SEMPRE
POKER di best pratices
I costi a carico dei fondi, insieme alla qualità del servizio gestorio, rappresentano una componente cruciale per la valutazione della conformità dei gestori ai principi di correttezza e diligenza comportamentale sanciti dall’articolo 35-decies del D. Lgs. 58/1998 (Tuf). La politica commissionale, inoltre, rileva ai fini del perseguimento degli obiettivi della sana e prudente gestione e rappresenta una delle principali leve decisionali su cui gli organi con funzioni di governo e controllo sono chiamati a fare le proprie valutazioni. I costi incidono sulla capacità dei fondi gestiti di realizzare i propri obiettivi di investimento. Al riguardo, rileva che l’Annual statistical report dell’Esma (European Securities and Markets Authority) sui costi e le performance dei prodotti commercializzati agli investitori retail e, in particolare, dei fondi Ucits, ha posto in evidenza che i costi degli OICR assorbono una parte importante del rendimento di tali prodotti. Le conclusioni del recente “Richiamo d’attenzione sui costi dei fondi” redatto a firma congiunta da Banca d’Italia e Consob sono lapidarie: “Alla luce della fondamentale importanza del tema dei costi a carico dei fondi nell’ottica di assicurare il fair treatment degli investitori, nonché la sana e prudente gestione degli intermediari, si richiama quindi l’attenzione dei gestori collettivi sulla necessità di valutare il concreto allineamento dei processi interni alle aspettative di vigilanza qui rappresentate e, laddove necessario, intraprendere adeguate azioni correttive. In tale ambito, i gestori sono altresì chiamati a contenere i costi dei fondi in modo da assicurare un equo bilanciamento tra economicità della gestione degli stessi intermediari e qualità dei prodotti offerti”. Quali le best practices al riguardo? Il Richiamo ne elenca quattro, tutte fondamentali: lo svolgimento di controlli automatizzati volti a verificare il contenimento di costi eccessivi e il rispetto del livello massimo di spese a carico del fondo riportato nella documentazione di offerta, anche attraverso l’utilizzo di database indipendenti dai sistemi contabili degli outsourcer; l’adozione di apposite procedure autorizzative e di controllo sulla contabilizzazione di poste anomale; ai fini del computo delle ongoing charges da indicare nel Kiid, lo svolgimento, sulla base di criteri definiti ex-ante, di verifiche di attinenza delle spese con l’operatività del fondo e di verifiche di completezza e congruità (mediante ad esempio riconciliazioni contabili) e lo svolgimento di controlli di secondo livello sulle attività affidate agli outsourcer per il calcolo delle spese da comunicare agli investitori.
di Andrea Giacobino giacobino@bfcmedia.comanno 5 - numero 53 - settembre 2022 mensile registrato presso il Tribunale di Milano n. 24 del 31/01/2018
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Opinion strategie
Tratto da capitalmarketsblog.accenture.com
Le aziende del wealth management si stanno riposizionando sugli investitori di fascia media Cari gestori, pensate agli affluent
Ian Woodhouse, associate director per l’area del wealth management di Accenture, ha scritto un editoriale sul blog della nota società di consulenza interamente dedicato alla clientela affluent, cioè agli investitori di fascia media, che hanno una certa disponibilità di denaro pur non arrivando ai 500mila euro richiesti per usufruire dei servizi di private banking. In Italia, vengono classificati come affluent gli investitori con una ricchezza finanziaria compresa tra 100mila e 500mila euro. “Non sorprende che le aziende del wealth
management si stiano riposizionando per cogliere opportunità di crescita in questa fascia di mercato”, scrive il manager di Accenture. “Come ho scritto in un precedente post sul blog”, aggiunge, “alcune banche hanno iniziato a combinare le loro divisioni di private banking con quelle retail per condividere e ridimensionare meglio gli elementi della loro distribuzione digitale, i prodotti e le soluzioni, nonché le capacità della loro piattaforma tecnologica. Questa è soltanto una delle scelte strategiche ideate per sfruttare questa opportunità
in evoluzione. Per avere una visione più approfondita di questo e di molti altri trend e cambiamenti di mercato, abbiamo collaborato a uno studio che esamina come i gestori patrimoniali europei potrebbero riorganizzarsi per esser vincenti nell’era post-pandemia”. Il futuro, secondo Woodhouse, sarà caratterizzato dall’evoluzione del segmento affluent che è in rapida crescita e che vede molti clienti spostare sempre più il patrimonio dalle semplici attività di risparmio a quelle (un po’ più elaborate) d’investimento.
Sempre più Metaverso
Franklin Templeton ha annunciato il lancio del suo nuovo Etf Ucits, che offre agli investitori europei l’accesso a società all’avanguardia in tutto il Metaverso. Il prodotto si basa sul Solactive Global Metaverse Innovation Net Total Return Index composto da titoli azionari globali emessi da società che hanno un’esposizione significativa al Metaverso e alle tecnologie blockchain di supporto. Il nuovo Etf è stato quotato su Deutsche Börse Xetra, Borsa Italiana e London Stock Exchange.
Tris per VanEck
VanEck ha quotato tre ETF Multi-Asset con differenti profili di rischio: il VanEck Multi-Asset Conservative Allocation UCITS ETF, il VanEck Multi-Asset Balanced Allocation UCITS ETF e il VanEck Multi-Asset Growth Allocation UCITS ETF.
New entry nell’indice
HANetf ha annunciato che l’Etf iClima ha aggiunto 14 nuovi titoli all’indice sottostante, raggiungendo così il numero complessivo di 174 costituenti. Tra le nuove aggiunte spiccano Wallbox, Rivian Automotive Inc. e Tritium DCFC Limited.
Goldman Sachs Global Environmental Impact Equity
Base
Goldman Sachs Global Environmental Impact Equity
LA RIVOLUZIONE AMBIENTALE È
LA RIVOLUZIONE
AMBIENTALE È
GIÀ INIZIATA.
GIÀ INIZIATA.
Esistono aziende innovative che stanno creando le tecnologie necessarie per combattere con successo il cambiamento climatico. Si chiama Rivoluzione Ambientale, e rappresenta una concreta opportunità per investire nei settori in grado di creare un impatto positivo sia sul tuo portafoglio che sull’ambiente.
Esistono aziende innovative che stanno creando le tecnologie necessarie per combattere con successo il cambiamento climatico. Si chiama Rivoluzione Ambientale, e rappresenta una concreta opportunità per investire nei settori in grado di creare un impatto positivo sia sul tuo portafogliochesull’ambiente.
Energia pulita
Efficienza
Sostenibilità idrica
Economia circolare Sostenibilità idrica per ridurre la domanda di combustibili fossili per rispettare le limitate risorse del nostro pianeta per ridurre le emissioni per combattere la scarsità di risorse per far fronte alla carenza d’acqua
combattere la
far fronte alla carenza d’acqua
Visita il sito gsamfunds.it o contatta il tuo referente in Goldman Sachs Asset Management.
Le performance passate non sono garanzia di risultati futuri, che possono variare. Ad uso esclusivo di investitori professionali. Nell’Unione Europea, il presente materiale è stato approvato da Goldman Sachs Asset Management Funds Services Limited, che è regolamentata dalla Central Bank of Ireland. Gli obiettivi non garantiscono in alcun modo i risultati futuri. Messaggio pubblicitario con finalità promozionali. Prima dell‘adesione leggere il KIID, che il proponente l’investimento deve consegnare prima della sottoscrizione e il prospetto disponibile sul sito Internet https://assetmanagement.gs.com/content/gsam/ita/it/advisors/homepage.html e presso gli intermediari collocatori. Goldman Sachs Global Environmental Impact Equity Portfolio è comparto della SICAV di diritto lussemburghese Goldman Sachs Funds. Il presente documento non rappresenta un‘offerta di acquisto o sottoscrizione di quote. Prima di ogni investimento consigliamo di contattare il vostro consulente finanziario. Riservatezza: Nessuna parte di questo materiale può, senza il previo consenso scritto di Goldman Sachs Asset Management, essere (i) riprodotta, fotocopiata o duplicata, in qualsiasi forma, con qualsiasi mezzo, o (ii) distribuita a qualsiasi persona che non sia un dipendente, un funzionario, un amministratore o un agente autorizzato del destinatario. Goldman Sachs & Co., © 2022 Goldman Sachs. Tutti i diritti riservati. 253743-OTU-1478729
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Riservatezza: Nessuna parte di questo materiale può, senza il previo consenso scritto di Goldman Sachs Asset Management, essere (i) riprodotta, fotocopiata o duplicata, in qualsiasi forma, con qualsiasi mezzo, o (ii) distribuita a qualsiasi persona che non sia un dipendente, un funzionario, un amministratore o un agente autorizzato del destinatario. Goldman Sachs & Co., © 2022 Goldman Sachs. Tutti i diritti riservati. 253743-OTU-1478729
Consumo sostenibile Economia circolare
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LGIM ha lanciato quattro nuovi Etf tematici. Si tratta del L&G Global Thematic Esg Exclusions Ucits, L&G Emerging Cyber Security Esg Exclusions Ucits, L&G Optical Technology & Photonics Esg Exclusions Ucits e L&G Metaverse ESG Exclusions Ucits.
Materiali del futuro
Global X ETFs ha lanciato il Global X Disruptive Materials Ucits Etf (DMAT), che è stato quotato presso il London Stock Exchange, Deutsche Börse Xetra e Borsa Italiana. Il lancio di DMAT rappresenta l’ultima aggiunta di Global X alla sua gamma di Etf Ucits Thematic Growth, pensata per offrire un’esposizione mirata alle società globali. DMAT mira a investire in società che producono metalli e altri materiali identificati importanti per tecnologie future.
Etf spaziali
VanEck ha quotato su Borsa Italiana due nuovi Etf: il VanEck Space Innovators Ucits Etf (JEDI) e il VanEck Sustainable Future of Food Ucits Etf (VEGI). Gli investitori potranno acquisire esposizione su alcune delle più grandi società aerospaziali.
Clara ha compiuto cento anni.
Ecco perché dovresti festeggiare anche tu.
Ci sono forze inarrestabili che ci parlano del mondo che sarà. L’aspettativa di vita aumenterà, la sostenibilità diventerà fondamentale, Internet sarà ovunque.
In economia si chiamano megatrend.
Per te sono grandi opportunità di investimento.
I fondi ANIMA Megatrend* si concentrano sulle aziende che beneficeranno di questi cambiamenti globali per permetterti di investire nell’economia di domani, oggi.
Scopri di più su megatrend.animasgr.it
Top Gestore Fondi Italia Big dell’Istituto Tedesco Qualità e Finanza.
Per maggiori info: www.istituto-qualita.com
AVVERTENZE: Questa è una comunicazione di marketing. Si prega di consultare il Prospetto, il Documento contenente le informazioni chiave per gli investitori (KIID/KID), il Regolamento di gestione e il Modulo di sottoscrizione prima di prendere una decisione finale di investimento. Questi documenti, che descrivono anche i diritti degli investitori, possono essere ottenuti in qualsiasi tempo, gratuitamente sul sito web della Società di gestione e presso i Soggetti Incaricati del collocamento. È, inoltre, possibile ottenere copie cartacee di questi documenti presso la Società di gestione del fondo su richiesta. I KIID sono disponibili nella lingua ufficiale locale del paese di distribuzione Il Prospetto è disponibile in italiano. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. Il collocamento del prodotto è sottoposto alla valutazione di appropriatezza o adeguatezza prevista dalla normativa vigente. ANIMA Sgr si riserva il diritto di modificare in ogni momento le informazioni riportate. Il valore dell’investimento e il rendimento che ne deriva possono aumentare così come diminuire e, al momento del rimborso, l’investitore potrebbe ricevere un importo inferiore rispetto a quello originariamente investito
* con “Fondi Megatrend di ANIMA” si intendono i fondi Anima Bilanciato Megatrend People e Anima Megatrend People. Cover Stor y Finint Investments SGR A cura di Andrea Telara Mauro Sbroggiò / chief executive officer di Finint Investments SGRL’investimento è reale
lasse 1965, una laurea in Economia all’università Ca’ Foscari di Venezia, Mauro Sbroggiò lavora nel gruppo Banca Finint da circa trent’anni. Ed è lì che, pur essendosi specializzato nel settore finanziario, ha potuto conoscere nel profondo tutte le virtù di quella che oggi viene chiamata “economia reale”, cioè il fiorente tessuto produttivo industriale e manifatturiero italiano, che dà prova magistrale di sé anche nelle terre in cui lui abita: le meravigliose colline del Prosecco, patrimonio dell’umanità per l’Unesco, nel cuore dell’operoso Nordest. Dal 2004 Sbroggiò è amministratore delegato di Finint Investments Sgr, la società di gestione del gruppo, un ruolo che affianca a quello di direttore dell’Area Finanza di Banca Finint. Economia reale e finanza sono dunque il binomio che ha caratterizzato la sua carriera e che scandisce il suo lavoro quotidiano, in una sgr che è stata tra i primi player in Italia a comprendere la potenzialità di alcune asset class illiquide, che richiedono un orizzonte temporale di medio e lungo termine ma che presentano opportunità di rendimento maggiori (e complementari) rispetto alle tradizionali classi d’investimento come le azioni e i bond negoziati ogni giorno in borsa e sui mercati regolamentati. “Siamo stati precursori e pionieri di un nuovo approccio alla gestione del risparmio”, dice Sbroggiò, che in questa intervista ad ASSET CLASS illustra gli obiettivi di sviluppo di una sgr che ha circa 3,7 miliardi di masse e punta a continuare il suo percorso di crescita ben sopra la soglia dei 4 miliardi.
È una società di gestione del risparmio attiva nella gestione di fondi mobiliari e immobiliari. Con asset under management di oltre 3,7 miliardi di euro e un team di oltre 100 professionisti, opera con il principale obiettivo di rispondere alle esigenze dei propri investitori, nazionali e internazionali, tra cui compagnie assicurative, istituti bancari, investitori istituzionali e altri investitori professionali.
cagr (2016-2021)
Sbroggiò (Finint Investments SGR): “Il risparmio a sostegno dell’economia Siamo i precursori di un approccio innovativo alla gestione dei patrimoni”
Dottor Sbroggiò, oggi nel settore finanziario si parla molto di private asset, di investimenti alternativi e illiquidi, che voi praticate da molti anni. Ma qual è il vostro tratto distintivo?
