Bergamo Salute - 2025 - 83 - marzo/aprile

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6 Chirurgia vascolare IN GUARDIA CONTRO L’ANEURISMA

12 Ginecologia COME PREVENIRE I TUMORI FEMMINILI

28 Psicologia ATTENTI ALLA SINDROME DELLA CROCEROSSINA

36 Ragazzi USCIRE SUBITO DALLA DIPENDENZA DA TECNOLOGIA

mia ricetta per vivere una vita sana

Bergamo Salute è sempre con te: leggila integralmente dal tuo computer, tablet o smartphone

) EDITORIALE

5 La salute comincia da te!

) SPECIALITÀ A-Z

6 Chirurgia vascolare

L’ aneurisma: cause e conseguenze

10 Gastroenterologia

Reflusso gastroesofageo: sintomi e rimedi

12 Ginecologia

Tumori ginecologici: l’importanza della prevenzione

) PERSONAGGIO

18 Silvio Garattini

) IN SALUTE

22 Stili di vita

Il movimento come alleato della salute

24 Alimentazione

I 5 principi scientifici per un’alimentazione sana ed e cace

26 Alimento

Curcuma: un alleato prezioso

) IN ARMONIA

28 Psicologia

La sindrome di Wendy

30 Coppia

Autenticità e passioni condivise la chiave per frequentazioni di successo

) IN FAMIGLIA

32 Dolce attesa

Quando la pressione sale... che fare?

Anno 15 Marzo | Aprile 2025

34 Bambini

io questo non lo mangio!

36 Ragazzi

Malati di tecnologia: come uscirne?

) IN FORMA

44 Fitness

Allenarsi con il passeggino

46 Bellezza

La skincare entra nell’universo maschile

) RICETTA

48 Omelette con asparagina e Agrì della Valtorta

) RUBRICHE

51 Animali

Allergia al pelo del gatto: quando il micio ci fa starnutire

54 Altre terapie

I benefici della sound therapy

) VIAGGI DELLA SALUTE

56 Cromoterapia, un tu o tra i colori dei fiori

) DAL TERRITORIO

58 News

60 Farmacie

Medicine scadute: che fare?

62 Terzo settore

“Lo spettro delle Delizie”: un innovativo progetto di inclusione sociale e lavorativa

65 Malattie rare

Sindrome di Pierre Robin

66 Il lato umano della medicina

La sopravvivenza di un’altra persona può dipendere dalle nostre scelte

68 Testimonianza

«La mia vita con il linfedema: oggi incoraggio gli altri»

) ACI

70 Sicurezza sulla strada

Il nuovo Codice passa l’esame?

) PROFESSIONI SANITARIE

72 Logopedista

) STRUTTURE

74 Casamedica

) REALTÀ SALUTE

77 Farmacia Bresciani

79 Assindatcolf

81 ALP Life

Allegato centrale: Amici di Bergamo Salute

PARTECIPANTI ALLA FONDAZIONE ITALIANA PER L’EDUCAZIONE ALIMENTARE

La salute comincia da te!

Cari lettori, la salute è il bene più prezioso, ma troppo spesso ce ne rendiamo conto soltanto quando viene meno. La prevenzione rappresenta lo strumento per garantirsi una vita lunga e in salute, eppure ancora oggi si tende a sottovalutarne l’importanza. Uno

stile di vita sano, un’alimentazione equilibrata, una regolare attività fisica e i controlli medici periodici sono strumenti fondamentali per investire sul nostro benessere e ridurre il rischio di malattie croniche e degenerative.

Abbiamo l’onore di ospitare in questo numero l’intervista al professor Silvio Garattini, oncologo, farmacologo e fondatore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri. A 96 anni, il prof. Garattini continua a essere un punto di riferimento nel dibattito sulla salute pubblica, sottolineando dal punto di vista scientifico il valore delle buone abitudini e i danni di un eccessivo consumo di calorie, dei cibi processati, della

sedentarietà, di fumo e alcool. Il suo impegno testimonia quanto sia essenziale di ondere una cultura della salute basata sulla consapevolezza e sull’educazione prima ancora che sulla cura. In questo numero di Bergamo Salute approfondiamo anche molti altri temi legati al benessere e alla prevenzione: dall’attenzione ai tumori femminili ai fattori di rischio dell’aneurisma, fino alle strategie per a rontare lo stress quotidiano. Vi invitiamo a sfogliare le nostre pagine per trovare spunti utili e approfondimenti su come prenderci cura di noi stessi e dei nostri cari. Buona lettura e buona primavera!

L’aneurisma: cause e conseguenze

La dilatazione della parete arteriosa può portare alla rottura dei vasi con gravi emorragie

Un aneurisma è una malattia vascolare caratterizzata dalla dilatazione patologica di un’arteria per debolezza e sfiancamento della parete del vaso. Questo fenomeno può verificarsi in diversi distretti corporei ma è più comune a livello dell’aorta, la principale arteria del nostro organismo. Altra sede tipica è il cervello.

CAUSE DELL’ANEURISMA: I FATTORI DI RISCHIO CARDIOVASCOLARE

Gli aneurismi possono essere causati da diversi fattori, tra cui l’aterosclerosi (cioè la degenerazione della parete delle arterie, con perdita di elasticità) o le malformazioni congenite. A monte, l’aterosclerosi è determinata dai cosiddetti fattori di rischio cardiovascolare: l’ipertensione arteriosa, il diabete, l’ipercolesterolemia, il fumo, la familiarità. Capire le cause è cruciale per una gestione ecace della malattia aneurismatica.

SINTOMI DELL’ANEURISMA: ATTENZIONE AI SEGNALI

Quasi sempre l’aneurisma, soprattutto nelle fasi iniziali, è una condizione patologica subdola poiché asintomatica. Questa caratteristica

DOTT. LEONINO A. LEONE

Specialista in Chirurgia Vascolare

Gruppo Ospedaliero San Donato (GSD)

ne fa una vera e propria bomba ad orologeria poiché la sua presenza può passare inosservata fino a quando non si verificano eventi più gravi quali la rottura con grave emorragia che può condurre a morte. Quando gli aneurismi raggiungono dimensioni critiche maggiori possono iniziare ad esercitare pressione sui tessuti circostanti dando luogo a sintomi. Quando si sviluppano sintomi è importante prenderne consapevolezza:

> il dolore addominale persistente o, più tipicamente, il mal di schiena;

> i mal di testa severi; > le alterazioni della vista

Un sintomo comune, come detto, è il dolore a livello della zona coinvolta che può variare da lieve fastidio a dolore anche intenso. Nel caso di aneurismi cerebrali possono verificarsi mal di testa anche forti; queste cefalee possono essere accompagnate da visione o uscata o altri disturbi visivi. Nei casi degli aneurismi dell’aorta addominale, il dolore può irradiarsi verso la schiena, a livello lombare. È importante notare che questi sintomi possono essere attribuiti a molte altre condizioni, pertanto la loro interpretazione richiede una valutazione medica attenta. In presenza di sintomi sospetti, bisogna consultare immediatamente il medico per una valutazione accurata.

DIAGNOSI E TRATTAMENTO DELL’ANEURISMA

La diagnosi precoce è possibile grazie a diversi metodi diagnostici. Tra questi, l’ecografia vascolare o ecocolordoppler è uno strumento chiave per visualizzare l’aorta e identificarne le deformità. Altri approcci includono la tomografia computerizzata (TC) e la risonan-

∞ A CURA DEL DOTT. LEONE LEONINO

za magnetica (RM), molto utili soprattutto a livello cerebrale. Una diagnosi accurata fornisce la base per un piano di trattamento personalizzato. Una volta diagnosticato un aneurisma, le opzioni di trattamento variano in base alla sua dimensione e posizione: > gli aneurismi di piccole dimensioni permettono un atteggiamento conservativo e possono essere monitorati nel tempo, limitandoci a correggere i fattori di rischio cardiovascolare; > gli aneurismi più grandi possono richiedere il trattamento chirurgico. Le opzioni chirurgiche includono la più tradizionale chirurgia aperta con sostituzione diretta del vaso o la più moderna e meno invasiva terapia endovascolare in cui ven-

gono inseriti dispositivi protesici dall’esterno attraverso la cute senza l’apertura di ferite.

PREVENZIONE: STILI DI VITA SALUTARI E MONITORAGGIO REGOLARE

La prevenzione riveste un ruolo importante nella gestione dell’aneurisma. Adottare uno stile di vita sano, che comprenda una dieta equilibrata e l’esercizio fisico regolare, può contribuire a ridurre i fattori di rischio. I controlli clinici e

strumentali periodici, specialmente per coloro con familiarità per aneurisma, sono essenziali per una diagnosi precoce. Per coloro che cercano ulteriori informazioni o supporto, vi sono numerose risorse disponibili; organizzazioni sanitarie locali e nazionali, come ad esempio la Società Italiana di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare (SICVE), o rono informazioni dettagliate riguardo la patologia aneurismatica e possono essere fonti a dabili per qualsiasi approfondimento o supporto.

FATTORI DI RISCHIO:

CHI SONO I POTENZIALI MALATI?

Alcuni individui sono di certo più suscettibili a sviluppare la malattia aneurismatica a causa di fattori di rischio specifici. La genetica gioca

di certo un ruolo significativo, e coloro che hanno parenti stretti con una storia di aneurisma potrebbero essere a maggior rischio. L’età, il fumo, l’ipertensione arteriosa, il diabete, gli elevati valori di colesterolo, come detto, sono fattori di rischio comuni.

PRENDERSI CURA

DELLA PROPRIA SALUTE VASCOLARE

La salute vascolare è un aspetto fondamentale del nostro benessere generale. Comprendere i rischi e adottare misure preventive può fare la di erenza nella nostra vita. È bene ricordare sempre che una consulenza medica specialistica è essenziale per una valutazione accurata ed un piano di trattamento personalizzato. Di seguito, un glossario con le parole chiave della salute cardiocircolatoria.

> Aterosclerosi: condizione degenerativa della parete delle arterie, spesso accompagnata dalla formazione di placche ostruttive o dilatazioni patologiche;

> Ipertensione arteriosa: aumento della pressione sanguigna nelle arterie;

> Chirurgia aperta: interventi chirurgici tradizionali che comportano l’incisione della cute e dei tessuti per accedere all’area anatomica da trattare;

> Terapia endovascolare:

procedure in cui si accede alle sedi da trattare passando attraverso la cute senza aprire ferite;

> Ecocolordoppler: metodo di imaging che utilizza gli ultrasuoni per visualizzare ed analizzare i vasi sanguigni;

> Tomografia computerizzata (TC): utilizza i raggi X per ricreare immagini dettagliate;

> Risonanza magnetica (RM): si utilizzano i campi magnetici e le onde radio per ricreare immagini del corpo.

Reflusso gastroesofageo: sintomi e rimedi

Questo disturbo può diventare un problema molto serio.

Ecco i consigli del primario

A CURA DI SARA CARRARA

Il reflusso gastroesofageo è una condizione che interessa un numero crescente di persone, causando sintomi fastidiosi che, se trascurati, possono portare a complicanze. Il dottor Nicola Ga uri, Responsabile dell’Unità Operativa di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva presso l’ospedale Humanitas Gavazzeni di Bergamo, ci spiega questa patologia e fornisce indicazioni su come prevenirla e a rontarla.

DOTT. GAFFURI, CHE COS’È IL REFLUSSO GASTROESOFAGEO?

Il reflusso gastroesofageo è una condizione che si verifica quando il contenuto dello stomaco risale verso l’esofago. Questo accade quando il cardias, ovvero la valvola che separa lo stomaco dall’esofago, non svolge correttamente la sua funzione di chiusura.

QUALI SONO I SINTOMI

E LE PRINCIPALI CAUSE

DEL REFLUSSO?

I sintomi più comuni del reflusso comprendono una sensazione di bruciore dietro lo sterno, spesso accentuata dopo i pasti, e il rigurgito acido, che può lasciare un sapore amaro in bocca. In alcuni

casi si manifestano disturbi alla gola, disfonia, tosse cronica o disfagia, ovvero di coltà a deglutire. Le cause del reflusso possono essere molteplici e includono fattori anatomici e costituzionali, come il sovrappeso, nonché aspetti legati all’alimentazione, alle variazioni ormonali o all’assunzione di determinati farmaci.

PERCHÉ IL REFLUSSO GASTRICO

È FREQUENTE IN GRAVIDANZA?

Il reflusso gastrico è un disturbo comune in gravidanza, che si manifesta soprattutto dal secondo trimestre. Questo accade perché l’utero in crescita comprime lo stomaco, favorendo la risalita dei succhi gastrici. Inoltre, il progesterone, rilasciato in grandi quantità, rilassa lo sfintere esofageo, riducendo la sua capacità di trattenere gli acidi gastrici. Ciò provoca sintomi come bruciore, rigurgito acido e talvolta fastidi respiratori, rendendolo un problema frequente per molte donne in dolce attesa.

QUAL È IL RUOLO

DELL’ ALIMENTAZIONE NELLA PREVENZIONE DEL REFLUSSO?

L’alimentazione riveste un ruolo fondamentale sia nella prevenzio -

ne, sia nella gestione del reflusso. Alcuni alimenti, come verdure a basso contenuto di acidità, ad esempio zucchine e broccoli, frutti non acidi come banane e meloni, e proteine magre come pollo e pesce, possono aiutare a ridurre i sintomi. Al contrario, è importante evitare alimenti che provocano un’iperproduzione di acido nello stomaco, come pomodori, peperoni, cibi piccanti, speziati e alcuni tipi di frutta, in particolare gli agrumi. Inoltre, cibi che favoriscono il rilassamento del cardias, come cioccolato, ca è, cibi grassi, alcolici e bevande gassate, possono contribuire al reflusso. Va comunque considerato che la risposta agli alimenti può variare da persona a persona.

COME COMPORTARSI

AI PRIMI SEGNALI DI REFLUSSO? Quando compaiono i primi sintomi, è utile adottare alcune semplici strategie. Consumare pasti di piccole dimensioni e a intervalli regolari aiuta a ridurre la pressione sullo stomaco. È importante evitare di sdraiarsi subito dopo aver mangiato: meglio aspettare almeno due ore prima di distendersi, anche sul divano. Per chi so re di sintomi notturni, può essere

d’aiuto alzare leggermente la testata del letto, favorendo una posizione che riduce il rischio di risalita degli acidi.

QUALI SONO I SINTOMI

MENO COMUNI DEL REFLUSSO?

Oltre ai sintomi classici come bruciore di stomaco e rigurgito acido, il reflusso può manifestarsi con segnali meno evidenti, ma altrettanto significativi. Tra questi, dolori alla testa e alla mandibola, di coltà nella masticazione e problemi di deglutizione sono stati associati al reflusso in alcuni studi recenti. Altri sintomi atipici includono bruciore alla lingua, dolore al palato, fastidi alle arcate dentarie, mal d’orecchio, sinusite e di coltà respiratorie simili ai sintomi dell’asma. Questi segnali possono essere confusi con problemi otorinolaringoiatrici e portare a consultare specialisti come l’otorinolaringo-

iatra, il quale potrebbe consigliare una visita gastroenterologica per confermare una diagnosi di reflusso.

CHE COSA FARE

SE I SINTOMI PEGGIORANO?

Nel caso in cui i sintomi diventino più intensi o persistenti, è possibile ricorrere a farmaci da banco per proteggere l’esofago e alleviare il disagio. Tuttavia, se queste soluzioni risultano insu cienti, è fondamentale consultare un medico per una valutazione più approfondita. Potrebbe essere indicata una terapia a base di farmaci antiacidi, ma nei casi più complessi è necessario eseguire esami diagnostici specifici. Tra questi, la gastroscopia verifica eventuali lesioni all’esofago, mentre la pH-impedenziometria delle 24 ore misura l’esposizione agli acidi gastrici. Altri esami includono la manometria esofagea, che ana-

Responsabile dell’Unità Operativa di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva

Humanitas Gavazzeni di Bergamo

lizza il funzionamento dello sfintere esofageo, e lo studio radiografico del transito esofageo. Un intervento tempestivo è essenziale per prevenire complicanze come esofagite, ulcere o patologie più gravi.

DOTT. NICOLA GAFFURI

Tumori

ginecologici: l’importanza della prevenzione

Riconoscere segnali precoci e sintomi e ridurre i rischi attraverso vaccinazioni, screening e valutazione genetica

Tutta l’area ginecologica, comprendente i genitali interni ed esterni, può essere colpita da patologie tumorali, tra cui i tumori vulvari, vaginali, del collo e del corpo uterino, delle tube e delle ovaie. Tra questi, il tumore più frequente è quello dell’endometrio, che rappresenta la terza neoplasia più comune nelle donne tra i 50 e i 70 anni, dopo il tumore della mammella e quello del colon. Il tumore del collo dell’utero, invece, è più frequente in età pre-menopausale.

ESISTONO SEGNALI PRECOCI A CUI PRESTARE PARTICOLARE ATTENZIONE?

L’unico tumore ginecologico che si presenta a volte con sintomi specifici è quello dell’endometrio. Questo tumore origina dal tessuto che, in età fertile, da origine alle mestruazioni e serve ad accogliere la gravidanza, quando si ammala si hanno spesso sanguinamenti anomali. In post menopausa questi sanguinamenti vanno sempre

indagati. Per quanto riguarda gli altri tumori, il tumore del collo dell’utero può dare sintomi aspecifici come sanguinamenti dopo i rapporti sessuali, perdite anomale e maleodoranti, nonché algie in sede pelvica, molto comuni però anche in altre patologie, benigne. Il tumore vulvare, più raro e tipico dell’anziana, si manifesta spesso con un prurito persistente che non risponde alle comuni terapie sintomatiche e con la comparsa di una lesione. Per gli altri tumori ginecologici, non esistono sintomi specifici, quindi è fondamentale rivolgersi al medico per una valutazione clinica adeguata, evitando di insistere con automedicazioni.

QUALI STRATEGIE

DI PREVENZIONE

SONO ATTUABILI?

Il tumore del collo dell’utero è l’unico per il quale esiste un percorso di prevenzione primaria e secondaria. La prevenzione primaria per questo tumore, che ha come causa principale il Papillomavirus, trasmesso ses-

sualmente, avviene attraverso la vaccinazione anti-HPV. Questo vaccino è o erto gratuitamente a ragazze e ragazzi dagli 11-12 anni di età e riduce significativamente il rischio di lesioni da HPV. Può essere e ettuato anche in età adulta, gratuitamente fino ai 26 anni, e successivamente in regime di co-pagamento, ed è raccomandato anche a chi ha già avuto lesioni displastiche, per ridurne il rischio di recidiva. La prevenzione secondaria si realizza attraverso lo screening del cervico-carcinoma, attivo per l’ATS di Bergamo dal novembre 2022, rivolto a donne di età compresa tra 25 e 64 anni (PAP test per le donne tra i 25 e i 29 anni non vaccinate contro l’HPV; HPV test per le donne tra i 30 e i 64 anni, indipendentemente dallo status vaccinale). Per il tumore dell’ovaio, invece, non esiste un sistema di screening efficace, questo, unito alla scarsa sintomatologia fa sì che purtroppo alla diagnosi sia già spesso in stadio avanzato. Tuttavia, è possibile ridurre il rischio nelle donne

∞ A CURA DI IVANA GALESSI

a ette da mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2.

COSA SIGNIFICA

ESSERE PORTATRICI

DI UNA MUTAZIONE BRCA?

