Supplemento al volume 85, novembre 2024, di Forbes Italia. Registrazione presso il Tribunale di Milano al n. 260 del 7 settembre 2017. Copia non vendibile separatamente
SARANNO FAMOSI (ANCORA DI PIÙ)
Dalle gare alla scrivania, dai riflettori al business. Sono molti i personaggi dello sport e dello spettacolo che investono in startup o fondano un’azienda. Davanti alle nuove sfide, ecco come cambia il loro mondo
Divano Standard e poltrona Chiara di Francesco Binfaré. Schienali e braccioli “intelligenti”, modellabili a piacere, offrono il massimo comfort. Il sistema di sedute è componibile per soddisfare ogni esigenza.
Contenitore Scrigno e tavolo Brasilia di Fernando e Humberto Campana. Un mosaico di schegge di specchio. Ogni pezzo è unico e fatto a mano.
24 - CAMPIONE D’IMPRESA
Dalle vittorie sugli sci a quelle nel mondo imprenditoriale. Giorgio Rocca, attraverso la GR Mountain, offre servizi a 360 gradi, dagli sport invernali alla mountain bike di Fulvio di Giuseppe
Il digitale poco considerato che diventerà indispensabile
Itemi dominanti, se si parla del futuro delle imprese, sono due: sostenibilità e intelligenza artificiale. Della prima si è già scritto e detto di tutto, fatto molto; della seconda si è ugualmente scritto in abbondanza e si è cominciato a fare, ma le frontiere più profonde sono ancora totalmente inesplorate, mentre i confini più vicini si cominciano a decifrare. Però c’è molto da fare. C’è soprattutto grande aspettativa. E anche un po’ di timore. Questo numero di Forbes Small Giants, tra le altre cose, si occupa proprio di intelligenza artificiale relativa all’importanza per le pmi di riconoscere i megatrend del futuro, adattando i piani esg, kpi e kri, laddove esg sappiamo bene cosa significa (è l’accezione più ampia del concetto di sostenibilità, appunto) mentre i Kri sono metriche che segnalano il livello di esposizione ai rischi di un’organizzazione, e i Kpi sono metriche che misurano invece le performance operative di un’organizzazione, concentrandosi sull’efficienza e l’efficacia nel raggiungimento degli obiettivi aziendali. Alla fine il confine diventa labile e
compare all’orizzonte la cybersecurity, un altro degli elementi che appartiene sempre di più al futuro delle aziende.
Torniamo però un attimo al tema più generale dell’intelligenza artificiale applicata alle imprese. Intanto, per utilizzarla, non bisogna avere paura: la resistenza al cambiamento
e la necessità di adattare la cultura aziendale per accogliere nuove tecnologie rappresentano ulteriori sfide. Secondo il rapporto del Politecnico di Milano, solo il 15% delle Pmi italiane dispone delle competenze necessarie per sfruttare appieno la tecnologia di intelligenza artificiale che può essere dominata
dall’uomo e, in questo caso, si rivela molto utile perché le imprese possono accedere a soluzioni che automatizzano processi, ottimizzano le operazioni e migliorano il servizio clienti, senza richiedere investimenti iniziali significativi. Si rivela utile anche il vantaggio competitivo della sua applicazione visto che, soprattutto nel settore delle Pmi, sono davvero poche le imprese che, almeno fino ad oggi, hanno deciso di utilizzare l’intelligenza artificiale almeno nei loro processi predittivi che consentono di adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato, migliorando la loro competitività. Inoltre, l’intelligenza artificiale può contribuire a ridurre i costi operativi attraverso l’automazione, liberando risorse umane per attività a maggiore valore aggiunto.
L’altro tema poco considerato è quello della cybersecurity. Nel panorama digitale attuale, la sicurezza informatica è diventata una priorità assoluta per individui, aziende e governi. L’escalation di attacchi informatici richiede un impegno costante da
parte dei professionisti del settore. Secondo un report di Check Point, gli attacchi nel primo trimestre del 2024 hanno raggiunto il 28% in più rispetto al trimestre precedente. Le organizzazioni si trovano ad affrontare una media di 1.308 attacchi a settimana, il 5% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Inoltre, il significativo aumento e il volume degli attacchi informatici in regioni come Europa, Africa e in particolare in Nord Americadove si è concentrato il 59% degli attacchi ransomware conosciuti - segnala la necessità di solide misure di sicurezza informatica. Il problema è che nel mondo delle Pmi italiane manca ancora una cultura digitale diffusa, nonostante si siano fatti passi grandissimi verso l’automazione. Ma digitale non significa solo movimentazione merci o macchine da imballaggio più veloci ed efficaci: la digitalizzazione vera è quella roba che non si vede, anzi a cui si dà poca considerazione, ma che sta diventando indispensabile per affrontare sfide sempre più grandi, per essere veri Piccoli Giganti. È lì lo sforzo da fare.
FOTO 1
20 Trabocco di futuro
FOTO 2
22 Così lontani, così vicini
COVERSTORY
24 Campione d’impresa
Fulvio di Giuseppe
35 Amiche per lo stile
Mirko Crocoli e Giulia Piscina
RICERCA
39 Il futuro insegna
Francesca Lai
SERVIZI
45 Stampa intelligente
Andrea Salvadori
48 La sicurezza va in rete
Matteo Marchetti
DISTRETTI
52 Impresa capitale
Piera Anna Franini
62 Partire da zero
Francesca Lai
66 L’Abruzzo pronto a salpare
Piera Anna Franini
76 Competitività data driven
Andrea Salvadori
STORIE D’IMPRESA
78 Circolo virtuoso
Primo Marzoratti
82 Brillare sempre di più
Fulvio di Giuseppe
84 Ospitalità tra le vigne
Maurizio Abbati
COCKTAIL PRONTI ALLA VELOCITÀ DELLA LUCE
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86 Il crowfunding dà spettacolo
Matteo Marchetti
88 Aria da bere Francesca Lai
INCHIESTA 91 Un mercato in lievitazione
Camilla Rocca
FOLLOW UP
Alla scoperta del Nord Italia
Agostino Desideri
STARTUP
Accesso rapido al futuro
Maurizio Abbati
110 Arte per tutti
Maurizio Abbatii
112 Al maggiordomo non sfugge nulla Francesca Lai
CURIOSITÀ
Anni d’oro
117 Lo sapevi che RUBRICHE 120 IA, tra opportunità e nuove competenze
122 Tre colonne portanti per i leader di domani
UFFICIO
Brainstorming nordico
Valentina Lonati
Le Pmi italiane puntano sull’IA generativa
Per le Pmi italiane l’Intelligenza artificiale generativa (Gen IA) è una priorità strategica. Secondo una ricerca di Sap Insights, che ha coinvolto oltre 330 aziende italiane, il 58% delle imprese ha classificato l’adozione della Gen IA come una priorità alta, con il 91% che la ritiene almeno moderata. Carla Masperi, direttrice generale di Sap Italia, ha sottolineato come l’IA generativa rappresenti un’opportunità fondamentale per il futuro. Inoltre, il 51% delle Pmi vede l’IA come essenziale per sviluppare nuovi modelli di business e generare ricavi. Infine, il 50% prevede un impatto significativo su logistica e sicurezza dei dati. Il 43% delle aziende la utilizza già per creare contenuti di marketing e vendita, mentre un altro 43% la impiega nella rilevazione di frodi..
NOVEMBRE 2024 - NUMERO 18
Supplemento al volume 85, novembre 2024, di FORBES ITALIA registrazione presso il Tribunale di Milano al n°260 del 7 settembre 2017 Copia non vendibile separatamente
Editore
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Via Melchiorre Gioia, 55 - 20144 Milano
Presidente Maurizio Milan
Direttore responsabile
Alessandro Mauro Rossi
Executive editor Edoardo Prallini prallini@bfcmedia.com
Contributor
Maurizio Abbati, Mirko Crocoli, Agostino Desideri, Fulvio di Giuseppe, Piera Anna Franini, Raffaella Galamini, Francesca Lai, Valentina Lonati, Matteo Marchetti, Primo Marzoratti, Antonio Mirabella, Giulia Piscina, Camilla Rocca, Andrea Salvadori.
Progetto grafico e impaginazione
Filippo Scaglia scaglia@bfcmedia.com
Direttore commerciale Michele Belingheri belingheri@bfcmedia.com
Project manager Francesco Meloni meloni@bfcmedia.com
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Direttore Forbes Live Fabio Wilhelm Invidia invidia@bfcmedia.com
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Pmi dove si lavora meglio. Le italiane fuori dalla top ten
Le Pmi italiane non rientrano nella top 10 dei migliori ambienti di lavoro in Europa, secondo l’edizione 2024 della classifica Best Small & Medium Workplaces in Europe stilata da Great Place to Work. La classifica comprende le 100 migliori aziende europee, provenienti da 21 paesi, tutte certificate come eccellenti luoghi di lavoro, con un numero di dipendenti che varia tra 50 e 499 in Europa. Tra i paesi più rappresentati, spicca il Belgio con ben otto aziende premiate. Seguono Cipro, Grecia, Portogallo e Svezia, con sei aziende ciascuno, mentre Francia, Regno Unito e Lussemburgo ne hanno cinque. Spagna, Danimarca, Turchia, Paesi Bassi e Italia sono rappresentati da quattro aziende ciascuno. Chiudono la classifica Germania, Polonia e Irlanda con tre aziende. Per quanto riguarda i settori, il dominio è dell’IT, che rappresenta il 50% delle aziende in classifica. Seguono i servizi professionali (13%), altri settori (8%), i servizi finanziari e assicurativi (6%), e infine il comparto biotecnologico e farmaceutico (4%). L’Italia vanta quattro aziende nella lista delle migliori Pmi, ma nessuna è riuscita a conquistare una posizione nella top 10. La più alta in classifica è Storeis, società di consulenza e-commerce e agenzia di digital marketing, che si colloca al 14esimo posto. Specializzata nei settori moda, lusso, sport, beauty, retail ed elettronica di consumo, Storeis è seguita da Bending Spoons, società del settore IT che si occupa di sviluppo software, al 23esimo posto. Al 38esimo posto troviamo Skylabs, azienda di consulenza digitale, e infine Webranking, che occupa l’84esimo posto.
Turismo enogastronomico. Alla Puglia un miliardo
Nuovo round per Vitesy: “Investiremo in tecnologia”
Vitesy, azienda fondata da Paolo Ganis, Alessio D’Andrea e Vincenzo Vitiello e specializzata nella realizzazione di soluzioni green e intelligenti per il benessere delle persone, ha chiuso un ulteriore round di investimento da 4 milioni di euro. La raccolta è stata guidata dal fondo Rilancio Startup, gestito da Cdp Venture Capital, con la partecipazione di Mediaset a copertura della parte media. A distanza di nove mesi dall’ultimo aumento di capitale, Vitesy raggiunge una quota complessiva di investimento di circa 14 milioni
di euro. “Questo nuovo round ci permetterà di intensificare i nostri investimenti in tecnologia e continuare a presidiare mercati sempre più strategici come Stati Uniti, UK ed Europa”, commenta Paolo Ganis, cofondatore e ceo di Vitesy. “Siamo davvero molto onorati della rinnovata fiducia e del supporto di Cdp Venture Capital, che ci ha permesso in questi anni di crescere in modo significativo, così come siamo entusiasti della presenza di Mediaset, la cui copertura mediatica ci permetterà di farci conoscere sul mercato”.
La Puglia, quarta meta italiana per turismo enogastronomico, quest’anno ha registrato presenze da record. Intesa Sanpaolo aveva già finanziato investimenti regionali ai settori agroalimentare e turistico, per quasi 2 miliardi di euro, tra il 2020 e il 2024. E adesso ha predisposto un plafond di 1 miliardo di euro per incentivare processi di riqualificazione delle strutture alberghiere e agricole. L’intervento rientra nell’ambito del programma Il tuo futuro è la nostra impresa, che destina 120 miliardi di euro fino al 2026 e che conferma l’impegno preso dal gruppo nel mese di luglio a Taormina in occasione del lancio di strumenti per il turismo. In un incontro con gli imprenditori locali che si è svolto ad Ostuni, nella Masseria Santa Lucia, Intesa ha presentato il modello Puglia, basato sull’integrazione dell’offerta turistica con l’enogastronomia, la cultura e le bellezze naturali del territorio. “Grazie all’interazione tra turismo e agricoltura la Puglia esprime un modello che può avere un impatto positivo per altri territori e favorire lo sviluppo socio-economico in termini anche occupazionali”, afferma Stefano Barrese, responsabile divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo.
Fondi pubblici e innovazione: quanti ostacoli per le Pmi
Oltre l’80% delle imprese manifatturiere italiane è pronto a innovarsi in transizione energetica e digitale, ma l’84% delle Pmi riscontra ostacoli nell’accesso ai fondi pubblici. Questi temi sono stati discussi all’ottavo Convegno nazionale di finanza agevolata, organizzato da Golden Group e Confindustria Emilia a Bologna. L’evento, intitolato Il Futuro è Ora!, ha evidenziato l’importanza di integrare sostenibilità e digitalizzazione nei modelli di business delle Pmi. Dall’osservatorio Innovazione Digitale nelle Pmi emerge
che le piccole e medie imprese sono circa 230mila su 4,6 milioni di imprese attive in Italia (5%), ma rappresentano più del 41% del fatturato totale. Di queste, oltre il 65% ha fatto ricorso a strumenti agevolativi. La finanza pubblica può essere cruciale per sviluppare una cultura digitale, ma il 74% delle Pmi non sfrutta tecnologie avanzate come big data e intelligenza artificiale. Molte Pmi cercano finanziamenti pubblici per investimenti in formazione e innovazione, ma il 42% trova le procedure burocratiche troppo complesse.
A Milano l’arte incontra l’IA.
La mostra al Meet digital culture center
A Milano, al Meet digital culture center, è stata inaugurata la mostra AI Yoga per Intelligenze Artistiche, curata da Valerio Borgonuovo. L’esposizione esplora l’incontro tra arte contemporanea e intelligenza artificiale generativa. Dieci artisti hanno presentato opere realizzate grazie al supporto del Lenovo Yoga Slim 7x. La mostra invita a riflettere sul ruolo dell’intelligenza artificiale non solo come strumento tecnico, ma anche come musa ispiratrice, capace di plasmare nuove forme d’arte e di indagare tematiche universali come il tempo, la memoria, la natura e le emozioni umane.“La mostra non è solo una celebrazione della tecnologia, ma anche un invito a riflettere sul futuro della creatività”, afferma Maria Grazia Mattei, presidente di Meet digital culture center. “Gli AI pc stanno cambiando il modo in cui creiamo e percepiamo l’arte, aprendo nuove possibilità e sfidando le nostre convinzioni”, ha affermato Pietro Parodi, communication leader di Lenovo in Italia. “La sinergia tra arte e AI genera innovazione, trasformando l’immaginazione in realtà in modi sosprendenti”.
TRABOCCO DI FUTURO
Da antica macchina da pesca, tipica della costa adriatica, il trabocco oggi è diventato una piattaforma ideale per abitazioni o ristoranti, dove i visitatori possono gustare deliziosi piatti di pesce fresco. Da vecchie strutture in legno con due braccia, a cui era attaccata una rete, oggi il trabocco rappresenta perfettamente il modo in cui Pescara, senza dimenticare il suo passato, è in grado di guardare
al futuro. Quella che un tempo era un’attività vitale per l’economia locale – la denominazione stessa della città, derivante dal latino Piscaria, porta con sé un riferimento alla pescosità della zona - oggi ha perso la rilevanza che aveva in passato. Tuttavia il trabocco, restaurato e trasformato, continua a sopravvivere, mantenendo quel legame con il mare che ha sempre caratterizzato la costa abruzzese..
COSÌLONTANI
Visitare il Maxxi di Roma e, nello stesso tempo, muoversi tra gli spazi del Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera. O anche viceversa, interagendo in tempo reale con il pubblico presente nell’altro museo. Grazie all’intelligenza artificiale oggi è possibile: il progetto Connessioni Culturali, sviluppato attraverso il bando Tecnologie 5G, è un progetto di sperimentazione e ricerca indetto dal ministero delle imprese e del made in Italy. Le due istituzioni museali sono messe così in comunicazione per mezzo di diverse tecnologie avanzate
come blockchain, intelligenza artificiale, Internet of Things (IoT) ed edge computing, che trovano applicazione attraverso l’utilizzo delle reti mobili ultraveloci 5G. Il progetto vede la partecipazione e la sinergia tra istituzioni e aziende (oltre al Maxxi e al Vittoriale, l’Università di Padova, One More Pictures, Tim Enterprise, Lynx International, Smact Competence Center, Move2AI e Rai Cinema), con l’obiettivo di innovare la fruizione del patrimonio artistico-culturale e di renderlo più accessibile a un pubblico globale, oltre ogni vincolo geografico..
COSÌVICINI
Il Vittoriale degli Italiani (a destra) si trova a Gardone Riviera, sulla sponda bresciana del lago di Garda, a più di 600 chilometri di distanza dal Maxxi di Roma.
CAMPIONE D’IMPRESA
Dalle vittorie sugli sci a quelle nel mondo imprenditoriale. Giorgio Rocca, attraverso la GR Mountain, offre esperienze a 360 gradi, dagli sport invernali alla mountain bike
“QUALUNQUE SIA LA PASSIONE DEL CLIENTE PER IL MONDO ALPINO, NOI VOGLIAMO AIUTARLO
Find your way. Trova la tua strada, come il claim che accompagna il suo progetto. E Giorgio Rocca ne ha trovate diverse, sia da atleta che da imprenditore. Tutte accomunate da un elemento: l’essere vincente. Undici gare di Coppa del Mondo, una Coppa del Mondo di specialità e tre medaglie iridate: un curriculum niente male per l’ex sciatore alpino, classe ’75, che nel 2010 ha disputato il suo ultimo slalom speciale da professionista. Nello stesso anno, oltre all’esperienza da commentatore sportivo in televisione, Rocca ha deciso che dopo aver aggirato tante porte in carriera era arrivato il momento di aprirne una: la sua porta verso (un altro) successo si chiama Giorgio Rocca Ski Academy, recentemente re-brandizzata in GR Mountain, nata per “creare un’offerta di servizi a 360 gradi per la montagna, quattro stagioni su quattro”. L’obiettivo, ieri come oggi, è tanto semplice quanto ambizioso: “Non importa quale sia la passione dei clienti per le attività di montagna, il nostro scopo principale è quello di aiutarli a coltivarla e rafforzarla offrendo un
A COLTIVARLA GRAZIE A VERI PROFESSIONISTI”
servizio completamente su misura con i migliori professionisti”.
Di strada ne ha fatta, eccome, GR Mountain: ora ha
sedi a St. Moritz, Crans Montana (2020), Livigno (2018), Cervinia (2022), Madonna di Campiglio (2022) e Courchevel (2023), con un totale di più di 250 maestri nelle sei località e una piattaforma online ottimizzata per la vendita di tutti i servizi che offre. Tutto frutto di una volontà precisa del suo ideatore: “Volevo creare un modello di business che potesse essere spendibile in più sedi, portando il nostro know-how per coinvolgere, crescere e diventare ancora più presenti nel mondo alpino con più partner possibili”, spiega Rocca. Il valore aggiunto della sua società, infatti, è proprio quello di aver creato un brand capace di essere riconosciuto e riconoscibile. In sostanza un marchio di fabbrica che vale come (invidiabile) biglietto da visita: “L’elemento più bello di questa strategia commerciale è che se eroghi un servizio a Madonna di Campiglio, è lo stesso di Cervinia
250 MAESTRI DI SCI TRA ST. MORITZ, CRANS MONTANA, LIVIGNO, CERVINIA, MADONNA DI CAMPIGLIO E COURCHEVEL: “L’OBIETTIVO? ARRIVARE A MILLE ISTRUTTORI E A 50MILA ORE DI LEZIONI IN PISTA”
e Livigno. Si arriva a far scegliere la vacanza in base ai servizi, riuscendo a rendere la vacanza sportiva appetibile anche per le strutture ricettive. In sostanza, anche se va in un’altra località sciistica, il cliente cerca te perché ti conosce, sa come lavori e che può acquistare tutti i servizi comodamente dalla nostra piattaforma”.
Ovviamente, per riuscire in questa impresa, Rocca non è da solo. E il suo lavoro in team ha rappresentato anche qualcosa di nuovo, rispetto alla sua ‘prima vita’ da sportivo. “Da atleta gareggi più per te stesso, è un tipo di approccio e di lavoro basato molto sul singolo. Qui, invece, si lavora in altro modo: è di gruppo, devi coordinarti e confrontarti con altre persone”. Una prospettiva differente, un modo di intendere il lavoro completamente stravolto ma che, al contempo, diventa la nuova adrenalina quotidiana. Con uno scambio di conoscenze ed esperienze che finisce per arricchire la società: “Ognuno di noi, all’interno, proviene da un mondo diverso, ma abbiamo tutti la stessa passione per il business. Io provengo dal mondo dell’agonismo e il mio motto è stato sempre quello di eccellere. Massimo De Iasi, ad
esempio, che è e nasce imprenditore, mi porta delle idee differenti, mi permette di osservare vari punti di vista, da quello del consumatore a quello, appunto, dell’imprenditore puro”.