Sicuramente, dopo essere stati pionieri 20 anni fa, quando nessuno presidiava questi mercati, oggi siamo diventati mainstream. Possiamo dire però di essere stati innovatori nel campo finanziario e, proprio per questa ragione, di aver saputo attrarre talenti. Nel nostro ruolo di innovatori, ci siamo concentrati su alcune specifiche asset class che non erano frequentemente presidiate ai tempi delle nostre origini e non lo sono neppure adesso. Su queste classi d’investimento, abbiamo indubbiamente maturato un’expertise e accumulato track record molto forti.
Quali sono nello specifico le asset class in cui vi siete distinti?
Lo spettro è molto ampio. Nel settore immobiliare abbiamo tre focus principali: il comparto dell’hotellerie, quello degli Npl immobiliari e l’impact housing, cioè le residenze con un impatto positivo sulla società, come quelle destinate agli studenti, agli anziani o con finalità sociali. A questi si aggiunge il settore delle energie rinnovabili. Siamo stati i primi a lanciare un fondo immobiliare interamente dedicato al fotovoltaico e oggi siamo il secondo asset manager in Italia in questo segmento di mercato, oltre che uno dei primi 10 investitori in assoluto. Notevole però è anche il nostro impegno sul fronte degli investimenti mobiliari.
Come si concretizza?
Anche su questo fronte possiamo vantare un ruolo di precursori. Nel segmento del private debt, per esempio, siamo stati i primi a lanciare un fondo specializzato nei minibond, in questi anni abbiamo investito in più di 100 emissioni, e abbiamo maturato una lunga esperienza anche nel private equity, inizialmente all’interno della banca poi come sgr. Senza dimenticare le nostre attività sul fronte dei crediti deteriorati o problematici, classificati come Utp o Npl, dove
Nasce Finint SGR, prima in Italia a istituire fondi immobiliari anche speculativi Nasce Giudecca, primo fondo speculativo immobiliare italiano Istituito Copernico, primo fondo immobiliare italiano specializzato in energie rinnovabili Nasce Tyche, primo fondo immobiliare interamente dedicato al settore hospitality Nascono i fondi Finint Bond (aperto, Fixed Income arbitrage) e Principal Finance I, dedicato all’asset class dei crediti deteriorati (NPLs) Conegliano e Valdobbiadene, la via del Prosecco, Patrimonio mondiale dell’Unescoabbiamo valorizzato al meglio la nostra esperienza di cartolarizzatori unendo un approccio etico che quasi sempre ci porta al rientro dell’investimento senza passare attraverso azioni esecutive, con ritorni dell’investimento a doppia cifra.
La vostra fabbrica-prodotti, insomma, ha ormai un’ampia gamma di soluzioni. Ma quali sono i vostri target di clientela? Fino a tempi recenti, il nostro target principale sono stati gli investitori
istituzionali come i fondi pensione, le casse di previdenza, le fondazioni bancarie, le compagnie assicurative o i fondi di fondi tematici. Come è ben noto, si tratta di investitori che hanno un orizzonte temporale di lungo e lunghissimo termine e quindi possono beneficiare del premio di illiquidità offerto solitamente dagli asset alternativi, che offrono prospettive di rendimento maggiori proprio grazie al fatto di non essere smobilizzabili facilmente nel breve termine. Stiamo allargando il nostro bacino di clienti perché pensiamo che gli investimenti alternativi possano coprire sempre meglio le esigenze dei patrimoni privati, sia di quelli che appartengono ai family office o agli investitori di fascia alta classificati come Uhnwi, sia di quelli con minori disponibilità finanziarie ma con esigenze articolate. Mi riferisco per esempio alla clientela del private banking o a quella classificata come affluent.
È noto però che molti investitori italiani siano amanti degli investimenti liquidi e con rendimento sicuro. È un retaggio del passato, che affonda le proprie radici nel secolo scorso. Come vincere queste diffidenze culturali che certo non aiutano la crescita degli investimenti alternativi? Sicuramente dobbiamo impegnarci tutti di più sul fronte dell’education. È necessario saper raccontare in modo semplice soluzioni complesse. Noi sappiamo farlo e ci rendiamo disponibili per farlo, mettendo
LA STORIA
Istituito il Fondo Finint Fenice, fondo con focus sul mercato immobiliare distressed e sugli NPLs ipotecari Nasce il Fondo Ca’ Tron H-Campus, che incorpora il primo campus digitale totalmente internazionale in Italia di oltre 50 ettari Al via il fondo PMI Italia II, terzo fondo di private debt Nasce Efesto, fondo dedicato ai crediti unlikely to pay (UTP) Nasce Finint E4G, fondo di private equity istituito per investire nelle pmi italianeStiamo per lanciare il nostro primo Eltif nell’ottica di avvicinare gli investitori private agli asset alternativi
in campo direttamente i gestori, e non i product specialist. C’è indubbiamente un aspetto importante che va approfondito. È la percezione sbagliata che spesso molti investitori hanno riguardo alla questione della liquidabilità dei prodotti. Spesso si tratta di un falso problema, dal momento che la prospettiva dei portafogli private non è mai a breve termine. Il fatto che certi strumenti d’investimento non siano liquidi, non costituisce un maggiore fattore di rischio: piuttosto, l’illiquidità di una determinata asset class rappresenta l’elemento base per accrescerne il premio in termini di rendimenti futuri. Fatta questa premessa, c’è indubbiamente un cambiamento di scenario favorevole allo sviluppo degli investimenti alternativi.
Per quale motivo?
Pensiamo per esempio alla scelta del legislatore di abbassare da 500mila a 100mila euro la soglia di accesso agli Eltif (European Long Term Investments). Nell’ottica di avvicinare il mercato degli investitori private agli asset alternativi, come Finint Investments stiamo per lanciare il nostro primo Eltif. Nel quarto trimestre dell’anno lanceremo anche un fondo di fondi di private capital che raccoglie tutte le nostre competenze nel mondo degli alternativi legati al segmento corporate. Infine, non va dimenticato che negli ultimi anni abbiamo istituito diversi fondi conformi alla normativa Ucits che hanno l’obiettivo di replicare il più possibile i portafogli alternativi, ma con livelli di concentrazione più bassi e ratio più stringenti riferiti alla componente illiquida del portafoglio.
Quali sono invece le vostre strategie distributive?
Di recente è entrata nell’orbita del nostro gruppo una importante realtà come Banca Consulia, che ha assunto il nome di Finint Private Bank. Tuttavia, questo non significa che Banca Consulia venderà soltanto i nostri prodotti, né che i nostri prodotti saranno distribuiti soltanto attraverso la rete di Banca Consulia. Piuttosto, guardiamo con interesse al ricco mercato della distribuzione dei prodotti d’investimento in Italia, al mondo dei consulenti finanziari e dei private banker. Lanciamo una sfida alle principali case di distribuzione del nostro Paese e diciamo loro: siate curiose, cercate competenze e soluzioni che possono essere disegnate sulle vostre specifiche esigenze da realtà specializzate, con track record significativi alle spalle, con forte focalizzazione e capacità di innovazione.
Sarà però una sfida impegnativa: con i tassi d’interesse in aumento, molti avranno la tentazione di tornare a parcheggiare i soldi nei titoli di stato...
Credo che le vicende degli ultimi anni abbiano dimostrato che non esistono più i porti sicuri, come un tempo venivano considerati i titoli di stato. La ricchezza nazionale delle famiglie italiane si attesta sugli 11mila miliardi di euro, circa 7 volte il Pil e 4 volte il debito pubblico. Più di metà è investita nel mattone. La restante parte è già oggi fortemente sbilanciata verso i depositi bancari e i titoli di stato. Dunque, il nostro Paese è tra i più virtuosi nel tasso di risparmio
La sede legale del gruppo a Conegliano (TV)IL TEAM
RICCARDO IGNE Vice Direttore Generale ed Head of Debt Investments ANDREA PANFILI Head of Salesprivato ma tale risparmio poco si orienta verso il mondo delle aziende: ne viene un ulteriore elemento di freno alla crescita nazionale vista la scarsità di risorse indirizzate al tessuto dell’impresa, specialmente quella medio-piccola. Certo, in un regime di tassi in crescita è bene avere imprese poco indebitate, ma è bene anche non avere aziende poco capitalizzate. I prossimi mesi saranno importanti perché, nell’attuazione del Pnrr, le società di asset management possono essere un’importante chiave di volta per la gestione di flussi di denaro pubblico e di risparmio privato a sostegno degli investimenti del nostro Paese: noi di Finint in questo senso ci siamo già
candidati e abbiamo le competenze per essere un attore importante. Le soluzioni alternative hanno funzionato molto bene in un’epoca nella quale i tassi molto bassi non consentivano rendimenti significativi dei portafogli liquidi. Navigare nelle acque dei prossimi mesi sarà complesso data la complessità delle sfide che dobbiamo affrontare: la guerra in Ucraina, i costi dell’energia, l’inflazione, il comportamento delle banche centrali sono tutti temi che richiederanno grande competenza e agilità ai gestori. Anche a fronte di un rialzo del costo del denaro, però, le prospettive di rendimento degli alternativi continueranno ad essere superiori e manterranno il differenziale di rendimento
offerto dall’illiquidità dello strumento. I tassi nominali del debito pubblico, tornati positivi nel breve e su livelli di apparente soddisfazione nel lungo, non devono distrarre il risparmiatore e il suo consulente dall’amara realtà di un tasso di inflazione cresciuto molto di più: le ultime previsioni di Banca centrale europea come da dichiarazioni della presidente Lagarde hanno tra l’altro rivisto al rialzo l’inflazione attesa per il 2023 e il 2024. L’investimento in asset reali offre maggiori probabilità di proteggere gli investitori dall’inflazione e in questa fase può generare ritorni reali positivi, ovvero rendimenti superiori all’incremento del costo della vita.
FILIPPO JELMONI Co-Head Real Estate & Renewable Energy VANIA ANTONIO PANIZZA Head of Private Equity GIOVANNI PERISSINOTTO Chairman MAURO SBROGGIÒ Chief Executive Officer DOMENICO MUFFATO Head Multi-Strategy & UTPs EMANUELE PRATAVIERA Co-Head Real Estate & Renewable EnergyEcco i campioni del private equity
Chi ha reso di più tra i grandi investitori La classifica della business school Hec
Quali sono le società di private che hanno garantito le migliori performance agli investitori negli anni passati? È partendo da questo interrogativo (di non facile risposta) che ogni anno viene pubblicato
l’Hec - DowJones Private Equity Performance Ranking, la classifica delle migliori società del private equity a livello internazionale.
Metodologia proprietaria
A curarla è la prestigiosa business school parigina Hec in collaborazione con Dow Jones, su dati forniti dal Perqin e dalle stesse società del settore. Il ranking viene stilato utilizzando una metodologia proprietaria elaborata da Oliver Gottschalg, professore della Hec che analizza ogni anno i risultati aggregati di centinaia di player del private equity in tutto il mondo, con masse per centinaia di miliardi di euro. Nell’ultima edizione le società “passate al setaccio” sono state 517 con 991 fondi e investimenti totali per 1,5 trilioni di dollari.
Poiché ovviamente i fondi del private equity vanno valutati nel medio e lungo termine, il periodo preso in esame è quinquennale e va dal 2017 alla fine del 2021. La valutazione si basa sulla performance di ciascun fondo, misurata in termini di 3 indicatori.
Diversi indicatori
Il primo è l’IRR (Internal Rate of Return o tasso interno di rendimento), che calcola il valore reale attualizzato (cioè rapportato ai valori odierni) dei flussi di cassa futuri attesi. Il secondo indicatore è il DPI (Discount Profitability Index) che mette a rapporto i costi e i profitti degli investimenti (sempre rapportati al valore attuale). Infine, il terzo indicatore è TVPI (Total Value to Paid In), un multiplo di rendimento che considera i valori attualizzati degli investimenti ancora in corso). Ecco, di seguito, chi sono i “magnifici” del private equity dell’ultimo quinquennio, secondo l’Hec - DowJones Private Equity Performance Ranking.
È una società di private equity
americana focalizzata sul settore tecnologico con oltre 14 miliardi di dollari di asset totali in gestione.
L’azienda investe principalmente in software house e in attività di servizi abilitati alla tecnologia, fornendo capitale per acquisizioni e investimenti orientati alla crescita, attraverso operazioni straordinarie tra cui le ricapitalizzazioni o i tagli di divisioni. Ha uffici a Menlo Park, in California, (sede centrale), Atlanta (aperta nel 2006), Città del Messico (aperta nel 2018) e Londra (aperta nel 2013). L’azienda è stata fondata nel febbraio 2000 come partnership tra la società di venture capital Accel Partners e Kohlberg Kravis Roberts, specializzata nelle operazioni di leveraged buyout. Oggi è gestita dai co-manager Tom Barnds e Rob Palumbo
Francisco Partners
È una società di private equity
americana focalizzata esclusivamente su investimenti in tecnologia e servizi tecnologici. Fondata nell’agosto 1999, ha sede a San Francisco e uffici a Londra e New York City. Nel 2021, Francisco Partners aveva più di 30 miliardi di dollari di asset in gestione,con investimenti in oltre 300 aziende nel comparto hi-tech. Il chief executive officer è Dipanjan Deb, che l’ha creata 23 anni fa assieme a un gruppo di soci: Sanford Robertson, David Stanton, Benjamin Ball e Neil Garfinkel, manager con varie esperienze alle
spalle nel comparto del private equity. Attualmente ha in portafoglio oltre 110 aziende ed effettua investimenti in realtà imprenditoriali che hanno un valore tra 20 milioni e 3 miliardi di dollari.