Essere portatrici di una mutazione nei geni BRCA1 o BRCA2 significa avere una predisposizione genetica ereditaria a sviluppare alcuni tumori, in particolare nelle donne quelli della mammella e dell’ovaio. Tutte le pazienti con tumore epiteliale dell’ovaio vengono sottoposte a test genetico per la ricerca della mutazione sul tessuto tumorale. La presenza della mutazione ha importanti implicazioni terapeutiche: consente alle pazienti di beneficiare maggiormente di alcuni farmaci innovativi, come i PARP-inibitori, che hanno dimostrato una maggiore e cacia proprio in queste pazienti. Inoltre, le donne con familiarità per tumori della mammella e dell’ovaio

DOTT. MARCO CARNELLI

Direttore dell’ Ostetricia e Ginecologia dell’ ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo; Membro del Direttivo della Società Lombarda di Ostetricia e Ginecologia (SLOG); Presidente della Società Italiana di Chirurgia Ginecologica

Socio del Gruppo MITO (Multicenter Italian Trials in Ovarian cancer and gynecologic malignancies)

con accertata mutazione dei geni BRCA1-2 possono accedere a strategie di riduzione del rischio

Letti

(risk-reducing), come la chirurgia preventiva. Questa chirurgia profilattica prevede l’asportazione di tube e ovaie a partire dai 35-40 anni, dopo che la paziente ha completato il proprio progetto riproduttivo, permettendo di ridurre pressoché a 0 il rischio di tumore all’ovaio che altrimenti varia fra il 25 al 50% a seconda della mutazione. Questa chirurgia può salvare la vita a molte donne.

PER LE PAZIENTI

CHE DESIDERANO

PRESERVARE LA FERTILITÀ, QUALI OPZIONI

DI CHIRURGIA CONSERVATIVA

SONO DISPONIBILI?

Le possibilità di chirurgia conservativa variano in base al tipo e allo stadio del tumore, richiedono però un counselling specifico e multidisciplinare.

> carcinoma della cervice uterina: nelle donne con piccoli tumori

e con alcune caratteristiche degli stessi, è possibile e ettuare una chirurgia conservativa. Questa opzione è generalmente riservata a pazienti al di sotto dei 40 anni valutandone caso per caso l’opportunità; > tumore dell’endometrio: se il tumore è limitato al solo endometrio e in età fertile (5% di tutti i casi) si può optare per un trattamento conservativo. Questo prevede una chirurgia isteroscopica associata a una terapia progestinica, somministrata per via orale o attraverso una spirale medicata; > tumore dell’ovaio: alcuni tumori ovarici, come i carcinomi di tipo germinale, si manifestano

tipicamente in età fertile e colpiscono un solo ovaio. In questi casi, è possibile rimuovere solo l’ovaio malato, preservando quello sano, con un’ottima prognosi e, se necessario, viene e ettuata la chemioterapia. Anche in alcuni casi di carcinomi epiteliali allo stadio iniziale (stadio I), può essere considerata una terapia conservativa sulla fertilità, valutata caso per caso.

FARMACI CHE HANNO

RIVOLUZIONATO LA TERAPIA?

Il trattamento dei tumori ginecologici ha beneficiato di importanti innovazioni terapeutiche negli

ultimi 6-7 anni. In particolare, nel trattamento del tumore ovarico, tra le più significative troviamo i farmaci PARP-inibitori, che rappresentano una vera e propria rivoluzione. Questi farmaci biologici vengono utilizzati come terapia di mantenimento in compresse, dopo il trattamento chemioterapico di prima linea, migliorando la prognosi e aumentando le possibilità di guarigione. Un altro ambito in forte sviluppo è quello delle immunoterapie, che stanno mostrando risultati promettenti soprattutto nel trattamento del tumore dell’endometrio e della cervice uterina, o rendo nuove opportunità terapeutiche anche per le pazienti con malattia di usa o recidivante.

LANTERNE - CANDELE CORNICI - REGALISTICA CARTOLERIA...

La mia ricetta per vivere una vita sana

Silvio Garattini, fondatore e presidente dell’Istituto di ricerche Mario Negri, illustra le nuove sfide per la salute e il benessere nel mondo di oggi

Intervista al professor, dottor Silvio Garattini, oncologo, farmacologo e ricercatore. Fondatore nel 1961 dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, è tuttora presidente della prestigiosa istituzione. Bergamasco doc, 96 anni, ha una vita ancora molto attiva nel campo della sensibilizzazione sulla salute e tanti nuovi progetti in cantiere.

Professor Garattini, com’è cambiato l’approccio al benessere e alla medicina dai tempi della sua infanzia agli anni dell’Intelligenza Artificiale?

Oggi c’è molto più interesse per i problemi legati alla salute, anche perché sono aumentate le conoscenze e le possibilità di intervento. Tuttavia, non si può dimenticare che la durata della vita è aumen-

tata arrivando oggi a circa 81 anni per l’uomo e 85 anni per la donna; ciò che dovrebbe interessarci maggiormente, però, è la durata di vita “sana”. Qui scendiamo di molto nella classifica internazionale, avendo almeno 15-20 anni di cattiva qualità di vita a causa di malattie croniche e di tumori. Riusciamo a migliorare la situazione solo perché dal 1978 abbiamo un Servizio Sanitario Nazionale che gratuitamente mette a disposizione farmaci, ospedalizzazione e vari tipi di trattamento. C’è grande speranza nell’Intelligenza artificiale (IA), anche se in Italia siamo largamente in arretrato rispetto a tanti altri Paesi. Personalmente non sono molto fiducioso nella reale utilità dell’IA sul fronte del rapporto fra paziente e medico, perché si accentuerà ciò che già avviene a causa della disponibili-

tà di internet: per il medico sarà sempre più di cile resistere alle richieste del paziente.

Lei è stato recentemente protagonista a Stezzano del ciclo di incontri “Nutrire la vita”.

Come si “nutre” la vita?

Siamo ciò che mangiamo e diveniamo ciò che abbiamo mangiato. La dieta deve essere varia, basata su una struttura a piramide: frutta e verdura devono rappresentare la base, seguita da pane, pasta e riso possibilmente integrali, come fonte di carboidrati complessi che mettono a disposizione lo zucchero necessario e poi pesce, uova, formaggi, carne bianca e sempre meno carne rossa e grassi saturi come il burro. La varietà assicura i micro e i macronutrienti e permette di non accumulare i

∞ A CURA DI CLAUDIO GUALDI

singoli prodotti contaminanti oggi presenti nel cibo. Oltre alla varietà è fondamentale la moderazione: bisogna mangiare poco perché la riduzione delle calorie è uno dei fattori essenziali per la longevità. È di cile trovare novantenni e ultra che siano obesi.

Cosa ha significato fondare l’Istituto Mario Negri ed esserne ancora oggi il presidente?

Sono passati 65 anni da quando è iniziato il percorso dell’Istituto Mario Negri e 62 da quando sono iniziate le attività di ricerca. Il Mario Negri ha rappresentato un tentativo di risposta alla situazione imperante della ricerca in Italia, fatta di burocrazia e di frammentarietà. Inizialmente, abbiamo cercato di realizzare, con solo 20 persone e con l’aiuto di Mario Negri (gioielliere milanese), un’istituzione in cui la ricerca fosse un’attività a tempo pieno e indipendente dalla politica, dai partiti, dalla finanza, dall’industria e dalle ideologie, rinunciando a richiedere brevetti. Per poter crescere è stato poi necessario aggiungere una formazione di ricercatori attraverso il PhD e il dottorato di ricerca, fino ad arrivare oggi a un personale di circa 750 persone, tra cui predominano i giovani. È molto di cile continuare l’attività perché siamo sottoposti a pesanti burocrazie. La ricerca nel nostro Paese è purtroppo considerata una spesa anziché un investimento; per raggiungere il livello della Francia dovremmo avere a disposizione 22 miliardi di euro in più all’anno. Per questo molti ricercatori tendono a emigrare in cerca di migliori condizioni di lavoro.

Ha una vita molto attiva.

Qual è il suo segreto? Fortunatamente, ho ancora la possibilità di lavorare. Vado regolarmente in Istituto dove mi

occupo soprattutto di sostenere la formazione dei giovani, trovare risorse economiche e studiare per mantenere adeguate le conoscenze sui farmaci. Mi occupo anche della scrittura di libri a scopo prevalentemente divulgativo. La possibilità di lavorare dipende da quanto ho fatto in passato, attraverso il mantenimento delle buone abitudini di vita.

Lei è noto per osservare rigorosamente alcune regole di buona condotta quotidiane, come camminare, scrivere, non bere e non fumare.

Quali le buone abitudini per preservare la salute?

Tutti le conoscono, ma non vengono sempre osservate. Ad esempio, i medici che fumano, bevono o sono obesi non sono cer-

tamente un buon esempio e permettono alle persone di trovare scuse e alibi. Molto spesso, inoltre, si ricorre all’impiego di prodotti che non hanno alcuna base scientifica, per esempio per contrastare una cattiva alimentazione, come gli integratori alimentari. Siamo il Paese che in Europa ne utilizza la maggior quantità, spendendo 5 miliardi quasi di euro all’anno. Una delle obiezioni alle buone abitudini di vita è, ad esempio, che si può fumare perché tanto abbiamo già un notevole inquinamento dell’ambiente. È vero, ma gli stessi fumatori vi contribuiscono attraverso 51 miliardi di sigarette all’anno che determinano inquinamento atmosferico e, attraverso i mozziconi, all’inquinamento dell’acqua e del cibo. Nelle discussioni

sulle buone abitudini, c’è anche l’obiezione: “Ma esiste l’eredità”. L’epigenetica, però, insegna come il DNA possa essere notevolmente influenzato dall’ambiente come pure dalle buone o dalle cattive abitudini di vita.

Ha spesso sottolineato l’importanza della prevenzione, specialmente riguardo alle malattie croniche e l’abuso di farmaci… La medicina è diventata un grande mercato e il mercato non vuole altro che aumentare. Non si fanno confronti tra farmaci. Si studiano i nuovi prodotti sugli animali maschi e sugli uomini adulti, ma poi i farmaci vanno utilizzati prevalentemente su anziani, donne e bambini. Ad esempio, le donne nel caso in cui abbiano la stessa malattia degli uomini, non hanno tuttavia la stessa frequenza, gli stessi sintomi e gli stessi esiti dei maschi. I target su cui agisce lo stesso farmaco non sono esattamente gli stessi nel maschio e nella femmina, come pure il metabolismo, l’assorbimento e l’eliminazione. Il mercato vuol far

credere che le malattie piovano dal cielo, quando invece dipendono abbondantemente da noi. La medicina deve fare un grande progresso culturale e passare dall’esclusiva attenzione alle cure alla “prevenzione”, fondamentale per diminuire l’accesso ai medici, ai farmaci, alle ospedalizzazioni e al Servizio Sanitario Nazionale. In altre parole, la prevenzione è il principale antagonista del mercato. Tuttavia, per fare una rivoluzione culturale abbiamo bisogno della formazione: non abbiamo in Italia una Scuola Superiore di Sanità per formare i Dirigenti del Servizio Sanitario Nazionale. Inoltre, nella scuola dell’obbligo non esiste l’educazione alla salute. Basterebbe un’ora alla settimana in ogni classe a tutti i livelli della nostra scuola per cambiare la conoscenza e quindi anche la mentalità degli italiani per quanto riguarda le buone abitudini di vita. La medicina sta cambiando e cambierà certamente nei prossimi anni attraverso l’impiego dell’IA che, con tutti i problemi già ricordati, se utilizzata correttamente potrebbe aiutare a trovare con più

facilità nuovi farmaci. In futuro avremo molti più farmaci che non saranno il frutto della sintesi chimica, ma il prodotto di cellule (es. cellule immunitarie, staminali, del SNC). Le stesse cellule potranno essere l’equivalente di farmaci modificando le funzioni di molti organi o interagendo con target negativi. Si potranno modificare gli RNA che in molte malattie sono alla base della produzione di proteine patologiche o della mancata produzione di proteine utili. Varie forme di terapia genica tenderanno a cambiare l’espressione di determinati geni o addirittura ad eliminare geni mutati per sostituirli con geni normali.

Quali le ripercussioni delle nuove scoperte sul Sistema Sanitario? È necessario un ripensamento del SSN e di tutta l’organizzazione industriale perché le spese che si prospettano per questo tipo di terapie determineranno costi insostenibili. Bisognerà fare in modo che non vi sia l’attuale diseguaglianza, ad esempio qualcuno si dovrà ben interessare delle 7.000 malattie rare che non sono attrattive dal punto di vista del mercato perché prospettano scarsi profitti. Occorrerà fare in modo che strutture pubbliche non profit si occupino della realizzazione dei cosiddetti “farmaci orfani ”, perché in questo modo si avranno costi più bassi. Inoltre, evitando di ottenere brevetti, si avrà anche la possibilità di prezzi ragionevoli dei farmaci. Lo stesso problema della brevettazione dovrebbe essere rivisto per fare in modo che i nuovi farmaci non rappresentino un’innovazione, ma semplicemente una fotocopia di quanto già esiste. C’è molto da fare e speriamo che i giovani abbiano la capacità e la decisione per far ciò che noi anziani non siamo stati in grado di realizzare.

Il Metodo Vitali si caratterizza da un team di specialisti che opera con l’obiettivo di riportare il paziente al benessere psichico, fisico ed emotivo con un approccio di medicina funzionale integrata.

Il movimento come alleato della salute

I benefici della camminata su corpo e mente: un rimedio semplice ed e cace contro la sedentarietà.

Il nostro stile di vita sempre più sedentario ha un impatto significativo sulla salute fisica e mentale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la sedentarietà aumenta il rischio di mortalità, raddoppia la probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari e diabete, favorisce sovrappeso e obesità e può contribuire all’insorgenza di tumori, ipertensione, osteoporosi, disturbi del metabolismo, depressione e ansia. Tuttavia, una soluzione semplice e alla portata di tutti esiste: camminare.

I danni

della vita sedentaria

Trascorrere gran parte della giornata in uno stato di immobilità prolungata ha conseguenze negative su tutto il corpo. La mancanza di movimento a atica il sistema circolatorio, aumenta il rischio di malattie cardiache e può favorire il diabete, oltre a rallentare il metabolismo e contribuire all’aumento

di peso. Inoltre, riduce l’ossigenazione del cervello, influenzando negativamente l’umore e le funzioni cognitive. Gli e etti negativi della sedentarietà si riflettono anche sulla salute mentale, generando stati d’ansia e depressione. Per contrastare questi rischi, il movimento fisico risulta essenziale. L’OMS raccomanda di praticare almeno 150-300 minuti di attività fisica moderata a settimana, come una camminata quotidiana. Camminare, in particolare, è un’attività semplice, accessibile e con e etti benefici paragonabili a quelli di un comune psicofarmaco.

Camminare:

un antidepressivo naturale

Recenti studi condotti in diverse università nel mondo (il più recente condotto da Bruno Bozozzero - Peroni della Universidad de Castilla-La Mancha, in Spagna) confermano che la camminata aiuta a ridurre i sintomi della depressione e migliora il benessere mentale.

Nelle forme lievi e moderate di depressione, una camminata regolare può alleviare ansia e stress, mentre nei casi più gravi può integrare i trattamenti farmacologici e psicoterapeutici. Le neuroscienze confermano il legame diretto tra benessere fisico e salute mentale. Camminare migliora la funzione cardiovascolare, regola i livelli di cortisolo (l’ormone dello stress) e stimola il lobo frontale, favorendo il pensiero positivo. Inoltre, l’attività fisica aumenta il volume dell’ippocampo, area cerebrale coinvolta nella regolazione dell’umore e della memoria. Questo fenomeno contribuisce a preservare le funzioni cognitive e ridurre il rischio di declino mentale. Dal punto di vista biochimico, camminare stimola il rilascio di neurotrasmettitori fondamentali per il benessere psicologico: endorfine, dopamina, serotonina e acetilcolina. Le endorfine, chiamate anche “ormoni della felicità”, producono una sensazione di benessere

∞ A CURA DI IVANA GALESSI

immediato, mentre la serotonina, essenziale nella regolazione dell’umore, aiuta a combattere la depressione.

I benefici fisici della camminata Oltre agli e etti sulla salute mentale, la camminata o re numerosi benefici fisici: abbassa la pressione sanguigna, migliora la circolazione e la respirazione, aumenta la tonicità muscolare e aiuta a mantenere un peso corporeo equilibrato. Inoltre, ra orza il sistema cardiovascolare e previene molte malattie croniche legate alla sedentarietà. Un recente studio condotto dai ricercatori della Gri th University, ha calcolato i benefici che si possono ottenere da una quantità ben definita di attività fisica, attraverso una metodologia specifica: anziché basarsi sulle risposte a sondaggi, questa ricerca australiana ha utilizzato

l’accelerometria (l’accelerometro è uno strumento utilizzato per misurare la variazione di velocità di un soggetto, ndr) per ottenere una visione accurata dei livelli di attività fisica svolta da un campione di popolazione, e ha scoperto che i benefici erano circa il doppio rispetto alle stime precedenti: dividendo il campione in quattro sezioni, a seconda della quantità di attività fisica svolta, si è scoperto che la sezione con persone più attive nella comunità aveva un rischio di morte inferiore del 73% rispetto a chi lo era in assoluto di meno.

Per le persone meno attive, in particolare, una singola camminata di un’ora potrebbe potenzialmente restituire un beneficio di circa sei ore di vita in più. Insomma, per ottenere il massimo beneficio, è consigliabile adottare una routine regolare, puntando a percorrere

almeno 10.000 passi al giorno o alternare giorni di camminata intensa a momenti di pausa attiva. Una strategia e cace è anche la Mindful Walking, ovvero la camminata consapevole: prestare attenzione al proprio corpo e all’ambiente circostante, respirando profondamente e rimanendo presenti nel momento, può amplificare gli e etti positivi del movimento.

In un mondo sempre più sedentario, la chiave del benessere potrebbe essere tanto semplice quanto rimettersi in movimento. Camminare non solo aiuta a prevenire gravi problemi di salute fisica, ma si rivela un potente strumento per migliorare l’umore e contrastare la depressione. Integrare questa abitudine nella vita quotidiana è un passo fondamentale verso uno stile di vita più sano ed equilibrato.

I 5 principi scientifici per un’alimentazione sana ed e cace

Mangiare bene per vivere meglio: le regole fondamentali per una dieta equilibrata e sostenibile, secondo i ricercatori di Harvard

Adottare un’alimentazione sana non significa solo perdere peso, ma anche garantire il benessere dell’organismo a lungo termine. Un recente studio scientifico condotto dall’Harvard Business School (e ripreso dalla Gazzetta dello Sport), ha individuato cinque principi fondamentali per costruire una dieta equilibrata ed e cace. Questi pilastri non si basano su mode passeggere, ma su evidenze scientifiche consolidate che aiutano a migliorare la salute metabolica, prevenire malattie e mantenere livelli di energia ottimali.

La qualità degli alimenti

è più importante delle calorie

Molti regimi alimentari si concen-

trano esclusivamente sul conteggio calorico, ma la ricerca dimostra che la qualità degli alimenti è un fattore ancora più determinante per la salute. Consumare cibi altamente processati, ricchi di zuccheri ra nati e grassi trans, anche in un contesto di bilancio calorico controllato, può comunque avere e etti negativi sull’organismo. Al contrario, privilegiare alimenti freschi e nutrienti come verdure, frutta, cereali integrali, proteine magre e grassi sani migliora il metabolismo e favorisce un senso di sazietà prolungato. Secondo i ricercatori, molte pian-

∞ A CURA DI SARA CARRARA

te o rono una grande quantità di vitamine e minerali, nonché fibre e composti salutari chiamati fitochimici, che forniscono “benefici per la salute, tra cui attività antiossidante, antinfiammatoria e persino antitumorale”. L’Harvard Healthy Eating Plate indica che metà del piatto deve contenere vegetali.

L’equilibrio tra macronutrienti è essenziale

Carboidrati, proteine e grassi devono essere bilanciati correttamente nella dieta. Eliminare del tutto una di queste componenti, come spesso avviene nelle diete estreme, può portare a squilibri nutrizionali. I carboidrati complessi, come quelli presenti nei legumi e nei cereali integrali, forniscono energia stabile nel tempo, mentre le proteine di qualità (pesce, carne magra, uova, latticini e legumi) aiutano nella costruzione e nel mantenimento della massa muscolare. I grassi sani, come quelli presenti in olio extravergine d’oliva, avocado e frutta secca, sono fondamentali per la funzione cerebrale e il benessere cardiovascolare.