Una nuova forma di competizione che però rappresenta l’essenza principale della vita di un businessman: “Ti rimetti in gioco ed è divertente. Io la mattina mi svegliavo con il pensiero di allenarmi e lavorare sodo per essere il primo e salire sul gradino più alto del podio. Ora, quando scendi dal letto lo fai perché sei stimolato dal pensiero e dalla volontà di fare qualcosa di innovativo”. Non a caso, il traguardo viene sempre spostato di qualche metro e, tra i prossimi obiettivi della scuola di sci – che offre lezioni private e di gruppo, in famiglia o con amici, di mezza giornata o di una giornata intera, di freestyle e freeride, di sci, snowboard, sci di fondo, ciaspole, e tutte le altre attività che si possono pensare di fare in montagna – c’è quello di far crescere sia il numero di istruttori che di corsisti: “Attualmente abbiamo 250 maestri di sci nell’arco alpino e vorremmo arrivare al migliaio”, rimarca Rocca. “L’obiettivo è quello di vendere circa 50/60 mila ore di lezioni di sci, arrivando a
FINANZA AD ALTA QUOTA
Un ingegnere prestato alla finanza che ora, grazie allo sviluppo della sua azienda, sta portando l’ingegneria e la finanza nello sci. Massimo De Iasi è il ceo di Socotec Italia, colosso mondiale che si occupa di ispezioni, diagnostica e certificazioni per i settori infrastrutture, ambiente e sicurezza. Ha legato il suo nome alla Giorgio Rocca Ski Academy, perché “tutto sommato lo sci è fatto di curve, geometrie e il contesto morfologico è contraddistinto da picchi e valli, proprio come nella finanza”, afferma De Iasi. La sua ambizione è di raggiungere altre vette: “Salire sempre più in alto e, chissà, un giorno trasformare lo sci in un mood di sensazioni che vadano oltre la finanza e l’ingegneria: experience & fashion... potrebbe funzionare!”.
raddoppiare ciò che facciamo. Il concept è quello di concretizzare il nostro desiderio più grande, ovvero di portare il maggior numero possibile di bambini sulle piste, dando loro la possibilità di cimentarsi e cominciare a sciare”.
Al mondo dello sci, ovviamente, si lega quello della finanza. E all’aspetto prettamente sportivo si collega quello dell’impresa. Anche in questo caso, il lavoro in team diventa fondamentale, come la capacità di miscelare intelligentemente questi due mondi. Una sfida affrontata – e vinta – da Giorgio Rocca, che attualmente è brand ambassador di marchi prestigiosi come EA7, Giorgio Armani Neve, Falconeri e Hublot, e che oggi ha anche la capacità di diversificare: GR Mountain, infatti, non si occupa soltanto di sci, ma propone una serie di esperienze sulla montagna durante tutto l’anno, passando dagli sport invernali alla mountain bike. Ha inoltre una media house interna, GR Media House, che produce contenuti per sponsor clienti terzi nel mondo dell’outdoor e del fashion. “Il valore aggiunto che ritengo di portare alla nostra società è legato alla tecnica
e la formazione, oltre a tutta la parte riguardante le partnership: abbiamo un’attenzione particolare per i brand che sono legati a noi e la collaborazione può permetterci, come nel caso di Emporio Armani, di avere e promuovere un prodotto unificato nelle nostre varie sedi”.
La fame di vittorie sulla pista, pertanto, se l’è portata dietro anche nella sua esperienza da imprenditore: “Lo stesso spirito che mi animava da sciatore nelle gare lo vivo e coltivo quotidianamente: bisogna sempre puntare al meglio e alla vittoria, in questo caso all’eccellenza del prodotto che vendi o fornisci”. E il continuo confronto con imprenditori gli permette di migliorarsi e fungono da ulteriore input: “Ricevere il feedback positivo del cliente mi gratifica e dà lustro e valore al lavoro fatto. È un effetto positivo doppio, perché scio con un sacco di imprenditori e da loro riesco a cogliere la motivazione nel business, ma non solo: nel momento in cui si trovano bene, sono anche un veicolo di ‘pubblicità’ e sono in automatico dei propagatori del nostro marchio”. Per continuare a cercare - e trovare - la propria strada.
AMICHE PER LO STILE
La conduttrice Cristina Parodi e Daniela Palazzi, esperta in comunicazione, hanno trasformato il loro sogno in realtà: Crida è il brand di abbigliamento al femminile, 100% made in Italy, che riflette a pieno il loro concetto di eleganza
di Mirko Crocoli e Giulia Piscina
Sorelle nello spirito e nello stile: è così che nasce tutto tra la conduttrice Cristina Parodi (Cri) e l’esperta in comunicazione Daniela Palazzi (Da), il duo creativo fondatore di Crida, brand con cui hanno dato vita alla donna che hanno sempre immaginato: classica e chic, che si fa notare per la sua eleganza. Insieme, le due amiche di sempre hanno trasformato la loro coraggiosa scommessa tutta al femminile – nata in pieno periodo Covid, peraltro – in concreta realtà d’impresa, che oggi entra a far parte della Camera Nazionale della Moda e che continua a raccontare la sua visione di fascino e tendenza che nei cinque anni di storia aziendale non è mai cambiata: italianità, autenticità e sostenibilità.
Sete naturali delle aziende comasche e toscane, cotoni fatti a Bergamo: Crida è 100% made in Italy nei materiali e nello stile. Dietro a ogni vestito un tessuto naturale che non danneggerà mai l’ambiente e che rimarrà integro dopo ogni lavaggio, ma non solo. Ogni capo - ci tengono a sottolineare le fondatrici - è un chiaro messaggio d’amore per il nostro Paese: è la firma inconfondibile di Crida, volta a sostenere la nostra economia e l’eccellenza manifatturiera.
Cristina conduttrice, giornalista affermata e volto di riferimento per la tv che poi, negli anni, diventa imprenditrice nel campo della moda. Da dove arriva l’idea? Quando nasce Crida? Crida nasce dalla passione per la moda e dall’amicizia che mi lega a Daniela. È stato sempre il nostro sogno pensare di poter fare qualcosa insieme, ma eravamo entrambe impegnate su altri fronti. Le condizioni adatte si sono poi manifestate nel 2019, quando abbiamo fondato Crida. Abiti made in Italy, sostenibilità, l’eleganza: tuttavia non sapevamo ancora nulla d’impresa perché provenivamo da percorsi diversi, tendenti alla formazione creativa piuttosto che economica e di business.
“FARE IMPRESA PER UNA DONNA NON È FACILE, È NECESSARIO
MAGGIOR SUPPORTO”, AFFERMA CRISTINA PARODI.
“NOI SIAMO PARTITE IN PIENO COVID, NON È STATO
SEMPLICE: ABBIAMO
CREDUTO IN NOI, ABBIAMO
STUDIATO E INIZIATO
CON CORAGGIO”
Qual è il background di Daniela? Ha una formazione artistica, ha sempre lavorato in un’agenzia di pubbliche relazioni. Comunque entrambe unite dalla grande passione per la moda e soprattutto per un certo tipo di stile. Una cosa del genere non l’avrei mai fatta se fossi stata da sola, se non avessi
incontrato lei e le nostre strade non si fossero incrociate. Senza dubbio Crida non avrebbe mai preso vita.
Comunicazione, arte, pubbliche relazioni e passione per la moda: quando è decollato il progetto?
Ci siamo concentrate su preparazione, studio e scelta dei fornitori; sulle manifatture, sui tessuti, fin quando ci siamo sentite pronte con la nostra prima piccola collezione, che è arrivata sul mercato in showroom esattamente nel febbraio del 2020, quando il mondo si è fermato! È stato un inizio complicato: soltanto la volontà di credere nel nostro sogno ha fatto sì che tutto si realizzasse. La gente intorno a noi ci diceva di lasciar perdere. Abbiamo tenuto duro, con tutte le difficoltà del caso, soprattutto il primo anno. Ci siamo spalleggiate, abbiamo creduto in noi con coraggio, studiando, preparandoci e senza improvvisare. Un valore aggiunto sicuramente il fatto che Daniela ha sempre disegnato abiti.
Come è strutturato il brand oggi?
Dopo una partenza in due e con il supporto di una nostra collaboratrice
nella sfera amministrativa (e altri che si sono aggiunti durante il cammino), oggi siamo entrate anche nel calendario della Camera Nazionale della Moda, e questo ci ha molto inorgoglito. Attualmente siamo all’interno della struttura istituzionale nella quale sono presenti i grandi brand della moda italiana. Abbiamo un ufficio, un’agenzia che ci segue la comunicazione e l’online, una logistica che gestisce la movimentazione degli abiti e una rete che ci permette di seguire le varie fasi della creazione: dalla produzione alla distribuzione, ma senza snaturarci. Rimanendo, di base, noi tre. È questo il nostro vero punto di forza.
Nonostante la vostra idea di donna sia abbastanza lontana dalle passerelle, la Fashion Week rimane comunque un punto di riferimento? Diciamo che l’idea del nostro progetto è di non essere troppo legate alle tendenze più estreme della moda: ci piace uno stile che sia soprattutto indossabile negli anni. Il che vuol dire fare una cosa raffinata, che non stanchi. Come tutti, seguiamo e assorbiamo le varie energie e gli stimoli che provengono dal comparto, sia ciò che vediamo sulle passerelle - per noi sono dei fari - sia quello che captiamo in giro. Una città come New York, ad esempio, è fonte d’ispirazione inesauribile: infatti siamo presenti lì con la collezione da due anni. Manifatturiero italiano e legame con il territorio, ma sempre con uno sguardo vigile rivolto al resto del mondo.
Si può fare impresa al femminile in Italia?
Non è facile, lo dicono i numeri e le statistiche. Siamo un po’ il fanalino di coda dell’Europa: le imprese guidate dalle donne si attestano al 23% rispetto alle imprese maschili, qualche punto in meno rispetto alla media europea. Questo vuol dire che le donne in Italia fanno più fatica e per dei motivi anche comprensibili, dal momento che è complicato riuscire a dedicarsi ad un’impresa e alla famiglia allo stesso tempo. C’è necessità di aiuto e supporto che purtroppo nel nostro paese lo Stato
ancora non fornisce alla donne. A mio avviso una donna sa fare impresa in maniera eccellente, caparbia nel saper reinvestire con pragmatismo, grazie anche ad una sensibilità innata. Da startup guidata da due socie over 50, mi sento di riconoscere le oggettive difficoltà oggi di fare impresa per le donne, nonostante - va sottolineato - ci sono fior di realtà guidate da capitane d’azienda che sono dei fulgidi esempi di come la parità, anche nel settore business, è sempre più concreta.
Stile ed eleganza: qual è il concetto di Cristina?
Io penso che lo stile sia una virtù innata, mentre l’eleganza la si può assolutamente imparare con il tempo.
Crida nasce con l’idea non di vestire una donna che voglia essere a tutti i costi appariscente, sexy e troppo eccentrica, ma di una donna invece che è sicura di sé, della sua eleganza, ma che ha bisogno anche di abiti che la facciano star bene tutto il giorno, dal mattino alla sera. Questa è l’idea che noi abbiamo dell’eleganza e dello stile, perché nasce da ciò che ci è sempre piaciuto indossare e che riusciamo a trasmettere alle altre donne.
Progetti a medio e lungo termine?
Proseguire l’internazionalizzazione, soprattutto negli Stati Uniti. Lì crediamo che i nostri abiti possano essere apprezzati, lo riteniamo un buon mercato..
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IL FUTURO INSEGNA
Per un’azienda è cruciale la conoscenza dei megatrend. “Comunicazione, relazione e strategia le chiavi per sopravvivere”, afferma Francesca Scoppetta, esperta di crisi aziendali e strategie di lungo termine
di Francesca Lai
L’OBIETTIVO
“Il futuro influenza il presente tanto quanto il passato”, disse il filoso Friedrich Wilhelm Nietzsche. Se ciò era vero per un uomo che visse tra il 1844 e il 1900, assistendo ai più grandi cambiamenti storici, culturali e filosofici dell’Europa moderna, oggi forse potremmo dire che il futuro influenza il nostro quotidiano più del passato.
Ad esempio, la pandemia da Covid-19 non è stato un evento imprevedibile. Proprio come le guerre, appartiene alla categoria degli avvenimenti macroscopici, quelli che segnano intere epoche. Da qui parte la riflessione che Francesca Scoppetta, esperta di crisi aziendali e strategie di lungo termine, consulente Cmc e general counsel di KC & Partners: “Il Covid ci ha mostrato quanto siamo vulnerabili di fronte a eventi di vasta portata, ma non è stato un colpo di scena”, afferma. “I segnali c’erano e, come in altre situazioni storiche, non tutti li hanno colti per tempo”. In un mondo in cui vige ‘l’effetto farfalla’, uno dei capisaldi della teoria del caos, le aziende che aspirano a sopravvivere nel lungo termine
Roberto Paura, direttore dell’Italian Institute for the Future
devono conoscere i megatrend e adattarsi di conseguenza.
“Imegatrend sono cambiamenti strutturali di lungo termine che influenzano ogni aspetto della società, dell’economia e dell’ambiente”, spiega Roberto Paura, direttore dell’Italian Institute for the Future (IIF). Tra i più rilevanti c’è il cambiamento climatico: “È importante conoscere le conseguenze a cui la civiltà umana rischia di andare incontro con il progressivo aumentare delle
temperature”, continua Paura. “L’aumento delle temperature globali comporterà gravi conseguenze per la civiltà umana. Nel range di +1-2°C, si assisterà a scomparsa dei ghiacciai minori, riduzione dell’acqua in diverse regioni, perdita delle barriere coralline e raccolti contrastanti, ovvero in aumento a latitudini elevate e in calo in regioni come l’Africa subsahariana”. Per l’Italia le prospettive non sono migliori: “Si prevede un aumento delle temperature fino a +5°C entro la fine del secolo. Le precipitazioni estive diminuiranno,
aggravando la siccità, mentre in inverno aumenteranno nel Nord. Il Sud sarà colpito da desertificazione, danneggiando l’agricoltura, sebbene la resa degli ulivi possa aumentare del 4%, con minori infestazioni parassitarie”.
In che modo le Pmi devono affrontare questi cambiamenti?
Francesca Scoppetta ha risposto alla domanda in occasione di Osare il futuro, l’ultimo convegno organizzato da IIF a Napoli. “Non sempre le Pmi hanno tutti gli strumenti: la chiave per la sopravvivenza è rivedere le priorità strategiche”, riflette Scoppetta. “La mancanza di una visione lungimirante e di foresight, crea una fragilità strutturale che si rivela evidente in tempi di crisi”.
Ifuturisti non hanno dubbi: cruciale è la consapevolezza dello stato dell’azienda e del contesto esterno. L’uno è influenzato dall’altro. Per cavalcare i megatrend Scoppetta suggerisce il protocollo sviluppato da KC & Partners, basato su tre direttrici fondamentali: comunicazione, relazione e strategia. Questo approccio, creato da Giorgio Bergo e supportato da una solida base scientifica, trae ispirazione dalle tecniche elaborate da Giorgio Nardone, fondatore del Centro di
Terapia Breve Strategica di Arezzo, che negli ultimi vent’anni ha adattato strategie psicologiche per risolvere problemi aziendali.
L’obiettivo è permettere alle aziende di riconoscere le opportunità del futuro e di comprendere i rischi a cui vanno incontro. “Il protocollo si articola in tre fasi principali: analisi dei rischi, finalizzata a individuare le vulnerabilità aziendali; esplorazione del futuro, che si concentra sull’identificazione di opportunità e scenari potenziali; infine, c’è la pianificazione strategica, attraverso la ‘tecnica dello scalatore’. C’è poi il reverse thinking, tecnica consistente nell’analisi di un problema immaginando tutti i modi in cui si potrebbe fallire nel raggiungere l’obiettivo prefissato. Questo aiuta a rendere visibili i segnali deboli, che spesso passano inosservati. Mentre il What If? permette di immaginare come sarebbe lo scenario ideale una volta risolto il problema.
Se osservati in ottica preventiva, i megatrend si rivelano validi alleati per identificare rischi e opportunità in ogni tipo di business. Non basta, però, un’analisi intelligente: è importante integrare i megatrend in ottica
È IMPORTANTE
INTEGRARE I MEGATREND
ANCHE IN OTTICA ESG
E SECONDO GLI OBIETTIVI
DI SVILUPPO SOSTENIBILE
DELL’ONU, OLTRE
CHE LAVORARE
SULLA CULTURA AZIENDALE
Esg (environmental, social and governance) e secondo gli Sdg’s, obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu. “Una buona prassi è utilizzare, in aggiunta, strumenti come l’analisi Swot o Pestle, in modo tale da sviluppare una mappatura completa”, ma ancora più importante è cambiare la cultura aziendale ed è su questo livello che agisce Metodo Semplice.
“Pensiamo a un’azienda, magari a conduzione familiare, che produce da vent’anni gomma plastica”, invita Scopetta. In linea con le tendenze legate alla sostenibilità e alla riduzione delle risorse naturali, ha compreso che la sua produzione basata su materiali derivati dal petrolio non è sostenibile nel lungo periodo. In questo caso è utile avviare una “transizione verso materiali ecocompatibili come la gomma naturale e vegetale, una risorsa rinnovabile che potrebbe rappresentare un’alternativa alla plastica tradizionale”. Una risposta alla crescente regolamentazione ambientale e alle richieste dei consumatori, ma anche una mossa strategica per rimanere competitivi in un mercato. “In definitiva, non si tratta solo di rispondere alla domanda attuale, ma di prepararsi per quella futura”..
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STAMPA INTELLIGENTE
Ottimizzare i processi documentali, liberare risorse per attività più rilevanti e abbattere i costi: tutti i vantaggi del managed print service di Brother di Andrea Salvadori
PAGINE+ È IL SERVIZIO
DI STAMPA GESTITA
Nelle aziende l’ottimizzazione delle risorse rappresenta un passaggio fondamentale per la crescita del business. Risparmiare sui costi ed evitare inutili perdite di tempo sono due variabili fondamentali affinché la produttività non diminuisca. “Ancora oggi, purtroppo, molte aziende sottovalutano i costi di stampa e non si rendono conto che questo è un errore”, spiega Lorenzo Matteoni, senior manager marketing di Brother Italia. “Non si tratta infatti solo di acquistare un dispositivo, ma parliamo anche del costo dei materiali di consumo, della carta utilizzata e della manutenzione dei dispositivi di stampa”. La soluzione? “Affidarsi a un fornitore in grado di valutare, ottimizzare e gestire efficientemente questi dispositivi nella propria azienda, per ridurre i costi, migliorare la produttività, l’efficienza e la sicurezza”.
Brother, azienda multinazionale fondata in Giappone più di un secolo fa (oltre 40mila dipendenti in tutto il mondo, 17 siti produttivi e 52 filiali commerciali in 44 paesi), è un marchio specializzato in soluzioni di stampa e archiviazione documentale attivo a livello mondiale.
PENSATO PER LE AZIENDE: OFFRE UN SISTEMA
DI PAGAMENTO BASATO SUI CONSUMI EFFETTIVI E UNA CONSULENZA SU MISURA
Il gruppo vanta una ricca gamma di dispositivi: da quelli multifunzione alle stampanti laser e inkjet, dalle stampanti portatili fino quelle di etichette industriali e agli scanner.
“Pagine+ è il nostro servizio di stampa gestita (o Mps, acronimo che sta per managed print services) pensato proprio per un utilizzo intelligente del parco stampanti presente in azienda. Un servizio che sta guadagnando sempre più consenso tra le tante aziende alle prese con un percorso di digitalizzazione ormai obbligato. Grazie ai servizi di stampa gestita, le aziende possono ottimizzare i processi documentali, liberando risorse per
attività che sono più rilevanti e legate al core business. Il tutto, abbattendo i costi. Secondo le nostre stime, Pagine+ garantisce infatti un risparmio fino al 40%”.
Il servizio si caratterizza anche per la possibilità di usufruire di un sistema di pagamento basato sui consumi effettivi. “Normalmente i prodotti Mps sono venduti come pacchetti che hanno una durata limitata nel tempo”, aggiunge Matteoni. “Questo vuol dire che nel momento in cui il cliente supera il numero di pagine predeterminato per il mese o il trimestre, pagherà le eccedenze. Brother, accanto a questa formula, ne ha introdotto una differente, che tiene conto del fatto che alcune aziende non hanno esigenze di stampa analoghe tutti i mesi dell’anno. Sulla base di queste considerazioni abbiamo creato una ‘formula a consumo’, in cui, mese per mese, il cliente riceve una fattura legata ai suoi consumi effettivi”.
Il gruppo propone inoltre una consulenza gratuita per effettuare un’analisi dettagliata del parco stampanti presente in azienda, in maniera tale da fornire una soluzione
Lorenzo Matteoni, senior manager marketing di Brother Italia
tarata sui bisogni effettivi del cliente. “Con Pagine+, chi acquista i nostri dispositivi può decidere sia di acquistare l’hardware, sia di noleggiarlo e impostare il servizio di assistenza, da quella classica di cinque giorni su sette a quella di sette giorni su sette, per chi avesse necessità di interventi rapidi. I nostri servizi permettono, grazie a un sistema di monitoraggio delle
stampanti, un totale automatismo nella gestione dei consumabili, che saranno richiesti direttamente dalle macchine dopo aver impostato la soglia di notifica. Brother provvederà quindi ad inviare i consumabili direttamente in azienda, quando saranno richiesti dalla macchina stessa, evitando in questo modo fermi e perdite di tempo. È inoltre previsto un servizio di assistenza per i problemi
legati all’usura: in questo caso, Brother interviene in loco dal cliente, ripristinando quello che è il normale funzionamento della macchina. Con Pagine+ le aziende avranno anche il vantaggio di essere compliant con la regolamentazione europea in materia di privacy e data protection (Gdpr): i documenti in stampa avranno infatti la massima riservatezza grazie ai linguaggi criptati e alle funzioni di sicurezza”. Il servizio di stampa gestita targato Brother si rivolge a tutte le aziende, indipendentemente dalle dimensioni. “Negli anni abbiamo imparato a lavorare e ad interfacciarci sia con il piccolo ufficio, sia con le medie e grandi imprese. Questo ci permette di offrire il nostro servizio di stampa gestita a più realtà, con formule differenti. Tra le altre, ad esempio, Brother ha creato un’offerta Mps dedicata al mondo delle Pmi”.