TA Associates
Fondata nel 1968, è una delle prime società di private equity degli Stati Uniti. L’azienda effettua acquisizioni e ricapitalizzazioni con quote di minoranza in società con elevato potenziale di crescita e redditività. Investe in cinque settori: tecnologia, assistenza sanitaria, prodotti di consumo, servizi finanziari e
servizi alle imprese. Fin dalle origini ha raccolto 47,5 miliardi di dollari di capitale e ha investito in oltre 560 società. È tra le 50 maggiori società di private equity a livello globale. Ha sede a Boston, nel Massachusetts, con uffici aggiuntivi a Menlo Park, Austin, Londra, Mumbai e Hong Kong. A luglio 2022, il team della società era composto da più di 110 professionisti degli investimenti, sotto la guida del ceo Ajit Nedungadi
Vitruvian Partners
È una società di private equity europea che si occupa di leveraged buyout e
Dipanjan Deb chief executive officer
investimenti attraverso l’apporto di capitali. Opera in tutto il Regno Unito e in Europa e recentemente ha allargato il suo orizzonte geografico in Cina e India L’azienda ha uffici a Londra, Monaco, Madrid, Stoccolma, Shanghai, San Francisco e in Lussemburgo. È stata fondata nel 2006 da ex manager di Apax Partners, BC Partners e Bridgepoint Capital. Nel 2008 ha completato la raccolta fondi per il suo primo fondo da 925 milioni di euro, il Vitruvian Investment Partnership I. A questa operazione di raccolta ne sono seguite altre di dimensioni ben maggiori, per
un totale di oltre 8 miliardi di dollari. Il team manageriale è composto da diversi professionisti anche se le personechiave restano i fondatori: Stephen Byrne, Ben Johnson e Jussi Wuoristo.
Great Hill Partners
È una società di private equity con sede a Boston con otto fondi che mira a investimenti da 25 milioni a 500 milioni di dollari in società ad alta crescita nei settori del software, del commercio digitale, della tecnologia finanziaria, della sanità e delle infrastrutture digitali. Negli ultimi due decenni,
Great Hill ha raccolto oltre 12 miliardi di dollari e investito in 96 aziende. La proprietà può comprendere sia quote di maggioranza che di minoranza. È stata inoltre selezionata come una delle 25 migliori società di private equity quest’anno da parte di GrowthCap Nell’ambito di questa selezione, tre i fattori determinanti: la creazione di valore, la crescita e il track record, la cultura aziendale e l’impegno nei confronti di Esg. Tre i managing director di riferimento: Chris Gaffney, Michael Kumin, Mark Taber e Matt Vettel
Genstar Capital
Ajit Nedungadi chief executive officer Stephen Byrne founderFondata nel 1988, ha costruito una solida esperienza nell’aiutare le aziende del cosiddetto “middle market”. Operativa all’interno di un unico ufficio nel cuore di San Francisco, in California, la società conta attualmente in organico oltre 40 professionisti, inclusi molti esperti in transazioni finanziarie, deal sourcing e M&A, oltre a una fitta rete di specialisti specifici del settore del private equity. Inoltre, lo Strategic Advisory Board è composto da esperti operativi (di solito attuali ed ex dirigenti di società) dei settori d’investimento. A livello di masse, Genstar Capital ha attualmente in gestione circa 35 miliardi di dollari di asset; la società è attiva, oltre che nelle acquisizioni tradizionali, nella ricerca di opportunità d’investimento in società di proprietà del fondatore, public company e in scorpori aziendali.
Hellman & Friedman
Fondata nel 1984 da Warren Hellman e Tully Friedman, è una delle società d’investimento di private equity più antiche. La società, ha 10 fondi e ha uffici a San Francisco, New York e Londra. H&F ha concentrato la propria operatività su diversi settori di riferimento tra i quali media, servizi finanziari, servizi professionali e servizi di informazione. Dalla fondazione H&F ha investito in oltre 100 società. Al 31 marzo 2022 vantava asset in gestione per 85 miliardi di dollari. Secondo il management, investire in modo Esg va
di pari passo con la costruzione di un business in crescita destinato a durare nel tempo. Infatti, molto prima che gli altri parlassero di sostenibilità, “il modus operadi Esg era radicato nel Dna di H&F”, fanno notare dalla società. Patrick Healy è il ceo.
Clayton, Dubilier & Rice
È una storica società di private equity americana: fondata nel 1978, ha gestito l’investimenti per oltre 30 miliardi di dollari in circa 90 aziende attive in un’ampia gamma di settori e con un valore complessivo delle transazioni
superiore a 140 miliardi. Circa la metà degli investimenti di CD&R ha riguardato cessioni di società. CD&R acquista divisioni aziendali non core e imprese familiari che passano a una nuova proprietà, o ancora attività da altre tipologie di proprietari privati e pubblici. Spesso crea partnership con venditori che mantengono una quota significativa e condividono la creazione di valore futuro. I settori a cui si rivolge sono i consumer/retail, sanità, industria e i servizi tecnologici alle imprese.
Nate Sleeper è l’attuale ceo della società.
Chris Gaffney managing director Ryan Clark presidente Patrick Healy chief executive officerThoma Bravo
È una delle principali società americane di private equity, con oltre 40 anni di storia (nata nel 1980), inclusi oltre 122 miliardi di dollari di asset in gestione e un focus sugli investimenti in società di software e tecnologia. La società ha deciso di puntare per la prima volta su questi mercati oltre 20 anni fa e da allora ha acquisito o investito in più di 400 società per oltre 220 miliardi di dollari di valore. A oggi, il portafoglio di software di private equity dell’azienda comprende oltre 70 società capaci di generare oltre 25 miliardi di dollari di fatturato.
Recentemente ha debuttato anche in Europa aprendo un hub dedicato a Londra, segnale evidente, come ha ribadito il fondatore Orlando Bravo, della volontà di puntare con decisione anche sul Vecchio Continente.
Hg Capital
Società del Regno Unito nata inizialmente come Mercury Private Equity, braccio dedicato al private equity di Mercury Asset Management, nel 2000 negoziò la propria indipendenza da Merrill Lynch e divenne HG Capital. Focalizzata principalmente
sulle operazioni di buyout nel “middle market”, nel corso della propria attività la società ha portato a termine oltre 170 investimenti nei settori tecnologici dei software e dei servizi. HG Capital ha uffici a Londra, Monaco, Parigi, New York e San Francisco, gestisce fondi per oltre 55 miliardi di dollari e serve più di 150 investitori istituzionali, compresi fondi pensione privati e pubblici, compagnie di assicurazione, e fondazioni; attualmente la società ha più di 280 dipendenti che rappresentano di fatto uno dei più estesi team d’investimento in Europa.
Nate Sleeper chief executive officer Orlando Bravo fondatore Marc Adam industry advisorLe vicepresidenze sono assegnate
AAria nuova e nuovi obiettivi strategici per Assogestioni, associazione italiana delle società di gestione del risparmio nata nel 1984 per rappresentare le principali sgr italiane operanti in Italia, intende assumere un ruolo sempre più rilevante nel mondo della gestione dei mercati regolamentati. Sta infatti cercando di avere un ruolo sempre più sinergico con attori istituzionali, mercati e imprese per lo sviluppo del mercato dei capitali. Seguendo questi obiettivi l’assemblea annuale di Assogestioni ha eletto nei mesi scorsi gli organi associativi per il triennio 2022-2025 e, ai vertici, sono arrivate figure che occupano ruoli apicali di realtà molto rilevanti, italiane ma soprattutto internazionali.
Sfilza di nomi
La squadra del neo presidente Carlo Trabattoni è dunque composta da figure di primo piano. Al suo fianco ci sono tre vicepresidenti: Saverio Perissinotto (Eurizon Capital Sgr), Giovanni Sandri (BlackRock) e Cinzia Tagliabue (Amundi Asset Management). Il consiglio direttivo è invece così composto: Vittorio Ambrogi (Morgan Stanley Investment Management), Marco Barbaro (Bnp Paribas Asset Management), Emanuele Bellingeri (Credit Suisse Italy), Alberto Castelli (Kairos Partners Sgr), Vincenzo Corsello (Allianz Global Investors), Marco Covelli (Ersel Asset Management Sgr), Giuliano D’Acunti (Invesco), Emilio Franco (Mediobanca Sgr), Alexia Giugni (Dws Group), Stefano Giuliani (BancoPosta Fondi Sgr), Ugo Loeser (Arca Fondi Sgr), Pietro Martorella (Axa
Investment Managers), Alessandro Melzi d’Eril (Anima Sgr), Giovanni Papini (Ubs Asset Management Italia Sgr), Paolo Paschetta (Pictet Asset Management), Giuseppe Rovani (Euromobiliare Asset Management Sgr), Giampiero Schiavo (Castello Sgr), Gianluca Serafini (Fideuram Asset Management Sgr), Luca Tenani (Schroders). I membri del consiglio direttivo che fanno così parte del comitato di presidenza sono: il presidente Carlo Trabattoni e i vicepresidenti Saverio Perissinotto, Giovanni Sandri, Cinzia Tagliabue. Lucio De Gasperis (Mediolanum Gestione Fondi Sgr) è il presidente del collegio revisori. Infine ci sono Lorenzo Alfieri, Stefano Giuliani, Alessandro Melzi D’Eril. I componenti del collegio dei revisori sono: Lucio De Gasperis, Vincenzo Palli (BCC Risparmio & Previdenza) e Michele Quinto (Franklin Templeton). I membri supplenti sono: Matteo Astolfi (Capital Group), Alessandro Marchesin (Sella Sgr).
Carriera lunga Una carriera di oltre 30 anni, svoltasi in gran private banking, è quella di Saverio Perissinotto, che è amministratore delegato di Eurizon, la società di gestione del gruppo Intesa Sanpaolo. Come si legge nella sua biografia nel sito dell’Aipb, Perissinotto è laureato in Economia all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ha iniziato la carriera nel lontano 1986 in Banque Indosuez a Parigi come analista finanziario per poi passare alla filiale di Jakarta come responsabile fino al
TUTTI I NOMI DEL DIRETTIVO DI ASSOGESTIONI
1991. Tornato a Parigi dal 1991 a 1995, nella stessa Indosuez ha cominciato a lavorare nel wealth management occupandosi di clientela internazionale. Nel 1995 ha frequentato l’IEP International Executive Programme presso l’Insead di Fointainbleau, diventando poi amministratore delegato di Fiduciaria Indosuez Sim e amministratore delegato e direttore generale di Crédit Agricole Indosuez Private Banking Spa (controllate italiane del gruppo transalpino). Nel 2005 l’ingresso nel gruppo Intesa Sanpaolo dove, fino al 2015, è stato condirettore
generale vicario di Intesa Sanpaolo Private Banking oltre che amministratore delegato di Sirefid (dal 2005 al 2010). Dopo una parentesi come presidente del consiglio di amministrazione di Intesa Sanpaolo Private Banking Suisse per il biennio 2011-2012, nel 2015 è diventato direttore generale di Intesa Sanpaolo Private Banking. Giovanni Sandri, managing director, è head of BlackRock Italia con la responsabilità manageriale per l’attività italiana e membro del comitato esecutivo dell’Emea e del comitato operativo
dell’Emea. Precedentemente, Sandri ha assunto il ruolo di chief operating officer di BlackRock in Italia, Francia, Belgio, Lussemburgo. Dal 2006 al 2009 è stato chief administrative officer per l’attività Retail di BlackRock in Europa meridionale (Francia, Italia, Spagna e Portogallo). Sandri è entrato a far parte di Merrill Lynch Investment Managers nel 2005 quando è stato nominato head of Client Service and Administration per l’Italia. Prima di entrare in Merrill Lynch Investment Managers, Sandri ha lavorato come Business analyst e senior project
SAVERIO PERISSINOTTO Eurizon Capital sgr GIOVANNI SANDRI BlackRock CINZIA TAGLIABUE Amundi Asset Management LORENZO ALFIERI J.P. Morgan AM (dimissionario) VITTORIO AMBROGI Morgan Stanley IM MARCO BARBARO Bnp Paribas Asset Management EMANUELE BELLINGERI Credit Suisse Italy ALBERTO CASTELLI Kairos Partners Sgr VINCENZO CORSELLO Allianz Global Investors MARCO COVELLI Ersel Asset Management Sgr GIULIANO D’ACUNTI Invesco EMILIO FRANCO Mediobanca Sgr ALEXIA GIUGNI Dws Group STEFANO GIULIANI BancoPosta Fondi Sgr Vicepresidenti Consiglio direttivo Componenti del collegio dei revisori Membri supplentiTUTTI I NOMI DEL DIRETTIVO DI ASSOGESTIONI
manager in grandi organizzazioni italiane. Si è laureato in ingegneria presso il Politecnico di Milano e ha conseguito un certificato professionale presso la Management School dell’Università Bocconi.
Presenza femminile Dopo aver frequentato numerosi corsi di alta specializzazione, tra cui un executive management course presso la Boston University School of Management, Cinzia Tagliabue ha iniziato la sua brillante carriera a partire dal 1980.
Nel 1997 ha fatto parte del team fondatore dell’unità di asset management del gruppo UniCredit. Nel 2001 è diventata responsabile per la clientela istituzionale italiana di Pioneer Investments, società di gestione del risparmio acquisita dal gruppo. Dal 2008 ha assunto il ruolo di head of sales and distribution sia per i canali del gruppo UniCredit, che per quelli wholesale. Nel 2010 è stata nominata direttore generale di Pioneer Investments, mentre nel 2013 ha assunto la carica di amministratore delegato. Ha fatto inoltre
parte del cda di Capital Italia Sicav e di Aviva. Dal 2017 è ceo di Amundi Sgr e, dal 2020, deputy head of partner networks division di Amundi e membro del general management committee. Dal 1° aprile del 2022 è head of international partner networks division. Sposata e con un figlio, adora gli animali, ama leggere, viaggiare e andare in bicicletta. Professionalmente, ha un’esperienza trentennale nel settore finanziario, dove ha operato sia nel campo degli investimenti che in quello della distribuzione.
