Forbes 87

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UNA RETE PER L’ITALIA

INSIDE

24 | Una rete per l’Italia È abituato a gestire i colossi di Stato. Con successo. Questa volta però la sfida che deve affrontare Luigi Ferraris, ad di FiberCop, è decisiva per il Paese. Sviluppare e gestire la rete di connessioni digitali in tutto il territorio nazionale. Ecco le sue idee. E i suoi progetti.

di Alessandro Mauro Rossi

6

11 | Un 2025 per crescere

ancora insieme

Alessandro Mauro Rossi

12 | Imprenditore per vocazione

Andrea Giacobino

FRONTRUNNER

15 | I ceo dell’anno

18 | Investire da campione

Massimiliano Carrà

NEWS

20 | Innovation people

Giovanni Iozzia

21 | Space news

Emilio Cozzi

22 | Social responsibility

Enzo Argante

COVER STORY

24 | Un manager dalla fibra forte

Alessandro Mauro Rossi

THE INVESTIGATION

30 | Il prezzo della guerra

Tommaso Carboni

34 | Ritorno al futuro

Cosimo Maria Palleschi

36 | Piccoli nello spazio, grandi nel business

Emilio Cozzi

THE LIST

38 | Posizione di comando

CONTRARIAN

45 | L’architetto dei dati

Vittorio Mantovani

48 | Patto atlantico

Enzo Argante

30

BEST IN CLASS

51 | Sempre più su

56 | Protezione al centro

BRANDVOICE con Cybex

58 | La sicurezza al primo posto

UNDER 30

60 | Narratori digitali a cura di Roberta Maddalena

BRANDVOICE con Canon Medical

70 | Un nuovo modello di management

GOOD STORIES

73 | Respiro internazionale

76 | A fianco degli imprenditori

78 | Energia controcorrente

BRANDVOICE con Terna

80 | A misura di dipendente

82 | Una guida sicura

84 | Mete climatiche

86 | Orizzonte Parigi

88 | La finanza va in gol

89 | Paradosso apparente

90 | Evoluzione green

92 | Gli immobili da film dell’avvocato

94 | Cambiare pelle

96 | Il viaggio comincia sui social

98 | Laboratorio di turismo

BRANDVOICE con EcoFair

100 | Lo spazio sicuro per gli acquisti consapevoli

SMALL

GIANTS

A cura di Piera Anna Franini

105 | Il triangolo del design

BRANDVOICE con Traininpink

| Benessere prima di tutto

DESIGN

A cura di Valentina Lonati

111 | Custodi del bello

114 | Riprendere il filo

FORBES LIFE

117 | La forma ritrovata

Alessia Bellan

120 | La dimensione liquida del tempo

Penelope Vaglini

122 | Montagne da bere

Cristina Mercuri

123 | Forbes design

Valentina Lonati

124 | Forbes tech

Gabriele Di Matteo

LIVING

126 | Milano Alessia Bellan

127 | Roma Mara Cella

128 | Londra Augusto Snodgrass

129 | New York Aka Sarabeth

130 | Pensieri e parole Morale

GENNAIO, 2025 | VOLUME 87

Mensile registrato presso il Tribunale di Milano al n°260 del 7 settembre 2017

CASA EDITRICE

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ALESSANDRO MAURO ROSSI Direttore responsabile

Strategy editor: Andrea Giacobino

Managing editor: Daniel Settembre

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Smart mobility: Giovanni Iozzia

Technology: Gabriele Di Matteo

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Responsibility: Enzo Argante

Contributors: Maurizio Abbati, Alessia Bellan, Tommaso Carboni, Mara Cella, Danilo D’Aleo, Lavinia Desi, Agostino Desideri, Piera Anna Franini, Raffaella Galamini, Marco Gemelli, Valentina Lonati, Vittorio Mantovani, Matteo Marini, Primo Marzoratti, Cristina Mercuri, Attilio Nucetti, Cosimo Maria Palleschi, Aka Sarabeth, Elisa Serafini, Augusto Snodgrass, Susanna Tanzi, Penelope Vaglini, Francesca Vercesi Realizzazione grafica: Filippo Scaglia - scaglia@bfcmedia.com

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Steve Forbes chairman and editor-in-chief

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Matthew Muszala president, licensing & branded ventures

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Top selection

PEOPLE IN FOCUS

Quattro personaggi sotto i riflettori, scelti dal direttore di Forbes Italia

GIOVANNI FERRERO

Ha chiuso anche il 2024 in testa alla classifica dei miliardari italiani. L’imprenditore piemontese dei dolci ha un patrimonio di 42 miliardi di dollari: 2,9 più di un anno fa, ma 1,8 meno aprile, quando Forbes aveva pubblicato la classifica annuale dei miliardari globali.

GIORGIA MELONI

Il quotidiano online Politico l’ha incoronata donna più potente d’Europa, mentre per Forbes è la terza più potente del mondo dopo Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, e Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea.

LEONARDO MARIA DEL VECCHIO

Il suo family office Lmdv Capital, che investe nell’hospitality di lusso, attraverso il gruppo Triple Sea Food, ha acquistato il marchio Twiga e quattro location del Gruppo Majestas, legato a Flavio Briatore. L’obiettivo? Diventare un protagonista nell’hospitality di lusso in Italia e oltre.

ELISA ZAMBITO MARSALA

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Con Look4ward – Build Your Future, il programma di incontri di Intesa Sanpaolo, ha coinvolto più di diecimila studenti italiani sui processi trasformativi dell’economia e della società e le competenze per i lavori del futuro.

