi scolastici e spendere tempo, anche avvalendosi di esperti esterni, per il controllo di questi prerequisiti rappresenta un vero e proprio investimento a breve e lungo termine: si trasmette agli allievi il concetto che la scuola comprende ancora svariati momenti di gioco (questa fase infatti generalmente non consiste esclusivamente in attività a tavolino ma comprende attività proposte alla classe in modo ludico) quindi anche i più restii inizieranno ad a rontare questo

momento di transizione più volentieri; individuando immediatamente le eventuali lacune si può intervenire con attività di gruppo o individuali volte a rinforzare le abilità più fragili prima di insegnare nuovi concetti ai bambini. Le fondamenta devono essere ben solide a nché la letto-scrittura (per fare un esempio di insegnamento) venga appresa in modo fluido e semplice.

Il supporto della famiglia e degli esperti

La preparazione con cui il bambino arriva alle elementari deriva da tutte le esperienze vissute durante i primi anni di vita, compreso il periodo alla Scuola dell’infanzia, ma se una volta iniziata la Scuola Primaria ci fosse ancora qualche fragilità il consiglio è quello di non pensare che il tempo risolva da solo le cose. Coinvolgendo la famiglia e rivolgendosi a un esperto è possibile lavorare in modo mira-

DOTT. SSA RENATA CANOVA Terapista Occupazionale

Referente regionale dell’Associazione SENSiS, Associazione Italiana di Integrazione sensoriale

“SENSI mocciosi” studio riabilitativo, Colzate (BG)

to sugli aspetti carenti ottenendo buoni risultati in pochi mesi. Ricordiamoci che un bambino sicuro di sé, sereno e con un buon senso di autoe cacia apprenderà con più facilità e consoliderà i concetti in modo più stabile.

L’Intelligenza Artificiale tra i banchi di scuola

Quali i pro e quali i contro dell’utilizzo del machine learning nello studio?

L’Intelligenza Artificiale rappresenta una delle più grandi rivoluzioni tecnologiche che l’uomo abbia mai sperimentato nella sua storia. Alcune volte integra le nostre capacità, altre le sostituisce. Questa branca dell’informatica simula l’intelligenza umana tramite funzioni matematiche. In particolare, si occupa di progettare sistemi hardware e sistemi software, che vengono programmati, secondo una grande acquisizione di dati e secondo specifiche regole algoritmiche. A seconda del grado di riproduzione delle funzionalità umane, si distinguono Intelligenza Artificiale Debole ed Intelligenza Artificiale Forte. Si parla anche di Machine Learning e Deep Learning. Il termine Machine Learning indica un ampio processo di apprendimento da parte del computer. Il Deep Learning si riferisce invece a reti neurali profonde, riprodotte nei sistemi intelligenti e direttamente ispirate al funziona-

mento del cervello umano. Ad oggi, i cosiddetti large language model, come ChatGPT, hanno uno sviluppo enorme e sono diventati essenziali nella maggior parte delle nostre azioni. Il successo dell’Intelligenza Artificiale è talmente ampio da avere creato quasi un mondo parallelo. C’è tuttavia preoccupazione per l’impatto negativo che l’uso eccessivo di queste tecnologie può avere sul naturale sviluppo cognitivo dell’uomo e in particolare dei ragazzi, in una fase molto delicata della crescita. Per questo stesso motivo, dall’anno scolastico appena iniziato anche i cellulari sono banditi dalle classi delle scuole dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, persino per le attività educative e didattiche.

I limiti della AI

Il dibattito sulla natura di questa risorsa informatica è aperto. Se da un lato essa rappresenta un’enorme risorsa per l’essere umano,

dall’altro ha in sé dei limiti che non sembrano superabili e che sono centrali nella disciplina che prende il nome di Filosofia della mente. Si tratta di punti che tracciano la lontananza tra la natura delle macchine e la complessità della natura umana. Innanzitutto, una macchina riconosce il valore sintattico di una parola, ma non il suo valore semantico. In buona sostanza, non ne riconosce esattamente il valore di significato. Inoltre, un sistema informatico non può riconoscere e stabilire alcun collegamento logico o casuale in concetti astratti. Una macchina non ha capacità creativa, non possiede un pensiero associativo e, soprattutto, non possiede autocoscienza. Tutto questo sottolinea l’importanza del ruolo umano nello sviluppo e nell’ottimizzazione continua dell’intelligenza artificiale. Le macchine avranno sempre bisogno della presenza dell’essere umano e della sua in-

tegrazione. La possibilità di errore resta elevata e questo comporta un discorso anche di carattere etico.

L’intelligenza artificiale tra i banchi di scuola

Possiamo dire che l’Intelligenza Artificiale sia una bellissima invenzione, il cui utilizzo può facilitare tutti i processi mentali dell’essere umano. L’informatica è stata riconosciuta come una delle grandi rivoluzioni della storia. Come in tutti i progressi tecnologici, anche l’Intelligenza Artificiale sta entrando prepotente nel settore dell’istruzione. Le possibilità a livello didattico sono enormi: creazione di un ambiente più coinvolgente, miglioramento della connessione tra studenti, stimolo alla collaborazione, supporto allo studio. L’Intelligenza Artificiale, come tutti gli strumenti tecnologici, è un’opportunità, ma questo strumento deve appunto restare

un ottimo supporto e non un sostituto dell’essere umano. Si parla, in questo senso, di empowerment intelligente, ossia dei vantaggi che nascono della combinazione delle capacità di pensiero umano con le applicazioni dell’intelligenza artificiale. Soprattutto, non bisogna dimenticare che un sistema informatico, che riproduca seppur fedelmente il sistema neuronale dell’essere umano, non potrà mai riprodurre la nostra coscienza e il nostro potere decisionale.

L’algoretica e le neuroscienze L’algoretica è quella disciplina che tratta l’etica degli algoritmi. Nel 2019 L’Unione Europea ha elaborato un proprio codice etico, con le linee guida per il corretto utilizzo dell’Intelligenza Artificiale. Secondo una visione ancora antropocentrica, l’Intelligenza Artificiale deve servire l’essere umano, senza metterne in pericolo in

alcun modo i diritti fondamentali. L’essere umano resta al centro nella supervisione del sistema. Più di recente, nel giugno del 2024, è stato direttamente il pontefice a mettere in allarme sul potere decisionale dell’essere umano. Oltre agli aspetti etici, esistono anche problemi scientifici, legati all’utilizzo del supporto fisico informatico e sulle conseguenze sul nostro cervello. Secondo le neuroscienze, infatti, l’utilizzo dei dispositivi digitali determina una riduzione delle capacità mnemoniche, problemi psicologici, quali ansia, depressione, disturbi del sonno, problemi di apprendimento. Si può addirittura ipotizzare che l’utilizzo dei media possa a lungo termine modificare il nostro cervello, attraverso processi di plasticità neuronale. Se è vero che i dispositivi elettronici stimolano il cervello, è invece dicile pensare che tale stimolazione aumenti le capacità cognitive.

FARMACIA DONATI

La riabilitazione del pavimento pelvico

Prendersi cura di questi muscoli

è fondamentale per evitare problemi di incontinenza e altre disfunzioni IN FAMIGLIA ANZIANI

Il pavimento pelvico è una struttura complessa che raggruppa muscoli, legamenti e tessuti connettivi e si estende dalla parte anteriore alla parte posteriore del bacino. Questa struttura sostiene e mantiene in posizione gli organi pelvici, tra cui la vescica, l’utero (nelle donne), il retto e l’uretra. Il pavimento pelvico ha un ruolo cruciale nel controllo della continenza urinaria e fecale, nella funzione sessuale e nel supporto degli organi pelvici, ma non solo, viene anche definito diaframma pelvico perché in contrapposizione al diaframma respiratorio permette una migliore performance respiratoria. Un pavimento pelvico sano è essenziale per molte funzioni quotidiane e per la qualità della vita. L’indebolimento o il danno ai muscoli e ai tessuti connettivi di questa struttura possono portare a:

> incontinenza urinaria: perdita involontaria di urina;

> incontinenza fecale: perdita di controllo sulla defecazione; > prolasso degli organi pelvici: gli organi pelvici scivolano dalla loro posizione normale; > disfunzioni sessuali: dolore durante il rapporto sessuale o di coltà nella risposta sessuale. Gravidanze e parti, menopausa,

obesità, tosse cronica (ad esempio nei fumatori), stitichezza cronica oppure interventi chirurgici come isterectomie o interventi alla prostata sono tutti fattori che legati all’invecchiamento possono portare ad un indebolimento del pavimento pelvico. La debolezza di questa struttura si può manifestare con una varietà di sintomi, che possono variare in intensità e tipo. Riconoscere questi sintomi è importante per intervenire tempestivamente e migliorare la qualità della vita. I principali segnali che possono indicare un indebolimento del pavimento pelvico sono: le perdite urinarie (da sforzo o da urgenza); l’incapacità di control-

DOTT. SSA SILVIA

Fisioterapista – con expertise in riabilitazione del pavimento pelvico

Tesoriere l’Ordine dei Fisioterapisti della provincia di Bergamo (OFI Bergamo)

lare gli sfinteri anali; di coltà ad iniziare la minzione, problemi di stitichezza cronica, sensazione di pesantezza o pressione al bacino, dolore pelvico o lombare cronico. In caso siano presenti uno o più segni come detto è importante eseguire una visita medico specialistica (ginecologica, proctologica o urologica) per meglio identificare il problema.

Gli esercizi mirati

Il trattamento di queste problematiche, dove non vi è indicazione chirurgica, è poi di tipo riabilitativo e coinvolge fisioterapisti esperti che si avvarranno di una serie di tecniche ed esercizi mirati a ra orzare i muscoli del pavimento pelvico, migliorare la continenza urinaria e fecale, e alleviare i sintomi associati all’indebolimento di questa struttura. Esistono diversi approcci, che possono essere anche intercambiali tra loro, in base alla storia del paziente e all’eziologia del problema; il programma riabilitativo è sempre personalizzato ed ha come obiettivo quello di migliorare la forza e la funzione del pavimento pelvico e di conseguenza la qualità di vita del paziente. Il primo passo è di certo l’educazione alla consapevolezza di dove sia il pavimento

BELLOTTI

pelvico e quale sia la sua funzione. Verrà quindi spiegato al paziente come contrarre questi muscoli e come mantenere tale contrazione, incrementando gradualmente la durata delle contrazioni stesse e il numero di ripetizioni man mano che i muscoli diventano più forti.

La stimolazione elettrica È possibile, inoltre, ricorrere al biofeedback: una tecnica che utilizza dispositivi elettronici per monitorare l’attività muscolare del pavimento pelvico, aiutando a migliorare la consapevolezza e il controllo di questi muscoli. Un altro approccio prevede invece l’uso della stimolazione elettrica, che utilizza piccoli impulsi elettrici per stimolare i muscoli del pavimento pelvico, promuovendo il ra orzamento muscolare. Questo approccio è particolarmente

utile per le persone che hanno di coltà a identificare o contrarre i muscoli del pavimento pelvico da sole. Inoltre, va ricordato che uno stile di vita sano, una corretta respirazione e postura possono influenzare positivamente il pavimento pelvico. Non vi sono particolari controindicazioni o precauzioni da considerare durante la riabilitazione del pavimento pelvico negli anziani; tuttavia, è importante rivolgersi a personale sanitario esperto che possa adattare il programma di riabilitazione alle esigenze individuali e alle condizioni di salute del paziente. Fondamentale è il rapporto con il medico specialista o con il medico di medicina generale per monitorare eventuali infezioni acute, la convalescenza post interventi chirurgici recenti, o casi dolore importante. Sono innumerevoli i

benefici che la riabilitazione del pavimento pelvico può apportare: innanzitutto un miglioramento della continenza urinaria, con meno disagio anche sociale; previene o migliora il prolasso vaginale (se non già di stadio avanzato); allevia il dolore pelvico e anche il dolore lombare cronico; aumenta l’autonomia e la fiducia in sé stessi nonché la respirazione. Prendersi cura del pavimento pelvico è quindi fondamentale per mantenere la qualità della vita negli anziani. I fisioterapisti specializzati in questo campo sono preparati a valutare e trattare una serie di condizioni, prendendo in carico in toto la persona, assicurando un approccio preventivo e proattivo, combinato con un trattamento adeguato; tutto ciò fa una grande di erenza nella gestione dei problemi legati al pavimento pelvico.