Il gruppo negli ultimi anni ha puntano sempre di più sulle verticalizzazioni, guardando a settori come il retail, l’healthcare, la logistica e la tracciabilità alimentare, in cui la specificità delle esigenze necessita servizi messi a punto ad hoc. Senza dimenticare il mondo industriale, dove Brother opera da tre anni con una divisione dedicata, anche in questo caso con un approccio mirato alle soluzioni personalizzate, molto importante dal momento che riguarda direttamente gli ambienti produttivi. L’azienda ha investito tanto, in una logica di sostenibilità, anche per ampliare le iniziative messe in atto per massimizzare il riciclo dei materiali e ridurre al minimo l’impatto ambientale, con l’obiettivo di arrivare a una riduzione delle emissioni del 65% entro il 2030. Tra queste, l’utilizzo di imballaggi prodotti con materiali riciclabili almeno all’80% e specifico programma per il ritiro gratuito dei toner originali, utilizzati poi per generare delle nuove cartucce ricondizionate..
LA SICUR EZZ A VA IN RETE
Il perimetro si è dissolto: con organizzazioni distribuite e modelli di lavoro ibridi, i dispositivi richiedono una connettività protetta. Hpe Aruba Networking è la soluzione basata sull’IA
Nata per trasformare il business. In che modo? Aiutando a connettersi, proteggendo, analizzando e lavorando con tutti i dati e le applicazioni ovunque risiedano, dall’edge al cloud, al fine di trasformare le informazioni in risultati alla velocità necessaria per prosperare nel mondo complesso di oggi. Questo è l’obiettivo di Hewlett Packard Enterprise, multinazionale che supporta le aziende per essere più efficienti.
Hpe Aruba Networking, in particolare, è specializzata in soluzioni di rete avanzate e si concentra su tecnologie sicure e intelligenti, progettate per supportare le esigenze moderne delle imprese di ogni dimensione e ambito. Può contare su reti che utilizzano l’AI per ottimizzare e automatizzare la gestione, migliorando l’efficienza operativa e riducendo i tempi di inattività. Attenzione anche alla sicurezza integrata che implementa soluzioni di sicurezza avanzate, come il modello Zero Trust e il Secure Access Service Edge (Sase), per proteggere dati, dispositivi e applicazioni. C’è poi la connettività scalabile, che offre opzioni di connettività, inclusi reti cablate, wireless, IoT integrato e 5G privato per supportare vari casi d’uso aziendali. E ancora la gestione centralizzata: Hpe Aruba Networking Central è una piattaforma cloud-native che consente la gestione unificata delle reti, con strumenti di automazione e visibilità basati sull’intelligenza artificiale. Queste soluzioni aiutano le aziende a creare reti robuste, sicure e scalabili.
“L’
ingresso dell’AI in Hpe Aruba Networking ha migliorato l’efficienza, la sicurezza e la gestione delle reti”, dice Daniela Quagliarella, Hpe Aruba Italy channel sales manager. “Nello specifico ha potenziato le capacità di sicurezza con l’introduzione di soluzioni basate su analisi comportamentali, per il rilevamento e la risposta alle minacce”. L’esperienza utente è migliorata con
l’automazione della risoluzione dei problemi e l’assistenza. L’integrazione dell’AI in piattaforme come Hpe Aruba Networking Central infatti permette una gestione unificata e basata sul cloud, con strumenti di automazione e visibilità. “Questi cambiamenti hanno reso le reti più sicure e facili da gestire. In un mondo digital-first, le aziende capaci di offrire un’esperienza unica riescono a distinguersi sul mercato”. Oltretutto con automazione e analisi incorporate, Hpe Aruba Networking Central esegue autonomamente la diagnosi e l’ottimizzazione della rete, individuando anomalie e problemi ancor prima che si manifestino. Non bisogna poi dimenticare che in Hpe Aruba Networking i partner hanno un ruolo cruciale, poiché sono parte integrante della strategia: da distributori a rivenditori, system integrator e Telco. Tale modello presenta una serie di punti
di forza, tra cui prossimità territoriale, efficienza operativa, scalabilità, competenza, supporto post-vendita e servizi a valore aggiunto.
Entrando nello specifico, è fondamentale nel panorama tecnologico moderno anche il ruolo del system integrator, che combina hardware, software, reti e altre componenti per creare soluzioni complete per le imprese. Questo include pianificazione, analisi delle esigenze dei clienti, progettazione del sistema, implementazione, integrazione dei componenti, supporto post-vendita. Oltre alla mera implementazione tecnica, i system integrator offrono consulenza strategica in tema di innovazione tecnologica e facilitano la gestione del cambiamento all’interno delle aziende, assicurando che i dipendenti risultino adeguatamente formati. Hpe Aruba Networking mette a disposizione dei propri partner la piattaforma cloud-native Esp (edge service platform), basata sull’AI e progettata per automatizzare, unificare e proteggere l’edge, dove viene generata gran parte dei dati. Ad orchestrare la piattaforma è Hpe Aruba Networking Central, che consente ai gestori di rete di operare con maggiore agilità, senza dover monitorare più sistemi. È inoltre progettato per essere scalabile, in quanto i volumi di dati generati ai margini aumenteranno esponenzialmente nei prossimi anni. Tale proposizione presenta quindi una serie di vantaggi nell’adozione che possono essere sintetizzati in infrastruttura unificata, sicura, automatizzata e predittiva grazie all’AiOps.
Tra le opportunità per i partner Hpe Aruba Networking anche il modello as-a-service (aaS), grazie al quale il partner diventa abilitatore di servizi gestiti che possono essere veicolati verso i clienti finali. Consente grande flessibilità gestionale e nuove opportunità di business..
SPAGHETTO 3D. NASCE UN NUOVO GESTO.
Il formato di pasta più iconico incontra la tecnologia della stampa 3D e diventa protagonista di straordinari aperitivi finger food, per un piacere tutto da condividere. Inventa nuove occasioni di convivialità con lo Spaghetto 3D.
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IMPRESA CAPITALE
Polo farmaceutico, aerospazio, ricerca e innovazione, ma non solo. Roma ospita istituzioni, amministrazioni e molte società partecipate significative per il Pil. Il turismo rimane uno dei pilastri
Roma è città di potente bellezza, un unicum. Immobile e crepuscolare secondo Gabriele D’Annunzio, che così la ritrasse nel celebre romanzo Il Piacere, nel 1889. E così è stata ritratta nel 2013 da Paolo Sorrentino nella pellicola La Grande Bellezza. Questa, infine, è la Roma che in buona parte ci consegna il report realizzato da Banca d’Italia, che ha passato sotto la lente d’ingrandimento il primo ventennio del nuovo millennio di Roma Capitale. Parlano statistiche e dati, che per loro natura e dovere di sintesi mortificano però le sfumature e i singoli casi positivi, che svettano rispetto alla media.
DOPO
Perché Roma, come e anche più di altre città, corre a due velocità. In questo servizio, pur tenendo conto delle criticità, daremo visibilità alle componenti dinamiche, spesso tenute sotto traccia, che spingono questa città sopra la media italiana. Come, ad esempio, nel caso del benessere socio-economico dei propri residenti, pur non reggendo il confronto con Milano, la vera locomotiva italiana.
MILANO, ROMA
È LA CITTÀ ITALIANA CON LA PIÙ ALTA
UNIVERSITÀ
Come ogni capitale al mondo, Roma è città intrinsecamente legata al settore pubblico: è significativa la presenza di istituzioni e amministrazioni, così come è molto alta la concentrazione di società
LA FARMACEUTICA IN NUMERI
Prima industria manifatturiera del Lazio
partecipate di rilevanza nazionale. Vero e proprio museo a cielo aperto, conosce dei flussi turistici importanti e, in quanto tali, significativi per il Pil. Spiccano tra tutti il polo farmaceutico, quello dell’aerospazio e quello della ricerca e innovazione.
CULLA DELL’INNOVAZIONE
La capitale è culla di grandi università e dei principali enti di ricerca pubblici. Questi impiegano un numero di dipendenti che, in rapporto alla popolazione, è superiore a quello delle altre aree metropolitane, fatta eccezione per Milano. Si contano ben 17 atenei (di cui quattro statali e sei telematici) su un totale dei 98 in Italia; e poi 19 centri di ricerca pubblici su un totale di 26 (a Milano le università sono otto, di cui tre statali e tre centri di ricerca pubblici). Il personale all’interno delle università pubbliche e dei centri di ricerca pubblici (tra questi, ad esempio, l’Istat, il Cnr, l’Inaf, oppure Invalsi, Enea e Asi) nel 2017 superava le 27mila unità, corrispondenti a 64 addetti ogni 10mila abitanti: una percentuale praticamente analoga a quella di Milano e superiore a quella delle altre aree metropolitane.
E11,5 miliardi di export nel 2023
se in Italia le startup innovative a inizio 2022 erano 14.237, ben 1.547 di queste erano registrate a Roma (ovvero più del 10%), che si attesta come seconda città metropolitana per numero di aziende innovative, alle spalle soltanto della città di Milano, che ne conta 2.689. In questo contesto spicca l’acceleratore Zest, nato ad aprile 2024 dalla fusione tra LVenture Group e Digital Magics, guidato da Marco Gay e Luigi Capello. Una realtà leader di mercato in Italia nel campo degli investimenti pre-seed e del corporate venturing (approfondimento a pp. 106-109).
IL PILASTRO DELLA REGIONE
Il polo chimico-farmaceutico del Lazio conta 110 aziende, che danno occupazione a oltre 11mila addetti. Si tratta della prima industria manifatturiera regionale per valore aggiunto, per stipendi distribuiti sul territorio e per valore dell’export, oltre ad essere senza dubbio un pilastro fondamentale del sistema produttivo della regione. La farmaceutica è il primo comparto per export del Lazio, con circa 11,5 miliardi registrati nel 2023; seguono metallurgia (1,6 miliardi), agro-alimentare (1,5 miliardi) e sistema moda (1,4 miliardi).
Il Lazio è tra le principali regioni esportatrici di prodotti farmaceutici, con una quota di quasi il 36% del totale nazionale, e inoltre è la seconda regione per numero di addetti in ricerca e sviluppo. Il Belgio è il principale paese di destinazione delle esportazioni (4,3 miliardi la media negli anni 2019-2022) seguito da Stati
Uniti (1,7 miliardi), Paesi Bassi (1,5 miliardi) e Germania (1,2 miliardi).
L’INDUSTRIA DEL CIELO
Nel panorama internazionale dell’industria dell’aerospazio, dell’aeronautica e della sicurezza, il Lazio occupa un ruolo di rilievo.
DRBM, RICERCA BIOMEDICA AL TOP
Tra le società più innovative c’è Irbm, fondata nel 2009 a Pomezia e attiva nel settore della biotecnologia molecolare, della scienza biomedicale e della chimica organica. Una delle maggiori aree di ricerca dell’Istituto è la scoperta di nuovi farmaci nelle aree terapeutiche della neurodegenerazione, dell’oncologia e delle malattie infettive e parassitarie. Nei laboratori dell’Irbm, i ricercatori della società partecipata Advent hanno messo a punto il vaccino italiano anti-ebola, il cui brevetto è stato acquistato nel 2013 dalla società britannica Gsk. Gli scienziati dell’Irbm hanno contribuito alla scoperta di più di trenta molecole entrate nella fase di sperimentazione clinica e, in alcuni casi, commercializzate, tra le quali Isentress, per il trattamento dell’Hiv, e Grazoprevir, contenuto in Zepatier, per la terapia di Hcv. L’Irbm partecipa al progetto One Health Basic and Translational Actions Addressing Unmet Needs on Emerging Infectious Diseases (Inf-Act), aggiungendo e integrando le competenze dell’industria farmaceutica alla rete di istituzioni pubbliche impegnate nella ricerca biomedica per contrastare possibili nuove epidemie causate da virus emergenti.
Una posizione dovuta soprattutto alla sua forte specializzazione di filiera, sia in termini di industria manifatturiera, sia per le specifiche competenze in servizi tecnologici e Ricerca e sviluppo. Questo in un contesto italiano in cui (dati del triennio 2021-2023) l’80% del tessuto industriale di settore è formato da piccole e medie imprese, a cui si affiancano grandi contractor che partecipano ai più importanti programmi europei e internazionali, come Leonardo, Avio Aero, Telespazio e Thales-Alenia Space Italia. Il fatturato delle aziende censite per il 2023 supera i 18 miliardi di euro e offre occupazione a 50mila addetti. Le spese in ricerca e innovazione si aggirano intorno al 10% del fatturato. L’Italia conta complessivamente cinque distretti produttivi aerospaziali e fra questi il Lazio è il principale, con circa 300 aziende, 23.500 addetti, più di cinque miliardi di fatturato e 1,1 miliardo di euro di export.
UN TURISMO DA 7 MILIARDI
Il settore turistico, all’interno dell’area metropolitana di Roma, impiega l’11,7% degli addetti del settore privato (così i dati Asia dell’Istat riferiti al 2018). Una quota superiore alla media nazionale, che si attesta invece pari al 9,9%. L’aumento delle presenze turistiche ha trainato il fatturato delle imprese del settore, ma non la loro efficienza. Sulla base dei dati di bilancio delle aziende emerge infatti come la crescita dei volumi non si sia accompagnata a un aumento della redditività.
Si calcola inoltre che nel 2023 Roma sia stata visitata da 35 milioni di turisti, con un incremento di oltre il 9% rispetto ai 32 milioni del 2022. Nel 2022 l’offerta risulta costituita da 13.798 esercizi ricettivi (-29% rispetto al 2021): il 7,7% di questi è rappresentato da esercizi alberghieri e il 92,3% da esercizi complementari. Turismo che genera a Roma sette miliardi di fatturato, contro i tre di Venezia e 2,8 di Firenze.
IL TURISMO A ROMA
SEGNA UNA NETTA
RIPRESA RISPETTO
AL PERIODO COVID: NEL 2023
LA CITTÀ È STATA VISITATA
DA 35 MILIONI DI TURISTI
IL SETTORE PUBBLICO
Il settore pubblico è decisivo per l’economia di Roma, per la presenza sia dei dipendenti dell’amministrazione centrale dello Stato, sia di altre amministrazioni pubbliche nazionali e internazionali. Nel 2017, il 38,8% del personale delle istituzioni pubbliche presenti nell’area metropolitana di Roma era occupato nell’amministrazione pubblica, nella difesa e assicurazione sociale obbligatoria; il 35,2% nel settore dell’istruzione; il 16,3 invece in quello della sanità
ARoma le partecipate pubbliche rappresentano quasi la metà del fatturato prodotto delle imprese di tipo non finanziario. La presenza di grandi imprese favorisce l’elevata internazionalizzazione dell’economia della capitale, soprattutto
LE PARTECIPATE
PUBBLICHE
RAPPRESENTANO
QUASI LA METÀ
DEL FATTURATO
DELLE IMPRESE
NON FINANZIARIE
in termini di esportazioni di servizi e di investimenti diretti all’estero. Due terzi del calo del fatturato a Roma registrato tra il 2013 e il 2019 (pari a circa 3,5 punti percentuali) è stato indotto dalle partecipate pubbliche, mentre la diminuzione è solo in parte imputabile al cambio di sede che ha interessato imprese private di grandi dimensioni.
Nel 2019 erano localizzate a Roma ben 403 imprese partecipate pubbliche, che totalizzavano il 6,4% del fatturato nazionale (contro il 2% di quelle che avevano sede a Milano), a fronte del 7,9% di quelle non partecipate. Le partecipate rappresentavano quindi una quota molto consistente del fatturato complessivo delle imprese romane (ovvero circa il 45%). La quasi totalità del contributo delle partecipate a Roma scaturisce
CAMPIONI DI EXPORT NEL LAZIO
FARMACEUTICA
11,5 miliardi di euro
METALLURGIA
1,6 miliardi di euro
AGROALIMENTARE
1,5 miliardi di euro
MODA
1,4 miliardi di euro
da imprese di grandi dimensioni, in particolare nei settori petrolchimico ed energetico (Eni, Enel, Terna, Acea), nei trasporti (Trenitalia, Rete Ferroviaria Italiana, Aeroporti di Roma, Enav, Anas, Sda), nelle telecomunicazioni e nell’informatica (Poste Italiane, Rai, Sogei, Almaviva), oltre che in alcuni comparti manifatturieri ad alta tecnologia (come nel caso di Leonardo).
Circa i tre quarti del calo delle quote di fatturato delle partecipate registrato tra il 2013 e il 2019 è riferibile alle imprese del maggiore gruppo petrolchimico, penalizzato nel periodo non solo dalla diminuzione dei prezzi dei prodotti energetici, ma anche dall’andamento dei tassi di cambio e dalle varie tensioni geopolitiche presenti in aree extra europee.
IL POTERE DEL CINEMA
In Italia il settore della Produzione e distribuzione video sfiora le 7mila imprese, che occupano 24.800 addetti, generando ricavi pari a 3,86 miliardi di euro. Roma, Milano e Bologna da sole costituiscono il 90% della produzione nazionale. In testa alla terna c’è Roma, dove si concentrano attività legate agli studi di produzione per contenuti cinematografici (Cinecittà), televisivi e per i colossi dello streaming..
PARTIRE DA ZERO
Vincenzo De Rosa ha fondato nel 2021 Shurity, specializzata nella vendita di depuratori d’acqua, investendo solo 5mila euro.
Oggi l’azienda punta ai 3 milioni di fatturato di Francesca Lai
Nel 2021 apre la sua azienda investendo 5 mila euro, nel 2023 fattura 2 milioni di euro. Questa è parte della storia di Vincenzo De Rosa, imprenditore di ventisei anni, fondatore di Shurity, società attiva nel settore della depurazione d’acqua per ambienti domestici e commerciali. Un presente d’oro, con zero debiti, 11 dipendenti, che non è certo il punto d’arrivo. Tanto meno quello di partenza: la vicenda imprenditoriale di De Rosa trova radici nell’attività di famiglia, il negozio di telefonia ed elettronica dei genitori, dove è cresciuto e dove ha iniziato a lavorare fin da giovane. “Questa non era la mia strada”, spiega Vincenzo. “Non volevo passare i prossimi 30 anni al negozio,
LAUREA IN ECONOMIA, SI ISPIRA A GRANDI IMPRENDITORI COME
JEFF BEZOS,
BRUNELLO
CUCINELLI E STEVE JOBS: “AVERE LORO COME
MODELLI MI DÀ LA FORZA DI AFFRONTARE LE DIFFICOLTÀ”
quindi mi sono laureato in economica e ho iniziato a lavorare per Philip Morris Italia”. Poco dopo, la pandemia da Covid-19 sconvolge il suo percorso professionale: la multinazionale licenzia 400 persone, e Vincenzo si ritrova improvvisamente senza lavoro.
Come nelle migliori storie, il presente rivela che questa battuta d’arresto è stata la spinta decisiva verso il successo.
Tornato temporaneamente al negozio di famiglia, ha colto l’occasione per riflettere su ciò che voleva veramente fare. Da questa riflessione è nata l’idea di Shurity, inizialmente concepita come una piattaforma di intermediazione per la vendita di auto e immobili. Tuttavia, il progetto non ha avuto il successo sperato e Vincenzo si è trovato a cercare nuove direzioni. Il punto di svolta è stato un affare per un depuratore d’acqua che saltò all’ultimo momento. “Quell’episodio mi ha portato a studiare il settore, e mi sono appassionato”, racconta. Da quel momento, ha deciso di dare una svolta al progetto di Shurity, trasformandola in un’azienda dedicata alla vendita di depuratori d’acqua.
Nell’aprile 2021, De Rosa prende il coraggio a due mani e si lancia a tempo pieno nella nuova impresa, nonostante la sua inesperienza nel settore. Mentre lavorava ancora part-time al negozio di telefonia, ha iniziato con investimenti in campagne pubblicitarie su Google, mantenendo una strategia commerciale semplice: acquistare e vendere in base alla domanda. I risultati non hanno tardato ad arrivare. “Da settembre a dicembre 2021, abbiamo fatturato 65mila euro. A inizio 2022, dopo una crescita rapida e costante, ho affittato un piccolo magazzino di 50 metri quadri, ma sapevo che per far decollare davvero Shurity doveva lasciare completamente l’attività di famiglia”. In quell’anno l’azienda ha raggiunto un fatturato di 550mila euro, con solo due persone impiegate. Il 2023 è stato ancora più sorprendente: Shurity ha chiuso l’anno con due milioni di euro di fatturato, un team che oggi conta 11 dipendenti, compresi il padre e
SHURITY OCCUPA
11 DIPENDENTI, TRA CUI
IL PADRE E LA SORELLA,
CHE NEL FRATTEMPO HANNO CHIUSO L’ATTIVITÀ
STORICA DI FAMIGLIA
la sorella, che nel frattempo hanno chiuso l’attività storica di famiglia aperta da oltre 20 anni. “Abbiamo scaffalature alte oltre cinque metri, non mi sarei mai aspettato di crescere così rapidamente”. Oggi, Shurity non è solo un rivenditore, ma anche un produttore di depuratori d’acqua e rubinetteria. L’azienda ha aperto il suo primo Shurity Store a Latina nel settembre 2024 e sta valutando l’espansione tramite franchising. Ma l’innovazione non si ferma qui: “Stiamo creando Shurity Service, una piattaforma a livello nazionale che permetterà a chiunque di ricevere assistenza tecnica per i depuratori acquistati”.
Il team di Shurity è composto principalmente da giovani: otto degli undici dipendenti sono under 30, formati internamente dall’azienda. “Mi piace investire nelle persone e vederle crescere insieme all’azienda”, afferma Vincenzo. Con l’espansione dello store a Latina e i progetti futuri in cantiere, Shurity ha in programma di assumere nuove figure, tra cui un project manager ed esperti di marketing, al momento consulenti esterni.
