Bergamo Salute - 2024 - 81 - novembre/dicembre

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6

Biologia molecolare NOBEL ALLA RICERCA SUL MICRORNA

22

Stili di vita COME PREVENIRE TROMBOSI E MALATTIE VASCOLARI

24

Alimento PASTA E CARBOIDRATI: SFATIAMO I PREGIUDIZI

72

Politiche sociali LE INIZIATIVE DEL COMUNE DI BERGAMO CONTRO LA SOLITUDINE

Bergamo Salute è sempre con te: leggila integralmente

numero

) EDITORIALE

5 Cari lettori

) SPECIALITÀ A-Z

6 Biologia molecolare

Nobel per la medicina alle ricerche sul microRNA

10 Endocrinologia

Adenoma ipofisario. Un raro tumore dell’ipofisi

14 Oncologia

Tumore del retto.

In alcuni casi si guarisce anche senza chirurgia

) PERSONAGGIO

18 Nicola Viscardi

) IN SALUTE

22 Stili di vita

Le buone abitudini che salvano la vita

24 Alimentazione

Un piatto di pasta rende davvero felici

26 Alimento

Semi di chia. Un alleato contro il colesterolo

) IN ARMONIA

28 Psicologia

Nomofobia. La paura di rimanere disconnessi

30 Coppia

Coppia aperta, quasi spalancata?

) IN FAMIGLIA

32 Dolce attesa

Ecco come la gravidanza “modifica” il cervello

Anno 14 Novembre | Dicembre 2024

34 Bambini

L’autoregolazione emotiva nei bambini

36 Ragazzi

Salute mentale e dipendenze. I giovani in Lombardia sono più a rischio

38 Anziani

Alzheimer. Sintomi, cure e speranze future

) IN FORMA

40 Fitness

Mobility Cross Cardio. La nuova ginnastica consapevole

42 Bellezza Il potere del freddo. Pelle più giovane e luminosa con la crioterapia

) RICETTA

48 Strudel saraceno al cavolo nero

) RUBRICHE

51 Animali

Attenti ai botti di Natale!

54 Altre terapie

Prince, il medico a quattro zampe arriva in terapia intensiva

) VIAGGI DELLA SALUTE

56 Mare d’inverno al caldo delle Canarie

) DAL TERRITORIO

58 Farmacie

Alimentarsi in modo consapevole

60 Malattie rare Eritrocheratodermia simmetrica progressiva

62 Onlus

A Torre Boldone un insieme di cuori che battono per la solidarietà

68 Il lato umano della medicina

Celebra la guarigione superando a nuoto lo Stretto di Messina

70 Testimonianza

Da Capo Nord a Capo San Vincent, per beneficenza

) POLITICHE SOCIALI

72 Promuovere la salute mentale in città

) PROFESSIONI SANITARIE

76 Ferite di cili? No grazie!

) REALTÀ SALUTE

79 ALP Life

81 In Cammino Coop Sociale

Allegato centrale: Amici di Bergamo Salute

PARTECIPANTI ALLA FONDAZIONE ITALIANA PER L’EDUCAZIONE ALIMENTARE

Cari lettori, ci avviciniamo alla fine di un altro anno, un periodo che spesso invita a fare bilanci e nuovi propositi. I mesi invernali o rono momenti di transizione, in cui la natura rallenta il suo ritmo e ci regala un’opportunità preziosa: riflettere e prenderci del tempo per noi stessi, per ascoltare il nostro corpo e la nostra mente e prepararci a ciò che verrà.

In questo numero vogliamo o rirvi spunti e ispirazioni per a rontare con serenità e consapevolezza questa fase dell’anno. Il benessere è un equilibrio delicato che va coltivato ogni giorno, con piccoli gesti di cura personale che ci aiutano a mantenere energia e positività anche quando le giornate si accorciano e gli impegni sembrano moltiplicarsi.

La salute, come sappiamo, è un cammino fatto di ascolto e di scelte consapevoli. Questo non significa stravolgere le proprie abitudini, ma piuttosto ritagliarsi del tempo per sé, anche in mezzo alla frenesia quotidiana. Un tempo per il riposo, per ricaricarsi, per riflettere su ciò che ci fa stare bene davvero.

Vi invitiamo, dunque, a scoprire tra le parole dei medici e dei protagonisti di questo numero stili di vita consapevoli e considerazioni che possano guidarvi verso un approccio equilibrato e sereno al benessere, che sia sostenibile nel lungo termine e che vi accompagni anche oltre le festività. L’importanza di vivere la salute con consapevolezza non è mai stata così evidente come in questo periodo storico: ogni passo

verso una maggiore cura di sé è un investimento per il nostro futuro.

Vi auguriamo una buona lettura e un periodo di serenità e benessere che si prolunghi ben oltre le Feste, per tutto l’anno che verrà. Buon Natale e buon 2025!

Nobel per la medicina alle ricerche sul microRNA

Dalle

scoperte dei due Biologi americani Ambros e Ruvkun, nuove prospettive per la cura delle patologie genetiche e degenerative

Il Premio Nobel per la Medicina 2024 è stato assegnato ai ricercatori americani Victor Ambros e Gary Ruvkun, pionieri nello studio dei microRNA, molecole di RNA che giocano un ruolo cruciale nella regolazione dell’espressione genica. Le loro scoperte rappresentano una pietra miliare nel campo della biologia molecolare e o rono nuove speranze per il trattamento di numerose patologie genetiche e degenerative.

UN VIAGGIO

INIZIATO CON IL VERME

CAENORHABDITIS ELEGANS

La storia di questa rivoluzionaria scoperta ha inizio negli anni ‘80, quando Ambros e Ruvkun erano post-dottorandi nel laboratorio

di Robert Horvitz, Premio Nobel per la Medicina nel 2002. In quel periodo, i due scienziati stavano studiando un organismo relativamente semplice, il verme nematode Caenorhabditis elegans, lungo solo un millimetro ma dotato di vari tipi cellulari simili a quelli degli organismi complessi. Grazie a C. elegans, un organismo modello eccellente per gli studi genetici, Ambros e Ruvkun riuscirono a osservare mutazioni nei geni lin4 e lin-14, che influenzavano il corretto sviluppo temporale delle cellule. Ambros scoprì che il gene lin-4 non codificava una proteina, ma piuttosto una piccola molecola di RNA. Questo fu un risultato sorprendente, poiché fino ad allora si credeva che l’RNA servisse esclusivamente come

messaggero per la sintesi proteica. Il gene lin-4, al contrario, produceva un piccolo RNA capace di inibire l’espressione di un altro gene, lin-14. Contemporaneamente, Ruvkun dimostrò che questa regolazione avveniva a livello post-trascrizionale: non impediva la produzione dell’RNA messaggero (mRNA), ma ne bloccava la traduzione in proteina

LA SCOPERTA DEI MICRORNA: UNA NUOVA DIMENSIONE DELLA REGOLAZIONE GENICA Nel 1993, i due scienziati pubblicarono i loro risultati sulla rivista Cell. La scoperta di questa nuova classe di piccole molecole regolatrici, i microRNA, rivelava un meccanismo del tutto nuovo di controllo genico. Il microRNA

∞ A CURA DI IVANA GALESSI

lin-4, scoperto da Ambros, si legava a sequenze complementari presenti nell’mRNA di lin-14, impedendo così la produzione della proteina lin-14. Questa regolazione mediata da RNA era un concetto radicalmente nuovo per l’epoca. Inizialmente, la scoperta fu accolta con scetticismo. Si pensava che i microRNA fossero un’anomalia limitata a C. elegans, un organismo troppo semplice per avere implicazioni rilevanti negli organismi complessi come l’uomo. Tuttavia, nel 2000, Ruvkun identificò un altro microRNA, chiamato let-7, presente non solo nei vermi ma anche negli esseri umani e in altre specie animali. Questo segnò una svolta epocale: il meccanismo dei microRNA era universale e coinvolgeva tutti gli organismi multicellulari, aprendo la strada a una comprensione molto più profonda della regolazione genica.

IL RUOLO FONDAMENTALE

DEI MICRORNA

NEGLI ESSERI UMANI

Da allora, la ricerca sui microRNA è fiorita, portando alla scoperta di migliaia di queste piccole molecole nell’uomo. Si è scoperto che i microRNA non sono solo coinvolti nel normale sviluppo cellulare, ma anche in numerosi processi patologici. Questi piccoli regolatori possono controllare l’espressione di centinaia di geni e svolgono un ruolo chiave in processi cellulari vitali, come la proliferazione, la di erenziazio -

ne e l’apoptosi. In particolare, l’alterazione della funzione dei microRNA è stata associata a diverse malattie, tra cui cancro, malattie neurodegenerative e disturbi cardiovascolari. I microRNA agiscono come “interruttori” molecolari che possono accendere o spegnere l’espressione genica in modo molto preciso, e un malfunzionamento in questo delicato equilibrio può portare alla malattia. Ad esempio, in alcune forme di cancro, i microRNA possono essere sovraespressi o repressi, alterando la regolazione di geni coinvolti nella crescita e divisione cellulare.

IMPLICAZIONI TERAPEUTICHE: IL FUTURO DELLA MEDICINA

Le implicazioni terapeutiche di questa scoperta sono enormi. La capacità di manipolare i microRNA o re la possibilità di correggere errori genetici alla base di numerose malattie. Attualmente, sono in corso studi clinici per sviluppare terapie a base di microRNA per il trattamento di tumori, malattie autoimmuni e malattie cardiache. L’idea è quella di creare terapie basate su microRNA sintetici o su inibitori specifici che possano modulare la loro attività nei pazienti. Un esempio concreto è rappresentato dalla possibilità

di utilizzare i microRNA come biomarcatori per diagnosticare precocemente alcune malattie. Poiché queste molecole possono essere rilevate nei fluidi corporei come sangue e saliva, potrebbero o rire un mezzo non invasivo per identificare la presenza di malattie in fase iniziale. Inoltre, terapie mirate sui microRNA potrebbero essere utilizzate per prevenire la progressione di malattie genetiche, aprendo la strada a trattamenti personalizzati basati sul profilo genetico del paziente.

UN’EREDITÀ SCIENTIFICA

E UN FUTURO PROMETTENTE

Il contributo di Ambros e Ruvkun ha segnato una svolta epocale nel campo della genetica e della biologia molecolare. La loro scoperta ha aperto un nuovo capitolo nella comprensione della regolazione

genica, o rendo nuove prospettive per la cura di malattie complesse e di cili da trattare. Oggi sappiamo che esistono più di 2500 microRNA nell’uomo, e che essi regolano almeno il 60% dei geni del nostro genoma. Questi piccoli RNA rappresentano una componente essenziale del “dialogo” molecolare che avviene all’interno delle nostre cellule, coordinando e a nando le reti di espressione genica che determinano lo sviluppo e il funzionamento di tutti gli organismi multicellulari. Con la crescente comprensione del ruolo dei microRNA nelle malattie, si apre un futuro in cui la medicina potrà sfruttare questi piccoli regolatori per sviluppare terapie sempre più e caci e personalizzate. La scoperta di Ambros e Ruvkun continuerà a influenzare la ricerca e la medicina per decenni, o rendo

nuove speranze per la cura delle malattie genetiche e altre patologie finora incurabili. In conclusione, il Premio Nobel assegnato a Victor Ambros e Gary Ruvkun celebra una scoperta che ha rivoluzionato la biologia moderna e ha gettato le basi per una nuova era nella cura delle malattie attraverso la comprensione e il controllo della regolazione genica.

Adenoma ipofisario: un raro tumore dell’ipofisi

Sintomi e cura della lesione intracranica che colpisce la ghiandola endocrina che si trova alla base del cervello.

L’adenoma ipofisario costituisce il 10-15 per cento di tutti i tumori intracranici e ha una incidenza di 3-4 nuovi casi per 100.000 individui ogni anno: si tratta quindi di una patologia relativamente rara (Fonte: Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, marzo 2023 ). Ma di cosa si tratta nello specifico?

CHE COS’È

L’ADENOMA IPOFISARIO?

Gli adenomi ipofisari sono lesioni benigne che occupano spazio all’interno della sella turcica (struttura ossea alla base del cranio che contiene la ghiandola ipofisaria) e prendono origine dalla parte anteriore della ghiandola, denominata adenoipofisi. Sono le lesioni più

comuni nella regione sellare e rappresentano il 10-15% dei tumori intra-cranici. Gli adenomi ipofisari possono anche presentarsi come reperto incidentale alla risonanza magnetica nucleare (RMN) encefalo eseguita per altre ragioni (presente sino al 20% nei soggetti sani senza problemi di funzionalità ipofisaria).

Attualmente gli adenomi ipofisari si distinguono in base a tre criteri: > dimensioni; > localizzazione e invasione delle strutture circostanti; > capacità secretoria

In base alle dimensioni si distinguono in: microadenomi (inferiori a 1 cm di diametro), mesoadenomi (intorno a 1 cm di diametro), macroadenomi (superiori a 1 cm di diametro), adenomi giganti (maggiori di 4 cm di diametro); in base alla localizzazione si distinguono in intra- ed extra-sellari; in base alle caratteristiche secretorie: in adenomi clinicamente non funzionanti, in cui le cellule tumorali non producono sostanze

ormonalmente attive, e adenomi secernenti, in cui l’ipersecrezione ormonale causa sindromi cliniche tipiche:

> PRL (prolattina) secernente: oligo-amenorrea (irregolarità dei cicli mestruali in senso di rarefazione o assenza completa) e galattorrea (secrezione lattescente spontanea o provocata) nella donna; disfunzione erettile (impotenza) nell’uomo;

> GH (ormone della crescita) secernente: acromegalia/ gigantismo;

> ACTH (adrenocorticotropo) scernente: ipercortisolismo sistemico (malattia di Cushing);

> TSH (tireotropo) secernente: ipertiroidismo/tireotossicosi.

COME PUÒ

ESSERE INDIVIDUATO

L’ADENOMA IPOFISARIO?

Gli adenomi ipofisari devono essere di erenziati da altre lesioni della regione ipotalamo-ipofisaria e dai casi di iperplasia ipofisaria che si osservano in condizioni fisiologiche come la pubertà, la gravidanza e l’allattamento. Il processo diagnostico va a ricercare:

> Segni e sintomi clinici da ipersecrezione ormonale, confermati da dosaggi ormonali di laboratorio su prelievo ematico, salivare o urinario e dopo test di soppressione specifici;

> Segni e sintomi causati dall’e etto “massa”

(da compressione): quali iposecrezione ormonale (minor funzionalità della restante ipofisi sana), sintomi neuro-oftalmologici come alterazioni del campo visivo o riduzione dell’acuità visiva, cefalea, diplopia (visione doppia) e ptosi palpebrale (per estensione laterale dell’adenoma);

> Sintomatologia endocrina di tipo funzionale: inibizione/attenuazione della funzionalità di un altro asse ipofisario per azione diretta dell’eccesso ormonale (di cui l’ipogonadismo è il più frequente), la cui probabilità di recupero (reversibilità funzionale) è maggiore dopo guarigione dalla malattia rispetto alla compressione organica, e comunque dipendente dalla durata del deficit.

Lo specialista potrà richiedere l’esecuzione di esami strumentali quali:

> risonanza magnetica (RMN) della ghiandola ipofisaria senza e con mezzo di contrasto (gadolinio);

> esame del Campo visivo e Test di Hess-Lancaster, con il quale viene valutata la presenza di diplopia, quando presenti anomalie della motilità degli occhi.

LE TIPOLOGIE

DI TRATTAMENTO:

DOTT.SSA NAZARENA BETELLA

Specialista in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo

Humanitas Gavazzeni, Bergamo

MEDICO, CHIRURGICO, RADIOTERAPICO, ORMONALE

Trattamento medico

La terapia medica può rappresentare la prima scelta di trattamento per l’adenoma ipofisario prolattino-secernente (prolattinoma), in cui i farmaci dopamino-agonisti (quali la cabergolina) oltre ad abbassare i livelli circolanti di ormone, possono ridurre le dimensioni della massa fino a riassorbirla completamente. Negli altri tipi di adenoma la terapia medica è di seconda scelta. Possono essere utilizzati analoghi della somatostatina in caso di adenoma GH e TSH secernente, un antagonista recettoriale del GH (pegvisomant) in caso di adenoma GH-secernente (acromeglia/gigantismo) non responsivo alle prime linee di trattamento, e farmaci che agiscono direttamente sulla steroidogenesi corticosurrenalica (produzione

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ormonale da parte della corticale della ghiandola surrenalica) nei casi di adenoma ACTH-secernente (malattia di Cushing).

Trattamento chirurgico

La terapia neurochirurgica è indicata in tutti gli adenomi secernenti di qualsiasi dimensioni (alternativa valida anche nei casi di prolattinomi non responsivi alla terapia con cabergolina o in cui il paziente non tolleri o rifiuti la terapia medica) e va presa in considerazione per gli adenomi non secernenti che causano deficit funzionali o disturbi compressivi “da e etto massa” oppure che mostrano un trend di accrescimento significativo nel tempo. L’intervento avviene in genere per via transnasosfenoidale (TNS) con due metodologie distinte: TNS metodo microscopico o TNS metodo endoscopico. Solo raramente in casi particolarmente invasivi l’intervento richiede un approccio trans cranico (TC).

Trattamento radioterapico Il trattamento radioterapico va riservato ai casi di dimostrata ricrescita tumorale del residuo

post-chirurgico e/o in quei pazienti con elevato rischio operatorio in caso di re-intervento. La terapia radiante può essere stereotassica frazionata o radiochirurgia (gamma Knife). In genere possono essere necessari alcuni anni perché venga ridotta la secrezione ormonale, in ogni caso il paziente va monitorato nel tempo anche per la possibile insorgenza di nuovi deficit funzionali.

Terapia ormonale sostitutiva Talvolta evidenti semplicemente con un prelievo basale, ma più spesso richiedenti un test di stimolazione per verificarne il deficit funzionale, una volta identificata l’insu ciente produzione di uno o più ormoni ipofisari, va avviata una terapia ormonale sostitutiva per supplire alla parte funzionale danneggiata di porzione di adeno- o neuro-ipofisi sana.

Illustrazione della ghiandola pituitaria

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Dir.San.:Dr.AntoninoPuccioResp. Odonto.:Dr.FrancescoChiesa

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Tumore del retto: in alcuni casi si guarisce anche senza chirurgia

Uno studio dell’Ospedale Niguarda di Milano dimostra che in 1 paziente su 4 con carcinoma del retto si può evitare l’approccio chirurgico tradizionale

Un paziente su quattro con carcinoma del retto medio-basso localmente avanzato guarisce completamente anche senza la chirurgia. Questo è quanto condiviso dagli autori dello studio No-Cut, i cui risultati sono stati presentati al Congresso Esmo 2024 tenutosi a Barcellona nel mese di settembre. I ricercatori dello studio - che è stato promosso e realizzato dall’Ospedale Niguarda di Milano - hanno dimostrato che preservare l’integrità del retto, garantendo gli stessi livelli di sicurezza e guarigione dati dall’approccio chirurgico tradizionale, è possibile.