Spopola la break dance

Dopo il debutto come disciplina u ciale ai giochi olimpici di Parigi 2024, tutto sulla “danza di strada” perfetta come allenamento per fisico e mente

La break dance, più tecnicamente breaking, è una danza di strada, inventata da gruppi giovanili afro-americani e latino-americani, nel Bronx del 1970. Si tratta di una danza individuale svolta all’interno di un cerchio di persone (detto cipher), che si sfidano in vere e proprie battaglie (dette battles). È costituita da due parti: i movimenti in piedi, che coinvolgono la parte superiore del corpo (toprock), e i movimenti realizzati a contatto con il pavimento (footwork, powermove, freeze). Si tratta di movimenti totalmente privi di struttura. La danza deve il suo nome ai break musicali, gli intervalli musicali nei quali i ballerini si esibiscono. La musica è infatti elemento fondamentale, tra pezzi hip hop, funk, soul e rap. Intorno alla metà degli anni Ottanta, alcuni grandi eventi portano la break dance alla ribalta mondiale, tra -

sformandola da gara di quartiere in competizione internazionale. I più importanti sono il Battle of the Year, il Red Bull BC One e il Freestyle Session. Storicamente Stati Uniti, Giappone e Francia sono i grandi centri del breaking, ma la disciplina è ormai di usa capillarmente in tutto il mondo. La breaking debutta ai Giochi Olimpici giovanili di Buenos Aires del 2018, mentre nel 2023 si sono svolti i Mondiali Break Dance.

Parigi 2024

La break dance è stata anche scelta come parte del programma Olimpico di Parigi 2024, nuovo ingresso insieme al surf, allo skateboard e all’arrampicata sportiva. L’inclusione della break dance alle Olimpiadi rappresenta il culmine di una continua evoluzione ed il riconoscimento delle doti artistiche ed atletiche necessarie in questa

disciplina. Adesso è a tutti gli e etti uno sport che ha saputo trasformarsi restando sostanzialmente fedele alle proprie radici. Le gare di breaking si sono svolte a Parigi, nella splendida cornice di Place de la Concorde, il 9 e il 10 di agosto. Due i grandi eventi che hanno animato il pubblico, uno maschile e uno femminile. Gli atleti in totale saranno 32, 16 uomini, chiamati Break boys e 16 donne, chiamate Break girls. I criteri presi in considerazione per l’assegnazione dei punteggi sono stati cinque: musicalità, vocabolario di movimenti, originalità, tecnica ed esecuzione.

I vantaggi della sua pratica I benefici che ottiene chi pratica questo sport sono moltissimi e vanno dal piano fisico a quello cognitivo, fino a un piano psicologico, relazionale e addirittura sociale. È una disciplina particolare,

∞ A CURA DI IVANA GALESSI

che unisce doti artistiche a doti atletiche, rendendola a tutti gli e etti uno sport completo. Sul piano fisico, si tratta di un’attività ad alta intensità, che migliora quindi forza muscolare, flessibilità e resistenza cardiovascolare. Si rafforzano i muscoli del cuore, delle braccia e delle gambe, migliorando notevolmente la tonicità muscolare, mentre le transizioni fluide tra i movimenti migliorano coordinazione ed equilibrio. Inoltre attraverso questa pratica è riconosciuta una migliore coordinazione tra corpo e mente. A livello cognitivo, aumentano capacità di memoria, attenzione e concentrazione. Si protegge quindi il cervello da una serie di importanti patologie neurodegenerative. Eseguire le diverse sequenze di un ballo attiva nuovi percorsi neuronali, e quindi stimola la plasticità cerebrale. Imparare a danzare in

sostanza modifica il cervello. Si modificano sia la sostanza grigia che i fasci di fibre, che connettono tra loro le parti corticali del cervello, con un impatto importante sulla plasticità cerebrale. L’attività aerobica sembra anche contrastare la perdita di volume dell’ippocampo, la parte del cervello che controlla la memoria.

I benefici a livello psicologico e relazionale

Ballare incrementa l’autostima e riduce ansia e stress e può avere notevoli benefici con i livelli lievi di depressione. La pratica costante della danza richiede concentrazione e disciplina, migliorando la capacità di focalizzazione e la resilienza mentale. A livello relazionale e sociale, vengono favoriti i processi di socializzazione e aggregazione mediante lo scambio e il confronto reciproco.

La break dance possiede quindi caratteristiche specifiche che la rendono unica nella sua capacità di apportare benefici sia fisici che mentali. Non si tratta solamente di una disciplina del movimento, ma permette di stimolare la propria personalità. Le battaglie permettono di sviluppare la propensione al lavoro di squadra.

GLI AMICI DI BERGAMO SALUTE

ALBINO

Caredent Albino

Viale Stazione, 4

Centro Prelievi Bianalisi Albino Via Volta, 2/4

ALMENNO SAN BARTOLOMEO

Dott. Luis - Almenno San Bartolomeo

Via Papa Giovanni XXIII, 64 ALMÈ

Farmacia Visini

Via Italia, 2 ALZANO LOMBARDO

Ospedale Pesenti Fenaroli / Asst Bergamo Est Via Mazzini, 88 AZZANO SAN PAOLO

Fortimed Poliambulatorio Via Cremasca, 24 Iro Medical Center

Via del donatore Avis-Aido, 13

Studio Odontoiatrico Dott. Campana Marco

Via Castello, 20 BAGNATICA

Centro Prelievi Bianalisi Bagnatica

Piazza Gavazzeni

BERGAMO

20 Fit

Via Broseta, 27C

ATS Bergamo - Sede Via Galliccioli, 4 AZ Veicoli

Via per Curnasco, 70/72

Ambulatorio For.US di Coop. RUAH

Via Daste e Spalenga, 15 AniCura / Clinica Veterinaria

Orobica

Via Zanica, 62

Antares Onlus

Via Spino, 10

Associazione Mosaico

Via Scuri, 1/c

Asst Papa Giovanni XXIII

Piazza OMS, 1

Athaena

Via Ronzoni, 3

Avis Monterosso

Via Leonardo da Vinci, 4

Bergamo Assistenza

Via Mazzini, 24/c

Blu Fit Redona

Via Gusmini, 3 Cartolombarda

Via Grumello, 32

Casa di Comunità / Bergamo

Via Borgo Palazzo, 130

Casa di Cura San Francesco

Via IV Novembre, 7

Centro Acustico Italiano

Via San Bernardino, 33/c

Centro Borgo Palazzo

Via Borgo Palazzo, 43

Centro Medico Boccaleone

Via Capitanio, 2/e

Centro Sportivo Piscine Italcementi

Via Statuto, 41

Centro Tutte le Età / Boccaleone

Via Rovelli, 27

Centro Tutte le Età / Borgo Palazzo

Via Vivaldi, 5

Centro Tutte le Età / Colognola

Via dei Caravana, 7

Centro Tutte le Età / Loreto

Via Pasteur, 1/a

Centro Tutte le Età / Monterosso

Via Leonardo Da Vinci, 9

Centro Tutte le Età / Redona

Via Leone XIII, 27

Centro Tutte le Età / San Colombano

Via Quintino Basso, 2

Centro Tutte le Età / Villaggio

degli Sposi

Via Cantù, 2

Cooperativa Sociale Alchimia

Via Boccaleone, 17c

Dipendiamo - Centro per la cura delle New Addiction

Via Torquato Taramelli, 50

Domitys Quarto Verde

Via Pinamonte da Brembate, 5

Dott. Ghezzi Marco

Via Zambonate, 58

Eugenio Tappezziere

Via Borgo Palazzo, 83/b

Farma Logica

Via Promessi Sposi, 19/C

Farmacia Conca Verde

Via Guglielmo Mattioli, 24

Farmacia Santa Lucia

Via Dello Statuto , 16

Farmacia Sella

Piazza Pontida, 6

Fidas Bergamo - Ass. Donatori

Sangue

Viale Ernesto Pirovano, 4

Fisioforma

Via Pitentino, 14/a

Forneria Rota

Via Silvio Spaventa, 56

Foto Cine Ottica Skandia

Via Borgo Palazzo, 102/104

DOVE PUOI TROVARE LA RIVISTA IN DISTRIBUZIONE GRATUITA

Happy Friends

Via Meucci, 2

Il Bio di Francesca nel Borgo

Via Borgo Santa Caterina, 9/d

Kids and Us Bergamo Est Via Fratelli Bronzetti, 4 Kids and Us Longuelo

Via Mattioli, 18

La Terza Piuma

Via Divisione Tridentina, 6/b

Medical Farma

Via Borgo Palazzo, 112

Methodo Medical Center

Via San Giorgio, 6/n

Milano Senza Glutine - Bergamo

Via Sant’Ambrogio, 19

MindFit Clinic

Via Quinto Alpini, 4

Monica Vitali - Centro Italiano

Pavimento Pelvico

Via Betty Ambiveri, 11

OPI Bergamo Via Rovelli, 45

Ordine Medici Bergamo Via Manzù, 25

Ordine Medici Veterinari Bergamo

Via Daste e Spalenga, 15 Ottica Gazzera

Via Gasparini, 4/e Palamonti/CAI

Via Pizzo della Presolana, 15

Poliambulatorio Città di Bergamo

Via Madonna della Neve, 27 Prenatal

Via Camozzi, 95

Residenza Anni Azzurri

Via Colognola ai Colli, 8

Selene Centro Medico Via Puccini, 51

Smuoviti Be Well

Viale Giulio Cesare, 29

Studio Dentistico Previtali Via Broseta, 112

Studio Odontoiatrico Dott. Maggioni Maurizio - Pianeta

Sorriso

Via Zelasco, 1

Studio di Podologia Zanardi

Via Suardi, 51

BONATE SOPRA

Ortopedia Tecnica Gasparini

Via Milano, 57

BREMBATE DI SOPRA

Piscine Comunali

Via Bruno Locatelli, 36

CALCINATE

Ospedale F.M. Fassi / Asst Bergamo Est Piazza Ospedale, 3 CALUSCO D’ADDA

Dott. Luis - Calusco d’Adda Via Bergamo, 335 CASAZZA

Centro Prelievi Bianalisi Casazza Piazza della Pieve, 2

Istituto Polispecialistico

Bergamasco Via Nazionale, 89 CASNIGO

Centro Sportivo Casnigo Via Lungo Romna, 2 Il Casaro Bianco Via Lungo Romna, 51 CAZZANO SANT’ANDREA

C.S. Materassi Via Melgarolo, 5 CHIUDUNO

Centro Prelievi Bianalisi Chiuduno

Largo Europa, 3

Dott. Luis - Chiuduno Via Trieste, 39 Giacomo Strabla Centro Sportivo Via Martiri della Libertà CLUSONE