Le sezioni Best in Class e Good Stories sono a cura dell’ufficio commerciale di BFC Media

Un 2025, per crescere ancora insieme

Con l’elegante e partecipatissimo

CWinter Gala nella fantastica location di Palazzo Brancaccio a Roma , Forbes Italia ha celebrato un anno di grande attività e crescita sotto l’impulso dell’editore Danilo Iervolino e del nuovo amministratore delegato Nicola Formichella. Il 2024 ha numeri pazzeschi: abbiamo prodotto oltre tremila pagine, di cui 1.800 di Forbes, 780 pagine di Small Giants, 520 pagine degli allegati Eccellenze italiane, Professionals, Sustainability e Ristoranti innovativi; abbiamo scritto oltre 3.500 articoli per l’edizione online, lanciando nuovi canali digitali come Professional, SportsMoney, Food&Beverage, Next Leaders. Produciamo una newsletter quotidiana per Forbes, tre newletter quindicinali per Small Giants, Life’s pleasure, Tech; circa 100 pillole in un anno per i social, abbiamo preparato e moderato oltre 100 eventi in fisici e digitali alla presenza di migliaia di ospiti, il sito Forbes.it ha oltre 10 milioni di visitatori unici e quasi 30 milioni di pagine viste. Grazie alla redazione, ai commerciali, a tutti coloro che lavorano a Bfc Media con passione e professionalità. Tutto questo nel 2024. Ora arriva il 2025 e porterà novità importanti a cominciare dalla sede. Il nostro editore, Danilo Iervolino, ha voluto dare a Bfc Media una location importante e adeguata ai prodotti editoriali, all’attività che facciamo, allo standing del marchio Forbes. La nuova sede è in

piazza Diaz, 7, a due passi dal Duomo di Milano, nel palazzo che ospita anche la famosa Terrazza Martini, storico luogo glamour meneghino, ampia e funzionale, che oltre a ospitare le redazioni, i grafici, chi lavora nel commerciale, in amministrazione, nel marketing e nel digitale, disporrà anche di una sala eventi e costituirà una sorta di hub della comunicazione moderna e condivisa, un piacevole luogo d’incontro e di scoperta per chi vorrà guardare il mondo con gli occhi dell’ottimismo e della positività.

Dal punto di vista editoriale le novità più importanti arriveranno dal settore digitale, oltre allo sviluppo dei social, dove Forbes è già fortissimo con numeri che sfidano le più grandi testate italiane ai vertici delle classifiche e molto spesso le superano.

Un cambiamento rivoluzionario è previsto per il sito Forbes.it che si trasformerà progressivamente in un sito di infoteinment in modo da far incontrare informazione e cultura, eventi e formazione. Grazie all’intelligenza artificiale gli articoli si potranno anche ascoltare, navigare, saranno arricchiti con video, infografiche, approfondimenti. È la rivoluzione digitale che avanza inesorabilmente ma che ci trova pronti ed entusiasti. Un ultimo pensiero ai lettori e ai nostri partner. Vogliamo ringraziarvi per la vostra affezione, la vostra partecipazione e interazione con tutte le attività di Forbes. È un segnale fantastico di come un magazine, pur con tutte le sue articolazioni, possa diventare un orgoglioso modo di essere. F

di Alessandro Mauro Rossi direttore Forbes Italia

Imprenditore per vocazione

Napoletano, classe 1959, Paolo Basilico ha sempre sognato di creare un’azienda ed essere padrone del proprio destino. Dopo avere fondato in passato Kairos e Samhita, qualche mese fa ha istituito Anemos, con cui vuole investire in società italiane decise a espandersi e internazionalizzarsi

Prima Kairos, che in greco significa ‘momento magico’ , poi Samhita, che in sanscrito vuol dire ‘connessione’, e ora Anemos, che sempre in greco significa ‘vento’ o ‘soffio vitale’. Paolo Basilico, napoletano, classe 1959, ha scelto sempre nomi intriganti per le sue imprese nel mondo della finanza. Qualcuno ha forse sentito parlare di lui solo come primo marito di Nicoletta Zampillo, che poi sposò Leonardo Del Vecchio. Ma chi conosce la mappa geografica della finanza italiana sa che Basilico è una delle personalità più influenti (e riservate) del business che ruota attorno alla gestione dei grandi patrimoni.

lioni a 12 miliardi di euro gestiti, per essere poi ceduta al gruppo bancario svizzero Julius Baer in un processo che si concluse nell’aprile 2016 e ha avuto la tappa finale qualche mese fa, quando la casa di gestione Anima ha comprato Kairos. Nell’aprile 2019 Basilico lasciò il gruppo e diede vita a Samhita Investments, holding di investimento che ha l’obiettivo di identificare e investire in nuovi talenti nell’industria finanziaria. Nello stesso mese uscì il suo Uomini e soldi, un libro a metà tra l’autobiografia e un manuale di educazione finanziaria, edito da Rizzoli, e in seguito fu prodotto il video Salvare il risparmiatore italiano, breve

Anemos cerca realtà con significative barriere all’ingresso, chiari elementi distintivi rispetto alla concorrenza, modelli di business scalabili e resilienti e che abbiano consolidato vantaggi competitivi sostenibili nel lungo termine

Dopo la laurea in economia all’Università Bocconi di Milano nel 1984, iniziò il suo percorso nel gruppo Imi, prima come analista e poi nel settore institutional sales. Quattro anni dopo arrivò in Mediobanca per avviare l’attività di intermediazione azionaria con investitori istituzionali. Nel 1991 entrò in Giubergia Warburg, società di intermediazione mobiliare, diventandone prima direttore generale e poi amministratore delegato. In quegli anni la Sim fu un punto di riferimento per il mercato azionario in Italia.

Nel 1999 Basilico fondò, insieme con alcuni partner, il gruppo Kairos, attivo nel settore del risparmio gestito e del private banking. Sotto la sua guida diventò una delle principali società di gestione del risparmio sul mercato italiano, passando da 35 mi -

e animata versione del libro. Nel gennaio 2020 Basilico entrò a far parte del comitato consultivo di investimenti della Fondazione Cariplo e a giugno di quell’anno venne nominato nel consiglio di amministrazione di De Agostini. Nello stesso mese diventò anche senior advisor di Equita. Dal 2005 è presidente della Fondazione Oliver Twist Onlus, creata insieme a Leonardo Del Vecchio, impegnata ad aiutare bambini, ragazzi e giovani adulti che vivono situazioni di disagio, svantaggio sociale o disturbo della condotta. Tra i progetti finanziati, una menzione particolare va alla Scuola di Oliver Twist realizzata dall’Associazione Cometa, per offrire a giovani tra i 14 e i 21 anni percorsi di formazione professionale e cicli sperimentali di prevenzione e contrasto della dispersione scolastica, secondo il

metodo dell’apprendere attraverso l’esperienza. “Da ragazzo”, dice Basilico sul suo sito, “ho sempre sognato di fare l’imprenditore. Non importava in quale ambito, volevo assolutamente essere padrone del mio destino. Non si trattava quindi di un sogno. Direi più di un impegno verso me stesso”.