Allo studio, condotto dal 2018 al 2024, hanno partecipato con

radioterapisti, oncologi medici, chirurghi, radiologi, endoscopisti, patologi, biologi, farmacisti, coordinatori di studio, amministrativi e ricercatori in 4 istituzioni in Italia: l’Ospedale Niguarda di Milano (ente promotore), l’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, l’Istituto oncologico veneto (Iov) di Padova e l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. A illustrare i dati nel simposio presidenziale ‘Eyes to The Future’ l’oncologo Alessio Amatu di Niguarda: “Gli obiettivi traslazionali di genomica e trascrittomica, presentati per la prima volta al congresso Esmo, riguardano il valore predittivo del Dna tumorale circolante (ctDna, liquid biopsy) e dell’Rna tumorale e sono anch’essi significativi e indicativi

perché in grado di predire la risposta clinica”.

L’APPROCCIO NO-CUT

Nei tumori del retto localmente avanzato, una delle strategie di cura attualmente più utilizzate prevede la rimozione chirurgica della malattia. In particolare, i casi di carcinoma del retto medio-basso localmente avanzato fino al 2017 venivano sempre curati in tutti i casi con chemioradioterapia e chirurgia del retto, e a seguire chemioterapia precauzionale (adiuvante) post-chirurgica per diminuire il rischio di recidiva. Con lo studio No-Cut dell’Ospedale Niguarda, i ricercatori hanno voluto invece indagare l’e cacia di un percorso di cura

che potesse preservare l’integrità del retto garantendo gli stessi livelli di guarigione e sicurezza dati dalla chirurgia. Il protocollo ha previsto la somministrazione preventiva di una terapia più intensa, composta da una prima fase di chemioterapia seguita da una seconda potenziata con radioterapia. Successivamente, se alla rivalutazione clinica strumentale (con esame rettale, risonanza magnetica nucleare, ecoendoscopia rettale e biopsia) veniva evidenziata una remissione clinica completa della malattia, il paziente poteva evitare la chirurgia rettale venendo invece sottoposto a sorveglianza attiva con stretti controlli nel tempo.

I RISULTATI DELLO STUDIO

Nello studio in questi anni sono state curate e studiate 180 persone e il risultato clinico è stato che una persona su quattro ha raggiunto la remissione clinica completa che si è mantenuta nel

tempo. Una caratteristica che ha consentito loro di evitare la chirurgia del retto e la colostomia, migliorando sensibilmente la qualità di vita. All’interno dello studio No-Cut, inoltre, sono stati studiati alcuni biomarcatori multiomici (caratteristiche radiologiche e patologiche, ‘radiopatomica’; Dna del tumore e circolante nel sangue, ‘genomica e biopsia liquida’; Rna del tumore, ‘trascrittomica’), con lo scopo di identificare a priori in quali casi fosse possibile evitare la chirurgia del retto o coloro che, non raggiungendo una remissione clinica completa, avrebbero potuto beneficiare in futuro di nuove terapie.

“L’obiettivo principale dello studio - commenta Salvatore Siena, direttore Oncologia dell’Ospedale Niguarda di Milano e principal investigator di No-Cut - è molto innovativo e rilevante per lo sviluppo della terapia senza chirurgia del carcinoma del retto local-

mente avanzato: si tratta di verificare se evitare la chirurgia (il Non-Operative Management, Nom) condizioni il tasso di metastasi del tumore. L’obiettivo principale è stato raggiunto ed è positivo, perché seguendo la Nom la sopravvivenza dei pazienti a distanza di 30 mesi era del 97%, e libera da metastasi. Un risultato ampiamente più favorevole di quanto atteso”. Lo studio No-Cut è finanziato dal grant IG-20685 di Fondazione Airc Ets, da Fondazione Oncologia Niguarda Ets e dal Fondo Divisionale della Struttura complessa Oncologia Falck di Niguarda.

Donare significa salvare una vita

Intervista a cuore aperto all’imprenditore Nicola Viscardi, manager del Distretto Urbano del Commercio. Dall’esperienza della malattia alle iniziative per il Natale a Bergamo

Nicola Viscardi, 34 anni, imprenditore, ma anche manager del Distretto Urbano del Commercio di Bergamo, testimonial per la donazione di midollo osseo e coideatore della manifestazione Christmas Design. Prendersi cura della collettività è una vocazione di famiglia… Conduco con papà Giovanni e zio Roberto l’ottica aperta dal nonno Nicola nel 1957. Lui aveva fondato con altri suoi colleghi l’Ordine dei fotografi professionisti bergama-

schi; mio padre ha fondato negli anni ’80 con altri colleghi Assopto Bergamo, associazione di ottici optometrisi bergamaschi di cui poi mio zio è stato presidente. Dalla mia famiglia ho sicuramente ereditato una visione del lavoro estesa alla collettività. Da 10 anni a questa parte, sono stato prima vice-presidente e presidente delle botteghe di Borgo Palazzo e fautore nel 2017 dell’allargamento del DUC ai 3 borghi storici Borgo Palazzo, Borgo Santa Caterina, e poi da qualche anno alla guida

del Distretto Urbano del Commercio che oggi rappresenta circa 1.400 esercizi commerciali. Sui social le persone mi conoscono come @tarkhan: con questo profilo Instagram ho sempre raccontato quello che facevo in maniera ironica e quando mi sono ammalato ho scelto di parlare anche della mia malattia, sia per combattere la paura, sia per far conoscere questa condizione.

Nel 2021, ha scoperto di avere il linfoma di Hodgkin,

La sagoma in cartone di Nicola Viscardi esposta in negozio durante i mesi del suo ricovero

un tumore del sistema linfatico.

Com’è accaduto?

Era giugno, avevo una tosse insistente e ho pensato al freddo dell’aria condizionata. Il medico mi ha prescritto TAC ed esami del sangue, così abbiamo appurato che avevo diversi linfonodi ingrossati e una massa sospetta tra i due polmoni. In 15 giorni la situazione è peggiorata, perché i linfonodi premevano sui polmoni dandomi problemi cardiaci e respiratori. La diagnosi è stata linfoma di Hodgkin.

Cosa è successo dopo?

Mi è stato prospettato il protocollo di chemioterapia standard, con una probabilità di guarigione dell’80%. Il linfoma si è ridotto, ma non abbastanza, quindi mi è stato prescritto un ciclo di chemioterapie più forte. Fisicamente ero molto debilitato, con le difese immunitarie annullate dalla cura e tanti e etti collaterali. Sono stato col catetere per un mese e mezzo, a trent’anni… e questa è stata solo una delle complicazioni. Sono seguite le radioterapie, ma non stavo bene e si è pensato all’autotrapianto, poi al trapianto…

A maggio del 2022 la malattia è tornata in modo prepotente. Dopo una visita cardiologica, mi hanno ricoverato d’urgenza per un mese e mezzo e sono stato sottoposto alla chemioterapia “ di salvataggio” e poi alla cura con anticorpi monoclonali. In due settimane sono rinato, poi ho continuato a fare altre terapie

monoclonali e con farmaci che hanno mandato in tilt il mio organismo su diversi fronti. Queste terapie lasciano sempre un prezzo da pagare, ma gli esami diagnostici segnalavano una possibile presenza della malattia e il rischio di aspettare, con un tumore molto refrattario alle chemioterapie, era troppo alto. Così i medici hanno ricominciato a parlare del trapianto da donatore, rischioso ma e cace.

Ed è arrivato il trapianto...

A maggio 2023 ho ricevuto il trapianto dopo pesanti chemioterapie necessarie per poter infondere il midollo osseo con le cellule del donatore evitando il rigetto. Le cellule iniettate si sostituiscono a quelle che non ci sono più e iniziano a produrre globuli rossi, globuli bianchi, piastrine, plasma… Durante le fasi del trapianto, ho vissuto in una camera sterile in ospedale per circa un mese; dopo la dimissione è partito un percorso di visite, prima più volte a settimana, poi più diradate.

Che significa a rontare un trapianto di midollo?

Il decorso è stato pesante ed ogni cosa, dal mangiare, al cucinare, al dormire, nell’estate del 2023 era diventata un’impresa insormontabile. Dopo la doccia, dovevo riposare per una ventina di minuti per riprendermi dallo sforzo, come se avessi scalato l’Everest! Ho avuto molti e etti collaterali e ho addirittura perso le unghie, tutto

molto splatter! (ride). Ora sto bene e faccio una visita ogni mese e mezzo per controllare il follow up della malattia e del trapianto.

Perché è importante donare?

Per salvare la vita di una persona. Trovare un donatore compatibile nel database dei potenziali donatori è incredibilmente complesso, il match perfetto in queste situazioni è di una persona su centomila (per capirci, San Siro fa circa settantacinque mila posti a sedere). Con donatori consanguinei è più facile, ma purtroppo mia sorella non è risultata sucientemente compatibile. Il mio donatore mi ha e ettivamente dato una nuova vita. Non so nulla di chi sia, da dove venga, ma quando è stato chiamato ha risposto. Gli ho anche scritto una lettera anonima attraverso il centro trapianti quest’estate, chissà se mi risponderà…

Cosa l’ha aiutata a superare i momenti di cili?

Non ho mai interrotto le mie attività, né al DUC, né in negozio. Tutti mi sono stati vicini. Mia moglie Chiara, la mia famiglia, i colleghi, gli amici mi sono stati veramente d’aiuto anche quando non avevo la forza per parlare o non riuscivo a tenere in mano una forchetta. È stata dura ma, per fortuna, oggi sono qui per raccontarlo.

Quali strutture sul territorio l’hanno supportata di più?

Sono stato curato all’ASST Papa

Giovanni XXIII, in Torre 6. La lista dei ringraziamenti sarebbe lunga: dal primario, il professor Rambaldi, ai dottori dell’ematologia: il dottor Rossi che è stato il mio medico di riferimento per il linfoma, alla dottoressa Grassi, che mi ha seguito nel trapianto, e alla dottoressa Algarotti che mi sta seguendo nelle fasi post-trapianto; sono medici eccezionali, così come tutta la loro equipe di colleghi, dagli infermieri ai giovani dottori specializzandi. Ho trovato grande umanità in reparto e non è scontato. A rontare la malattia in un contesto di questo tipo ha reso l’impresa meno faticosa.

Come manager del DUC, come ha a cuore la “salute” della città? Con i soci del distretto abbiamo fatto di tutto per creare un contesto favorevole ai commercianti e mantenere vivo il centro cittadino.

Sostenere i servizi di prossimità significa rendere la città vivibile per tutti, dagli anziani alle famiglie, per migliorare la qualità della vita per chi ama muoversi a piedi, conservare il decoro urbano ed evitare lo spopolamento del centro e il degrado.

Nonostante le rivoluzioni nel mondo del commercio degli ultimi anni e la pandemia, Bergamo è una città dove i commercianti resistono con tenacia.

Bergamo negli anni ha avuto e ha tutt’ora una resistenza imprenditoriale molto forte, al netto degli interventi su eventi, campagne di comunicazione e riqualificazione urbanistica. Rispetto ad altre città di pari dimensioni, Bergamo città mantiene il numero complessivo degli esercizi commerciali, complice un tournover delle vetrine

positivo, ma chiaramente non basta perché le complicazioni aumentano e quindi la responsabilità di chi amministra è fondamentale nel saper vedere i problemi in un’ottica sempre aggiornata, facilitando l’azione d’impresa privata nel territorio.

“La cultura come cura” è il motto con cui lei ha voluto la mostra di usa di arte e creatività Christmas Design, quest’anno alla seconda edizione, dal 23 novembre al 6 gennaio. Il DUC da qualche anno organizza le attività del periodo natalizio, consapevole dell’importanza di allestire ad hoc una città in un momento sì carico di significati, ma complicato per il commercio. Una città più viva e accogliente è una città dove si passeggia volentieri e si fa volentieri shopping. È importante prendersi cura della bellezza al di fuori dei negozi per essere più competitivi anche all’interno di essi. Chi decide di fare shopping in città aiuta sé stesso e la città nel tenere le radici ben salde nelle tradizioni e nel tenere accese le luci delle vetrine dei nostri quartieri. Christmas Design strizza l’occhio alla cultura ma anche all’impresa, perché sono le aziende del territorio a supportare il lavoro dei designer che creano le installazioni esposte per la mostra di usa.

Il tema di quest’anno è Metamorfosi e trasformazioni, per raccontare nuove soluzioni. Adattarsi al cambiamento è una sfida quotidiana. Le dinamiche del commercio globale e dell’online impongono di stare al passo con i tempi. La sfida del cambio generazionale, con il know how che possono portare i giovani è altrettanto importante per poterci augurare ogni anno un Buon Natale, ma anche un Natale migliore.

Luogo di Cura San Pellegrino Terme (BG) in via De’ Medici, 13

Dott.

Renato Suardi

Radiologo

NOVITA’

Le prestazioni che vengono eseguite sono:

• Ecografia addominale

• Ecografia regioni articolari

• Ecografia muscolo-tendinea

• Ecografia tiroide

• Ecografia tessuti molli

Dott. ssa Luisa Musaio

Reumatologa

Si occupa di malattie infiammatorie e degenerative dell’apparato osteo-articolare.

Patologie trattate più spesso: artrite reumatoide, artrite psoriasica, spondilite anchilosante, lupus eritematoso sistemico, connettiviti, malattie infiammatorie muscolari,

CHIAMA E

Dott.

Pietro Bonera

Fisiatra

Medico fisiatra con esperienza ventennale, vanta un’importante attivitá anche dello sport,avendo svolto consulenza presso numerose societá sportive. Da diversi come medico specialista presso il servizio di Fisiatria dell’Ospedale di San Giovanni

PRENOTA

0345 23441

ORARI DI APERTURA

lunedì: 14 - 18

martedì: 9 - 12 / 14 - 18

mercoledì: 9 - 12 / 14 - 18

giovedì: 10 - 12 / 14 - 18

venerdì: 10 - 13

Consulta il nostro sito per conoscere tutti i nostri medici e le nostre prestazioni.

Le buone abitudini che salvano la vita

Le malattie cardiovascolari e la trombosi rappresentano una delle principali cause di morte e disabilità a livello globale, ma molte di queste condizioni possono essere prevenute attraverso l’adozione di corretti stili di vita, almeno in un caso su tre. Secondo l’Associazione per la Lotta alla Trombosi (ALT), è possibile ridurre significativamente i rischi migliorando abitudini quotidiane legate all’alimentazione, all’attività fisica, al controllo del peso e allo stress. Il rischio, quindi, non dipende solo dalla predisposizione genetica, che certamente può giocare un ruolo importante, ma soprattutto dalle scelte quotidiane di ciascuno di noi. È bene comunque sottolineare che la prevenzione richiede impegno costante, responsabilità e, soprattutto, buona volontà!

L’importanza di un’alimentazione equilibrata Il mantenimento di un peso corporeo adeguato è cruciale per ridurre il rischio cardiovascolare. Un peso eccessivo, specialmente dovuto a un accumulo di grasso addominale, può aumentare la probabilità di sviluppare ipertensione, diabete e colesterolo alto,

tutte condizioni che predispongono alla trombosi. Il BMI (Body Mass Index, indice di massa corporea) è uno strumento utile per capire se si è in una condizione di normopeso, sovrappeso o obesità, ma altrettanto importante è monitorare il girovita, poiché l’obesità viscerale rappresenta un rischio maggiore per le malattie del cuore. Una dieta bilanciata, ricca di frutta, verdura e cereali integrali, aiuta a controllare il peso e a prevenire l’accumulo di grassi dannosi per le arterie. Ridurre il consumo di sale è fondamentale per mantenere la pressione sanguigna sotto controllo, poiché un eccesso di sodio può causare ipertensione e aumentare il rischio di infarto e ictus. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) raccomanda di non superare i 5 grammi di sale al giorno, ma spesso ne consumiamo più del doppio senza rendercene conto, soprattutto a causa del sale nascosto nei cibi industriali.

Muoversi è fondamentale!

L’inattività fisica è uno dei maggiori nemici della salute cardiovascolare. Se regolarmente svolta, l’attività fisica può ridurre il rischio di

sviluppare malattie legate alla trombosi. Bastano 30-40 minutial giorno di attività aerobica moderata, come camminare a passo sostenuto, correre o andare in bicicletta, per migliorare la salute del cuore. Questo tipo di esercizi aiuta a mantenere sotto controllo la pressione sanguigna, a migliorare il livello di colesterolo “buono” (HDL) e a ridurre i livelli di glicemia, contribuendo così a prevenire diabete e altre complicanze.

A bada lo stress

Lo stress cronico può avere e etti devastanti sul sistema cardiovascolare. Quando siamo sotto pressione, il nostro corpo rilascia una serie di ormoni, come l’adrenalina e il cortisolo, che aumentano temporaneamente la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna. Se questa condizione si protrae a lungo, le arterie subiscono un maggiore stress meccanico, favorendo la formazione di placche aterosclerotiche e coaguli, che aumentano il rischio di trombosi. Inoltre, lo stress può portare a comportamenti non salutari, come il consumo eccessivo di alcol, il fumo e una dieta disordinata, che aggravano ulteriormente il rischio

DELLA DOTT.SSA LIDIA ROTA VENDER

cardiovascolare. L’e etto cumulativo di queste cattive abitudini non solo peggiora la salute del cuore, ma rende anche più di cile gestire la pressione arteriosa e mantenere un peso adeguato. Per gestire lo stress in modo e cace, è importante adottare tecniche che favoriscano il rilassamento. Pratiche come la respirazione profonda, la meditazione, lo yoga e l’attività fisica aerobica possono ridurre i livelli di stress e promuovere uno stato di calma mentale. Anche il riposo adeguato e il tempo dedicato a sé stessi giocano un ruolo chiave. Imparare a dire “no” agli impegni eccessivi e a delegare può aiutare a ridurre le fonti di tensione quotidiana. Inoltre, riconoscere i segnali fisici dello stress, come palpitazioni, stanchezza cronica o di coltà a concentrarsi, è fondamentale per intervenire prima che lo stress abbia e etti irreversibili sulla salute cardiovascolare.

DOTT.SSA LIDIA ROTA VENDER

Ematologa e Specialista in Emostasi e Prevenzione delle Trombosi, Malattie Cardiovascolari, Malattie della Coagulazione ed Embolia Presidente ALT Onlus – Associazione per la lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari

Alt al fumo

Il fumo è uno dei principali fattori di rischio per le malattie da trombosi. Su cinque decessi legati a malattie cardiovascolari, uno è direttamente attribuibile al fumo. Le sostanze chimiche presenti nel

fumo di sigaretta danneggiano le pareti delle arterie, favoriscono l’aterosclerosi e aumentano il rischio di trombosi. Smettere di fumare comporta notevoli benefici a lungo termine: dopo solo un anno senza sigarette, il rischio di infarto si riduce sensibilmente.

La prevenzione delle malattie cardiovascolari e della trombosi passa necessariamente attraverso un cambiamento consapevole dello stile di vita. Ognuno di noi ha la responsabilità e la possibilità di ridurre i propri fattori di rischio adottando abitudini più sane. Un’alimentazione equilibrata, l’attività fisica regolare, il controllo del peso, lo smettere di fumare e la gestione dello stress sono i pilastri fondamentali per proteggere il cuore e le arterie. È un impegno che richiede costanza, ma i benefici, in termini di qualità e durata della vita, ne valgono ampiamente lo sforzo.

Un piatto di pasta rende davvero felici

Rivalutiamo i carboidrati complessi nella dieta: è una questione di emozioni e cultura, ma anche di biologia

I carboidrati, a lungo demonizzati nelle diete dimagranti, sono spesso al centro del nostro desiderio alimentare ed è facile capirne il perché. Pane caldo, pasta al dente, pizza fragrante: questi cibi non solo saziano, ma sembrano risvegliare una connessione profonda con il cibo. Ma perché li amiamo così tanto?

La risposta sta in una complessa combinazione di biologia, psicologia, cultura.