Casa di Comunità / Clusone Via Somvico, 2 COSTA VOLPINO

Centro Prelievi Bianalisi Costa Volpino Via Marco Polo, 2 CURNO

Bongiorno Antinfortunistica Via Enrico Fermi, 10 Caredent Curno

Via Enrico Fermi, 5

Dm Drogerie Markt Curno

Via Enrico Fermi, 39 Dott. Leonino A. Leone Via Lungobrembo, 18/A For Me Centro Medico Via dell’Aeronautica, 19

Il Sole e la Terra

Via Enrico Fermi, 56 ItalianOptic

Via Bergamo, 32 DALMINE

Animal Center

Strada Statale 525, 29

Casa di Comunità / Dalmine

Viale Betelli, 2

Farmacia Ornati Dott. De Amici

Via Papa Giovanni XXIII, 11

Farmacia all’Università Via Marconi, 9

Istituto Medico Sant’Alessandro Via Cavagna, 11

Viktor srl Via Pasubio, 5 GAZZANIGA

Ospedale Briolini / Asst Bergamo

Est Via Manzoni, 130 GORLAGO

Insieme a Te Via Regina Margherita, 64 Namasté Salute

Piazza Gregis, 10/a GORLE

Casa di Riposo Caprotti Zavaritt Via Arno, 14

Centro Medico MR Via Roma, 28 GRASSOBBIO

Centro Prelievi Bianalisi Grassobbio Via Fornacette, 5 GRUMELLO DEL MONTE

Four Dental Via Marconi SNC LOVERE

Casa di Comunità / Lovere

Piazzale Bonomelli, 8

Ospedale SS. Capitanio e Gerosa / Asst Bergamo Est Via Martinoli, 9

MEDOLAGO Plurimed Via Presolana, 1 MOZZO

Social Mozzo Via Verdi, 2/B

Sportindoor All in One Via Fausto Radici, 1 NEMBRO

Bergamo Sanità Via Roma, 43

Centro Medico Santagostino Via Cascina Colombaia, 3

Farmacia San Faustino Via Europa, 12

NESE DI ALZANO LOMBARDO

La Tua Salute Via Europa, 115 OLTRE IL COLLE

Alp Life Via Drago, 1760 OSIO SOTTO

Studio Kinesi Via Milano, 9 OSPITALETTO

Dott.ssa Seiti Mara

Via Famiglia Serlini Trav III, 16 PEDRENGO

Cooperativa ProgettAzione Via Moroni, 6

ABBONAMENTO A “BERGAMO

PIARIO

Ospedale M.O. A. Locatelli / Asst Bergamo Est Via Groppino, 22 PIAZZA BREMBANA

Fondazione Don Palla

Via Monte Sole, 2 PONTE SAN PIETRO

Casa di Comunità / Ponte San Pietro

Via Caironi, 7

Centro Medico Ponte

Via S. Clemente, 54

Nonni e Bimbi - Delizia Point

Via Papa Giovanni XXIII, 33 ROGNO

Centro Prelievi Bianalisi Rogno Via Giardini, 3 ROMANO DI LOMBARDIA

Avalon

Via Rinaldo Pigola, 1

Caredent Romano di Lombardia

SS 498 (c/o Centro Comm. Il Borgo)

Farmacia Comunale

Via Duca D’Aosta

Ospedale SS. Trinità / Asst Bergamo Ovest

Via S. Francesco d’Assisi, 12 ROVETTA

Centro Sportivo Rovetta Via Papa Giovanni XXIII, 12/f

* Dati Obbligatori > DA COMPILARE IN STAMPATELLO LEGGIBILE

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*Via

SAN GIOVANNI BIANCO

Farmacia Contenti

Via Carlo Ceresa, 44

Ospedale Civile / Asst Papa Giovanni XXIII

Via Castelli, 5

SAN PAOLO D’ARGON

Centro Prelievi Bianalisi San Paolo d’Argon

Viale delle Rimembranze

SAN PELLEGRINO TERME

In Cammino Coop. Sociale

Via de Medici, 13

Istituto Clinico Quarenghi

Via San Carlo, 70

SARNICO

Casa di Comunità / Sarnico

Via Libertà, 37 SCANZOROSCIATE

Centro Prelievi Bianalisi

Scanzorosciate

Piazza della Costituzione SEDRINA

Farmacia Micheli Via Roma, 71/a

SERIATE

B Clinic Seriate Via Nazionale, 122 Caredent Seriate Via Italia, 131

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Casa di Comunità / Seriate

Via Paderno, 40

Istituto Ottico Daminelli

Via Italia, 74

Ospedale Bolognini / Asst Bergamo Est Via Paderno, 21

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Consultorio Familiare Zelinda

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Ospedale S. Isidoro / Asst Bergamo

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PreSST Bergamo Est / Trescore B.

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/ Asst Bergamo Ovest

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Crema di cannellini con shiitake e chips di zucca Primopiatto

Di coltà di preparazione

Media

Tempo di preparazione

2 ore

GIUSI PESENTI

Cuoca

Ristoro de Il Sole e la Terra, Curno (BG)

INGREDIENTI per 4 persone

300 g Cannellini secchi

2 cestini Shiitake freschi

1/4 Zucca mantovana

2 Scalogni

1 Spicchio di aglio

1/2 bicchiere Vino bianco

un rametto Rosmarino fresco

2 dischi Pane naan da dividere a spicchi qb Olio extravergine di oliva, sale e pepe

PREPARAZIONE

In una casseruola so riggere lo scalogno con dell’olio extravergine di oliva. Unire poco dopo i cannellini lavati e ammollati la sera precedente. Aggiustare con una piccola manciata di sale e un pizzico di pepe nero e ricoprirli con l’acqua. Mettere il coperchio e portare al bollore. Nel frattempo, pulire i funghi separando le cappelle dai gambi. Rosolare l’aglio in padella facendo attenzione che non bruci e aggiungere i funghi, del vino bianco e qualche ciu etto di rosmarino fresco tritato. Aggiustare con il sale e pepe. Quando saranno pronti spegnere la fiamma. Serviranno poi per guarnire il piatto.

E veniamo alla terza preparazione: le chips di zucca.

Sbucciare il quarto di zucca e tagliarla a fettine molto sottili. Adagiarle, facendo attenzione che non si sovrappongano, su di una teglia foderata con della carta da forno, spennellarle con olio e.v. e poco sale, infornarle a 180ºC. Per 20/25 minuti in modalità ventilata fino a quando saranno belle dorate e croccanti. Quando i cannellini saranno morbidi frullare con il passaverdure – dovrà risultare molto cremoso.

Ora che abbiamo tutti gli ingredienti pronti e ben caldi veniamo alla composizione del piatto.

Trasferire la crema di cannellini in un piatto fondo, creare una sorta di cratere al centro utilizzando il retro di un cucchiaio Posizionare i funghi shiitake e, sopra di essi, le chips di zucca. Guarnire con un filo di olio d’oliva e a fianco inzuppare due fette di pane naan caldo (in assenza del pane fatto a bruschetta croccante)

Trovatelli in strada? Che fare?

Cani e gatti sono tuttora vittime del reato d’abbandono: ecco come comportarci se incontriamo un animale in di coltà

In Italia, il problema del randagismo e dell’abbandono di cani e gatti rappresenta una vera emergenza, con cifre preoccupanti di migliaia di pet lasciati a sé stessi ogni anno. Nonostante l’abbandono di animale sia un reato penale punito con sanzioni severe, il fenomeno persiste. Anche il randagismo è ancora un’emergenza, soprattutto nel Mezzogiorno. Ogni anno, le Regioni e le Province autonome trasmettono al Ministero della Salute i dati relativi al numero di animali passati nei canili, di quelli dati in adozione e dei gatti sterilizzati dal Servizio Sanitario Nazionale. La Lombardia, ad esempio, ha accolto nei suoi canili sanitari oltre 6mila esemplari, 2.140 nei canili rifugio. Nella provincia di Bergamo, nel 2023 il servizio di recupero di cani e gatti feriti o vaganti garantito dall’ATS ha soccorso 1.366 anima-

li, 900 dei quali sono stati riscattati dal proprietario e i restanti sono stati a dati ai canili e gattili rifugio sparsi sul territorio. Il dato comprende principalmente fughe e non abbandoni, confermando fortunatamente che il randagismo non è un fenomeno di uso in Bergamasca, grazie alla sensibilità dei cittadini e alla politica di obbligatorietà del microchip per cani e gatti.

Come aiutare un animale

Se ci si trova di fronte a un cane o un gatto in di coltà per strada, ecco alcuni consigli utili per garantire la propria sicurezza e quella dell’animale:

> fermati e avvicinati con cautela, senza gesti bruschi o minacciosi. Mostra calma e tranquillità per non spaventare l’animale;

> sicurezza prima di tutto; se

DOTT. STEFANO SCIOSCIA

Dirigente Veterinario ATS di Bergamo

Sanità Animale, Igiene Urbana Veterinaria, Prevenzione del Randagismo e Tutela degli Animali d’Affezione.

Revisore dei conti dell’Ordine dei Medici Veterinari di Bergamo

il cane o il gatto sembrano aggressivi o paurosi, evita di metterti in pericolo e aspetta l’arrivo delle autorità competenti;

∞ A CURA DEL DOTT. STEFANO SCIOSCIA

Un lavoro di squadra

La sinergia tra Dipartimento Veterinario di ATS, Forze dell’Ordine, associazioni di volontariato e Comuni è fondamentale per garantire il recupero e la messa in sicurezza degli animali vaganti o feriti. Il canile sanitario, gestito da ATS Bergamo, svolge un ruolo fondamentale nel recupero e nella cura degli animali vaganti, così come risulta prezioso il lavoro dei canili e gattili rifugio presenti sul territorio della nostra provincia. I cani e i gatti feriti che arrivano al canile sanitario di ATS senza microchip vengono visitati, vaccinati e identificati, vengono assicurate loro le prime cure e fornito un riparo al sicuro dal rischio di incidenti stradali. L’importanza della costante collaborazione tra il Dipartimento Veterinario di ATS Bergamo e l’Ordine dei Medici Veterinari risiede nella promozione di iniziative congiunte per sensibilizzare i cittadini su temi cruciali come il randagismo, l’abbandono degli animali e la corretta gestione dei propri amici a quattro zampe.

> o ri all’animale dell’acqua a temperatura ambiente; > verifica l’identificazione: e il cane indossa una medaglietta identificativa, prova a contattare il proprietario o chiamare i numeri di emergenza locali per

segnalare il ritrovamento (112); > contatta le autorità competenti: in assenza di una medaglietta identificativa, o se l’animale sembra bisognoso di aiuto (ferito o in pericolo), contatta immediatamente le forze

dell’ordine o la Polizia locale per segnalare il ritrovamento.

Attenzione ai gatti liberi I gatti vaganti vanno soccorsi solo se feriti o in evidenti condizioni di pericolo. Prelevare un gatto sano

dal suo territorio può comportare il rischio che questo, se sprovvisto di microchip, non venga mai ritrovato dal suo proprietario.

Per prevenire

abbandono e randagismo

Sensibilizza le persone sull’importanza di applicare il microchip al proprio animale. Se conosci qualcuno che abbandona o maltratta gli animali, denuncia il comportamento alle autorità competenti. Se decidi di adottare un animale domestico, rifletti attentamente sulle tue capacità di prenderti cura di lui: un’adozione responsabile richiede impegno e dedizione, sia in termini di tempo che in termini economici. Prima di acquistare un animale, valuta se adottarlo al canile. Infine, contribuisci alla riduzione

del randagismo e dell’abbandono promuovendo la sterilizzazione dei tuoi animali domestici e sensibilizzando le persone che conosci sull’importanza di questa pratica.