Così dopo Kairos e Samhita, qualche mese fa Basilico ha deciso di dar vita a una nuova realtà denominata Anemos. La newco si lancerà nel business dei private market investendo in aziende italiane guidate da imprenditori che vogliono perseguire opportunità di espansione e internazionalizzazione. La focalizzazione degli investimenti sarà su settori b2b, sia manifatturieri sia tecnologici, in cui l’ita -

lianità è riconosciuta all’estero, in particolare food & beverage, medical device, Ict, education, nutraceutica, cosmetica, meccanica di precisione e settori con un positivo impatto esg. Anemos andrà alla ricerca di realtà con significative barriere all’ingresso, chiari elementi distintivi rispetto alla concorrenza, modelli di business scalabili e resilienti e che abbiano consolidato vantaggi competitivi sostenibili nel lungo termine e forte predilezione per investimenti primari e proprietari. “Investimenti, consulenza, filantropia, educazione finanziaria. C’è ancora tanto, tanto da fare”, dice Basilico. “Ma in un modo diverso e solo insieme alle persone con le quali condivido idee e valori”. F

Paolo Basilico

WHAT’S NEW

WHO’S NEXT

I CEO dell’anno

Forbes Italia, in collaborazione con Fiera Milano, ha premiato i 15 capitani d’impresa del 2024. L’evento ha concluso il Ceo Italian Summit, tradizionale incontro che vede il confronto tra i principali protagonisti dell’industria italiana e i rappresentanti delle istituzioni

Nicola Formichella (a sinistra), ceo di Forbes Italia, e Alessandro Mauro Rossi, direttore di Forbes Italia

AAll’Hotel Principe di Savoia a Milano, Forbes Italia, in collaborazione con Fiera Milano, ha premiato i 15 capitani d’impresa dell’anno durante l’evento Ceo Awards 2024. La serata ha concluso il Ceo Italian Summit, il tradizionale incontro annuale organizzato da Business International di Fiera Milano, che ha visto il confronto tra i principali protagonisti dell’industria italiana e i rappresentanti delle istituzioni.

L’evento, moderato da Alessandro Mauro Rossi, direttore di Forbes Italia, e Carola Desimio, giornalista di Forbes Italia, è iniziato con l’intervento di Nicola Formichella, ceo di Forbes Italia. Seguito da Umberto Pellegrino, head

of business unit event & education di Fiera Milano. Poi c’è stato il monologo di Nathan Kiboba, attore e comico, testimonial di Amref Health Africa. Alla serata hanno partecipato, tra gli altri, Elisabetta Santi, brand manager di Rolls-Royce Motor Cars Milan; Benedetto Garifo, real estate advisor di Tanami Properties; Matteo Migani, general manager di McArthurGlen Serravalle Designer Outlet; Onofrio Mastandrea, regional vice president e general manager di Incyte Italia; Antonio Chiarello, fondatore di Clubdeal Digital; Marco Piantanida, ceo di Haribo; Alessandro Necchio, fondatore di Studio Necchio; Paola Magni, responsabile partnership strategiche di Amref Health Africa; Lorena Zivelonghi, chief marketing officer di Dedagroup; Andrea

Bertoni, ceo di Davis & Morgan; Marco Boldini, executive vice president & ceo Italy di Terrapay; Maurizio Veri, sales manager di La Compagnie per l’Italia; Luca Cuomo, avvocato di Dwf; Filippo Surace, founder e ceo di Cube Labs.

I CEO PREMIATI

Categoria Industry: Antonio Marcegaglia, presidente e amministratore delegato di Marcegaglia

Categoria Travel: Giuseppe Pagliara, ceo di Nicolaus Valtur

Categoria Retail: Enrico Romano, ceo di Nicolis Project

Categoria Healthcare: Cristopher Faroni, ceo del Gruppo Ini

Categoria Diversity: Giorgia Favaro, ceo di McDonald’s Italia

Categoria Wine: Riccardo Cotarella, ceo di Chiasso Cotarella

Categoria Corporate Happiness: Veronica Squinzi, ceo di Mapei

Categoria Sustainability: Zefferino Monini, ceo di Monini

Categoria Luxury: Beatrice Beleggia, ceo di Bros Manifatture Usa Corporation

Categoria Automotive: Massimiliano Di Silvestre, presidente e amministratore delegato di Bmw Italia

Categoria Crescita: Stefan Konrad, managing director di Verisure Italia

Categoria Food: Carmela Bazzarelli, ceo di Kraft Heinz Italia

Categoria Technology: Andrea Delfini, ceo di Blastness

Categoria Made in Italy: Elisabetta Nonino, ceo di Nonino Distillatori

Categoria Visionary: Danila De Stefano, ceo di Unobravo

Il Premio Speciale Eccellenza Italiana è stato conferito a Franco Paolo Marocco, tenente colonnello e comandante del 313° gruppo addestramento acrobatico delle Frecce Tricolori. Questo riconoscimento, introdotto quest’anno, celebra le personalità che si sono distinte per il loro impegno e la loro leadership. F

Elisabetta Nonino
Carmela Bazzarelli
Giorgia Favaro
Zefferino Monini
Andrea Delfini
Massimiliano Di Silvestre
Riccardo Cotarella
Giuseppe Pagliara
Danila De Stefano
Beatrice Beleggia
Enrico Romano
Antonio Marcegaglia
Stefan Konrad
Veronica Squinzi
Cristopher Faroni
Franco Paolo Marocco

Investire da campione

Con la piattaforma Akka.app l’ex capitano della Nazionale e della Juventus, Giorgio Chiellini, sta cercando di democratizzare l’accesso e le opportunità legate all’ecosistema startup. “Il mio rimpianto? Il bitcoin”

DDemocratizzare l’accesso agli investimenti in startup, permettendo a chiunque di essere parte di una rivoluzione imprenditoriale che guardi alle idee, alle persone e ai numeri. È attorno a questa filosofia di pensiero che Giorgio Chiellini, storico pilastro della Nazionale e della Juventus (dove adesso ricopre il ruolo di head of football institutional relations) ha portato in Italia, insieme all’imprenditore francese

Thomas Rebaud e a Nicolas Nati, Akka. app, piattaforma che ha l’obiettivo di investire da 50 a 100 milioni in tutta Europa nei prossimi 24 mesi.