Carboidrati e biologia

I carboidrati, che includono zuccheri, amidi e fibre, sono una delle principali fonti di energia. Una volta consumati, il nostro sistema digestivo li scompone in zuccheri semplici come il glucosio, essenziale per il funzionamento del cervello, dei muscoli e di altri organi vitali. Questo spiega perché ci sentiamo energici e soddisfatti dopo un piatto di pasta o una fetta di pane. Dal punto di vista evolutivo, la nostra preferenza per i carboidrati è legata anche a una questione di sopravvivenza. In passato, cibi ricchi di carboidrati come frutta e semi fornivano una rapida dose di energia in ambienti e contesti dove le risorse erano scarse. Il nostro cervello ha quindi imparato ad associare il consumo di carboidrati a sensazioni di piacere e benessere.

La chimica del piacere

Quando mangiamo carboidrati, in particolare quelli semplici come zuccheri ra nati, il nostro cervello rilascia dopamina, un neurotrasmettitore associato al piacere. Questa risposta crea un “circuito del desiderio” che ci porta a ricercare ripetutamente alimenti ricchi di carboidrati. Il consumo di zuccheri attiva le stesse aree del cervello stimolate da comportamenti che “danno dipendenza”. Ad esempio, i carboidrati facilitano l’ingresso del triptofano, un amminoacido importante per la produzione di serotonina, nel cervello. Questo aumenta la sensazione di calma e felicità, e spiega perché cerchiamo comfort food come pasta, dolci o pizza in momenti di stress o tristezza.

Carboidrati complessi VS carboidrati semplici

Non tutti i carboidrati sono uguali. Gli alimenti che contengono carboidrati complessi, come cereali integrali, verdure e legumi, rilasciano energia in modo lento e costante, mantenendo stabile il livello di zucchero nel sangue e garantendo una sazietà prolungata. Contengono anche fibre, che aiutano la digestione e la salute intestinale. I carboidrati semplici, invece, come zuccheri ra nati e prodotti industriali, vengono

assorbiti rapidamente, causando picchi di zucchero nel sangue seguiti da cali improvvisi, portandoci a cercare altro cibo per mantenere l’energia. Inoltre, un consumo eccessivo di zuccheri ra nati è stato associato a problematiche di salute come obesità, diabete di tipo 2 e malattie cardiache.

Il ruolo della cultura

La nostra relazione con i carboidrati è profondamente legata alla cultura e alle tradizioni. In Italia, ad esempio, pasta e pane sono centrali nella gastronomia e ogni regione ha le proprie varianti tradizionali. Lo stesso vale per il riso in Asia, le tortillas in Messico o il couscous in Nord Africa. Questi alimenti sono simboli di identità culturale e socialità, e il piacere che

DOTT.SSA EMANUELA MOSCA

Biologa nutrizionista

Brignano Gera D’Adda

∞ A CURA DELLA DOTT.SSA EMANUELA MOSCA

proviamo nel consumarli spesso richiama ricordi d’infanzia o momenti di convivialità. Un piatto di pasta preparato dalla nonna o una pizza condivisa con amici evocano calore e appartenenza, ra orzando il nostro legame emotivo con i carboidrati.

Attenzione agli alimenti troppo processati

L’industria alimentare ha imparato a sfruttare il nostro amore per i carboidrati, sviluppando prodotti che combinano zuccheri, grassi e aromi artificiali per massimizzare il piacere del consumo. Questi alimenti ultra-elaborati, spesso poveri di nutrienti ma ricchi di calorie, sono progettati per essere consumati in grandi quantità, con possibili e etti negativi sulla salute. Snack dolci, prodotti da forno industriali e bevande zuccherate ne sono esempi tipici. La pubblici-

L’unico centro

tà e il marketing contribuiscono a perpetuare il desiderio, rendendo questi alimenti onnipresenti e accessibili, mentre il tempo per preparare pasti sani è spesso limitato.

Amore e moderazione

Il nostro amore per i carboidrati nasce da una combinazione di biologia, cultura e modernità. Essi sono una fonte essenziale di energia, ma è importante prestare attenzione a qualità e quantità, soprattutto in un mondo dominato da alimenti ultra-elaborati. Bilanciare il desiderio di carboidrati con scelte alimentari consapevoli è la chiave per mantenere una salute ottimale senza compromettere il piacere del cibo. Un recente studio condotto dal Behavior & Brain Lab dell’Università IULM in collaborazione con Unione Italiana Food, ha dimostrato che l’emozione generata

da una vittoria sportiva è percepita dal cervello in modo simile a una forchettata di spaghetti. Lo studio, che ha coinvolto 40 persone tra i 25 e i 55 anni, ha evidenziato che l’esperienza emotiva associata alla degustazione di un piatto di pasta richiama ricordi felici legati alla famiglia. La spiegazione risiede nella composizione dei carboidrati: una volta assorbiti, generano una sensazione di benessere nel cervello grazie alla presenza dello zucchero.

Il Metodo Vitali si caratterizza da un team di specialisti che opera con l’obiettivo di riportare il paziente al benessere psichico, fisico ed emotivo con un approccio di medicina funzionale integrata.

Semi di chia: un alleato contro il colesterolo

Prodotti da una particolarissima salvia messicana, hanno acquisito popolarità negli ultimi anni come superfood grazie ai loro numerosi benefici

Piccoli ma dal ricco profilo nutrizionale, io semi di chia sono ottimi alleati della nostra salute. Sono ricchi di grassi omega-3 e omega-6 e fibre, proteggono dai radicali liberi: questi sono solo alcuni dei motivi per cui vale la pena inserirli nella propria dieta. Ne esistono due varietà, bianchi e neri, ma l’unica di erenza è a livello cromatico poiché il valore nutrizionale e i benefici si equivalgono. Provengono dalla pianta Salvia hispanica, originaria del Messico e

DOTT.SSA FEDERICA BELOTTI

Dietista

Humanitas Gavazzeni, Studio medico a Trescore Balneario, FIOS MED a Osio Sotto, Dietetica su Misura a Treviglio

del Guatemala. Le antiche popolazioni dei Maya e degli Aztechi, infatti, già utilizzavano i semi di chia come alimento nutriente e come fonte di energia durante le loro attività quotidiane; oltre al loro uso alimentare, erano anche apprezzati per le loro proprietà medicinali. Oggi i semi di chia vengono coltivati in diverse parti del mondo, tra cui Sud America, Australia e Stati Uniti. Grazie alla loro versatilità e ai benefici nutrizionali, hanno acquisito una crescente popolarità fino ad essere definiti superfood.

Un concentrato di benessere

I semi di chia sono noti per il loro alto contenuto di nutrienti, tra cui soprattutto gli acidi grassi omega-3 (acido alfa-linolenico) e omega-6 (acido linoleico), che esercitano un’importante azione sul mantenimento di livelli ottimali di colesterolo e riducono il rischio di malattie cardiache. Questi acidi grassi sono detti “essenziali” poiché non sintetizzabili dall’organismo e perciò da introdurre necessariamente con la dieta. I semi di chia sono inoltre ricchi di antiossidanti, che aiutano a com-

battere i radicali liberi e lo stress ossidativo, e sono una fonte di proteine. Contengono anche una buona quantità di fibre solubili, che aiutano a stabilizzare i livelli di zucchero nel sangue, a regolare la digestione e ad aumentare il senso di sazietà grazie alla loro capacità di assorbire acqua e formare un gel, e etto molto utile nelle diete ipocaloriche. Infine, apportano vari minerali, tra cui calcio, fosforo e magnesio, importanti per mantenere le ossa in salute.

Un’aggiunta versatile per ogni pasto

I semi di chia sono molto versatili e possono essere facilmente

TABELLA NUTRIZIONALE (100 G)

Energia 486 kcal

Lipidi 30,7 g

Carboidrati 42,1 g

Proteine 16,5 g

Fibra 34,4 g

∞ A CURA DELLA DOTT.SSA FEDERICA BELOTTI

integrati nella dieta quotidiana. Per prima cosa possono essere aggiunti a yogurt, latte, smoothie e macedonie per aumentarne il contenuto di nutrienti e fibre. Un altro modo di usarli è preparare il chia pudding, che si ottiene mescolando i semi di chia con latte (o alternative vegetali) e lasciandoli riposare in frigorifero per alcune ore o durante la notte. Poi possono essere aggiunti frutta, miele, cioccolato fondente e/o spezie a piacere. Possono anche essere aggiunti a ricette di pane, mu n e pancake per aumentarne il valore nutrizionale oppure usati come guarnizione di zuppe e insalate per un‘aggiunta croccante e nutriente.

Come consumarli in sicurezza I semi di chia sono generalmente sicuri e benefici per la maggior parte delle persone, ma ci sono alcuni aspetti da tenere in

considerazione. Prima di tutto, bisogna ricordare che l’elevato contenuto di fibre può causare disturbi gastro-intestinali come gonfiore, meteorismo, diarrea o crampi, specialmente se consumati in grandi quantità o se non si è abituati a una dieta ricca di fibre. È consigliabile iniziare con piccole quantità e aumentare l’assunzione gradualmente. Inoltre, poiché possono assorbire molta acqua, è fondamentale consumarli con dei liquidi o dopo averli lasciati in ammollo per evitare possibili ostruzioni esofagee o intestinali. Le dosi di semi di chia raccomandate sono pari a 10 grammi al giorno (circa 1 cucchiaio), ma ci sono casi in cui, per aumentare il loro e etto benefico, si può aumentare la quantità a 20-25 grammi al giorno. In generale, è sempre consigliabile consultare un professionista della salute prima di apportare cambiamenti significativi alla dieta.

Curiosità

I semi di chia rappresentano un importante alleato per i celiaci: la farina che se ne ricava, infatti, è utilizzata per la preparazione di prodotti senza glutine, sia per le sue proprietà addensanti che per il valore nutrizionale aggiunto in termini di proteine, fibra e acidi grassi omega-3. Oltre a migliorare la consistenza e il profilo nutrizionale delle farine comunemente impiegate per i prodotti senza glutine, la fibra apportata con i semi di chia contribuisce a ridurre l’impatto glicemico.

Nomofobia: la paura di rimanere disconnessi

Al giorno d’oggi, uscire di casa senza smartphone o non avere la possibilità di connettersi può generare stati d’ansia

L’impiego dello smartphone e dei dispositivi elettronici fa parte della nostra quotidianità ma, come altri comportamenti, anche questo può arrivare a rappresentare una vera dipendenza, innescando tutta una serie di conseguenze per la persona che ne è a etta. Ritrovarsi o ine potrebbe diventare un problema; uscire di casa senza smartphone e non avere più la possibilità di connettersi potrebbe innescare ansia; il solo pensare di ritrovarsi impossibiltati ad accedere alla rete potrebbe portare a sperimentare una vera e propria condizione di paura. Per questo si parla di nomofobia

Significato e origine del termine Nomofobia, nota anche come sindrome da disconnessione, è un nome composto dal prefisso anglosassone abbreviato no-mobile e dal su sso fobia che si riferisce alla paura di rimanere fuori dal contatto di rete mobile. Questo termine oggi viene impiega-

to per descrivere la so erenza temporanea legata al non avere il cellulare a portata di mano e alla paura di perderlo. A ciò si accompagna la sensazione di panico che insorge all’idea di non essere rintracciabili, la necessità di un continuo aggiornamento sulle informazioni condivise dagli altri, dal mondo social e la consultazione del telefono in ogni momento e in ogni luogo. Il termine è stato impiegato per la prima volta in Inghilterra nel 2008, durante uno studio commissionato dal governo britannico volto a esplorare il legame tra lo sviluppo di disturbi dello spettro ansioso e l’iper-utilizzo di smartphone. La ricerca ha identificato, nel 53% circa dei britannici che adoperavano il cellulare, alti livelli di apprensione e ansia quando “smarrivano i propri dispositivi, i cellulari si scaricavano e spegnevano, rimanevano senza credito per chiamare o messaggiare, o non avevano alcuna copertura del segnale”. Lo studio

ha mostrato, inoltre, che pressappoco il 58% degli uomini e il 47% delle donne era a etto da ansia da disconnessione con il proprio smartphone.

Quando il sintomo è patologico Non è ancora dimostrato quanto l’insorgenza della nomofobia possa essere in qualche modo correlata alla presenza di specifiche variabili psicologiche e/o dimensioni personologiche. Ad oggi, questa fobia non è riconosciuta u cialmente come un disturbo da nessun manuale diagnostico dei disturbi mentali, risulta però strettamente correlata alle dipendenze comportamentali. Tra i sintomi osservabili in un soggetto a etto da nomofobia, si includono: > ansia; > alterazioni della funzionalità respiratoria; > sudorazione profusae; > agitazione; > disorientamento; > tachicardia;

∞ A CURA DELLA DOTT.SSA MICHELA GRITTI

> tremore

Alcuni campanelli d’allarme per poter riconoscere l’insorgenza di questa sindrome: > impossibilità di spegnere il telefono; > controllare costantemente eventuali chiamate, messaggi o e-mail;

> caricare continuamente la batteria dello smartphone; > portare il telefono e il caricabatterie ovunque si vada; > controllare continuamente di avere il telefono con sé; > esclusione delle attività in cui non è consentito portare il telefono o in cui esiste la possibilità di rimanere sconnessi.

Non tutti i comportamenti sopra citati vanno considerati come patologici, si può parlare di nomofobia quando una persona sperimenta una paura sproporzionata

di rimanere fuori dal contatto di rete mobile, al punto da sperimentare sintomatologie simili all’attacco di panico come mancanza di respiro, vertigini, tremori, sudorazione, battito cardiaco accelerato, dolore toracico, nausea. La nomofobia può essere vista come una fobia specifica o come una dipendenza comportamentale, per a rontarla, è importante adottare un approccio globale che includa sia cambiamenti nello stile di vita sia il supporto psicologico. Esistono diverse strategie da praticare ogni giorno per aiutarci a ridurre l’ansia da distacco da telefono, come ad esempio organizzare dei momenti durante i quali spegnere il telefono e dedicarsi ad esperienze o -line oppure impostare dei limiti orari di utilizzo. Risulta fondamentale trovare un equilibrio tra la vita digitale e quella reale. Dedicare del tempo alle

DOTT.SSA MICHELA GRITTI

Psicologa Clinica, Master in Valutazione multidimensionale e Tecniche per il cambiamento AMAE studio professionale, Casazza (BG)

relazioni personali, partecipare ad attività sociali e coltivare interessi e hobby fuori del mondo digitale. Mantenere un sano equilibrio aiuterà a ridurre la dipendenza dal tuo smartphone e ad a rontare meglio la nomofobia.

IN ARMONIA COPPIA

Coppia aperta, quasi spalancata?

La relazione aperta conquista l’attenzione del cinema e dei media, ma quali sono le sfide emotive di questa scelta?

Il recente arrivo nelle sale del film Coppia aperta quasi spalancata, di Federica Di Giacomo con Chiara Francini (tratto dall’omonimo spettacolo di Franca Rame e Dario Fo) riporta l’attenzione sul tema delle relazioni aperte, che negli ultimi anni hanno guadagnato visibilità e interesse, rispecchiando la molteplicità di una società in evoluzione e definendo anche un nuovo approc-

DOTT.SSA VALENTINA CAMPANA Psicologa di ambito neuropsicologico, Sessuologa clinica e terapeuta di coppia (albo SISES)

Namasté Salute - centro medico polispecialistico, Gorlago BG

cio all’amore e all’intimità, dettato da una ricerca di libertà e da una visione meno convenzionale delle relazioni.

Cosa significa, esattamente, relazione aperta?

E quali sono i benefici e le sfide di questo tipo di legame? Una relazione aperta è una relazione in cui i partner, pur mantenendo un impegno a ettivo, decidono di avere la libertà di intraprendere rapporti intimi o sessuali con altre persone, con la specifica essenziale del consenso reciproco e con accordi e complicità precise che possono variare da coppia a coppia.

Il ruolo cruciale della comunicazione

Dal punto di vista psico-sessuologico, le relazioni aperte pongono domande complesse sulle dinamiche emotive e sulle costanti sfide e opportunità, in quanto, devono essere presenti dei presupposti chiave per la sua riuscita. In primo luogo, la comunicazione: onestà, trasparenza e fiducia, sono essenziali per prevenire frasi non dette, incomprensioni, fraintendimenti

e frustrazioni. I partner imparano a utilizzare una comunicazione assertiva e trasparente, nella quale la possibilità di esprimere i propri bisogni e limiti e di rinegoziare continuamente i confini della relazione è garantita costantemente.

I “vantaggi” delle relazioni aperte Uno dei principali vantaggi di una relazione aperta è la possibilità di espandere il concetto di amore e intimità. In particolare, le persone che optano per questo tipo di relazione spesso ritengono che l’amore non debba essere vincolato alla monogamia e che sia possibile provare a etto, seppur in maniera di erente, per più persone contemporaneamente, dando vita a una maggiore libertà di espressione a ettiva e sessuale. Oltre a ciò, le relazioni aperte permettono un’opportunità per crescere come individui: i rispettivi partner imparano ad a rontare le proprie insicurezze, confrontandosi e aprendosi al dialogo su nuove questioni e esperienze, favorendo una maggiore consapevolezza di sé e della persona che hanno accanto, arricchendo la coppia.

Le sfide emotive e “pratiche” Tuttavia, sebbene queste relazioni o rano opportunità di crescita, non mancano certo le sfide. La mancanza di una comunicazione solida può trasformare la relazione aperta in un terreno fertile per malintesi, so erenze, gelosie e la riemersione di vecchie e nuove tensioni. Un altro problema frequente è la disparità di desideri e bisogni. Per esempio, in alcuni casi, uno dei partner potrebbe sentirsi costretto a entrare in una relazione aperta per accontentare l’altro e non deluderlo, senza che vi sia una reale sintonia su questa scelta, generando squilibri emotivi e portando gli stessi a risentimenti o sensazioni di inadeguatezza. In altre situazioni, scegliere una relazione aperta può essere un modo per evitare il confronto con problemi più profondi. Ad esempio, un partner potrebbe proporre questo tipo di relazione per sfuggire a questio-

ni di intimità o conflitti latenti; o meglio, potrebbe diventare una “fuga” temporanea che, invece di risolvere i problemi della coppia, li amplifica.

Una condizione imprescindibile È evidente che le relazioni aperte richiedono una grande maturità emotiva, una profonda consapevolezza di sé, del proprio partner e delle dinamiche relazionali. Questi sono elementi complessi non privi di rischio e non adatti a tutti e ciò può essere stressante per chi ha bisogno di sicurezze più definite nella relazione, o per chi fatica a trovare equilibrio tra autonomia e dipendenza a ettiva.

Consapevolezza e rispetto alla base di ogni scelta

In conclusione, queste relazioni possono sì o rire una prospettiva alternativa per vivere l’intimità e l’affettività, ma soltanto se vi è una

solida base di fiducia, comunicazione e capacità di gestione delle emozioni. Al contrario, per coloro che non possiedono strumenti emotivi adeguati, esse possono rivelarsi un percorso destabilizzante e tortuoso, nonché fonte di conflitto. Come ogni forma di relazione, non esiste un modello universale valido per tutti, ogni coppia deve esplorare e definire i propri limiti e desideri.

Ciò che conta è che la scelta di vivere una relazione aperta sia fatta con consapevolezza, rispetto reciproco e una solida base emotiva, poiché ogni coppia è unica, e ciò che funziona per alcuni potrebbe non funzionare per altri. Ricordiamoci sempre che, in un mondo in continuo cambiamento, l’amore rimane la costante che ci unisce: è nelle sfide e nei trionfi delle coppie che riscopriamo la bellezza del legame umano.