UGO LOESER Arca Fondi Sgr PIETRO MARTORELLA Axa Investment Managers ALESSANDRO MELZI d’ERIL Anima Sgr GIOVANNI PAPINI Ubs Asset Management Italia Sgr PAOLO PASCHETTA Pictet Asset Management GIUSEPPE ROVANI Euromobiliare AM Sgr GIAMPIERO SCHIAVO Castello Sgr GIANLUCA SERAFINI Fideuram Asset Management Sgr LUCA TENANI Schroders LUCIO DE GASPERIS Mediolanum Gestione Fondi Sgr VINCENZO PALLI BCC Risparmio & Previdenza MICHELE QUINTO Franklin Templeton MATTEO ASTOLFI Capital Group ALESSANDRO MARCHESIN Sella Sgr Vicepresidenti Consiglio direttivo Componenti del collegio dei revisori Membri supplentiJ.P. Morgan AM, staffetta in vista
otizia importante per i piani alti del risparmio gestito italiano: Lorenzo Alfieri ha deciso di lasciare il gruppo J.P.Morgan Asset Management dopo 23 anni di servizio. Nel breve periodo non ci sono in vista per lui altre avventure professionali e la decisione pare sia dovuta ufficialmente a una sua decisione personale, dopo una lunga carriera nella stessa società. Non a caso, J.P. Morgan Asset Management ha confermato la fiducia in Alfieri, che resterà nel suo ruolo di country head sino all’avvicendamento che avverrà a febbraio 2023. A succedergli sarà Andrea Aurilia, managing director, che lavora già nella società da 11 anni. Nei 23 anni trascorsi in azienda Alfieri ha ricoperto diversi ruoli fino ad approdare, nel 2012, alla direzione dell’asset manager in Italia. È da sempre un membro attivo dell’industria del risparmio gestito. Ha ricoperto la carica di vicepresidente di Assogestioni ed è attualmente presidente del Comitato Sostenibilità dell’associazione.
Manager/2 Alfieri A cura di Andrea Barzaghi Dopo 23 anni, Alfieri lascia la carica di country head per l’Italia. Al suo posto Andrea Aurilia Lorenzo Alfieri / country head uscente di J.P. Morgan AM Andrea Aurilia1
Promozione per Bersan
La Financière de l’Échiquier ha promosso Davide Bersan (nella foto) come country head per l’Italia. In LFDE dal giugno 2018 in qualità di senior sales manager, Bersan nel nuovo ruolo dovrà portare avanti la diffusione del marchio e la crescita della raccolta in Italia.
Ritorno in Credit Suisse
Credit Suisse Asset Management ha scelto Enrico Camerini (nella foto) alla guida del segmento fund buyer in Italia.
La società rafforza ulteriormente il suo posizionamento con il ritorno del manager dopo nove anni, per la guida del settore e accelerarne lo sviluppo.
Verbaas in Robeco
Kees Verbaas (nella foto) è stato nominato global head of Fundamental Equity di Robeco.
In questo nuovo ruolo, si occuperà della supervisione dei team Global Equity, Emerging Markets, Chinese Equity e Asia-Pacific Equity.
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Ingaggio a La Française
La Française Asset Management ha nominato Thomas Dhainaut (nella foto) come head of Equities - Small & Large Caps, che riporterà direttamente al presidente Jean-Luc Hivert.
L’Araba Fenice obbligazionaria
Guadagni a due cifre per i gestori high yield
Il carotassi non ha interrotto la loro marcia
erti amori non finiscono. Fanno dei giri immensi e poi ritornano”, cantava Antonello Venditti. Una citazione musicale che ci sentiamo di fare nostra per introdurre quello che potrebbe essere un importante ritorno di fiamma tra gli investitori nostrani e le obbligazioni, per tradizione compagni di portafoglio di lunga data. Un rapporto che negli ultimi anni si era in parte disgregato in seguito ai rendimenti prossimi allo zero dei titoli di stato, principali protagonisti delle attenzioni del risparmiatore medio del Bel Paese, ma che presto potrebbe tornare in auge grazie alle performance sorprendenti di un segmento particolare di mercato. Stiamo parlando dei bond
high yield che, pur differenziandosi nettamente per struttura, profilo di rischio e costo dai governativi più classici, hanno riportato di fatto le obbligazioni al centro delle attenzioni dei portafoglio manager internazionali.
I motivi del successo A rigor del vero, come molte altre asset class, anche le obbligazioni high yield hanno iniziato il 2022 con qualche difficoltà; tuttavia un’analisi delle tradizionali fonti di rendimento mostra che, a differenza delle azioni, come ha spiegato in un recente articolo il gestore di T. Rowe Price, Kevin Loome: “Le obbligazioni high yield tipicamente ricavino i propri rendimenti a lungo termine dal rendimento piuttosto che dalla rivalutazione del capitale. Il pagamento di cedole relativamente elevate e generalmente costanti è uno dei motivi principali per cui le obbligazioni high yield hanno storicamente mostrato una
I fondamentali del credito rimangono favorevoli: gli spread si sono ampliati e le insolvenze sono sotto la media
volatilità inferiore rispetto alle azioni, e questa tendenza si è confermata anche quest’anno”. Ecco spiegata quindi l’importante performance realizzata da questa asset class se allunghiamo l’arco della nostra analisi agli ultimi dodici mesi, periodo che registra rendimenti che vanno tranquillamente in doppia cifra. Riflessioni supportate inoltre dai numeri. L’high yield globale, rappresentato dall’ICE BofA Global High Yield Constrained Index, ha offerto uno spread di oltre 600 punti base (fonte Bloomberg al 30.06.2022), con un yield to worst del 9%. Negli ultimi 20 anni, gli spread creditizi sono stati più alti solo nel 23% dei casi e negli ultimi 10 anni solo nell’8% dei casi. Storicamente, quando i rendimenti all-in sono saliti ai livelli attuali, le performance successive dell’high yield come asset class sono state importanti. Alla base di questi dati vi è sicuramente un contesto di mercato adatto a offrire diversi assist al segmento. Innanzitutto, poiché i tassi sono aumentati, i rendimenti sono oggi più alti rispetto all’inizio dell’anno e, di conseguenza, le prospettive di rendimento sono migliorate. Il sell-off di quest’anno, poi, ha portato a valutazioni più convenienti e ha creato opportunità uniche nel mercato delle obbligazioni high yield, come conferma lo stesso Loome: “Abbiamo approfittato di questa dinamica e investito in quelle
che consideriamo buone società a prezzi in dollari interessanti in tutto lo spettro dei rating, sia all’interno dei BB a basso prezzo in dollari, sia nelle parti del mercato a più alto beta dove il rischio è stato venduto indiscriminatamente”. Infine, come confermano diversi analisti specializzati, i fondamentali del credito rimangono favorevoli: gli spread creditizi si sono ampliati da un anno all’altro e le insolvenze rimangono ben al di sotto delle medie di lungo periodo, dato che molte società hanno rifinanziato il proprio debito durante il periodo di tassi estremamente bassi, allungando così le scadenze.
I nomi da tenere d’occhio Ma quali sono le società e i prodotti che hanno saputo trarre maggiore vantaggio da questo “magic moment” dell’high yield? La risposta ce la fornisce la sezione “quotazioni” presente sul portale Bluerating.com, dove a spiccare per performance a 1 anno (settembre 2021-settembre 2022) nella categoria “Obbligazionari globali corporate e governativi high yield” troviamo Azimut Investments con il comparto AZ F.1 Bond High Income FoF B-AZ FUND Cap EUR che guadagna il 17,18%, seguita da Ubs Fund Management e il suo UBS (Lux) Bd Sicav Floating Rate Inc. P Cap $ che porta a casa il 16,54% e
infine da M&G con il fondo M&G (Lux) Gl. Floating Rate High Yield A Mdis $ che cresce del 14,14%. Se restringiamo la nostra analisi all’area dei corporate Usa, capace di sfruttare l’ulteriore volano della rivalutazione del dollaro (categoria Obbligazionari Usa corporate high yield), a dominare la classifica abbiamo Franklin Templeton con il Legg Mason WA US High Yield A Dis HKD Plus che si avvicina a una performance positiva del 20% a un anno; inoltre, su 140 prodotti in elenco, solo quattro di questi risultano in perdita. Insomma, le motivazioni per celebrare questa categoria di investimento e i suoi protagonisti certamente non mancano. Almeno a oggi, dato che, come ci insegna l’esperienza, il futuro è pur sempre un tempo nel quale dorme l’ignoto.
Kevin Loome / gestore di T. Rowe PriceReale.Virtuale.
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Sorriso amaro per il big Pimco
Deflussi per il grande gestore statunitense Colpa della fuga dai bond di alcuni clienti
Circa 29 miliardi nel secondo trimestre, dopo i 14 miliardi di euro del primo quarter. Sono i deflussi registrati a metà del 2022 da Pimco, il più grande gestore obbligazionario al mondo che si trova a fronteggiare uno scenario del tutto inedito negli ultimi vent’anni. Per ben quattro lustri, il settore del reddito fisso ha visto i tassi d’interesse letteralmente colare a picco, in seguito alle politiche ultraespansive delle banche centrali, un po’ in tutto il mondo. Inoltre, l’ultimo ventennio è stato caratterizzato da una bassissima inflazione, che in certi (brevissimi) periodi ha rischiato di degenerare persino in una spirale deflazionistica.
Fiammata dei prezzi
Ora, però, la musica è cambiata. L’inflazione, complice la fiammata delle materie prime e la guerra in Ucraina, è tornata a livelli che non si vedevano dagli anni ’80 del secolo scorso.
Contemporaneamente le banche centrali, proprio per smorzare l’impennata dei prezzi, hanno dato un deciso cambio di rotta alla loro politica monetaria e hanno rialzato il costo del denaro, riportandolo ampiamente sopra lo zero. È un mix di fattori che certo non viene salutato con favore da chi abitualmente investe nel
Flop Stor y leader di mercato A cura di Edoardo Blosi g I miliardi di dollari di deflussi subiti da Pimco nel secondo semestre del 2022settore del reddito fisso dove, mentre l’inflazione erode il valore reale dei titoli, l’aumento dei tassi d’interesse provoca anche un deprezzamento dei bond già emessi sul mercato, le cui cedole diventano sempre meno generose se raffrontate a quelle dei titoli di nuova emissione.
Non a caso, in seguito all’ondata di vendite registratasi nell’obbligazionario, non pochi investitori hanno alleggerito ben bene le loro posizioni nei fondi come quelli di Pimco, che investono in gran parte proprio nel comparto del reddito fisso. Gli analisti di Citi, come riportato dal Financial Times, hanno scritto in una
nota che i deflussi registrati nel secondo trimestre dal gestore californiano sono “significativamente più alti del previsto”. Un’economia globale in deterioramento toglie linfa al boom trentennale del mercato obbligazionario, ha sottolineato
Emmanuel Roman / ceo di Pimco I miliardi di euro di deflussi netti subiti da Pimco nel primo semestre del 2022il prestigioso quotidiano finanziario britannico, evidenziando comunque che non soltanto Pimco ma anche i suoi diretti concorrenti, gestori specializzati nel settore del reddito fisso, devono oggi navigare in un mare più agitato rispetto ai decenni scorsi. A questo scenario non certo roseo, si è poi aggiunto il protrarsi della guerra in Ucraina che certo non ha attenuato il sell off. A luglio sono visti segnali di stabilizzazione che fanno sperare in un semestre migliore del primo. Controllata dal gruppo assicurativo Allianz, Pimco ha ormai alle spalle oltre mezzo secolo di storia.
Fondata nel 1971 a Newport Beach, in California, è stata la prima a proporre agli investitori un approccio total return (a ritorno assoluto), in modo da offrire ai clienti.
La lente dell’ottimismo
In un’intervista pubblicata nel luglio scorso nel sito web di Pimco, il chief investment officer Dan Ivascyn ha usato la lente dell’ottimismo: “A nessuno piace vedere un riprezzamento come quello visto su quasi tutti i mercati finanziari”, ha detto Ivascyn, “tuttavia sta portando interessanti opportunità. Sta diventando
un mercato favorevole a chi offre credito, più di quanto lo sia stato per larga parte dell’ultimo decennio. Pertanto dedichiamo più spazio a discutere di operazioni effettive che possiamo realizzare”. E, da gestore navigato, ha guardato giustamente al medio e lungo termine: “L’incertezza è elevata sul breve termine”, ha aggiunto Ivascyn, “questo vale anche per l’azionario, le materie prime, le criptovalute e altri ambiti, ma almeno i mercati stanno cominciando a tornare a esprimere valore. Si viene maggiormente remunerati se si crede, come è il caso di Pimco, che le banche centrali alla fine riusciranno a riportare l’inflazione più vicina al loro target nel prossimo paio d’anni. Questo è un punto molto importante. È difficile centrare in modo perfetto il punto di ingresso, ma stiamo diventando più ottimisti sui livelli dei tassi di interesse in generale. Benché sperimentarla non sia una passeggiata, la volatilità crea potenziali opportunità che possono generare rendimenti interessanti senza scendere troppo lungo lo spettro del credito, nei diversi settori. Pensiamo a un’obbligazione investment grade di qualità molto alta, ad esempio una che oggi potrebbe rendere il 4%, il 5%, persino il 6% in alcuni casi. Se torniamo a un’inflazione del 2,5% o del 3%, il valore che esprime è di tutto rispetto considerando da che periodo veniamo. C’è un ottimismo che non si vedeva da tempo”. Forse il peggio è finalmente alle spalle, almeno per i bond.