Chiellini, come mai ha deciso di lanciarsi in questa avventura?

Volevo trasformare la mia passione per l’innovazione tecnologica e per gli investimenti in un progetto concreto, in cui spendermi in prima persona. Un’idea che è cresciuta sempre di più nella mia testa durante l’esperienza in California (dopo l’addio alla Juventus Chiellini, nell’estate del 2022, si è trasferito al Los Angeles Fc, ndr). Lì ho conosciuto tanta gente nuova e ho avuto la possibilità di valutare i margini di crescita in questo mondo. Gli stimoli intellettuali di questo ecosistema sono incredibili, ho scoperto una nuova passione. Il mio network e il mio patrimonio mi hanno permesso negli anni di accedere a opportunità esclusive. La missione di Akka, ossia rendere queste opportunità accessibili a più persone, mi appassiona e mi stimola. Portare capitale privato in un

ecosistema che necessita di grandi investimenti è un catalizzatore di crescita senza precedenti.

E cosa ha capito in più rispetto a prima? Quali sono i limiti quando si guarda agli investimenti in startup? Quanto fossero ancora inaccessibili al grande pubblico. Ecco perché, oltre a coinvolgere tante persone, ci siamo posti l’obiettivo di democratizzare sempre di più questo settore. E non vediamo l’ora di iniziare la parte più divertente: i primi lanci, i primi incontri. Sarà entusiasmante e sfidante allo stesso tempo. Basti pensare che abbiamo in target di realizzare 10-15 investimenti l’anno, circa uno ogni tre settimane.

Non le pesa il fatto di doversi scrollare di dosso un’etichetta pesante, quella del calciatore che vuole insegnare agli altri come investire?

Assolutamente no. Ho le spalle larghe. E poi non stiamo parlando della Giorgio Chiellini Srl, ma di un progetto guidato da un team di 20 persone che cerca ogni giorno di scovare opportunità. Quelle stesse opportunità che mi hanno permesso, in questi mesi, di conoscere tante persone di varie estrazioni sociali: da investitori a giovani startupper, fino a figure senior nel mondo della finanza e grandi imprenditori. Stiamo parlando di un percorso che ha come meta la creazione di un network importante.

Thomas Rebaud (a sinistra) e Giorgio Chiellini

Un network che sta quindi cercando di prendere solo il meglio dalla sua fama?

Penso e spero di sì. Se la mia figura, il mio background, può aiutare a portare nuovi capitali in questo settore, ben venga. Anche perché, se da una parte sono veramente tanti i ragazzi e le iniziative che meritano di emergere sul mercato, dall’altra sono altrettante le persone che non avevano la possibilità di investire in queste iniziative. E non solo per mancanza di capitali, ma anche di conoscenze, esperienza e tempo. Tema che io stesso ho vissuto sulla mia pelle nei primi anni e che ora continuo a sviluppare con Akka. Voglio dare questa opportunità a quante più persone possibili.

Entrando più sul personale, qual è l’investimento di cui va più fiero?

Direi Nora Health, una startup creata da due ragazzi italiani che si sta facendo strada nel settore dell’healthcare negli Stati Uniti e che in pochi anni ha già raggiunto traguardi e numeri molto interessanti. Inoltre sono molto contento che abbia convinto anche il mio amico Gigi Buffon, che per me è un fratello maggiore.

E un rimpianto invece?

Il bitcoin e, in generale, il mondo delle criptovalute e della blockchain. Più di dieci anni fa un mio caro amico notaio mi disse: ‘Occhio che in futuro gli atti seguiranno questa scia’. Ma non lo ascoltai. E non perché non mi fidassi di lui, ma perché avevo troppa poca conoscenza e competenza in materia. Non sapevo di cosa stesse parlando, era troppo complesso per me.

In compenso ha creduto in un’azienda che poi sarebbe diventata una big mondiale: Amazon. Ne sono veramente fiero, anche se ho un po’ di rammarico, perché avrei dovuto investirci di più (sorride, ndr). Per dare un’idea, ci puntai a cavallo tra il 2008 e il 2010 e mi garantì una performance incredibile.

Come sceglie le società in cui investire?

Prima di tutto partiamo dall’idea, poi, se è valida, ci focalizziamo sulle persone che sono il fulcro di quel progetto. Mi piace incontrarle, conoscere la loro storia e capire se possono gestire un’azienda. Se entriamo in sintonia e mi convincono, allora poi passiamo alla fase dell’analisi del mercato di riferimento, del business e della potenziale crescita economica. Quindi, sintetizzando: idee, persone e attenzione al business.

“Volevo trasformare la mia passione per l’innovazione e gli investimenti in un progetto concreto”

Capitolo calcio. Se dovesse scegliere tre momenti felici della sua carriera, quali sceglierebbe?

Sicuramente la vittoria dell’Europeo a Wembley e il primo dei nove scudetti consecutivi, quello conquistato a Trieste. Sono stati tutti incredibili, ma quando torni in Paradiso è ancora più bello. Poi sceglierei gli addii, tutti. Sono momenti indelebili, anche più degli esordi, perché sei così emozionato che non te li godi appieno. Peraltro, sono molto fiero del fatto di aver chiuso un’esperienza nel migliore dei modi e al momento giusto.

Cioè?

Quando ho lasciato la Juventus o la Nazionale, tanto per fare un esempio, l’ho fatto perché avevo capito che non potevo più essere all’altezza di entrambe. Sa-

rebbe stato ingiusto nei miei confronti e nei confronti di entrambe le squadre restare e non garantire quella continuità e quella forma che merita un gruppo come la Juventus o la Nazionale. Non potevo essere Giorgio Chiellini solo per alcune partite l’anno, e non per tutte.

E le delusioni più grandi?

La rottura del crociato nel 2019. E non per l’infortunio in sé, ma per il post. Non riuscivo a tornare quello di prima. A un certo punto ho anche pensato di smettere. Poi, direi le due mancate qualificazioni ai Mondiali, in particolare la prima dopo Italia-Svezia. Infine, la finale di Champions League che non ho potuto giocare a Berlino, contro il Barcellona. Sono stato bene tutto l’anno e non poter giocare la finale mi ha lasciato un forte amaro in bocca.

E la finale di Champions persa contro il Real Madrid?