Il microchip è fondamentale

Il microchip non è altro che un dispositivo elettronico che identifica gli animali domestici e ne facilita

il ritrovamento in caso di smarrimento o fuga. In Lombardia, l’obbligo di applicazione del microchip (e la conseguente registrazione del proprio animale in anagrafe) è stato esteso anche a tutti i gatti nati o acquisiti a partire dal 1° gennaio 2020, ma questa fondamentale pratica purtroppo è ancora lontana dall’essere di usa.

RUBRICHE ALTRE TERAPIE - OSTEOPATIA

Mens sana in corpore sano

Ma

oggi lo stress condiziona i malanni del corpo. La visione olistica dell’osteopata

Lo spirito è forte e l’energia abbonda in un corpo privo di dolore, come suggerisce la locuzione Mens Sana in Corpore Sano tratta dalle Satire di Giovenale. In un periodo storico in cui era la componente fisica a essere sottoposta a maggior carico di stress,, veniva riconosciuto come un corpo sano garantisse all’individuo anche tranquillità di spirito. È innegabile come il dolore cronico sia infatti fonte di stress e di una cattiva qualità della vita. La situazione, ai giorni nostri, sembrerebbe essersi ribaltata. Ma cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia. La dicotomia tra i due elementi rimane forte, quello tra anima e corpo continua a essere un legame inscindibile.

Il legame mente-corpo

Nella pratica osteopatica rilevo quotidianamente come questo legame vada a influenzare la nostra vita. In una società in cui siamo sottoposti a un carico men-

tale sempre più elevato il nostro corpo manda segnali d’allarme continui e sempre più marcati. La componente stressogena va a influenzare il nostro sistema nervoso autonomo andando ad alterare il normale equilibrio tra quelle che sono le sue due velocità di marcia: parasimpatico e ortosimpatico. La prima (parasimpatico) è la modalità in cui il nostro organismo si rilassa, tutte le attività fisiologiche sono rivolte al riposo, alla digestio -

ne, alla produzione e al recupero dell’energia; la seconda(ortosimpatico) è invece quella deputata a gestire tutte quelle funzioni fisiologiche di risposta allo stress, la cosiddetta modalità “lotta o fuggi” in cui il corpo si prepara a reagire agli input esogeni. Lo stile di vita contemporaneo induce costantemente il nostro sistema nervoso a trovarsi nella situazione di dover fronteggiare continue “battaglie” mentali portando troppo spesso la macchina del nostro corpo in modalità “lotta o fuggi” rischiando di mandare il motore fuori giri.

L’esempio della cervicalgia

Un esempio in cui molti si ritroveranno: la cervicalgia. Il famoso “colpo d’aria”, il blocco cervicale per il quale molti pazienti si rivolgono ai terapisti manuali, è in molti casi dovuto a un carico di stress mentale elevato e protratto nel tempo. Una mente sovraccarica di pensieri restituisce, come risposta fisiologica, un corpo che serra la

∞ A CURA DI MARCELLO GIANNELLI

mandibola (ecco qui comparire i casi di soggetti che durante la notte stringono e digrignano i denti), un diaframma che si contrae eccessivamente perdendo elasticità e non riuscendo più a garantire la sua vitale funzione di muscolo primario della respirazione. La prima struttura che subisce la negativa influenza di questi due meccanismi disfunzionali è il segmento cervicale: l’azione di stringere i denti attiva, seppur in maniera al soggetto impercettibile, la muscolatura cervicale che così si ritrova costantemente sotto sforzo.

La respirazione

Non solo, i gruppi muscolari della cervicale sono anche detti “respiratori accessori”, deputati cioè a coadiuvare il diaframma e tutta la muscolatura intercostale nell’attività respiratoria. Un muscolo diaframmatico disfunzionale, che fa fatica a garantire la sua

funzione respiratoria, va quindi indirettamente a sovraccaricare la muscolatura della cervicale, costretta a un surplus di lavoro per garantire all’individuo quella che è una funzione fondamentale alla vita. La mandibola dall’alto che serra i denti e il diaframma dal basso che chiede aiuto. Ecco che la nostra cervicale si ritrova in una situazione di sovraccarico che la porta, alla lunga, ad andare in blocco provocando forte dolore e impotenza funzionale.

Il trattamento osteopatico Il trattamento osteopatico va a lavorare su più piani: il riequilibrio delle fasce e il detensionamento della muscolatura non possono prescindere da un lavoro sulla respirazione e sull’abbattimento del tono del sistema ortosimpatico che, come visto, è costituito da tutte quelle funzioni fisiologiche che il nostro organismo attiva

nella gestione dello stress. Altrettanto, se non più importante, naturalmente sarà il lavoro che il paziente dovrà fare su sé stesso poiché è lui l’unico vero protagonista che potrà risolvere a monte il problema: imparare a gestire lo stress. Il trattamento osteopatico sarà utile nella gestione del dolore e nel reindirizzare sulla giusta via l’organismo del paziente andando a ripristinare il normale equilibrio fisiologico delle principali strutture implicate, lavorando su muscolatura masticatoria, respiratoria e cervicale per andare a rimuovere il dolore dalle articolazioni e dai gruppi muscolari implicati. Restare sulla giusta strada imparando ad ascoltare e rispettare il proprio corpo sarà invece compito della persona. E allora si ritorna da dove avevamo iniziato, ribaltando semplicemente un paradigma antico quanto l’uomo: corpo sano in animo sano.

IPB ISTITUTO POLISPECIALISTICO BERGAMASCO

Vinoterapia, benefici a fior di pelle

“In vino veritas” e anche tanta salute

L’Alto Adige è terra di vigne e vini tutti da degustare. Ma non solo. Il nettare degli dèi qui non si sorseggia solo in un bel calice. Lo si può “assaporare” sulla propria pelle in una bella tinozza colma di amarone, merlot o comunque di un buon rosso. È tempo di vendemmia e assieme al Törggelen (lo stare insieme gustando specialità sudtirolesi) c’è chi abbina un tu o nella vinoterapia (bagni, scrub, massaggi e trattamenti con i vinaccioli). Le proprietà dell’uva sono rinomate: in particolare i flavonoidi, che rallentano il processo di invecchiamento, la rendono un prodotto e cace per la cura della pelle. La vinoterapia (o wine therapy) è nata in Francia, nella zona di Bordeaux, nel 1999, per opera di Mathilde Cathiard Thomas.

In Italia, presso le Terme di Merano, ci si può sottoporre a un peeling con sale all’uva che sfrutta l’azione antiossidante naturale contenu-

to nella buccia degli acini. Perfetto per un’elevata protezione cellulare contro gli influssi ambientali e una pelle fresca. Da vivere insieme al partner, c’è il relax di coppia nella vasca idromassaggio all’uva altoatesina. Ci si può prendere cura del viso anche a casa grazie ai prodotti della linea cosmetica

di Terme Merano. Dall’uva dell’Alto Adige e, in particolare, dalla buccia dei suoi acini si estrae il prezioso resveratrolo, sostanza ritenuta un antiossidante naturale (www.termemerano.it).

Al Romantik Hotel Turm è proposto un insolito bagno al vino sulla

∞ A CURA DI EMANUELE RONCALLI
Romantik Hotel Turm

Corte Lantieri Wine Resort a Capriolo

Corte Lantieri di Capriolo, Wine Resort fra le vigne della Franciacorta, è a mezz’ora da Brescia e da Bergamo. È stato ricavato dalla ristrutturazione dell’antico palazzo nobiliare della famiglia Lantieri de Paratico e si trova sopra la sua storica cantina del Settecento. Ha sette ampie camere, che si aprono con ampie finestre sull’anfiteatro morenico franciacortino. Nel ristorante – aperto anche a chi non alloggia - i piatti dello Chef Gabriele Cristini interpretano le stagioni e raccontano la tradizione gastronomica franciacortina e quella lacustre del vicino lago d’Iseo. Tutte da visitare le cantine, dove vengono organizzate degustazioni guidate: nella parte più antica, che risale al Settecento, le bottiglie riposano su alte cataste nella penombra, mentre in quella moderna si svolgono le varie fasi della vinificazione. I Lantieri de Paratico, nobile e antica famiglia bresciana, hanno radici franciacortine che risalgono a più di mille anni or sono. Il suffisso nobiliare “de Paratico” sta a significare il loro precedente insediamento nell’omonimo paese franciacortino, al confine con il lago d’Iseo, dove fecero erigere nell’XI sec. un magnifico castello. La storia narra che vi fu ospite Dante Alighieri. Nel Cinquecento la famiglia si trasferì a Capriolo dove si distinse per la produzione di vini, di cui riforniva anche le corti di Mantova, Ferrara e Milano. La tradizione vitivinicola si è perpetuata fino ai nostri giorni ed ancor oggi la sede dell’azienda si trova appunto a Capriolo, accanto all’antico palazzo di famiglia (www.cortelantieri.it).

pietra calda, ovvero un bagno alle vinacce con massaggio all’olio di vinacciolo. Dopo un peeling enzimatico esfoliante con vinaccioli spremuti a freddo che rimuovono le cellule morte, grazie gli acidi della frutta la pelle risulterà molto morbida. Gli ospiti sono poi coccolati con un olio di semi d’uva per un massaggio su un letto di pietra calda (www.hotelturm.it)

L’Hotel Der Weinmesser è un vinhotel a Scena. I trattamenti sono realizzati in collaborazione con Vinoble, realtà specializzata nell’utilizzo del vino nell’ambito beauty. Il trattamento luxury da concedersi è quello completo, che prevede scrub al sale marino e ai semi d’uva, bagno nel Vinoble Barrique (www.weinmesser.com).

panorama di Corte Lantieri

Sindrome dell’occhio secco: riconoscerla e curarla

Una patologia “fastidiosa”, causata da un danno ai recettori oculari

L’occhio è uno dei nostri organi di senso più importanti che raccoglie i segnali luminosi e li trasmette sotto forma di impulsi nervosi al cervello, nel quale vengono poi elaborate le immagini. La superficie anteriore dell’occhio è rivestita da un tessuto protetto dalle lacrime chiamato cornea che, in condizioni fisiologiche, appare trasparente e privo di vasi sanguigni. I raggi luminosi penetrano l’occhio attraverso la cornea, il cristallino e infine vengono deviati sulla retina dove gli stimoli luminosi si trasformano in nervosi che, grazie al nervo ottico, raggiungono il cervello. Superficialmente la cornea è ricchissima di nervi e quindi di recettori che rispondono ai possibili e molteplici stimoli esterni quali la presenza di un corpo estraneo o un’abrasione. Un danno a questi recettori è alla base di malattie vere e proprie come il cosiddetto “occhio secco”.

I principali sintomi

La secchezza oculare è forse la patologia dell’occhio più di usa, in particolare negli anziani e nelle donne in menopausa (per ragioni ormonali). I sintomi più frequentemente correlati sono: > prurito; > annebbiamento visivo; > arrossamento; > bruciore; > di coltà di apertura delle palpebre al risveglio; > talvolta dolore; > fotofobia;

> sensazione di corpo estraneo

Altri fattori che possono aggravare la secchezza oculare sono: l’assunzione di alcuni farmaci (ormoni, immunosoppressori, decongestionanti, antistaminici, diuretici, antidepressivi, betabloccanti), l’esposizione prolungata agli schermi (pc, cellulare ecc.) e l’utilizzo di lenti a contatto (che comportano una minore ossigenazione della cornea). Durante il periodo estivo, i sintomi dell’occhio secco possono peggiorare a causa dell’intensità della luce solare e dell’impiego dell’aria condizionata negli ambienti chiusi.