Dan Ivascyn / chief investment officer di PimcoIdati definitivi relativi al secondo trimestre mostrano che il patrimonio gestito dell’industria del risparmio gestito si attesta a fine giugno a 2.257 miliardi di euro. La raccolta netta trimestrale, pari a -4,17 miliardi, è stata rivista lievemente al rialzo rispetto ai -4,42 miliardi delle stime preliminari. Il dato relativo ai primi sei mesi del 2022 resta positivo per +6,75 miliardi di euro. In un periodo segnato ancora dalle incertezze geopolitiche e dalle turbolenze dei mercati finanziari, l’effetto mercato ha comportato una variazione di circa -7% per il patrimonio. Limitato l’impatto dell’effetto raccolta, come confermano le sottoscrizioni dei fondi aperti, che mostrano un saldo sostanzialmente invariato, con flussi netti pari a -851 milioni di euro nel trimestre per un patrimonio gestito complessivo di 1.095 miliardi. Il dettaglio trimestrale di questa categoria macro conferma la dicotomia tra il continuo appetito per i prodotti azionari (+6,4 miliardi) e bilanciati (+1,7 miliardi) da un lato e la disaffezione per i fondi obbligazionari (-9,8 milairdi) dall’altro. Contenute le uscite dai fondi flessibili (-780 milioni). Confermato il saldo negativo delle gestioni di portafoglio che nei tre mesi a fine giugno hanno registrato una raccolta netta di -4,9 miliardi, per un patrimonio gestito di 1.081 miliardi.
CLASSIFICA DELLA RACCOLTA NEL SECONDO TRIMESTRE
t previsioni
A cura di Gianluigi RaimondiIl nemico di nome
aumento vertiginoso dell’inflazione non molla ancora la presa: nell’Eurozona il dato relativo al mese di agosto è arrivato al record del 9,1% e negli Stati Uniti è all’8,5% (dopo che a luglio aveva toccato anche lì il 9,1%). Uno scenario a dir poco preoccupante per gli investitori, tenendo conto che le due macro aeree pesano per oltre il 30% sul Prodotto interno lordo globale. Sta un po’ meglio la Cina, parlando dei big in termini di Pil, dove l’aumento dei prezzi al consumo si ferma al 2,7%. A trainare la corsa del carovita c’è, su tutto, il settore dell’energia (+38,3% nell’area Euro ad agosto). Come comportarsi per proteggere i portafogli dall’attuale fase di incertezza?
Ecco di seguito la view di alcuni tra noti analisti e strategist. “È probabile che la Banca centrale europea anticipi alcuni rialzi dei tassi nelle prossime riunioni e faccia una pausa verso la fine dell’anno, man mano che i danni all’economia derivanti dalla crisi energetica in corso diventano più evidenti”, afferma Silvia Dall’Angelo, senior economist di Hermes. Negli Usa, il presidente della Fed, Jerome Powell, ha chiarito durante la riunione di Jackson Hole di essere determinato a continuare ad aumentare i tassi di interesse fino a quando l’inflazione non sarà chiaramente sotto controllo. Al contrario, i mercati avevano previsto un cambio di rotta da parte della banca
senior economist Silvia Dall’Angelo Christine Lagarde / presidente della Banca centrale europeacentrale americana già nella prossima primavera, con un calo significativo dei tassi di interesse entro il 2023. “Tutto ciò rappresenta una cattiva notizia per gli asset di rischio e ritengo che le azioni siano destinate a scendere”, avverte Steven Bell, chief economist Emea di Columbia Threadneedle Investments.
Occasioni di acquisto
Non bisogna tuttavia disperare: secondo Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos, “Il 2023 offrirà molte interessanti occasioni di acquisto sui mercati azionari globali e per poterle sfruttare, sarà bene creare la liquidità necessaria alleggerendo
però le posizioni nei momenti in cui i mercati festeggeranno la discesa dell’inflazione americana”. In parte più positivo invece Matteo Ramenghi, chief investment officer di Ubs WM Italy: “Rispetto ai valori attuali vediamo un modesto potenziale di rialzo degli indici azionari per la fine dell’anno. In una fase così incerta e con i mercati in balia di elementi difficilmente prevedibili come il costo dell’energia, la guerra in Ucraina e le politiche economiche in Cina, abbiamo un approccio selettivo. Nel dettaglio, la combinazione di tassi più alti ed elevata inflazione favorisce i titoli cosiddetti value (cioè aziende in settori stabili, con un rapporto prezzi/utili non
elevato) e quelli che distribuiscono buoni dividendi oltre ai settori difensivi, come la farmaceutica e i beni di prima necessità”. Per quanto riguarda il comparto obbligazionario, invece, “dato il contesto, sembra opportuno posizionarsi in modo conservativo”, fa notare Antonella Manganelli, amministratore delegato e responsabile investimenti di Payden & Rygel Italia, che spiega: “La dispersione tra i titoli è ancora in aumento ed è perciò fondamentale essere selettivi; a livello geografico, meglio preferire gli Stati Uniti all’Europa e, nonostante l’importante inversione di tendenza registrata dai
chief investment officer Matteo Ramenghi di Ubs WM ItalyRispetto ai valori attuali vediamo un modesto potenziale di rialzo per gli indici azionari da qui a fine annoJerome Powell / presidente della Federal Reserve
mercati emergenti, è ragionevole sospettare che in un momento di maggiore avversione al rischio questi ultimi possano soffrire ulteriormente; in termini di comparti, nell’universo non governativo è preferibile mantenere un sovrappeso sulle obbligazioni societarie e su selezionati settori cartolarizzati, dove la qualità è elevata e il rischio di liquidità basso; esprimere comunque preferenze settoriali di ampio respiro è complesso, ma attualmente sembra opportuno rivalutare l’esposizione ai titoli del settore energetico la cui performance è già stata molto solida”. Attenzione però, avverte Manganelli: “Indipendentemente dal settore, è necessario rimanere cauti nei
confronti delle società che presentano una maggiore pressione sui margini e prestare più che mai attenzione alla selezione dei singoli titoli”.
Parcheggio per la liquidità
“Mediamente i rendimenti dei titoli di Stato sono a livelli che non si vedevano dal 2018”, fa poi notare Ramenghi di Ubs WM Italy, “non si possono escludere nuove impennate, ma nel passato investire con rendimenti simili ha consentito di ottenere buoni ritorni a medio termine. I titoli di Stato di elevata qualità rappresentano anche un buon parcheggio per la liquidità e un cuscinetto in caso di recessione”.
Restando nell’obbligazionario, secondo Kevin Loome, portfolio manager di T. Rowe Price, “anche se il momento esatto in cui le condizioni di mercato miglioreranno è ancora da vedere, il mercato dei bond high yield ha diverse carte in regola. Innanzitutto, poiché i tassi sono aumentati, i rendimenti sono oggi più alti rispetto all’inizio dell’anno e, di conseguenza, le prospettive di rendimento sono migliorate. Questo dovrebbe rappresentare un vantaggio attuale per gli investitori orientati al rendimento. Inoltre, il sell-off di quest’anno ha portato a valutazioni più convenienti e ha creato opportunità uniche nel mercato delle obbligazioni
high yield e, non ultimo, la qualità complessiva del mercato high yield è migliorata negli ultimi anni, in quanto è aumentata la percentuale di titoli BB, molti dei quali potenzialmente elevabili a investment grade”. Passando poi al mercato valutario, “il rapido cambiamento delle prospettive dell’economia globale, scandito dall’impennata dell’inflazione, dall’aggravarsi dei problemi dell’Europa e dai crescenti timori di una recessione mondiale, sta avendo un enorme impatto sulle divise”, fa notare Jens Søndergaard, analista valutario di Capital Group, “il dollaro Usa ha continuato a salire, dopo l’impressionante rally della prima metà dell’anno e sia
l’euro sia lo yen giapponese sono scambiati ai minimi da molti decenni contro il biglietto verde. E crediamo che il dollaro possa continuare la sua ascesa per almeno altri sei mesi: l’economia statunitense è più forte di quella delle altre principali economie, la Fed sta attuando una stretta aggressiva per attenuare l’impatto delle pressioni inflazionistiche. In quasi tutto il resto del mondo, la storia è ben diversa: la crescita è debole, l’inflazione è trainata principalmente dai prezzi dell’energia, i salari reali sono fortemente compressi e le banche centrali sono costrette a effettuare dei rialzi dei tassi che potremmo definire errati”. Infine, restando nell’asset class delle valute, un
commento sul franco svizzero: “Come la maggior parte delle banche centrali, anche la Banca Nazionale Svizzera sta contrastando l’aumento dei prezzi con un incremento dei tassi di interesse”, afferma Stéphane Monier, chief investment officer di Banque Lombard Odier, “ma a differenza di altri responsabili politici, ha segnalato la volontà di intervenire per mantenere forte il franco svizzero, invertendo potenzialmente due decenni di lavoro per indebolire la sua valuta, anche perché un franco più forte andrebbe a vantaggio del bilancio della Bns, che in termini di percentuali Pil è più ampio di quello delle altre principali banche centrali”.
Investments/1 strategie
A cura di Edoardo Blosi
Quel valore incompreso di un mercato emergente
Marber (Aperture Investors): “Tante sorprese negli emerging market Sono un ottimo fattore di diversificazione per investire in obbligazioni”
U no scenario economico globale in rallentamento e la persistente forza del dollaro Usa penalizzano i mercati emergenti, ma le prospettive potrebbero mutare nel 2023 confermando le opportunità offerte dalle economie emergenti. In particolare, con un approccio attivo in grado di cogliere il “valore incompreso” offerto dall’asset class, spiega Peter Marber, head of Emerging Markets e portfolio manager di Aperture Investors, parte dell’ecosistema Generali Investments
Come rispondete agli investitori che considerano i mercati emergenti troppo rischiosi?
Il rischio è legato a volatilità e correzioni di mercato, e i portafogli dei mercati emergenti possono essere costruiti per ridurre al minimo questi fattori. Ecco perché gli investitori devono comprendere la strategia in cui stanno investendo.
I mercati emergenti riuniscono oltre cento paesi che includono alcuni dei crediti con il rating più alto al mondo, nonché alcuni dei più bassi. Vediamo paesi agricoli con un Pil pro capite inferiore al 10% degli Stati Uniti e altri con un Pil pro capite più elevato di quello statunitense. Investitori esperti dell’asset class possono così definire portafogli sui mercati emergenti ben diversificati e con livelli di rischio simili a quelli che si trovano nei portafogli dei mercati sviluppati. Tutto dipende dal paese e dal mix di asset.
Lei descrive le obbligazioni dei mercati emergenti come un “valore incompreso”. Come mai?
Osserviamo i dati: i tassi di insolvenza dei mercati emergenti e degli Stati Uniti hanno avuto entrambi una media di circa il 3,5% annuo negli ultimi 20 anni, pur variando in specifici anni. Nonostante ciò, gli emittenti dei mercati emergenti con
gli stessi rating creditizi degli emittenti statunitensi hanno pagato in media premi di spread dal 50 al 100% in più. Questo è il “valore incompreso”. Negli ultimi due decenni, gli emittenti dei mercati emergenti hanno avuto la tendenza a pagare più del dovuto rispetto al rischio statistico di insolvenza. Ecco perché sono un ottimo fattore di diversificazione per gli investitori obbligazionari: gli investitori possono selezionare obbligazioni di paesi
con liquidità, tasso di interesse e cicli economici diversi, ottenendo rendimenti più elevati senza rischio di credito aggiuntivo. Ora, potremmo chiederci, perché questi premi strutturali esistono ancora? Perché non sono stati arbitrariamente eliminati? La mia risposta è che ci sono tante sorprese nei mercati emergenti: gli investitori vogliono essere pagati per tale rischio a sorpresa. È sufficiente guardare all’invasione russa dell’Ucraina. Prima dell’attacco, la Russia
aveva 640 miliardi di dollari di riserve in valuta forte e il rapporto debito/Pil più basso tra i primi 15 governi del mondo. Era classificato come investment grade. Eppure, entro tre settimane dall’offensiva, le sanzioni occidentali hanno reso il paese non investibile e i suoi titoli sono stati esclusi dalla maggior parte degli indici obbligazionari e azionari. Davvero un’incredibile svolta di eventi. Esempi come questo sono il motivo per cui gli investitori richiedono sempre quei premi extra.
Come è cambiato il panorama degli investimenti dei mercati emergenti da quando ha iniziato ad approcciare l’asset class alla fine degli anni ’80?
Oggi il mondo è notevolmente diverso. Quando ho iniziato la mia carriera, nessun mercato emergente aveva un rating del credito. Molti paesi, come la Cina e gli ex paesi sovietici, non avevano mercati azionari o obbligazionari. E diverse economie presentavano elevate complessità: fortemente indebitati in valuta forte, dominati da imprese statali non competitive senza capitale o disciplina di mercato. Una generazione dopo, questi paesi rappresentano oggi oltre il 50% dell’economia mondiale e il 25% dei mercati finanziari. Sono troppo grandi per essere ignorati. Ci sono più opportunità in obbligazioni,
Peter Marber / head of Emerging Markets e portfolio manager di Aperture Investorsazioni e derivati che mai in questi paesi e gli investitori ora devono davvero considerare non solo “una” strategia per i mercati emergenti, ma “quale” strategia si adatta ai loro obiettivi di rischio/ rendimento.
La Cina è troppo grande e troppo diversa per essere aggregata ad altre economie emergenti?
La Cina mi ricorda il Giappone degli anni ’80. È stato necessario creare nuovi indici asiatici “ex Giappone” perché la sua economia era molto più ampia di quella di qualsiasi altro paese. Se un paese costituisce un terzo di un indice e il secondo più grande è inferiore al 10%, il paese più grande merita un’allocazione separata. La Cina è certamente in quella categoria, ecco perché potremmo iniziare a vedere molti indici dei mercati emergenti “ex Cina”.
Quali sono i driver chiave che guideranno i mercati emergenti nei prossimi anni e quali paesi preferisce oggi?