De Rosa si ispira a grandi imprenditori come Jeff Bezos, Brunello Cucinelli e Steve Jobs, figure che, come lui, hanno costruito il proprio successo partendo da zero. “Non mi illudo di raggiungere quei livelli, ma trarre ispirazione da loro mi dà la forza di affrontare le difficoltà”, dice. Nonostante gli inevitabili errori lungo il cammino, Vincenzo ha adottato un approccio pragmatico: “Cerco di gestire i problemi senza ansia e senza rimpianti. Ogni errore è un’opportunità per imparare”.
Per il 2024, Shurity si è posta obiettivi ambiziosi: il traguardo dei tre milioni di euro di fatturato e l’acquisizione di un magazzino di oltre mille metri quadri per sostenere la rapida crescita dell’azienda.
“Stiamo espandendo la nostra rete di rivenditori autorizzati in diverse regioni d’Italia”, aggiunge De Rosa. Il tutto partendo da un investimento iniziale di soli 5mila euro, senza alcun prestito bancario. Oggi, dopo appena due anni e mezzo, Shurity è un’azienda in espansione costante, con un magazzino del valore di mezzo milione di euro e una base solida per continuare a crescere. .
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L’ABRUZ ZO PRONTO A SALPARE
Una regione che si rilancia sposando tradizioni artigianali e nuove esigenze di innovazione.
Puntando sulla carta per prodotti sanitari, la moda e l’agrifood
Èl’azienda con il fatturato più alto dell’Abruzzo ad aver creato il cluster più significativo della provincia di Pescara, quello della cellulosa e carta. È la Fater, che con 914 milioni di fatturato è leader in tema di prodotti igienico-sanitari, con marchi quali Pampers, Tempo, Lines, Tampax, Heio e pure la candeggina Ace.
IL TRAINO DELLA CELLULOSA
Il primo seme veniva gettato nel 1958 dall’imprenditore farmaceutico Francesco Angelini, che rilevava un’impresa chimico farmaceutica ribattezzandola, appunto, Fater, omaggiando così il fiume Aterno. Sull’onda di miracoli economici e di boom demografici, sul far degli anni Sessanta avviava il primo mercato di pannolini per bambini: via il ciripà e avanti con Lines, a breve sinonimo anche di assorbenti femminili e per l’incontinenza. Cambio societario nel 1992 quando la Angelini Industries optava per una joint venture con una multinazionale a stelle e strisce, la Procter&Gamble. Ora Fater è una realtà con quattro stabilimenti, che
distribuisce in 39 paesi e investe il 3% del fatturato in ricerca e sviluppo. Accadde poi che, nel 1975, il nipote Francesco Angelini jr, omonimo di tanto nonno, creasse a Chieti Fameccanica, principale società di Angelini Technologies, gruppo multibusiness presente in 21 paesi del mondo con 5.800 persone e un portafoglio di brand leader di mercato nella salute, nella tecnologia industriale e nel largo consumo.
Si occupano di cellulosa e affini aziende come Cellulose Converting Solutions, con sede a Città Sant’Angelo, in provincia di Pescara, che progetta e installa linee complete per la realizzazione di prodotti igienici monouso, dunque pannolini per bambini, prodotti per l’incontinenza e assorbenti donna. L’azienda è nata nel 2007 su iniziativa di un gruppo di tecnici e progettisti decisi a capitalizzare l’esperienza trentennale nella produzione di macchine di settore. L’azienda si estende su 12mila metri quadrati e ha testa e cuore nel dipartimento di ingegneria, dove operano più di
L’EXPORT NEI DISTRETTI ABRUZZESI
(primo trimestre 2024 rispetto al primo trimestre 2023)
+8,8%
Pasta di Fara
Vini del Montepulciano di Abruzzo + 5,1%
Mobilio +9,6%
Abbigliamento nord-abruzzese -1,5%
Abbigliamento sud-abruzzese + 142%
(dati del Monitor dei distretti industriali dell’Abruzzo realizzato dalla Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo)
40 ingegneri per creare attrezzature personalizzate. Sempre in Abruzzo, ma in provincia di Teramo, nel 1994 ha preso forma Eurofil, anch’essa specializzata nella produzione di assorbenti e recentemente anche di prodotti per animali domestici, con marchio proprio e terzi.
Nella pescarese Pianella, dal 1952 è attiva la Ico, acronimo che sta per ‘Industria cartone ondulato’. Un’azienda familiare che col tempo è diventata un riferimento per la produzione di imballaggi e scatole in cartone ondulato. In uno stabilimento di 75 mila metri quadrati produce 600mila metri quadrati di cartone. In provincia dell’Aquila, dal 1972, opera la Pantex. In provincia di Chieti la Ontex Manufacturing.
I CAPISALDI DELL’AGRIFOOD
Sono due i pilastri del settore agroalimentare di Pescara: la pasta e il vino. Qui ha sede Molino e Pastificio De Cecco, azienda nata nel 1920 e specializzata nella produzione di paste alimentari e
IL PASTIFICIO DE CECCO È UN’ECCELLENZA
RICONOSCIUTA A LIVELLO NAZIONALE.
GODE PERSINO DEL SIGILLO DI D’ANNUNZIO, CHE NEL 1903 SCRISSE
DEGLI “INDIMENTICABILI MACCHERONI”
DELL’AZIENDA PESCARESE
prodotti farinacei con oltre 133 milioni di fatturato. A dire il vero, si diffonde dal distretto di Fara San Martino, abruzzese ma in provincia di Chieti. A Fara, nel 1831, Nicola Antonio De Cecco avviava l’attività di mugnaio inaugurando la storia di una delle famiglie di imprenditori più longeva d’Italia. Solo nel 1886, però, nasceva il Pastificio De Cecco, che in compenso, in tre anni, già metteva a punto il primo impianto di essiccazione artificiale ad aria calda. Negli anni della seconda rivoluzione industriale, grondante di fiere e desideri di mostrare il meglio del progresso, i De Cecco non persero una sola Esposizione, sbarcando anche negli Usa,
La Montepulciano d’Abruzzo DOC copre una vasta area dell’Abruzzo orientale, estendendosi su tutti i 120 km della costa abruzzese, fino al confine con il Molise a sud e le Marche a nord, e nell’entroterra per circa 32 km.
prima a Chicago e poi a San Francisco. Fu così che si assicurarono il mercato statunitense, dove presero ad esportare già ai primi del Novecento. Arrivava presto il sigillo poetico del più illustre pescarese, Gabriele D’Annunzio, l’artista-marketing cui si deve pure il marchio Rinascente di Milano. Nel 1903 scrisse degli ‘indimenticabili maccheroni De Cecco’, consumati in compagnia dell’amico Alberto Franchetti, che nobile - in senso stretto e lato - molto probabilmente provvide anche al conto del pasto, date le attitudini del Vate spesso in fuga dai creditori. L’azienda tenne testa al primo e pure al secondo conflitto mondiale, con le donne in sostituzione degli uomini al fronte - c’era una nipote al timone. Negli anni della resistenza la pasta De Cecco divenne la pietanza dei partigiani della Majella, fino a quando i nazisti smantellarono l’azienda. Tutto in fumo, ma tra le macerie la terza generazione rilanciava l’impresa: nel 1952 registrava il marchio, la cui combinazione giallo-azzurro
si è mantenuta fino ad oggi, un presente in cui De Cecco ha stretto a sé un testimonial della caratura di Jannik Sinner e vanta un fatturato di 630 milioni. A Fara San Martino, borgo di 1.400 anime, hanno sede altri tre pastifici: il Pastifico Del Verde, del Cav. Cocco e Farabella, nato da circa dieci anni e specializzata in pasta senza glutine.
Il distretto agroalimentare si completa con il Montepulciano d’Abruzzo, vino ottenuto da uve di Montepulciano (non meno dell’85%) a cui possono essere aggiunte uve di altri vitigni a bacca nera non aromatici. Le vigne si distendono tra Pescara e Chieti, quindi Teramo e L’Aquila. Tra le eccellenze pescaresi spiccano i vini Valentini, nobile famiglia di origine spagnola, nel pescarese fin dal Seicento e nella cui tenuta si è sempre coltivato vino, olio e grano.
DEL MONTEPULCIANO
D’ABRUZZO, CHE SI
ESTENDONO TRA PESCARA, CHIETI, TERAMO E L’AQUILA, RAPPRESENTANO
UNO DEI CAPISALDI DELL’AGROALIMENTARE
PUNTE DI MODA
Si narra che nel secolo scorso l’Abruzzo vantasse la maggiore concentrazione
Il territorio di Chieti raccoglie il soffio di vento del Gran Sasso e lo accompagna verso il mare, caratterizzando la struttura del Montepulciano d’Abruzzo.
Brunello Cucinelli aprirà nel 2025 uno stabilimento in Abruzzo, a Penne, nella zona artigianale di Ponte di Sant’Antonio.
Vedrà la luce nella primavera del 2025 e occuperà una superficie di 4500 mq, arrivando a impiegare tra le 300 e le 350 persone.
L’ABBIGLIAMENTO
DI LUSSO TRAINA
IL SETTORE
DEL’L’ABBIGLIAMENTO ABRUZZESE:
TRA I MARCHI SPICCANO
LA SARTORIA
BELISARIO, A CITTÀ
SANT’ANGELO, E BRIONI A PENNE
I PRINCIPALI MERCATI DI SBOCCO
(dati relativi al primo trimestre del 2024)
di sarti in proporzione agli abitanti. Si spiega così la storia di Brioni, marchio d’alta moda maschile lanciato a Roma nel 1945 da Nazareno Fonticoli. Da subito sinonimo dell’eccellenza sartoriale per gentiluomini romani, conquistò le stelle di Hollywood, artisti, capi di stato e capitani d’azienda, attratti nella boutique di via Condotti per essere vestiti dai sarti della Maison: ieri come oggi, da Clark Gable e John Wayne a Brad Pitt, da Tom Cruise a Kevin Costner, passando per DiCaprio e Drake. Vetrina nella città eterna ma operatività a Penne, in provincia di Pescara, cittadina scelta nel 1959 da Fonticoli per collocarvi il suo stabilimento, così da aumentare la capacità produttiva salvaguardando però un approccio sartoriale. L’azienda, che prende il nome da un’isola croata all’epoca meta del jet-set, rivoluzionava la sartoria di alta gamma, poiché migliorava la capacità produttiva preservando, al contempo, la caratteristica qualità artigianale del marchio, tale anche ora che Brioni fa parte del gruppo Kering.
Sempre a Penne, a una manciata di metri da Brioni, nella primavera del 2025 aprirà una fabbrica di Brunello Cucinelli: cinque milioni di euro di investimento per 350 nuovi posti di lavoro. In attesa del completamento del nuovo stabilimento, già nel novembre 2023 l’attività di Cucinelli è stata avviata in un opificio di Penne in locazione, con l’impiego a tempo pieno di 75 maestranze. “Penne rappresenta un luogo speciale, dove la tradizione della più raffinata arte e artigianalità italiana si è espressa al meglio nella realizzazione e nella confezione di abiti maschili”, afferma Brunello Cucinelli. “Per questo mi piace immaginare di poter contribuire in maniera significativa alla generazione di un futuro radioso per questa amabile tradizione”. Al fine di portare linfa al polo del tessile, la Confindustria locale sta promuovendo corsi gratuiti per affinare o creare le competenze del territorio. È già operativo il corso semestrale per Operatori di confezione, un progetto realizzato in collaborazione con la Fondazione Brioni, che mette a disposizione i propri atelier produttivi e le maestranze più esperte.
ACittà Sant’Angelo ha sede la Sartoria Belisario, dal 1988 produttrice di camicie su misura. Per la verità, l’azienda guidata da Marco Belisario prende le mosse da una lunga storia di famiglia di camiciai. Ancora oggi viene mantenuta la sartorialità da bottega, dunque del pezzo unico di qualità..
COMPETITIVITÀ DATA DRIVEN
Miglior startup abruzzese nel 2021, Diskover
è tra le prime a usare l’IA sugli impianti industriali trasformando grandi moli di dati in risorse di Andrea Salvadori
Dal commercio elettronico alle interazioni sui social media, dalla domotica alle smart city, dalle transazioni finanziarie alle attività industriali: nel mondo viene prodotta un’immensa mole di dati. Nel 2023, secondo una ricerca realizzata dall’osservatorio Big Data & Business Analytics della School of Management del Politecnico di Milano, la spesa delle aziende italiane in infrastrutture, software e servizi per la gestione e l’analisi dei dati è aumentata del 18% per un valore complessivo di 2,85 miliardi di euro (per l’83% del totale imputabile alle grandi imprese e per il 17% a microimprese e Pmi). La gestione dei dati è un’attività imprescindibile per le imprese che vogliono essere competitive. Tra le tante realtà che hanno deciso di investire in questo settore c’è Diskover, una startup innovativa nata nel 2019 a Pescara. Il suo fondatore e ceo è Riccardo Di Nisio. Da sempre appassionato di digitalizzazione e analisi dei dati, prima di creare la sua startup, è stato ricercatore universitario in Statistica presso l’Università d’Annunzio di Chieti-Pescara, docente alla Business School de Il Sole 24 Ore, data scientist per Fater così come per l’agenzia Reply, per la quale ha lavorato per il gruppo Fca (oggi Stellantis). Tra le prime ad utilizzare l’intelligenza artificiale sugli impianti industriali delle aziende manifatturiere e dell’automotive, per aumentarne l’efficienza e la produttività, Diskover nei suoi pochi anni di vita ha già ottenuto diversi importanti riconoscimenti. Nel 2021 è stata scelta come migliore startup innovativa abruzzese “impegnata in soluzioni concrete di intelligenza artificiale per migliorare il lavoro dell’uomo e rendere più efficienti e competitive le aziende”. Nel 2023 è stata quindi selezionate dalla Camera di Commercio di Chieti
LA STARTUP
HA REALIZZATO
UNA SOLUZIONE
DI INTELLIGENZA
ARTIFICIALE DENOMINATA
REWIND: PREDICE GUASTI, OTTIMIZZA LA PRODUZIONE E MIGLIORA L’EFFICIENZA
ENERGETICA
IN TEMPO REALE
e Pescara per rappresentare l’Abruzzo tecnologico allo Smau di Londra.
Nell’ambito della sua offerta di servizi, Diskover ha messo a punto una soluzione di intelligenza artificiale denominata Rewind. La piattaforma si basa su algoritmi di machine learning e opera nella logica della manutenzione predittiva, permettendo alle aziende, grazie all’acquisizione, al monitoraggio e all’analisi in tempo reale dei dati di macchine e impianti industriali, di prevederne i comportamenti difettosi, monitorare la qualità del prodotto, supervisionare la manutenzione, ottimizzare il processo produttivo e i consumi energetici, e di individuare infine le azioni da intraprendere per la risoluzione delle anomalie. Questa tipologia di interventi è stata tradizionalmente affrontata con il sistema Manufacturing Execution System (MES), attraverso
il monitoraggio in tempo reale dell’andamento delle variabili di processo, per capire quando vengono superati determinati limiti di attenzione. Il sistema di intelligenza artificiale sui cui si fonda Rewind va oltre ed è in grado di correlare i set point alle variabili di processo ed elaborare così previsioni accurate che tengono conto non solo dell’andamento delle singole variabili, ma anche delle loro interazioni con le configurazioni macchina. Rewind è quindi attrezzato con una procedura di rinforzo che gli permette di migliorare l’apprendimento e la capacità di previsione con l’aumentare dei dati. “Il nostro obiettivo è equipaggiare ogni operatore con la potenza e la precisione dei dati, trasformando le decisioni intuitive in scelte strategiche data-driven”, spiega il gruppo. “Le nostre soluzioni sono taylor made e progettate per le esigenze di ciascuno dei nostri clienti”. Con Rewind, dunque, i dati IoT dell’impianto vengono sfruttati non solo per monitorare ma anche per prevedere anomalie che causano scarti, consumi eccessivi, rotture e perfino incidenti. Le sentinelle di Rewind, sottolinea la società, possiedono un’affidabilità superiore al 90% comprovata in vari settori. E il primo anno permettono risparmi che possono arrivare al 30%, con un potere predittivo che cresce nel tempo grazie all’IA. Nell’offerta di Diskover non poteva mancare la formazione: il gruppo ha lanciato lo scorso anno una piattaforma digitale che permette alle aziende di entrare in contatto con le applicazioni della scienza dei dati nel settore industriale. È possibile frequentare da remoto percorsi di formazione intensiva, strutturati per mettere in luce, attraverso esempi applicativi, il potenziale dell’intelligenza artificiale nel contesto industriale al fine di migliorarne la produttività e l’efficienza..
CIRCOLO VIRTUOSO
Tra gli attori di spicco nell’automazione per il trattamento delle materie plastiche, Pegaso Industries integra perfettamente sostenibilità e innovazione tecnologica, con l’obiettivo di anticipare le tendenze di Primo
Pegaso Industries, con sede a Borgoricco, in provincia di Padova, è un attore di spicco nell’automazione per il trattamento delle materie plastiche. Con una presenza in oltre 80 paesi e più di 500 dipendenti, il gruppo si distingue per un approccio che integra innovazione tecnologica e sostenibilità, grazie alla sinergia tra cinque aziende italiane ed estere che sono unite dall’obiettivo di sviluppare soluzioni avanzate per i polimeri plastici e i materiali riciclati. Le aziende del gruppo, come Plastic Systems e Pet Solutions, sono in prima linea nella trasformazione delle plastiche riciclate in nuovi prodotti destinati a settori come l’automotive e il packaging.
Adimostrazione dell’impegno e del lavoro del gruppo
Pegaso Industries ci sono i numeri. L’azienda ha registrato oltre 100 brevetti e continua a investire in ricerca e sviluppo per supportare la
“LA
SFIDA SARÀ
RIUSCIRE A INCREMENTARE
L’USO
DI POLIMERI
RICICLATI
IN TUTTI
I
SETTORI, ISTRUENDO
CONSUMATORI
E PRODUTTORI
SULLA CORRETTA
GESTIONE DELLE MATERIE
DI RECUPERO”, DICE ALBERTO PIVA, HEAD OF BUSINESS
DEVOLPMENT
transizione verso un’economia più verde. Entro il 2024, Pet Solutions e Plastic Systems prevedono di ottenere la certificazione ISO 14001, un impegno che sarà seguito da Blauwer ed Ergomec entro il 2025.
La sostenibilità è infatti un pilastro strategico per il gruppo, che ha adottato un percorso di miglioramento continuo focalizzato sull’efficienza energetica e la riduzione dell’impatto ambientale. Circa l’80% del fabbisogno energetico dell’azienda è coperto da impianti fotovoltaici. Questo impegno verso l’autosufficienza energetica è parte di una più ampia strategia di decarbonizzazione, volta a minimizzare le emissioni di CO2 e a promuovere un modello produttivo circolare. Un esempio? Il gruppo ha anche investito in mobilità sostenibile tra i dipendenti. Ha installato colonnine di ricarica per veicoli elettrici nelle proprie sedi e offre incentivi per l’uso di mezzi pubblici.
La flotta aziendale è stata interamente convertita a veicoli elettrici o ibridi.
L’azienda ha poi adottato pratiche sostenibili lungo tutta la catena del valore, investendo in tecnologie che favoriscono il riciclo delle materie plastiche e che riducono gli sprechi. “Il nostro obiettivo non è solo conformarci alle normative ambientali”, afferma Alberto Piva, head of business devolpment di Pet Solutions, “ma adottare un approccio proattivo per proteggere il pianeta e migliorare la qualità della vita”. Pegaso prevede la redazione di un bilancio di sostenibilità entro il 2024, un passo fondamentale per rendere trasparente il proprio impegno e fissare obiettivi concreti per il futuro.
Tra le principali innovazioni del gruppo spicca il deumidificatore Drv di Pet Solutions, ideato per ottimizzare il trattamento del Pet riciclato (rPet). Questo sistema utilizza un processo di essiccazione continuo
sottovuoto, che consente di rimuovere l’umidità e le impurità a temperature più basse rispetto ai metodi tradizionali, riducendo così il consumo energetico. “Con il Drv abbiamo dimostrato che prestazioni elevate e pratiche sostenibili possono andare di pari passo”, ha spiegato Piva.
Pet Solutions non si limita al trattamento del Pet, ma sviluppa anche sistemi di deumidificazione per altri polimeri, adattando le proprie soluzioni alle specifiche esigenze dei clienti. L’investimento continuo in ricerca e sviluppo permette al gruppo di anticipare le tendenze del mercato e rispondere con tecnologie che favoriscono una produzione più efficiente e meno impattante. Pegaso Industries è impegnata nello sviluppo di tecnologie che favoriscono l’utilizzo di materie prime riciclate, contribuendo alla transizione verso un’economia circolare. “Stiamo
adottando metodologie di produzione lean per ridurre gli sprechi e ottimizzare l’uso delle risorse”, ha aggiunto Piva, evidenziando come l’azienda riesca ad adattarsi rapidamente alle dinamiche di un mercato in continua evoluzione. Oltre alla sostenibilità ambientale, il gruppo pone grande attenzione alla responsabilità sociale, collaborando con multinazionali per promuovere pratiche più sostenibili. “Grazie ai brevetti sviluppati negli anni e ai forti investimenti in nuove tecnologie, siamo riconosciuti tra i partner più accreditati a cui affidarsi”, ha spiegato Piva. “La sfida per il futuro sarà riuscire, nel più breve tempo possibile, a incrementare l’uso di polimeri riciclati in tutti i settori, istruendo parallelamente consumatori e produttori sulla corretta gestione delle materie di recupero”.
Ma non solo. Anche la digitalizzazione è al centro dei piani di Pegaso Industries e delle altre aziende del gruppo. Le
soluzioni sviluppate incorporano infatti tecnologie IoT (Internet of Things), che consentono il monitoraggio in tempo reale delle performance dei macchinari e la gestione remota delle operazioni. “Questo approccio ci permette di identificare rapidamente le anomalie e intervenire tempestivamente, riducendo i tempi di inattività e migliorando la produttività”, ha concluso l’head of business development di Pet Solutions.