Il ruolo cruciale del microbiota intestinale

Negli ultimi anni, la scienza ha evidenziato l’importanza del microbiota intestinale nella regolazione del metabolismo, del sistema immunitario e persino dell’umore. Una dieta ricca di fibre, fermentati e alimenti prebiotici può favorire

una flora intestinale sana. Integrare nella propria alimentazione yogurt, kefir, crauti e legumi aiuta a migliorare la digestione e l’assorbimento dei nutrienti, oltre a ridurre l’infiammazione cronica.

Digiuno intermittente e cicli alimentari: l’importanza del timing Il modo in cui distribuiamo i pasti durante la giornata ha un impatto significativo sulla nostra salute metabolica. Il digiuno intermittente, ad esempio, si è dimostrato e cace nel migliorare la sensibilità all’insulina e nella regolazione dell’appetito. Anche evitare di mangiare tardi la sera contribuisce a una migliore gestione della glicemia e della qualità del sonno. Non è necessario seguire schemi rigidi, ma essere consapevoli di quando e come si mangia può migliorare il benessere generale.

L’idratazione come pilastro Spesso trascurata, l’idratazione è uno degli aspetti fondamentali di un’alimentazione sana. L’acqua è essenziale per la digestione, il trasporto dei nutrienti e l’eliminazione delle tossine. Bere almeno 1,5-2 litri di acqua al giorno contribuisce a mantenere il metabolismo e ciente e a migliorare la concentrazione e i livelli di energia. Attenzione anche alle bevande zuccherate e agli alcolici, che possono sabotare una dieta equilibrata.

Seguire questi cinque principi scientifici consente di costruire una dieta sana ed e cace, senza cadere in estremismi o mode passeggere. La chiave del benessere sta nell’equilibrio e nella qualità degli alimenti, nell’ascolto del proprio corpo e nella scelta consapevole di abitudini alimentari sostenibili nel tempo.

Curcuma: un alleato prezioso

Oltre a impreziosire di sapore i piatti, questa spezia orientale è un potente antinfiammatorio e aiuta a prevenire malattie respiratorie e diabete

La curcuma (Curcuma longa) è una pianta perenne della famiglia delle Zingiberaceae che, da millenni, è al centro della medicina tradizionale e della cucina, soprattutto nei paesi asiatici. Utilizzata in India e in molte altre regioni del sud-est asiatico, la curcuma è diventata popolare anche in Occidente per le sue numerose proprietà benefiche. Andiamo a scoprirle.

Lo “za erano indiano”

La curcuma è una pianta perenne che cresce principalmente in India, ma anche in altre regioni dell’Asia tropicale. Il suo rizoma (fusto sotterraneo), che assomiglia a una radice carnosa, è il principale organo utilizzato per ottenere la polvere di curcuma, facilmente rico -

DOTT.SSA EMANUELA MOSCA

Biologo Nutrizionista con Laurea in Alimentazione e Nutrizione Umana

Brignano Gera d’Adda (BG)

noscibile per il suo intenso colore giallo, che deriva dalla curcumina, il principio attivo più importante, oltre che la sostanza che conferisce alla pianta la maggior parte dei suoi e etti positivi sulla salute. La curcumina è un polifenolo che ha attirato l’attenzione della comunità scientifica per le sue numerose proprietà terapeutiche. Oltre alla curcumina, la curcuma contiene anche altri composti fitochimici, come i curcuminoidi, che contribuiscono alla sua azione benefica sull’organismo.

Le sue proprietà nutrizionali

La curcuma è ricca di componenti nutrizionali che o rono numerosi benefici per la salute. Oltre alla curcumina, che è il principale principio attivo, la pianta contiene anche altri composti fitochimici che contribuiscono alle sue proprietà terapeutiche. Ma le proprietà nutrizionali della curcuma non si limitano ai principi attivi, e la pianta è anche una fonte di: > fibra: la curcuma contiene una quantità significativa di fibra alimentare, che aiuta a mantenere in salute il sistema digestivo, favorendo il transito intestinale e riducendo il rischio di costipazione;

> vitamine: la curcuma

è una buona fonte di vitamine del gruppo B, come la B6 (piridossina), che è fondamentale

per il metabolismo delle proteine e dei carboidrati, e la vitamina C, che è un potente antiossidante e rinforza il sistema immunitario; > minerali: ferro, potassio, magnesio e manganese sono essenziali per il buon funzionamento di vari processi fisiologici, inclusi il metabolismo energetico, la salute delle ossa e il mantenimento della pressione sanguigna; > curcuminoidi: i principali composti bioattivi presenti nella curcuma, possiedono potenti proprietà antinfiammatorie, antiossidanti e antitumorali e contribuiscono alla protezione delle cellule dall’invecchiamento precoce e dai danni causati dai radicali liberii.

Perfetta per numerose pietanze

La curcuma può essere consumata in vari modi, sia come spezia in cucina sia come integratore. È importante sottolineare che, per beneficiare appieno degli e etti della curcuma, è consigliato combinarla con altre sostanze che ne migliorano l’assorbimento, come la piperina, un componente del pepe nero. La forma più comune di consumo della curcuma è come polvere all’interno di piatti come curry, zuppe, stufati, riso e piatti di legumi e può essere anche aggiunta a bevande come il golden

milk (latte dorato) o frullati. Un altro metodo popolare di consumo della curcuma è attraverso tisane e infusi, che vengono preparati mettendo in infusione la radice fresca o la polvere di curcuma in acqua calda. Questi infusi sono spesso accompagnati da miele e limone, per esaltarne il gusto e amplificarne gli e etti benefici. Infine, per ottenere dosi più concentrate di curcumina, la curcuma è disponibile anche sotto forma di integratori, che si presentano in capsule o compresse: questa modalità di assunzione consente di ottenere e etti terapeutici più mirati e rapidi.

Un super alimento per il benessere

La curcuma non è solo una spezia che impreziosisce i piatti, ma anche una pianta dalle stra-

ordinarie proprietà terapeutiche (antinfiammatorie, antiossidanti, analgesiche e immunomodulanti) ed è conosciuta anche per per il suo ruolo nella cura di numerose patologie. Negli ultimi anni, la scienza ha iniziato a confermare queste proprietà, contribuendo ad ampliare il riconoscimento della curcuma come un potente alleato per la salute. Nello specifico la curcumina, grazie alla sua capacità di attivare diverse proteine antiossidanti, è molto utile nella prevenzione e trattamento delle patologie caratterizzate da stress ossidativo (invecchiamento, diabete, patologie cardiovascolari, malattie neurodegenerative, cancro). Analogamente, è un potente antinfiammatorio: è in grado di bloccare la produzione di molecole che aumentano i processi infiammatori, perciò si rivela utile

nella prevenzione e trattamento di malattie su base infiammatoria (colite, pancreatite, malattie neurodegenerative, malattie cardiovascolari, malattie autoimmuni, malattie infiammatorie intestinali come il morbo di Crohn, obesità, diabete, malattie respiratorie tipo asma e bronchite, psoriasi).

Un perfetto antistress

La curcuma è una pianta dalle straordinarie proprietà benefiche, riconosciuta da secoli nella medicina tradizionale per la sua capacità di ridurre l’infiammazione, proteggere le cellule dallo stress ossidativo e migliorare il recupero muscolare. La ricerca scientifica moderna ha confermato questi e etti, rendendo la curcuma un alleato prezioso non solo per la salute generale, ma anche per gli atleti professionisti.

La sindrome di Wendy

Anche conosciuta come sindrome della crocerossina, interessa anche gli uomini e porta a sacrificare se stessi per gli altri.

Il nome “Sindrome di Wendy” (anche nota come sindrome della crocerossina) nasce dalla favola di Peter Pan scritta da J.M. Barrie: Wendy è una bambina di dieci anni che viene adultizzata dalla famiglia e spinta a prendersi cura dei suoi fratelli. Nel corso della storia, Wendy si prende cura anche di Peter Pan, conservando la sua ombra e ricucendola. Inoltre, segue Peter sull’isola che non c’è, diventando la mamma dei bambini sperduti. Wendy non si lamenta mai del ruolo da adulta: è lei a porsi in quel modo e ciò la rende felice.

Una sindrome che non ha genere

Sebbene questa sindrome riguardi soprattutto le donne, anche gli uomini possono svilupparla. Chi si comporta da crocerossina, mette in atto comportamenti materni, protettivi e di cura, allo scopo di assecondare e gratificare il partner. La tendenza è quella di accudire, sostenere, soddisfare e gratificare l’altro, mettendo spesso i propri bisogni in secondo piano. Si tratta

di una forma indiretta di dipendenza, attualmente non presente nel DSM V (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders). Il prendersi cura dell’altro viene svolto con volontà, consapevolezza e gioia, in quanto il soccorritore si sente spesso gratificato comportandosi in questo modo. I comportamenti tipici messi in atto sono di attenzione, accudimento e protezione finalizzati al benessere dell’altro, generalmente sono rivolti verso il partner, ma possono riguardare anche figli, genitori, amici e potenzialmente qualsiasi altra persona. L’altro diventa oggetto d’amore incondizionato, viene idealizzato, aiutato e soccorso, a discapito anche del proprio benessere.

“Io ti assisterò, tu starai meglio, mi sarai grato e mi amerai”

La credenza alla base di questi comportamenti è che il sacrificio sia indispensabile per ottenere l’amore dell’altro ed evitare l’abbandono, e il tipo di personalità sottostante è spesso di tipo dipendente. Nell’essere utile per l’altro,

la crocerossina trova una conferma della sua persona. Solitamente chi sviluppa la sindrome di Wendy è cresciuta in una famiglia in cui erano presenti genitori immaturi o problematici in cui i figli hanno fatto da genitori a loro e a fratelli e sorelle, sviluppando forme di accudimento disfunzionali. Si tratta di persone che da bambine sono state presumibilmente adultizzate prima di aver sviluppato un’adeguata maturità a ettiva. Nella vita adulta queste persone ripropongono inconsapevolmente lo stesso atteggiamento relazionale di quando erano piccoli, mettendo da parte loro stesse per dedicarsi completamente all’altro.

L’identikit della crocerossina

L’identità di chi so re della “Sindrome di Wendy” è caratterizzato da disistima e insistente bisogno del consenso da parte degli altri. Le sue principali caratteristiche sono: > incessante paura di essere abbandonati o rifiutati; > timore della solitudine: la sindrome della crocerossina ha molti segni in comune

col disturbo dipendente di personalità;

> il sacrificarsi per amore: è presente la convinzione che sia necessario so rire in amore, come se fosse il normale prezzo da pagare per sconfiggere la solitudine; > noncuranza dei propri bisogni e interessi; > incapacità di ascoltarsi e di riconoscere i propri bisogni; > sostituirsi in tutto e per tutto al partner.

Il soccorritore dà tanto all’altro senza aspettarsi o accettare niente in cambio e può stare male se non vi è un bisogno altrui da soddisfare: in questi momenti sente di valere poco. La sua autostima e il suo valore sono influenzati dall’aiuto che può o rire agli altri.

Esercitare la consapevolezza

Il primo passo per abbandonare questa modalità relazionale è

quello di esercitare la consapevolezza: la crocerossina spesso non si rende conto di essere la responsabile della propria so erenza e per questo di cilmente cercherà in modo autonomo. Le persone che le stanno attorno e le vogliono bene devono svolgere un ruolo importante nell’aiutarla a comprendere il circuito disfunzionale in cui è immersa, ribadendo la propria preoccupazione e cercando di spingerla a chiedere un supporto psicologico, accompagnandola infine nel percorso di consapevolezza. Chiedere aiuto a un professionista significherà innanzitutto ricercare insieme le cause che hanno innescato questa personalità da salvatrice: verrà esplorato il vissuto di vita per capire in che modo si è creata in loro la credenza che l’amore abbia un prezzo e vada guadagnato. Il lavoro continuerà diventando consci che nulla può

clinica

Studio professionale AMAE, Casazza (BG)

essere davvero per sempre e che alle separazioni, seppur dolorose, si può sopravvivere. Il professionista lavorerà assieme alla crocerossina sulla costruzione della sua autostima, sul concetto che le gratificazioni nascono soprattutto quando facciamo del bene alla nostra persona.

DOTT.SSA MICHELA GRITTI Psicologa

Autenticità e passioni condivise la chiave per frequentazioni di successo

Dal ritorno del romanticismo quotidiano alla ridefinizione della mascolinità: ecco i trend sugli appuntamenti secondo la ricerca e ettuata da Bumble

Il mondo degli appuntamenti è in continua evoluzione, e il 2025 segna un cambiamento significativo nel modo in cui le persone cercano, vivono e coltivano le relazioni.

La ricerca globale di Bumble, che ha coinvolto oltre 40.000 utenti della Generazione Z e dei Millennial, ha messo in luce tendenze emergenti che puntano su autenticità, trasparenza e connessioni più profonde. Dall’importanza dei piccoli gesti romantici alla crescita delle passioni condivise, fino alla ridefinizione dei ruoli di genere, scopriamo insieme come sta cambiando il dating nel 2025.

Il ritorno del romanticismo nei piccoli gesti

Per anni, il romanticismo è stato visto con scetticismo, spesso associato a grandi gesti plateali o a cliché da film. Tuttavia, il 2025 segna un’inversione di tendenza: le persone stanno riscoprendo l’im-

portanza di piccoli atti quotidiani di a etto, definiti “micro-mance”. Secondo la ricerca, il 52% delle donne si considera romantica e il 37% a erma che la mancanza di romanticismo abbia influito negativamente sulle proprie esperienze di appuntamento. Per questo, molti stanno abbracciando forme di romanticismo più

genuine: playlist personalizzate, meme inviati con significati speciali, battute interne e messaggi a ettuosi. Questi semplici gesti aiutano a mantenere vive le connessioni e a creare un senso di intimità anche a distanza. Inoltre, il 86% dei single concorda sul fatto che questi atti di a etto siano diventati fondamentali per costruire e mantenere una relazione.

Passioni e interessi al centro della connessione

Se fino a qualche anno fa il mondo del dating si basava su attrazione fisica e compatibilità caratteriale, oggi il focus si sta spostando su interessi condivisi e passioni comuni. Le persone vogliono partner con cui poter condividere esperienze significative, e non solo momenti romantici. Il 46% dei single intervistati ritiene che le passioni particolari siano diventate un criterio fondamentale per l’attrazione, mentre il 50% delle

∞ A CURA DI IVANA GALESSI

donne a erma di voler esprimere più apertamente i propri interessi durante gli appuntamenti. Questa tendenza riflette un bisogno crescente di connessioni autentiche e durature. Condividere esperienze e attività crea un senso di complicità che va oltre la semplice attrazione fisica, ponendo basi più solide per le relazioni.

Una nuova visione della mascolinità

Il 2025 vede una crescente consapevolezza su come gli stereotipi tradizionali possano influenzare negativamente le relazioni, e sempre più uomini stanno cercando di ridefinire il proprio ruolo all’interno delle dinamiche sentimentali. Il 53% delle donne ritiene che sia necessario rivedere il concetto di mascolinità, permettendo agli uomini di esprimersi in modo più autentico e senza pressioni sociali. Allo stesso tempo, il 36% dei single

a erma di aver notato un aumento delle discussioni sugli archetipi maschili e sulla necessità di superare vecchi modelli di comportamento. Un dato interessante è che il 22% delle donne si a da agli amici uomini per valutare potenziali partner, mentre il 54% li consulta per interpretare il comportamento degli uomini negli appuntamenti. Questo dimostra quanto sia importante avere una maggiore apertura e comunicazione tra generi, contribuendo a costruire relazioni più sane e consapevoli.

Le relazioni

nell’era dell’incertezza

Infine, un aspetto cruciale che sta influenzando il mondo degli appuntamenti è l’incertezza globale. La pandemia, la crisi economica, i cambiamenti climatici e la precarietà lavorativa hanno avuto un forte impatto sulle priorità dei

single, spingendoli a cercare partner che o rano stabilità emotiva e chiarezza sugli obiettivi di vita. Il 95% dei single ha a ermato che queste preoccupazioni incidono sulle proprie scelte sentimentali, e il 59% delle donne dichiara di volere un partner in grado di garantire supporto emotivo e una visione chiara del futuro. Questo non significa che il romanticismo sia morto, ma piuttosto che le persone cercano relazioni che possano o rire sicurezza e crescita reciproca in un mondo sempre più incerto. Anche il modo in cui si parla di relazioni è cambiato: sempre più single (41%) apprezzano contenuti sui social che mostrano non solo i lati positivi dell’amore, ma anche le di coltà e le sfide che una relazione comporta. Questo sta contribuendo a creare una visione più realistica delle relazioni, lontana dagli stereotipi idealizzati del passato.

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Quando la pressione sale… che fare?

Ipertensione in gravidanza: un problema da conoscere e a rontare

La gravidanza è un periodo magico nella vita di una donna, ma non sempre è privo di sfide, le quali vanno riconosciute e a rontate con professionalità e saggezza.

Che cos’è l’ipertensione in gravidanza? All’inizio della gravidanza è normale che la pressione del sangue tenda a diminuire provocando a volte capogiri e senso occasionale di malessere, ma già alla fine del primo trimestre si normalizza. Uno degli aspetti che i medici tengono sotto osservazione, soprattutto nelle donne alla loro prima gravidanza, è la pressione arteriosa. Quando questa è troppo alta (superiore a 140 mmHg per la massima e 90 per la minima) si parla di ipertensione, che può manifestarsi in diverse forme.

> Ipertensione cronica: quando è presente già prima della gravidanza o viene diagnosticata entro la ventesima settimana. Sono donne che iniziano una gravidanza già ipertese spesso in trattamento farmacologico; > Ipertensione gestazionale: si presenta dopo la ventesima settimana e, di solito, scompare dopo il parto. Sono donne che avevano una pressione normale e solo in gravidanza diventano ipertese;

> Preeclampsia: una complicanza grave dell’ipertensione in gravidanza, caratterizzata da pressione alta e danni a organi come i reni o il fegato e che tende a peggiorare e si risolve solo con la fine della gravidanza. Infatti spesso costringe i medici ad anticipare il parto. Si chiama preeclampsia perché seppur raramente e se non curata può causare crisi convulsive con perdita di coscienza (attacco eclamptico). In Italia è una complicanza divenuta ormai eccezionale e rarissima grazie ai controlli ed alle terapie.

L’importanza di tenere la pressione sotto controllo

Una pressione alta non gestita può portare a complicazioni significative, come il parto prematuro, una crescita rallentata del bambino o problemi alla placenta. Anche la salute della mamma può essere a rischio, con possibili danni agli organi vitali. Fortunatamente sono poche le donne che sviluppano ipertensione arteriosa in gravidanza (circa il 5%) ma il dato varia molto in base ai fattori di rischio.

Quali sono i fattori di rischio?

Si seguito, alcuni fattori che possono aumentare la probabilità di sviluppare ipertensione in gravidanza > Prima gravidanza: le donne

alla loro prima esperienza sono particolarmente a rischio di preeclampsia;

> Avere più di 35 anni;

> Una storia familiare di preeclampsia o ipertensione;

> Aspettare gemelli;

> Essere in sovrappeso;

> Avere malattie croniche come il diabete o disturbi autoimmuni.

Come prevenire la preeclampsia?

Durante i controlli prenatali, l’ostetrica o il medico e ettueranno vari test utili per rilevare eventuali segnali precoci.

> Misurare la pressione arteriosa ad ogni visita;

> Analizzare le urine per verificare la presenza di proteine, un campanello d’allarme per la preeclampsia;

> Fare regolarmente esami del sangue per monitorare i reni e il fegato;

> Sottoporsi a ecografie per controllare che il bambino cresca bene e che la placenta sia normale;

> Eseguire test specifici per individuare particolari fattori di rischio.

L’aspirina: un aiuto inaspettato

Se si è considerati a rischio di preeclampsia, il medico potrebbe consigliare di assumere aspirina a basse dosi (tra 100 e 150 mg al giorno) a partire dal primo trimestre. Si tratta

di un trattamento sicuro che può ridurre significativamente il rischio di complicazioni. Ovviamente, è essenziale seguire le indicazioni del ginecologo.