Due fattori chiave da monitorare per i rendimenti dei mercati emergenti sono la forza del dollaro Usa e le esportazioni. Quando il dollaro si rafforza, le valute dei mercati emergenti e i prezzi delle attività tendono a sottoperformare le attività statunitensi e viceversa. Nell’ultimo decennio, il dollaro Usa è stato incredibilmente forte, ma questo potrebbe cambiare quando i tassi di interesse Usa smetteranno di aumentare, forse a metà del 2023. In secondo luogo, le attività dei mercati emergenti
tendono a ottenere prestazioni migliori quando le loro economie esportano, un fattore che è stato molto penalizzato dalla pandemia e dai lockdown, con il conseguente rallentamento globale. Ma questo scenario alla fine muterà. Si spera quindi di vedere entrambi i driver, un indebolimento del dollaro Usa
e un’economia globale in espansione, nel prossimo anno, spingendo i prezzi delle attività al rialzo. Fino ad allora, gli investitori potrebbero concentrarsi sui paesi esportatori di materie prime dal Golfo, ma essere pronti a passare ai produttori asiatici quando il commercio globale accelererà.
Due fattori-chiave da monitorare per i rendimenti sono la forza del dollaro statunitense e le esportazioni
I costruttori di salute a caccia di pionieri
Il modello di Cube Labs, un venture builder del settore sanitario
Focus sulla ricerca di tecnologie da cui possono nascere startup
ube Labs è il primo venture builder nello spazio tecnologico sanitario in Italia, creato per trasformare la scienza pionieristica del nostro paese in soluzioni sanitarie globali, altrimenti dette di life science. Ne parliamo con Filippo Surace, ceo di Cube Labs, holding industriale di cui è fondatore, Renato Del Grosso, chief strategy officer e Massimo Fiocchi, chief financial officer.
Generare valore
Il gruppo oggi si sta concentrando su soluzioni a base di principi attivi (nutraceutici o farmaceutici) “che possano indirizzarsi a grandi mercati in cui c’è ancora un bisogno di salute insoddisfatto (per esempio malattie neurodegenerative, malattie rare o dermatologia). Sul fronte medicale, l’utilizzo di biogel con differenti applicazioni e smart technologies per facilitare l’attività chirurgica di precisione o la diagnosi precoce. Altresì l’intelligenza
artificiale in ambito salute per trasformare l’attività di ricerca in laboratorio”, spiega ad ASSET CLASSS Surace. Ma diamo uno sguardo al modello di business di Cube Labs. Continua l’amministratore delegato: “Generiamo valore attraverso la ricerca mirata di tecnologie dall’ambito accademico attorno alle quali creiamo le future società (start up innovative) e investiamo in fase pre seed/seed”.
Fonti diversificate “Diversifichiamo le fonti di finanziamento e ciò ci ha consentito, tra le altre cose, di operare con diversi istituti bancari. Seguiamo direttamente, come venture builder, lo sviluppo fino alla cessione commerciale della licenza o dell’intero asset”. Ci si chiede, a questo punto, che cosa ha lasciato in eredità la pandemia da Covid-19 a una realtà come Cube Labs.
1Filippo Surace
founder & ceo di Cube Labs Renato Del Grosso co-founder & chief strategy officer Massimo Fiocchi chief financial officer“Una modalità ibrida di lavoro e l’importanza di valorizzare il capitale umano, in particolare i talenti, attraverso la responsabilizzazione (o empowerment) e un ambiente stimolante in cui crescere e sentirsi protagonisti. Il settore in cui operiamo, la tecnologia applicata alla salute, dato il trend demografico e i costanti bisogni, è diventato centrale per gli investitori, per i governi tramite scelte di politica industriale e di programmazione di un’assistenza sanitaria adeguata tra ospedale e territorio”, spiega Del Grosso. Il target elettivo del gruppo, se si parla di investitori, sono player che apprezzano il de-risking di portafoglio, con un orizzonte temporale medio (3/5 anni) e a cui piace operare in sindacato con operatori istituzionali (family office e fondi pensione). Abbiamo già ricevuto risorse da angel investors e su singole società siamo in costante dialogo con fondi specializzati ovvero corporate venture capital”, commenta Fiocchi.
Allargare il perimetro Nel frattempo la Borsa Italiana, soprattutto il listino principale, sta vivendo molti delisting a favore dei private equity. A pesare sono i limitati scambi e la pesantezza burocratica e il costo per accedervi mentre Euronext Growth Milano (EGM) è di più facile accesso ma ancora piccolo. Per Fiocchi, “all’interno del programma di crescita di una società di capitali la quotazione, in particolare su EGM (che sia una pmi o una scale up), può rappresentare una valida alternativa di finanziamento sul private market. D’altro canto, il percorso per giungere alla
quotazione (due diligence) e gli obblighi di trasparenza e corporate governance, una volta quotati, richiedono competenze specifiche e costi aggiuntivi. Non esiste un percorso valido per tutte le imprese ma dipende dai progetti della proprietà azionaria e del management. Ci sono oltre 180 società quotate su EGM con un outlook positivo”. Il Global Citation Index classifica l’italia all’ottavo posto per numero di citazioni scientifiche. E l’indice mondiale di innovazione sanitaria la indica come “povera” in termini di scienza, tecnologia e progressi medici.
Del Grosso dice: “noi stiamo attuando quello che si definisce trasferimento tecnologico, cioè brevettare e sfruttare commercialmente la proprietà intellettuale. L’innovazione però va oltre l’invenzione, richiede competenze per fare sviluppo, differenziazione rispetto allo standard of care e punta a un primo segmento di mercato sufficientemente grande da poter dare un ritorno sugli investimenti effettuati. Ritornando alla ricerca scientifica, la selezione dei progetti ad alto potenziale su cui puntare è resa possibile tramite accordi con consorzi universitari o primari enti di ricerca nazionali”.
La società oggi ha un team internazionale fatto da 13 società e oltre 20 brevetti. “Oggi i nostri obiettivi sono massimizzare il ritorno sull’ attuale portafoglio realizzando il piano industriale che tenga conto della raccolta di capitali che contiamo di chiudere nel prossimo round dando priorità alle tecnologie più prossime al mercato. Cercare risorse qualificate per continuare a fare scelte di investimento sulla base di analisi scientifiche e di mercato sempre più sofisticate. Aprire subsidiary su vari mercati europei (Svizzera, Regno Unito, Polonia, Spagna) attraverso cui poter allargare il nostro perimetro di scouting tecnologico, di investitori e di progetti innovativi”, precisa Surace.
Partnership consolidate Per questo Cube Labs ha già partnership consolidate con paesi a forte innovazione, come Israele. “Chiusi questi passaggi nei prossimi mesi, avvieremo un nuovo ciclo per costruire una struttura 2.0 con una serie di ibridazioni del modello organizzativo. Vogliamo costruire il nostro successo nel quotidiano ma con una visione del mondo che verrà”, conclude l’amministratore delegato.
Panorama di Roma dove ha sede Cube Labs La società ha uffici anche a Milano e Maglie (LE)CONDIZIONATE E CON MEMORIA FINO AL 12% PER ANNO
certificati di investimento. La società è stata fondata nel 2007 ed è attiva nei settori finanziario e tecnologico, con sede centrale a Zurigo e 13 uffici nel mondo. Specializzata nella creazione di soluzioni di investimento su diverse asset-class, per investitori sia istituzionali sia retail, Leonteq nel 2021 ha emesso oltre 40’000 prodotti a livello globale. Leonteq ha rating investment grade ed è operativa dal 2016 in Italia, dove la sua offerta si articola in oltre 1’000 certificati quotati su SeDeX, EuroTLX e Hi-Cert.
COME FUNZIONANO I NOSTRI CERTIFICATI PHOENIX AUTOCALLABLE
• I certificati phoenix autocallable consentono di ricevere delle cedole condizionate se il livello di chiusura del sottostante con la performance peggiore è superiore alla barriera della cedola ad ogni data di osservazione, assumendo che non si sia verificato alcun rimborso anticipato. Grazie all‘effetto memoria, ad ogni data di pagamento della cedola saranno accreditate anche le eventuali cedole non pagate in precedenza.
• Ad ogni data di osservazione, se il livello di chiusura del sottostante con la performance peggiore è superiore al rispettivo trigger autocall, il prodotto sarà rimborsato anticipatamente e l’investitore riceverà il 100% del valore nominale più le eventuali cedole non pagate in precedenza.
• L‘autocall trigger level decrescente, elemento caratteristico dei nostri certificati autocallable, aumenta la probabilità di richiamo anticipato.
• Alla scadenza, qualora il prodotto non sia stato rimborsato anticipatamente, gli scenari possibili sono i seguenti: (1) se il livello di chiusura del sottostante con la performance peggiore non è pari o al di sotto della barriera, l’investitore riceverà il 100% del valore nominale; (2) se il livello di chiusura del sottostante con la performance peggiore è pari o al di sotto della barriera, l’investitore riceverà il valore nominale ridotto dell’1% per ogni punto percentuale di performance negativa del sottostante con la performance peggiore.
CH1186553165
SECURITIES (EUROPE) GMBH di Milano Via Verziere, MilanogAnche le criptovalute hanno un regime fiscale. A stabilirlo è stata l’Agenzia delle Entrate, sopperendo così all’inerzia del legislatore. L’amministrazione finanziaria ha illustrato il trattamento delle valute virtuali da parte di persone fisiche, società semplici ed enti non commerciali al di fuori dall’attività d’impresa con riferimento alla qualificazione dei redditi da assoggettare a tassazione agli obblighi di monitoraggio fiscale.
CESSIONE A PRONTI
Ai fini delle imposte sul reddito, alle operazioni in valuta virtuale si applicano i principi generali che regolano quelle in valute tradizionali; di conseguenza, le criptovalute devono sempre essere indicate nel quadro RW a eccezione del caso in cui queste siano detenute in wallet intrattenuti presso una società italiana che presta servizi relativi a cripto-attività. Circa le imposte sui redditi, le cessioni a pronti e i prelievi di valute virtuali generano plusvalenze e minusvalenze da indicare nel quadro RT della dichiarazione nei periodi d’imposta in cui
la giacenza dei portafogli elettronici complessivamente intrattenuti dal contribuente, calcolata secondo il cambio vigente all’inizio del periodo di riferimento, sia superiore a 51.645,69 euro per almeno sette giorni lavorativi continui.
PRELIEVI E VENDITE
Il reddito imponibile è dato dalla differenza fra l’importo ceduto o prelevato, convertito al cambio del giorno dell’operazione, e lo stesso importo convertito al cambio del giorno dell’acquisto, utilizzando il Lifo come criterio di flusso. Non solo la conversione di una valuta virtuale in una a corso legale e viceversa rileva ai fini del capital gain, ma anche la conversione fra valute virtuali, comunque a condizione che sia superata la soglia di giacenza di 51.645,69 euro per almeno sette giorni lavorativi continui. Le cessioni a termine di valute virtuali sono, invece, sempre rilevanti ai fini del capital gain. Per concludere, quindi, il trasferimento da un custodial wallet a non custodial wallet viene considerato prelievo e assimilato a cessione.
Monete virtuali e da polso
Jacob & Co ha presentato la collezione Astronomia Solar Bitcoin al Geneva Watch Days, in un’edizione limitata di 25 orologi a tema Bitcoin, per celebrare la nascita della prima criptovaluta. Gli esclusivi pezzi della collezione sono arricchiti da dettagli e funzionalità direttamente collegati all’universo Bitcoin come simboli, intarsi e lavorazioni artigianali, con tanto di logo $BTC che in 60 secondi compie una rotazione completa intorno al proprio asse, per un costo di oltre 380mila euro
Blockchain a Porto Rico
Nelle Grandi Antille, più precisamente a Porto Rico, è andata in scena l’ennesima cripto compravendita. Protagonista della vicenda un facoltoso imprenditore e trader del settore, che ha acquistato in Bitcoin una faraonica costruzione alle porte di San Juan, capitale del paese caraibico. Non è la prima volta che la valuta digitale viene impiegata per una compravendita immobiliare sull’isola, ormai aperta alle soluzioni tecnologiche più innovative, anche in virtù del suo status di paradiso fiscale.
L’utile bussola per i bond
Performance a due cifre per alcuni fondi obbligazionari globali
Chi ha detto che non si può guadagnare con i bond, anche in questo periodo difficile per il settore obbligazionario? Come sempre, ogni fase di mercato può essere vista con diverse prospettive e ci sono fondi obbligazionari globali che, tra agosto 2021 e agosto 2022, hanno messo a segno performance a due cifre. È il caso del BlueBay Global Sovereign Opportunities Fund, un obbligazionario globale le cui quote (particolare non da poco) sono denominate in dollari. Nell’arco di un anno, secondo i dati Morningstar aggiornati alla metà dell’agosto
scorso, il fondo ha guadagnato quasi il 27%. Segno evidente che, anche nel travagliato settore del reddito fisso, un portafoglio ben equilibrato e diversificato è capace prima o poi di dare i suoi frutti. A dare un contributo alle performance di alcuni prodotti del reddito fisso è stata ovviamente anche la rivalutazione del dollaro (nel caso di quei fondi le cui quote sono denominate nella divisa americana). Sta di fatto che un’asset allocation obbligazionaria globale (gestita in maniera flessibile) si è rivelata l’antidoto contro la svalutazione di molti bond, provocata dall’aumento
dei tassi d’interesse. Il fondo di BlueBay, secondo quanto riporta il database di Morningstar, è gestito dal 2015 da Russel Matthews e Mark Dowding. Nell’arco di 5 anni, ha realizzato un rendimento medio annualizzato del 7,8% mentre negli ultimi tre anni la performance media annualizzata sfiora il 9%. Nel suo portafoglio, ci sono emissioni sovrane che spaziano su una vastissima area geografica: dai Bund tedeschi fino ai titoli di stato di paesi lontani come il Sudafrica o l’Oman. Solo con una buona bussola si può navigare su un orizzonte così ampio.
BlueBay
gGlobal Sovereign Opportunities Fund
Top Funds classifiche
TOP 20 AZIONARI ITALIA
Dentro e fuori dal Ftse Mib
Società Nome fondo
Isin Rendimento di gestione annualizzato a 12 mesi
01 |
02
03
Credit Suisse Cs (Lux) Copernicus Italy Equity Dbp LU2101404841 p 37,43%
Anthilia Anthilia Small Cap Italia B IT0005247157 q -2,02%
Lemanik Lemanik Sicav High Growth Cap Instl Eur LU0840526551 q -4,17%
Casa4Funds Atomo Made In Italy Ix Eur Acc LU1883913037 q -7,88%
Natam New Millennium Aim Sistema Ita Pir I Cap LU1695258977 q -7,95%
Buzzi Unicem è entrato a far parte del paniere principale di Piazza Affari, l’indice Ftse Mib, sostituendo Exor, la holding finanziaria della famiglia Agnelli, che verrà delistata dal 27 settembre.