L’adozione di intelligenza artificiale e machine learning consente inoltre di analizzare grandi volumi di dati per ottimizzare continuamente i processi produttivi. Questa trasformazione digitale sta ridisegnando il modello operativo del gruppo, che si sta evolvendo da una produzione tradizionale a una produzione connessa e intelligente, in cui l’efficienza e l’innovazione sono elementi chiave per mantenere la competitività..
BRILL ARE SEMPRE DI PIÙ
Fila Solutions ha celebrato gli 80 anni tagliando il traguardo dei 25 milioni di euro di fatturato. Il segreto? Sostenibilità sempre al centro e una crescita organica di tutte le aree di business di Fulvio di Giuseppe
Un anno record. Neppure il tempo di celebrare gli 80 anni che per Fila Solutions c’è già un altro traguardo da festeggiare: l’azienda quest’anno ha una crescita a doppia cifra verso i 25 milioni di euro di fatturato. “Confermiamo i dati in crescita dello scorso anno, in controtendenza rispetto al comparto dell’edilizia, che dopo la bolla degli incentivi si sta normalizzando”, ha detto Francesco Pettenon, che con la sorella Alessandra ricopre la carica di amministratore delegato.
La storia dell’azienda, infatti, si intreccia con quella della famiglia: gli ad sono figli di Beniamino, attuale presidente di una società che affonda le radici nel 1943, anno di fondazione della Fabbrica Italiana di Lucidi e Affini, diventata poi un punto di riferimento internazionale nei sistemi per la protezione e la manutenzione di tutte le superfici.
PUNTO DI RIFERIMENTO
NEL TRATTAMENTO DELLE
SUPERFICI, REALIZZA
PRODOTTI CON TECNOLOGIE
A BASSO IMPATTO, TRA DETERGENTI BIODEGRADABILI
E FORMULAZIONI A BASE ACQUA
Proprio con l’attuale guida, ha evoluto il suo core business da prodotti per calzature, cere e detergenti domestici a prodotti per la cura delle superfici. Una realtà in continua espansione, che conta 103 collaboratori tra l’headquarter e l’innovation center di San Martino di Lupari, il centro di sperimentazione a Fiorano Modenese nel cuore del distretto ceramico di Sassuolo, strutture locali in Francia, Germania, Spagna, Usa, Gran Bretagna ed Emirati Arabi, oltre a una presenza capillare in oltre 90 paesi. Il tutto secondo una strategia che mette al centro la sostenibilità: tutti i prodotti sono realizzati con tecnologie a basso impatto, i detergenti
contengono ingredienti biodegradabili fino al 98% mentre le formulazioni a base acqua rappresentano l’83% sul totale della produzione, in continua crescita. Anche l’attenzione alla sostenibilità e al sociale è un’eredità di famiglia da consolidare: “Lo abbiamo imparato dai nostri avi, perché ricordo benissimo le parole di mia nonna quando ci spiegava l’importanza di non immettere sostanze nocive nei prodotti, oppure l’esempio di mio padre che fu uno dei primi, negli anni ’70, a dotarsi di un sistema di trattamento delle acque di scarico, in tempi molto diversi da questi”.
Aconferma di questo approccio arrivano ulteriori riconoscimenti: Fila Solutions è stata inserita per il quarto anno consecutivo nella classifica Sustainability Award, promossa da Kon Group assieme a Elite,
l’ecosistema del gruppo Euronext. L’azienda è stata eletta tra le top 75 aziende italiane più sostenibili che si sono distinte per aver migliorato le performance in materia di sostenibilità. Tutto in base al rating esg emesso da Altis Advisory, spin-off dell’Università Cattolica, e da Reprisk.
Oltre all’approccio sostenibile, “l’aspetto principale della nostra crescita e del nostro anno record è dato dalla crescita organica di tutte le aree di business, con un riposizionamento dei prodotti in vari canali, continuo miglioramento del servizio al cliente, formazione mirata dei top rivenditori e da un
ingresso convinto ed efficace nel mondo dell’e-commerce”.
Nessun salto nel vuoto, ma un graduale avvicinarsi ai traguardi da tagliare: “La strategia vincente è stata aver individuato la nuova normalità. Siamo riusciti a dare la lettura migliore al bonus 110, comprendendo in anticipo quali sarebbero state potenziali criticità del settore”. Per farlo, in occasione del suo 80esimo compleanno, Fila ha voluto aggiungere un tassello importante nella sua strategia di sviluppo: offrire un servizio completo per medi e grandi progetti che preveda non solo la fornitura di prodotti ma, su richiesta, anche l’applicazione
dei suoi trattamenti per la cura e la protezione delle superfici. È nata così la collaborazione con Euganea Trattamenti, diventata Fila Euganea Service, a seguito della sua acquisizione nel 2023, per sviluppare sia in Italia che all’estero l’attività di fornitura di servizi di trattamento, pulizia, posa in opera, levigatura e lucidatura.
E ancora, il successo del lancio sul mercato di Salvaterrazza Eco, il nuovo protettivo anti-infiltrazione a base acqua, che guarda alla sostenibilità ambientale senza rinunciare alla qualità. “Dal trattamento dei prodotti in produzione sino all’applicazione nel cantiere, il nostro obiettivo è quello di dare al cliente delle soluzioni per migliorare sia l’interno (comfort) che l’esterno con il miglioramento dei manufatti, riducendo così i costi di manutenzione straordinaria, contribuendo ad allungare la vita di materiali, che altrimenti andrebbero in discarica, riducendo anche le emissioni di CO2.
Tutto questo, però, riesce concretamente solo nel momento in cui si è completamente padroni delle dinamiche del mercato: “All’interno del nostro innovation center, il marketing ascolta le esigenze del mercato. La consulenza tecnica è sempre pronta a spiegare in che modo usare al meglio i nostri prodotti e a proporre le migliori soluzioni di fronte alle situazioni più complesse. Nel mezzo c’è la ricerca e sviluppo che fa da trait d’union tra questi due dipartimenti, sviluppando le migliori proposte, sempre in ottica sostenibile, da inserire nel mercato: puntiamo molto su questo aspetto perché siamo convinti che la pancia del consumatore parli. Il cliente mi dice che cosa cerca e io mi faccio trovare pronto”. L’importante, però, è saper ascoltare e creare valore non solo economico, ma soprattutto sociale e ambientale..
OSPITALITÀ TRA LE VIGNE
Non solo produzione vinicola: ColleMassari negli anni ha arricchito
la sua offerta con tre strutture ricettive. L’obiettivo?
Offrire un soggiorno di lusso e relax tra le colline maremmane di Maurizio Abbati
AL CENTRO
SEMPRE L’ATTENZIONE
E IL RISPETTO
PER AMBIENTE
E TERRITORIO:
LA CANTINA INFATTI
È STATA PROGETTATA
SECONDO I PRINCIPI
DELLA BIOARCHITETTURA
C’è una cultura che affonda le radici nella storia e nella tradizione di un territorio all’origine di ColleMassari Wine Estates, con cui si fondono la capacità imprenditoriale, l’attenzione alla qualità e il rispetto per l’ambiente. Dal 1998, grazie alla lungimiranza della famiglia TipaBertarelli, questa azienda si è caratterizzata per l’accoglienza e per le sue produzioni vinicole. Ci troviamo in Maremma, tra le pendici del monte Amiata e il mar Tirreno, a 300 metri di altitudine. Un terreno di oltre 1.200 ettari, di cui 120 vitati, 90 ad oliveti (tutti a conduzione biologica fin dalla nascita) e boschi, dove spicca la moderna cantina costruita dall’architetto Edoardo Milesi secondo i precetti della bioarchitettura. Il progetto iniziale si è subito sviluppato seguendo la naturale inclinazione alla qualità e rivolgendosi al segmento alto di mercato: all’acquisizione, già nel 2002, di Grattamacco a Bolgheri hanno fatto seguito negli anni quelle di Poggio di Sotto e di Tenuta San Giorgio a Montalcino. La filosofia di ColleMassari ha sempre come punto centrale l’attenzione e il rispetto del territorio, che ha visto, per iniziativa dei fratelli Maria Iris Tipa Bertarelli e Claudio Tipa, anche il coinvolgimento della Fondazione Bertarelli per il recupero ambientale, lo sviluppo dell’arte, l’archeologia e l’architettura contemporanea sostenibile. Al Forum Bertarelli, uno degli interventi della fondazione sul territorio, si svolge ogni anno l’Amiata Piano Festival, una manifestazione di musica classica che si anima attraverso una serie di eventi che da maggio arrivano fino al tradizionale concerto di Natale. Abbiamo parlato di ColleMassari e dei suoi progetti con il ceo Giuseppe Di Gioia.
Come nasce ColleMassari e come si sviluppa negli anni?
ColleMassari nasce grazie a Claudio Tipa, che riesce a far appassionare la sorella e i nipoti Ernesto e Dona Bertarelli di un progetto vinicolo che ha comportato un forte investimento su Montecucco, ampliando la tenuta originaria e in seguito arricchendo il suo sogno con l’attività ricettiva e la nascita della ColleMassari Hospitality. Una realtà che coniuga luxury e relax, tra colline ricamate da olivi, alcuni dei quali anche millenari, e vigneti. Da subito c’è stata una ricerca dell’eccellenza che ha guidato alla creazione di una cantina innovativa, espressione di un’architettura moderna, ma che doveva integrarsi perfettamente
nel territorio, con l’obiettivo di salvaguardare l’equilibrio ambientale. Un progetto di sostenibilità che coinvolge per altro l’intera comunità locale, a cui come azienda attingiamo anche per l’aspetto occupazionale. La volontà resta quella di stimolare la conoscenza del territorio a livello di visita e di soggiorno, all’insegna di una vacanza di relax immersa nella natura.
Quali sono i mercati di riferimento per la vostra produzione vinicola? Il mercato vinicolo è rappresentato per il 60% dall’estero e per il 40% dall’Italia, che resta per noi una componente importante. In ogni caso il piano strategico per i prossimi cinque anni vede arricchirsi la quota estera, con uno sviluppo che guarda soprattutto a Stati Uniti, Svizzera, Inghilterra e Germania, che sono già oggi il nostro riferimento più importante.
Come si articola invece il vostro settore hospitality? Abbiamo un’offerta piuttosto differenziata. A cominciare dal corpo principale (la tenuta di Montecucco) che in realtà è un borgo, o per meglio dire una sorta di wine relais, dotato di 25 soluzioni alloggiative, tra suite, appartamenti e camere superior, unite a un’area benessere. A questo si sommano due ville private, ciascuna con otto suite che vengono offerte in esclusiva a gruppi di amici, famiglie o aziende, ideali per chi è alla ricerca di riservatezza e privacy. Ad oggi la clientela è in prevalenza estera, proveniente dai paesi del Nord Europa. Un modello di accoglienza diffusa, ben integrata, che permette di godersi tutta la serenità e il fascino che il luogo è in grado di trasmettere..
IL CROWDFUNDING DÀ SPET TACOLO
Show in tutta Italia e senza il coinvolgimento di animali:
Le Cirque Top Performers apre una campagna di raccolta fondi per portare all’estero la sua proposta di circo contemporaneo di Matteo Marchetti
L’emozione di uno spettacolo dal vivo non può essere replicata su un computer o una televisione. IA, realtà virtuale e metaverso non riescono neanche lontanamente a ripetere le suggestioni di uno show vissuto a pochi metri dai protagonisti, ammirando le evoluzioni ma anche toccando con mano la magia e le sensazioni offerte da una squadra di professionisti di livello assoluto. Questo e tanto altro propone Le Cirque Top Performers, diventato in breve tempo un vero punto di riferimento in Italia per la realizzazione di spettacoli con i migliori artisti al mondo. I numeri testimoniano un successo ormai consolidato: oltre 350mila spettatori in 67 settimane di rappresentazioni. Utilizzando in modo innovativo, a tratti anche geniale, coreografie originali, musiche coinvolgenti e video suggestivi, gli spettacoli hanno raccolto consensi e sold out in tutta Italia. Inoltre i test di mercato effettuati in Belgio, Svizzera e Marocco hanno confermato la bontà delle produzioni,
“FRA IA E METAVERSO
CI SI DIMENTICA TROPPO
SPESSO CHE L’EMOZIONE
OFFERTA DA UNO SPETTACOLO
DAL VIVO È UNICA.
LO SANNO BENE
GLI OLTRE 350MILA SPETTATORI
CHE HANNO ASSISTITO
AI NOSTRI SHOW”, DICE IL CEO
GIANPIERO GARELLI
Gianpiero Garelli
aprendo la strada alla prossima espansione internazionale. Proprio per garantirsi una base solida anche fuori dal nostro Paese, i responsabili della Pmi fondata a Cuneo nel 2015 hanno recentemente lanciato una campagna di equity crowdfunding su Mamacrowd. L’obiettivo? Raccogliere i fondi necessari all’espansione oltreconfine e finanziare la creazione di un nuovo spettacolo che nelle intenzioni dovrebbe diventare indimenticabile. Un punto di riferimento da cui partire per un futuro sempre più ricco di soddisfazioni.
“Siamo convinti che ormai in tutto il mondo ci sia un grande bisogno di eventi dal vivo, in cui ci si incontra e si condividono esperienze e stati d’animo”, racconta Gianpiero Garelli, fondatore e guida di Le Cirque Top Performers. “I numeri delle persone che seguono i nostri spettacoli confermano che la strada su cui camminiamo da anni è quella giusta”. Una delle
caratteristiche principali dei tre show di grande successo presentati negli ultimi anni è l’assenza di animali: i fondatori
Gianpiero Garelli, Alessandro Garelli, Stefano di Santo e Andrea Tonini hanno puntato su una formula premiata dal grande pubblico. A confermarlo i numeri: Le Cirque Top Performers ha registrato oltre quattro milioni di ricavi nel 2023, raddoppiando di fatto le cifre del 2019, con un Ebitda sempre positivo. “Abbiamo un modello di business sia B2C che B2B”, spiega Alessandro Garelli, cofondatore e marketing director, “considerato che i nostri spettacoli non si rivolgono solo ai privati e alla loro voglia di emozionarsi, ma anche alle grandi aziende che decidono di includere momenti di intrattenimento nelle loro convention”.
Originalità degli spettacoli e professionalità degli artisti, fra i migliori in assoluto del settore. Le Cirque Top Performers deve a questo il fatto di essere considerato leader nel mercato del nouveau cirque
(o circo contemporaneo), basato su una tipologia di show che non coinvolge animali, si svolge in location suggestive e realizza eventi con un tema specifico. Il prezzo medio del biglietto è più elevato rispetto al circo tradizionale, ma gli spettatori sanno di essere protagonisti di uno show irripetibile.
“Nel 2023 il mercato europeo del live entertainment ha registrato un valore di 6,71 miliardi di euro”, dice Andrea Tonini, cofondatore e business development director. “C’è stata una forte crescita negli ultimi due anni, grazie anche a un generale cambiamento delle abitudini: il 76% dei consumatori in Europa ha affermato che preferisce spendere per esperienze piuttosto che per beni materiali. Le previsioni di crescita del settore sono molto interessanti: si calcola un +8% di Cagr entro il 2027”. E come succede spesso in questi casi, i risultati a livello italiano hanno fatto da trampolino verso l’ingresso in campo internazionale.
“Per questo abbiamo deciso di aprire il capitale con una raccolta di equity crowdfunding, offrendo a investitori e appassionati l’opportunità di differenziare il proprio portafoglio contribuendo a un progetto di successo”, afferma Stefano di Santo, cofondatore e strategy director. “Non siamo l’ennesima startup digitale, siamo una Pmi solida, guidata da un team di imprenditori esperti e appassionati. Abbiamo dimostrato l’efficacia del progetto e adesso siamo pronti ai palchi internazionali”. La formula scelta è quella dell’equity crowdfunding: “Per la prima volta ospitiamo una campagna simile in un settore come quello dell’intrattenimento rivolto al mondo del circo contemporaneo. Si tratta di una proposta di investimento diversa dal solito che, considerata la serietà del team e i numeri solidi registrati dalla società, proponiamo volentieri sulla nostra piattaforma”, ha aggiunto Dario Giudici, vice presidente di Mamacrowd..
ARIA DA BERE
Produrre un bene indispensabile tramite la condensazione:
Acqua 2 O, progetto umanitario di Adviseme, vuole
cambiare la vita a milioni di persone con la sua invenzione
di Francesca Lai
“Ehi Alexa, aziona la sorgente”: così Lorenzo Paganelli, imprenditore e fondatore di AdviseMe, immagina il futuro, per il quale ora sta lavorando. AdviseMe è una startup nata con un obiettivo chiaro: utilizzare l’intelligenza artificiale per migliorare l’interazione uomo-macchina e ottimizzare processi complessi in settori come la logistica, la sanità e la gestione delle risorse naturali. Ma ciò che rende davvero speciale questa giovane azienda è il suo impegno verso un progetto umanitario che potrebbe fare la differenza per milioni di
persone in tutto il mondo: Acqua 2 O, progetto umanitario volto a produrre acqua potabile tramite la condensazione dell’aria, riducendo al minimo l’impatto energetico e ambientale.
Fondatore e ceo di AdviseMe, Lorenzo Paganelli ha un’esperienza professionale che attraversa confini geografici e culturali. Con oltre dieci anni di cammino pionieristico sulla frontiera tecnologica in più di 20 paesi e la padronanza di cinque lingue, Lorenzo ha potuto osservare da vicino le disuguaglianze e le
problematiche legate all’accesso a risorse fondamentali, come l’acqua. Il suo viaggio di vita lo ha portato a lavorare in Cina, negli Stati Uniti, in Brasile e infine a Milano, dove ha dato vita ad AdviseMe. “Volevo creare qualcosa che potesse davvero migliorare la vita delle persone, e l’idea di Acqua 2 O è nata da questo desiderio”, racconta Paganelli. “Viviamo in un mondo dove molte persone non hanno accesso all’acqua potabile, ma la tecnologia ci offre la possibilità di cambiare lo stato di queste cose”.
Il progetto Acqua 2 O si basa su una tecnologia water footprint che cattura l’umidità dall’aria e la trasforma in acqua anche potabile. Il macchinario, sviluppato da AdviseMe, trasportabile e non invasivo, è in grado di produrre fino a 80 litri di acqua al giorno ed è pronto ad essere lanciato sul mercato il modello per la produzione di 10mila litri di acqua al giorno, con un consumo energetico contenuto e alimentazione da fonti di energia rinnovabile. “Il nostro obiettivo è rendere questa tecnologia accessibile a chiunque, ovunque nel mondo, soprattutto in quelle aree dove l’acqua è un bene raro”, spiega Lorenzo. “Abbiamo lavorato con un team di esperti esterni, tra cui ingegneri idraulici, elettrici e informatici, per perfezionare il prodotto. La manodopera italiana ha giocato un ruolo fondamentale nella realizzazione del macchinario: l’artigianalità che ci distingue ha dato forma a qualcosa di straordinario e unico”.
Non solo una soluzione pratica, ma anche un sogno che contribuisce al bene dell’umanità. Lorenzo sottolinea come la tecnologia possa contribuire a creare un mondo più equo: “L’acqua è un diritto, e con
Acqua 2 O vogliamo fare la nostra parte per garantire che chiunque, anche nelle zone più remote, anche il bambino o la bambina più lontana, possa avere accesso a questa risorsa essenziale”. In particolare, il progetto è stato testato in contesti agricoli, come nel caso di Tuscany Green di Alberto Margheriti, famoso per aver realizzato il bosco verticale di Milano. Qui, il macchinario ha dimostrato la sua efficacia nell’ambito dell’agricoltura di precisione e della gestione delle risorse idriche in maniera sostenibile.
IL DISPOSITIVO
SI PUÒ INTEGRARE
ANCHE
NELLE SMART
CITIES: “L’IDEA È
DI CREARE DELLE COMUNITÀ ENERGETICHE, CHE BENEFICINO
NON SOLO DELLA
PRODUZIONE DI ACQUA”, AFFERMA IL CEO
LORENZO PAGANELLI
Ma la visione di AdviseMe non si ferma qui. Paganelli è convinto che Acqua 2 O possa essere integrato in contesti più ampi, come le smart cities, creando comunità energetiche che possano beneficiare non solo della produzione d’acqua, ma anche di soluzioni di efficientamento energetico. “Abbiamo già avviato dialoghi con alcune regioni italiane, come la Sicilia e la Puglia, dove c’è particolare attenzione sulle risorse idriche”, afferma il ceo. “La tecnologia ci permette di monitorare in tempo reale la qualità dell’acqua che stiamo producendo e di utilizzare solo l’energia
necessaria per la produzione, senza sprechi. Qui l’intelligenza artificiale gioca un ruolo essenziale, dal momento che permette di vendere o utilizzare per altri scopi l’energia prodotta in eccesso. Questa è la vera innovazione: sapere quando fermarsi e non produrre in eccesso”.
Il futuro di AdviseMe è fortemente legato al successo di Acqua 2 O, ma Lorenzo Paganelli vede il progetto come parte di un piano molto più grande. “Il nostro lavoro con l’intelligenza artificiale non si limita alla gestione delle risorse idriche. Abbiamo sviluppato degli algoritmi capaci di predire il fabbisogno idrico in base a dati meteorologici e geolocalizzati, riducendo al minimo gli sprechi, gli spostamenti e migliorando la gestione delle risorse naturali. Questo approccio, che combina la tecnologia con la sostenibilità, è ciò che ci permette di fare la differenza”.
Guardando al futuro, Paganelli vede un mondo in cui tecnologie come Acqua 2 O diventeranno parte integrante della nostra vita quotidiana. “Immagino un futuro in cui ogni famiglia possa produrre energia necessaria alle proprie esigenze e la propria acqua potabile anche con un semplice pannello fotovoltaico, senza dipendere da sistemi invasivi e costosi. Abbiamo già iniziato a ricevere preordini per Acqua 2 O e non vedo l’ora di vedere come il mercato risponderà. L’Italia ha un potenziale enorme e credo che possiamo essere leader in questo settore”. Con Acqua 2 O, AdviseMe non sta solo innovando il mercato della gestione delle risorse idriche, ma sta anche cercando di cambiare il mondo, un litro d’acqua alla volta. .