Almeno quella l’ho giocata (ride, ndr). Secondo me eravamo più forti nel 2015, ma più maturi nel 2017. Abbiamo però incontrato squadre più forti di noi ed è finita così

Chi sono l’avversario e il compagno di squadra più forti che ha sfidato e con cui ha giocato?

È lo stesso: Cristiano Ronaldo.

Il difensore più forte della Serie A attuale?

Bremer. E sono convinto che tornerà alla grande dall’infortunio.

Chiudendo, come si è evoluto secondo lei il mondo del calcio?

Soprattutto in fisicità e velocità. Quindi anche se non ritroviamo più giocatori come Del Piero, Totti, o Cannavaro, tanto per citarne alcuni, adesso abbiamo calciatori come Bastoni, Calafiori, Vinicius, Mbappé. Se prima magari c’era più qualità, comunque si correva meno rispetto a ora. È quindi normale che ci siano profili diversi rispetto al passato. Fa parte del gioco. F

INNOVATION

La STARTUP del benessere aziendale diventa americana

Anno nuovo, vita nuova per Matteo Musa, Damiano Rossi, Gianluca Mozzillo e Laura Carpintieri: erano quattro under 30 quando nel 2016 hanno fondato Fitprime, startup che a fine 2024 è stata acquisita da Wellhub. Una exit, come si dice in gergo, da 50 milioni che li porta dentro un unicorno americano valutato circa 2,5 miliardi di dollari. Una storia di resistenza e resilienza quella di Fitprime, che è nata come app per rivoluzionare il fitness, garantendo l’accesso a più di 1.300 centri sportivi in tutta Italia. Con l’arrivo del Covid-19 la battuta d’arresto è stata inevitabile, ma i magnifici quattro hanno resistito e hanno creato Fitprime Tv per allenarsi a casa con video on demand. Ma ancora più strategico è stato il passaggio successivo: lavorare non più per chi vuole allenarsi ma per le aziende che hanno a cuore il benessere dei dipendenti. Così Fitprime è diventata una piattaforma di corporate wellbeing, con oltre 200 aziende clienti e 400mila dipendenti serviti. Adesso il grande salto, non solo nel mercato italiano, dove Wellhub ha già 3 milioni di abbonati, ma anche in Europa.

Gli imballaggi ecosostenibili italiani volano

in GRAN BRETAGNA

I pacchi di Royal Mail, il servizio postale britannico, viaggeranno in imballaggi italiani. È l’obiettivo della startup Movopack che, dopo un finanziamento di 2,3 milioni di euro, ha avviato le attività nel Regno Unito, primo paese fuori dall’Italia. La crescita dell’e-commerce ha fatto esplodere il tema dei rifiuti derivati dalle confezioni. La Ue chiede che entro il 2030 almeno il 10% degli imballaggi siano riutilizzabili. Movopack, fondata a Milano da Tomaso Torriani, ceo, Alberto Cisco e Andrea

Cipollone, ha portato sul mercato imballaggi ricavati da materiali riciclati che possono essere riutilizzati fino a 20 volte. “I consumatori e le aziende sono alla ricerca di soluzioni che un basso impatto ambientale”, sottolinea Torriani. “Noi stiamo intercettando questo interesse e lavoriamo per rendere la sostenibilità uno standard nell’e-commerce”. Movopack ha già un centinaio di clienti in Italia: per esempio, viaggiano nei loro imballaggi i prodotti di Yamamay, Manebi e Cosaporto.

ALLEVARE INSETTI PER AVERE PROTEINE SOSTENIBILI

Proteine sostenibili, cioè ricavate dall’allevamento di insetti. È il business della startup Kinsect, che progetta e produce anche sistemi di allevamento a basso impatto ambientale. Fondata nel 2021 da Giacomo Benassi, il ceo, Stefano Guerrieri, co-ceo, Giovanni Andrea Ferrari e Marco Benassi (nella foto c’è anche l’entomologa Laura Ioana Macavei), Kinsect è cresciuta grazie al sostegno di Cdp Venture Capital: prima ha partecipato a Terra Next, il programma di accelerazione dedicato alla bioeconomia, poi ha chiuso un round da 1 milione di euro guidato da Farming Future, il polo agrifoodtech. “Adesso possiamo accelerare lo sviluppo della nostra tecnologia e ampliare la capacità produttiva”, dice Benassi. “Le nostre soluzioni produttive, che permettono una densità di insetti fino a tre volte superiore alle altre sul mercato, portano a una riduzione dei costi fino al 40%. Il 2025 sarà l’anno del rafforzamento in Europa”.

di Giovanni Iozzia

Il Boost! dell’Esa ai nuovi lanciatori europei

L’Agenzia spaziale europea ha stanziato nuovi fondi per i sistemi di lancio del futuro nell’ambito del programma Boost! destinato a incentivare la concorrenza nell’accesso allo spazio. Alla francese ArianeGroup ha destinato 230 milioni di euro per lo sviluppo del motore Prometheus e del prototipo di stadio riutilizzabile Themis. Si tratta del primo dimostratore della tecnologia di riutilizzo nello spazio continentale. Ulteriori 44,22 milioni andranno a supporto di quattro aziende che si trovano già a uno stato avanzato nello sviluppo di razzi per piccoli carichi in orbita terrestre, tre tedesche e una britannica: Isar Aerospace, Orbex, Rocket Factory Augsburg e Hyimpulse. Tutte stanno mettendo a punto vettori ‘leggeri’ per trasportare piccoli carichi (da alcuni quintali a poco oltre una tonnellata), principalmente in orbita bassa ed eliosincrona.

RITARDA (DI NUOVO)

L’AVVENTURA

La Nasa ha annunciato che le missioni Artemis 2 e Artemis 3 subiranno l’ennesimo ritardo, slittando di alcuni mesi. Artemis 2, durante la quale un equipaggio di tre statunitensi e un canadese viaggerà attorno alla Luna a bordo della capsula Orion, programmata per settembre 2025, è ora attesa per aprile 2026. Il rinvio è dovuto all’analisi del comportamento anomalo fatto registrare dallo scudo termico della Orion durante Artemis 1, la missione

LUNARE

inaugurale del programma, partita nel 2022 senza equipaggio. Artemis 3, che segnerà lo storico ritorno di esseri umani sulla superficie lunare, è invece prevista per la metà del 2027. Affinché abbia successo, sarà indispensabile Starship, l’astronave che sta sviluppando SpaceX, selezionata dalla Nasa quale lander, cioè come mezzo con cui due dei quattro astronauti, tra cui la prima donna, alluneranno dopo più di 50 anni dal programma Apollo.