I segnali a cui prestare attenzione

A volte l’ipertensione in gravidanza non dà sintomi evidenti, ma è importante riconoscere alcuni segnali che non vanno ignorati.

> Mal di testa persistenti che non passano;

> Visione o uscata o la comparsa di macchie davanti agli occhi;

> Dolore nella parte alta dell’addome, a destra;

> Gonfiore improvviso di mani, piedi o viso.

Consigli per prevenire e monitorare

Cosa prendersi cura di se stessi e del bambino?

> E ettuare controlli regolari: non perdere gli appuntamenti

prenatali e seguire i consigli dell’ostetrica e del medico;

> Dieta equilibrata: mangiare in modo sano, con tante verdure e poco sale aiuta molto;

> Esercizio moderato: un po’ di movimento quotidiano, come una passeggiata, fa bene;

> Niente fumo o alcol: questi comportamenti possono peggiorare la pressione e mettere a rischio la gravidanza.

Se la pressione è alta, cosa succede?

Se il medico rileva l’ipertensione, potrebbe prescrivere farmaci sicuri per la gravidanza. Nei casi più seri, potrebbe essere necessario far nascere il bambino prima del termine per proteggere la madre e il nascituro.

Un messaggio positivo

Anche se l’ipertensione in gravidanza può spaventare, è una con-

CLAUDIO CRESCINI

Adjunct Professor Humanitas University Milano; Presidente Fondazione Confalonieri Ragonese ; ASST Bergamo EST

dizione che, con il giusto supporto medico, si può gestire bene. La chiave di volta è fare squadra con ostetrica e ginecologo, seguire i controlli e non trascurare i segnali del corpo. Così facendo, si può vivere la gravidanza con serenità.

Io questo non lo mangio!

Che succede quando i bimbi fanno i capricci a tavola? Una nuova chiave di lettura per interpretare alcune problematiche di alimentazione infantile.

“Il mio bambino mangia solo pasta e cotolette”. “Mia figlia tiene in bocca a lungo il cibo prima di deglutirlo”. “Devo ricorrere agli integratori perché il mio bimbo non tocca frutta e verdura” ... Sono alcuni dei commenti che spesso pongono i genitori di bimbi tra i 3 e gli 8 anni, ritrovandosi spiazzati di fronte a un comportamento che prima il figlio non manifestava o che si sta protraendo per troppo tempo. La risposta a questi commenti può essere individuata indagando in due ambiti della disfunzione sensoriale: la difesa tattile e la scarsa percezione somato-sensoriale.

Di cosa si tratta?

Si tratta di situazioni spesso sottovalutate, che possono influenzare in modo impattante la routine quotidiana sia del bambino, sia dell’intera famiglia. Le problematiche legate all’alimentazione infantile sono di interesse di tanti professionisti perché la loro origine può essere molto varia: il medico, il nutrizionista, il logopedista, lo psicologo, ecc. La questione è così delicata e ampia che non è detto che la risoluzione del problema riguardi un singolo ambito

professionale: spesso i migliori e duraturi risultati si ottengono lavorando in equipe e collaborando. Da definizione, l’integrazione sensoriale “ è il processo neurologico che organizza le sensazioni provenienti dal proprio corpo e dall’ambiente, rendendo possibile l’utilizzo del corpo in modo e cace nell’ambiente” (Dott.ssa J.Ayres, 1972). Una buona integrazione sensoriale consente all’individuo di a rontare serenamente e con successo le svariate attività di tutti i giorni, tra cui anche mangiare.

Perché preoccuparsi se un bambino mangia poca varietà di alimenti?

L’alimentazione è un’azione che richiede l’elaborazione di stimoli e abilità molteplici: capire di avere fame e percepire sazietà, possedere buone prassi oro-buccali per masticare e deglutire, accettare all’interno della bocca le varie consistenze degli alimenti, percepire sul viso eventuali perdite di saliva o cibo dalla bocca. Durante lo svezzamento e per tutta la crescita, il bambino ha bisogno di tutti i nutrienti apportati dai vari cibi. Può ovviamente capitare che una determinata cosa non piac-

cia, tuttavia è opportuno prestare attenzione nel momento in cui la varietà di alimenti accettati dal bambino è ristretta e prolungata nel tempo. Oltre a non fornire all’organismo le sostanze di cui necessita, il rischio è avere carenza di elementi fondamentali, ad esempio per lo sviluppo del sistema nervoso e per il corretto funzionamento del sistema gastrointestinale.

I suggerimenti per i genitori

La prima cosa da fare è considerare seriamente la questione, evitando di scherzare anche di fronte al bambino stesso. Potrebbe tranquillamente trattarsi di qualcosa di risolvibile in poco tempo e, se si tratta di una questione strettamente sensoriale, potrebbe interessare anche altri aspetti della quotidianità del bimbo. In primis, occorrerebbe una visita pediatrica per assicurarsi che il bambino stia clinicamente bene. A questo punto la famiglia può rivolgersi a un terapista occupazionale certificato nell’approccio di integrazione sensoriale di Ayres (ASI®) per un colloquio conoscitivo che permetta di indagare a tutto tondo sulle abitudini del

∞ A CURA DELLA DOTT.SSA RENATA CANOVA

figlio. Un bambino che rifiuta categoricamente varie consistenze presenta probabilmente quella che viene definita “difesa tattile”: si tratta di una situazione per cui alcuni stimoli tattili vengono percepiti come pericolosi o inaccettabili per il proprio corpo e si risponde ad essi respingendoli (nel caso del cibo rifiutandolo o sputandolo).

Cosa succede quando il bambino non ingoia il cibo

Quando il bimbo tende a mantenere in bocca molto a lungo il cibo formando una “pallina” spesso accumulata nella guancia e masticando per minuti interi, potremmo essere di fronte a una situazione in cui il bambino presenta una scarsa percezione somato-sensoriale che non gli permette di sentire in modo esatto ciò che ha in bocca e di capire quando è il momento di deglutire. In questo contesto, l’intervento

DOTT.SSA RENATA CANOVA

Terapista Occupazionale

“Sensi mocciosi”, Colzate (BG)

congiunto con un logopedista è raccomandato.

Le zone interessate

Se l’origine del problema è di carattere sensoriale, spesso questo non è esclusivo della zona oro-buccale: un bambino con

difesa tattile potrebbe facilmente non tollerare alcuni tipi di vestiti, reagendo ad esempio grattandosi o spogliandosi, così come potrebbe essere riluttante a indossare le scarpe legate strette o a sporcarsi le mani con materiali come colla e tempere. Potrebbe inoltre affrontare rigidamente e con nervosismo gli strumenti del dentista o le mani del parrucchiere. Nel caso di un bimbo con povera discriminazione somato-sensoriale è frequente osservare un certo impaccio motorio, unito a go aggine, tendenza a toccare tutto e tutti con eccessiva forza e pressione eccessiva esercitata sul foglio durante il disegno.

L’importanza della tempestività Non aspettare che lo scorrere del tempo sia su ciente a risolvere la questione: un primo colloquio può già essere utile a indirizzare la famiglia nella giusta direzione.

ANNI

Malati di tecnologia: come uscirne?

L’Istituto Superiore di Sanità raccomanda di combattere la dipendenza da smartphone tra gli adolescenti.

L’analisi del fenomeno del neuropsicologo Gabriele Zanardi

L’Istituto Superiore di Sanità ha messo in cima alla lista delle raccomandazioni 2025 un invito a combattere la dipendenza da smartphone. “Oltre il 5% della popolazione mondiale so re di dipendenze comportamentali o da sostanze, con un impatto grave su salute e relazioni. Tra le dipendenze comportamentali, l’uso problematico dello smartphone colpisce oltre il 25% degli adolescenti, con e etti negativi sul sonno, concentrazione e relazioni ”.

Qual è l’entità del problema? Quali le conseguenze e come uscirne? Risponde il dottor Gabriele Zanardi, neuropsicologo e psicoterapeuta, responsabile dell’area neuroscienze e neuropsicologia del Gruppo Brain&Care.

Dott. Zanardi, qual è la portata del fenomeno? Negli ultimi anni, l’uso degli smartphone tra i ragazzi è aumentato, passando dal 18% al 30% nella fascia di età fino a 16 anni. Secondo i dati dell’Istituto Veronesi molti bambini ricevono uno smartphone già a 11 anni e l’uso medio giornaliero è di 6 ore. Il 25% degli adolescenti tra gli 11 e i 18 anni supera le 8 ore al giorno, con il rischio di sviluppare una dipendenza. L’80% dei ragazzi è a rischio e il 30% sviluppa dipendenze patologiche. L’OMS stima che in Italia circa 700.000 giovani siano dipendenti da internet, social media e videogiochi, e 100.000 manifestano comportamenti ossessivi legati a TikTok.

È giusto parlare di dipendenza?

L’OMS non riconosce specificamente le dipendenze da dispositivi, ma classifica le dipendenze comportamentali. Un concetto sviluppato da Mark Potenza e successivamente esteso all’Internet Addiction Disorder da Young K.S. Ricerche neuroscientifiche dimostrano che l’uso eccessivo di social e dispositivi elettronici altera il cervello in maniera del tutto simile alle dipendenze da sostanze, riducendo l’inibizione e aumentando il desiderio di ripetere il comportamento. I social media sono progettati per massimizzare l’engagement tramite gratificazione immediata, stimolando il rilascio di dopamina. Il meccanismo del “mind shift” mantiene

∞ A CURA DI IVANA GALESSI

l’utente attivo grazie a contenuti personalizzati e coinvolgenti che catturano e trattengono l’attenzione, creando un’esperienza potenzialmente dipendente.

Quali sono i primi segnali della dipendenza da smartphone e tablet?

La dipendenza da smartphone si manifesta in tre principali aree: > emotiva: irritabilità, ansia, cambiamenti improvvisi dell’umore, con di coltà nella regolazione delle emozioni; > cognitiva: di coltà di concentrazione, alterazione del ritmo sonno-veglia e calo dell’attenzione; > sociale: isolamento e perdita di interesse per le relazioni, con conseguenze su scuola o lavoro. La noia spinge a cercare gratificazione, generando comportamenti impulsivi e rischi, come acquisti

online compulsivi e incidenti sia domestici che non;

Quali sono gli e etti negativi sulla personalità e sulle relazioni? Gli adolescenti, mentre costruiscono la loro identità, sono vulnerabili all’influenza dei modelli irrealistici sui social media, che indeboliscono la loro autostima e li rendono molto dipendenti dall’approvazione esterna. Questo genera esclusione, inadeguatezza e sostituisce le relazioni autentiche con confronti superficiali, aumentando l’insicurezza emotiva. Il fenomeno dello “sdoppiamento dell’io” si verifica quando i ragazzi vivono a cavallo tra il loro “io reale” e quello virtuale creato sui social, portando a una maggiore vulnerabilità. La continua ricerca di validazione tramite “like” alimenta ansia, isolamento e di coltà emotive, favorendo relazioni più superficiali.

DOTT. GABRIELE ZANARDI

Responsabile dell’area Neuroscienze del Gruppo Brain&Care

Prof. presso Università di Pavia

Quali le conseguenze sul fisico di un uso di smartphone eccessivo?

Secondo l’Associazione Pediatri Americani, l’uso eccessivo dei dispositivi tecnologici causa insonnia, ma è anche legato a problemi di vista, come aumento della miopia, cefalee, a aticamento

IPB ISTITUTO POLISPECIALISTICO BERGAMASCO

visivo e cambiamenti posturali, che possono danneggiare collo e schiena. Inoltre, l’esposizione precoce a contenuti sessuali può danneggiare la percezione del corpo e influire sullo sviluppo emotivo e relazionale, stimolando da un lato la sessualità precoce e dall’altro una sessualità malata, svincolata dall’aspetto a ettivo della relazione.

La frequentazione poco consapevole della Rete espone anche a rischi provenienti dall’esterno… L’uso eccessivo della rete senza filtri espone a rischi come cyberbullismo, “challenge” pericolose o phishing, che comportano il furto e la manipolazione dell’identità. Inoltre, i giovani sono vulnerabili a rischi legati alla pedofilia, al Revenge porn, al sexting e alla condivisione di foto personali che possono finire su siti inappropriati. Infine, c’è il rischio di finire nel dark web. I genitori, che sono anche utenti attivi della tecnologia, dovrebbero dare

delle regole e fare da filtro, ma spesso sono i primi a non accorgersi del loro cattivo uso degli smartphone e dell’esempio che danno ai ragazzi.

Da quest’anno in Italia è in vigore il divieto di smartphone in classe… Il divieto di smartphone in classe ha molto senso perché questa misura agisce su più fronti: ridurre le distrazioni e favorire la concentrazione. Limitando l’uso del cellulare, si libera tempo per attività che stimolano le aree cerebrali legate all’attenzione e all’apprendimento, migliorando così il rendimento scolastico. Il divieto può essere combinato con un utilizzo consapevole della tecnologia in applicazioni didattiche interattive, come Mentimeter, che trasformano il cellulare in uno strumento positivo per esercizi online.

Quali le soluzioni per uscire dalla dipendenza?

Limitare il tempo trascorso sui dispositivi e stabilire zone e

momenti smarphone-free, per esempio la camera da letto oppure le ore pasti. Al contempo, i genitori devono stimolare attività o ine, come lo sport o il campeggio, per riscoprire il piacere delle relazioni reali e che favoriscono il benessere fisico e mentale. Inoltre, quando si notano segnali rivelatori (aspetti fisici e comportamentali) come il bisogno costante di essere sui social, isolamento, calo nel rendimento, comportamenti ossessivo-ritualistici, agorafobia e paura della socializzazione, è importante rivolgersi a un professionista e chiedere aiuto.

GLI AMICI DI BERGAMO SALUTE

ALBINO

Centro Prelievi Bianalisi Albino

Via Volta, 2/4

ALMENNO SAN BARTOLOMEO

Dott. Luis - Almenno San Bartolomeo Via Papa Giovanni XXIII, 64

ALMÈ Farmacia Visini

Via Italia, 2 ALZANO LOMBARDO

Ospedale Pesenti Fenaroli / Asst Bergamo Est Via Mazzini, 88

AZZANO SAN PAOLO

Fortimed Poliambulatorio

Via Cremasca, 24

Iro Medical Center

Via del donatore Avis-Aido, 13

Studio Odontoiatrico Dott.

Campana Marco

Via Castello, 20

BAGNATICA

Centro Prelievi Bianalisi Bagnatica

Piazza Gavazzeni

BERGAMO

20 Fit

Via Broseta, 27C

ATS Bergamo - Sede

Via Galliccioli, 4 AZ Veicoli

Via per Curnasco, 70/72

Ambulatorio For.US di Coop. RUAH

Via Daste e Spalenga, 15

AniCura / Clinica Veterinaria

Orobica

Via Zanica, 62

Antares Onlus

Via Spino, 10

Associazione Mosaico Aps

Via Palma il Vecchio, 18/C

Asst Papa Giovanni XXIII

Piazza OMS, 1

Athaena

Via Ronzoni, 3

Avis Monterosso

Via Leonardo da Vinci, 4

Bergamo Assistenza

Via Mazzini, 24/c

Blu Fit Redona

Via Gusmini, 3 Cartolombarda

Via Grumello, 32

Casa di Comunità / Bergamo

Via Borgo Palazzo, 130

Casa di Cura San Francesco

Via IV Novembre, 7

CasaMedica

Largo Bortolo Belotti, 5

Centro Acustico Italiano

Via San Bernardino, 33/c

Centro Borgo Palazzo

Via Borgo Palazzo, 43

Centro Medico Boccaleone

Via Capitanio, 2/e

Centro Sportivo Piscine

Italcementi

Via Statuto, 41

Centro Tutte le Età / Boccaleone

Via Rovelli, 27

Centro Tutte le Età / Borgo Palazzo

Via Vivaldi, 5

Centro Tutte le Età / Colognola

Via dei Caravana, 7

Centro Tutte le Età / Loreto

Via Pasteur, 1/a

Centro Tutte le Età / Monterosso

Via Leonardo Da Vinci, 9

Centro Tutte le Età / Redona

Via Leone XIII, 27

Centro Tutte le Età / San Colombano

Via Quintino Basso, 2

Centro Tutte le Età / Villaggio degli

Sposi

Via Cantù, 2

Cooperativa Sociale Alchimia

Via Boccaleone, 17c

Dipendiamo - Centro per la cura

delle New Addiction

Via Torquato Taramelli, 50

Domitys Quarto Verde

Via Pinamonte da Brembate, 5

Dott. Ghezzi Marco

Via Zambonate, 58

Farma Logica

Via Promessi Sposi, 19/C

Farmacia Conca Verde

Via Guglielmo Mattioli, 24

Farmacia Santa Lucia

Via Dello Statuto , 16

Farmacia Sella

Piazza Pontida, 6

Fidas Bergamo - Ass. Donatori

Sangue

Viale Ernesto Pirovano, 4

Fisioforma

Via Pitentino, 14/a

Forneria Rota

Via Silvio Spaventa, 56

Foto Cine Ottica Skandia

Via Borgo Palazzo, 102/104

Il Bio di Francesca nel Borgo

Via Borgo Santa Caterina, 9/d

Il Casaro Bianco

Via Gianbattista Moroni, 118

Kids and Us Longuelo

Via Mattioli, 18

La Terza Piuma

Via Divisione Tridentina, 6/b

Lo Spettro delle Delizie - Autismo

è Onlus

Via Broseta, 44

DOVE PUOI TROVARE LA RIVISTA IN DISTRIBUZIONE GRATUITA

Medical Farma

Via Borgo Palazzo, 112

Methodo Medical Center

Via San Giorgio, 6/n

Milano Senza Glutine - Bergamo

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Via Quinto Alpini, 4

Monica Vitali - Centro Italiano

Pavimento Pelvico

Via Betty Ambiveri, 11

OPI Bergamo

Via Rovelli, 45

Ordine Medici Bergamo

Via Manzù, 25

Ordine Medici Veterinari Bergamo

Via Daste e Spalenga, 15

Ottica Gazzera

Via Gasparini, 4/e Palamonti/CAI

Via Pizzo della Presolana, 15

Pianeta Sorriso Clinica Dentale

Via Zelasco, 1

Poliambulatorio Città di Bergamo Via Madonna della Neve, 27 Residenza Anni Azzurri Via Colognola ai Colli, 8 Selene Centro Medico Via Puccini, 51 Smuoviti Be Well

Viale Giulio Cesare, 29

Studio Dentistico Previtali Via Broseta, 112

Studio di Podologia Zanardi Via Suardi, 51

Unipol - Agenzia Bergamo Est Via Broseta, 73

BONATE SOPRA

Ortopedia Tecnica Gasparini

Via Milano, 57 BREMBATE DI SOPRA

Piscine Comunali

Via Bruno Locatelli, 36 CALCINATE

Ospedale F.M. Fassi / Asst Bergamo Est Piazza Ospedale, 3 CALUSCO D’ADDA

Dott. Luis - Calusco d’Adda Via Bergamo, 335 CASAZZA

Centro Prelievi Bianalisi Casazza

Piazza della Pieve, 2 Istituto Polispecialistico Bergamasco Via Nazionale, 89 CASNIGO

Centro Sportivo Casnigo Via Lungo Romna, 2 Il Casaro Bianco

Via Lungo Romna, 51

CAZZANO SANT’ANDREA

C.S. Materassi Via Melgarolo, 5

CHIUDUNO

Centro Prelievi Bianalisi Chiuduno

Largo Europa, 3

Dott. Luis - Chiuduno Via Trieste, 39

Ds Sport Therapy Via degli Astronauti, 2 CLUSONE

Casa di Comunità / Clusone Via Somvico, 2 COSTA VOLPINO

Centro Prelievi Bianalisi Costa Volpino Via Marco Polo, 2 CURNO

Bongiorno Antinfortunistica Via Enrico Fermi, 10 Dm Drogerie Markt Curno Via Enrico Fermi, 39 Dott. Leonino A. Leone Via Lungobrembo, 18/A For Me Centro Medico Via dell’Aeronautica, 19 Il Sole e la Terra Via Enrico Fermi, 56 ItalianOptic Via Bergamo, 32 DALMINE