DETTAGLIO N° 2: L’AGRICOLTURA RIGENERATIVA
NASCE UN CAFFÈ
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LA QUALITÀ AMA I DETTAGLI.
UN MERCATO IN LIEVITAZIONE
Non solo a Natale: il panettone oggi è richiesto tutto l’anno e molte pasticcerie, per cavalcare l’onda, si stanno convertendo in laboratori. Forte la spinta sulle varianti gourmet
di Camilla Rocca
A NATALE SI
STIMA
CHE IN ITALIA VENGANO
Si parla di un mercato così fiorente che tante pasticcerie, negli ultimi anni, si sono convertite in veri e propri laboratori, limitando sempre di più le attività da banco (dispendiose in termini di personale e affitto) e concentrandosi, anche se per un periodo limitato, nei due grandi momenti dell’anno: Natale e Pasqua. Senza dimenticare che oggi il panettone è sdoganato in ogni periodo dell’anno, tanto da essere portato sotto l’ombrellone ed essere consumato, soprattutto all’estero, senza soluzioni di continuità. Nel periodo natalizio, si stima che in Italia vengano venduti tra i 60 e i 70 milioni di panettoni ogni anno. Questo numero include sia i panettoni tradizionali che le varianti gourmet, artigianali, vegane e senza glutine, con un fatturato totale di 1,2 miliardi di euro nel 2023 e una crescita prevista del 5% per il 2024, tanto che si prevede che il fatturato possa raggiungere 1,26 miliardi di euro.
VENDUTI TRA I 60 E I 70
MILIONI DI PANETTONI.
TUTTAVIA, SI TRATTA
DI UN PRODOTTO
SDOGANATO IN TUTTI
I PERIODI DELL’ANNO
Eper quanto riguarda l’estero? Nel 2023, si stima che siano stati esportati circa 20 milioni di panettoni italiani verso mercati internazionali per un valore totale di 300 milioni di euro nel 2023, con una previsione di crescita del 7% per il 2024. Gli Stati Uniti, con una crescente comunità italiana e una forte domanda di prodotti gourmet, rappresentano uno dei mercati principali, contribuendo per circa il 30% del totale delle esportazioni. La Germania è un altro mercato chiave grazie alla vicinanza geografica e all’apprezzamento, rappresentando circa il 20% delle esportazioni. L’elevata domanda di prodotti di lusso e gourmet rende il Giappone un altro mercato strategico, contribuendo con circa il 15% delle esportazioni. Canada e Australia mostrano una crescita significativa nelle vendite di panettone italiano, con una quota combinata del 10%. Altri paesi come Brasile, Regno Unito e Emirati
DOVE VANNO A FINIRE
I NOSTRI PANETTONI
Stati Uniti: 30%
Germania: 20%
Giappone: 15%
Canada e Australia: 10%
Brasile: 10%
Regno Unito: 10%
Emirati Arabi
Uniti: 5%
I maestri pasticceri stanno sperimentando panettoni con sapori nuovi, come frutta esotica, spezie orientali e combinazioni dolce-salato.
Arabi Uniti completano il panorama delle esportazioni, rappresentando rispettivamente il 10%, 10% e il 5%.
Secondo l’ultimo rapporto di Euromonitor International, il segmento dei dolci gourmet ha registrato una crescita del 7% rispetto all’anno precedente, trainato dalla domanda di esperienze culinarie uniche. I maestri pasticceri stanno sperimentando quindi panettoni con sapori nuovi, come frutta esotica (mango, papaya), spezie orientali (cardamomo, zafferano) e combinazioni dolce-salato (cioccolato fondente e peperoncino, panettone con grani di sale marino).
La crescente domanda di prodotti adatti a esigenze alimentari specifiche ha dato impulso anche al panettone
vegano e senza glutine. Secondo l’Associazione italiana panificatori (Aip), nel 2023 le vendite di panettoni senza glutine e vegani sono aumentate del 15% rispetto all’anno precedente. Secondo il Rapporto di sostenibilità alimentare 2023 di Sustainable Food Trust, il 40% dei produttori di dolci in Italia ha adottato pratiche di filiera corta per ridurre l’impatto ambientale. Sempre più produttori scelgono di utilizzare ingredienti locali e a chilometro zero, puntando su filiere corte, inoltre, è in crescita l’utilizzo di packaging ecocompatibili, con confezioni realizzate in materiali riciclabili o biodegradabili. Il panettone artigianale rimane un must, con un ritorno al fatto a mano: secondo Statista, il mercato dei prodotti artigianali in Italia ha visto una crescita del 10% nel 2023, con una particolare predilezione per i prodotti a
Il panettone tradizionale o nelle sue varianti resta un prodotto sempre di grande richiamo, anche se la concorrenza del pandoro è forte.
tiratura limitata. I consumatori cercano sempre più prodotti di nicchia, che raccontino una storia e offrano un’esperienza personalizzata. Le lievitazioni lente e naturali, l’uso di lievito madre e le ricette antiche sono parte integrante di questo trend. Tra grandi aziende e Pmi, ecco alcuni player che stanno guidando questo mercato.
I LIEVITATI NATALIZI DI DOMORI
Nel 2023, i lievitati natalizi hanno inciso sul fatturato totale per l’1,4%. Durante il periodo settembre-dicembre 2023, l’incidenza complessiva è salita al 2,6%, con il doppio delle vendite proveniente dall’estero. Il pandoro
ha inciso per lo 0,26% sul fatturato totale e per lo 0,49% nel periodo settembre-dicembre 2023. Il panettone classico ha rappresentato lo 0,43% del fatturato totale e lo 0,80% da settembre a dicembre 2023. Ma ci sono importanti novità per il 2024, si stima che l’incidenza dei lievitati natalizi sul fatturato complessivo di Domori salirà al 3,19%, ma anche questo previsto incremento è legato alla maggiore capacità produttiva del nuovo stabilimento.
VERGANI PUNTA SUL GOURMET
L’azienda Vergani mostra una ripartizione del
fatturato sui lievitati fortemente stagionale, con il 75% generato durante il Natale e il restante 25% nella Pasqua. Geograficamente, i ricavi si dividono tra un 75% dall’Italia e un 25% dai mercati esteri, offrendo oltre cento ricette durante il periodo natalizio. Di particolare rilevanza è la linea gourmet, che ha registrato una crescita significativa, rappresentando oggi quasi il 50% della produzione complessiva, grazie a un crescente interesse per i prodotti di alta qualità. Il mercato dell’export sta mostrando un’evoluzione positiva, in parte grazie alla crescente notorietà del panettone a livello internazionale, ormai considerato uno
dei simboli del made in Italy, alla pari di prodotti alimentari di eccellenza, il design e la moda.
PISTÌ VERSO I CENTO MILIONI
“Il 2024 è un anno importante nella crescita della nostra azienda, che chiuderà con un fatturato oltre i 100 milioni di euro totali”, racconta l’ad di Pistì, Nino Marino, insieme a Vincenzo Longhitano, che ha fondato l’azienda basandosi su delle cambiali. “Pistì ha consolidato una posizione dominante nel mercato delle creme spalmabili, detenendo una quota di mercato vicina al 50%. Per noi quindi il mondo del panettone è e vuole essere
Bonfissuto ha puntato molto sull’e-commerce, attraverso il quale è riuscito a raggiungere nuove famiglie in tutto il mondo. A destra Vincenzo e Giulio Bonfissuto.
IL SEGMENTO
DEI DOLCI GOURMET
HA REGISTRATO
una nicchia, con volumi limitati rispetto ai grandi competitor, come parte di una strategia che valorizza la qualità artigianale, soprattutto nel segmento premium. Un fatturato modesto, quindi, se si considera l’intero gruppo, soprattutto a causa della stagionalità e della limitata shelf life del prodotto (fino a quattro mesi per i prodotti esteri) ma con un buon 80% per quanto riguarda i lievitati per il periodo natalizio rispetto al 20% del periodo pasquale”.
UN +7% RISPETTO
ALL’ANNO SCORSO.
MOLTE AZIENDE
HANNO DECISO
DI PUNTARCI
BONFISSUTO AL PISTACCHIO
Bonfissuto negli anni ha raggiunto una solida crescita, con una forte stagionalità che vede il 75% del fatturato dei lievitati generato proprio nel periodo natalizio e il restante 25% durante la Pasqua. Il gusto più venduto è il panettone al pistacchio, che rappresenta circa il 20% delle vendite. Questi numeri sono realizzati al 70% in Italia, mentre il 30% proviene dai mercati esteri,
Per lo scorso Natale Bauli ha registrato un fatturato di 231 milioni di euro: si tratta del 30,9% del fatturato totale in Italia.
con una presenza significativa in Europa (Svizzera, Austria, Germania, Spagna, Francia, Belgio, Malta e altri paesi) e negli Stati Uniti. Grazie a una strategia di crescita sostenuta dall’e-commerce, Bonfissuto ha potuto raggiungere nuove famiglie in tutto il mondo. “Un progetto ambizioso per il futuro è quello di sviluppare una farm dedicata alla coltivazione del pistacchio”, racconta Giulio Bonfissuto. “Appena possibile l’azienda vuole dedicare un’edizione limitata del panettone a Vincenzo, mio fratello, ricordandone la visione e il contributo, soprattutto nell’ambito della sostenibilità e
dell’impegno verso la comunità, che a soli 43 anni ci ha lasciato”, racconta Giulio.
LA LEADERSHIP DI BAULI
Per lo scorso Natale, il gruppo Bauli ha registrato un fatturato di 231 milioni di euro nel segmento dei panettoni e pandori, rappresentando il 30,9% del fatturato totale italiano. Nello specifico, i panettoni hanno contribuito per il 13,3% (di cui 10% per i tradizionali e 3,3% per le specialità), con una quota di mercato del 26%, mentre i pandori hanno pesato per l’11,8% ma con una quota di mercato del 44,5% che li conferma come
leader di mercato. Infatti più della metà delle 16 milioni di famiglie italiane acquirenti di lievitati natalizi ha scelto un prodotto del gruppo, consolidando la leadership in questo mercato.
IL CASO DI INDUSTRIA DOLCIARIA BORSARI
IDB Group - Industria Dolciaria Borsari, di proprietà della famiglia Muzzi, presidia il canale della Grande distribuzione con lo storico marchio milanese Giovanni Cova & C. e quello retail con Muzzi Antica Pasticceria, il brand di famiglia. Oltre a Giovanni Cova & C. e Muzzi Antica Pasticceria, detiene altri cinque marchi: Borsari, Bedetti, Breramilano1930, Tommaso Muzzi e La Torinese, acquisita dal gruppo nel 2018. Con sette milioni di chili venduti nel 2023, oltre 21 milioni di mignon, 150 ricette e 3000 referenze, IDB Group presiede il mercato nel segmento premium del prodotto incartato a mano. Il fatturato aggregato del gruppo (a cui partecipano le aziende Idb, Giovanni Cova & C. e Muzzi) è passato da 67 milioni di euro nel 2022 ai 71 milioni nel 2023. Il fatturato dei soli panettoni dello scorso Natale è stato di 50 milioni di euro e le vendite in Italia rappresentano l’80% del fatturato, mentre il restante 20% è imputabile all’estero.
“LA CRESCENTE CONSAPEVOLEZZA
DEI CONSUMATORI
da collaborazioni con negozi, bar e ristoranti. Le previsioni per il 2024 sono positive, con un atteso incremento del 20%, grazie all’ampliamento dell’offerta gastronomica, che include un servizio di lunch con posti a sedere sia interni (10) che esterni (40). La produzione di grandi lievitati, in particolare i panettoni, è centrale per Arena, coprendo il 10% del fatturato annuale. Tra i prodotti più richiesti spiccano i panettoni tradizionali, che rappresentano il 50% delle vendite, seguiti dalla variante con canditi di uvetta aromatizzata alla malvasia e mandorle tostate al 30%. Altri gusti, come cioccolato, mango e cioccolato di Modica, coprono quote minori. “La crescente consapevolezza dei consumatori riguardo alla qualità dei prodotti artigianali sta rafforzando il mercato, giustificando il costo superiore di un panettone fatto a mano e premiando l’impegno degli artigiani”, racconta Francesco Arena.
RIGUARDO LA QUALITÀ
DEI PRODOTTI STA
RAFFORZANDO
IL MERCATO, PREMIANDO
IL LAVORO DEGLI ARTIGIANI”
LA RICONVERSIONE
AI LIEVITATI
“Il comparto dei dolci delle ricorrenze, nel 2023, ha registrato una crescita a valore del +5%: con il nostro brand di punta, lo storico marchio milanese Giovanni Cova & C., abbiamo raggiunto un +11% ed è il segnale che indica come le nostre scelte in fatto di materie prime, di metodo di produzione, di ricettazioni e di investimenti in comunicazione siano state apprezzate dal mercato”, dichiara Andrea Muzzi, ad del gruppo.
IL PANETTONE MESSINESE
Francesco Arena, laboratorio e panificio di Messina, ha raccontato la crescita costante del suo business, con un fatturato 2023 che ha superato i 750mila euro, grazie a una suddivisione delle vendite ben definita: l’80% proviene dal banco, il 10% dall’ecommerce, il 5% dal catering e il restante 5%
Oggi pasticceria Tabiano è un esempio di pasticceria che si è riconvertita in favore dei lievitati. Con un solo punto vendita e un fatturato attorno agli 800 mila euro, ben 500 mila è dedicato ai lievitati. E mentre la Pasqua vale circa 100 mila euro principalmente in Italia, il Natale, con i suoi 400 mila euro di fatturato è diviso all’86% nel mercato italiano e al 14% sui mercati esteri, privilegiando Francia (con il 60%) e a seguire Spagna, Austria e Svizzera in parti uguali.
LA FORZA
DELLA DISTRIBUZIONE DIRETTA
Tomarchio, azienda leader nel settore delle tortine da colazione, durante le festività natalizie inverte la sua quota di mercato, con oltre il 50% del fatturato proveniente dalla vendita di panettoni e pandori. Sul totale del fatturato dedicato ai lievitati, il 70% delle vendite avviene a Natale, mentre il restante 30% è generato nel periodo pasquale. Il prodotto di punta è il panettone mandorlato con canditi e uva sultanina siciliana, una scelta che va in controtendenza rispetto al
Francesco Arena, mastro fornaio dell’omonimo laboratorio messinese.
mercato, dove i panettoni farciti dominano. Tomarchio ha mantenuto una distribuzione diretta attraverso i suoi punti vendita in Sicilia e il suo store online, nonostante le pressioni della Gdo. Le esportazioni rappresentano una parte crescente del business, con una domanda significativa da Francia, Germania e Regno Unito.
I GRANDI LIEVITATI DELLA CAPITALE
La storica Pasticceria Dolcemascolo di Roma ha chiuso l’anno con un fatturato di 1,8 milioni di euro, mantenendo il business dei grandi lievitati come pilastro chiave, con una chiara
rappresentanza del 33% del fatturato. Durante le festività natalizie e pasquali, il gusto classico domina le vendite con un 60%, mentre le varianti moderne come cioccolato, cioccolato e pera, e frutti di bosco si dividono equamente il restante 40%. Simone Dolcemascolo ha deciso di abbandonare il canale retail tradizionale per concentrarsi sui canali diretti. Sul fronte nazionale, il 95% delle vendite è generato in Italia, mentre solo il 5% proviene dall’export. Dolcemascolo ha scelto di investire in punti vendita diretti, come dimostrato dall’apertura di una nuova sede a Roma, che offre un’esperienza di acquisto diretta..
ALLA SCOPERTA DEL NORD ITALIA
Forbes Small Giants arriva a Milano e Genova per raccontare storie di Pmi, startup e imprenditori protagonisti del tessuto industriale italiano di Agostino Desideri
Prosegue il roadshow di Forbes
Small Giants dedicato alle Pmi italiane, fulcro del tessuto imprenditoriale ed economico del Paese. La 26esima tappa si è svolta il 12 settembre a Milano presso Lca, uno studio legale indipendente specializzato
nell’assistenza legale e fiscale d’impresa, con uffici sparsi in Italia e all’estero. L’appuntamento ha messo in evidenza le caratteristiche di una città speciale come Milano, centro di una regione che da sola produce il 22% del Pil nazionale (il secondo più alto tra le regioni
europee, alle spalle soltanto dell’Ilede-France). Ma anche la città dove hanno sede la Borsa, e dunque gli affari. Un luogo ricco di distretti industriali, che si diramano nelle province circostanti e dalle terre periferiche qui convergono, generando un vero e
proprio ecosistema di piccole e medie imprese. L’evento, moderato da Edoardo Prallini, giornalista di Forbes Italia e coordinatore del progetto Forbes Small Giants, ha raccontato i piccoli giganti della provincia milanese con tre tavole rotonde incentrate su digitalizzazione, nuovi capitali e intelligenza artificiale. Dopo i saluti istituzionali di Nicola Formichella, amministratore delegato di Bfc Media, è stato il turno di Barbara De Muro, avvocata presso Lca Studio Legale e presidente di Asla Women, che ha preceduto il racconto di Chiara Schettino, fondatrice di Rosso, una startup che vuole azzerare l’emergenza sangue in Italia attraverso una piattaforma che semplifica e velocizza il processo di donazione. La prima tavola rotonda, dal titolo Digitali e competitivi, ha avuto come ospiti Tiziana Campanella, responsabile commercial & corporate banking underwriting di Banca Ifis, Matteo Altobelli, regional sales director di Edenred, Flavio De Laurentis, cofounder e managing director di All Well, e Davide Catania, fondatore e amministratore di Alidays. Nella seconda,
LE PROSSIME TAPPE, ROMA E PESCARA, SARANNO LE ULTIME
DEL 2024. IL 2025
SI APRIRÀ CON VICENZA, IL 15 GENNAIO
dal titolo Oltre i propri confini, si sono confrontati Antonio Chiarello, founder di ClubDeal Digital, Valentine Leroy, senior strategic partnership manager di TikTok, Carlo Barbafiera, area manager di Vianova, Gio Giacobbe, ceo e fondatore di Acbc, e Umberto Gini, fondatore di Social Booth. Al terzo panel, dal titolo Le ultime frontiere dell’AI, hanno partecipato Cosimo Ranieri, head of branches Italy di Wtw, Paolo Delgrosso, channel sales director di Hpe, Luigi Cherubino, Emea sr. sales manager di Amd, Michelangelo Murano, responsabile commerciale di Blastness.
La tappa successiva, organizzata il 21 ottobre a bordo di Msc Seaview a Genova, si è concentrata sulle sfide che devono affrontare oggi le
piccole e medie imprese in Liguria. I tre panel della giornata, moderati dalla giornalista di Forbes Italia Carola Desimio, hanno approfondito la valorizzazione del made in Italy e l’innovazione tecnologica con i principali manager ed esperti del settore. Dopo le introduzioni di Luigi Attanasio, presidente di Camera del commercio di Genova, e Luigi Ceracchio, mise e manager di Msc Crociere, è toccato a Carolina Lonetti, direttrice export e finanza agevolata di Simest, dare il via al panel Valorizzare il made in Italy, che ha visto tra i partecipanti Valeria Baldi, avvocato di Lca Studio Legale, Ferdinando Elefante, consigliere delegato Gabetti Agency e responsabile commerciale sedi territoriali, Giorgia Mondani, imprenditrice digitale e advisor nel mondo degli orologi di lusso, e Serena Mela, owner e marketing manager di Frantoio di Sant’Agata d’Oneglia. Il secondo panel, intitolato Innovazione tecnologica – A che punto sono le Pmi?, ha coinvolto Roberto Pacini, area manager di Vianova, Matteo Molteni, sales account di Acer Italia, Fabio Bux, responsabile area nord-ovest Lombardia, Piemonte, Liguria e Val d’Aosta di Banca Ifis, Federico Grossi, investment director di Nextalia, e Nicola Camurri, strategy director di Ett. Il terzo panel ha trattato il tema del capitale umano. Tra i partecipanti Angela Mancari, sales account di Edenred Italia, Dario Rizzo, marketing director di factorial hr, Alessandro Pitto, amministratore delegato di Casasco & Nardi e Massimo Carli, account area manager di Blastness. Il roadshow di Forbes Italia proseguirà a Roma (7 novembre), Pescara (12 dicembre), Vicenza (15 gennaio), Cuneo (13 febbraio), Catania (13 marzo), Matera (16 aprile), Forlì-Cesena (15 maggio), Como (12 giugno), Pesaro (16 luglio), Imperia (11 settembre), Trento (15 ottobre) e Varese (13 novembre)..
ACCESSO RAPIDO AL FUTURO
Nato dalla fusione tra LVenture Group e Digital Magics, Zest è leader di mercato in Italia nel campo degli investimenti pre-seed e del corporate venturing. Nel portafoglio oltre 250 startup
“ABBIAMO
UN DATABASE CON OLTRE 20MILA STARTUP: LA NOSTRA FILIERA DELL’INNOVAZIONE
OFFRE CONSULENZA STRATEGICA, PERCORSI DI PROTOTIPAZIONE E PROGRAMMI DI OPEN INNOVATION CON L’OBIETTIVO DI ACCOMPAGNARE LA TRASFORMAZIONE TECNOLOGICA”, AFFERMA MARCO GAY, PRESIDENTE ESECUTIVO
Una piattaforma di innovazione per accedere velocemente al futuro, che si propone come strumento di aggregazione di capitali, talenti e iniziative imprenditoriali per chi vuole innovare ed è alla ricerca di player che sostengano lo sviluppo. Zest, nata dalla fusione tra LVenture Group e Digital Magics, è leader di mercato in Italia negli investimenti venture capital in startup nelle fasi iniziali, nell’accelerazione, nell’open innovation e nel corporate venturing. Vanta un portafoglio con oltre 250 startup e sette acceleratori operativi. Un mercato, quello del venture capital, che nell’ultimo triennio ha superato la cifra di un miliardo di euro nella raccolta annuale, con un record nel 2022 di 1,8 miliardi. Il 2023, in un contesto macroeconomico complesso, ha mostrato segnali di consolidamento, con una raccolta pari a 1,1 miliardi di euro. I primi mesi del 2024 confermano segnali di ripartenza, con importanti round di investimento chiusi dalle startup italiane. Ne abbiamo parlato con Marco Gay, presidente esecutivo.