L’aiuto degli esperti

Se sospettiamo di so rire di “occhio secchio” dobbiamo rivolgerci a un oculista, che sarà in grado di confermare o meno la nostra ipotesi. È bene precisare che la sindrome dell’occhio secco è una malattia cronica – come lo sono

anche diabete e ipertensione, ad esempio – perciò siamo in grado di curarla, ma non necessariamente di guarirla. Per far recedere quasi completamente i sintomi è fondamentale idratare frequentemente la superficie oculare. In farmacia si può trovare una vasta scelta di colliri acquistabili senza obbligo di prescrizione medica, contenenti additivi con azione lubrificante, come l’acido ialuronico, e/o ad azione lenitiva, come gli estratti naturali di Camomilla, Euphrasia, Hamamelis ecc. Il collirio è una preparazione medicamentosa sterile a uso topico che può essere una soluzione acquosa o oleosa, un gel o una sospensione e può esistere sotto forma di contenitori monodose o flaconi multidose. I contenitori monodose non contengono conservante per cui il loro impiego è limitato nel tempo, nello specifico alla singola

applicazione oppure, in caso di fialette richiudibili, è possibile riporle previa chiusura in frigorifero e utilizzarle entro un massimo di 12 o talvolta 24 ore. I flaconcini multidose possono o meno contenere conservanti (come il benzalconio cloruro) al fine di garantire la conservazione del prodotto dopo la prima apertura per un periodo prolungato di tempo. Tuttavia, i conservanti possono causare irritazioni importanti, soprattutto in chi deve utilizzare in modo cronico uno stesso prodotto. Queste persone possono trovare vantaggiosi i colliri multidose senza conservanti, nei quali la sterilità dopo la prima apertura è garantita da sistemi di conservazione di natura meccanica che consentono l’uso del prodotto fino a 3 o addirittura 6 mesi dopo la prima apertura. Riguardo la conservazione o meno in frigorifero è neces-

Esterna

sario leggere per ciascun collirio le modalità riportate sul foglietto illustrativo. All’impiego quotidiano del collirio è possibile a ancare un unguento oftalmico idratante che va instillato preferibilmente la sera prima di coricarsi, in quanto può provocare un o uscamento provvisorio della vista.

DOTT.SSA ASTRID MALIGHETTI Farmacista
Farmacia
ASST Papa Giovanni XXIII

Una Dolce Presenza per gli ospiti della RSA Piccinelli

Da 30 anni l’associazione a anca gli operatori della casa di riposo bergamasca, alleviando il soggiorno dei suoi ospiti

Nel cuore della comunità di Scanzorosciate, l’associazione “Dolce Presenza” celebra 30 anni di inestimabile servizio presso la RSA Piccinelli. Questa organizzazione, composta da 42 volontari attivi, è un esempio di come la solidarietà e il volontariato possano migliorare la qualità della vita degli anziani ospiti della struttura bergamasca.

Una storia di dedizione

Fondata 30 anni fa nella struttura Piccinelli, “Dolce Presenza” è nata grazie all’iniziativa di Monsignor Nicoli di Nembro (BG) e Madre Alpia Colombo. L’associazione

è oggi riconosciuta da Regione Lombardia e continua a essere animata dalla volontà di o rire solidarietà gratuita e ascolto a chi non ha voce. A causa dell’emergenza sanitaria del Covid-19, il numero di volontari è sceso da 60 a 42, ma la loro dedizione e il loro impegno non sono mai venuti meno, continuando a stare al fianco dei 210 ospiti della RSA, sotto la guida attenta del direttore sanitario Enrico Madona.

L’Organizzazione e le attività

Fin dal suo avvio, l’associazione si è strutturata come un gruppo compatto, operando in sintonia

con il personale della RSA e in comune accordo con i familiari degli ospiti. Le attività si concentrano su due principali aree: quella sanitaria e quella ludico-occupazionale. Tra le iniziative o erte troviamo la musicoterapia, il canto, e la creazione di manufatti “artigianali” nella sala occupazionale. Particolarmente amata dagli ospiti è la giornata della tombola del venerdì, animata da musica, canti e chiacchiere. Una volta al mese, viene anche organizzata una giornata dedicata alla cucina, che si a anca a corsi di ballo e alla celebrazione dei compleanni alla fine di ogni mese. Le attività sono scandite in

∞ A CURA DI IVANA GALESSI

giorni specifici, con l’obiettivo di alleviare il soggiorno degli ospiti, o rendo loro diversi momenti di svago e stimolo.

Gite e collaborazioni

Una delle “chicche” di Dolce Presenza sono le gite fuori porta, organizzate in collaborazione con aziende del territorio come il Mulino Nicoli, SACE, IVS e il Cotonificio Albini. Questi momenti non solo o rono agli ospiti l’opportunità di conoscere meglio il mondo del lavoro e le eccellenze del territorio, ma stimolano anche i loro ricordi, facendoli sentire ancora protagonisti delle loro vite. Que-

Casa Maria Consolatrice

Via Adelasio, 5/7 (ingr. via Guinizzelli) Scanzorosciate, BG 24020

Tel. 035.661023 – info@rsapiccinelli.it

CODICE FISCALE (5x1000): 00668550163

Codice IBAN (donazioni): IT68Q 0538753480000042286401

st’anno gli ospiti della RSA sono stati invitati dal Questore a visitare gli spazi della Questura, arricchendo la loro esperienza e conoscenza. Inoltre, l’associazione ha avviato importanti collaborazioni con benefattori privati e realtà locali, organizzando attività come pranzi e merende per gli ospiti.

Il valore del volontariato

I volontari di Dolce Presenza sono il cuore pulsante dell’associazione. Alcuni dedicano il loro tempo ogni giorno, altri solo in alcuni momenti, ma tutti intervengono dove e quando c’è bisogno, mostrando una disponibilità costante

ad alleviare il soggiorno degli anziani ospiti. La capacità di ascolto e la solidarietà sono le caratteristiche distintive che legano questi volontari, rendendo l’associazione una realtà imprescindibile per la RSA Piccinelli. In un mondo in cui la solitudine e l’isolamento possono facilmente sopra are, Dolce Presenza rappresenta un modello di come la comunità possa unirsi per fare la di erenza nella vita delle persone più vulnerabili. Con 30 anni di storia alle spalle, l’associazione continua a guardare al futuro con determinazione, pronta a o rire il suo prezioso supporto ancora per molti anni a venire.

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Presso le farmacie del gruppo PiuSalute, mettiamo il vostro benessere come priorità. Il nostro staff di professionisti è qui per soddisfare le vostre richieste.

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Negli USA, la prima gamba bionica comandata dal cervello

Un nuovo passo avanti nella tecnologia medica è stato raggiunto con la creazione della prima gamba bionica completamente controllata dal cervello. Il risultato dello studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Nature Medicine dal Massachusetts Institute of Technology con il Brigham and Women’s Hospital, che hanno dimostrato come questa innovativa protesi abbia trasformato la vita di ben sette pazienti amputati, grazie all’utilizzo di un’interfaccia rivoluzionaria che si collega al sistema nervoso, permettendo movimenti naturali e fluidi che non necessitano di sensori o controller esterni.

La gamba bionica è stata testata per camminare in piano e su un pendio, scendere una rampa, salire e scendere le scale e camminare su una superficie piana evitando gli ostacoli. In tutte queste situazioni, la protesi ha consentito ai pazienti di eseguire movimenti più veloci del 41%, rispetto alle protesi tradizionali, camminando con una velocità paragonabile a quella delle persone senza amputazioni. Anche i movimenti complessi, come quello di alzarsi da terra, sono stati eseguiti con la stessa forza delle persone non amputate.

Questa straordinaria innovazione rappresenta un enorme passo avanti per la protesica, migliorando significativamente la qualità della vita per gli amputati. La tecnologia impiegata non solo ripristina la mobilità, ma o re anche una percezione più naturale della posizione dell’arto nello spazio.

Provincia di

Bergamo: un nuovo modello di “guardia medica”

Punto di arrivo di un percorso condiviso tra la Direzione Generale Welfare di Regione Lombardia, AREU, ATS Bergamo, ASST Papa Giovanni XXIII, ASST Bergamo Est e ASST Bergamo Ovest, la Provincia di Bergamo si è recentemente dotata di una nuova organizzazione del servizio di Continuità Assistenziale (ex guardia medica): la Centrale UNI.CA. Componendo il numero 116117, tutti i cittadini che necessitano di assistenza sanitaria non urgente negli orari non coperti dal proprio Medico di medicina generale verranno indirizzati alla Centrale UNI.CA dove i medici di Continuità assistenziale vaglieranno le richieste e potranno risolverle senza far spostare il paziente, avvalendosi anche della videochiamata, ed e ettuare direttamente anche prescrizioni dematerializzate. La sperimentazione, avviata a Milano a luglio 2023, ha fornito dati incoraggianti sull’utilizzo di questa nuova modalità di accesso alla continuità assistenziale: sono state gestite 73.000 chiamate di cui il 65% unicamente da remoto e il tempo medio di attesa per il cittadino è stato di circa 4 minuti. La centrale ha consentito quindi di rispondere a migliaia di richieste provenienti dal territorio metropolitano, senza la necessità di spostamenti da parte dell’utenza. Obiettivi del progetto, migliorare l’e cienza organizzativa della Continuità Assistenziale (CA) e le capacità diagnostiche, favorire l’assistenza domiciliare, in particolare per i pazienti che presentano fragilità e ridurre il sovra ollamento dei Pronto Soccorso..

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Fondazione Ricerca Malattie Rare INSIEME CONTRO

LE MALATTIE RARE

Le Malattie Rare sono un ampio gruppo di patologie (circa 7.000 secondo l’OMS), accomunate dalla bassa prevalenza nella popolazione (inferiore a cinque persone per 10.000 abitanti secondo i criteri adottati dall’Unione Europea). Con base genetica per l’80-90%, possono interessare tutti gli organi e apparati dell’organismo umano.

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SPONDILO-EPIFISARIA CONGENITA

Codice di Esenzione. RN1450

Categoria. Malformazioni congenite.

Definizione. Patologia costituzionale dello scheletro caratterizzata da sproporzione tra arti e tronco con brevità del tronco e miopia.

Epidemiologia. Rara,s’ipotizzaun’incidenzadi1/100.000. Maschi e femmine sono colpiti in eguale misura.

Segni e sintomi. I pazienti a etti mostrano un ritardo di crescita intrauterina che prosegue nella vita post-natale.

L’altezza definitiva è variabile tra 90 e 130 centimetri. È peraltro possibile un’insorgenza del quadro più lieve tra i 2 e i 3 anni. È evidente una sproporzione fra arti e tronco, che è più corto, e una marcata lordosi lombare. Il torace presenta una conformità a botte con pectus carenatum. Il viso è appiattito con ipoplasia malare (sviluppo anomalo degli zigomi); può essere presente palatoschisi (malformazione del palato). Frequente la miopia che può portare, nel 50 % dei casi, a distacco retinico, e l’ipoacusia. Possono essere presenti disturbi della deambulazione, facile esauribilità e ridotta mobilità a livello delle articolazioni di gomito, ginocchia e anche. Possibile il riscontro di cifoscoliosi o lordosi lombare. Dal punto di vista radiologico si evidenzia una rallentata mineralizzazione delle epifisi (estremità delle ossa lunghe) che tendono a essere appiattite e frammentate, assenza di ossificazione alla nascita a livello delle ossa del pube. La maturazione ossea è fortemente ritardata. Lo sviluppo psicointellettivo è di regola normale.

Eziologia. La malattia riconosce una causa genetica.

Diagnosi. La diagnosi viene sospettata sul piano clinico e confermata da indagini radiologiche e test genetici.

Terapia. Utile il monitoraggio oculistico per la cura della miopia e la prevenzione del distacco di retina. Da suggerire la consulenza genetica per i soggetti a etti e i loro familiari..