Animal Center

Strada Statale 525, 29 Casa di Comunità / Dalmine Viale Betelli, 2 Farmacia Ornati Dott. De Amici Via Papa Giovanni XXIII, 11 Farmacia all’Università Via Marconi, 9

Istituto Medico Sant’Alessandro Via Cavagna, 11 GAZZANIGA

Ospedale Briolini / Asst Bergamo Est Via Manzoni, 130 GORLAGO

Insieme a Te Via Regina Margherita, 64 Namasté Salute

Piazza Gregis, 10/a GORLE

Casa di Riposo Caprotti Zavaritt Via Arno, 14

Centro Medico MR Via Roma, 28 GRASSOBBIO

Centro Prelievi Bianalisi Grassobbio Via Fornacette, 5 GRUMELLO DEL MONTE

Four Dental Via Marconi SNC

LOVERE

Casa di Comunità / Lovere

Piazzale Bonomelli, 8

Ospedale SS. Capitanio e Gerosa / Asst Bergamo Est Via Martinoli, 9 MEDOLAGO

Plurimed Via Presolana, 1 MOZZO

Dott.ssa Federica Annamaria

Legrenzi - Biologa nutrizionista

Via San Giovanni Battista, 5 Social Mozzo Via Verdi, 2/B Sportindoor All in One Via Fausto Radici, 1

NEMBRO

Bergamo Sanità Via Roma, 43

Centro Medico Santagostino Via Cascina Colombaia, 3

Farmacia San Faustino

Via Europa, 12

OLTRE IL COLLE

Alp Life

Via Drago, 1760

OSIO SOTTO

Studio Kinesi

Via Milano, 9 OSPITALETTO

Dott.ssa Seiti Mara

Via Famiglia Serlini Trav III, 16 PEDRENGO

Cooperativa ProgettAzione Via Moroni, 6 PIARIO

Ospedale M.O. A. Locatelli / Asst Bergamo Est Via Groppino, 22

PIAZZA BREMBANA

Fondazione Don Palla

Via Monte Sole, 2

PONTE SAN PIETRO

Casa di Comunità / Ponte San Pietro

Via Caironi, 7

Centro Medico Ponte

Via S. Clemente, 54 ROGNO

Centro Prelievi Bianalisi Rogno

Via Giardini, 3

ROMANO DI LOMBARDIA

Avalon Poliambulatorio

Via Rinaldo Pigola, 1

Farmacia Comunale

Via Duca D’Aosta

Ospedale SS. Trinità / Asst Bergamo Ovest

Via S. Francesco d’Assisi, 12 ROVETTA

Centro Sportivo Rovetta

Via Papa Giovanni XXIII, 12/f

SAN GIOVANNI BIANCO

Farmacia Contenti

Via Carlo Ceresa, 44

Ospedale Civile / Asst Papa Giovanni XXIII

Via Castelli, 5

SAN PAOLO D’ARGON

Centro Prelievi Bianalisi San Paolo d’Argon

Viale delle Rimembranze

SAN PELLEGRINO TERME

In Cammino Coop. Sociale

Via de Medici, 13

Istituto Clinico Quarenghi

Via San Carlo, 70

SARNICO

Casa di Comunità / Sarnico

Via Libertà, 37

SCANZOROSCIATE

Centro Prelievi Bianalisi Scanzorosciate

Piazza della Costituzione

SEDRINA

Farmacia Micheli

Via Roma, 71/a SERIATE

B Clinic Seriate

Via Nazionale, 122

Casa di Comunità / Seriate Via Paderno, 40

Istituto Ottico Daminelli

Via Italia, 74

Ospedale Bolognini / Asst Bergamo Est Via Paderno, 21 STEZZANO

B Clinic Stezzano

Via Santuario, Snc

Dm Drogerie Markt Stezzano

Viale Industria, 293

Farmacia San Giovanni

Via Dante Alighieri, 1

TELGATE

Centro Prelievi Bianalisi Telgate Via Roma, 48

TORRE BOLDONE

Top Line Planet Via Leonardo Da Vinci, 7

TRESCORE BALNEARIO

Casa di Comunità / Trescore B. Via Mazzini, 13

Consultorio Familiare Zelinda Via Fratelli Calvi, 1

Ospedale S. Isidoro / Asst Bergamo

Est Via Ospedale, 34

TREVIGLIO

Casa di Comunità / Treviglio Piazzale Ospedale L. Meneguzzo, 1

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Dm Drogerie Markt Treviglio

Via Baslini

Krioplanet

Via Istria 8B - zona Pip 2

Ospedale di Treviglio - Caravaggio / Asst Bergamo Ovest Piazzale Ospedale Luigi Meneguzzo, 1

Tecno System

Via Madreperla, 12/b

TREVIOLO

Centro Oculistico San Giorgio

Via delle Betulle, 21

Farmacia Bianchi

Via Roma, 73/b

URGNANO

Antica Farmacia

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Dott. Luis - Urgnano Via Piemonte, 105 VALBREMBO

Engim Lombardia

Via Sombreno, 2 VERDELLO

Casa Mia Verdello

Via XXV Aprile, 9

VILLA D’ALMÈ

Casa di Comunità / Villa d’Almè

Via Roma, 16

Farmacia Donati

Via Roma, 23

Ortopedia Fagiani

Via Fornaci, 6/f ZANICA

Farmacia Gualteri

Piazza Repubblica, 1 ZOGNO

Casa di Comunità / Zogno

Piazza Bortolo Belotti, 1/3

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DATA

ISTITUTO CLINICO QUARENGHI dal 1925

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Allenarsi con il passeggino

Lo “stroller fitness” unisce esercizio fisico e cura del bambino, per migliorare il benessere delle mamme

Cos’è lo stroller fitness

Lo stroller fitness è una forma di allenamento che consente alle mamme di svolgere esercizi fisici, che possono includere camminate veloci, jogging, esercizi di resistenza e cardio, che sfruttano il peso e la stabilità del passeggino come supporto. Questa pratica combina quindi attività aerobiche ed esercizi di forza e stretching, permettendo loro di mantenersi in forma senza separarsi dai propri bambini. Nato negli Stati Uniti, lo stroller fitness si è di uso rapidamente grazie alla sua capacità di integrare l’attività fisica nella routine quotidiana delle neomamme.

Numerosi benefici, per la madre e per il bambino

Praticare stroller fitness o re nu-

merosi vantaggi sia per la madre che per il bambino. Dal punto di vista fisico, aiuta a migliorare la resistenza cardiovascolare, tonificare i muscoli e favorire la perdita di peso post-parto. Inoltre, l’esercizio all’aria aperta contribuisce al benessere mentale, riducendo lo stress e prevenendo la depressione post-partum, una condizione che colpisce molte neomamme nei primi mesi dopo la nascita del bambino. Per i bambini, partecipare a queste attività significa trascorrere del tempo all’aperto, stimolando la curiosità e favorendo un sonno più regolare. Essere esposti alla natura e ai cambiamenti ambientali aiuta anche il loro sviluppo sensoriale e cognitivo. Inoltre, osservare la mamma in movimento può avere un e etto positivo sul bambino,

incoraggiandolo a sviluppare fin da piccolo una relazione sana con l’attività fisica. Dal punto di vista psicologico, lo stroller fitness permette alle madri di ritrovare fiducia nel proprio corpo e di combattere l’isolamento che spesso si sperimenta nel post-parto. Allenarsi in gruppo con altre mamme può creare un forte senso di comunità e fornisce un prezioso sostegno psicologico.

Una ricca varietà di esercizi

Una sessione tipica di stroller fitness può includere una varietà di esercizi mirati, studiati per essere sicuri ed e caci.

Ecco alcuni esempi: > squat con supporto: tenendo le mani sul maniglione del passeggino, si eseguono squat per rinforzare

∞ A CURA DI SARA CARRARA

gambe e glutei;

> a ondi camminati: camminando in avanti con a ondi, si lavora sulla resistenza e sulla tonicità muscolare;

> flessioni su panchina: utilizzando una panchina del parco, si eseguono push-up per rinforzare braccia e petto;

> plank statico: posizione di plank con appoggio su una panchina o direttamente a terra per lavorare sul core;

> corsa leggera o camminata veloce: sessioni di camminata veloce o jogging con il passeggino per migliorare il sistema cardiovascolare.

Tutti questi esercizi sono progettati per essere sicuri ed e caci, adattandosi alle diverse fasi del post-parto e alle esigenze individuali delle mamme. Per garantire la sicurezza del bambino, è importante utilizzare un passeggino stabile e adatto all’attività sportiva. Esistono in commercio alcuni modelli specifici per il jogging, che o rono ruote più grandi e ammortizzatori per una maggiore comodità durante l’allenamento.

Come muovere i primi passi

Per le mamme interessate a intraprendere lo stroller fitness, è consigliabile consultare il proprio medico prima di iniziare, soprattutto se si ha recentemente partorito. Una volta ottenuto il via libera, si può cercare un gruppo locale di stroller fitness o seguire

programmi online progettati specificamente per le neomamme. Ecco alcuni consigli pratici per iniziare:

> indossa abbigliamento comodo e scarpe adatte per il movimento;

> scegli un percorso sicuro e pianeggiante per evitare scosse eccessive per il bambino;

> porta acqua e snack salutari

per rimanere idratata ed energica;

> assicurati che il bambino sia comodo e protetto nel passeggino, con cappottina solare e cinghie di sicurezza; > procedi gradualmente, iniziando con sessioni brevi e aumentando l’intensità con il tempo.

Il bello dello stroller fitness è che può essere praticato ovunque e adattato alle esigenze di ogni mamma. Anche pochi minuti al giorno possono fare la di erenza nel recupero post-parto e nel benessere generale. Incorporare lo stroller fitness nella propria routine quotidiana rappresenta un modo e cace per le mamme di conciliare l’esercizio fisico con la cura del bambino, promuovendo uno stile di vita sano e attivo per tutta la famiglia.

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• Analisi computerizzata del passo e della corsa

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La skincare entra nell’universo maschile

Una volta appannaggio prettamente delle donne, interessa sempre di più anche gli uomini. Verso un nuovo concetto di bellezza

Per lungo tempo la cura della pelle, o skincare, è stata considerata un’esclusiva femminile. Tuttavia, negli ultimi anni, anche gli uomini hanno iniziato a interessarsi sempre più alla propria pelle e al proprio aspetto fisico. In una società sempre più attenta all’apparire, prendersi cura di sé stessi va oltre l’estetica, avendo risvolti psicologici positivi. Inoltre, con l’abbattimento delle barriere di genere, la beauty routine sta diventando sempre più genderless. Il 2025 si prospetta come l’anno della definitiva consacrazione di questa tendenza, con una crescente consapevolezza tra le nuove generazioni. I giovani, in particolare, hanno superato i vecchi pregiudizi, facendo della skincare un’abitudine quotidiana. Anche il mondo della moda e dell’intrattenimento ha contribuito alla di u-

sione di questo trend, con celebrità e influencer che promuovono apertamente una routine di bellezza maschile.

Il fenomeno social e la crescita del mercato L’influenza dei social media ha giocato un ruolo chiave nella dif-

fusione della skincare maschile. Il fenomeno “Get Ready With Me” ha contribuito a normalizzare la cura della pelle anche tra gli uomini, spingendo sempre più persone a condividere le proprie routine di bellezza. Il mercato della cosmesi maschile è in forte espansione, con un aumento della domanda di prodotti specifici per la pelle degli uomini. Se in passato il modello estetico predominante era quello della “clean girl”, oggi emerge quello del “clean boy”, sinonimo di un aspetto curato e naturale. Gli uomini adottano regolarmente beauty routine e utilizzano prodotti antietà, lenitivi e idratanti, rivolgendosi anche a dermatologi per trattamenti personalizzati. Le aziende cosmetiche stanno rispondendo a questa crescita con linee di prodotti dedicate, packa ging minimalisti e formulazioni sempre più performanti.

segue passaggi precisi. La detersione è il primo step fondamentale: deve essere quotidiana e realizzata con detergenti in gel, mousse o crema dalle proprietà decongestionanti e antibatteriche. Segue l’applicazione di tonico, siero e crema contorno occhi, che aiuta a prevenire i segni del tempo e migliora la circolazione. La crema idratante rappresenta un passaggio imprescindibile, in quanto protegge la pelle e ne migliora l’aspetto. Uno scrub settimanale può completare la routine, esfoliando le cellule morte e mantenendo la pelle luminosa. Le diagnosi digitali o rono oggi strumenti avanzati per identificare il tipo di pelle (secca, grassa, normale, mista o sensibile) e personalizzare i trattamenti. Anche la rasatura gioca un ruolo chiave nella skincare maschile: prodotti come lozione pre-rasatura e gel detergente preparano la pelle, mentre le moderne schiume da barba proteggono e idratano. Inoltre, il dopobarba è diventato sempre più naturale, arricchito con ingredienti lenitivi che riducono irritazioni e arrossamenti.

L’importanza di una routine adeguata Una corretta skincare maschile

Un nuovo concetto di bellezza

Non solo creme e detergenti: la skincare maschile si sta espan dendo anche verso prodotti tra dizionalmente femminili. L’acido ialuronico, il retinolo e la vitamina C sono ormai entrati nelle rou-

tine quotidiane degli uomini. La crescente richiesta di trattamenti anti-età ha portato alla creazione di soluzioni specifiche per la notte, mentre il mercato degli integratori supporta il benessere della pelle dall’interno. Inoltre, la bellezza maschile sta diventando sempre più fluida, con un’apertura verso prodotti come perfezionatori, correttori, gel per il viso e cosmetici per sopracciglia. La fusione tra maschile e femminile sta dando vita a un nuovo concetto di bellezza, sempre più inclusivo e universale. I confini tra generi si assottigliano e il focus si sposta sulla cura di sé a prescindere dagli stereotipi. Questo cambiamento culturale sta avendo un impatto significativo sulle abitudini quotidiane e sulle scelte di consumo di un numero crescente di uomini.

Secondo piatto

Di coltà di preparazione

Facile

Omelette con asparagina e Agrì della Valtorta

INGREDIENTI per 4 persone

12 Uova

300-400 g Formaggio Agrì della Valtorta

250 g Panna da cucina

3 Mazzetti di asparagina

Tempo di preparazione

30 minuti

FABRIZIO MARTINELLI cuoco

Il Sole e La Terra, Curno (BG)

2 Cipolle rosse

qb

Olio extravergine d’oliva

qb Sale

qb

qb

Olio di semi di girasole per la frittura

Farina di masi fioretto

PREPARAZIONE

Lavare accuratamente l’asparagina, tagliarla a pezzetti piccoli e farla rosolare in una padella antiaderente con olio di oliva e sale per qualche minuto, finché diventa morbida.

In una ciotola sbattere le uova, unitamente alla panna e al sale, poi aggiungere la verdura cotta.

Preparare le omelette, utilizzando la stessa padella in cui si è cotta l’asparagina. Quando saranno leggermente dorate da un lato, ma ancora morbide dall’altro, piegarle su se stesse e farcirle con il formaggio a fettine sottili.

Tagliare le cipolle a rondelle, infarinarle con la farina di mais e friggere in olio di girasole. Quando saranno ben dorate, scolarle e salare. Servire le omelette farcite cosparse di cipolle fritte.

Allergia al pelo del gatto: quando il micio ci fa starnutire

L’importanza di valutare la propria sensibilità al disturbo prima di adottare un cucciolo e le precauzioni domestiche da adottare

L’allergia ai gatti rappresenta un fenomeno di rilevante importanza sanitaria, perché colpisce una porzione significativa della popolazione mondiale, stimata tra il 10% e il 20% degli adulti. Questo disturbo allergico è principalmente causato dall’allergene FEL D 1, che viene prodotto dalle ghiandole sebacee e si trova nella saliva e nella forfora dei felini. Quando i gatti si leccano, questo allergene si deposita sul loro pelo e, una volta asciutto, si disperde nell’ambiente sotto forma di microparticelle facilmente inalabili. Tali allergeni possono provocare una serie di sintomi che variano da lievi a gravi, tra cui starnuti, prurito agli occhi, congestione nasale e, nei casi più severi, attacchi di asma bronchiale.

STEFANO SCIOSCIA

Medico Veterinario

Presidente dell’Ordine dei Medici

Veterinari di Bergamo; Dirigente Medico Veterinario

ATS di BERGAMO

Le conseguenze etiche e sociali

L’allergia ai gatti purtroppo non solo causa disagio fisico, ma ha

anche conseguenze sociali ed etiche molto significative; negli ultimi anni infatti, con la crescente presenza di gatti nelle nostre case e il conseguente aumento delle allergie ad essi correlate, si è registrato un drammatico incremento degli abbandoni legati a questa problematica.

Molti proprietari di animali domestici purtroppo, una volta scoperta la propria allergia, decidono di abbandonare il gatto senza considerare alternative valide. Questa pratica non solo è moralmente discutibile, ma è anche punita dalla legge italiana: l’articolo 727 del Codice Penale disciplina infatti il reato di abbandono di animali, prevedendo sanzioni e perfino l’arresto per chiunque infranga questa norma.

∞ A CURA DEL DOTT. STEFANO SCIOSCIA

Vietato abbandonare!

L’abbandono di un gatto non deve mai essere considerato una soluzione accettabile. Le strutture di accoglienza, i rifugi sanitari gestiti dalle ATS e i gattili sono già sovraccarichi di animali lasciati per motivi spesso evitabili. La sfida per le istituzioni nell’immediato futuro deve essere quella di educare i cittadini a un possesso responsabile, che parta già dai primi momenti in cui si valuta l’adozione di un cane o di un gatto. Accogliere nella propria vita un animale porta con sé innumerevoli aspetti positivi, ma implica anche un impegno a lungo termine che comporta responsabilità economiche, gestionali e sanitarie. Nello specifico, prima di adottare un gatto, è essenziale informarsi adeguatamente sulle sue esigenze e valutare tutti i fattori che potrebbero influenzare la convivenza, comprese eventuali allergie. Fortuna-

tamente, esistono diverse strategie per ridurre l’esposizione agli allergeni e continuare a vivere con il proprio animale. Adottare alcune precauzioni domestiche può fare una grande di erenza: utilizzare aspirapolveri dotati di filtri HEPA, lavare frequentemente tessuti e superfici e limitare l’accesso del gatto alla camera da letto sono misure utili per contenere la di usione degli allergeni. Recentemente inoltre, alcune aziende hanno sviluppato alimenti specifici che possono ridurre la produzione di Fel D 1 nella saliva del gatto.

Esistono gatti “ipoallergenici”?

La sensibilità allergica alle diverse razze di gatti varia da individuo a individuo, poiché la produzione di allergeni può di erire significativamente tra un gatto e l’altro. Inoltre, la quantità di allergeni secreta da un singolo gatto può fluttuare nel tempo, anche se non è stata

identificata una chiara stagionalità in questa variazione. Diversi studi hanno evidenziato che i gatti maschi, in particolare quelli non castrati, tendono a produrre livelli più elevati di allergeni rispetto alle femmine. Tuttavia, questa tendenza non è una regola assoluta, poiché la produzione di allergeni è influenzata da fattori genetici individuali, rendendo la risposta allergica variabile. Ad oggi, non esistono prove scientifiche definitive che dimostrino una minore produzione di allergeni in specifiche razze feline. La lunghezza o il colore del pelo non influenzano direttamente la quantità di allergeni rilasciata nell’ambiente, tuttavia alcune razze vengono spesso considerate “ipoallergeniche” da allevatori e riportate come tali su diversi siti web. Ad esempio, razze come il Siberiano e il LaPerm, che tendono per loro caratteristica a perdere meno pelo, potrebbero

ridurre la di usione degli allergeni nell’ambiente. Analogamente, gatti con pelo estremamente corto, come lo Sphynx e il Cornish Rex, potrebbero limitare il rilascio di allergeni a causa della minore quantità di mantello su cui questi si depositano.