Come selezionate le startup e quali caratteristiche devono avere?
Nella fase in cui operiamo, early stage e seed, le prime caratteristiche che guardiamo sono talento, competenze e ambizione del progetto: partendo da qui possiamo insieme creare un’impresa di successo. Chi fa startup deve voler essere prima di tutto un imprenditore, non bastano una buona idea e i soldi per realizzarla. In Zest abbiamo messo a punto un processo industrializzato che ci porta oggi ad avere un database con oltre 20mila startup e ad analizzarne ogni anno circa 4mila, dall’Italia e dall’estero (38%). Di queste, 130 hanno ricevuto il primo investimento, raccogliendo complessivamente circa 63 milioni di euro - a partire dal nostro investimento iniziale. Sommiamo a queste fasi l’accompagnamento allo scaleup grazie a investimenti successivi di
follow on su chi ha maggiore successo nel raggiungere i kpi definiti. La nostra filiera è orientata alle imprese: grazie a programmi di open innovation e corporate venturing, creiamo percorsi di prototipazione con le corporate (PoC), offriamo consulenza strategica e accompagniamo la trasformazione tecnologica delle aziende.
Al di là dei numeri, come sta andando il mercato del venture capital?
Mi pongo la domanda di quanto sia strategico innovare, quindi di quanto le startup siano il motore dell’innovazione e del trasferimento tecnologico. L’innovazione oggi non può fare a meno delle startup e del venture capital. Il 2023 ha visto un volume di investimenti inferiore rispetto al 2022, registrando comunque un consolidamento sopra il miliardo di euro per il terzo anno consecutivo nella raccolta: il mercato del venture capital italiano è quindi un mercato vivace, con molte opportunità e può sicuramente esprimere un altissimo margine di crescita, considerando gli altri paesi europei. Serve una politica industriale decisa sull’innovazione. Per potenziare l’industria di oggi bisogna da subito creare i campioni di domani e tutto il sistema deve accelerare in questa direzione.
Quale ruolo gioca oggi l’intelligenza artificiale?
Il mercato dell’AI crescerà nel 2024 di oltre il 50%, dopo il +40% del 2023. Possiamo dire che l’intelligenza artificiale è la rivoluzione industriale del nostro tempo. Per poter competere e continuare a crescere, le imprese hanno bisogno di investire in questo campo. Abbiamo un patrimonio di dati che l’AI può trasformare in valore aggiunto. Zest ha come obiettivo quello di selezionare e investire in startup che sviluppano soluzioni innovative in ambito AI: lo fa attraverso Magic Mind, il primo programma di accelerazione
verticale, lanciato nel 2022 insieme a Fondazione Compagnia di San Paolo e altri player leader di settore. E poi lo fa permettendo la collaborazione tra startup e imprese grazie all’open innovation e al corporate venturing. Siamo certi che le startup AI svolgano un ruolo chiave nell’innovazione dei mercati, perché accelerano l’adozione di nuove tecnologie avanzate in settori che ne hanno un urgente bisogno.
Quali sono i vostri obiettivi a breve termine?
Zest oggi è un attore dell’innovazione a 360 gradi, è un business booster. Stiamo portando avanti tutte le attività condivise nei piani industriali che ci hanno condotto alla fusione. Essere il primo player italiano di dimensione europea per noi è una grande opportunità di crescita. È sicuramente centrale che il gruppo continui a essere sostenibile e profittevole, anche grazie alle exit e alle attività di open innovation e corporate venturing. La visione di One Company ci porta a essere un luogo unico per l’innovazione al fine di supportare le startup nella loro crescita, gli investitori nelle scelte di investimento e le corporate nei loro processi di innovazione, tramite tutti gli strumenti che mettiamo a loro disposizione. Le joint venture, come quelle che abbiamo con Intesa Sanpaolo (Apside) e Tinexta (Open T), sono modelli che stanno funzionando molto bene, in grado di valorizzare il nostro lavoro sul portfolio e la nostra capacità strategica di investimento e consulenza. I programmi di accelerazione con focus sui verticali di riferimento presenti anche nel piano industriale di CDP Venture Capital e programmi di open innovation e corporate venturing per guidare la trasformazione tecnologica e l’innovazione delle corporate sono attività su cui il nostro impegno è massimo e che vedranno sviluppi ancora più importanti in futuro..
ARTE PER TUT TI
Una piattaforma digitale che condivide contenuti a 360 gradi sui beni culturali. L’obiettivo? Avvicinare i giovani e promuovere uno sviluppo sostenibile
di Maurizio Abbati
“L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE SARÀ FONDAMENTALE PER IL FUTURO DELLA STARTUP: GIÀ ADESSO
LA STIAMO UTILIZZANDO NELLA CREAZIONE E GESTIONE DI ALCUNI CONTENUTI”, DICE LA FONDATRICE
ANNA ELENA LORO
La sua laurea riporta il titolo di ‘storica dell’arte’ con specializzazione in arte moderna, contemporanea e digitale. Ma lei, guardando al futuro, ha deciso di continuare i suoi studi e di affermarsi come Art Strategist, specializzata in transizione digitale per la valorizzazione del patrimonio artistico-culturale. Una figura professionale all’avanguardia nel suo settore, capace di coniugare competenze storico artistiche ad ogni aspetto dedicato alla sfera digitale. Il percorso di Anna Elena Loro, 23enne, è iniziato in Inghilterra: dopo aver conseguito un diploma internazionale, ha realizzato un pre master in Economics and management in arts presso l’Università di Cambridge, seguito da un corso di laurea in Conservation of cultural heritage and performing arts management. Successivamente, sono arrivati il premio America Youth Award, che valorizza ogni anno i migliori laureati d’Italia che si contraddistinguono per un percorso universitario di eccellenza, ottenuto dalla Fondazione Italia-Usa presso la Camera dei deputati, e il riconoscimento di un executive master in Leadership for international relations and made in Italy, con un focus specifico sulla tematica relativa al ‘digital and new technologies’. Varie specializzazioni, all’estero e in Italia, da ultima presso l’Università Bocconi, dedicate all’ambito digitale per lo sviluppo e la gestione artistico-culturale, le hanno permesso di affermarsi in una professione rivolta alla rivoluzione sull’arte del domani. Ad oggi fa parte di importanti istituzioni nel settore culturale e dal 2024 è inoltre membro del Comitato giovani della Fondazione Marisa Bellisario, che sostiene il merito e l’eccellenza femminile. Alla fine del 2022 decide di fondare AEL Oltre l’arte, piattaforma digitale registrata dedicata esclusivamente all’arte e alla cultura, dove vengono condivise interviste e articoli in merito
ai più significativi eventi, realtà, personalità e novità provenienti dall’ambito artistico-culturale. Dal 2024 AEL Oltre l’arte diventa una startup digitale che punta all’innovazione, all’intelligenza artificiale e alla sostenibilità. Lo scopo è condividere contenuti digitali attentamente curati e in alta definizione, attraverso una visione a 360 gradi del settore dell’arte e con la mission di sensibilizzare le differenti generazioni, in particolar modo le nuove, verso questa realtà. Tutti i contenuti sono diretti e realizzati dalla fondatrice e dal suo studio creativo.
Com’è nata l’idea di realizzare una piattaforma digitale come strumento per avvicinare all’arte soprattutto le giovani generazioni? L’idea è nata per riuscire ad avere uno spazio dedicato ai contenuti di alta qualità sull’arte in forma scritta, dettagliata e allo stesso tempo informale, con lo scopo di diventare un punto di riferimento soprattutto per le nuove generazioni. Queste, negli ultimi anni, hanno dimostrato un forte interesse verso questa realtà, ma spesso non riescono a trovare una guida verso il mondo dell’arte di settore. La piattaforma presenta una visualizzazione di contenuti, articoli e interviste esclusivamente in modalità digitale, e questo permette di avere un accesso diretto alle informazioni
specialmente alla next gen, che ha così l’opportunità di diventare visitatore attivo in luoghi, mostre ed eventi esposti, oltre a tenersi aggiornato sulle novità.
Come si è trasformata la piattaforma digitale, registrata poi nel 2024, e quale sarà secondo i suoi piani il futuro della startup? Nel 2024 AEL Oltre l’arte è diventata una startup digitale che punta all’innovazione, all’IA e alla sostenibilità. Questo è stato possibile grazie a un concreto supporto da parte di mia madre, esperta in diritto e tecnica doganale anche nell’ambito della movimentazione internazionale di beni artistici, che mi ha seguito sin dall’inizio nella creazione della piattaforma. Abbiamo deciso insieme di trasformarla quest’anno sfruttando le nuove soluzioni ad alto valore innovativo e tecnologico, interagendo con l’arte e la cultura anche in ambito internazionale. Abbiamo voluto implementare la ricerca, lo sviluppo, la progettazione e la produzione della piattaforma: questo è stato possibile grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale per la creazione dei contenuti esposti, comprese le immagini presenti, esclusi alcuni casi specifici. L’intelligenza artificiale sarà fondamentale per il futuro della startup: un punto cardine per la realizzazione di nuovi servizi e progetti. Attualmente puntiamo su una tematica a noi cara: vogliamo contribuire allo sviluppo sociale sostenibile e alla sostenibilità culturale, con una migliore educazione e promozione del rispetto verso il patrimonio artistico-culturale, nonché verso la valorizzazione della diversità, l’inclusione, l’uguaglianza di genere e la crescita economica, basata su creatività e cultura. Nei prossimi anni, la startup verrà presentata anche a livello internazionale. Inoltre, l’obbiettivo sarà di creare un team al femminile, sostenendo la gender equality..
AL MAGGIORDOMO NON SFUGGE NULL A
Alfredo è in grado di interconnettere tutti gli impianti di un’abitazione:
non è un uomo, bensì un dispositivo ideato da GreenMod, azienda
specializzata in domotica e gestione intelligente degli edifici di Francesca Lai
Alfredo è sempre disponibile, preciso e ha la situazione sotto controllo in ogni momento. Sa sempre cosa accade nell’edificio, soprattutto relativamente ai consumi dell’elettricità. Alfredo sarebbe il maggiordomo perfetto, se fosse umano. In realtà, si tratta di un dispositivo in grado di interconnettere dispositivi smart di diversi protocolli di comunicazione, automatizzare il controllo degli impianti, monitorare in tempo reale i consumi, garantendo risparmio energetico, monitoraggio costante e facilità di utilizzo. Alfredo è il cuore tecnologico pulsante di GreenMod, startup italiana nata nel 2022, specializzata in domotica e controllo remoto per l’ottimizzazione energetica e la gestione intelligente degli edifici.
Alla base del progetto c’è una visione chiara e ambiziosa, come racconta Cristian Bruletti, 24
NON SOLO SOLUZIONI B2C: L’OBIETTIVO È QUELLO DI LAVORARE ANCHE
PER IL B2B, CON PARTICOLARE
ATTENZIONE A GRANDI
STRUTTURE COME HOTEL, OSPEDALI E AZIENDE
Banni non ancora compiuti, ceo e cofondatore dell’azienda: “Tutto è iniziato durante il mio percorso universitario”, spiega. “Mi sono laureato in ingegneria gestionale e stavo scrivendo la tesi presso l’attuale investitore, una società specializzata in servizi tecnici autorizzati. Parlando con dipendenti e tecnici, mi sono reso conto che un problema enorme era che i diversi impianti e dispositivi all’interno degli edifici erano isolati, ognuno con una vita propria. Così è nata l’idea di creare qualcosa che potesse gestirli tutti insieme”.
ruletti si è quindi rivolto a Giorgio Bertolotti, sviluppatore e cto di GreenMod, e insieme hanno dato vita ad Alfredo. “Il nostro obiettivo principale era quello di fornire una soluzione semplice e intuitiva per monitorare e controllare tutti gli impianti e dispositivi attraverso un’unica app”, dice Cristian. Con Alfredo è possibile creare scenari personalizzati e automazioni secondo le preferenze dell’utente, integrando i dispositivi già presenti negli edifici oppure fornendo quelli necessari tramite una rete selezionata di fornitori. Nonostante la sua complessità tecnologica, l’installazione di Alfredo è pensata per essere semplice e alla portata di tutti. “L’applicazione non richiede particolari competenze tecniche per l’utente finale”, sottolinea Bruletti. “È possibile configurare e installare Alfredo tramite una rete di installatori certificati, che si occupano di tutto in meno di un paio d’ore, rendendo qualsiasi abitazione, anche se datata,
domotica e intelligente”. Questo rende Alfredo un prodotto versatile, adatto sia agli ambienti domestici sia a contesti aziendali e commerciali.
Negli ultimi tempi, infatti, GreenMod si è concentrata sempre più sul settore B2B, con particolare attenzione a grandi strutture come hotel, ospedali e imprese. E proprio per questo ha sviluppato due versioni di Alfredo: una standard, pensata per abitazioni private, e una pro, destinata a questi grandi edifici. Quest’ultima versione include una scheda elettronica in grado di lavorare anche senza connettività Internet, garantendo una gestione continua e affidabile degli impianti anche in situazioni critiche.
Ora gli startupper stanno lavorando per rendere Alfredo sempre più interoperabile con dispositivi di terze parti e per semplificarne l’integrazione sotto un’unica applicazione, grazie all’integrazione dell’IA per automatizzare l’efficientamento. “Vogliamo che Alfredo possa interfacciarsi con dispositivi di diverse marche, rendendo tutto più facile per l’utente”, afferma Bruletti. “Inoltre stiamo progettando un rebranding domestico, che includerà una vasta gamma di sensori e attuatori smart, come luci e termo valvole intelligenti. Anche se non li produciamo direttamente, selezioniamo marchi aperti e compatibili, che ci permettono di accedere ai loro cloud e di integrarli nel nostro sistema”.
difficoltà principali derivano dal fatto che molti produttori di dispositivi smart non sono disposti a condividere le loro informazioni o a collaborare con le startup”, confida il ceo. “Spesso è complicato anche solo riuscire a parlare con i ceo o i cto di queste aziende. Abbiamo trovato un lato positivo e uno negativo in questo in questo: il fatto che ci vedano giovani ci rende attraenti, ma allo stesso tempo riscontriamo una certa chiusura nel momento in cui si tratta di collaborare realmente”.
dichiara con soddisfazione Bruletti. “E con il tempo, siamo convinti che il mercato si aprirà sempre di più verso soluzioni come la nostra. Le zone grigie si ridurranno, perché l’interconnessione e i sistemi aperti diventeranno inevitabili”.
Il team della startup riflette questa mentalità orientata all’innovazione e alla crescita. Oltre a Bruletti e Bertolotti, l’azienda conta su Domenico Gaeni, software engineer e cofondatore, e su due figure senior con competenze manageriali e tecniche. “Non abbiamo avuto la presunzione di entrare nel mercato senza una guida esperta. Appena abbiamo ottenuto il nostro primo investimento di 100mila euro, abbiamo firmato un patto parasociale e partecipato a un bando per entrare nell’incubatore d’impresa di Bergamo Sviluppo, azienda speciale della Camera di Commercio, per accelerare il nostro percorso di crescita”.
NGonostante i successi ottenuti, il percorso di GreenMod non è stato privo di sfide. “Le
reenMod non si è lasciata scoraggiare e ha continuato a sviluppare il suo prodotto, raggiungendo progressivamente la sostenibilità economica. Un risultato che l’azienda attribuisce anche alla decisione di offrire prove gratuite del sistema Alfredo, permettendo così agli utenti di testarne l’efficacia prima di acquistarlo. “Chi lo prova, lo apprezza”,
Cristian, Giorgio e Domenico stanno già guardando all’internazionalizzazione, avendo avviato collaborazioni con alcuni rivenditori spagnoli e dell’Est Europa per espandere la sua presenza nel mercato europeo. Ma, come sottolinea Bruletti, l’azienda ha sempre avuto una visione a lungo termine, con un obiettivo chiaro: “Ho sempre sognato di iscrivermi a un Mba alla Insead, con il loro programma a Singapore. Le cose sono andate diversamente, ma so che porteremo il nostro Alfredo all’estero, chiamandolo, però, Alfred. Già un distributore spagnolo si è interessato al nostro progetto”..
Da offi cina di famiglia a leader dei sistemi idroelettrici: Troyer festeggia novant’anni di attività
Da piccola officina
elettromeccanica a conduzione familiare con appena cinque dipendenti a fornitore leader di sistemi idroelettrici con commesse internazionali e 120 collaboratori in tutto il mondo. Sono passati 90 anni da quando Valentin Troyer, nel 1934, ha fondato l’omonima azienda altoatesina, che dal 2023 fa parte del gruppo HTI. Per celebrare questo traguardo, il 20 settembre ha riunito collaboratori, clienti e partner nella sua sede produttiva, rimasta saldamente a Vipiteno.
Un pomeriggio per rivivere insieme i successi dei nove decenni di storia, ma soprattutto per guardare avanti e
disegnare il futuro, sempre all’insegna di soluzioni energetiche sostenibili e dando il proprio contributo alla transizione energetica. Nata come officina per la riparazione di motori elettrici e piccoli sistemi di turbine, Troyer si è presto specializzata nella produzione di componenti elettromeccaniche per impianti idroelettrici. Grazie alla forza innovativa
NEL 2023 È ENTRATA
A FAR PARTE DEL GRUPPO HTI,
PRODUTTIVA
dei suoi fondatori e successori, l’azienda si è sviluppata fino a diventare uno dei fornitori di riferimento nel settore idroelettrico. Gli anni ‘80 segnarono una svolta, quando i gestori di centrali elettriche private furono autorizzati per legge ad alimentare la rete pubblica. Questo consentì all’azienda di conquistare un mercato in rapida crescita. Nel corso degli anni si è espansa e ha costruito diversi centri di produzione tra il 2001 ed il 2016. Dal 2023 fa parte del gruppo internazionale HTI, assieme al quale nel primo anno di esercizio ha segnato un più 50% rispetto al fatturato del 2022, superando quota 30 milioni di euro.
Nel 1914, a Napoli, Eugenio Marinella fondava una un’azienda sartoriale specializzata nella realizzazione di cravatte. Quest’anno Marinella compie 110 anni: a conduzione familiare, fondata nel 1914, da Eugenio Marinella a Riviera di Chiaia, Napoli, specializzata nella realizzazione di cravatte e articoli di abbigliamento di lusso. “L’amore per la qualità è stato il tratto che vi ha portato a crescere conquistando mercati internazionali fino a esporre al Moma di New York, raccogliendo apprezzamenti e ulteriore notorietà”, ha detto il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, in un messaggio inviato in occasione del convegno ‘Oltre un
Marinella 110 e lode: il messaggio di Urso, ministro delle Imprese e del made in Italy
secolo di storia d’impresa italiana’, organizzato nella Sala della Regina della Camera dei deputati.
“Il Governo riconosce il valore di eventi come questo per raccontare le storie di successo di tanti imprenditori in grado di realizzare con impegno quotidiano prodotti di alta qualità, divenuti oggi sempre più sostenibili”, ha sottolineato Urso. “Siamo impegnati a rafforzare il nostro tessuto imprenditoriale attraverso numerose misure che guardano alle esigenze quotidiane e agli investimenti di lungo periodo affinché l’Italia possa continuare a offrire sul mercato mondiale l’esclusiva eccellenza”. In questa operazione, ha proseguito il ministro, “siamo consapevoli che è necessario creare
un contesto in grado di supportare chi produce, attirando anche le nuove generazioni in settori dove è essenziale unire tradizione e innovazione e rendere uniche e ineguagliabili le nostre creazioni made in Italy. I miei complimenti vanno in particolare a Maurizio e Alessandro Marinella, che con tradizione e passione guidano questa storica azienda verso il futuro senza mai perdere di vista il valore del passato. Concludo augurando a Marinella altri 100 anni di successi e rinnovato prestigio, continuando a portare alto il nome dell’Italia nel mondo con la medesima eleganza e raffinatezza che sempre contraddistinguono il marchio”, ha concluso il ministro.
Hydro Extrusion Italy, nozze di alluminio: 60 anni e non sentirli
“S
essant’anni di passione, 60 anni di entusiasmo e 60 anni di alluminio”, afferma Alberto Terenzi, operations director di Hydro Extrusion Italy, alla vigilia dei festeggiamenti per l’importante traguardo raggiunto dallo stabilimento di Ornago. “La passione e l’entusiasmo ci permettono di raggiungere questi traguardi storici. È un onore essere il responsabile delle operations di questo
stabilimento e festeggiare, insieme a tutto il team e alle loro famiglie, questi 60 anni di storia”. L’azienda, parte di Norsk Hydro (gruppo norvegese leader nel settore dell’alluminio a basse emissioni di carbonio e delle energie rinnovabili) a settembre ha compiuto 60 anni. Un traguardo celebrato aprendo le porte della fabbrica, oltre che ai dipendenti, anche ai loro familiari. All’evento ha partecipato anche l’ambasciatore della
Norvegia Johan Vibe. “Questo evento non vuole solo celebrare i 60 anni dello stabilimento di Ornago”, conclude Stefano Spinelli, marketing and sales director Francia e Italia. “Rappresenta un momento di riflessione sullo sviluppo industriale ed economico raggiunto grazie al lavoro e alla collaborazione di tutte le nostre persone. Un’occasione per guardare con orgoglio al passato e con entusiasmo al futuro”.