Dottor Angelo Serraglio Vice Presidente della Fondazione A.R.M.R

Cantante rock, medico di base e ora Cavaliere

Roberto Longaretti, frontman degli Spread e sposato con la bassista dei Verdena Roberta Sammarelli (hanno tre figli), è stato insignito il 2 giugno del riconoscimento della Repubblica per la sua abnegazione durante il Covid

Chi bazzica gli ambienti del miglior rock alternativo bergamasco (ma con esibizioni di tutto rispetto anche fuori provincia, nonché all’estero), l’avrà già visto. Roberto Longaretti, 43 anni, di Zandobbio, è il leader degli Spread, band che ha avuto una certa eco soprattutto in corrispondenza della pubblicazione del primo album nel 2009, Anche i cinghiali hanno la testa, un disco con sonorità potenti che spaziano dal grunge allo stoner. Il gruppo è tuttora in attività.

Forse non tutti sanno però che Longaretti è anche un medico di base. Non solo: il 2 giugno è stato nominato Cavaliere della Repubblica per la sua abnegazione durante il Covid. Nella media Val Cavallina (BG), tra i comuni di

Vigano, Borgo di Terzo, Luzzana, Berzo San Fermo e Grone, nel mezzo della più grande catastrofe dal dopoguerra a oggi, i cittadini vedevano spesso la sua valigetta. E all’inizio, quando le protezioni mancavano, pure la maschera da verniciatore che aveva recuperato.

«Nel primo periodo pandemico, uscivo la mattina alle 7 e tornavo la sera alle 22, e poi dovevo occuparmi fino a tarda notte di rispondere alle telefonate e ai messaggi dei miei pazienti», racconta. In media, le visite a domicilio, effettuate dal medico di famiglia su persone in condizioni di assoluta necessità, con sintomi tali da far pensare senza molti dubbi alle temute polmoniti bilaterali, si aggiravano sulle 25-30 al giorno nel momento di massima pressione

dell’infezione. Non se la sentiva di tirarsi indietro. La sua coscienza glielo impediva. « Se un malato mi chiama devo andare da lui. In tutto questo le comunità e le amministrazioni hanno dato a noi medici un forte supporto. Si è riscoperta la solidarietà: c’era chi si occupava di portare cibo agli anziani e chi dava una mano per riempire le bombole d’ossigeno».

Nel mezzo del ciclone di contatti, il virus gli è sempre stato alla larga. È stato bravo e anche fortunato. La paura di contagiarsi e di contagiare le sue tre figlie – Gaia, Irene e Amelia – e sua moglie Roberta (Sammarelli, bassista dei Verdena, quindi decisamente rock pure lei) era costante. Ha vissuto in casa separato da loro, spruzzandosi di alcol da capo a piedi in lavande-

∞ A CURA DI SARA CARRARA

ria. Dopodiché metteva a lavare i vestiti con il disinfettante. Per aver lavorato senza sosta in condizioni di rischio altissimo il dottor Longaretti ha ricevuto dai comuni di Borgo di Terzo e di Grone una targa incisa e una pergamena, nel 2021: « Sono stati una manifestazione di a etto e riconoscenza che mi ha commosso. Ne sono molto grato», ha commentato.

Molti sono gli aneddoti con cui, intervistato dai portali di settore (qual rockit.it), ha ripercorso i mesi terribili della pandemia tracciando un filo tra la sua professione di medico e la musica. «C’è stata una domenica assurda – ricorda – in cui ero rimasto senza mascherine e pure senza olio nella macchina e non sapevo come procurarmelo per andare a fare le visite. Fino a che con l’aiuto dei carabinieri sono riuscito a trovare una latta e ho

potuto fare il mio lavoro. In auto, neanche a farlo apposta, avevo un cd del mio amico Alberto Ferrari ed è partita Don Calisto (dall’album Requiem dei Verdena, ndr), che in quel momento era semplicemente perfetta. Dipingeva lo stato d’animo che stavo provando, che era rabbia pura per la situazione in cui siamo immersi».

Due parole sulla band. Tre gli album in studio: l’ultimo è Vivi per Miracolo, del 2018, e rappresenta a pieno il percorso musicale e le mille sfaccettature del gruppo, che si lascia alle spalle il sound più cupo dei primi dischi senza rinunciare a momenti di grande potenza e intensità. Già dal titolo si comprende la natura contrastata del disco: il miracolo di essere vivi e l’ansia derivata dalla sua naturale precarietà. I brani si sviluppano in modo imprevedibile passando

In questa rubrica gli operatori sanitari (medici, infermieri etc.) si raccontano, facendo conoscere oltre al loro lato professionale la loro attività di artisti, volontari, atleti...

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repentinamente da melodie angeliche a turbini di fatalismo e violenza. Vivi per Miracolo è un disco nato dall’improvvisazione e, grazie alle sapienti mani di Alberto Ferrari, frontman dei Verdena, registrato in session live su nastro per preservare l’attitudine più autentica della band.

Albi ha coronato un sogno: incontrare Papa Francesco

Il 25enne di Caravaggio, a etto da una rara malattia, ha regalato al pontefice una maglietta e fatto una richiesta: «Prega per i ragazzi e i bambini con la mia sindrome»

Alberto Legramandi, un ragazzo di 25 anni che abita a Caravaggio, aveva il sogno di incontrare Papa Francesco e, una volta davanti a lui, ha aperto il suo cuore: «Prega per i ragazzi e i bambini che sono a itti dalla mia stessa malattia». Questa bella vicenda è riportata da PrimaTreviglio. Il giovane, che tutti chiamano Albi, è uno dei 26 italiani a etti da un morbo con un nome particolare, “CTNNB1”, particolarmente raro e che finora ha colpito solo quattrocento persone in tutto il mondo.

«Ci siamo accorti di un ritardo psicomotorio quando aveva circa un

anno – ha raccontato la mamma

Maria Angela Stringhi –. Albi è passato da un ospedale all’altro poi, quando a diciotto mesi i medici gli hanno diagnosticato la sindrome, che prende il nome dal gene perso o danneggiato, scoperta nel 2012, abbiamo cominciato un lungo calvario». Le conseguenze sono molteplici: ritardi neuro-motori, disabilità intellettiva, compromissione del linguaggio, ipotonia del tronco, disturbi della vista, microcefalia e disturbi del comportamento. «Online siamo entrati in contatto con altri genitori e abbiamo conosciuto le storie di altri bambini e ragazzi come lui: in Lombardia sono solo in due, lui è

il più grande di tutti, in pratica ha fatto da apripista».

Il giovane, adesso, è seguito dal Policlinico Gemelli di Roma e l’anno scorso il Bambin Gesù ha preso in carico tutti i ragazzi dell’associazione, che ogni anno a gennaio si incontrano per sottoporsi a un day hospital. Proprio in occasione di uno di questi soggiorni, il 25enne ha potuto coronare il suo sogno di incontrare il pontefice. «Ha diversi libri sul Santo Padre – ha spiegato ancora la mamma –. Quando nella primavera del 2020 ha saputo che un ragazzo disabile caravaggino aveva ricevuto una telefonata dal papa, dopo avergli scritto una let-

tera, ne è rimasto molto colpito. Perché lui sì e io no? Mi ha chiesto.

Così quando ci siamo recati nella capitale per il day hospital abbiamo presentato richiesta per un’udienza. La risposta è arrivata subito, ma in quel momento il Santo Padre non era in città e noi non potevamo tornare a Roma al suo ritorno. Quest’anno, invece, è andata bene e ci hanno fissato un’udienza il 31 gennaio scorso».

Per Albi, anche solo vederlo entrare nella sala è stata un’emozione incredibile: è scoppiato in lacrime, per lui era un sogno che si realizzava. Poi, quando è arrivato da loro sulla sua carrozzina, il giovane gli ha parlato con una spontaneità disarmante: «È un po’ di tempo che volevo conoscerti...» ha detto, per poi regalare al pontefice la maglietta dell’associazione, blu con una libellula gialla, per ricordare tutti i bambini che hanno la sua stessa sindrome. «Puoi pregare per me e per tutti loro? ». Il pontefice gli ha risposto di sì mentre gli accarezzava la testa e il viso, tenendogli la mano. Poi gli ha fatto il segno della croce sulla fronte.

La frequentazione tra le famiglie dei ragazzi a etti dalla sindrome ha dato vita nel 2021 a un’associazione: si chiama “CTNNB1 Italia ODV ” e ha l’obiettivo di condividere esperienze e lottare perché anche i diritti dei malati colpiti da questo morbo rarissimo siano tutelati. Ha trovato anche un ricercatore che aveva avviato uno studio sulla malattia, poi arenatosi, e lo ha convinto a riprenderlo lo scorso 5 settembre, in collaborazione con l’Istituto Gaslini e l’Istituto italiano di tecnologia a Genova. Un progetto di tre anni, per dar vita a un farmaco che possa alleviarne

alcuni sintomi. L’operazione però è totalmente a carico delle famiglie e costa ben 378mila euro.

Chi volesse o rire sostegno economico a questo importante obiettivo, può fare un bonifico sul conto corrente intestato a CTNNB1 ITALIA:

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BIC BCITITMM

C.F. :98135560781

In questa rubrica pubblichiamo la storia di una persona che ha superato un incidente, un trauma, una malattia e con il suo racconto può dare speranza agli altri.

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Riabilitazione: ora si fa con l’aiuto dell’intelligenza artificiale

Un modo nuovo di fare riabilitazione dopo un intervento o un infortunio, o per migliorare le performance sportive in sicurezza. Succede a Bergamo, nel Centro Riabilitazione Hi-Tech & Sport Lab di Humanitas Medical Care, dove la professionalità medica di fisiatri e fisioterapisti è supportata da sistemi tecnologici di ultima generazione.

Tecnologie di ultima generazione a supporto della fisioterapia. È questa la caratteristica che guida il nuovo Centro Riabilitazione Hi-Tech & Sport Lab di Humanitas Medical Care di Bergamo, in via Camozzi 10. Uno spazio innovativo nel campo della riabilitazione che utilizza sofisticate apparecchiature tecnologiche basate sull’intelligenza artificiale per valutare, analizzare, migliorare la ripresa fisica di persone con problematiche muscolo scheletriche o articolari, dovute anche a interventi chirurgici, e di sportivi attraverso programmi riabilitativi e fisioterapici individualizzati. Senza limiti di età.

In particolare, nel Centro di Riabilitazione Hi-Tech & Sport Lab gli esperti di riabilitazione tecnologica predispongono trattamenti personalizzati per diversi disturbi e patologie come, ad esempio: traumi articolari, lesioni tendinee, muscolari e legamentose, fratture, lussazioni; artrosi, mal di schiena; dolore muscolare o articolare; riabilitazione post-intervento chirurgico (ad esempio anca e ginocchio, spalla, legamento crociato anteriore); rieducazione pre-operatoria. Si tratta di un nuovo concetto di riabilitazione che potenzia i piani riabilitativi o sportivi individuali studiati dal team di medici fisiatri e fisiotera-

pisti di Humanitas Medical Care di Bergamo, grazie al supporto di un’ampia gamma di apparec-

HUMANITAS MEDICAL CARE

Bergamo, via Camozzi 10 Lunedì – venerdì: ore 8 – 20 sabato: ore 8 – 13 www.humanitas-care.it/ bergamo Tel. 035.4204999

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chiature elaborate e sviluppate dall’azienda TecnoBody di Dalmine (Bergamo). Una relazione uomo-macchina che restituisce dati oggettivi al percorso di miglioramento e ripresa del paziente come anche dello sportivo, amatoriale o professionista, grazie a una valutazione del movimento, della riabilitazione funzionale, della prevenzione e attività fisica adattata, della riatletizzazione e medicina sportiva. Sistemi tecnologici utilizzati da giocatori di Serie A e piloti automobilistici sono ora a disposizione di pazienti e sportivi, per il miglioramento della forma e performance fisica sotto lo sguardo attento di professionisti ospedalieri.