Un miliardario al timone della Nasa

Il presidente eletto degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, ha scelto come prossimo amministratore della Nasa Jared Isaacman, miliardario, filantropo, pilota e astronauta. Isaacman ha fatto fortuna con Shift4 Payments, una società di elaborazione di pagamenti online, e poi con Draken International, che addestra piloti da combattimento per la Difesa statunitense. Lui stesso è un pilota e ha una collezione personale di aerei (anche da guerra). È però più noto per aver ideato le missioni Inspiration4 (primo viaggio totalmente privato in orbita, collegato a una raccolta fondi per l’ospedale pediatrico St. Jude di Memphis) e Polaris Dawn, nell’ambito della quale è stato il primo protagonista privato di un’attività extra veicolare, uscendo dalla capsula Crew Dragon. “Jared guiderà la missione di scoperta e ispirazione della Nasa, aprendo la strada a risultati straordinari nella scienza spaziale, nella tecnologia e nell’esplorazione”, ha scritto Trump subito dopo l’annuncio.

di Emilio Cozzi

WOMEN IN ACTION chiama, le imprese femminili rispondono

Women in Action è un programma di accelerazione gratuito ed equity free per realtà sostenibili, il primo in Italia, a guida femminile, ideato da Elga Corricelli e Layla Pavone con LifeGate Way. Ha l’obiettivo di fornire un contributo alla diffusione della cultura di imprenditoria al femminile. La call premierà nove realtà tra startup create da fondatrici donne o con una compagine sociale a maggioranza femminile. Da marzo a giugno le proposte selezionate accederanno a un

programma di accelerazione in formato ibrido della durata di tre mesi articolato in 150 ore di formazione, mentorship e coaching a tema sostenibilità, business e comunicazione. A fronte di 120 candidature, Women in Action ha già sostenuto 13 founder. Lo scorso anno sono state accelerate sette imprese con il coinvolgimento di oltre 200 professionisti e la realizzazione di tre eventi. Il termine per presentare la candidatura per l’edizione 2025 è il 14 febbraio.

IL LINGUAGGIO SOCIAL? TROPPO BANALE

“C’è una riduzione costante della complessità e della ricchezza linguistica nei commenti degli utenti”. È questo uno dei risultati emersi da uno studio pubblicato sulla rivista Pnas che esplora come il linguaggio degli utenti sia cambiato in oltre 30 anni di interazioni sui social media. L’analisi, condotta su 300 milioni di commenti in inglese provenienti da otto piattaforme diverse, fornisce una visione dettagliata e sistematica dell’evoluzione della comunicazione digitale. Il lavoro, dal titolo Patterns of Linguistic Simplification on Social Media Platforms Over Time, è stato condotto dal team di Walter Quattrociocchi, professore alla Sapienza di Roma. Esaminando dati provenienti da Meta, Twitter, Reddit, YouTube e altre piattaforme, si documenta una riduzione costante della complessità e della ricchezza linguistica nei commenti degli utenti.

UN MONDO DI BONTÀ

Mondo è uno spazio bar/ristorante dedicato ai dipendenti, nato grazie a un progetto innovativo della ristorazione aziendale in collaborazione con una realtà milanese del terzo settore, Gruppo L’Impronta, una rete non profit (composta da un’associazione e quattro cooperative sociali) che opera a Milano da 25 anni sui temi della disabilità e della fragilità sociale. Gestito direttamente dal Gruppo l’Impronta, inserisce nel mondo del lavoro giovani con disabilità in un piccolo team, coordinato da un professionista della ristorazione. Il Gruppo L’Impronta ha creato a Milano una filiera alimentare etica e di prossimità che va dall’agricoltura sociale alla panificazione e dalla pasticceria fino alla ristorazione per inserire nel mondo del lavoro persone con fragilità.

THE NEW Piacere

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Nuova BMW X3: consumo di carburante, ciclo misto WLTP in l/100 km 0,9­8,3; emissioni di CO2, ciclo misto WLTP in g/km: 21­189; consumo elettrico, in ciclo misto WLTP in kWh/100 km: 22,3­24; autonomia elettrica, WLTP in km: 81­90. I consumi di energia e le emissioni di CO2 riportati sono stati determinati sulla base della procedura WLTP di cui al Regolamento UE 2017/1151. I dati indicati potrebbero variare a seconda dell’equipaggiamento scelto e di eventuali accessori aggiuntivi.

UN MANAGER DALLA FIBRA FORTE

Luigi Ferraris, amministratore delegato di FiberCop.

È

È ABITUATO A GESTIRE I COLOSSI

DI STATO. CON SUCCESSO. QUESTA

VOLTA PERÒ LA SFIDA CHE DEVE

AFFRONTARE LUIGI FERRARIS, AD DI FIBERCOP, È DECISIVA PER

IL PAESE. SVILUPPARE E GESTIRE LA RETE

DI CONNESSIONI DIGITALI IN TUTTO

IL TERRITORIO NAZIONALE.

ECCO LE SUE IDEE. E I SUOI PROGETTI

È un top manager. Ma anche un servitore dello Stato. Luigi Ferraris, ad di FiberCop, la società che gestisce la rete in fibra ottica e rame nata dallo spin off di Tim, ha trascorso gran parte della sua carriera in importanti aziende private come la Price Waterhouse, dove ha iniziato, o la Piaggio di Pontedera ai tempi di Giovanni Agnelli Jr. Ma il percorso più intenso lo ha fatto in aziende di Stato passando, sempre in posizione apicale, da Finmeccanica a Enel, da Poste Italiane a Terna e a Ferrovie. Un esperto di infrastrutture, abituato a coniugare l’interesse degli azionisti con quello del Sistema Paese. Oggi guida un’azienda strategica per l’Italia, con un gruppo di azionisti italiani e internazionali tra cui il ministero dell’Economia con il 16% e poi il fondo Kkr che ha la maggioranza relativa al 37,8%, oltre al fondo sovrano di Abu Dhabi Adia, il fondo pensione canadese Cpp e il fondo infrastrutturale italiano F2i. FiberCop è una startup con nemmeno un anno di vita ma con dimensioni da colosso con i suoi 20mila dipendenti, ereditati da Tim per portare avanti un progetto che vuol far crescere l’Italia e che prevede forti investimenti:

1,4 miliardi solo nel 2024, nei primi mesi di vita, e 12 miliardi di euro previsti nei prossimi cinque anni. Forbes ha intervistato Luigi Ferraris, ad di FiberCop, per capire dover può arrivare lo sviluppo digitale nel nostro Paese.