Lo stabilimento di Ornago
Maggiolo compie 70 anni: a dicembre il nuovo progetto di comunicazione
In occasione del suo 70esimo anniversario, la Maggiolo, azienda leader dell’ortofrutta, celebra un traguardo di rara eccellenza, frutto di una storia che affonda le proprie radici nel 1955. Sotto la guida di Candida Maggiolo, attuale ceo, l’azienda ha custodito le tradizioni familiari, pur volgendo lo sguardo verso il progresso. A dicembre prenderà vita un ambizioso progetto di comunicazione integrata sviluppato in collaborazione con Curcuma Advertising. L’obiettivo è di esaltare i valori fondanti di sostenibilità, qualità ed innovazione, pilastri sui quali si erge la reputazione della Maggiolo.
Agromonte e 3bee, la biodiversità si impara da bambini
Agromonte, azienda siciliana specializzata nella trasformazione del pomodoro ciliegino, attivamente impegnata nella tutela delle api e della biodiversità, ha annunciato l’adesione a un nuovo progetto, nato dalla consolidata partnership con la nature tech company 3Bee. Una collaborazione già avviata nel 2023 con l’adozione di 200 alberi autoctoni e nettariferi in Sicilia, che si estenderà ulteriormente grazie ad un percorso educativo sviluppato in una scuola elementare del territorio: l’Istituto comprensivo statale Gianni Rodari San Biagio di Vittoria, in provincia di Ragusa.
Al centro del progetto l’obiettivo di educare le nuove generazioni alla salvaguardia degli insetti impollinatori e della biodiversità, fondamentali per la salute del nostro pianeta e per la qualità delle produzioni agricole. “Questo progetto è un esempio tangibile di come un’importante partnership come quella attivata con 3Bee, possa generare un impatto positivo sul territorio”, afferma Giorgio Arestia, amministratore delegato di Agromonte. “Crediamo fermamente che sensibilizzare i giovani su questi temi importanti, sia la chiave per garantire un futuro sostenibile, in cui l’agricoltura e la biodiversità possano prosperare insieme”.
Agromonte, grazie alla collaborazione con 3Bee, è quindi pronto a dar vita a un nuovo capitolo, basato su rispetto ed educazione, per lasciare un’impronta positiva e duratura nei giovani protagonisti di domani. “Il nostro programma didattico combina strumenti digitali, laboratori pratici e attività sul campo, per creare un’esperienza interattiva che favorisce l’apprendimento continuo e multidisciplinare. Non vogliamo limitarci a formare i giovani studenti, ma puntiamo a creare una rete di scuole e imprese unite da un obiettivo comune: formare gli ‘ambasciatori del cambiamento’ a partire dai banchi di scuola. Perché la formazione può davvero essere il motore per far sì che in futuro le sfide ambientali vengano affrontate con maggiore consapevolezza”, afferma Niccolò Calandri, ceo di 3Bee.
Saclà riceve la certificazione B Corp: “Un nuovo stimolo per migliorare”
Rispetto, responsabilità, innovazione e trasparenza sono i principi guida della cultura Saclà, azienda con 85 anni di storia e simbolo della tradizione alimentare italiana, oggi presente in oltre 70 paesi al mondo.
Sulla base di questi valori e in risposta
alle grandi sfide del XXI secolo, Saclà ha assunto, a partire da luglio 2023, lo status giuridico di Società Benefit. Oggi l’azienda rafforza ulteriormente il proprio impegno di evoluzione sostenibile attraverso l’ottenimento della certificazione B Corp, rilasciata da B Lab Italia.
“Diventare un’azienda B Corp certificata per noi di Saclà è un’evoluzione naturale”, afferma Chiara Ercole, ceo di Saclà. “Come azienda storica e radicata nel territorio sentiamo una profonda responsabilità verso le comunità in cui operiamo e verso l’ambiente che ci circonda. Le aziende del settore alimentare oggi devono giocare sempre di più un ruolo attivo nel contribuire a risolvere le sfide ambientali e sociali che il mondo si trova ad affrontare. La certificazione B Corp è il riconoscimento del nostro impegno a fare impresa in modo più sostenibile, ma soprattutto conferma la nostra volontà di adottare una cultura aziendale che metta al centro l’etica e la sostenibilità. Non un punto di arrivo, ma un nuovo stimolo per continuare a migliorarci e a generare valore, secondo i principi della responsabilità e della trasparenza”.
Hotiday, il primo hotel globale
che vuole rivoluzionare l’hospitality
In Italia il settore alberghiero rappresenta una componente vitale dell’economia turistica, con oltre 64mila attività di alloggio, tra affittacamere, hotel, alberghi, villaggi turistici e resort. Di questi, gli alberghi costituiscono un’importante quota di mercato, pari al 40,5%. In questo contesto si inserisce Hotiday, la prima room collection che, in collaborazione con i migliori professionisti dell’hospitality, vuole ridefinire i confini dell’esperienza alberghiera
moderna. In che modo? Le camere vengono selezionate da Hotiday in un’area specifica della struttura dell’hotel partner, anche grazie a un algoritmo proprietario in grado di abbattere i tempi di contrattazione e di supportare gli albergatori nella strategia di pricing. In seguito, le camere vengono adattate ai desideri e alle esigenze dei viaggiatori moderni e valorizzate in un’ottica di design e comfort, con servizi e device tecnologici.
Problemi di coppia? Resilia è la startup per ritrovarsi
La startup si propone di offrire sostegno a tutti coloro che vivono una separazione, una rottura o stanno attraversando un momento di crisi con il proprio partner attraverso un percorso che prevede sessioni individuali e di gruppo e il confronto con una community di persone che stanno vivendo la medesima esperienza.
Nel 2023 in Italia si contavano circa due milioni di divorziati.
I dati forniti dall’Istat mostrano infatti che dal 2015 al 2023 le separazioni non hanno fatto altro che aumentare costantemente e si prospetta uno scenario coerente anche per la fine del 2024. Inoltre, secondo l’ultimo rapporto Censis Bayer sul comportamento sessuale degli italiani tra i 18 e i 40 anni, solo
il 41,6% degli italiani sessualmente attivi ha rapporti almeno due volte a settimana. In questo contesto di maggiore fluidità del rapporto di coppia nasce Resilia, la coaching community online dedicata alla crescita personale e relazionale che, attraverso un percorso mirato e strutturato da un team di psicologi di settore e coach esperti, accompagna chi vive un momento complicato nella propria relazione.
A differenza della classica terapia online, Resilia garantisce agli utenti un supporto giornaliero, attraverso una community composta da persone che si trovano a vivere le stesse emozioni e le stesse difficoltà. La condivisione di sensazioni e sentimenti aiuta infatti a metabolizzare meglio le situazioni e coincide con la mission di Resilia:
non lasciare solo chi soffre nei momenti più difficili della propria vita di coppia.
Resilia nasce a Milano dall’incontro tra Valeria Riccio e Michele Papagni. “A farci incontrare è stato un amico in comune, che oggi è entrato con noi in questa sfida imprenditoriale”, racconta Michele Papagni, cofondatore. Il metodo di Resilia ruota attorno al concetto di resilienza, termine dal quale i due soci scelgono di trarre ispirazione per dare il nome alla startup. “Ogni persona ha una definizione personale di amore, noi lo vediamo come un work in progress, su cui è sempre bene lavorare e che non potrà mai possedere una singola dimensione e definizione”, conclude Valeria Riccio, cofondatrice.
IA, TRA OPPORTUNITÀ E NUOVE COMPETENZE
L’intelligenza artificiale sta già cambiando il mercato del lavoro.
Quali sono le sfide che questo nuovo contesto ci pone?
Quali le competenze da sviluppare?
Risponde Gianluca Spolverato, managing partner di WI LEGAL
Ci troviamo in una fase di profonda trasformazione tecnologica, spinta fortemente anche dalla pandemia, che ha gettato la basi per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale generativa. Cosa aspettarci dunque nel futuro? La prima grande sfida riguarda l’alfabetizzazione digitale e lo sviluppo di competenze avanzate: in un contesto così fortemente plasmato dalla tecnologia, è infatti sempre più indispensabile avere un digital mindset.
La situazione nel nostro Paese presenta ampi margini di miglioramento: si stima che presto saranno richieste competenze digitali di base nel 90% delle attività lavorative, tuttavia solo il 45,6% della popolazione in età lavorativa le possiede – a fronte di una media europea del 53,9%. Prendendo in esame le competenze digitali avanzate, inoltre, si evince che le persone che le possiedono sono insufficienti rispetto alla domanda di lavoro. A questo dato sulle conoscenze richieste si contrappone purtroppo un numero ancora troppo basso di laureati Stem in Italia: secondo Eurostat (2021) sono circa 18,3 ogni mille laureati nella fascia tra i 20 e i 29 anni, circa quattro punti al di sotto della media europea che si attesta a 21,9.
La seconda grande sfida posta in essere dall’intelligenza artificiale è quella dell’evoluzione del lavoro, con
particolare riguardo ai meno giovani, spesso poco inclini al cambiamento. Il rapporto Istat 2024 testimonia un aumento della popolazione lavorativa over 50 – oltre 4,5 milioni di occupati in più – a fronte di un calo sia nella fascia 35-49 anni che in quella 15-34 anni. Incrociando questo dato con quello sulle competenze richieste, si evince come la trasformazione digitale stia impattando soprattutto sulla generazione X e quella dei baby boomers. Si tratta da un lato di due fasce di popolazione meno inclini al cambiamento, dall’altro tuttavia di lavoratori in possesso di validi strumenti umanistici, per sé e per le generazioni successive.
Non dimentichiamoci che le conoscenze umanistiche restano cruciali, in considerazione dell’avvento dell’IA – soprattutto quella generativa – e delle numerose implicazioni etiche che essa
porta con sé. Rimangono importantissime quelle competenze storiche, sociali, comportamentali, psicologiche, filosofiche che permettono alla tecnica di andare di pari passo con lo spirito critico, la collaborazione, la creatività, il self-management. Va dunque senza dubbio valorizzato lo scambio intergenerazionale, per esempio con i perennials, cioè quelle persone che si identificano più tramite la loro curiosità e mentalità aperta che in un mero dato anagrafico.
L’evoluzione tecnologica ci spinge a un cambiamento e a un apprendimento continuo e anche le attività tradizionali ne subiscono l’impatto: molte professioni esistenti a metà del secolo scorso sono già scomparse o si sono evolute, mentre numerose altre stanno nascendo. Il saldo per ora è positivo, negli ultimi decenni sono più i nuovi mestieri nati rispetto a quelli scomparsi a causa dell’evoluzione tecnologica.
Cosa possiamo aspettarci, dunque, dal futuro? Senza dubbio occorrerà un approccio ottimista e propositivo nell’affrontare le sfide che la tecnologia ci pone, con piena consapevolezza sia dei limiti comportamentali che ne derivano, sia delle grandi opportunità che possiamo cogliere in termini di crescita e apprendimento.
Quale miglior modo di regolare questo nuovo sviluppo, se non attraverso il confronto generazionale e la spinta all’innovazione?
TRE COLONNE PORTANTI
PER I LEADER DI DOMANI
Gli imprenditori affronteranno sfide complesse, dove competitor, altre variabili e l’inarrestabile evoluzione tecnologica metteranno alla prova le loro capacità.
Ecco tre consigli per costruire la propria impresa in modo intelligente
A cura di Luca Brambilla, direttore dell’Accademia di Comunicazione Strategica
Con questo articolo termina il ciclo di interviste e riflessioni Relazioni e conflitti, che ha esplorato le migliori linee guida per favorire i passaggi generazionali con successo. È stato un viaggio sorprendente, attraverso le storie di chi ha vissuto in prima persona queste trasmissioni di valori, conoscenze e abilità.
In maniera ricorrente è emerso che i leader di domani dovranno affrontare sfide ben più complesse dei leader che li hanno preceduti. Ogni impresa opera all’interno di uno scenario globale, che moltiplica i competitor, le variabili da analizzare e in cui l’inarrestabile evoluzione tecnologica costringe a un continuo up-skilling e a una capacità di adattamento inedita.
Nel tentativo di facilitare i leader che operano in questo scenario vorrei concludere fornendo tre parole chiave, le colonne portanti sulle quali ciascuno può costruire la propria impresa.
La prima parola è ‘cultura’. È fondamentale che ciascun imprenditore conosca, apprezzi e valorizzi la storia che ha ricevuto in dote. Ossia il purpose, la ragione profonda per la quale la sua azienda esiste. È utile citare le parole dell’economista Peter Drucker, che asseriva che “la cultura si mangia la strategia a colazione”. Essere consapevoli dei propri valori risulta fondamentale anche per districarsi nella miriade di dati che la tecnologia offre, così numerosi e aleatori da impedirne una corretta analisi alla luce
anche dei loro vorticosi mutamenti. I dati sono come infinite gocce che generano una marea inarrestabile che trascina al largo: solo se analizzati con un approccio culturale è possibile non perdere la rotta. ‘Comunicazione strategica’ è la seconda parola chiave, intesa come la disciplina che permette di costruire partnership durature e di prendere decisioni anti-bias. Un monito a ricordare la necessità di collaborare per perseguire i propri obiettivi sono le parole di Papa Francesco: “Nessuno può salvarsi da solo”. Sempre il pontefice ha affermato che questa “non è semplicemente un’epoca di cambiamenti, ma è un cambiamento d’epoca”. A mutare sono i paradigmi sui quali in ogni ambito si è finora fondata la società,
compreso quello professionale, in cui lo smartworking ha stravolto logiche di lavoro consolidate. Non è certo un azzardo, poi, interpretare l’avvento dell’IA come fattore di prossima nuova radicale trasformazione di ruoli e competenze. Ecco, in questo cambiamento d’epoca è imprescindibile per le aziende la creazione di ecosistemi relazionali nei quali i migliori talenti siano messi nella condizione di apportare il proprio fondamentale contributo col supporto e sotto la guida di leader capaci di approccio culturale e capacità di indirizzo e sintesi.
L’ultima colonna è la sostenibilità, che per essere completa deve abbracciare i tre fattori riassunti dall’acronimo Esg: environmental (ambientale), social (sociale) e governance. Ciò significa che i leader sono chiamati a generare un reale valore a tutti i livelli: sul conto economico, sugli stakeholder, siano essi interni o esterni, e sull’intero ecosistema.
A questi tre ne aggiungerei un quarto, da me spesso proposto nei master One to One, cioè nei percorsi esclusivi riservati a chi guida le aziende: il coraggio. Avere coraggio significa guardare al futuro non come una tela bianca ma come un quadro da dipingere con mille colori. Perché, prendendo in prestito le parole dello scrittore Chesterton, “la vita è la più grande delle avventure, ma solo l’avventuriero lo scopre”.
Lo sconto è computato sul prezzo di copertina al lordo di offerte promozionali edicola. La presente offerta, in conformità con l’art.45 e ss. del codice del consumo, è formulata da BFC Media. Puoi recedere entro 14 giorni dalla ricezione del primo numero. Per maggiori informazioni visita il sito www.abbonamenti.it/cga
* più 5 € di contributo spese di spedizione, per un totale di 29,90 € (iva inclusa)
Brainstorming nordico
Lo spazio per pensare? Leggero e minimalista, con geometrie rigorose e colori che danno ritmo. Il workplace scandinavo offre spazi sospesi nel tempo
di Valentina Lonati
FRITZ HANSENGRAND PRIX EDITIONS
Azienda storica del design danese, Fritz Hansen ha presentato una gamma speciale della sua storica sedia Grand Prix, progettata da Arne Jacobsen nel 1957. Diventata celebre per le sue geometrie senza tempo, minimaliste eppure insolite, viene declinata ora in sei varianti dove l’accostamento del noce con la pelle conferisce al design un aspetto contemporaneo. Tutte le pelli utilizzate per questa linea provengono da materiale in eccedenza di altri progetti, per garantire uno spreco minimo di materiale.
Semplice e confortevole, funzionale ma anche esteticamente piacevole. L’ufficio ideale dovrebbe essere così: un luogo dove stare bene e dove lasciar correre le idee, che sia capace di accogliere pensieri,
chiacchiere e brainstorming improvvisati. Un ambiente che offra spazio per pensare. Ad abitarlo sono arredi dai volumi leggeri e dalle linee minimaliste, magari realizzati da storiche aziende del design scandinavo, ma non solo. Scrivanie
dalle geometrie rigorose si sposano con morbidi tappeti dalle tonalità neutre, mentre accessori colorati danno ritmo alle pareti. Il risultato sono spazi intimi e quasi sospesi nel tempo, dove mettere a fuoco concetti e strategie..
&TRADITION - SCRIVANIA, TAVOLO E SEDIA DAYSTAK
Emblema del design democratico, la collezione Daystak fu progettata dal designer britannico Robin Day nel 1951. La collezione si compone di un tavolo, di una scrivania e di una sedia: a caratterizzare questi elementi è il loro design lineare e replicabile, pensato per ambientarsi in contesti domestici ma anche nelle scuole, nelle chiese e negli spazi pubblici. A proporla oggi è &Tradition, brand nato a Copenhagen nel 2010 per diffondere la storia e l’eredità del design ‘with a purpose’.
ARTEK - KAARI DESK
Progettata dai fratelli
parigini Ronan & Erwan
Bouroullec, la scrivania
Kaari di Artek ha un profilo talmente leggero e fluido che potrebbe essere stato disegnato con un solo tratto di penna. La struttura si compone di due pilastri in rovere sostenuti da una semplice fascia in acciaio che caratterizza la collezione Kaari (‘arco’ in finlandese). Una scrivania adatta sia per gli ambienti domestici che per quelli pubblici, grazie alla sua funzionalità.
KVADRAT - THE YELD COLLECTION
Nel creare l’atmosfera di una stanza, il tappeto ha un ruolo molto più importante di ciò che si pensa. Tra le ultime collezioni presentate da Kvadrat, azienda fondata in Danimarca nel 1968 e diventata un simbolo del design tessile scandinavo, c’è la Yeld Collection, che si compone di tre modelli di tappeti interamente realizzati a mano con pura lana vergine. La lana utilizzata per l’ordito comprende una miscela di tonalità diverse, derivanti dalle variazioni naturali delle pecore.
VITRA - BALL CLOCK
In occasione del 25esimo anniversario della riedizione dei Wall Clocks, l’azienda svizzera Vitra propone un’edizione limitata del famoso orologio da parete Ball Clock, ideato dal designer americano George Nelson nel 1947. Un oggetto dal design stilizzato - caratterizzato dall’assenza di numeri - capace di aggiungere un tocco di colore agli ambienti. Oggi viene proposto in quattro modelli: Dawn, Sunrise, Sunset e Dusk, interpretazioni degli stati d’animo legati ai diversi momenti della giornata.
La signora dei baci
Maria Letizia Putti
Pagine 294, € 17,10
La storia di Luisa Spagnoli dall’industria dolciaria alla casa di moda.
La donna che ha inventato il Bacio Perugina, il cioccolatino famoso in tutto il mondo, le caramelle Rossana, la nuova lavorazione della lana d’angora, la fondatrice del primo asilo aziendale. La biografia racconta una storia di imprenditoria femminile moderna: la Spagnoli madre, moglie, amante e pioniera dei diritti delle lavoratrici. La biografia narrativa restituisce il genio e il sentimento della donna, ma anche uno spaccato di storia italiana di coraggio, impegno e passione.
L’arte dei prodotti eccellenti
Riccardo Illy
Pagine 272, € 19,00
In un’ottica contemporanea, in cui le aziende mirano al raggiungimento di obiettivi di guadagno in tempi rapidi e perdono di vista il senso della pazienza e della cura, i marchi italiani spiccano per la loro capacità di creare prodotti di qualità superiore, in grado di rsistere sia alla concorrenza del mercato che all’usura del tempo. Perchè? Lo spiega, in queste pagine Riccardo Illy, presidente del Polo del Gusto. Attraverso il suo esempio emblematico, e raccogliendo le testimonianze dirette di altre aziende a conduzione, Riccardo Illy ci conduce all’interno della sua attività, mostrando al lettore le sue carte vincenti e descrivendo, con amore e passione, cosa significa fare impresa e farla bene secondo gli standard aziendali italiani che hanno portato il sogno di suo nonno a diventare una realtà apprezzata in tutto il mondo.
Identità
Sara Baroni, Valentina Castrezzati, Giovanni Armanini, Stefania Fenini
Pagine: 118
€ 28,00
Identità nasce dalle riflessioni di Oxigenio sui temi di strategia d’impresa. Che tu stia cercando nuove direzioni per la tua crescita personale o per dare un impulso al tuo progetto, ti aiuterà a trovare ispirazione, metodo e conoscenza.
COMUNICAZIONE STRATEGICA
Luca Brambilla
Pagine 288, € 29
La relazione è lo spartiacque tra il successo e il fallimento di qualsiasi imprenditore, manager o professionista. La Comunicazione Strategica è un nuovo approccio alla comunicazione che studia le migliori tecniche per costruire relazioni e prendere decisioni anti-bias. In altre parole, è la scienza delle relazioni.
L’impronta delle donne
Adriano Moraglio
Pagine: 146
€ 14,00
Tutti i libri sono acquistabili su Bfc Store e nelle migliori librerie fisiche e online
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ll viaggio alla scoperta delle Eccellenze Italiane
Il roadshow nei territori è il progetto che ci dà l’occasione di incontrare direttamente “a casa loro” gli imprenditori per parlare di temi di loro interesse come l’accesso al credito, l’internazionalizzazione, la sostenibilità e l’innovazione.
Per parlare di questi argomenti coinvolgiamo gli esperti di settore capaci di spiegare con precisione le nuove tendenze di mercato, gli sviluppi legislativi e le soluzioni più idonee per ogni imprenditore. Per il 2024 e 2025 il nostro tour prevede 10 tappe distribuite su tutto il territorio italiano.
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