06
Azimut Azimut Trend Italia IT0001055158 q -7,96%
AllianzGI Allianz Azioni Italia All Stars W IT0005320731 q -7,97%
Anima Anima Italia F IT0004896541 q -8,02%
Euromobiliare Euromobiliare Azioni Italiane Z IT0005238198 q -8,09%
Fidelity Fidelity Italy I-Acc-Eur LU1946852545 q -8,18%
Eurizon Eurizon Am Sicav Italian Equity I LU1238255431 q -8,43%
Mediolanum Mediolanum Flessibile Futuro Italia I IT0004985112 q -8,43%
Fideuram Fideuram Italia Z IT0005397937 q -8,63%
Fideuram Fonditalia Equity Italy T LU0388707183 q -8,70%
Eurizon Eurizon PIR Italia Azioni I IT0005250441 q -8,75%
Fideuram Interfund Equity Italy LU0074298604 q -8,93%
Fideuram Piano Azioni Italia I IT0005277881 q -9,37%
iShares iShares Ftse Mib Etf Eur Dist
IE00B1XNH568 q -9,39%
iShares iShares Ftse Mib Etf Eur Acc IE00B53L4X51 q -9,41%
Amundi Lyxor Ftse Mib (Dr) Etf Dist FR0010010827 q -9,47%
Portafoglio in salute
“Con una capitalizzazione di 522 milioni di euro, un giro d’affari complessivo di 330 milioni e 1.800 dipendenti, l’healthcare su Euronext Growth Milan si dimostra un settore di rilievo”. Anna Lambiase (IR Top Consulting).
12 PREMI FISSI MEMORY CASH COLLECT SU PANIERI DI AZIONI
Dodici premi ssi mensili non condizionati dall’andamento dei Sottostanti e Barriera no al 50%
Premi fissi mensili per i primi dodici mesi compresi tra lo 0,75%1 e l’1,85% del Valore Nominale
Premi mensili potenziali dal tredicesimo mese compresi tra lo 0,75% e l’1,85% del Valore Nominale con Effetto Memoria, fino a scadenza
Barriera Premio e a Scadenza fino al 50% del valore iniziale dei sottostanti
Scadenza a tre anni (14 aprile 2025)
Rimborso condizionato del capitale a scadenza
Sede di negoziazione: SeDeX (MTF), mercato gestito da Borsa Italiana
I Certificate 12 Premi Fissi Memory Cash Collect su Panieri di azioni consentono di ottenere un premio fisso per i primi dodici mesi. Inoltre, dal tredicesimo mese di vita, i Certificate pagano potenziali premi mensili con Effetto Memoria nelle date di valutazione mensili purché le azioni che compongono il paniere quotino tutte a un valore pari o superiore al Livello Barriera (fino al 50% del rispettivo valore iniziale). A partire dal dodicesimo mese di vita, i Certificate possono scadere anticipatamente qualora nelle date di valutazione mensili tutte le azioni che compongono il paniere quotino a un valore pari o superiore al rispettivo valore iniziale. In questo caso l’investitore riceve, oltre al premio mensile, il Valore Nominale oltre gli eventuali premi non pagati precedentemente (c.d. Effetto Memoria).
A scadenza, se il Certificate non è scaduto anticipatamente, sono due gli scenari possibili:
ISIN
NLBNPIT1AIZ1
NLBNPIT1AJ01
NLBNPIT1AJ35
NLBNPIT1AJ43*
NLBNPIT1AJ68*
NLBNPIT1AJ92*
NLBNPIT1AJB0*
se la quotazione di tutte le azioni che compongono il paniere è pari o superiore al livello Barriera a Scadenza, il Certificate rimborsa il Valore Nominale più il premio con Effetto Memoria;
AZIONI SOTTOSTANTI
se la quotazione di almeno una delle azioni che compongono il paniere è inferiore al livello Barriera a Scadenza, il Certificate paga un importo commisurato alla performance della peggiore tra le azioni che compongono il paniere (con conseguente perdita, parziale o totale, del capitale investito).
LIVELLO BARRIERAPREMI MENSILI, FISSI E CONDIZIONATI
Eni SpA, Enel, Tenaris SA 60% 0,75%
Unicredit, Mediobanca, Banco BPM 50% 0,85%
Stellantis NV, Porsche Automobil Holding SE, MercedesBenz Group AG 60% 1,00%
Stellantis NV, Tesla Inc, Lucid 50% 1,85%
Leonardo, Safran, Bae System 60% 0,85%
Advanced Micro Devices Inc, Zoom, Uber 50% 1,20%
Air France, Easyjet, Airbus 50% 1,10%
MESSAGGIOFunds classifiche
TOP 20 AZIONARI EUROPA
Società Nome fondo Isin Rendimento di gestione annualizzato a 12 mesi
01
Natixis Mirova Europe Climate Ambition Eq R/A LU1847728844 p 23,43%
Affm Alken European Opportunities Ch1 LU0866838658 p 12,34%
F. Templeton Franklin Mv Eurp Eq G&I E Usd Acc IE00B546QY43 p 7,03%
Schroders Schroder Isf European Value I Acc Eur LU0161305916 p 6,98%
M&G M&G (Lux) Eurp Strat Val Ji Eur Acc LU1866903203 p 5,44%
Natixis Ossiamshillerbarclayscape®Eusevltr Etf1c LU1079842321 p 4,80%
Dimensional Dimensional European Value Eur Acc IE00B1W6CW87 p 4,62%
Ubs Ubs (Lux) Kss Eurp Eq Val Opp Eur Q-Acc LU0421769745 p 3,72%
Amundi Amundi Etf Msci Europe Ex Emu FR0010821819 p 3,42%
Odey Brook European Focus I Eur (Oi Plc) Acc IE000YMX2574 p 3,37%
iShares iShares Stoxx Europe 50 Etf Eur Dist IE0008470928 p 3,05%
Abrdn Abrdn Eurp Eq Div I Acc Eur LU0505783646 p 2,55%
Ubs Ubs (Lux) If Key Sel Euro Equity Ba LU0154870629 p 2,30%
NN IP Nn (L) European High Div I Cap Eur LU0205353187 p 1,86%
Santander Santander European Dividend I LU0341648516 p 1,64%
WisdomTree WisdomTree Europe Equity Income Etf IE00BQZJBX31 p 1,55%
LU0157028340 p 1,35%
IE00BK5X3S28 p 1,16%
Fidelity
Amundi
LU0353648032 p 0,80%
LU1681042518 p 0,69%
Scholz sfida il caroprezzi
La Germania di Olaf Scholz ha approvato un nuovo piano per sostenere il potere d’acquisto e le imprese in un contesto di inflazione estremamente alta. Nel dettaglio, il Governo tedesco ha varato misure per un totale di 65 miliardi di euro.
Troppa austerity a Berlino “Quando qualcuno dà sempre la stessa risposta, c’è motivo di essere sospettosi. Prendiamo ad esempio la politica fiscale tedesca. La risposta alla crisi finanziaria globale? L’austerità”. Katharine Neiss, (Pgim).
Olaf ScholzFunds classifiche
TOP 20 AZIONARI USA
Società
01
Efg
Usd
Isin Rendimento
annualizzato a 12 mesi
Acc IE00BDGNWD08 p 29,68%
Dws Dws Invest Croci Us Dividends Usd Ic LU1769942589 p 22,54%
Fidelity Fidelity America Y-Acc-Usd LU0318939179 p 21,83%
E. De Rothschild Edrf Us Value N Eur LU1170683236 p 21,01%
State Street Spdr® S&P 500 Low Volatility Etf IE00B802KR88 p 20,92%
Bridge Fund Gqg Partners Us Equity I Usd Acc IE00BN4GYG85 p 20,12%
T. Rowe Price T. Rowe Price Us Select Value Equity I LU2187418350 p 19,67%
Eaton Vance Eaton Vance Intl(Irl) Us Val M Acc Usd IE0031923687 p 18,80%
Invesco Invesco Us Value Equity C Usd Acc LU0607514121 p 18,70%
Ubs Ubs Etf Fact Msci Usa Lowvol Usd A Dis IE00BX7RQY03 p 18,05%
T. Rowe Price T. Rowe Price Rspnb Us Lg Cp Val Eq Iusd LU2243341331 p 17,61%
State Street State Street
Robeco Robeco
iShares
Invesco Invesco
Invesco Invesco
LU1159224085 p 16,84%
LU0975848697 p 16,06%
IE00B6SPMN59 p 15,79%
IE00B23D8S39 p 15,77%
IE00BDZCKK11 p 15,77%
LU0454739615 p 15,73%
LU2146567446 p 15,55%
IE00BX7RR706 p 15,21%
IE00B78JSG98 p 15,11%
La Fed e il dollaro
“La forza del dollaro (e la corrispondente rottura tecnica dell’oro) è stata commisurata alle aspettative di rialzi più aggressivi dei tassi di inflazione da parte della Federal Reserve (Fed)”. Joe Foster (global strategist di VanEck).
Biden, l’inflazione e il clima “L’Inflation Reduction Act di Biden è di importanza fondamentale. Oltre a fornire un sostegno contro l’aumento dei prezzi, rappresenta lo sviluppo politico più completo sul fronte climatico”. Roger Mortimer (KraneShares).
Joe BidenSocietà
TOP 20 AZIONARI GIAPPONE
Nome
01
Isin Rendimento
annualizzato a 12 mesi
Eric Sturdza E.i. Sturdza Nippon Growth B Jpy IE00B97RRK58 p 12,50%
J.P. Morgan Jpm Japan Sustainable Equity I2 Acc Jpy LU1814673551 p 12,45%
M&G M&G (Lux) Japan C Eur Acc LU1670626529 p 5,54%
Eastspring Eastspring Inv Japan Dynamic Ae LU1118707725 p 5,30%
Fidelity Fidelity Japan Value Y-Acc-Jpy LU0370789561 p 3,08%
WisdomTree WisdomTree Japan Equity Etf Jpy Acc IE00BYQCZN58 p 2,78%
Polar Capital Polar Capital Japan Value S IE00B8843R79 p 2,52%
Sei Sei Gmf Japan Equity Inst H Gbp Acc IE00B040QR43 p 2,48%
iM Global Partner iMGP Japan Opportunities I Jpy LU0933609314 p 2,12%
Man Man Glg Jpn Corealpha Eq Ixx Usd Dist IE00BDFF1Y16 p 1,83%
Nomura Nomura Fds Japan Strategic Value I Usd IE00B3YZ8K73 p 1,54%
NN IP Nn (L) Japan Equity I Cap
LU0293039599 p 1,15%
LU1861470497 p 1,01%
J.P.
Pictet
Nikko
Dws
Candriam
LU0329207301 p 0,90%
LU0080998981 p 0,76%
LU1314308336 p 0,38%
LU1769942076 p 0,21%
LU1603797587 p 0,20%
LU1543693680 q -0,06%
IE00BKY55S33 q -0,35%
Meno tasse per le crypto
L’autorità di regolamentazione finanziaria del Giappone (Fsa) ha proposto di ridurre le tasse alle società crypto e ai singoli investitori. La decisione arriva in particolare dal primo ministro nipponico, Fumio Kishida.
Più fiducia sui mercati State Street Global Markets ha pubblicato i risultati dello State Street Investor Confidence Index relativi ad agosto 2022. L’indice, che misura la fiducia degli investitori, è salito a quota 107,3 con un aumento di 5,1 punti.
Funds classifiche
TOP 20 AZIONARI ASIA*
Riscoprire Pechino
Società Nome fondo
Isin Rendimento di gestione annualizzato a 12 mesi
01
02
Invesco Invesco Asean Equity S Usd Acc LU1934329050 p 22,09%
F. Templeton Legg Mason Mc Ap Exjpn Ri X Usd Acc IE00BYT1LF39 p 19,49%
J.P. Morgan Jpm Asean Equity I2 (Acc) Eur LU1931928318 p 13,88%
Jupiter Jupiter Asia Pac Inc D Gbp Acc LU0946225140 p 12,62%
Fidelity Fidelity Asean Y-Acc-Usd LU0346390510 p 11,73%
First Sentier Fssa Asean All Cap I Usd Acc IE0031814969 p 8,57%
First Sentier Fssa Asia Focus Iii Usd Acc IE00B0169M10 p 6,73%
Fidelity Fidelity Asia Pacific Div Y-Acc-Usd LU1273509064 p 6,60%
Bny Mellon Bny Mellon Asian Income Gbp W Inc IE00BL0RDJ74 p 5,80%
Schroders Schroder Isf Asn Div Mxmsr Iz Acc Usd LU2016213485 p 5,09%
Invesco Invesco Asian Equity S Usd Acc LU1775950634 p 3,80%
F. Templeton Franklin Mv Apexj Eq G&I Pr Usd Acc IE00B23ZBR90 p 3,40%
Fidelity Fidelity Emerging Asia I-Acc-Usd LU0742535718 p 3,23%
Robeco Robeco Asian Stars Equities I $ LU1113137688 p 2,94%
Legal & General L&G Qual Eq Div Esg Excls Ap Ex-Jpn Etf IE00BMYDMB35 p 2,40%
F. Templeton Franklin
IE00BFWXDV39 p 2,32%
LU0264606467 p 1,98%
IE00BF18T777 p 1,39%
LU1797804967 p 0,54%
LU0188439946 p 0,48%
“Gli investitori stranieri iniziano a tornare in Cina. Dinanzi a un muro di incertezze geopolitiche avevano trascorso gran parte dell’anno scorso alla ricerca di un mercato migliore”. Jonathan Pine (Federated Hermes).