È fondamentale però sottolineare che tutti i gatti producono l’allergene Fel D 1, indipendentemente dalla razza o dalle caratteristiche fisiche. Di conseguenza, anche le razze ritenute “ipoallergeniche” possono comunque scatenare reazioni allergiche nelle persone più sensibili. Insomma, l’allergia ai gatti non deve necessariamente portare a una separazione forzata dal proprio animale domestico. Con le giuste informazioni e strategie preventive, molte persone riescono a convivere con il proprio amico a quattro zampe senza compromettere il proprio benessere.

I benefici della sound therapy

Un’antichissima tecnica di medicina olistica per curare corpo e mente

La sound therapy, o terapia del suono, è una pratica appartenente alla medicina olistica, che utilizza il potere delle vibrazioni sonore per favorire il benessere di corpo e mente. Questa tecnica si basa sul principio che il suono possa influenzare lo stato energetico del corpo e della mente, inducendo uno stato di profondo rilassamento. Grazie alle sue origini millenarie, la sound therapy è stata tramandata attraverso diverse culture, evolvendosi fino a di ondersi in tutto il mondo.

Origini e principi

Le prime testimonianze dell’uso terapeutico del suono risalgono a oltre 4000 anni fa. La prima campana tibetana conosciuta risale al secondo millennio avanti Cristo ed era utilizzata dagli sciamani per scopi rituali e spirituali. Questi strumenti sonori venivano impiegati nei culti animistici di usi tra Tibet, Mongolia, India e Nepal, dove si credeva che le vibrazioni prodotte dalle campane potesse-

ro purificare l’anima e riequilibrare l’energia dell’individuo. Nel corso dei secoli, il suono ha continuato a essere utilizzato in diverse tradizioni per scopi terapeutici, dalle cerimonie spirituali alle pratiche meditative.

Dalla metà del 1800, la terapia ha iniziato a di ondersi anche in Occidente e con il tempo, ha trovato applicazioni sempre più ampie, diventando una forma di meditazione non invasiva. Conosciuta anche come sound healing, si basa sulle vibrazioni a bassa frequenza prodotte da strumenti specifici, come le campane tibetane, le campane di cristallo, i gong, i tamburi sciamanici e i diapason. Oltre a questi strumenti, si possono utilizzare anche suoni naturali, rumori bianchi o persino la voce umana, nella figura del sound healer, che guida la terapia con vocalizzi e canti armonici.

Il potere delle vibrazioni su corpo e mente Secondo i principi della sound

therapy, ogni persona possiede frequenze energetiche specifiche, che possono essere influenzate dai suoni circostanti. L’idea di base è che, attraverso la giusta combinazione di frequenze sonore, sia possibile ristabilire l’equilibrio energetico dell’organismo, favorendo il benessere fisico e mentale. La disciplina scientifica che studia l’interazione tra suono e percezione umana si chiama psicoacustica e numerosi studi hanno dimostrato che il suono ha un impatto diretto sul sistema nervoso centrale, influenzando le onde cerebrali e le risposte fisiologiche dell’organismo. La sound therapy sfrutta queste conoscenze per indurre specifici stati mentali attraverso la stimolazione sonora. Le vibrazioni prodotte dagli strumenti terapeutici generano un e etto simile a un massaggio cellulare, influenzando la struttura molecolare del corpo e alterando le frequenze delle onde cerebrali. Questo processo contribuisce a ridurre lo stress, migliorare la

∞ A CURA DI IVANA GALESSI

concentrazione e promuovere un senso di calma interiore.

Fra tradizione e scienza

Vista come forma di medicina alternativa, la terapia del suono agisce sul campo energetico e su chakra. Una sessione completa dura circa 60 minuti. L’ambiente deve essere tranquillo e l’abbigliamento comodo. I risultati sono una profonda armonia interiore ed un rinnovato stato di benessere psicofisico.

La sound therapy, come dicevamo, è antichissima e fa parte da sempre di numerosi rituali sacri in tutto il mondo. Ha ripreso piede in epoca moderna, soprattutto sotto la scia di terapeuti californiani, che ne hanno recuperato le enormi potenzialità su un piano più scientifico, di ondendone l’utilizzo tra le star di Hollywood.

Benefici e controindicazioni

Sul piano fisico, questa pratica

aiuta a ridurre la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca, contribuendo alla prevenzione di problemi cardiovascolari. Inoltre, le vibrazioni favoriscono il rilassamento muscolare, alleviando tensioni, rigidità e dolori cronici, come quelli associati alla fibromialgia, alla cefalea o ai dolori mestruali. Dal punto di vista mentale, la sound therapy si rivela un potente alleato contro stress e ansia. Inoltre, l’esposizione prolungata ai suoni terapeutici può aumentare la concentrazione, la memoria e la capacità decisionale, favorendo una maggiore chiarezza mentale e una migliore gestione delle emozioni. Alcuni studi recenti hanno anche suggerito che la sound therapy possa avere un ruolo nella prevenzione del decadimento cognitivo, in quanto le vibrazioni sembrano stimolare le connessioni neuronali, favorendo la neuroplasticità e contribuendo al mantenimento delle funzioni

cognitive. Tuttavia, è importante sottolineare che esistono alcune controindicazioni: ad esempio, le donne in gravidanza o chi so re di problemi cardiaci pregressi, disturbi circolatori o tumori, dovrebbero consultare un medico prima di sottoporsi a questa pratica. Inoltre, la terapia del suono non è consigliata nel periodo post-operatorio, poiché potrebbe interferire con il processo di guarigione. Al contrario, essa può essere particolarmente indicata nella fase preoperatoria, in quanto aiuta a preparare mentalmente il paziente all’intervento.

La sound therapy rappresenta una tecnica a ascinante e benefica, che unisce tradizione e scienza per favorire il benessere dell’individuo. Grazie alla sua capacità di armonizzare corpo e mente attraverso il potere delle vibrazioni sonore, questa pratica continua a conquistare sempre più persone in cerca di equilibrio e serenità interiore.

Cromoterapia, un tu o tra i colori dei fiori

Una passeggiata dell’anima nel parco olandese Keukenhof, un arcobaleno di tulipani come giardino “terapeutico”.

Non è la panacea per tutti i mali, né promette miracoli, ma la cromoterapia o terapia dei colori può avere e etti benefici sulla psiche e sugli stati d’animo. Da anni sono in corso sperimentazioni e ricerche sull’uso del colore in ambienti terapeutici: team ospedalieri e ricercatori universitari monitorano gli e etti cromatici sui pazienti e sul personale medico e sanitario. Fortunatamente non è necessario recarsi in ospedale per le “sedute” di cromoterapia. Se si vuol fare un tu o nei colori dei fiori, questa è la stagione migliore e l’Olanda (ma non solo) può fare al caso vostro. Nei Paesi Bassi la stagione dei tulipani inizia a fine marzo e si protrae sino ai primi giorni di maggio, ma la fioritura tocca il suo apice a metà aprile.

Bulbi, narcisi, giacinti e gigli

Capitale dei tulipani è Lisse, dove si trova il giardino botanico Keukenhof, definito la passeggiata dell’anima. Si trova a 35 km a sud- ovest di Amsterdam ed è una sinfonia di colori: 7 milioni di bulbi, tulipani, narcisi, giacinti, gigli e 2700 alberi, raccontano una spettacolare favola cromatica. Per i più piccoli vengono organizzati parchi gioco, labirinti, caccia al tesoro e fattoria didattica. Qui si trova il Museum de Zwarte Tulp, dedicato all’industria olandese dei tulipani.

Il mercato di Singel ad Amsterdam Rimanendo ad Amsterdam, è d’obbligo una tappa al Bloemenmarkt, ovvero il mercato dei fiori

∞ A CURA DI CATERINA RONCALLI

galleggiante di Singel. È una delle innumerevoli attrazioni della città, gettonata da turisti e residenti, dove è possibile acquistare bulbi di tulipano dai venditori in bancarelle che galleggiano sul canale, mentre lo scorso gennaio si è svolto il National Tulip Day, dove i coltivatori di tulipani hanno presentato i loro fiori in un giardino temporaneo nella cornice di Piazza Dam.

Il Tulip Museum

Nel quartiere Jordaan è invece aperto l’Amsterdam Tulip Museum che illustra storia e aspetti e sociali della coltivazione dei tulipani. Articolato in sei stanze, descri-

ve il viaggio dei tulipani dall’Asia all’Impero Ottomano, prima di sbarcare nei mercati olandesi nel XVII secolo. Da Amsterdam si raggiungono in treno Almere e Lelystad nel Flevoland, dove vi attendono distese di tulipani meno gettonate rispetto ad altri luoghi, ma non meno a ascinanti. A piedi o in bici si possono percorrere itinerari fra i campi fioriti di Dronten e Zeewolde. Anche la campagna tra Hillegom e Warmond o re immensi campi dai colori sgargianti dal viola all’arancione, come pure i campi di tulipani di Drenthe dove pedalare lungo percorsi ciclabili. Più a sud, a Goeree-Overflakkee, vicino a Rotterdam i campi sono

punteggiati di tulipani, lungo la zona tra Dirksland, Middelharnis, Oude-Tong e Nieuwe-Tonge. Verso il confine con il Belgio si trova Zeeuws-Vlaanderen: qui si fa tappa a Hulst che fra l’altro dista pochi chilometri dal mare.

Festival e Flower Parade

Chi volesse trascorrere un long weekend in OIanda, l’occasione ideale è il Tulip Festival 2025 (dal 1 al 30 aprile 2025): i tulipani sono esposti in oltre 40 diverse località di Amsterdam. Evento imperdibile la Flower Parade Bollenstreek, sfilata di 40 km da Noordwijk ad Haarlem. Come raggiungere l’Olanda da Bergamo? Il volo più comodo è certamente quello di Ryanair che raggiunge Eindhoven. Da qui è possibile prendere un treno rapido per Rotterdam (un’ora) o per Amsterdam (un’ora e 15): ma non vi annoierete, anzi potrete godere del panorama della campagna dei Paesi Bassi.

L’Istituto

Quarenghi riflette

sul ruolo della riabilitazione

Alla luce dei rapidi e significativi progressi tecnologici, come l’intelligenza artificiale, la robotica e la realtà virtuale, e del crescente sviluppo di competenze specialistiche, diventa fondamentale riflettere sul ruolo della riabilitazione e sulla centralità della persona, considerata non solo come paziente ma come individuo.

Nel 2025, anno del suo centenario, l’Istituto Clinico Quarenghi di San Pellegrino Terme organizza il convegno scientifico “Riabilitare oggi. Tecnologia, nuove competenze e tradizione in un sistema complesso con la persona al centro”. L’evento si terrà venerdì 21 marzo al Centro Congressi Giovanni XXIII di Bergamo, con inizio alle ore 8.45. Obiettivo della giornata è promuovere un confronto sulle nuove sfide e aspettative della riabilitazione moderna, senza dimenticare la storia e la tradizione del settore.

Il convegno, accreditato con 4,9 crediti ECM, vedrà la partecipazione di esperti nelle diverse specialità mediche riabilitative

Dopo il benvenuto di Michèle Quarenghi, consigliere delegato della Clinica Quarenghi, e i saluti istituzionali, il convegno entrerà nel vivo con l’introduzione di Daniele Bosone, direttore sanitario della Fondazione Irccs Mondino di Pavia e presidente dell’Istituto Clinico Quarenghi, dal titolo

“Curare la persona o la malattia? ”. Seguirà la Lectio magistralis di Gianvito Martino, direttore scientifico dell’Irccs San Ra aele di Milano, su “Il futuro della medicina: le neurotecnologie al servizio della persona”.

Il convegno sarà articolato in tre sessioni tematiche, che a ronteranno argomenti di grande attualità: intelligenza artificiale, robotica e realtà virtuale applicate alla riabilitazione, microbiota intestinale, ruolo del caregiver, riabilitazione di precisione e idrokinesiterapia. Verranno inoltre approfonditi temi come neurochirurgia, neurostimolazione, riabilitazione antigravitazionale, teleriabilitazione e il quadro normativo del settore. La partecipazione è gratuita, previa iscrizione entro il 18 marzo al seguente link: http://centrocongressibergamo.onlinecongress.it/RiabilitareOggi2025

In occasione del centenario, l’Istituto Clinico Quarenghi ha inoltre annunciato la nascita del Centro Clinico Quarenghi, nuova struttura ambulatoriale riabilitativa e polispecialistica che sorgerà entro fine anno a Bergamo, in via Baioni. Il centro sarà specializzato nella riabilitazione di patologie neurologiche, ortopediche, cardiologiche e respiratorie, o rendo anche un’ampia gamma di prestazioni ambulatoriali nelle principali specialità mediche

“Leo diventa grande”

A Treviolo (BG) prende forma una nuova importante realtà nel panorama dell’accoglienza pediatrica: il progetto di ampliamento “Leo diventa grande” ha portato alla crescita de La Casa di Leo, struttura unica in Italia dedicata alle famiglie con bambini in cura presso l’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Attiva dal 2018, La Casa di Leo ha già ospitato oltre 180 famiglie, o rendo un ambiente sereno e accogliente durante periodi di ospedalizzazione prolungata. L’espansione, che quintuplica le dimensioni della struttura fino a 3.600 m², introduce nuovi spazi e servizi pensati per migliorare il benessere di piccoli pazienti e famiglie.

Tra le novità, tre appartamenti destinati ai pazienti dimessi che necessitano di un ambiente protetto, dieci nuove camere, due playroom per il gioco e la socializzazione, una palestra aperta anche a utenti

esterni e un ambulatorio per garantire parte dell’assistenza sanitaria direttamente in struttura. Questi spazi nascono con l’obiettivo di supportare il percorso di cura e o rire un sostegno concreto alle famiglie, riducendo al contempo la pressione sulle strutture ospedaliere.

Il progetto si basa sull’impegno di oltre 240 volontari, che ogni giorno o rono non solo assistenza, ma anche calore umano e vicinanza, contribuendo a rendere La Casa di Leo un modello innovativo di housing sociale pediatrico. L’ampliamento rappresenta un traguardo significativo per la comunità e per tutti coloro che hanno contribuito alla sua realizzazione.

Per scoprire di più sulle attività e su come sostenere il progetto, è possibile visitare il sito: www.lacasadileo.org

Medicine scadute: che fare?

Quante volte è capitato di trovare farmaci dimenticati per anni in un mobiletto di casa? Come comportarsi?

Ogni farmaco riporta obbligatoriamente una data di scadenza, che indica il periodo di validità del medicinale correttamente conservato, in base ai valori derivanti dagli studi forniti dall’azienda che lo produce. I test e ettuati sono quelli minimi per garantire la stabilità e solitamente si aggirano nel range 1-5 anni.

Cosa succede al farmaco quando scade

Il medicinale inizia, man mano che passa il tempo, ad avere una minore e cacia, fino ad arrivare all’assenza di e etto terapeutico. Degradandosi, il principio attivo potrebbe portare a reazioni allergiche, in alcuni casi potenzialmente letali come lo shock anafilattico, soprattutto in neonati e bambini con un sistema immunitario immaturo. Ad esempio, se si assumono antibiotici scaduti della classe delle tetracicline, si possono scatenare gravi danni renali, noti come Sindrome di pseudo-Fanconi.

L’importanza di una corretta conservazione

La corretta conservazione del me-

dicinale è fondamentale per mantenere inalterate le caratteristiche farmacologiche e terapeutiche, garantendone la stabilità. L’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) sottolinea di chiedere sempre consiglio al medico o al farmacista per avere informazioni corrette e precise per evitare la degradazione precoce di principio attivo ed eccipienti, causando la perdita di e cacia ancor prima della data di scadenza indicata. Non è consigliato detenere la cassetta dei medicinali né in cucina né

in bagno, in quanto sono i locali solitamente più caldi e umidi della casa. In linea generale, i farmaci devono essere conservati in un luogo fresco e asciutto a una temperatura inferiore ai 25°C, lontano da fonti di calore, dall’esposizione diretta ai raggi solari e dall’umidità. Inoltre, è importante conservare sempre i medicinali nelle confezioni originali con il loro foglietto illustrativo e segnare la data di apertura: se i farmaci sono stati aperti, non vanno utilizzati oltre il periodo indicato sulla confezione, soprattutto per quanto riguarda colliri e formulazioni liquide, che contengono conservanti.

Dove smaltire le medicine

I medicinali rientrano tra i rifiuti urbani pericolosi e non possono essere gettati nella pattumiera di casa. Il farmaco va gettato nel bidone metallico fuori da tutte le farmacie, separandolo dalle confezioni di carta e dai foglietti illustrativi che vanno smaltiti nella carta; i blister vuoti in plastica e metallo vanno gettati insieme alla plastica o all’alluminio. In caso di medicinali liquidi (sciroppi, fiale)

∞ A CURA DELLA DOTT.SSA MADDALENA BOREATTI
DOTT.SSA MADDALENA BOREATTI Farmacista
Farmacia Conca Verde Longuelo; Past president Agifar Bergamo

apporre l’intero contenitore di vetro nel bidone davanti alle farmacie e non svuotare il residuo negli scarichi domestici, poiché attraverso le acque reflue finirebbero in fiumi e mari, inquinandoli. Sfigmomanometri (misuratori di pressione), siringhe e altri dispositivi sanitari taglienti o pungenti - quali lamette, cannule per flebo, bisturi monouso (muniti del loro cappuccio e della custodia di protezione) - vanno smaltiti secondo le regole specifiche comunali o essere portati alla stazione ecologica attrezzata. Gli integratori, non essendo dei farmaci, non vanno inseriti nei raccoglitori dei farmaci scaduti, ma vanno gettati nell’indi erenziata (scatola e foglietto illustrativo nella carta). I farmaci inalatori non devono essere assolutamente smaltiti nella plastica una volta terminati. Alcuni inalatori contengono un gas che permette

la fuoriuscita del farmaco stesso; spesso resta comunque un po’ di questo gas all’interno dell’inalatore che, se non smaltito nella maniera corretta, inquina l’aria contribuendo all’e etto serra.

Lo smaltimento improprio dei farmaci scaduti può avere molte conseguenze negative sia sull’ambiente che sulla salute pubblica: > inquinamento dell’ambiente. Se si gettano residui di farmaci nella pattumiera o si rovesciano nel wc o lavandino si vanno a contaminare le acque superficiali e sotterranee. I principi attivi dei farmaci possono persistere nell’ambiente, causando danni agli ecosistemi acquatici, alla flora e alla fauna; > rischio per gli animali. Alterazione del comportamento,

riproduzione e sopravvivenza in caso di contatto con farmaci non smaltiti correttamente; > antibiotico-resistenza. I batteri diventano sempre più resistenti, poiché vengono in contatto già nell’ambiente con gli antibiotici stessi. Questa resistenza antimicrobica rappresenta una minaccia per la salute umana, poiché riduce l’e cacia degli antibiotici stessi nella cura di patologie infettive. Si stima infatti che se non ci sarà un cambio di rotta, tra trent’anni l’assenza di antibiotici e caci sarà una delle prime cause di morte al pari di tumori e infarti; > abuso o uso improprio. Il recupero di farmaci scaduti da parte di persone non autorizzate può portare all’abuso o all’uso improprio di tali sostanze.

Lo

Spettro delle Delizie”: un innovativo progetto di inclusione sociale e lavorativa
∞ A CURA DI IVANA GALESSI

L’associazione “Autismo è... Onlus” accompagna le persone autistiche nell’inserimento sociale e lavorativo

“Autismo è… Onlus” è un’associazione presente sul territorio bergamasco che opera da anni nella presa in carico integrata e

multidisciplinare di persone autistiche di ogni età, accompagnandole attraverso percorsi personalizzati nei diversi ambiti della vita:

clinico, scolastico, lavorativo e del tempo libero. Con un team specializzato, l’Associazione si pone come punto di riferimento per il progetto di vita delle persone neurodivergenti, promuovendo il loro benessere e quello delle famiglie.

Il progetto

Lo Spettro delle Delizie

L’associazione intende concretizzare una visione innovativa di inclusione sociale e lo fa anche attraverso il progetto Lo Spettro delle Delizie, un punto vendita enogastronomico gestito da persone autistiche con il supporto di personale qualificato. L’obiettivo del progetto è quello di valorizzare il lavoro, le capacità e la potenzialità delle persone neurodivergenti, di ondendo consapevolezza e cultura autistica.