Ecco come la gravidanza “modifica” il cervello

∞ A CURA DI SARA CARRARA

Una ricerca sulla neuroplasticità cerebrale nelle partorienti o re nuove prospettive per il benessere delle donne nelle fasi pre-e post partum.

Negli ultimi anni, la neuroplasticità cerebrale durante la gravidanza ha ricevuto una crescente attenzione grazie a ricerche innovative, in particolare quella dell’Università della California, Santa Barbara (Ucsb). Questa ha prodotto la prima mappatura dettagliata delle trasformazioni che il cervello subisce durante la gestazione. I risultati, ottenuti grazie a tecniche avanzate di imaging cerebrale come la risonanza magnetica (MRI) hanno mostrato cambiamenti significativi sia nella materia grigia che nella materia bianca, portando a nuove intuizioni sulle modifiche cerebrali in risposta alle esigenze fisiologiche e psicologiche della gravidanza.

Cambiamenti

nella materia grigia e bianca Durante la gravidanza, il cervello delle donne attraversa modifiche profonde. La ricerca ha rilevato una riduzione della materia grigia in aree cruciali per la percezione sociale e per le risposte emotive, come il riconoscimento e la gestione delle emozioni. Questa riduzione potrebbe essere interpretata come un adattamento per migliorare l’empatia e la risposta ai bisogni del neonato, rendendo la madre più sensibile ai segnali del bambino. Allo stesso tempo, si osserva un incremento della materia bianca, responsabile della connettività tra le diverse regioni cerebrali, situazione che potrebbe

migliorare la coordinazione delle nuove funzioni richieste durante la gravidanza e la prima fase di cura del neonato.

Implicazioni per la salute mentale e prevenzione

Le scoperte dello studio della California o rono prospettive interessanti per la salute mentale delle donne in gravidanza e nel periodo post-partum. Le modifiche strutturali nella materia grigia e bianca possono influenzare l’umore, la memoria e la capacità di concentrazione, contribuendo alla vulnerabilità nei confronti di condizioni come la depressione post-partum. Comprendere la

neuroplasticità associata alla gravidanza potrebbe aprire la strada a nuovi interventi per supportare il benessere psicologico delle future madri, prevenendo i disturbi emotivi legati ai cambiamenti ormonali e neurobiologici.

Prevenzione e diagnosi precoce

Uno degli aspetti più promettenti di questa ricerca è la possibilità di utilizzare la mappatura cerebrale per identificare tempestivamente potenziali problematiche neurologiche. Monitorare i cambiamenti cerebrali durante la gravidanza potrebbe consentire una diagnosi precoce di disturbi come la depressione post-partum, permettendo interventi personalizzati e mirati per garantire il benessere delle madri e dei loro bambini. Questa prospettiva è particolarmente utile anche per altre condizioni neurologiche o psichiatriche che potrebbero emergere durante o dopo la gravidanza.

Prospettive future della ricerca

Questo lavoro pionieristico getta le basi per ulteriori indagini sulla neuroplasticità cerebrale in gravidanza. In futuro, gli scienziati potrebbero esplorare più a fondo le implicazioni di questi cambiamenti per la salute mentale e lo sviluppo neurologico delle donne, mirando a creare interventi terapeutici su misura per le donne in gravidanza. La mappatura del cervello apre nuovi orizzonti

per comprendere le complesse interazioni tra ormoni, cervello e comportamento materno, con la speranza di migliorare il benessere delle donne durante questo momento cruciale della loro vita. La ricerca dell’Università della California, Santa Barbara segna un’importante svolta nella comprensione della neuroplasticità durante la gravidanza, mostrando come il cervello si adatti alle nuove sfide che questo periodo comporta. L’approccio innovativo di

mappatura del cervello permette di identificare cambiamenti neurobiologici chiave che potrebbero migliorare la nostra comprensione dei rischi legati alla salute mentale delle madri e promuovere interventi e caci per proteggere il loro benessere. Queste scoperte non solo arricchiscono il campo della neurobiologia, ma aprono anche nuove vie per migliorare la salute delle donne durante una delle fasi più trasformative della vita.

L’autoregolazione emotiva nei bambini

La chiave per farli crescere sereni e consapevoli

Le emozioni sono fondamentali nella vita umana e influenzano ogni scelta. Sono reazioni psicofisiologiche attivate da stimoli interni o esterni, come situazioni o pensieri, e giocano un ruolo cruciale nella comunicazione, nel comportamento e nel benessere. Comprenderle e accettarle è essenziale, soprattutto per i bambini. Possiamo dividere le emozioni in due categorie principali: quelle primarie, come gioia, tristezza, rabbia, paura, disgusto e sorpresa che sono presenti dalla nascita e universali, e quelle più complesse, come vergogna, orgoglio e colpa, che si sviluppano più tardi, influenzate dall’ambiente e dalle esperienze. Dunque, le emozioni non sono entità astratte, ma incidono profondamente sul nostro comportamento e su come noi percepiamo il mondo. Per i bambini, rappresentano un’importante fonte di esplorazione, ma spesso a rontano sensazioni intense e di cili da comprendere. È quindi essenziale spiegare loro cosa sono le emozioni e come gestirle, poiché non è automatico che sappiano farlo!

Tutte le emozioni sono lecite! Uno dei primi passi per supportare

i bambini nello sviluppo dell’autoregolazione emotiva, è insegnargli che tutte le emozioni sono lecite: non ci sono emozioni giuste o sbagliate e deve sentirsi in diritto di provarle e di esternarle. Spesso gli adulti tendono inconsapevolmente a trasmettere l’idea che emozioni come rabbia, tristezza o paura siano da reprimere o, addirittura, da evitare. In questo modo, però, si crea un terreno fertile per lo sviluppo di sentimenti di inadeguatezza o vergogna. Tutti noi abbiamo sentito, o detto, frasi come “Ma dai, non devi piangere, non è successo niente di grave! ” Questo è il classico esempio di ciò che non andrebbe fatto, poiché quello che per noi può essere un problema risolvibile senza troppi pensieri, per un bambino può essere visto come un ostacolo insormontabile ed è giusto che pianga per far capire che è in di coltà, se con le parole non riesce! Sottolineare che ciò che gli sembra di cile affrontare creerà in lui un senso di inadeguatezza.

Ogni emozione ha una funzione

Le emozioni che spesso vengono catalogate come negative o sgradevoli, hanno in realtà un ruolo importante per il nostro equilibrio:

la paura segnala un pericolo imminente, la rabbia che abbiamo subito una violazione o un’ingiustizia. Evitare di a rontare queste emozioni o, negarle, può portare a una regolazione emotiva ine cace e, a lungo termine, a comportamenti disadattivi. L’obiettivo degli adulti educanti è quello di incoraggiare i bambini a riconoscere e accettare le loro emozioni, anche quelle scomode o di cili, per imparare a comprendere meglio sé e il mondo che lo circonda.

Non diamo per scontate le emozioni dei bambini

Uno degli errori più comuni è quello di sottovalutare le emozioni o dare per scontato che i bambini, specialmente nei primi anni di vita, le conoscano o che siano troppo piccoli per lavorarci. Quando un bambino manifesta una reazione emotiva intensa, come un pianto forte o una crisi di rabbia, spesso si prova a calmarlo il più velocemente possibile, con superficialità, senza prendersi il tempo necessario per andare alla causa dell’emozione per poterla validare. Questo lavoro può risultare pesante e richiede tempo che non abbiamo, ma la mancanza di riconoscimento emotivo può

avere conseguenze importanti. Il cervello dei bambini, nei primi anni di vita, è incredibilmente plastico ed è proprio in questo periodo che dovrebbero imparare a identificare e gestire le emozioni; trascurarle può diventare evidente durante la preadolescenza: bambini che non hanno imparato a gestire le proprie emozioni diventeranno adolescenti che faticano a controllare le reazioni emotive, con episodi di ansia o crisi di rabbia. L’educazione è un investimento a lungo termine

Cinque strategie pratiche per incoraggiare l’autoregolazione emotiva nei bambini

> Dare l’esempio: i bambini imparano molto più da ciò che vedono che da ciò che sentono; mostrate loro come a rontate le situazioni di cili,

meglio le emozioni nei momenti di transizione;

> Utilizzare la mindfulness: insegnate le tecniche semplici di respirazione profonda, li aiuterà a calmarsi quando si sentiranno agitati o frustrati;

> Dare regole chiare e coerenti: i bambini devono sapere quali comportamenti sono accettabili oppure no. Mostrarvi coerenti nelle regole e nelle conseguenze li aiuta a sviluppare l’autocontrollo;

non nascondete lo stress, piuttosto fategli notare come lo gestite;

> Creare routine: danno ai bambini un senso di sicurezza, aiutandoli a prevedere cosa succederà gestendo così

> Creare spazi per esprimersie: avere un luogo dove sentirsi sicuri, dove poter parlare liberamente delle loro emozioni, può legittimarli a verbalizzare ciò che sentono.

Con pazienza e pratica, l’autoregolazione può diventare una competenza naturale, ogni piccolo passo conta!

“Punta al Massimo”, studio pedagogico (Fino del Monte, BG)

Salute mentale e dipendenze: i giovani in Lombardia sono più a rischio

Tra il 2019 e il 2022, 17 mila ragazzi hanno fatto uso di psicofarmaci, mentre 25 mila sono ricorsi ai pronto soccorso per ricevere cure immediate

Negli ultimi anni, la salute mentale dei giovani in Lombardia è diventata una crescente preoccupazione, a fronte dell’aumento di accessi ai Pronto Soccorso per problemi legati a disturbi psichiatrici. Secondo i dati regionali, tra il 2019 e il 2022 si è registrato un notevole incremento nei casi urgenti, in particolare tra i bambini e gli adolescenti sotto i 17 anni. Oltre 137 mila giovani hanno richiesto assistenza per problemi psicologici come ansia, depressione e disturbi comportamentali, e sono stati seguiti dai servizi di Neuropsichiatria Infantile. Tra i dati più allarmanti, 17 mila ragazzi hanno fatto uso di psicofarmaci, mentre 25 mila sono ricorsi ai Pronto Soccorso del territorio per ricevere cure immediate. Di questi, 7 mila sono stati ricoverati, e 531 hanno necessitato di un inserimento in comunità terapeutiche. Questi numeri, presentati durante un convegno organizzato da Regione Lombardia in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale (celebratasi il 10 ottobre scorso), hanno evidenziato la portata di un fenomeno sempre più di uso tra i giovanissimi.

L’impatto delle nuove tecnologie Un aspetto rilevante del problema, come evidenziato dall’assessore al Welfare Guido Bertolaso, è l’influenza delle nuove tecnologie sulla salute mentale dei giovani. L’uso di uso di smartphone, social network e altre piattaforme digitali sta avendo un impatto significativo, contribuendo all’aumento dei casi di dipendenza e di disturbi psichiatrici. Non solo, anche patologie come la ludopatia e il gioco online sono in costante crescita, coinvolgendo anche i giovanissimi. Secondo diversi studi condotti a livello nazionale, i bambini e adolescenti trascorrono in media quattro ore al giorno - con il consenso dei genitori - davanti a schermi elettronici, come smartphone, tablet e computer e dedicano almeno 6 delle 24 ore giornaliere all’uso dei “media”. Questo dato evidenzia quanto l’esposizione prolungata alla tecnologia possa influire negativamente sul benessere mentale e sociale delle nuove generazioni.

Un fenomeno marcato, soprattutto tra le ragazze

Un altro dato significativo presen-

tato durante il convegno regionale del 10 ottobre ha riguardato l’aumento del numero di ricoveri per disturbi psichiatrici soprattutto tra le ragazze, con un incremento del 16% negli ultimi anni. L’uso di psicofarmaci è cresciuto del 52%, mentre i casi di inserimento in comunità terapeutiche sono aumentati del 64%. Questo fenomeno preoccupa particolarmente gli esperti, che sottolineano l’urgenza di interventi mirati per prevenire ulteriori complicazioni.

La sfida per il futuro: prevenzione e intervento immediato

Durante il convegno, l’assessore Guido Bertolaso ha sottolineato l’importanza di a rontare con urgenza queste problematiche legate alle dipendenze e alla salute mentale. “La situazione è impressionante e se non interveniamo subito, rischiamo di trovarci di fronte a una vera e propria emergenza nazionale nei prossimi ”, ha dichiarato. Il legame tra l’uso eccessivo delle tecnologie e l’insorgenza di disturbi psicologici rappresenta una delle sfide principali per le istituzioni, che dovranno investire in prevenzione e

supporto per i giovani, cercando di ridurre il peso di queste dipendenze tecnologiche e psichiatriche. Di fronte a questa emergenza, Regione Lombardia sta cercando di migliorare e riorganizzare i servizi di assistenza, soprattutto a livello di Pronto Soccorso. L’assessore ha inoltre dichiarato che sono in corso interventi per garantire un’e cace distribuzione delle urgenze sul territorio, con particolare attenzione ai pronto soccorso che attualmente non rispondono agli standard ministeriali. Nonostante le di coltà legate alla carenza di personale, l’obiettivo è quello di ottimizzare le risorse e migliorare l’accesso alle cure per i giovani con problemi psichici, senza lasciare inutilmente aperte strutture sanitarie non utilizzate. Insomma, la salute mentale dei giovani in Lombardia è un tema cruciale che richiede interventi

rapidi e coordinati. Il lavoro della Regione per potenziare i servizi e ridistribuire le risorse sul territorio è un passo fondamentale, ma sarà altrettanto importante promuovere una maggiore consapevolezza sui rischi legati all’abuso delle nuove tecnologie e

delle dipendenze che ne deri vano. Solo attraverso un’azione collettiva si potrà a rontare efficacemente questo fenomeno crescente e garantire un futuro più sano alle nuove generazioni.

Alzheimer: sintomi, cure e speranze future

L’importanza di un approccio multidisciplinare per una malattia

neurodegenerativa che colpisce milioni di persone in tutto il mondo

L’Alzheimer è una malattia neurodegenerativa che colpisce milioni di persone in tutto il mondo, rappresentando una delle principali cause di demenza, soprattutto nell’età avanzata, e determinando costi sociali elevati. È una condizione che necessita di una comprensione profonda e di un approccio multidisciplinare. La malattia prende il nome dal neurologo tedesco Alois Alzheimer, che nel 1906 descrisse il primo caso noto. Le ricerche successive hanno dimostrato che le cause dell’Alzheimer sono complesse e multifattoriali, includendo fattori genetici, ambientali e biologici. A livello cerebrale, la malattia è associata alla formazione anomala di placche amiloidi e grovigli neurofibrillari, che danneggiano le cellule nervose e le connessioni tra di esse.

I segnali più comuni

I sintomi dell’Alzheimer possono variare notevolmente da persona a persona, anche se tra i più comuni si ricordano:

> di coltà di memoria per cui i pazienti iniziano a dimenticare eventi recenti o informazioni importanti;

> alterazioni nel linguaggio, con di coltà a trovare le parole giuste o a seguire una conversazione; > disorientamento nel tempo e

nello spazio per cui i pazienti possono non riconoscere strade conosciute, o pensare erroneamente di non essere a casa propria, oppure non conoscere la data precisa del giorno, etc; > cambiamenti nel comportamento, con comparsa di ansia, depressione, apatia o al contrario disinibizione.

La diagnosi e i trattamenti farmacologici

La diagnosi dell’Alzheimer si basa su una combinazione di valutazioni cognitive, radiologiche (TAC o RMN encefalo) e cliniche. Particolare attenzione è data alla storia clinica del paziente, all’esame neurologico e ai farmaci assunti. Attualmente non esiste una cura per l’Alzheimer, ma la diagnosi precoce è cruciale per poter intervenire tempestivamente e rallentare il decorso della malattia grazie all’assunzione di farmaci. Quelli attualmente in commercio includono, a seconda dello stadio della malattia, gli inibitori della colinesterasi (donepezil, rivastigmina e galantamina) o l’antagonista del recettore NMDA (memantina), che mirano a rallentare il decorso della patologia.

Le speranze

dalla ricerca sperimentale

Le nuove cure sperimentali per

l’Alzheimer rappresentano un campo di ricerca in rapida evoluzione, con diversi approcci innovativi che promettono di migliorare la gestione della malattia o, addirittura, di ritardarne l’insorgenza, infondendo speranza tra i malati e i loro familiari. Tra queste, vi sono farmaci che mirano a ridurre le placche di beta-amiloide nel cervello; molecole come l’aducanumab e il lecanemab sono state sviluppate, infatti, per rimuovere o ridurre tali placche, ma con risultati contrastanti. L’immunoterapia, invece, è un approccio che utilizza il sistema immunitario per contrastare la malattia. Alcuni studi stanno esplorando anticorpi monoclonali progettati per riconoscere e attaccare le proteine anormali associate all’Alzheimer, come la tau. Questi trattamenti potrebbero aiutare a prevenire la formazione di grovigli neurofibrillari, un segno distintivo della malattia. Anche le terapie con cellule staminali sono un’area di grande interesse. Questi approcci mirano a riparare i danni cerebrali causati dalla malattia, cercando di rigenerare neuroni o di migliorare la comunicazione tra le cellule nervose. Sebbene questa ricerca sia ancora nelle fasi iniziali, i risultati preliminari sono promettenti. Infine, sono in corso studi su farmaci già approvati per altre condizioni, come il diabete come i GLP-1 agonisti (dulaglutide,

exenatide, liraglutide, etc) che sembrano mostrare potenziali effetti positivi anche sul declino cognitivo. Sebbene ci siano ancora molte sfide da a rontare, le nuove cure sperimentali per l’Alzheimer o rono delle speranze. La ricerca continua a evolversi e i progressi tecnologici e scientifici potrebbero presto condurre a trattamenti più e caci e a una migliore qualità della vita per i pazienti e le loro famiglie.

Terapie non farmacologiche: un approccio integrato I trattamenti farmacologici, però, non rappresentano l’unico approccio alla malattia di Alzheimer. Vi sono infatti terapie “alternative”, come la musicoterapia, la terapia occupazionale e le attività fisiche, che studi scientifici hanno ampiamente dimostrato essere in grado di migliorare la qualità della vita

dei pazienti. È inoltre importante creare un ambiente familiare e rassicurante, riducendo al minimo le fonti di stress e confusione, non contraddicendo il malato o non mettendolo in di coltà qualora mostri delle debolezze. A rontare l’Alzheimer, infatti, non è solo una sfida per i pazienti, ma anche per i caregiver, che spesso si trovano a dover gestire situazioni emotivamente e fisicamente impegnative.

Un impegno collettivo per il futuro

L’Alzheimer è una malattia complessa che richiede una comprensione profonda e un approccio multidisciplinare. Con l’aumento della speranza di vita, la sua prevalenza è destinata a crescere, rendendo essenziale un impegno collettivo nella ricerca, nell’educazione e nel supporto alle persone colpite e alle loro famiglie. Solo

DOTT.SSA SARA ZAZZETTA

Geriatra dell’Unità di Riabilitazione

Neurologica e del Centro VAMP (Valutazione e Assistenza

Multispecialistica Parkinson)

Policlinico San Marco di Zingonia (BG)

attraverso la cultura e la sensibilizzazione possiamo a rontare questa sfida, promuovendo un futuro in cui le persone con Alzheimer possano vivere dignitosamente e con un supporto adeguato.