Quando si apre il sito fibercop.it, la prima cosa che viene fuori è che FiberCop è un abilitatore della transizione digitale. Che vuol dire?

Le infrastrutture sono fondamentali: per l’energia elettrica è necessaria un’infrastruttura che fornisca il kWh necessario. Per la connettività qualcuno deve trasmettere i dati o la voce. Questo è il ruolo dell’abilitatore. Come FiberCop siamo abilitatori perché gestiamo sia rete in fibra che rete in rame per comunicare e per accorciare le distanze. Sono convinto che l’utilizzo della fibra sarà ancora più rilevante per una comunicazione veloce, una gestione rapida di dati. Con 20mila persone, 150mila armadi (cabinet) dislocati sul territorio, 25 milioni di chilometri di fibra già oggi disponibili, oltre 100 milioni di chilometri di rame, rappresentiamo l’ossatura del Paese nella gestione della multi-connettività.

DI ALESSANDRO MAURO ROSSI

FiberCop è un’azienda giovane, quasi una startup, anzi una strartuppona, viste le dimensioni. Il vostro piano industriale cosa prevede?

(sorride) Siamo una grande startup di circa 20mila dipendenti con un’età media di 53-54 anni. Siamo nati da uno spin off di Tim, un passaggio storico nel panorama delle telecomunicazioni, con lo scopo di trasformare la rete di Tim, che era l’ex monopolista, in una rete autonoma e indipendente che diventa un operatore wholesale, quindi in grado di offrire connettività a tutti. Questo è un passaggio significativo che richiede adattamenti regolatori (ci sono dei passaggi che troveranno compimento nei prossimi mesi) e organizzativi: dobbiamo sviluppare una struttura commerciale di vendita che non avevamo e creare nuove strutture di staff. Stiamo vivendo una fase di rinnovo, con l’assunzione di nuovi dirigenti giovani: ne abbiamo già assunti un cinquantina di alto livello per formare una struttura manageriale in grado di governare le sfide future.

L’operazione con Open Fiber invece è un destino segnato oppure un’opportunità?

La decisione di unire Open Fiber con FiberCop spetta chiaramente agli azionisti. Noi stiamo sviluppando un piano industriale on stand alone basis, come direbbero gli inglesi, cioè come operatori indipendenti senza considerare un’eventuale integrazione con Open Fiber. Questo ci permetterà di essere competitivi, efficienti e all’avanguardia anche per operare in presenza di altri competitor.

Avete fatto molti progetti in Italia con i fondi Pnrr. Come sta andando? Siete riusciti a spenderli questi soldi, almeno voi?

Sì, li stiamo spendendo, e stiamo rispettando pienamente i target fissati da Infratel, che è l’ente attuatore degli interventi del Pnrr. Siamo assegnatari della realizzazione della fibra ottica in sette regioni. Siamo in linea con i target: dobbiamo connettere 1,3 milioni di numeri civici, e siamo sostanzialmente a 600mila. Dobbiamo

“La decisione di unire Open Fiber con FiberCop spetta agli azionisti. Noi stiamo sviluppando

un piano industriale come operatori indipendenti”

State inserendo nuove competenze?

Il nostro obiettivo è individuare le risorse interne da valorizzare. Quindi il primo passo consiste nell’integrare competenze laddove risultano carenti. Il secondo step, già in corso, è un processo di scouting interno per far emergere i più giovani che non hanno avuto l’opportunità di crescere e allo stesso tempo coinvolgere anche i collaboratori più esperti, in modo che si sentano inclusi e possano mettere a disposizione la loro esperienza. All’interno dell’azienda c’è tanto know-how che può essere sfruttato da un operatore indipendente non verticalmente integrato. La parola chiave non è più la vendita al cliente finale, sebbene importante, ma lo sono anche gli investimenti, lo sviluppo tecnologico e la capacità di diventare un abilitatore indispensabile al sistema. Pertanto, poniamo maggiore enfasi rispetto al passato sullo sviluppo della rete e sulla capacità di fungere da abilitatore.

spendere 2,3 miliardi di euro e stiamo marciando secondo il cronoprogramma definito da Infratel. Quindi, a oggi, non ci sono criticità.

Siete nati da circa un anno, ora il tempo di assestarsi, poi però dal 2026 bisogna correre. Cosa c’è all’orizzonte?

Dopo il 2026 si continuerà finalmente a investire nello sviluppo della fibra in aree meno popolate.

Con quali obiettivi?

Oggi le performance della rete in rame sono già di ottimo livello, soprattutto quelle Fttc, che prevede la combinazione dei cavi in fibra ottica con quelli in rame. Sono quindi già in grado di soddisfare le esigenze di una famiglia tipo che usi una rete via cavo o abbia ad esempio una rete wi-fi. Tuttavia, è chiaro che la fibra ottica ha prestazioni superiori e in prospettiva dovremo sostituire tutto il rame con la fibra. Mantenere una copertura in rame può comunque essere saggio perché può fungere da backup per servizi essenziali in

alcune aree, aggiungendo alla rete un elemento di ulteriore sicurezza. Nel mondo dell’infrastruttura la ridondanza è sinonimo di sicurezza, non di inefficienza.

Tempi?

Esiste un orizzonte temporale che va oltre il 2030, però è evidente che in prospettiva si deve sostituire sostanzialmente tutto con la fibra ottica. Ci saranno alcune aree che rimarranno connesse in Fttc, cioè con la fibra mista al rame, ma ci vuole un periodo di transizione. In Italia siamo già avanti rispetto ad alcuni paesi che utilizzano ancora il rame, ma per arrivare all’obiettivo ‘Zero’ ci vorranno diversi di anni.