La genesi

Il progetto nasce dall’esigenza di creare uno spazio in cui le persone autistiche hanno la possibilità di sperimentare e apprendere abilità all’interno di un contesto adattato alle loro caratteristiche di funzionamento e sensoriali. All’interno del punto vendita, infatti, nulla è lasciato al caso: ogni ambiente e ogni spazio è stato adattato per favorire l’autonomia delle persone autistiche all’interno di un contesto in cui luci e colori sono attenuati per rispondere alle peculiarità sensoriali di ognuno. Il punto vendita sarà un luogo inclusivo e accogliente, dove i clienti potranno acquistare prodotti e vivere un’esperienza culturale e sociale unica.

Le attività

Le principali attività svolte dalle

Autismo è… Onlus

Mozzo (Bg) via Liguria, s/n - Tel. 348 7105661 silvana.salvi@autismo-e.it www.autismo-e.it

IBAN (5x1000): IT24O0538711100000035164083

persone autistiche includono:

> logistica: smistamento, ordinamento e organizzazione dei prodotti in magazzino;

> pulizie: gestione autonoma degli spazi, mantenendo un ambiente ordinato e funzionale;

> controllo scorte: monitoraggio del magazzino, conteggio dei prodotti e previsione dei riordini;

> gestionale: inserimento ordini e aggiornamento dei dati relativi ai prodotti venduti;

> studio dell’o erta: ricerca e selezione di nuovi prodotti da proporre ai clienti;

> relazione con il pubblico:

accoglienza clienti, supporto nella scelta dei prodotti;

> preparazione e soddisfazione degli ordini;

> servizio al tavolo: presa delle ordinazioni, preparazione e servizio, sparecchio e pulizia dei tavoli.

Aree e attività specifiche

“Lo Spettro delle Delizie” prevede la presenza di diverse aree, ognuna adibita ad attività specifiche:

> vendita: spazio espositivo per i prodotti regionali italiani, corredato di informazioni sulla storia di ciascun prodotto e sul lavoro inclusivo che li ha resi disponibili;

PRESENTA LA NOVITÀ X-TONE

> degustazione: tavoli dedicati dove i clienti possono assaporare le specialità, vivendo un’esperienza conviviale e formativa; > magazzino: zona dedicata alla logistica, alla preparazione, conservazione e confezionamento dei prodotti; > lettura: salottino con un’area che o re la possibilità di consultare testi relativi all’autismo o scritti da persone autistiche.

A chi si rivolge

Il progetto è destinato a persone con diagnosi di autismo e si configura come uno spazio protetto per l’apprendimento e il potenziamento delle abilità lavorative e tra-

sversali. L’accesso avviene tramite tirocini curriculari in collaborazione con le scuole locali, favorendo l’acquisizione di competenze in contesti reali, e attraverso borse lavoro inquadrate nelle categorie protette, per agevolare l’ingresso nel mondo del lavoro. Gli obiettivi de Lo Spettro delle Delizie sono: o rire opportunità formative e professionali alle persone autistiche, sostenendo il loro sviluppo personale e professionale con attività mirate al potenziamento delle competenze lavorative; promuovere una corretta comprensione dello Spettro Autistico, contrastando pregiudizi e dimostrando i benefici dell’inclusione lavorativa e sociale; collaborare con famiglie, scuole, istituzioni e

la Regione Lombardia per creare sinergie che supportino i percorsi di autonomia e integrazione lavorativa; e sviluppare collaborazioni con altre associazioni italiane nel settore enogastronomico, coinvolgendo attivamente persone autistiche nel processo produttivo. Il punto vendita proposto da “Autismo è… Onlus” rappresenta un modello innovativo di inclusione lavorativa e sociale, capace di valorizzare le capacità delle persone autistiche e di ra orzare la sensibilità della comunità verso la neurodivergenza. Attraverso l’unione tra tradizione enogastronomica e impegno sociale, l’iniziativa mira a creare un valore condiviso, trasformando il lavoro in un’opportunità di crescita per tutti.

A.R.M.R.

Fondazione Ricerca Malattie Rare INSIEME CONTRO

LE MALATTIE RARE

CONSIGLI DI LETTURA

“Nessuno è escluso. Come pensare di essere in paradiso stando all’inferno…” di Fortunato Nicoletti – Vice Presidente dell’Osservatorio Malattie Rare – racconta la storia di una bambina che convive dalla nascita con una patologia genetica rarissima, di cui non ci sono altri casi segnalati in Italia.

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SINDROME

DI PIERRE ROBIN

Codice di Esenzione. RNG040 Categoria. Malformazioni congenite. Definizione. La sindrome, o sequenza, di Pierre Robin è una patologia caratterizzata da micrognazia, glossoptosi, palatoschisi con una tipica conformazione ad U. Epidemiologia. La precisa incidenza della patologia non è nota (ad oggi una decina di soggetti al mondo). Maschi e femmine sono colpiti in egual misura. In circa un terzo dei casi, la sindrome può essere riscontrata in associazione ad altre patologie quali anomalie cromosomiche o sindrome malformative.

Segni e sintomi. Il difetto primario è rappresentato dall’insu ciente sviluppo della mandibola nelle prime nove settimane di gestazione. Essa determina una diminuzione dello spazio nel cavo orale che causa una glossoptosi. In conseguenza di tale fenomeno, si produce una mancata chiusura del palato, che assume una caratteristica conformazione di schisi ad U. Tale anomalia rende di coltosa la respirazione; pertanto, questi bambini possono manifestare di coltà di accrescimento, episodi di apnea e cianosi, disturbi del sonno, disfagia e vomito. Nel lungo termine, possibili complicanze sono rappresentate da ipertensione polmonare e insu cienza cardiaca destra. In alcuni casi la sindrome di Pierre Robin può essere parte di una sindrome polimalformativa nota come la sindrome di Sickler, la trisomia18, la sindrome 4q-, la sindrome cerebro-costo-mandibolare, la displasia congenita spodiloepifisaria, la sindrome di Treacher-Collins, il fenotipo da microdelezione 22q.

Eziologia. La patologia riconosce una eziologia multifattoriale. Generalmente si tratta di casi sporadici. Se la patologia si manifesta in compresenza di altre condizioni, il rischio di ricorrenza corrisponde a quello definiti per la sindrome della quale è parte.

Test diagnostici. La diagnosi è essenzialmente clinica. La condizione può essere rilevata durante la gravidanza con la ecografia morfologica.

Diagnosi di erenziale. Deve essere posta con altre condizioni sindromiche nella quale tale sequenza si associa e, in particolare, la sindrome di Sticker, il fenotipo da microdelezione 22q e la sindrome di Treacher-Collins.

Terapia. La terapia si basa sulla prevenzione delle complicanze. Devono essere e ettuati controlli periodici del tono oculare allo scopo di monitorare l’eventuale sviluppo di un glaucoma.

Dottor Angelo Serraglio Presidente della commissione scientifica Fondazione ETS ARMR (Aiuti-Ricerca-Malattie-Rare), Vice Presidente Fondazione ETS ARMR

La sopravvivenza di un’altra persona può dipendere dalle nostre scelte

Quando Simone Ruggeri, che di lavoro fa il fisioterapista, doveva decidere se accettare o no di donare il midollo osseo, non ha avuto dubbi: «Io, da professionista sanitario e per i miei valori, non mi sono nemmeno posto il problema»

Di professione fa il fisioterapista. Non solo: Simone Ruggeri, di Villa d’Almè, è presidente dell’Ordine dei fisioterapisti di Bergamo. Ma è anche donatore di sangue con Avis e di midollo con Admo (Associazione donatori midollo osseo – https://admo.it/), anche se è molto raro essere chiamati attivamente per dare il proprio contributo. Simone, però, è stato chiamato. E non si è di certo tirato indietro. Anzi, ci tiene a fare opera di informazione e sensibilizzazione sull’importanza (e scarsa invasività) della donazione di midollo.

Simone Ruggeri, quando si è iscritto ad Admo? «12 o 13 anni fa. Alla StraBergamo

c’era il gazebo in piazza: mi sono fermato e mi sono iscritto facendo la tipizzazione, un semplice prelievo del sangue che stabilisce il grado di compatibilità tra il donatore e i pazienti in attesa di un trapianto di midollo. Poi da allora non ho più ricevuto nessuna notizia, mi ero anche quasi un po’ dimenticato di quell’iscrizione. Finché non è arrivata la telefonata, era metà gennaio dell’anno scorso, da parte dell’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, perché c’era una possibile compatibilità con il mio midollo e quindi mi chiedevano se fossi ancora dell’idea...».

Nessun dubbio?

«Io, da professionista sanitario e per il mio modo di vedere le co -

se, per i miei valori, non mi sono nemmeno posto il problema. La mia prima reazione è stato un misto tra sorpresa, emozione e paura, ma poi mi son detto: si deve fare. Quindi mi sono reso disponibile. Ho fatto un primo esame perché bisognava rifare la tipizzazione per confermare che ci fosse davvero una stretta compatibilità, quindi quando è emerso che era tutto a posto mi hanno chiamato per dirmi: “ci siamo, sei il donatore prescelto, e se confermi iniziamo il percorso di esami per verificare l’idoneità fisica”. Ho fatto prima il colloquio con la dottoressa del reparto del centro donatori, che mi ha spiegato in modo davvero molto molto esaustivo tutte le varie tappe del percorso. Partendo

da radiografia del torace, esami al cuore, ecografie, etc.».

Tutto a posto immagino. «Sì, tutti gli esami sono risultati idonei, quindi è stata fissata la data della donazione e ho iniziato qualche giorno prima a fare una stimolazione del midollo, per fare in modo che le cellule staminali entrassero nel circolo sanguigno e fossero più facili da raccogliere durante la procedura. Procedura di raccolta non tramite prelievo osseo, come avveniva anni fa, ma per aferesi, un po’ come avviene per la donazione del plasma. Io, che sono anche donatore Avis da vent’anni, conoscevo già la procedura».

In cosa consisteva la stimolazione?

«In punture da fare a casa, che possono provocare dolori ossei e sensazione di febbre, perché si stimola il sistema ormonale, ma in realtà non ho avuto nessun sintomo particolare. In quei giorni non ho avuto neppure altri problemi di salute, né infortuni o quant’altro: sarebbe stato un bel problema per il ricevente, altrimenti. Il saperlo mi ha anche molto responsabilizzato: il mio stile di vita di quei giorni avrebbe potuto avere risvolti negativi per la sopravvivenza di

un’altra persona e questo credo sia un aspetto che mi ha fatto riflettere. Sono stato a casa dal lavoro, in quel periodo, perché in una struttura sanitaria le infezioni sono più frequenti. Il giorno della donazione mi sono presentato in ospedale accompagnato da mio padre: mi hanno consigliato di non andare da solo in macchina. Ho fatto cinque ore di prelievo con questa apparecchiatura e nel pomeriggio, raccolta la quantità necessaria, sono ritornato a casa senza particolari di coltà, un po’ di stanchezza ma nulla di più».

Com’è andata nei giorni successivi?

«Ho fatto un paio di controlli che sono previsti dalla procedura di donazione di midollo e dopo pochi giorni ho ricominciato a lavorare regolarmente sia in clinica che all’Ordine. Non ho avuto problemi di salute nel periodo successivo, è andato tutto in modo molto lineare».

In due casi su dieci di donazione, però, si deve ancora ricorrere all’intervento chirurgico. In cosa consiste?

«Nel prelievo del midollo osseo direttamente dalle ossa del bacino. Il donatore viene sottoposto a un’anestesia generale o

In questa rubrica gli operatori sanitari (medici, infermieri etc.) si raccontano, facendo conoscere oltre al loro lato professionale la loro attività di artisti, volontari, atleti...

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epidurale, così che non senta alcun dolore durante l’intervento. Questa modalità di donazione ha una durata media di circa 45 minuti e comporta naturalmente una debilitazione maggiore».

Si può conoscere l’identità del ricevente?

«No, c’è massima riservatezza in entrambe le direzioni: il donatore non sa a chi dona e il ricevente non sa da chi riceve. Mi sembra una procedura corretta, anche perché io ho donato non per ricevere qualcosa in cambio, con la fiducia e la speranza che tutto andasse per il meglio. Al massimo si può far avere un biglietto al ricevente, in forma ovviamente anonima, ma io ho preferito evitare anche questa forma indiretta di contatto».

«La mia vita con il linfedema: oggi incoraggio gli altri»

Il “ristagno” della linfa nei tessuti è una patologia cronica per la quale non vi è cura. Anna Maisetti, originaria di Lovere, lo racconta sui social, spiegando perché la malattia, nonostante tutto, non deve portarci via i sogni

L’ha scoperto quasi per caso, durante un appuntamento dall’estetista, a 21 anni. Mentre si occupava di una ceretta, la professionista notò un piccolo rilievo rosato sulla sua pelle e le suggerì di consultare un dermatologo. Fu l’inizio di un percorso che mai avrebbe immaginato di intraprendere.

Si trattava di linfedema, condizione cronica e progressiva che provoca l’accumulo di liquidi in determinate aree del corpo a causa di un malfunzionamento del sistema linfatico. Nel caso di Anna Maisetti, originaria di Lovere ma residente in Valle Camonica, si trattava di una forma secondaria, una conseguenza delle operazioni chirurgiche seguite alla diagnosi di un tumore cutaneo. Esiste anche una forma primaria, classificata come malattia rara, ma ciò che accomuna entrambe è l’assenza di una cura definitiva.

«Fino ai miei 21 anni – raccontaero una ragazza piena di energia, amante della moda e delle serate in discoteca, rigorosamente su tacchi altissimi nonostante la mia già notevole altezza. La mia attenzione per l’estetica era massima, adoravo le mie gambe e mi allenavo regolarmente in palestra. Mai avrei pensato che un piccolo segno sulla pelle avrebbe cambiato radicalmente la mia percezione del mio corpo e della mia vita».

Dopo il suggerimento dell’estetista, prenotò una visita dermatologica. Il medico, però, non si allarmò: «Mi consigliò di rimuovere quella macchia con calma, senza fretta. Seguii il suo consiglio e fissai l’intervento tramite il sistema sanitario pubblico, ma nel frattempo la macchia continuava a mutare forma e colore. Quando arrivò il momento dell’operazione e l’esame istologico rivelò un

tumore raro della pelle, ormai era troppo tardi: le cellule maligne si erano già di use ai linfonodi», spiega Maisetti. Si sottopose a un intervento in cui le vennero rimossi circa trenta linfonodi nella zona inguinale. Fu allora che i medici le parlarono per la prima volta di una possibile complicanza: il linfedema, appunto.

I primi otto anni dopo la diagnosi furono estremamente di cili. «Trovare specialisti preparati era una vera impresa, le calze compressive su misura erano quasi introvabili, e la mia famiglia spese cifre considerevoli nel tentativo di individuare un trattamento e cace. Inoltre, ottenere il riconoscimento dell’invalidità non fu a atto scontato: la patologia non è sempre adeguatamente considerata dalle commissioni sanitarie. Allo stesso tempo, mi vergognavo profondamente del mio

aspetto. La gamba compressa mi faceva sentire meno femminile, evitavo le domande curiose e cercavo di nascondere il problema sotto abiti lunghi. Vivevo in un costante stato di disagio, fino a quando non toccai il fondo e capii che dovevo reagire».

Decise di esporsi e di raccontare la sua esperienza, nella speranza di trovare altre persone nella sua stessa situazione. Creò una pagina su Instagram, @stile_compresso, che ben presto diventò un punto di riferimento per chi a ronta il linfedema. In pochi giorni entrò in contatto con altri pazienti, tutti alla ricerca di uno spazio in cui confrontarsi su tematiche che spesso non vengono a rontate neanche nelle visite mediche, ma che hanno un impatto enorme sulla vita quotidiana.

« Attraverso la mia piattaforma ho iniziato a condividere consigli

pratici: come organizzare la valigia per un viaggio, come scegliere gli indumenti più adatti, quali strategie adottare per gestire le lunghe attese in piedi. Ho trasformato la mia esperienza in una risorsa per gli altri, creando una community che oggi conta migliaia di persone tra pazienti, professionisti e aziende del settore».

Per anni ha provato vergogna, nascondendo la sua gamba sotto lunghi vestiti e sottraendosi agli sguardi altrui. Ma con il tempo ha capito che avrebbe dovuto accettarla, e anzi, trasformarla in un simbolo di resilienza. Ha iniziato a collaborare con aziende per creare calze compressive più estetiche e confortevoli, ha sperimentato bendaggi colorati per renderli meno anonimi, e ha persino ispirato molte persone a mostrarsi senza paura. «Partecipando a convegni, scrivendo un libro e collaborando con associa-

In questa rubrica pubblichiamo la storia di una persona che ha superato un incidente, un trauma, una malattia e con il suo racconto può dare speranza agli altri.

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zioni, ho dato il mio contributo per di ondere maggiore consapevolezza su questa patologia. Spero che la ricerca possa trovare presto soluzioni più e caci, che le istituzioni sanitarie garantiscano un accesso più equo ai trattamenti e che sempre più pazienti possano ricevere il supporto di cui hanno bisogno fin dalle prime fasi della malattia».

La MINICAR

a partire dai

Il nuovo Codice passa l’esame?

Secondo ACI, ci sono più autocontrollo e moderazione, a beneficio della salute collettiva

Alla lunga attesa che ha segnato il varo del nuovo Codice della strada, ha fatto da rimbalzo nelle prime settimane una buona serie di reazioni pro e contro, con conclusioni spesso a rettate. Esempi probatori della prevedibile partita di ping pong: un veloce compiacimento già subito dopo il primo week-end a suon di statistiche per l’abbassamento del numero di incidenti, di vittime e feriti. Evidente che sia prematuro e che ci voglia il congruo tempo di valutazione e comparazione, vale sia per le voci di consenso, sia di critica. Ci mancherebbe in ogni modo che non ci fosse un miglioramento, e possibilmente anche marcato, dopo una riforma e dopo le nuove, numerose modifiche e clausole restrittive, come i mutati tempi impongono. Glorificare o depotenziare a botta fresca è eccessivo e fuorviante. Punto di partenza e di arrivo, sempre, per noi dell’ACI è la prevenzione.

Tra gli e etti collaterali prodotti, c’è già stata qualche testata che ha subito sottolineato, con accompagnamento di fosche

previsioni, la contrazione – data per consistente – nel consumo di bevande alcoliche e in particolare il vino. I produttori temono che il calo possa aggravarsi. Una normativa che sia – e deve essere – a salvaguardia dell’incolumità e della sicurezza di tutti gli utenti della strada deve porsi come primo obiettivo il miglior perseguimento di risultati. Subito a ruota però il discorso va ampliato, ragionato, inserito in un’osservazione più ampia al campo degli altri, perché ciò che in Italia è stato introdotto lo scorso 14 dicembre 2024, altrove è in vigore e applicato già da anni. E questo avviene anche in altri Paesi di forti produttori di vino (Francia, Spagna…). Fondamentale per il buon esito è l’auspicato inizio di un atteggiamento di autocontrollo, autodisciplina e di misura, con molti automobilisti che si sono anche dotati di etilometro per l’accertamento prima di mettersi al volante. È anche il caso di considerare un facile mezzo preventivo garantito e già molto praticato altrove, l’auto

condivisa: chi guida, si astiene o beve con assoluta misura e gli altri a bordo possono anche concedersi l’aperitivo o il digestivo. La moderazione va a diretto e immediato beneficio della salute e della sicurezza generale. Ultima, ma non marginale constatazione: i dati forniti dal Comune di Bologna dimostrano che con la zona 30 le vittime si sono dimezzate. Da notare che è il bilancio di un anno intero, il 2024.