Mobility Cross Cardio: la nuova ginnastica consapevole

L’allenamento che rinforza il corpo e rilassa la mente permette di raggiungere la forma perfetta combinando esercizi ad alta intensità a momenti di meditazione

∞ A CURA DI SARA CARRARA

In un mondo sempre più frenetico, trovare il giusto equilibrio tra benessere fisico e psicologico è diventato essenziale. Tra le discipline emergenti che rispondono a questa esigenza, il Mobility Cross Cardio sta guadagnando rapidamente popolarità. Si tratta di un allenamento funzionale che combina esercizi di mobilità articolare, cardio ad alta e bassa intensità, meditazione e stimolazione della plasticità mentale, creando un connubio perfetto tra fitness e mindfulness.

Cos’è il Mobility Cross Cardio?

Il Mobility Cross Cardio è un metodo di allenamento funzionale ideato dal trainer laureato in fisioterapia Jairo Junior. Questa ginnastica consapevole combina momenti ad alta e bassa intensità e inserisce nel training anche la meditazione e il respiro. La sua caratteristica principale è questa ’integrazione tra diverse componenti: cardio, mobilità articolare e momenti di rilassamento me-

ditativo. L’obiettivo è migliorare la capacità motoria, stimolare l’organismo a bruciare calorie, ra orzare il corpo e potenziare la consapevolezza mentale, tutto attraverso una sequenza di movimenti che enfatizzano il controllo, la respirazione e la postura.

Le componenti fondamentali dell’allenamento

> Cardio ad alta e bassa intensità: la parte cardiovascolare è centrale, con esercizi che variano tra alta e bassa intensità. Questa varietà, combinata a movimenti fluidi, favorisce la

tonificazione muscolare e il miglioramento della capacità aerobica;

> Mobilità articolare: spesso trascurata nei programmi fitness più tradizionali, la mobilità articolare è essenziale per prevenire infortuni e migliorare la qualità dei movimenti. In questo contesto, si utilizzano movimenti ispirati allo stretching, allo yoga e al Pilates, che aiutano a rendere le articolazioni più flessibili e dinamiche;

> Consapevolezza del movimento: attraverso il respiro e la concentrazione mentale, si lavora non solo sul corpo ma anche sulla mente, portando a una maggiore consapevolezza del movimento e alla riduzione dello stress. Questo approccio consente agli allievi di sviluppare una migliore percezione di sé e del proprio corpo, influendo positivamente sia sulle performance fisiche che sul benessere emotivo.

I benefici del Mobility Cross Cardio

Il Mobility Cross Cardio o re una vasta gamma di benefici che lo rendono adatto a persone di tutte le età e livelli di allenamento. Tra i principali vantaggi c’è il miglioramento della mobilità e della flessibilità che rendono il corpo più agile e meno soggetto a rigidità; il potenziamento muscolare e cardiovascolare; la prevenzione degli infortuni sia durante l’allenamento che nelle attività quotidiane; la riduzione dello stress e miglioramento del benessere mentale e l’adattabilità in base alle capacità individuali.

Un allenamento completo per il corpo e la mente

Quello che rende il Mobility Cross Cardio unico è la sua visione olistica del fitness. Invece di concentrarsi esclusivamente sulla prestazione fisica, come accade

in molti allenamenti tradizionali, questo metodo dà uguale importanza all’aspetto mentale. La concentrazione necessaria per l’esecuzione dei movimenti e la consapevolezza del respiro hanno anche e etti positivi duraturi sulla gestione dello stress e dell’ansia. Inoltre, il Mobility Cross Cardio è un’attività che favorisce un maggiore equilibrio tra le varie

componenti del benessere fisico, evitando gli eccessi tipici di alcune discipline ad alto impatto. I movimenti controllati e la gradualità delle intensità riducono il rischio di sovraccarico muscolare o burnout, rendendolo un allenamento sostenibile a lungo termine. Il Mobility Cross Cardio rappresenta una risposta moderna alla crescente richiesta di allenamenti che siano e caci non solo dal punto di vista fisico, ma anch e mentale. Grazie alla sua combinazione di cardio, mobilità e meditazione, o re un approccio equilibrato al fitness, capace di migliorare la salute fisica e il benessere psicologico di chi lo pratica. Adatto a tutti, è un invito a prendersi cura di sé in modo consapevole e completo, integrando movimento, respiro e meditazione in una routine che può trasformare positivamente la qualità della vita.

IPB ISTITUTO POLISPECIALISTICO BERGAMASCO

Il potere del freddo: pelle più giovane e luminosa con la crioterapia

Una pelle più giovane e luminosa, senza aghi o interventi?

È possibile. La crioterapia, o “terapia del freddo”, è molto apprezzata per i suoi benefici estetici, in particolare quando applicata al viso. Originariamente sviluppata per l’ambito sportivo per favorire il recupero da traumi o infortuni, oggi questa tecnica viene utilizzata per migliorare l’aspetto della pelle. In questo caso si parla di crioterapia localizzata, che agisce riducendo l’infiammazione, stimolando la microcircolazione e promuovendo la produzione di collagene. Studi recenti hanno evidenziato come questa pratica possa contribuire a ridurre le rughe sottili, migliorare il tono della pelle e donare un aspetto più luminoso. I trattamenti sono brevi, generalmente durano pochi minuti, e possono essere ripetuti nel tempo per mantenere i risultati. Secondo Massimo De Nardi, esperto di crioterapia in diversi ambiti, i benefici del freddo per il viso sono evidenti già dopo poche sedute, senza la necessità di pro-

Trattamento anti-age non invasivo che sfrutta le basse temperature per ridurre le rughe, migliorare il tono della pelle e stimolare la produzione di collagene

cedure invasive. È una soluzione adatta a chi cerca un metodo delicato ma e cace per prendersi cura della propria pelle.

In che modo il freddo agisce sulla pelle?

La crioterapia è un trattamento non invasivo che si basa su un flusso di vapori di azoto che raggiunge temperature bassissime, intorno ai -160°C, e può essere direzionato su qualsiasi distretto corporeo, compreso il viso. La crioterapia localizzata sul viso, nota negli Stati Uniti come Cryo Facial, è un prezioso alleato per la pelle per diversi motivi. Innanzitutto, il freddo induce una vasocostrizione nella zona trattata, a cui segue una vasodilatazione: questo passaggio crea i presupposti per un miglioramento del microcircolo, della capillarizzazione e della vascolarizzazione e quindi una maggiore ossigenazione dei tessuti. Inoltre, la crioterapia localizzata induce un e etto antinfiammatorio: questo consente di ridurre le infiammazioni tipiche

della pelle del viso, come ad esempio la dermatite atopica, eritemi ed eczemi. A proposito di infiammazioni, è molto utilizzata anche contro l’acne: la vasocostrizione indotta dalle basse temperature causa un restringimento dei pori, facilitando il passaggio delle sostanze curative che le vengono applicate, migliorando così l’aspetto della pelle e rendendola meno arrossata e più liscia. Si può fare a tutte le età senza alcuna controindicazione, se non per coloro che so rono di orticaria da freddo e nevralgia del trigemino.

Perché funziona come trattamento anti-age?

La chiave sta sempre nella vasocostrizione indotta dal freddo che ricompatta i tessuti, dando la sensazione di una pelle liscia e tirata. Ciò favorisce anche la riduzione delle occhiaie e delle borse sotto gli occhi. Queste basse temperature inducono inoltre un’accelerazione del metabolismo cellulare, stimolando la produzione di collagene ed elastina, proteine

che vengono prodotte dalle cellule del derma (parte più profonda della pelle) e conferiscono alla pelle maggiore elasticità e morbidezza. La produzione di collagene ed elastina si riduce con l’età: l’attività dei fibroblasti, le cellule specializzate che quotidianamente producono queste proteine, risulta meno e ciente ed i tessuti ne risentono. Da qui la comparsa delle rughe, soprattutto nelle zone del viso soggette a contrazioni, ovvero quelle in cui si trovano i muscoli mimici facciali.

L’area trattata può essere estesa dal viso al collo e alla base del mento, ovvero nelle aree in cui si nota maggiormente il cedimento dei tessuti e la lassità della pelle.

È una tecnica sicura?

Sì, nonostante lavori con un flusso di azoto a una temperatura di

-160°C, si tratta di una metodica sicura. Il dispositivo è dotato, infatti, di due importanti indicatori, ovvero un termometro a infrarossi che rileva la temperatura cutanea dell’area trattata e un indicatore di distanza che consente all’operatore di lavorare al meglio. Conoscere in tempo reale questi parametri permette infatti di direzionare al meglio il flusso di aria fredda, lavorando in sicurezza e con un’intensità tale da raggiungere i risultati desiderati senza incorrere in situazioni spiacevoli come, ad esempio, delle ustioni da freddo.

Quante sedute sono necessarie per vedere gli e etti?

Già dalla prima seduta si può vedere la pelle più compatta. Per ottenere risultati significativi, comunque, si prevede, per un

pelle in un buono stato di salute, una frequenza di una/due volte a settimana (ogni seduta dura circa 12 minuti), mentre a chi ha una pelle mediamente compromessa si consiglia un ciclo iniziale di almeno cinque/sei sedute ravvicinate, seguite da un programma di mantenimento.

La MINICAR

MASSIMO DE NARDI
Dottore in Scienze motorie
Krioplanet, Treviglio (BG)

GLI AMICI DI BERGAMO SALUTE

ALBINO

Caredent Albino

Viale Stazione, 4

Centro Prelievi Bianalisi Albino

Via Volta, 2/4

ALMENNO SAN BARTOLOMEO

Dott. Luis - Almenno San Bartolomeo

Via Papa Giovanni XXIII, 64 ALMÈ

Farmacia Visini

Via Italia, 2

ALZANO LOMBARDO

Ospedale Pesenti Fenaroli / Asst Bergamo Est

Via Mazzini, 88

AZZANO SAN PAOLO

Fortimed Poliambulatorio

Via Cremasca, 24

Iro Medical Center

Via del donatore Avis-Aido, 13

Studio Odontoiatrico Dott.

Campana Marco

Via Castello, 20

BAGNATICA

Centro Prelievi Bianalisi

Bagnatica

Piazza Gavazzeni

BERGAMO

20 Fit

Via Broseta, 27C

ATS Bergamo - Sede

Via Galliccioli, 4

AZ Veicoli

Via per Curnasco, 70/72

Ambulatorio For.US di Coop.

RUAH

Via Daste e Spalenga, 15

AniCura / Clinica Veterinaria

Orobica

Via Zanica, 62

Antares Onlus

Via Spino, 10

Associazione Mosaico Aps

Via Palma il Vecchio, 18/C

Asst Papa Giovanni XXIII

Piazza OMS, 1

Athaena

Via Ronzoni, 3

Avis Monterosso

Via Leonardo da Vinci, 4

Bergamo Assistenza

Via Mazzini, 24/c

Blu Fit Redona

Via Gusmini, 3

Cartolombarda

Via Grumello, 32

Casa di Comunità / Bergamo

Via Borgo Palazzo, 130

Casa di Cura San Francesco

Via IV Novembre, 7

Centro Acustico Italiano

Via San Bernardino, 33/c

Centro Borgo Palazzo

Via Borgo Palazzo, 43

Centro Medico Boccaleone

Via Capitanio, 2/e

Centro Sportivo Piscine

Italcementi

Via Statuto, 41

Centro Tutte le Età / Boccaleone

Via Rovelli, 27

Centro Tutte le Età / Borgo Palazzo

Via Vivaldi, 5

Centro Tutte le Età / Colognola

Via dei Caravana, 7

Centro Tutte le Età / Loreto

Via Pasteur, 1/a

Centro Tutte le Età / Monterosso

Via Leonardo Da Vinci, 9

Centro Tutte le Età / Redona

Via Leone XIII, 27

Centro Tutte le Età / San Colombano

Via Quintino Basso, 2

Centro Tutte le Età / Villaggio

degli Sposi

Via Cantù, 2

Cooperativa Sociale Alchimia

Via Boccaleone, 17c

Dipendiamo - Centro per la cura delle New Addiction

Via Torquato Taramelli, 50

Domitys Quarto Verde

Via Pinamonte da Brembate, 5

Dott. Ghezzi Marco

Via Zambonate, 58

Eugenio Tappezziere

Via Borgo Palazzo, 83/b

Farma Logica

Via Promessi Sposi, 19/C

Farmacia Conca Verde

Via Guglielmo Mattioli, 24

Farmacia Santa Lucia

Via Dello Statuto , 16

Farmacia Sella

Piazza Pontida, 6

Fidas Bergamo - Ass. Donatori

Sangue

Viale Ernesto Pirovano, 4

DOVE PUOI TROVARE LA RIVISTA IN DISTRIBUZIONE GRATUITA

Fisioforma

Via Pitentino, 14/a

Forneria Rota

Via Silvio Spaventa, 56

Foto Cine Ottica Skandia

Via Borgo Palazzo, 102/104

Happy Friends

Via Meucci, 2

Il Bio di Francesca nel Borgo

Via Borgo Santa Caterina, 9/d

Kids and Us Bergamo Est

Via Fratelli Bronzetti, 4

Kids and Us Longuelo

Via Mattioli, 18

La Terza Piuma

Via Divisione Tridentina, 6/b

Medical Farma

Via Borgo Palazzo, 112

Methodo Medical Center

Via San Giorgio, 6/n

Milano Senza GlutineBergamo

Via Sant’Ambrogio, 19

MindFit Clinic

Via Quinto Alpini, 4

Monica Vitali - Centro Italiano

Pavimento Pelvico

Via Betty Ambiveri, 11

OPI Bergamo

Via Rovelli, 45

Ordine Medici Bergamo

Via Manzù, 25

Ordine Medici Veterinari

Bergamo

Via Daste e Spalenga, 15

Ottica Gazzera

Via Gasparini, 4/e

Palamonti/CAI

Via Pizzo della Presolana, 15

Poliambulatorio Città di Bergamo

Via Madonna della Neve, 27

Residenza Anni Azzurri

Via Colognola ai Colli, 8

Selene Centro Medico

Via Puccini, 51

Smuoviti Be Well

Viale Giulio Cesare, 29

Studio Dentistico Previtali

Via Broseta, 112

Studio Odontoiatrico Dott. Maggioni Maurizio - Pianeta

Sorriso

Via Zelasco, 1

Studio di Podologia Zanardi

Via Suardi, 51

BONATE SOPRA

Ortopedia Tecnica Gasparini

Via Milano, 57

BREMBATE DI SOPRA

Piscine Comunali

Via Bruno Locatelli, 36 CALCINATE

Ospedale F.M. Fassi / Asst Bergamo Est

Piazza Ospedale, 3 CALUSCO D’ADDA

Dott. Luis - Calusco d’Adda Via Bergamo, 335 CASAZZA

Centro Prelievi Bianalisi Casazza

Piazza della Pieve, 2 Istituto Polispecialistico Bergamasco Via Nazionale, 89 CASNIGO

Centro Sportivo Casnigo

Via Lungo Romna, 2 Il Casaro Bianco

Via Lungo Romna, 51 CAZZANO SANT’ANDREA

C.S. Materassi

Via Melgarolo, 5 CHIUDUNO

Centro Prelievi Bianalisi Chiuduno

Largo Europa, 3

Dott. Luis - Chiuduno

Via Trieste, 39

Ds Sport Therapy

Via degli Astronauti, 2 Giacomo Strabla Centro Sportivo

Via Martiri della Libertà CLUSONE

Casa di Comunità / Clusone

Via Somvico, 2

COSTA VOLPINO

Centro Prelievi Bianalisi Costa Volpino

Via Marco Polo, 2 CURNO

Bongiorno Antinfortunistica

Via Enrico Fermi, 10 Caredent Curno

Via Enrico Fermi, 5

Dm Drogerie Markt Curno

Via Enrico Fermi, 39

Dott. Leonino A. Leone

Via Lungobrembo, 18/A

For Me Centro Medico

Via dell’Aeronautica, 19

Il Sole e la Terra

Via Enrico Fermi, 56

ItalianOptic

Via Bergamo, 32

DALMINE

Animal Center

Strada Statale 525, 29

Casa di Comunità / Dalmine

Viale Betelli, 2

Farmacia Ornati Dott. De Amici

Via Papa Giovanni XXIII, 11

Farmacia all’Università

Via Marconi, 9

Istituto Medico Sant’Alessandro

Via Cavagna, 11

Viktor srl

Via Pasubio, 5

GAZZANIGA

Ospedale Briolini / Asst Bergamo Est Via Manzoni, 130

GORLAGO

Insieme a Te

Via Regina Margherita, 64

Namasté Salute

Piazza Gregis, 10/a GORLE

Casa di Riposo Caprotti Zavaritt Via Arno, 14

Centro Medico MR Via Roma, 28 GRASSOBBIO

Centro Prelievi Bianalisi Grassobbio

Via Fornacette, 5

NUOVO

ABBONAMENTO

GRUMELLO DEL MONTE

Four Dental

Via Marconi SNC LOVERE

Casa di Comunità / Lovere

Piazzale Bonomelli, 8

Ospedale SS. Capitanio e Gerosa / Asst Bergamo Est Via Martinoli, 9

MEDOLAGO

Plurimed Via Presolana, 1 MOZZO

Social Mozzo Via Verdi, 2/B

Sportindoor All in One Via Fausto Radici, 1 NEMBRO

Bergamo Sanità

Via Roma, 43

Centro Medico Santagostino

Via Cascina Colombaia, 3

Farmacia San Faustino

Via Europa, 12

NESE DI ALZANO LOMBARDO

La Tua Salute

Via Europa, 115

OLTRE IL COLLE

Alp Life

Via Drago, 1760

OSIO SOTTO

Studio Kinesi Via Milano, 9

OSPITALETTO

Dott.ssa Seiti Mara

Via Famiglia Serlini Trav III, 16 PEDRENGO

Cooperativa ProgettAzione Via Moroni, 6

PIARIO

Ospedale M.O. A. Locatelli / Asst Bergamo Est

Via Groppino, 22

PIAZZA BREMBANA

Fondazione Don Palla

Via Monte Sole, 2

PONTE SAN PIETRO

Casa di Comunità / Ponte San Pietro

Via Caironi, 7

Centro Medico Ponte

Via S. Clemente, 54 ROGNO

Centro Prelievi Bianalisi Rogno

Via Giardini, 3

ROMANO DI LOMBARDIA

Avalon

Via Rinaldo Pigola, 1

Caredent Romano di Lombardia

SS 498 (c/o Centro Comm. Il Borgo)

Farmacia Comunale

Via Duca D’Aosta

Ospedale SS. Trinità / Asst Bergamo Ovest

Via S. Francesco d’Assisi, 12

A “BERGAMO SALUTE” 6 NUMERI A SOLI € 22,00

* Dati Obbligatori > DA COMPILARE IN STAMPATELLO LEGGIBILE

*Nome *Cognome

*Via

*Città

ROVETTA

Centro Sportivo Rovetta

Via Papa Giovanni XXIII, 12/f

SAN GIOVANNI BIANCO

Farmacia Contenti

Via Carlo Ceresa, 44

Ospedale Civile / Asst Papa Giovanni XXIII

Via Castelli, 5

SAN PAOLO D’ARGON

Centro Prelievi Bianalisi San Paolo d’Argon

Viale delle Rimembranze

SAN PELLEGRINO TERME

In Cammino Coop. Sociale

Via de Medici, 13

Istituto Clinico Quarenghi

Via San Carlo, 70 SARNICO

Casa di Comunità / Sarnico

Via Libertà, 37 SCANZOROSCIATE

Centro Prelievi Bianalisi

Scanzorosciate

Piazza della Costituzione SEDRINA

Farmacia Micheli

Via Roma, 71/a

SERIATE

B Clinic Seriate

Via Nazionale, 122

Caredent Seriate

Via Italia, 131

Casa di Comunità / Seriate

Via Paderno, 40

*n°

*Cap *Provincia E-mail

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Strudel saraceno al cavolo nero Secondo piatto

INGREDIENTI per 4 persone

PER L’IMPASTO

250 g

Di coltà di preparazione

Media

Tempo di preparazione

1 ora + 40 minuti di cottura

FABRIZIO MARTINELLI Cuoco

Ristoro de Il Sole e la Terra di Curno (Bg)

Farina di grano saraceno

175 ml Acqua

mezza bustina Lievito istantaneo

10 g

3-4 g

PER IL RIPIENO

600 g

100 g

100 g

1 cucchiaino

Olio extravergine d’oliva

Sale fino

Cavolo nero o bietole o coste

Tofu a umicato sbriciolato

Besciamella di soia

Rosmarino e prezzemolo tritati

q.b. Olio extravergine d’oliva, sale, pepe

PREPARAZIONE

Far rosolare la cipolla tritata con poco olio, aggiungere la verdura tagliata sottile e far cuocere a fuoco lento finché morbida, aggiungendo acqua se necessario. Spegnere, aggiungere tofu, besciamella, rosmarino, prezzemolo, sale, pepe e lasciar ra reddare. In una ciotola mettere farina, sale, olio, lievito e versare a filo l’acqua iniziando ad impastare. Lavorare il tutto per qualche minuto fino a ottenere un composto compatto e omogeneo. In base alla tipologia di farina utilizzata, potrà esser utile aumentare o diminuire l’acqua. Mettere l’impasto in una placca rivestita di carta da forno e, con le mani leggermente unte di olio, stenderlo per tutta la teglia. Versarvi il ripieno e arrotolare l’impasto fino a ottenere uno strudel ben compatto. Spennellarlo d’olio, bucherellare con una forchetta e cuocere in forno preriscaldato a 180°C per 40 minuti circa.