“È un modo nuovo di fare riabilitazione: abbinare a una valutazione clinica e fisioterapica che facciamo noi specialisti, fisiatri e fisioterapisti, un’analisi informatica dei dati acquisiti al fine di elaborare il percorso riabilitativo più adatto alla singola persona per migliorare i suoi risultati. Sensori di posizione, celle di carico, telecamere a infrarossi in 3D, sollevatore meccanico, pedane stabilometriche – sottolinea il dottor Michele Albano, fisiatra, responsabile della Riabilitazione di Humanitas Gavazzeni e Medical Care Bergamo – ci aiutano a misurare i parametri di partenza e ogni singolo step di trattamento così da poterli anche correggere, ad avere valutazioni diagnostiche data-based su vari aspetti del fisico come, ad esempio, la di erenza nell’articolarità, le divergenze di forze tra un arto e l’altro, le alterazioni posturali e quelle che riguardano l’appoggio del piede”.

7 tecnologie

a servizio della fisioterapia Sette sono i macchinari TecnoBody del Centro Riabilitazione Hi-Tech & Sport Lab di Humanitas Medical Care Bergamo, a disposizione delle persone sotto

la supervisione del team dei fisioterapisti, dedicati alla riabilitazione medica e alla performance sportiva. Con questi macchinari è possibile e ettuare:

> valutazione della postura, equilibrio e forza; > valutazione dell’equilibro; > valutazione della postura in movimento, carico degli arti inferiori durante camminata e corsa; > riabilitazione motoria con sgravio del peso; > analisi del cammino e della corsa; > rinforzo centrale pavimento pelvico, stabilizzazione lombare; > a rontare problemi alla schiena, dolori lombari, dorsali, cervicali e migliorare l’assetto posturale

I percorsi riabilitativi e sportivi

Per accedere al Centro, è necessario e ettuare una visita medico fisiatrica in presenza di patologie ortopediche e/o interventi chirurgici, e una visita con il fisioterapista per percorsi di miglioramento sportivo. Il piano riabilitativo, oltre all’utilizzo dei macchinari dotati di tecnologie di ultima generazione, può anche prevedere l’impiego di terapie manuali, esercizi di rinforzo muscolare individuale e terapie strumentali tradizionali (tecarterapia, magnetoterapia, laserterapia antalgica, ultrasuono terapia, elet-

troanalgesia transcutanea tens, pressoterapia, ozonoterapia, crioterapia localizzata). Per quanto riguarda invece il percorso sportivo individuale, il Centro dispone di diversi programmi volti al miglioramento dello stato di salute e al potenziamento della performance sportiva (health, fitness, sport performance, runner, over50, equilibrio, cammino, forza).

Il decadimento cognitivo: strategie pratiche

Il decadimento cognitivo rappresenta una sfida significativa per le persone, le famiglie e i professionisti della salute mentale. L’approccio terapeutico deve essere multidimensionale, integrando interventi psicologici, sociali e comportamentali per migliorare la qualità della vita dei pazienti e rallentare la progressione dei sintomi.

Coltivare il giardino della mente

Immaginiamo la mente come un giardino. Con l’avanzare dell’età o a causa di patologie neurodegenerative, alcune piante (le funzioni cognitive) possono appassire. Tuttavia, con cure appropriate e costanti, è possibile mantenere molte di queste piante relativamente rigogliose. Scopriamo quali sono gli interventi psicologici e comportamentali più di usi per contrastare il decadimento cognitivo: > Stimolazione cognitiva: la

stimolazione cognitiva è come l’irrigazione regolare del giardino, mantiene il terreno fertile e le piante (neuroni) attive; ESEMPIO PRATICO: programmare sessioni quotidiane di giochi di memoria, enigmi, lettura e discussioni su argomenti di interesse. Strumenti come cruciverba e giochi di parole possono mantenere attive le connessioni neuronali.

> Terapia occupazionale: la terapia occupazionale è simile

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alla potatura. Aiuta a rimuovere i rami secchi (abilità deteriorate) e a promuovere la crescita di nuovi germogli (abilità residue); ESEMPIO PRATICO: coinvolgere il paziente in attività quotidiane strutturate, come cucinare, fare giardinaggio o artigianato, per mantenere e sviluppare le abilità motorie e cognitive.

> Terapia della reminiscenza: questa terapia è come fertilizzare il giardino con ricordi del passato. I ricordi positivi nutrono la mente, migliorando l’umore e la coesione dell’identità;

ESEMPIO PRATICO: utilizzare album fotografici, musica d’epoca e oggetti significativi per stimolare ricordi e conversazioni, ra orza le connessioni emotive e sociali del paziente. Fondamentale per il paziente anche il supporto sociale e ambientale:

> Coinvolgimento familiare: la famiglia fornisce energia vitale al giardino, il supporto emotivo e sociale è fondamentale per la salute mentale del paziente;

ESEMPIO PRATICO: educare i familiari sulle strategie di comunicazione e caci e coinvolgerli nelle attività quotidiane del paziente, programmare visite regolari e mantenere un ambiente positivo e stimolante.

> Modifiche ambientali: creare un ambiente sicuro e accogliente è come costruire una serra che protegge il giardino dagli elementi avversi;

ESEMPIO PRATICO: adattare l’abitazione del paziente con segnali visivi e percorsi chiari per ridurre la confusione e il rischio di incidenti. Utilizzare colori vivaci e luci naturali per migliorare l’orientamento e il benessere.

Nuove tecniche e prospettive

> Terapie di stimolazione multisensoriale: la stimolazione multisensoriale è come arricchire il giardino con una varietà di piante, suoni e profumi;

ESEMPIO PRATICO: implementare sessioni di terapia che coinvolgono stimoli visivi, gustativi, uditivi, olfattivi e tattili, es. l’uso di luci colorate, aromaterapia e musica terapeutica può migliorare l’umore e la cognizione. Casa mia Verdello è attrezzata per fornire stimolazioni multisensoriali attraverso il percorso Snoezelen, una stanza studiata in modo specifico per il mantenimento e la stimolazione sensoriale. In questa stanza l’ospite viene accompagnato da uno psicologo che, attraverso la stimolazione dei sensi, attiva i processi emotivi e cognitivi. Altri trattamenti non farmacologici utilizzati sono l’approccio capacitante per un mantenimento e stimolazione della

comunicazione e verbalizzazione e l’utilizzo di oggetti proiettivi per la rievocazione di ricordi e rappresentazioni mentali.

> Esercizio e attività fisica: l’esercizio fisico è come un vento che favorisce la circolazione dell’aria fresca nel giardino, promuovendo la salute generale delle piante;

ESEMPIO PRATICO: incoraggiare il paziente a partecipare a passeggiate quotidiane, yoga o esercizi aerobici leggeri. L’attività fisica migliora il flusso sanguigno al cervello, contribuendo alla neurogenesi e alla plasticità cerebrale.

> Interventi farmacologici e nutrizione: i farmaci e una nutrizione adeguata sono come i nutrienti specifici aggiunti al terreno per correggere carenze e promuovere la crescita; ESEMPIO PRATICO: collaborare con medici per monitorare e gestire la terapia farmacologica. Assicurarsi che la dieta del paziente sia ricca di antiossidanti, vitamine e acidi grassi omega-3, che supportano la salute cerebrale. Il trattamento del decadimento

INCONTRI A TEMA

Casa Mia Verdello organizza incontri a tema, gratuiti e aperti a tutta la cittadinanza e a chiunque voglia approfondire questa tematica.

Il prossimo incontro si terrà il 11/10/2024 alle ore 18.00 a cura dello Psicologo della Struttura Segantin Ottavio, che condividerà la sua esperienza clinica e pratica

cognitivo richiede un approccio integrato e personalizzato, in cui ogni componente del giardino della mente riceve attenzione e cura. Attraverso una combinazione di stimolazione cognitiva, terapia occupazionale, supporto sociale e modifiche ambientali, possiamo creare un ambiente in cui la mente può continuare a fiorire nonostante le sfide del decadimento cognitivo.

La collaborazione interdisciplinare e il coinvolgimento attivo del paziente e della famiglia sono fondamentali per il successo di queste strategie.

Igienista dentale

L’importante ruolo del professionista in prima linea per la cura di denti e gengive

A CURA DEL PROF. ROBERTO L . WEINSTEIN

Chi è l’igienista dentale?

Qual è il suo percorso di studi?

L’igienista dentale è un operatore sanitario che ha conseguito il diploma di laurea in Igiene dentale dopo aver seguito un corso universitario di tre anni (laurea triennale). Contestualmente all’esame di laurea con esposizione di una tesi, ovvero un elaborato su di un tema scientifico attinente alla laurea) l’igienista sostiene l’esame di stato che lo

abilita alla professione e gli consente di iscriversi all’Ordine degli Igienisti dentali.

Che cosa fa in concreto l’igienista?

Di che cosa si occupa?

Secondo quanto riportato dal Decreto Ministeriale 26 gennaio 1988, n.30 (Gazzetta U ciale n. 33 del 10 febbraio), l’igienista dentale svolge compiti relativi alla prevenzione delle a ezioni bucco-dentali alle dipendenze dei medici

specialistici nelle discipline odontostomatologiche e dei dottori in odontoiatria. Inoltre, collabora alla compilazione della cartella clinica odontostomatologica del paziente e provvede alla raccolta di dati clinico-statistici. L’igienista si occupa anche dell’ablazione del tartaro e della levigatura delle radici, nonché dell’applicazione topica dei vari mezzi profilattici. Provvede all’istruzione del paziente sulle varie metodiche di igiene orale, sull’uso razionale di diversi presidi specifici e sull’uso dei mezzi diagnostici idonei a evidenziare la placca batterica e la patina dentale, motivando l’esigenza di controlli clinici periodici. Infine, l’igienista può dare al paziente consigli circa un’alimentazione razionale, con l’obiettivo di tutelare la sua salute dentale.

In quali occasioni ci si rivolge, quindi, all’igienista?

L’igienista dentale, su prescrizione dell’odontoiatra che ha in cura il singolo paziente, esegue tut-

te le manovre atte a prevenire l’insorgenza delle due malattie caratteristiche del cavo orale: la carie e la malattia parodontale, un tempo chiamata piorrea. L’igienista, quindi, imposta la strategia di prevenzione delle due malattie istruendo i pazienti sulle più adeguate manovre di igiene orale, personalizzandole per ogni paziente in rapporto alle caratteristiche anatomiche personali, all’età, alle capacità di eseguirle; fornirà istruzioni relative ai prodotti per l’igiene, spazzolini, filo, dentifrici, collutori suggerendo quelli più adatti ad ogni paziente. Inoltre, l’igienista è in grado di curare la prima fase della malattia parodontale – conosciuta come gengivite – eseguendo il detartraggio e la lucidatura delle superfici dentali. Mediante la levigatura delle radici avvia il processo di controllo dell’infiammazione, passo fondamentale nel corso della terapia parodontale. Per quanto riguarda la carie, può prescrivere dentifrici e collutori adatti a rimine-

ralizzare eventuali decalcificazioni e a irrobustire lo smalto con prodotti a base di fluoro. Poiché la dieta gioca un ruolo fondamentale nel determinare l’insorgenza della carie (es. abuso di zuccheri, bevande gassate ricche di zucchero), l’igienista dentale fornisce suggerimenti utili a impostare una dieta corretta e non cariogena. Un altro compito dell’Igienista riguarda la sua attività nell’ambito del cosiddetto smoking cessation, vale a dire tutte quelle procedure utili alla cessazione del fumo di sigarette, poiché ora è noto l’e etto dannosissimo del fumo nei confronti di denti e gengive.