* Presidente ACI di Bergamo

∞ A CURA DI VALERIO BETTONI*

Dott. Paolo Previtali Medico Chirurgo Odontoiatra Dott. Federico Previtali Odontoiatra

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Logopedista

Una figura preziosa che si occupa dei disturbi legati al linguaggio e all’apprendimento

Quella del logopedista è una figura professionale che si occupa della prevenzione, della valutazione, della riabilitazione e della compensazione dei disturbi legati al linguaggio, alla comunicazione, alla voce, alle funzioni orali, e agli apprendimenti. Il suo percorso di studio prevede una laurea triennale comprensiva di lezioni teoriche e 1.500 ore di tirocinio, il superamento dell’esame abilitante e la discussione della tesi. La formazione non si conclude con il conseguimento del titolo di studio; infatti, ogni logopedista è tenuta a frequentare per tutta la sua carriera corsi di formazione per adempiere ai crediti ECM (Educazione Continua in Medicina).

I disturbi nell’area linguaggio e comunicazione Nella popolazione infantile, i disturbi linguistico-comunicativi possono essere primari, cioè senza cause chiare identificabili, oppure secondari ad altre patologie (es. insu cienza velo-faringea). La presa in carico precoce è fondamentale, le nuove scoperte scientifiche stanno decostruen-

do il falso mito “è troppo piccola per la logopedia” in favore di un intervento rapido, che inizia con l’insegnare ai genitori strategie utili per favorire lo sviluppo linguistico/comunicativo. Si consiglia di parlare con la pediatra se ad un anno la bambina non pronuncia le prime parole, se a due non vi sono associazioni tra 2 parole, o se a 3 anni le frasi siano scorrette e poco comprensibili. I disturbi linguistico/comunicativi emergono in età adulta/geriatrica in modo improvviso in conseguenza a ictus o traumi cranici, oppure sotto forma di peggioramento graduale nei pazienti con patologie progressive (es. neurodegenerative). I riferimenti sono medico di base, geriatra o neurologa di riferimento. Comuni a tutte le età sono anche i disturbi della fluenza, come la balbuzie e il cluttering (linguaggio rapido e mal organizzato). In contrasto a una narrazione che ci vuole tutte parlanti, l’obiettivo primario della logopedista è permettere al/alle pazienti di comunicare i propri pensieri, con qualsiasi mezzo (immagini, scritte, ausili tecnologici).

I disturbi nell’area voce

I disturbi della voce, detti disfonie, possono emergere per cause funzionali (si richiede troppo alla propria voce) e/o organiche (es. noduli o polipi alle corde vocali), o in seguito a trattamenti e interventi del distretto laringeo. Inoltre, possono essere facilitati da patologie sistemiche che provocano infiammazioni delle alte vie aeree (es. reflusso faringo-laringeo). In caso di cali di voce frequenti o prolungati si consiglia di valutare con pediatra e medico di base la possibilità di un approfondimento otorinolaringoiatrico e/o logopedico. Anche quando la causa è aspecifica, la ogopedista può fornire utili consigli per prevenire le fatiche vocali ed evitarne il peggioramento

I disturbi nell’area delle funzioni orali

La logopedista è la professionista che meglio conosce i muscoli, l’innervazione del distretto orale, e come tutto questo si integra per permettere un’alimentazione senza dolori e fastidi, una crescita armonica della bocca, e una de-

∞ A CURA DELLA DOTT.SSA SOFIA ALLIERI

glutizione sicura. Su indicazione medica, la logopedista è quindi nell’equipe che si occupa di bambini con selettività alimentare, e collabora con l’ortodonzista per migliorare sia l’estetica della bocca che la sua funzionalità. Infine, la logopedista si occupa della valutazione e del trattamento della disfagia/disturbi della deglutizione al fine di evitare che cibo e acqua raggiungano le vie aeree (“vadano di traverso”) causando polmoniti, malnutrizione o disidratazione. La disfagia può presentarsi in tutte le età a seguito ad eventi patologici, oppure in modo più lieve (presbifagia) a causa dell’invecchiamento. In caso di tosse, “raspino in gola”, cambi della voce durante i pasti, oppure febbri ricorrenti, perdita di peso e di appetito, è bene rivolgersi al proprio medico di base, segnalando le criticità.

I disturbi nell’area apprendimenti La logopedista collabora nel per-

Consigliera presso la Commissione di albo di Bergamo

corso valutativo e riabilitativo dei disturbi degli apprendimenti sia specifici (dislessia, disortografia, discalculia) che secondari a patologie infantili. La mancata diagnosi di un disturbo dell’apprendimento può portare una bambina ad un vissuto negativo dell’ambiente

scolastico e a senso di inadeguatezza, quando invece gli strumenti compensativi e dispensativi previsti dalla legge sono in grado di aiutarla nell’apprendere in modo sereno. In caso di dubbi si consiglia ai genitori di parlare con l’insegnante e la pediatra; particolare attenzione va posta in chi ha già manifestato un disturbo del linguaggio. Fatiche in lettura, scrittura e calcolo possono emergere per patologie neurologiche/neurodegenerative nell’adulto, in caso si notassero peggioramenti di queste abilità si consiglia di rivolgersi al medico di base, alla geriatra o neurologa.

In conclusione, la logopedista è una figura professionale fondamentale nel campo della salute, si occupa di un ampissimo ventaglio di abilità/funzioni che, anche se date per scontate, sono cruciali nel garantire il benessere bio-psico-sociale della persona a tutte le età.

CasaMedica: cura integrata per la persona

Un centro polispecialistico nel cuore di Bergamo

CasaMedica è un centro polispecialistico di Medicina Integrata, sito nel centro di Bergamo. CasaMedica è nata nel gennaio 2016 dal sogno della Dott.ssa Chiara Marra, ginecologa, di un luogo di cura dove Medicina Integrata significasse medicina personalizzata, utilizzando visioni e approcci di origini di erenti, ma tutti coerenti con l’obiettivo di garantire alla persona il trattamento migliore.

A CasaMedica l’integrazione avviene attraverso un lavoro di equipe e una visione olistica della persona, ma anche attraverso l’a ancamento di terapie naturali alla medicina convenzionale. Alla visione a 360° della persona si accosta la proposta di cure sempre

all’avanguardia grazie al lavoro di professionisti aggiornati, che utilizzano macchinari di ultima generazione e che hanno il desiderio di confrontarsi e condividere le proprie conoscenze nell’interesse della persona. In questo modo, le persone possono essere considerate nella loro interezza, senza rinunciare alla specializzazione e all’aggiornamento.

Le aree di specializzazione

Le aree di maggior specializzazione sono tre: il dolore pelvico cronico (endometriosi, vulvodinia, neuropatia del pudendo e sindrome della vescica dolorosa), la gravidanza e la fertilità di coppia. Nondimeno, le altre aree ricevono uguale attenzione e cura.

A rontiamo le diverse patologie attraverso un lavoro di squadra. A CasaMedica crediamo che solo attraverso il confronto, tra specialisti della stessa disciplina ma anche trasversale tra branche diverse, si possa crescere professionalmente e umanamente e si possa o rire un servizio di qualità. Per questo organizziamo riunioni di equipe di discussione di casi complessi e riunioni di aggiornamento con cadenza mensile.

La crescita del team

Dal 2016 ad oggi, l’attività di CasaMedica è progressivamente cresciuta e siamo passati da una piccola equipe di 5 operatori sanitari a un team di quasi 60 medici e professionisti sanitari. La selezione

degli operatori è sempre molto attenta e in risposta ad una domanda puntuale e crescente. La crescita esponenziale ci ha portato, a gennaio 2024, a lasciare la sede originale in via Camozzi per spostarci nella nuova Casa in Largo Belotti 5, che prevede 10 ambulatori, un’ampia e accogliente sala d’attesa e luoghi confortevoli di condivisione per gli operatori.

L’importanza della formazione Da novembre 2024 abbiamo deciso di investire ulteriormente nell’area della ricerca e della formazione, investendo la Dott. ssa Dell’Anna, ginecologa già responsabile in ospedali di II livello, del titolo di responsabile. La ricerca prevede una revisione del nostro modus operandi in ambito ginecologico a nché ci si possa migliorare, ma anche confrontarsi con la comunità scientifica

attraverso pubblicazioni su riviste di settore e partecipazione a congressi nazionali e internazionali. La formazione, fortemente interconnessa con la ricerca, prevede riunioni interne, ma anche webinar di aggiornamento rivolti a medici e altri operatori sanitari e organizzazione di congressi in presenza. Il primo convegno organizzato da CasaMedica, in collaborazione con l’Associazione Donne Medico si focalizzerà sulla vulvodinia, una patologia cronica che a igge circa il 15% delle donne e per la quale esistono pochi specialisti in Italia che la sappiano diagnosticare e trattare. Il nostro approccio multidisciplinare e attento ha portato al riconoscimento di CasaMedica come un centro di riferimento per il dolore pelvico cronico (in cui rientra anche la vulvodinia), per cui da noi arrivano pazienti da tutta Italia e anche dall’estero.

CASAMEDICA

Bergamo

Largo Bortolo Belotti, 5 Tel. 035 5297162 info@casamedica.it www.casamedica.it

Un approccio sempre più integrato

A CasaMedica crediamo nell’approccio integrato anche ai problemi di fertilità. Questo significa accoglienza, ascolto dei desideri della persona e della coppia, valutazione della condizione e restituzione personalizzata di un possibile percorso di cura. Talvolta alcune situazioni richiedono l’integrazione di diverse conoscenze e competenze; per questo abbiamo pensato a un’équipe di professionisti che lavorano in sinergia: medici esperti in infertilità, ginecologia, ostetricia, endocrinologia e andrologia a ancati da ostetriche, nutrizionista, psicologa e sessuologa. Sono previsti anche percorsi di medicina integrata per la fertilità, con l’impiego di integratori naturali e agopuntura. CasaMedica, da maggio 2024, ha stretto inoltre una partnership con l’Istituito Marquès, una clinica con sede madre a Barcellona, pluripremiata per le sue attività scientifiche di ricerca e sviluppo nel campo della fertilità e della riproduzione assistita.

Da febbraio 2025 CasaMedica ospita anche il punto prelievi Synlab, convenzionato con il Sistema Sanitario Nazionale (SSN), per e ettuare esami del sangue e di altri campioni biologici, sia tramite SSN che in regime privato. Con questa importante collaborazione si conferma il nostro impegno nell’o rire servizi sanitari di alta qualità per rispondere alle esigenze dei pazienti in modo sempre più e cace.

Farmacia Bresciani di Seriate

A dabilità e innovazione al servizio della salute

Da 39 anni, la Farmacia Bresciani & C. s.n.c., situata a Seriate, rappresenta un punto di riferimento per la salute e il benessere della comunità. Fondata sulla professionalità e sulla dedizione della Dott.ssa Giuseppina Bresciani e del Dott. Marco Piccinelli, oggi la farmacia si avvale anche dell’entusiasmo e della preparazione dei loro figli, i Dottori Oreste Matteo, Sara, Paolo e Andrea, garantendo continuità nell’impegno verso i pazienti.

Servizi di analisi e prevenzione

La Farmacia Bresciani o re un ampio ventaglio di servizi diagnostici per la prevenzione e il monitoraggio della salute, tra cui:

> autoanalisi (glicemia, colesterolo, transaminasi, analisi urine);

> holter pressorio e cardiaco; > elettrocardiogramma;

> MOC per la densità ossea; > analisi della cute e del capello

Inoltre, sono disponibili test bioenergetici per individuare possibili intolleranze alimentari e disturbi metabolici, tra cui il Biotricotest, lo SlimTest, lo Stress Test e il Training Test, strumenti utili per individuare possibili squilibri alimentari e fisici.

Innovazione e tecnologia

L’adozione di un sistema robotizzato per la gestione dei farmaci permette alla Farmacia Bresciani di ottimizzare il servizio, riducendo i tempi di attesa e migliorando l’interazione tra farmacista e cliente. Grazie a questa tecnologia, il farmacista può dedicare più tempo alla consulenza personalizzata, senza doversi allontanare dal banco per reperire i prodotti. Non solo, attraverso la piattaforma di telemedicina HTN, la farmacia o re servizi di telerefertazione per il monitoraggio cardiologico, permettendo ai pazienti di eseguire esami come Holter

cardiaco, Holter pressorio ed elettrocardiogramma con referti rapidi e a dabili.

Salute naturale e benessere

Accanto ai farmaci tradizionali, la Farmacia Bresciani propone un’ampia selezione di prodotti omeopatici, fitoterapici, integratori naturali e floriterapici, oltre a una sezione dedicata agli alimenti per celiaci, garantendo soluzioni mirate per ogni esigenza di salute. Grazie a una combinazione di esperienza, innovazione e attenzione al cliente, la Farmacia Bresciani continua a essere un punto di riferimento per la salute e il benessere della comunità di Seriate.

Farmacia Bresciani

Via Marconi, 9 – Seriate (BG) 035.290690

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Competenti NOI, senza pensieri VOI

Non lasciare al caso la gestione di colf, badanti e baby-sitter!

Assindatcolf – Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico – da oltre 40 anni rappresenta e tutela le famiglie che ogni giorno scelgono di adarsi alle cure del personale domestico, con un’assistenza a 360°. Entrando nella rete di Assindatcolf, si ha diritto a consulenze personalizzate, in presenza o telefoniche.

Le aree di assistenza > amministrativa: predisposizione del contratto di lavoro; comunicazione di assunzione, variazione e cessazione agli enti preposti; stampa certificati medici telematici; > contabile: preventivo di costo del lavoratore; elaborazione mensile della busta paga; conteggio TFR e competenze di fine rapporto; > previdenziale: elaborazione dei pagoPa per il versamento dei contributi Inps e Cassacolf;

rimborso dei contributi Inps erroneamente versati, richiesta per prestazioni Cassacolf; > fiscale: dichiarazione sostitutiva del modello CU; prospetto riepilogativo dei contributi pagati nell’anno; pratiche per agevolazioni fiscali; > contenzioso: conciliazione nelle controversie di lavoro con le organizzazioni di categoria; > decreti flussi: l’Associazione si occupa delle pratiche di regolarizzazione dei lavoratori non comunitari - con prenotazioni presso lo Sportello Unico - e gestisce le procedure relative ai Decreti flussi annuali. L’ultimo click day riservato al settore dell’assistenza familiare si è svolto lo scorso 7 febbraio, ma per le 10mila unità fuori quota dedicate all’assistenza di grandi anziani (over 80) disabili certificati c’è ancora tempo! Contatta la nostra sede se sei

interessato e hai bisogno di assumere una badante per persona non autosu ciente non comunitaria.

L’importanza della formazione Assindatcolf promuove la professionalizzazione del settore domestico attraverso corsi di formazione gratuiti per colf, badanti e baby-sitter. I corsi coprono tematiche fondamentali come assistenza agli anziani e ai bambini, igiene e sicurezza, alimentazione e gestione domestica.

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Per chi abita lontano è possibile accedere alle attività riabilitative in ambito neurologico e muscolo-scheletrico, immersi nella natura della Valle Serina, attraverso un periodo intensivo di allenamento. Come? Attraverso la collaborazione della cooperativa Contatto & La Bonne Semence, anch’essa appartenente al GruppoIN (proprio come ALP Life), si ha a disposizione un appartamento attrezzato per persone con di coltà motorie. In questo modo, tutti possono vivere un periodo intenso di allenamenti nella palestra situata a Serina, concedendosi magari anche un periodo di relax nel borgo prealpino, con la certezza di respirare aria pulita tra i monti.

Da Milano per la riabilitazione in valle Tra i primi a usufruire di questa opportunità c’è Antonio, di Milano città, che, l’estate scorsa, ha

Una vacanza riabilitativa

Può sembrare strano, ma è quanto accade in Valle Serina con la proposta di ALP Life dedicata a tutti coloro che hanno necessità di frequentare la palestra specializzata in riabilitazione.

deciso di trascorrere una settimana a Serina con la moglie Silvia. Per Antonio è stata una settimana impegnativa con due allenamenti giornalieri: un’ora e mezza al mattino e un’oretta al pomeriggio. Per Silvia, un momento di relax nel verde che caratterizza la nostra palestra. Ma non solo: alla sera, come gli altri villeggianti, si sono concessi passeggiate nelle vie del centro e soprattutto ottime cenette nei ristoranti dei dintorni. Lo raccontano così: « Abbiamo deciso di dedicare una settimana intensiva di allenamenti nella palestra riabilitativa di ALP Life dopo aver visto i progressi nei movimenti di Antonio. Ci ha subito colpito la professionalità del team multidisciplinare presente, l’attrezzatura all’avanguardia e l’accoglienza calda e attenta della cooperativa».

Un appartamento per chi viene da lontano Per rendere più semplice e adatto

a tutti l’accesso alla palestra, ALP Life ha cercato e messo a disposizione un alloggio con alcuni accorgimenti fondamentali. Lo confermano Antonio e Silvia: « Avere a disposizione un appartamento attrezzato per persone con disabilità ci fa sentire a casa. In albergo è diverso perché è di cile muoversi per le stanze con la carrozzina e diventerebbe stressante per entrambi. Probabilmente rinunceremmo a quest’opportunità. Invece, una settimana tra i monti, dedicata all’allenamento e al tempo stesso con momenti rilassanti serali, sono per noi una vera e propria coccola».

ALP Life

Palestra: via Valle 55/A Serina 0345 56207 info@alplife.it www.alplife.it

Bergamo Salute anno 15 | n° 83

Marzo | Aprile 2025

Direttore Responsabile

Claudio Gualdi

Redazione

Ivana Galessi redazione@bgsalute.it

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Fotografie e illustrazioni

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Hanno collaborato

Sara Carrara, Ivana Galessi, Caterina Roncalli, Claudio Gualdi

Iscr. Tribunale Bergamo N°26/2010 del 22/10/2010

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• Abbonamento.

• Spedizione a diverse migliaia di realtà bergamasche, dove è possibile leggerla nelle sale d’attesa (medici e pediatri di base, ospedali e cliniche, studi medici e polispecialistici, odontoiatri, ortopedie e sanitarie, farmacie, ottici, centri di apparecchi acustici, centri estetici e benessere, palestre, parrucchieri etc.)

COMITATO SCIENTIFICO

• Dott. Diego Bonfanti - Oculista

• Dott.ssa Maria Viviana Bonfanti Medico Veterinario

• Dott. Rolando Brembilla - Ginecologo

• Dott.ssa Alba Maria Isabella Campione Medicina Legale e delle Assicurazioni

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• Dott. Nicola Ga uri - Gastroenterologo

• Dott.ssa Daniela Gianola - Endocrinologa

• Dott. Antoine Kheir - Cardiologo

• Dott.ssa Grazia Manfredi - Dermatologa

• Dott. Massimo Masserini - PsicologoPsicoterapeuta - Sessuologo clinico

• Dott. Roberto Orlandi Ortopedico Medico dello sport

• Dott. Paolo Paganelli - Biologo nutrizionista

• Dott. Antonello Quadri - Oncologo

• Dott.ssa Veronica Salvi - Ostetrica

• Dott. Orazio Santonocito - Neurochirurgo

• Dott.ssa Mara Seiti - Psicologa - Psicoterapeuta

• Dott. Sergio Stabilini - Odontoiatra

• Dott. Giovanni Taveggia Medicina Fisica e Riabilitazione

• Dott. Massimo Tura - Urologo

• Dott. Paolo Valli - Fisioterapista

COMITATO ETICO

• Dott. Davide Petrosillo Presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Bergamo

• Dott. Gianluca Solitro Presidente OPI Ordine delle Professioni Infermieristiche di Bergamo

• Dott. Andrea Poerio e Dott.ssa Diana Prada Referenti territoriali di Bergamo e Provincia OPL Ordine Psicologi Lombardia

• Dott. Stefano Scioscia Presidente Ordine dei Medici Veterinari di Bergamo

• Ordine dei Tecnici Sanitari di Radiologia e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione della Provincia di Bergamo nella persona del Dott. Angelo di Naro

• Distribuzione gratuita presso le strutture aderenti alla formula "Amici di Bergamo Salute". Bergamo Salute è sempre con te: leggila integralmente dal tuo computer, tablet o smartphone www.bgsalute.it

• Dott. Simone Ruggeri Presidente Ordine Fisioterapisti (OFI) Bergamo

Guarda lontano.

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