Attenti ai botti di Natale!

A CURA DI IVANA GALESSI
Come aiutare il cane a superare la paura dei fuochi d’artificio.

Ogni anno, nel periodo delle festività, tornano fuochi d’artificio e botti. Ammessi o vietati dalla legge a seconda dei regolamenti comunali, per i nostri amici quattrozampe (oltreché per i pennuti) rappresentano sempre un problema. Per molti cani questi rumori assordanti e improvvisi sono fonte di stress e paura. La sensibilità acustica dei cani è notevole rispetto a quella degli esseri umani e ciò li rende particolarmente vulnerabili ai botti. Uno studio condotto dall’Università di Oslo indica che il 23% dei cani presi in analisi dalla ricerca ha dimostrato di aver paura dei rumori di petardi e fuochi d’artificio più che di altri rumori forti come gli spari, il tuono dei temporali e il rumore del tra co.

Perché i cani hanno paura dei fuochi d’artificio

La paura dei fuochi d’artificio nei cani è legata principalmente al loro udito estremamente sviluppato. I cani sono in grado di percepire suoni ad alta frequenza che noi non possiamo sentire, e i rumori forti e improvvisi, come quelli dei botti, li spaventano facilmente. A di erenza degli esseri umani, che sono in grado di prevedere e comprendere che il rumore proviene da un’esplosione innocua, i cani non riescono a contestualizzare questi suoni, il che li può portare a reagire con ansia e paura. Inoltre, i fuochi d’artificio non solo sono rumorosi, ma spesso sono accompagnati da forti vibrazioni e luci brillanti, che possono ac-

centuare il disagio. Alcuni cani possono manifestare sintomi di paura attraverso comportamenti come tremare, ansimare, nascondersi, abbaiare o, addirittura, tentare la fuga.

Preparare il cane

all’arrivo dei fuochi: cosa fare prima

Preparare il proprio cane prima di un evento in cui sappiamo che ci saranno fuochi d’artificio è fondamentale. Si può iniziare creando un ambiente sicuro e accogliente in casa e predisponendo un angolo tranquillo dove il cane possa sentirsi protetto, come una stanza interna senza finestre dove il rumore è attutito, o un luogo familiare, come la sua cuccia, con la

presenza di giocattoli e oggetti che gli trasmettono serenità. Alcuni cani trovano conforto nel chiudersi in uno spazio ristretto, come una cuccia o una coperta sotto cui rifugiarsi. Un altro aspetto importante è la desensibilizzazione al rumore, utilizzando rumore bianco o musica (a volume moderato) da radio o tv per coprire i rumori ben più fastidiosi dei botti in un contesto controllato e sicuro.

Come gestire il cane durante i fuochi d’artificio Quando i fuochi d’artificio iniziano, la presenza del padrone è fondamentale. Bisogna cercare

di rimanere vicino al proprio cucciolo per trasmettere sicurezza e comfort, comprendendo il suo stato d’animo e facendolo sentire più sereno, oppure distrarlo con giochi o attività che lo coinvolgono.

Cosa evitare e come gestire il post-evento

Anche se molti Comuni in tutta Italia emettono Ordinanze di divieto d’uso dei fuochi pirotecnici, purtroppo a volte non vengono rispettate. Per questo, durante i fuochi d’artificio, è bene evitare di lasciare il cane all’aperto o da solo, poiché il rischio di fuga è molto elevato. I cani spaventati tendono

a scappare in preda al panico, e spesso possono perdersi! Dopo l’evento, invece, è importante prestare attenzione ai segnali che il cane ci trasmette. Alcuni possono recuperare velocemente dallo stress, mentre altri possono manifestare segni di ansia persistente. Se il cane ha di coltà a riprendersi, potrebbe essere utile consultare un Veterinario Comportamentista per a nare una strategia di superamento del trauma.

Non sottovalutare il problema

A rontare la paura dei fuochi d’artificio nel proprio cane richiede tempo, pazienza e comprensione! Ogni cucciolo è diverso, e ciò

che funziona per uno potrebbe non funzionare per un altro. L’importante è prepararsi in anticipo e non sottovalutare il problema, creare un ambiente sicuro e for-

nire il giusto supporto durante l’evento. Con il giusto aiuto e la giusta strategia, il cane potrà a rontare i fuochi d’artificio con maggiore serenità e benessere.

RUBRICHE ALTRE TERAPIE

Prince, il medico a quattro zampe arriva in terapia intensiva

∞ A CURA DI IVANA

GALESSI

“Dog for Smile” è il primo progetto in Lombardia che introduce un cane in corsia a supporto dei pazienti più gravi.

La riabilitazione dei pazienti ricoverati in terapia intensiva rappresenta una sfida complessa, poiché coinvolge il recupero delle funzioni fisiche, ma anche di quelle cognitive ed emozionali. La vulnerabilità dei pazienti ricoverati è particolarmente accentuata: lunghi periodi di degenza, terapie invasive e la natura delle condizioni trattate possono comportare conseguenze profonde non solo sul corpo, ma anche sulla mente. Proprio l’auspicio di migliorare e accelerare il recupero delle funzioni dei pazienti critici ha spinto l’ASST Bergamo Ovest ad a ancare alle terapie mediche tradizionali anche terapie complementari. Tra queste iniziative, spicca un progetto innovativo: l’introduzione di un cucciolo di Golden Retriever chiamato Prince, che sarà presto operativo presso l’Ospedale di Treviglio – Caravaggio. Dopo un periodo di inserimento nell’ambiente ospedaliero e dopo aver terminato uno specifico percorso di addestramento, Prince entrerà a pieno servizio entro la

fine del 2024 per ridurre lo stress da ricovero in rianimazione e incentivare esercizi fisioterapici spontanei, come ad esempio le carezze. Il suo ingresso nelle sale della terapia intensiva rientra nel progetto ‘Dog for Smile’, il primo in Lombardia e il secondo in Italia di questo tipo. Al fianco del simpatico cucciolo ci sarà la sua proprietaria Silvia Zambelli, Dirigente Anestesista presso la struttura.

L’umanizzazione della cura

L’introduzione di Prince nell’ambiente ospedaliero risponde a un bisogno crescente di umanizzazione delle cure. Questo concetto, oggi al centro di molte riforme sanitarie, punta a migliorare il benessere generale del paziente, riconoscendo l’importanza degli aspetti psicologici ed emotivi della cura, oltre a quelli fisici. “Non si può parlare di reale umanizzazione – ha commentato Giovanni Palazzo, Direttore Generale Asst Bergamo Ovest – se non si garantisce massima attenzione ai settori più critici per i pazienti e familiari. Le

Terapie Intensive rappresentano un luogo di particolare complessità, anche emotiva, con ricoveri spesso lunghi e con pesanti ripercussioni psicomotorie. Abbiamo, quindi, la responsabilità di utilizzare tutti gli strumenti a disposizione. Sono sicuro che il nostro nuovo dipendente a 4 zampe sarà un valido supporto nei percorsi di cura dei nostri pazienti e garantirà con la sua presenza attimi di leggerezza anche ai familiari ed ai nostri professionisti ”.

Un progetto pilota in un settore delicato “La Società Italiana di Anestesia e Rianimazione ha pubblicato uno studio scientifico in cui risulta evidente l’e cacia degli interventi assistiti con animali nel setting della terapia intensiva, raccogliendo dati sulla modificazione dell’attività elettrica elettroencefalografica, variazione di frequenza cardiaca e pressione arteriosa, saturazione di ossigeno, livelli salivari di cortisolo, ossigenazione cerebrale prefrontale e scala di

valutazione del dolore. Per questo motivo, certa della buona iniziativa, ho deciso di intraprendere con Prince un percorso di addestramento specifico, a nché possa portare supporto a tutto il reparto, diretto dal dottor Claudio Savi, in cui ho l’onore di lavorare” – ha aggiunto la dottoressa Silvia Zambelli. “Con soddisfazione – ha concluso il Direttore Sanitario dell’Asst Bergamo Ovest, Antonio Manfredi –ringrazio il personale medico che prenderà parte al progetto pilota che permetterà al nostro Ospedale di potersi distinguere, ancora una volta, per l’innovazione nei servizi o erti con un’attenzione ad una particolare tipologia di pazienti ”.

Mare d’inverno al caldo delle Canarie

Le isole Canarie sono la destinazione perfetta per chi cerca il mare d’inverno: clima mite, paesaggi incantevoli e numerose attività per il benessere e lo svago.

“Il mare d’inverno. È un concetto che il pensiero non considera. È poco moderno. È qualcosa che nessuno mai desidera”. Così cantava nel 1983 Loredana Bertè in un brano scritto da Enrico Ruggeri. Era una poesia sulla solitudine, ma per nulla aderente alla realtà. Il mare d’inverno è un sogno di tutti coloro che chiedono relax e sole, lontano – ma nemmeno troppo – dal grigiore delle metropoli, da smog e temperature rigide.

Un’isola per il benessere e la salute

Una località privilegiata, che a ogni stagione può o rire clima mite, spiagge e mare d’incanto è Gran Canaria. I motivi non sono solamente legali alle temperature. L’isola è ben nota in Europa come destinazione per la salute. Già nel XIX secolo, viaggiatori dal continente si recavano sull’isola per riprendersi da ogni tipo di malattia, grazie ai benefici del suo clima. Con il passare del tempo,

il concetto di riposo e recupero si è evoluto, ma il ringiovanimento e il conseguente benessere fisico e mentale sono ancora garantiti sull’isola. Sabbia, sole, mare, aria pura, pietre vulcaniche, moderni trattamenti, Gran Canaria ha tutto il necessario per dedicare del tempo a ricaricare le energie, sia in uno dei numerosi centri benessere o erti dall’isola, sia con una pas-

seggiata al tramonto respirando la brezza marina o l’aria pura dei boschi.

Un mare di paesaggi e spiagge

La varietà dei paesaggi di Gran Canaria è sorprendente. I suoi 236 chilometri di costa propongono innumerevoli possibilità di scelta. Dalle tranquille cale del sud fino a zone più turistiche come

∞ A CURA DI EMANUELE RONCALLI

Las Palmas de Gran Canaria o San Bartolomé de Tirajana, con la famosa spiaggia dell’Inglés, attraversando ambienti singolari come la spiaggia di dune di Maspalomas o i selvaggi arenili di Güi-Güi.

Sport e natura: un paradiso attivo Gran Canaria è una buona scelta anche per gli amanti degli sport nautici. Le possibilità non mancano: diving, surf, vela e, ovviamente, windsurf. La natura di Gran Canaria rappresenta un’altra delle sue bellezze. Il 46% del territorio è stato

dichiarato Riserva della Biosfera da parte dell’UNESCO. Seguendo la vasta rete di sentieri è possibile visitare a piedi o in bicicletta i vari parchi naturali, e addirittura osservare balene e delfini nel loro habitat naturale. Si tratta infatti di animali spesso presenti nella zona sud dell’isola.

Tradizione e spettacoli natalizi Nel periodo natalizio, non mancano attrattive. Primo fra tutte il Presepe di sabbia nella spiaggia di las Canteras (dal 5 dicembre al

8 gennaio). Qui ogni anno, dal 2006, un gruppo di importanti scultori internazionali che lavorano con la sabbia si mettono all’opera per dare forma a questo impressionante presepe allestito sulla spiaggia a Las Palmas. Un vero e proprio spettacolo a cielo aperto, che oltre al carattere artistico e religioso ha uno scopo benefico, perché le donazioni ricevute vengono destinate a progetti sociali. Altro Presepe (stavolta vivente) si può ammirare a Veneguera (25 dicembre), nel comune di Mogán. Questo evento tradizionale celebra la cultura canaria con rappresentazioni viventi, musica folcloristica e gastronomia locale. Naturalmente a Capodanno non si può perdere lo spettacolo dei fuochi d’artificio sulle spiagge e nelle piazze delle principali località. E a gennaio la tradizionale sfilata dei re Magi con sfilate con carri allegorici che attraversano le principali città dell’isola, tra cui Las Palmas e Maspalomas.

Per maggiori informazioni www.spain.info

Alimentarsi in modo consapevole

Il cibo come strumento di equilibrio tra mente e corpo

“Se sei felice, sorridi, se hai sonno, riposati, se sei triste, piangi, se sei arrabbiato, sfogati, se sei tranquillo, rilassati. Se hai fame, mangia”: parole simili non provengono da un discorso filosofico o di motivazione personale, ma da contenuti creati da professionisti di alimentazione consapevole. Sì, perché, se ci pensiamo bene, spesso capita che a tutte le sensazioni citate prima si associno, invece della reazione più immediata e più utile, il cibo o le bevande, anche in caso di sazietà.

Quindi, in presenza di emozioni piacevoli o meno, di solitudine o compagnia, il cibo per gli italiani e non solo rappresenta un contorno e un motivo per dedicarsi al mangiare. Ma capita davvero di avere sempre fame, o diventa piuttosto un bisogno automatico, ancestrale, una ricerca di riempire un vuoto, uno spazio che si teme di esplorare?

Il legame tra cervello e intestino

Da professionisti della salute, quando si parla di alimentazione ci sono tanti discorsi correlati che si possono a rontare con chi viene a chiedere un consiglio, tra cui quello che riunisce un po’ tutto ciò che si citava poco fa, ovvero il legame tra intestino e cervello, tra quello che viene definito il ‘cervello primitivo’ e che si impegna ad

accogliere, digerire e scomporre ciò che si assume dal pasto, e il sistema nervoso centrale. “Mi sono occupata personalmente dell’argomento – commenta la dott.ssa Elena Bottazzi – anche in un recente articolo, dedicato a soggetti sportivi e non, mostrando quanti e quali siano gli studi a sostegno del legame biochimico, fisiologico e anche anatomico attraverso fibre nervose, neurotrasmettitori e non solo, tra questi importanti sistemi del corpo umano”. Senza scomodare dati e ricerche che servono a dare risposte alla sfera più razionale, questo legame si può percepire molto semplicemente anche considerando cosa accade quando si prova gioia o paura: la sensazione viene comunicata anche alla ‘pancia’. “L’addome avverte che ha recepito il messaggio rimandando segnali corrispondenti, per esempio, di rilassamento o tensione. Così come la sensazione delle ‘farfalle nello stomaco’, associata al sentimento dell’innamoramento” – sottolinea la dott.ssa Maria Silvia Calvino Ramaccio.

“Mindful eating” e alimentazione sportiva

Anche per questo motivo, il legame che il cibo, le bevande, ma anche l’assunzione d’integratori rivestono sulla sfera emotiva e psicologica viene approfondito in ma-

niera sempre maggiore. Un consiglio che va nella giusta direzione, anche dietro il banco della farmacia, non può non tenere conto

DOTT.SSA MARIA SILVIA CALVINO RAMACCIO

Farmacista ed esperta in medicine complementari

Farmacia San Faustino, Nembro (BG)

DOTT.SSA ELENA BOTTAZZI

Farmacista ed esperta in medicine complementari

della situazione complessiva del soggetto. Per rimanere in ambito sportivo, coloro che devono raggiungere determinate prestazioni o che anche si avvicinano a una disciplina a livello dilettantistico, accanto a indicazioni mirate su quali alimenti e integrazioni liquide possano migliorare le prestazioni e mantenere benessere, lavorano e curano anche la parte mentale e psicologica. Come si può immaginare, per esempio molto diversa è la richiesta per un maratoneta rispetto a un corridore velocista, a un nuotatore o un tennista, in termini di dispendio energetico, intensità e durata di allenamento, ma anche durata nella resistenza e concentrazione. Quindi, in linea generale sta emergendo l’importanza di quella che in inglese è definita “mindful eating”, ovvero l’alimentazione consapevole, che si tratti di attività sportiva o me-

no. Il porre l’attenzione a quali alimenti e bevande si consumano e in quale momento della giornata, il concentrarsi sull’attività, in questo caso l’alimentazione, che si sta svolgendo, associato a eventuali integrazioni e rimedi specifici che possono lavorare su diversi aspetti, come per esempio l’appetito, la digestione, la perdita e la reintegrazione di liquidi, la necessità d’introdurre vitamine e minerali o altre sostanze utili se non su cienti con il cibo.

Oltre il peso: salute e vitalità Capita spesso di occuparsi di richieste che, pur ruotando attorno a questioni inerenti al peso o al mantenimento della forma fisica, celano in realtà il bisogno di raggiungere un più generale stato di benessere psicologico. Esistono infatti diversi integratori che associano alle sostanze attive dal

punto di vista fisico, anche estratti erbali e non solo, che consentono di mantenere un buon tono dell’umore, serenità e accettazione del regime alimentare e dei cambiamenti corporei. “Per citare alcuni esempi, la gri onia, la rodiola, o la teobromina, molecola presente nel cacao, favoriscono un atteggiamento mentale positivo alla gestione di un’alimentazione e integrazione sana”, sottolinea la dott.ssa Calvino Ramaccio. Inoltre, si è sempre più coscienti che non è solo il valore associato al peso l’importante per sentirsi e stare bene, neppure le misure di giro vita, di arti superiori o inferiori, ma ancora una volta la sensazione globale di salute, di vitalità ed energia, insieme a parametri fisiologici e quindi più prettamente biologici.

Come si sente citare spesso: mens sana in corpore sano!

A.R.M.R.