Autunno caldo in vista “Tra crisi energetica, inflazione e incertezza politica, sono molto interessanti i portafogli composti da aziende impegnate nella transizione energetica”. Ad affermarlo è Luca Censoplano, wealth advisor di Allianz Bank.
Funds
TOP 20 AZIONARI EMERGENTI
Società Nome fondo Isin Rendimento di gestione annualizzato a 12 mesi
01
02
Amundi Pictet-Emerging Mkts High Div Hr Eur LU0725973464 p 43,37%
Aqr Amundi Azionario Paesi Emergenti B IT0004813975 p 29,72%
Morgan Stanley Aqr Emerging Equities Ucits E LU0977245710 p 27,88%
Polar Capital Ms Invf Emerging Markets Sm Cp Eq C LU0898771216 p 25,13%
Man Polar Capital Emerging Markets Inc R Acc IE00B4VVWP88 p 24,60%
AllianzGI Man Numeric Emerging Markets Eq D Sek IE00BTC1N822 p 23,27%
Capital Group Allianz Glbl Emerg Mkts Eq A Usd IE0002488884 p 22,94%
Hsbc Capital Group Em Growth (Lux) T LU0516375184 p 21,76%
State Street Hsbc Gif Frontier Markets Ec LU0735544974 p 21,40%
Raiffeisen State Street Em Sel Esg Scrn Eq P Eur LU0379089245 p 16,16%
Amundi Raiffeisen-Emergingmkts-Aktien R Vt AT0000497268 p 15,93%
Nomura Amundi Fds Eq Emerging Cnsr v Fu-C LU0945154598 p 15,83%
Belgrave Nomura Fds Global Emerging Market I Usd IE00BHBFDG90 p 15,70%
Ram Vitruvius Emerging Markets Equity B Usd LU0148751588 p 13,59%
Nordea Ram (Lux) Sys Emg Mkts Core Eq F Usd LU0935267913 p 12,34%
Schroders Nordea 1 - Emerging Mkts Foc Eq E Eur LU0772939061 p 12,05%
Delaware Schroder Isf Frntr Mkts Eq
Calamos Delaware Invmts Em Mkts
Usd LU0562314475 p 10,68%
IE00B29Q7R89 p 10,14%
Heptagon Calamos Emerging Markets C Usd Acc IE00B537DN67 p 9,37%
Heptagon Heptagon Oppenheimer Devmktseq Sri C Usd IE00BLS06M28 p 8,84%
Ritorno al pre-Covid
L’Istat ha comunicato che nel secondo trimestre del 2022 il Pil destagionalizzato italiano è aumentato dell’1,1% su base trimestrale e del 6,3% su base annua. Ciò conferma che il Pil è tornato ai livelli pre-Covid.
La lunga marcia del petrolio “L’ottobre scorso, l’inflazione era già in crescita. Colpa della guerra, si dice, che ha fatto aumentare il prezzo dell’energia. Ma il prezzo del petrolio Brent, nell’ottobre scorso, era già a 86 dollari”. Alessandro Fugnoli (Kairos).
TOP 20 AZIONARI GLOBALI
La forza green
Società Nome fondo
Isin Rendimento di gestione annualizzato a 12 mesi
01
02
Fidelity Fidelity Fast Global I-Acc-Usd LU0966156555 p 32,52%
BlackRock Blk Global Enhanced Index A Acc IE0032010377 p 25,79%
VanEck VanEck Morningstar Devmrkts Div Lead Etf NL0011683594 p 20,41%
J.P. Morgan Jpm Global Equity I (Dist) Usd LU0973524886 p 19,08%
Lazard Lazard Global Eq Franchise Ea Acc Usd IE00BYR8PM17 p 18,92%
Gam Multilabel Lapis Glbl Top 50 Divyidceur LU1630053012 p 16,39%
Dws Dws Invest Croci World Ic LU1769940708 p 15,20%
Ubs Ubs(Lux) Es Glb Hd Ss Usd Ql-Acc LU2049076172 p 14,73%
Ubs Ubs (Lux) Es Gb Inc St$ Ql-Acc LU2049452332 p 14,59%
Pictet Ltif Classic Eur LU0244071956 p 14,10%
Aqr Aqr Fds Ii Delphi Glb Eqs Ucits A2 Usd LU1278922379 p 14,10%
J O Hambro Johcm Global Opps Offshore A Eur Inc IE00B7MR5575 p 13,98%
State Street State Street Glb Esg Scrn Mg Vol Eqi$Acc LU0450104814 p 13,91%
State Street Spdr® S&P Global Div Aristocrats Etf IE00B9CQXS71 p 13,55%
Ersel Fondersel Value Selection IT0005397077 p 13,38%
Hsbc Hsbc Gif Global Eq Volatil Focus Icusd LU1103712250 p 12,91%
LU1280186385 p 12,76%
IE00B60LX167 p 12,12%
LU0329203813 p 11,97%
LU1472572954 p 11,80%
“Tra i fattori che hanno posto l’Europa all’avanguardia negli Esg, ci sono: l’interesse degli investitori, un regime normativo avanzato e la crescente domanda di consumatori e società”. Tobias Mueller (T. Rowe Price).
Powell non tentenna
“Al meeting di Jackson Hole, Jerome Powell si è concentrato soprattutto nel ribadire la determinazione della banca centrale americana a contrastare l’aumento dei prezzi”. Carlo Benetti (Gam Italia Sgr).
Jerome PowellFunds
TOP 20 BILANCIATI
Società Nome fondo Isin Rendimento di gestione annualizzato a 12 mesi
01
Waystone Compam Sb Flexible Q Eur Acc LU1275426358 p 16,84%
Eurizon Ise Equity Index Strategy Id LU1819520591 p 16,31%
Vontobel Vontobel Fd Ii Vescore Glrskdvrs Iz Eur LU0716975684 p 15,67%
Azimut Az Fd1 Az Eq Global Infras A-Az Acc LU1621767737 p 13,73%
Zeus Zeus Capital Sicav Active Strategy B Acc LU1280556652 p 13,36%
Generali Voba Responsible Flex I LU0503463076 p 11,15% E. De Rothschild Edrf Quam 10 B Eur LU1005540114 p 10,56%
Polar Capital Melchior Global Conser vative I1 Eur LU0340436806 p 8,32%
Azimut Az Fd1 Az Allc Bal Fof A-Az Fd Acc LU0346933400 p 8,13%
Open Capital Open Capital Opportunity I IT0005279671 p 8,02%
Casa4Funds Frederik G Gaffino Flex I Eur Acc LU1340605739 p 6,03%
Fondaco Fondaco Active Investment Return Rsa IT0005241325 p 5,98%
Amundi Amundi Sf Equity Plan 60 E Eur Nd LU1322782373 p 5,49%
Schroders Schroder Isf Inflation Plus I Acc Eur LU0134345908 p 5,38%
Eurizon Eurizon Mltmngr Stars Priv Style Tr I LU0456583417 p 4,28%
Consultinvest Consultinvest Ritorno Assoluto C IT0005161556 p 4,22%
Azimut Az Fd1
Fideuram
Investitori Eighty
MultiConcept Indaco
LU1059390606 p 4,15%
LU0937587060 p 3,97%
IT0005364119 p 3,70%
LU1217763918 p 3,68%
Le due sponde dell’Atlantico
“Vista la diversità delle cause dell’inflazione tra le due sponde dell’Atlantico (più da costi in Europa e più da domanda negli USA), le ricette per ridurla dovrebbero essere diverse”. Antonio Tognoli (Cfo Sim).
Benedetto mattone
“È stato un primo semestre difficile con l’inflazione in aumento. In tale contesto, il settore immobiliare si distingue per la sua capacità di generare rendimenti non strettamente correlati ad azioni e bond”. Zsolt Kohalmi (Pictet AM).
Funds
TOP 20 OBBLIGAZIONARI GLOBALI
Società Nome fondo Isin Rendimento di gestione annualizzato a 12 mesi
01
02
BlueBay BlueBay Global Sov Opps I Usd
LU1337225210 p 26,92%
Natixis Loomis Sayles Global Opp Bd S/D Usd IE00B0XJB447 p 18,51%
T. Rowe Price T. Rowe Price Dyn Glb Bd Sd Usd LU1439534915 p 17,29%
Germania senza gas
“Le restrizioni dei flussi di gas dalla Russia continuano a rappresentare una minaccia per le economie del continente, come pure a livello globale. La situazione è più preoccupante in Germania”. Randeep Somel (M&G).
04
Wellington Wellington Ii Global Ttl Ret Usd T Ac LU0492247886 p 17,19%
Jupiter Jupiter Strategic Abs Ret Bd L Usd Acc IE00BLP58H90 p 16,72%
Colchester Colchester Alpha Usd Acc I IE00BQZJ1M20 p 14,75%
Wellington Wellington Glbl Ttl Ret Usd S Ac LU0832407331 p 13,94%
Ninety One Ninety One Gsf Target Ret Bd I Acc Usd LU0345762032 p 13,55%
Man Man Glg Crdt Multi-Strat Alt In Usd Acc IE00BDVJ5R85 p 13,36%
Fidelity Fidelity Abs Ret Glb Fxd Inc I-Acc-Eur LU2207569802 p 12,92%
F. Templeton Legg Mason Bw Glb Enh Abs Ret Pr Usd Acc IE00BG1D7C03 p 12,56%
Aperture Aperture Credit Opportunities Ix Usdacc LU1958553072 p 11,90%
Janus Henderson Janus Henderson Ari Opp I2 Usd IE00BLWF5D72 p 11,61%
Carne U Access (Irl) Gca Credit L/S B Usd Acc IE00BH47QP24 p 11,32%
F. Templeton Legg Mason Bw Glb Crd Opp Pr Usd Acc IE00BMMV5W18 p 11,09%
F. Templeton Franklin Flexible Alpha Bd I(Acc)Usd LU1353033647 p 10,49%
Bny
Wellington
Payden
F. Templeton Templeton
Fonte:
IE00BYRC8G84 p 10,06%
IE00BF2ZV605 p 9,57%
IE00B88XTT84 p 9,41%
LU0441902573 p 8,92%
I metalli vanno a ruba
“La situazione dell’industria metallurgica non è certa ma la tendenza a lungo termine rimane invariata. I metalli necessari per la transizione energetica sono sempre più richiesti”. Benjamin Louvet (Ofi AM).
TOP 20
Funds classifiche
OBBLIGAZIONARI HIGH YIELD
Buone e cattive notizie
Società Nome fondo
Isin Rendimento di gestione annualizzato a 12 mesi
01
Robeco Robeco High Yield Bonds Fdr Zr Dur I $ LU1734219741 p 14,00%
Ubs Ubs (Lux) Bs Float Rt Inc $ Usd Q-Acc LU1679112851 p 13,22%
M&G M&G (Lux) Glb Fl Rt Hy C Usd Acc LU1670723482 p 12,73%
Bny Mellon Bny Mellon Glb Shrtdtd Hy Bd Usd Y Acc IE00BD5CVT79 p 11,31%
Invesco Invesco Global Hi Yld S/T Bd Z Acc Usd LU1701678648 p 10,60%
Principal Principal Pst Short Dur Hy I Inc Usd IE00B89Z4873 p 10,55%
Aviva Aviva Investors Shrtdurglhybd I Usd Acc LU0747473022 p 10,10%
AllianceBernstein Ab Short Duration High Yield It Usd LU0683596513 p 9,93%
Muzinich Muzinich Longshortcredityld Husd Acc Nr IE00BF8H6P48 p 9,41%
Jupiter Jupiter Global Hy Bd D Uacc Hsc LU1981108845 p 9,09%
Oaktree Oaktree (Lux.) Fds-Glbl Hy Bd I$Inc LU0931238835 p 8,85%
Axa Axawf Global High Yield Bds I Cap Usd LU0252440952 p 8,81%
Aegon Aegon High Yield Global Bd B Inc Usd IE00B296WW80 p 8,38%
Candriam Candriam Sust Bd Glbl Hi Yld R Usd H Acc LU2211181206 p 7,78%
Barings Barings Global High Yield Bond B Usd Acc IE00B7FP6X30 p 7,73%
LU0569863243 p 7,36%
IE00BC1J1B76 p 7,34%
IE00BD1DGW27 p 7,00%
LU1637934743 p 6,97%
LU0181328427 p 6,88%
“Mentre in Europa prende sempre più piede l’idea che la Bce possa ora agire in maniera aggressiva sul fronte tassi, negli Usa per i listini azionari sembra valere il paradosso bad news, good news”. Michael Palatiello (Wings Partners).
Che business lo spazio “Negli ultimi anni, i lanci di razzi commerciali di alto profilo di SpaceX e Blue Origin hanno attirato l’attenzione del pubblico e della comunità degli investitori”. Cindy Paladines, Nicholas Britz e Weicheng Wang (Tcw).
Fonte:
Filo diretto con Foà
Con la rubrica video “Anima View”, dal proprio canale YouTube, la società Anima Sgr offre una serie di approfondimenti circa i principali temi dell’attualità riguardanti i mercati finanziari con il responsabile Investment Research & Advisory, Fabio Fois.
Nuova vita per gli atleti
“Cosa farai alla fine della tua carriera sportiva?” Una domanda che Allianz, con un video sul proprio profilo LinkedIn, ha posto a 57 degli ambasciatori #TeamAllianz da 20 paesi, al primo evento di networking di atleti, per prepararli alla loro nuova vita.
Un magazine by Mediolanum
Dal proprio profilo Facebook, Banca Mediolanum ricorda ai suoi clienti l’uscita del numero di settembre di Mediolanum Magazine, con numerosi argomenti approfonditi tra cui nuovi prodotti, la Mediolanum Personal Life Serenity e tanto altro.
Emissioni zero
Affidandosi alla marketing specialist Cristiana Villa, con un post su Instagram tratto dalla rubrica “Focus Pictet”, Pictet AM Italia spiega cosa significhi raggiungere l’obiettivo net-zero, ovvero l’azzeramento delle emissioni di gas serra per combattere il riscaldamento globale.
A cura di Viola Sturaro