Come può l’igienista dentale motivare i pazienti a seguire una buona igiene orale?

Per ultima nell’elenco delle procedure ma al primo posto per importanza deve essere annoverata l’attività di motivazione dei pazienti alla prevenzione. Infatti, se è vero che tutti noi sappiamo che per esempio l’igiene orale domiciliare

PROF. ROBERTO L . WEINSTEIN

Già presidente del Corso di Laurea in Igiene dentale

Università degli Studi di Milano

(personale) è fondamentale per prevenire l’insorgenza di carie e malattie delle gengive, è altrettanto vero che non tutti aderiscono a questo programma. Il compito dell’Igienista dentale è mettere in grado ogni paziente di comprendere questa necessità ed essere motivato ad eseguire un programma di prevenzione a 360 gradi.

Il ruolo del Fisioterapista

Dopo la Giornata Mondiale della Fisioterapia, l’8 settembre, con il Dr. Simone Ruggeri, Presidente dell’Ordine dei Fisioterapisti di Bergamo, discutiamo l’importanza di questa professione

Dott. Ruggeri, l’8 settembre si è celebrata la Giornata Mondiale della Fisioterapia. Qual il tema principale di quest’anno?

Il tema della Giornata Mondiale della Fisioterapia è stato quello della lombalgia, una condizione che colpisce milioni di persone in tutto il mondo e può avere un impatto significativo sulla qualità della vita.

Perché è importante rivolgersi a fisioterapisti professionisti per trattare la lombalgia (e non solo)?

Solo i professionisti adeguatamente formati hanno le competenze necessarie per valutare e trattare e cacemente queste patologie. Purtroppo, ci sono molte persone che si a dano a figure non professionali, rischiando trattamenti inadeguati o addirittura dannosi. La nostra professione si basa su una solida formazione universitaria e clinica.

Quali i principali benefici

che un fisioterapista può o rire a chi so re di lombalgia?

Il trattamento della lombalgia può includere esercizi terapeutici, tecniche manuali, consigli di educazione posturale e sulla gestione del dolore. Un approccio personalizzato permette di a rontare le specifiche cause della lombalgia di ciascun paziente, migliorando la mobilità, riducendo il dolore e prevenendo future ricadute.

Qual è il ruolo del vostro Ordine nella tutela della salute?

L’Ordine dei Fisioterapisti esiste per garantire che solo professionisti qualificati possano esercitare la professione. Inoltre, promuoviamo la formazione continua dei fisioterapisti, garantendo che le nostre competenze siano sempre aggiornate con le ultime evidenze scientifiche.

In che modo la Giornata Mondiale fa emergere l’importanza della professione? Questa giornata è un’opportunità

per sensibilizzare sull’importanza della fisioterapia e sul ruolo cruciale che svolgiamo nella prevenzione e nel trattamento delle patologie muscoloscheletriche e non solo. È anche un momento per promuovere la nostra professione, evidenziando le competenze e la dedizione dei fisioterapisti nel migliorare la salute e il benessere delle persone. Vorrei invitare tutti a considerare la fisioterapia come una risorsa fondamentale per la salute. Se so rite di lombalgia o di altre condizioni muscoloscheletriche, rivolgetevi a un fisioterapista qualificato.

Ordine provinciale dei Fisioterapisti di Bergamo Pass.gio dei Canonici Lateranensi, 1 Bergamo Sede operativa: Spazio Polaresco bergamo.ofi@fnofi.it www.fnofi.it/ofi-bergamo/

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Oggi un bel sorriso gioca un ruolo fondamentale nella nostra vita quotidiana: un sorriso attraente può aumentare la fiducia in noi stessi, facilitare le relazioni sociali e influenzare positivamente la percezione che gli altri hanno di noi. Le faccette dentali rappresentano una soluzione altamente estetica che ci permette di migliorare l’aspetto del nostro sorriso. Ne parliamo con i dottori Alessandro e Giuseppe Grisa.

Cos’è una Faccetta Dentale?

Le faccette dentali sono sottili foglioline in ceramica che vengono applicate sulla superficie esterna dei denti per migliorarne l’aspetto.

Quando si usano?

Le faccette possono correggere una vasta gamma di imperfezioni estetiche. Si possono cosi trovare soluzioni a denti fratturati, consumati (bruxismo), macchiati o con spazi irregolari. Dando forme e colori altamente estetiche anche piccoli disallineamenti dentali possono essere mimetizzati.

Hanno un Aspetto Naturale?

Le faccette sono progettate per mimetizzare l’aspetto dei denti naturali e per questo il materiale di scelta è la ceramica. Esistono principalmente due tipi di ceramica che vengono utilizzate, la prima il disilicato di litio, una ce-

Faccette Estetiche per le imperfezioni

ramica meno estetica ma molto resistente e la seconda, la ceramica feldspatica, esteticamente bellissima (la stessa utilizzata nei gioielli) ma leggermente meno resistente. A seconda dei casi e delle necessità del paziente, possono essere usate da sole o in combinazione.

Rovinano il dente?

Il processo di applicazione delle faccette è minimamente invasivo, richiedendo una minima rimozione minima di smalto dentale che serve essenzialmente a creare lo spessore necessario per incorporare le faccette senza creare scalini che causerebbero una infiammazione cronica delle gengive. In casi particolari, come quando si devono chiudere i diastemi (spazi tra i denti) o allungare i margini consumati (usura, bruxismo) è possibile realizzare delle faccette senza preparare il dente (faccette no-prep).

Quali sono le fasi?

Durante la prima visita si valuta il paziente e le sue esigenze. Studiando e analizzando le fotografie, le impronte delle arcate e la masticazione del paziente si progetta la forma ideale dei denti in cera su un modello o al computer tramite programmi (Digital Smile Design) in modo da ottenere una pre-visualizzazione del risultato

finale. Con una mascherina (mock-up), senza che i denti vengano preparati o danneggiati in alcun modo, la forma dei denti finali viene trasferita sul paziente. Una volta approvato il progetto i denti vengono limati in spessori sottilissimi (circa 0.3 – 0.7 mm) e vengono applicate le faccette provvisorie. Infine, dopo alcuni giorni, le faccette definitive vengono cementate in modo permanente.

Come si mantengono le faccette?

Per mantenere il risultato ottenuto il più a lungo possibile una corretta igiene orale e controlli regolari sono importanti per mantenere la salute delle gengive ed intercettare ogni eventuale problema. In conclusione, le faccette rappresentano una soluzione e cace per chi desidera migliorare l’estetica del proprio sorriso.

Informazione sanitaria ai sensi delle leggi 248/2006 e 145/2018.

Studio Grisa Plus Dir. San. Dottor Giuseppe GrisaOrdine degli Odontoiatri di Lecco nr. 02183 del 16/12/19Bergamo, via dei Partigiani 10 Tel. 035.236711 studiogrisa.plus

Oggi quasi tutti prestano attenzione ai vari segnali che il corpo dà ma non capita di rado conoscere persone che non sono attenti alla salute dei loro piedi, anche in condizioni di malattie metaboliche come diabete o artrite reumatoide per citarne alcune. Conoscere bene gli effetti di queste, ed altre, patologie sul piede e di associarli ai meccanismi di movimento dello stesso è di fondamentale importanza per poter mettere la persona in condizione di mantenere o ritrovare lo stato di salute e permettere al corpo di fare la cosa più normale che esista, muoversi nello spazio. Sì, perché viene dato per scontato ma quando il corpo perde la capacità di muoversi e di soddisfare i suoi bisogni primari ci si avvia purtroppo verso un declino. Fortunatamente quando questa di coltà interessa i piedi abbiamo la possibilità di intervenire con terapie conservative che in moltissimi casi evitano la necessità di un intervento chirurgico. Iniziai tutto più di 10 anni fa da solo collaborando presso studi di medici di medicina generale crescendo gradualmente fino ad arrivare ad oggi contando un organico di 3 dottori in Podologia e servizio di segreteria dedicato molto e ciente e possiamo dire di essere diventati uno dei riferi-

La podologia e il ruolo di Podologo Bergamo

menti per le cure podologiche nel territorio della città di Bergamo e provincia con due studi privati a Colognola (BG) e Montello e la presenza in altri quattro centri tra poliambulatori e studi di fisioterapia.

Il metodo di Podologo Bergamo si prefigge l’obiettivo di mettere al centro sempre le necessità del paziente per questo motivo cerchiamo di o rire una vasta gamma di servizi che partono dall’alta formazione professionale tramite la frequentazione ai Master in Biomeccanica Applicata alla Terapia Ortesica Podologica e in Posturologia Clinica, manteniamo diverse collaborazioni con personale medico specializzato come il dermatologo, il chirurgo generale, l’ortopedico o il vulnologo oltre che con lo stesso medico di medicina generale e con il personale infermieristico.

Siamo inoltre molto attenti anche alle innovazioni tecnologiche a nostra disposizione.

Oltre ai vari trattamenti podologici tradizionali infatti possiamo vantarci di essere stato il primo studio di podologia nella provincia ad inserire la Laser Terapia come strumento sia per la cura di patologie dermatologiche di interesse podologico sia per il trattamento di problematiche infiammatorie dell’apparato locomotore; siamo

stati i primi ad inserire la tecnologia della stampa 3D per la realizzazione di ortesi plantari su misura, riducendo al minimo e quasi eliminando il possibile errore umano; siamo ad oggi l’unico studio di podologia con tecnologia Shock Therapy che permette di utilizzare terapia ad onde d’urto, guanti elettroconduttivi ed elettroporazione, tutte terapie antinfiammatorie; ed infine entro la fine dell’anno in corso verrà inserito il servizio di Ecografia Podologica come esame strumentale diretto al riconoscimento di patologie dolorose come il neuroma di Morton. Il nostro obiettivo ultimo è in sostanza quello di dare al paziente la tranquillità di trovare una soluzione senza di coltà e con il minor spreco di tempo possibile. È un progetto ambizioso ma sono fiducioso nel nostro team e che il metodo Podologo Bergamo possa essere di grande aiuto sia per i pazienti che per altri operatori di settore.

Podologo Bergamo di Dott. Federico Donadoni Via A. Manzoni, 17 Montello (BG) Piazza E. Filiberto, 2 Bergamo Tel. 333 3171126 donadoni@podologo-bergamo.com www.podologo-bergamo.com

Bergamo Salute anno 14 | n° 80

Settembre | Ottobre 2024

Direttore Responsabile

Claudio Gualdi

Redazione

Ivana Galessi redazione@bgsalute.it

Grafica e impaginazione

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Fotografie e illustrazioni Shutterstock, Adriano Merigo

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Hanno collaborato

Sara Carrara, Ivana Galessi, Emanuele Roncalli, Claudio Gualdi

Iscr. Tribunale Bergamo N°26/2010 del 22/10/2010

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• Dott. Ernesto de Amici Presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Bergamo

• Dott. Gianluca Solitro Presidente OPI Ordine delle Professioni Infermieristiche di Bergamo

• Dott. Andrea Poerio e Dott.ssa Diana Prada Referenti territoriali di Bergamo e Provincia OPL Ordine Psicologi Lombardia

• Dott. Stefano Faverzani Presidente Ordine dei Medici Veterinari di Bergamo

• Ordine dei Tecnici Sanitari di Radiologia e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione della Provincia di Bergamo nella persona del Dott. Angelo di Naro

• Dott. Simone Ruggeri Presidente Ordine Fisioterapisti (OFI) Bergamo

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