Fondazione Ricerca Malattie Rare INSIEME CONTRO LE

MALATTIE RARE

Le Malattie Rare sono un ampio gruppo di patologie (circa 7.000 secondo l’OMS), accomunate dalla bassa prevalenza nella popolazione (inferiore a cinque persone per 10.000 abitanti secondo i criteri adottati dall’Unione Europea). Con base genetica per l’80-90%, possono interessare tutti gli organi e apparati dell’organismo umano.

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ERITROCHERATODERMIA SIMMETRICA PROGRESSIVA

Codice di Esenzione. RN0580

Categoria. Malformazioni congenite.

Definizione. L’eritrocheratodermia simmetrica progressiva è una dermatosi caratterizzata da un’eruzione psoriasiforme simmetrica con possibile interessamento palmo-plantare.

Epidemiologia.

La patologia colpisce maschi e femmine in eguale misura e non si conosce l’incidenza.

Segni e sintomi.

Le lesioni assenti alla nascita, compaiono generalmente nei primi mesi di vita, ma sono stati comunque descritti casi ad insorgenza più precoce o più tardiva. La dermatosi è caratterizzata da ampie placche eritematose a sfumatura aranciata, fisse, simmetriche, finemente desquamanti, modestamente pruriginose, a estensione centrifuga risparmiante il tronco. In casi sporadici si risolvono spontaneamente entro pochi anni. Le palme e le piante possono essere interessate con andamento transgrediens (eruzione debordante sulle superfici dorsali).

Eziologia.

La malattia viene ereditata con modalità autonomia dominante, ma il numero dei casi sporadici è elevatissimo. Il difetto di base è sconosciuto.

Test diagnostici.

All’esame istologico si evidenziano accantoni, ipercheratosi con pattern a canestro di basket, foci di paracheratosi. Alla microscopia elettronica le cellule dello strato granuloso presentano mitocondri rigonfi e corneociti contenenti vacuoli lipidici.

Terapia.

I pochi dati disponibili suggeriscono l’utilità dei retinici sistemici.

Dottor Angelo Serraglio Vice Presidente Fondazione ARMR Vice Presidente della Fondazione A.R.M.R

A Torre Boldone un insieme di cuori che battono per la solidarietà

Amici del Cuore Onlus sostiene la ricerca sulle malattie cardiovascolari e aiuta i bambini cardiopatici e non solo, attraverso una serie di iniziative, eventi e raccolte fondi.

Un cuore che batte per gli altri

L’Associazione “Amici del Cuore” Onlus di Torre Boldone è molto più di una semplice organizzazione di volontariato: è una famiglia allargata, un gruppo di persone unite dal desiderio di fare del bene, di o rire un aiuto concreto a chi ne ha più bisogno. Le sue radici a ondano nel profondo impegno sociale e in questi anni, grazie ai fondi raccolti con le varie iniziative organizzate e le diverse collaborazioni attivate con altri enti ed associazioni, sono stati erogati contributi economici a: > associazioni che operano

per sconfiggere le malattie, sostenere le cure e la ricerca,; > associazioni di volontariato senza scopo di lucro; > missionari e volontari bergamaschi che svolgono la propria attività in diverse nazioni. Ogni anno, con dedizione e passione, i volontari dell’associazione mettono in campo una serie di iniziative, eventi e raccolte fondi, guidati dal principio che, per quanto piccola possa sembrare una donazione, può fare la di erenza per qualcuno. “Una goccia d’acqua dolce in mezzo al mare salato”, come amano dire i membri dell’associazione.

La Serata della solidarietà: il momento più atteso Tra gli appuntamenti più attesi dell’anno c’è la “Serata della solidarietà ”, un momento carico di emozioni, in cui i sacrifici e l’impegno dei volontari trovano la loro massima espressione. Questo evento, che si tiene nel mese di ottobre, è il culmine di un anno di lavoro incessante e generoso. È qui, nel cinema parrocchiale “Gamma” di Torre Boldone, che le donazioni raccolte durante l’anno vengono consegnate pubblicamente, con un gesto simbolico che rappresenta la realizzazione di tante speranze. La serata è un

intreccio di solidarietà e cultura, con una rappresentazione teatrale dialettale che riempie di allegria il pubblico, unito in un abbraccio di generosità. Durante l’intervallo dello spettacolo, avviene la consegna dei fondi destinati a progetti di beneficenza, un momento di gioia per chi dona e chi riceve. La serata si conclude con l’estrazione di una lotteria, segno di co-

ASSOCIAZIONE

TORRE BOLDONE

Torre Boldone (Bg) - Via Gaito, 5 Info@amicidelcuore.org

Codice Fiscale 95055650162

me anche il gioco e il divertimento possano diventare strumenti per fare del bene.

Condivisione e impegno: l’anima della festa

Ma l’impegno degli “Amici del Cuore” non si esaurisce qui. Ogni anno, la Festa è l’evento clou, un impegno che inizia già a gennaio con la pianificazione e la cura di

ogni dettaglio. Si tratta di dieci giorni intensi, in cui il volontariato si trasforma in festa e aggregazione, con la cucina casereccia che diventa protagonista indiscussa. I volontari, con dedizione instancabile, preparano piatti che soddisfano ogni palato, creando un ambiente accogliente dove il cibo diventa strumento di incontro e solidarietà. Non mancano la piz-

zeria, il bar, la piadineria e persino un angolo per gustare hamburger e kebab, o rendo una varietà che arricchisce l’esperienza di chi partecipa. Le serate sono animate dal ballo liscio e dalle orchestre che trasformano la festa in un luogo di musica, allegria e, soprattutto, generosità. La Festa degli “Amici del Cuore” non è solo un’occasione di divertimento, ma un simbolo di ciò che l’associazione rappresenta: un momento di solidarietà concreta, dove mangiare e ballare si intrecciano con la possibilità di sostenere chi è in di coltà. Ogni piatto servito, ogni biglietto venduto per la ruota della fortuna o la lotteria, ha lo scopo di raccogliere fondi che andranno a migliorare la vita di chi è meno fortunato. Il culmine della festa arriva con la Santa Messa, celebrata sotto il tendone, a sottolineare il profondo legame tra spiritualità e azione solidale. Anche il “Pranzo Amici del Cuore” diventa un’occasione di condivisione, un momento in cui si riflette sul vero significato del donare.

Un impegno che continua anno dopo anno

Ogni anno, i volontari dell’Associazione “Amici del Cuore” si rimboccano le maniche e a rontano nuove sfide, consapevoli che il loro contributo è prezioso. Nonostante le di coltà, lavorano con il sorri-

so, portando avanti il loro compito con la certezza che, anche se il loro gesto può sembrare piccolo, ha il potere di cambiare la vita di qualcuno.

E così, a Torre Boldone, il cuore della solidarietà continua a battere, più forte che mai.

L’impegno dell’ACI per promuovere la salute di tutti, partendo dalla strada

Qualche lettore potrebbe chiedersi a giusta ragione quale rapporto intercorra tra un ente pubblico come l’ACI e un organo di informazione qual è “Bergamo Salute”. Certo, il mondo dell’ACI di Bergamo è quello di assistere e tutelare con un’ampia rete di servizi i suoi 27.500 soci, conducenti di veicoli: ma tra le priorità dell’ACI c’è da sempre l’impegno per promuovere la sicurezza di tutti gli utenti della strada. Tradotto nel concreto, vuol dire concorrere alla difesa della salute della moltitudine di persone che ogni giorno, chi a piedi, chi su un mezzo a motore, in bici o monopattino si mette in strada. Noi dell’ACI lo facciamo attivandoci in molti campi, a partire dalla prevenzione, con i corsi formativi che organizziamo ogni anno nella scuole, soprattutto rivolti a studenti in prossimità della patente di guida. C’è da riflettere su una drammatica realtà che rimane purtroppo costante ed è costituita da tremila morti all’anno (3.039 nel 2023), cifra comprensiva di tutti gli utenti della strada: automobilisti, motociclisti, ciclisti, conducenti di monopattini e pedoni. Pensiamo a cosa significano 224.634 feriti sulla rete stradale italiana nel 2023 e a come/quanto cambierà la vita per una gran parte di loro.

Bergamo con la sua popolazione di 1.111.228 abitanti e i 979.615 veicoli immatricolati nella nostra provincia ha avuto 2.720 incidenti (nel 2022 erano stati 2.700). I morti sono stati 41 (contro i 46 dell’anno precedente) e i feriti 3.575 (3.643 nel 2022).

Per l’anno 2050 l’ONU si è imposta il traguardo alto delle “zero vittime sulla strada”. Come obiettivo intermedio c’è quello di dimezzare le vittime della violenza stradale conteggiata in 1,19 milioni di vittime nel mondo.

Restiamo nel presente: i mezzi per aumentare la sicurezza sulle strade sono molteplici e tutti servono. Ci sono due misure però che restano fondamentali, anche perché efficacemente sperimentate altrove: 1) l’uso della tecnologia per scoraggiare gli eccessi di velocità, prima causa degli incidenti; 2) l’intensificazione dei controlli delle forze dell’ordine, ancor più laddove sono molto carenti o occasionali, anche su strade ad alto scorrimento di traffico.

Si potenzino gli organici: la vigilanza è un forte mezzo di persuasione e al tempo stesso di protezione dell’incolumità generale. Nessuno nasce virtuoso, ma la certezza della sorveglianza – meccanica o umana – contribuisce certamente a esserlo. È la responsabilità a esigerlo in nome della sicurezza di tutti, che è un obiettivo da sempre nelle finalità dell’ACI.

* Presidente ACI di Bergamo

Celebra la guarigione superando a nuoto la Stretto di Messina

L’impresa del dottor Paolo Giovanni Basso Ricci, direttore della struttura di Radiologia degli ospedali di Piario e di Lovere

È di Chieve, in provincia di Cremona, ma è noto nella Bergamasca come direttore della struttura di Radiologia degli ospedali di Piario e di Lovere. Il dottor Paolo Giovanni Basso Ricci ha anche una grande passione per il nuoto: è istruttore, tra l’altro. Il 28 luglio ha attraversato a bracciate i tre chilometri e mezzo che dividono Scilla da Cariddi, cioè lo Stretto di Messina.

L’ha fatto con la figlia Diana, come impresa di gratitudine: un inno alla vita per dimostrare a sé stessi che la forza di volontà può vincere ogni paura. Perché Diana, dopo aver sconfitto una grave malattia, ha scelto di tornare a immergersi insieme a papà in quelle acque che aveva attraversato già da

bambina: a soli 8 anni, nel 2008, era diventata la nuotatrice più giovane in assoluto a percorrere, una bracciata dopo l’altra, i 3.500 metri di mare che separano la Calabria dalla Sicilia. Un record che Diana, oggi 24enne, detiene tuttora.

Non erano soli: c’era anche la tecnica soverese Monica Bianchi (nella foto con il dottor Basso Ricci) e un gruppo di altri amici. Nove, in totale, i componenti del gruppo, tra cui atleti della società sportiva Rari Nantes di Crema, compreso il bergamasco di Songavazzo Matteo Perolari, che ha raccontato a L’Eco di Bergamo: «È stata un’emozione fantastica e sono contento perché, oltre a essere arrivato alla fine, mi sono goduto bracciata dopo bracciata tutta la

traversata: c’eravamo solo noi e il mare, eravamo tutti concentrati su quello che stavamo facendo, senza alcuna distrazione». Alle 8 del mattino il gruppo è entrato nelle acque siciliane e dopo circa un’ora è approdato sulla sponda calabrese. « Ancora una volta la tenacia ci ha permesso di vincere la sfida dello Stretto. Insieme abbiamo primeggiato contro ogni timore», ha commentato il radiologo.

È addirittura la quarta volta che Basso Ricci compie la traversata nel braccio di mare in cui riecheggia l’eco mitologica dei letali mostri acquatici: la prima era stata appunto 16 anni fa, con figlia e moglie al fianco, la seconda nel 2014 e la terza nel 2017. Ora ha fatto poker, perché attraversare a nuoto

∞ A CURA DI CLAUDIO GUALDI

quelle acque «è una sfida con sé stessi – assicura – per provare che le persone possono essere più forti di quanto immaginano».

La truppa di nuotatori è stata seguita a vista da una barca in modo da assicurare ai temerari le necessarie condizioni di sicurezza. «Chi a ronta lo Stretto – spiega Basso Ricci – deve avere una speciale accortezza: poiché le correnti sono molto forti, è indispensabile seguire con attenzione le indicazioni di chi si trova a bordo della barca accompagnatrice. Per noi la traversata è stata, insomma, un autentico lavoro di squadra, che ci ha permesso di arrivare insieme al traguardo. È proprio questo lo spirito che vogliamo portare con noi nella nostra vita quotidiana e lavorativa». Il gruppo è decollato dall’aeroporto di Orio al Serio sabato mattina, 27 luglio, e vi ha fatto ritorno il giorno suc-

cessivo in tarda serata. Il lunedì, poi, tutti regolarmente al lavoro. Anche Monica Bianchi, che prima di quest’impresa aveva fatto solo la Predore-Iseo, la Pisogne-Lovere e il giro di Monte Isola, ma in mare mai. Per la sua prima volta ha trovato una giornata calda: in mare si stava bene anche senza muta.

C’è anche un’edizione competitiva, della traversata dello Stretto. Ha avuto origine il 5 settembre del 1954 quando il commendator Rosario Calì, presidente dello Sporting Club Villa, e il professor Mario Santoro, già presidente della Fin regionale, idearono la gara, che nell’arco di qualche anno coinvolse i migliori specialisti dell’epoca riscuotendo insieme alla Capri-Napoli un enorme successo. L’idea della traversata, a Calì, non venne così a caso ma fu la logica conseguenza di una serie di circostanze e riflessioni

che lo indussero a dare il via alla competizione. Villese di nascita ma milanese di adozione, osservando il “bel mare” che separa la Sicilia dal continente, uno specchio d’acqua tra i più belli del Mediterraneo, che da solo riesce ad o rire un panorama suggestivo ed incantevole, comprese che questo tratto di mare poteva essere un importante risorsa per il territorio e si domandò: perché non esaltare questo luogo, organizzando una traversata a nuoto dello stretto, mettendo così alla prova le qualità dell’uomo? Uomo vibrante e deciso, Calì passò dalle parole ai fatti, portando in riva allo stretto le più grandi firme del nuoto italiano, accendendo a tutti il desiderio di iscrivere il proprio nome nell’albo d’oro della Traversata dello Stretto. Che, con alterne fortune, è arrivata ai giorni nostri, fortunatamente di nuovo in ottima forma.

Da Capo Nord a Capo San Vincent, per beneficenza

L’incredibile impresa del gioielliere

Cesare Curnis: 7.600 chilometri in bicicletta per sostenere

Spazio Autismo Bergamo e l’Associazione

Progetto Itaca Bergamo, che si occupa di disagio mentale

Sul nostro continente c’è un percorso ciclistico estremo, decisamente non per tutti: l’European Divide Trail. Va dall’estremità della Norvegia, il Capo Nord, all’estremità sud del Portogallo, Capo San Vincent. Se l’è inventato Andy Cox, inglese classe 1978 di Oxford, nel 2021, ispirato dai percorsi fuoristrada a lunga distanza che aveva visto online, per lo più nelle Americhe. I giorni necessari per completarlo, nella mente del creatore, sono in media cento, ma dipende da cosa si desidera dall’esperienza. Ad alcuni piace viaggiare veloci e leggeri, coprire rapidamente il terreno e trascorrere molte ore al giorno in sella, ma per altri si tratta di immergersi in una cultura o in un paese, mangiare nei ristoranti e visitare musei.

Quest’anno l’European Divide Trail l’ha percorso anche un gioielliere bergamasco: 7.600 chilometri, di cui molti fuoristrada. Un’impresa epica in solitaria. L’obiettivo non

era solo sportivo, ma profondamente umanitario: sensibilizzare e raccogliere fondi per “La nota in più ”, progetto legato a Spazio Autismo Bergamo, e per l’Associazione Progetto Itaca Bergamo, che si occupa di disagio mentale.

Attraversando otto paesi e completando 37 tappe, Curnis ha documentato ogni passo del suo viaggio sui social, utilizzando lo pseudonimo “Lo Sportivo Sedentario”. Il motivo principale? Sostenere le attività benefiche delle due associazioni attraverso la sua iniziativa “Aut Bike Adventure” (Aba). Sul sito in cui presenta la “sfida” scrive: «Non è solo un test fisico, ma una dimostrazione di tenacia, un messaggio al mondo che non ci sono limiti a ciò che si può ottenere con determinazione e un cuore pulsante di motivazioni profonde. La raccolta fondi avviene attraverso vari canali e iniziative, ognuna pensata per massimizzare l’impatto e coinvolgere un pubblico ampio. Gli

appassionati e i sostenitori possono seguire il viaggio in tempo reale, vivendo ogni sfida e successo attraverso reportage dettagliati e filmati che catturano l’essenza pura di questa epopea. Questa narrazione multimediale serve non solo a ispirare, ma anche a invitare donazioni dirette a favore

delle associazioni selezionate, permettendo a chiunque di contribuire attivamente al successo delle missioni benefiche».

La mattina del 22 agosto, Curnis ha finalmente concluso la sua avventura al faro di Capo San Vincent, diventando il primo italiano a completare questa rotta ciclistica in solitaria, in soli 41 giorni. Nonostante non sia un ciclista professionista – il suo sport preferito è sempre stata la vela – ha trovato decisamente nella bicicletta una nuova sfida personale.

Il legame di Cesare con il tema dell’autismo non è casuale: suo figlio, a cui è stata diagnosticata la sindrome di Asperger a 21 anni, durante il periodo della pandemia, ha rappresentato per lui una profonda fonte di ispirazione.

«Quando ho scoperto la diagnosi, il mio mondo è cambiato», rac-

conta Cesare. Questo evento ha acceso in lui la volontà di saperne di più sull’autismo e di fare qualcosa per sensibilizzare l’opinione pubblica. Da qui è nata l’idea di a rontare l’European Divide Trail. Ad oggi, il viaggio di Curnis ha permesso di raccogliere già alcune migliaia di euro, grazie a donazioni spontanee di cittadini comuni. Il gioielliere prevede che presto si aggiungeranno anche donazioni più consistenti da parte di grandi donatori. Durante il percorso, ha incontrato molte persone che si sono mostrate sensibili alla sua causa e che lo hanno aiutato in vari modi. «Ho trovato tanta umanità ed empatia», dice Cesare, raccontando come abbia filmato alcune conversazioni sulla tematica dell’autismo che diventeranno parte di un docufilm.

Per Curnis questo viaggio non è stato solo una sfida fisica, ma

In questa rubrica pubblichiamo la storia di una persona che ha superato un incidente, un trauma, una malattia e con il suo racconto può dare speranza agli altri.

Vuoi raccontare la tua storia su Bergamo Salute?

Scrivici su facebook o redazione@bgsalute.it!

anche un’occasione di crescita personale. Riflette infatti su come l’esperienza lo abbia cambiato profondamente: «Mi sento diverso. La società ci educa a perseguire forza e successo, ma ho imparato che ciò che conta davvero è migliorare sé stessi, anche solo di poco ogni giorno».

Promuovere la salute mentale in città

Le strategie del Comune di Bergamo per prevenire il disagio psichico. Intervista a Marcella Messina, Assessora alle politiche sociali, longevità, salute e sport

Assessora Marcella Messina, quali sono le strategie messe in atto dal Comune di Bergamo per promuovere la salute mentale e prevenire il disagio psicologico tra i giovani? Le principali strategie messe in campo si fondano su un approccio integrato tra servizi sociali e sanitari. Ad esempio, dopo un ricovero legato a problematiche psicologiche, è essenziale creare un raccordo e cace con i servizi sociali per garantire un progetto di vita che permetta alla persona di reintegrarsi pienamente nella co -

munità. Questo implica l’accesso a soluzioni abitative, l’inserimento lavorativo e la sensibilizzazione del mondo del lavoro a nché accolga chi ha vissuto un disagio psicologico. I dati del nostro Comune segnalano un aumento delle diagnosi e dei casi di disagio psicologico, che non coinvolgono solo la persona direttamente interessata, ma anche la sua famiglia e i caregiver. È fondamentale riconoscere che i caregiver, coloro che assistono chi so re di disturbi mentali, svolgono un ruolo centrale e devono essere a loro volta

supportati. Il progetto “Caregiver Bergamo”, realizzato in collaborazione con ATS e ASST, ha proprio l’obiettivo di mettere al centro la persona e l’intero sistema di relazioni che la circonda. Pur essendo ancora molte le sfide da a rontare, è imprescindibile lanciare un messaggio chiaro nell’agenda politica: non può esserci salute senza salute mentale.

Quali i progetti specifici avviati recentemente per sostenere le persone che so rono di disturbi mentali

∞ A CURA DI IVANA GALESSI

e favorire il loro reinserimento sociale?

Abbiamo sviluppato numerose iniziative per sostenere le persone a ette da disturbi mentali, sia giovani, sia adulti. È fondamentale considerare la comunità come un vero e proprio tessuto di protezione. La prima risposta, secondo la mia visione come assessore alle politiche sociali, non risiede tanto nei servizi specialistici, quanto nella comunità stessa: in come essa accoglie, integra e interagisce con le persone che vivono un disagio mentale. I progetti che abbiamo avviato pongono particolare attenzione al coinvolgimento dei quartieri, perché la dimensione comunitaria è cruciale per creare un ambiente di sostegno. Questo

legame tra comunità e protezione sociale è talmente essenziale che ogni nuovo servizio, ogni intervento dedicato, deve necessariamente integrarsi e dialogare con il contesto del quartiere in cui nasce.

In che modo il Comune collabora con le associazioni e le realtà del territorio per creare una rete di supporto alla salute mentale?

Il Comune di Bergamo collabora attivamente con associazioni, strutture sanitarie e organizzazioni del terzo settore per creare una rete di supporto e cace alla salute mentale. Un esempio concreto di questa sinergia è lo sportello di ascolto situato a Redona e coordinato da ATS nell’ambito del

progetto “Bet on Yourself ”, in collaborazione con gli studenti dell’Istituto Caniana. Questo sportello, progetto parte del Piano locale di contrasto al gioco d’azzardo, si occupa in particolare della dipendenza da gioco d’azzardo patologico, una delle molteplici espressioni del disagio mentale. La cooperativa Il Piccolo Principe, specializzata in questo ambito, è parte attiva dell’iniziativa, mentre i volontari del progetto Giocoforza operano in stretta collaborazione con la comunità locale per o rire ascolto, sostegno e aiuto a chi affronta dipendenze, incluse quelle legate ai videogiochi, all’uso eccessivo di smartphone e alle sostanze. L’obiettivo è costruire progetti fortemente integrati con

la comunità e la cittadinanza, a nché non vengano percepiti come entità separate, ma come parte integrante del tessuto urbano e sociale.

C’è un’attenzione particolare per le fasce più vulnerabili?

C’è un’attenzione particolare per le fasce più vulnerabili come adolescenti e anziani, attraverso interventi mirati che rispondono ai loro bisogni specifici. Uno dei temi centrali è la solitudine, spesso associata al disagio mentale, che colpisce non solo i giovani ma anche gli anziani. Infatti, la solitudine rappresenta una delle problematiche più di use nelle vite delle persone oggi. Per a rontare questo fenomeno, sono stati implementati interventi che mirano a creare occasioni di prevenzione, favorendo momenti di aggregazione e stimolo. Penso in particolare al lavoro svolto con gli anziani e alle iniziative che coinvolgono cittadini in situazioni di fragilità, con l’obiettivo di collegare i bisogni e le necessità. Un aspetto fondamentale di questi interventi è l’attenzione alle attività sportive e di socializzazione, che non solo

promuovono il benessere fisico, ma o rono anche opportunità di interazione sociale. Questi momenti di incontro contribuiscono a contrastare la solitudine e a migliorare la qualità della vita delle persone più vulnerabili.

Il periodo delle feste è quello in cui il problema della solitudine si fa più sentire. Quali le iniziative per creare coesione sociale e reti sociali intergenerazionali?

Per a rontare questo problema e promuovere la coesione sociale, il Comune di Bergamo ha avviato diverse iniziative mirate a creare reti sociali intergenerazionali. Un aspetto centrale di queste politiche è la valorizzazione del lavoro svolto non solo dall’amministrazione comunale, ma in sinergia con tutte le realtà associative, cooperative e sociali del terzo settore, che forniscono risposte continuative e significative alla nostra comunità. Abbiamo costituito un tavolo di lavoro dedicato alla salute mentale all’interno del nostro territorio, coinvolgendo amministratori e rappresentanti del terzo settore. L’obiettivo è connettere i servizi

o erti e favorire una risposta integrata ai bisogni emergenti, che sono in costante evoluzione. È fondamentale comprendere che il disagio si trasforma nel tempo e che le risposte devono adattarsi di conseguenza. Per questo motivo, è essenziale che le iniziative durante le festività includano attività che stimolino l’incontro e la condivisione, coinvolgendo giovani e anziani in eventi sportivi, culturali e aggregativi. Creare spazi di relazione aiuta a contrastare la solitudine e a ra orzare il tessuto sociale. Tutto ciò si inserisce nel quadro delle politiche sociali e sanitarie previste nel piano di zona, che sarà definito entro il 31 dicembre e guiderà le azioni dei prossimi tre anni.

Ferite di cili? No grazie!

Arriva lo specialista in wound care: l’infermiere che si prende cura delle lesioni.

A chi non è mai capitato di medicare una ferita o una piccola ustione accidentale? Nella maggior parte dei casi questo tipo di lesioni guariscono in poco tempo. Può tuttavia capitare che i tempi di guarigione si allunghino e che le complicanze aumentino, soprattutto in persone a ette da patologie croniche. La lesione può ingrandirsi, infettarsi o risultare molto dolorosa compromettendo la qualità di vita della persona. La vulnologia o, per dirla in termini inglesi, il Wound Care è quella disciplina sanitaria che si occupa della cura delle ferite.

Chi è l’Infermiere specialista in Wound Care

È un Infermiere, quindi un professionista sanitario laureato, abilitato

alla professione e iscritto all’Ordine che ha intrapreso un percorso di studi post-laurea chiamato Master in Wound Care. La letteratura scientifica suggerisce che, quando un paziente con lesione viene preso in carico da un Infermiere Wound Care Specialist, i tempi di guarigione e le complicanze si riducono, mentre la qualità di vita migliora.

L’importanza della storia clinica

L’Infermiere Wound Care Specialist, prima di guardare e valutare la ferita, si fa raccontare dal paziente come è insorta, da quanto tempo è presente e quali trattamenti sono stati e ettuati fino a quel momento. Indaga poi se sono presenti patologie croniche come cardiopatia, diabete, patologie au-

toimmuni o altro, valuta il tipo di farmaci che i pazienti assumono e analizza a fondo la documentazione sanitaria a caccia di tutti gli elementi che possono essere utili per inquadrare correttamente il caso. Solo successivamente e ettua una valutazione della lesione.

La

valutazione della lesione

La valutazione della lesione consiste nell’osservare l’area corporea in cui è insorta, la forma, le caratteristiche dei bordi, il tipo di essudato che viene prodotto, il maleodore e nel descrivere - da parte del paziente - il tipo di dolore avvertito. Le informazioni raccolte sono molto preziose perché permettono all’Infermiere di orientarsi rispetto alla causa che ha generato la lesione. Spesso questa chiave di lettura si rivela essere quella vincente: solo comprendendo i meccanismi che hanno generato la lesione è possibile intervenire per correggerli o eliminarli. Provate a immaginare: se aveste un lavandino che perde acqua, vi limitereste a metterci sopra degli stracci per contenere la perdita o chiamereste il vostro idraulico di fiducia per capire cosa sia successo? Ecco, la stessa cosa succede per le lesioni! Non possiamo pensare che possano guarire mettendoci sopra una medicazione; prima è fondamentale intercettare il problema.

La relazione di fiducia con il paziente

Contestualmente, l’Infermiere parla con il paziente e il suo caregiver, ne valuta i bisogni, raccoglie

informazioni sulla sfera sociale, emotiva e relazionale, accoglie le preoccupazioni e instaura quella che viene chiamata “relazione terapeutica”. L’obiettivo, in questo caso, è creare un’alleanza nella quale condividere obiettivi e strategie per remare insieme verso la stessa meta. In quest’ottica, il paziente stesso è fautore del proprio percorso di cura, mentre il ruolo dell’Infermiere è quello del facilitatore per la comprensione di meccanismi fisiologici e patologici complessi e l’individuazione di strategie personalizzate sostenibili e attuabili. L’Infermiere, inoltre, facilita i rapporti con gli altri professionisti sanitari che ruotano attorno al paziente, nell’ottica di ottimizzare gli interventi ed evitare la frammentazione delle cure. Solo dopo aver raccolto un’anamnesi approfondita si e ettua la medicazione vera e propria, avvalendosi anche di medicazioni e tecnologie avanzate. Il tempo dedicato alla persona non è né frettoloso, né risicato perché solo così si può rispondere concretamente a un bisogno.

La prevenzione come parte essenziale del trattamento Va ricordato che alcune condizioni

ELENA RAPIS

Dottoressa in Infermieristica, Specialista in Wound Care, in Evidence Based Practice e metodologia della ricerca

cliniche e alcune patologie predispongono allo sviluppo di lesioni cutanee… e come si suol dire, è meglio prevenire che medicare! Ricordiamo che è utile rivolgersi all’Infermiere specialista in Wound Care non solo in presenza di lesioni, ma anche se si so re di patologie croniche come ad esempio diabete, cardiopatia, nefropatia e problematiche a carico degli arti inferiori. Inoltre se si assistono persone incontinenti e/o allettate, una consulenza infermieristica può aiutare a prendersi cura delle persone care.

Presso la struttura di ALP Life, accompagnati da un’équipe multidisciplinare, i pazienti si allenano con macchinari all’avanguardia e con un particolare strumento che simula il movimento dello sci di fondo e che è stato brevettato nel 2019 proprio dalla realtà serinese: l’Easy Gait System.

Dal recupero per infortunio a patologie complesse

La palestra di ALP Life, ormai attiva da qualche anno in via Valle 55/A a Serina, accoglie sempre più persone che giungono, non solo dalla bergamasca, ma sin da Milano per le competenze e le specificità che si trovano all’interno. Con un percorso personalizzato sui bisogni e sulle capacità di ognuno, la palestra dispone di strumenti all’avanguardia per la riabilitazione funzionale dei task motori più importanti, partendo dal mantenimento di una buona postura in posizione seduta fino ad arrivare all’e cienza del cammino e a volte perfino della corsa. L’allenamento continuativo è alla base di ogni percorso. Che

Una palestra unica. Con un brevetto nato tra i monti

Incastonata in Val Serina c’è una palestra unica per il suo genere. È la struttura di ALP Life, cooperativa sociale di Serina, che si occupa di riabilitazione in ambito neurologico e muscolo-scheletrico

sia per persone che hanno subito un infortunio oppure per chi ha patologie neurologiche come Parkinson, paralisi cerebrale infantile, spina bifida, lesioni midollari o patologie muscolo-scheletriche con problematiche post-chirurgiche e post-traumatiche. Il tutto, il più possibile, all’aperto, a contatto con la natura che circonda la palestra.

Aperta a tutto il territorio

Da qualche settimana, inoltre, la palestra ha aperto anche al pubblico generalista. Un’attenzione, quella di ALP Life, al proprio territorio: infatti la sala attrezzata permette anche a chi abita in Valle di allenarsi senza dover raggiungere le palestre del fondovalle. In più, essendo specializzata sulla riabilitazione, i frequentatori possono anche usufruire di strumenti tecnologici come il D-Wall e Walker View per migliorare la propria performance e comprendere meglio come svolgere i propri esercizi fisici.

Una start up innovativa

ALP Life è una start up innovativa a

vocazione sociale. Con un sogno da realizzare: l’ALP Life Center, una grande struttura specializzata per la riabilitazione, in avvio di costruzione a Costa Serina. È possibile compartecipare alla start up, ottenendo tra l’altro il 30% di sgravi fiscali sull’investimento, con quote variabili. Per rendere concreta l’innovazione in ambito riabilitativo

ALP Life

Via Valle, 55/A - Serina (BG) Tel. 0345 56207 - info@alplife.it www.alplife.it

Avviato lo spazio d’ascolto “centro per la famiglia”

Un nuovo progetto per la Cooperativa In Cammino, avviato presso l’Albero della Cura di San Pellegrino Terme

È stato avviato nel mese di luglio il progetto “La famiglia, uno snodo della rete tra bisogni e risorse” del Centro per la Famiglia gestito dalla Cooperativa In Cammino di San Pellegrino Terme in partenariato con l’Azienda Speciale Sociale Valle Brembana e finanziato da Regione Lombardia.

Il Centro per la Famiglia è uno spazio di ascolto, orientamento e accompagnamento rivolto alle famiglie della Valle Brembana. Nato per promuovere il ruolo sociale, educativo e di cura della famiglia, realizza una serie di azioni e interventi mirati a sostenere la genitorialità e la corresponsabilità dei carichi di cura verso i membri più fragili. La sede principale si trova a San Pellegrino Terme presso l’Albero della Cura della Cooperativa In Cammino: qui vengono o erti servizi di base e alcuni servizi integrativi che si avvalgono anche di Sportelli di Comunità distribuiti sul territorio per raggiungere i luoghi più lontani: Val Taleggio, Branzi, Serina.

Tra i servizi di base rientra lo sportello delle assistenti familiari, gestito in collaborazione con la CISL di Zogno e Bergamo e una

rete capillare, per armonizzare la ricerca di lavoro da parte di una fetta della popolazione, non solo straniera, e la richiesta di assistenza a persone anziane. Un’attenzione particolare viene dedicata al miglioramento delle competenze linguistiche delle assistenti familiari straniere attraverso la sinergia con il Centro Provinciale per l’Istruzione Adulti, con il quale sono state intraprese attività formative on-line con la messa a disposizione di device in comodato d’uso da parte della Cooperativa. La sede principale promuove anche attività di sensibilizzazione per ingaggiare le famiglie sui temi della prossimità e dell’attenzione alla fragilità e sviluppare la cultura dell’aiuto reciproco, attraverso l’organizzazione di laboratori per bambini, genitori e insegnanti.

I servizi integrativi o erti dal Centro per la Famiglia si orientano su tre grandi temi: la solitudine della popolazione anziana, la presenza di migranti sul territorio e la conciliazione del tempo tra lavoro e famiglia. Per gli anziani, si promuove la partecipazione a pomeriggi animati, durante i quali si condividono merende, si sperimenta la narrazione collettiva

e si incentivano esperienze intergenerazionali con i bambini della Scuola dell’infanzia. Per i migranti, soprattutto nuclei familiari e donne con minori, si attuano azioni di sensibilizzazione all’accoglienza e si promuovono attività orientate all’integrazione. Infine, per facilitare la conciliazione tra lavoro e famiglia, si co-costruiscono spazi diurni a sostegno del post-scuola dedicati ai preadolescenti, che includono il pasto e o rono opportunità di incontro, studio condiviso, socializzazione e ricreazione ‘sana’. “Ringraziando - ci racconta la Coop In Cammino - le istituzioni e gli attori che ci permettono di realizzare questo progetto, ci auguriamo di poter camminare insieme condividendo fatiche e sogni che ci accomunano”. Orari di apertura del servizio: lunedì e venerdì. 9-12 / martedì, mercoledì e giovedì. 14-18

In Cammino Coop Sociale Via de Medici, 13 San Pellegrino Terme (BG) Recapiti Centro per la Famiglia Tel. 342 5213386 centroperlafamiglia@coopincammino.it www.coopincammino.it

Novembre | Dicembre 2024

Direttore Responsabile

Claudio Gualdi

Redazione

Ivana Galessi redazione@bgsalute.it

Grafica e impaginazione

Marta Milani, AD Communication

Fotografie e illustrazioni Shutterstock, Adriano Merigo

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Pubblicità info@bgsalute.it

Hanno collaborato

Sara Carrara, Ivana Galessi, Emanuele Roncalli, Claudio Gualdi

Iscr. Tribunale Bergamo N°26/2010 del 22/10/2010

Iscr. ROC N°25539. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche se parziale, di qualsiasi testo o immagine. L’editore si dichiara disponibile per chi dovesse rivendicare eventuali diritti fotografici non dichiarati. I contenuti presenti su Bergamo Salute hanno scopo divulgativo e non possono in alcun modo sostituirsi a diagnosi mediche.

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COMITATO SCIENTIFICO

• Dott. Diego Bonfanti - Oculista

• Dott.ssa Maria Viviana Bonfanti Medico Veterinario

• Dott. Rolando Brembilla - Ginecologo

• Dott.ssa Alba Maria Isabella Campione Medicina Legale e delle Assicurazioni

• Dott. Andrea Cazzaniga Idrologo Medico e Termale

• Dott. Sergio Clarizia - Pediatra

• Dott. Marcello Cottini - Allergologo Pneumologo

• Dott. Giovanni Danesi - Otorinolaringoiatra

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• Dott.ssa Daniela Gianola - Endocrinologa

• Dott. Antoine Kheir - Cardiologo

• Dott.ssa Grazia Manfredi - Dermatologa

• Dott. Massimo Masserini - PsicologoPsicoterapeuta - Sessuologo clinico

• Dott. Roberto Orlandi Ortopedico Medico dello sport

• Dott. Paolo Paganelli - Biologo nutrizionista

• Dott. Antonello Quadri - Oncologo

• Dott.ssa Veronica Salvi - Ostetrica

• Dott. Orazio Santonocito - Neurochirurgo

• Dott.ssa Mara Seiti - Psicologa - Psicoterapeuta

• Dott. Sergio Stabilini - Odontoiatra

• Dott. Giovanni Taveggia Medicina Fisica e Riabilitazione

• Dott. Massimo Tura - Urologo

• Dott. Paolo Valli - Fisioterapista

COMITATO ETICO

• Dott. Ernesto de Amici Presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Bergamo

• Dott. Gianluca Solitro Presidente OPI Ordine delle Professioni Infermieristiche di Bergamo

• Dott. Andrea Poerio e Dott.ssa Diana Prada Referenti territoriali di Bergamo e Provincia OPL Ordine Psicologi Lombardia

• Dott. Stefano Faverzani Presidente Ordine dei Medici Veterinari di Bergamo

• Ordine dei Tecnici Sanitari di Radiologia e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione della Provincia di Bergamo nella persona del Dott. Angelo di Naro

• Distribuzione gratuita presso le strutture aderenti alla formula "Amici di Bergamo Salute". Bergamo Salute è sempre con te: leggila integralmente dal tuo computer, tablet o smartphone www.bgsalute.it

• Dott. Simone Ruggeri Presidente Ordine Fisioterapisti (OFI) Bergamo

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