La transizione digitale implica lo sviluppo di connettività e di data center sempre più sofisticati. Queste macchine

Poi con l’avvento dell’intelligenza artificiale, il consumo di energia diventa un problema ancora più consistente. Il tema dell’energia è fondamentale perché ormai il crescente utilizzo all’IA richiede un incremento esponenziale del consumo di capacità di calcolo ed energetica. La mole di dati che devono essere gestiti e la velocità di trasmissione determinano un aumento dei consumi energetici. Quindi nella nostra strategia dobbiamo pensare anche di avere una ‘gamba’ – che abbiamo avviato di recente - che si focalizzi sull’ autoproduzione di energia, sull’efficienza energetica e su una gestione energetica di alto livello, in linea con le nostre esigenze.

Quindi la capacità di calcolo ci porta dritti al tema dei data center…

Sì, torna il tema di data center, dell’edge computing. Il cloud ha i dati depositati in luoghi che non necessariamente sono di prossimità. Più si

“Ci impegneremo nelle pari opportunità non solo assumendo, ma anche creando le condizioni, le infrastrutture necessarie”

consumano tantissima energia. Google parla addirittura di avere dei mini-impianti nucleari in prossimità di grandi centri di calcolo. È una sfida che dobbiamo raccogliere anche noi. State pensando di produrre energia in proprio? Tutto parte da una prima valutazione dei costi energetici dell’azienda. Il maggior consumatore di energia in Italia è Ferrovie dello Stato, seguita da Tim (comprendendo la nuova Tim, cioè la Serv-Co, e FiberCop), con un consumo annuo della rete di circa 1,9 TWh. L’attuale elevato consumo energetico rende necessaria una riflessione sullo sviluppo di impianti di autoproduzione per migliorare l’efficienza, la sicurezza nei consumi e ottenere benefici economici. FiberCop ha diecimila uffici centrali sul territorio. Con la progressiva dismissione del rame, ridurremo queste postazioni, perché la fibra non ne ha bisogno. Si libereranno degli spazi che potranno essere convertiti in luoghi in cui si possono ospitare data center e offrire connettività ed energia.

va avanti nella digitalizzazione, con l’uso di dati attraverso algoritmi e quindi con lo sviluppo di intelligenza artificiale, più si ha la necessità di disporre di questi dati in prossimità, per due motivi: perché se sono vicini, sono anche più rapidi nella trasmissione, e perché sono più facilmente gestibili. Attualmente si registra uno sviluppo significativo sui data center. Recentemente Amazon ha annunciato 1,3 miliardi di investimenti in data center in Italia; in Lombardia ne stanno nascendo parecchi. I data center sono luoghi dove vengono depositati dati e informazioni e che devono essere connessi a una rete. In questo contesto dobbiamo giocare un ruolo da protagonisti come operatore infrastrutturale. Non costruiremo noi i data center, aziende specializzate lo faranno. Tuttavia, quando un data center entra nel nostro Paese, deve connettersi alla rete. L’ecosistema che ospita il data center può prevedere connettività, sviluppo di energia, gestione di spazi adeguatamente predisposti, dove noi possiamo dare il nostro contributo o direttamente o in partnership, con Tim o con altri operatori.

Parlavamo di un’iniezione di nuove competenze con 50 risorse manageriali importate dall’esterno. Quindi adesso parte una sfida manageriale perché queste persone vanno sostanzialmente formate e motivate?

Non c’è dubbio. Sono entrate circa 50 nuove risorse con professionalità specifiche, per esempio nel settore delle vendite commerciali. Abbiamo una struttura tecnica interna, presente su tutto il territorio, che va valorizzata, ma per sviluppare l’attività commerciale abbiamo creato una squadra, e lo stesso è stato fatto nel settore finance e controllo. Stiamo acquisendo competenze esterne mancanti, perché con lo scorporo da Tim, che aveva 37mila persone di cui 20mila sono transitate in FiberCop, molte delle strutture di staff apicali sono rimaste in Tim. Senza dubbio c’è una grande sfida manageriale nel passare dall’essere un fornitore interno a diventare un’azienda stand alone sul mercato, che quindi ha un approccio diretto con gli stakeholder. Significa cambiare pelle. Questa trasformazione, con il passaggio dal rame alla fibra, la creazione di servizi a valore aggiunto innovativi, la capacità di progettare reti anche per distretti industriali al servizio della collettività e il supporto alla pubblica amministrazione richiede un importante cambiamento manageriale.

A proposito di persone. Avete un piano nelle risorse umane per le pari opportunità?

Purtroppo su questo fronte siamo piuttosto indietro, c’è da investire, come si fa in tutte le aziende che hanno a cuore uno sviluppo sostenibile. Sarà un’area dove ci ingaggeremo non solo assumendo, ma anche creando le condizioni, le infrastrutture. Bisogna fare in modo che anche la retribuzione non sia discriminatoria e che il tempo dedicato alla maternità o comunque alla famiglia sia opportunamente valorizzato. Ci stiamo lavorando, con dei programmi in corso, non è un obiettivo che si realizza in brevissimo tempo, ma fa parte delle nostre priorità.

Oltre al Pnrr, c’è quest’altra parola magica: esg. Alla fine, porta dei vantaggi veri?

L’approccio esg è un modo di fare impresa orientato alla sostenibilità. Ritengo che non debba essere perseguito esclusivamente per i benefici che può comportare, ma per una questione di etica e filosofia aziendale, di valori in cui crediamo. Non è solo un tema di produzione di energia green, ma anche di sostenibilità sul lavoro, di attenzione alla diversità di genere. La cura verso

i propri dipendenti e gli stakeholder rientra in un modello imprenditoriale più etico, più attento all’ambiente con cui interagiamo. Il rispetto del territorio è fondamentale. Dal punto di vista finanziario, ci sono parametri specifici con la riduzione delle emissioni di CO2 che è sicuramente un aspetto importante che può essere raggiunto attraverso un’ottimizzazione del consumo degli edifici.

Domandone finale. Come pensate di rapportavi alle nuove tecnologie satellitari come quella di Starlink?

Venti o 30 anni fa si fa parlava del satellitare come potenziale alternativa al cellulare o al mobile ma, come abbiamo visto, si sono rivelati sistemi che non hanno avuto il successo atteso. Oggi stiamo parlando di sistemi che sono più vicini, non si tratta di satelliti geostazionari, ma di una costellazione molto importante che può offrire un servizio di connettività voce e dati a un numero limitato di utenti contemporaneamente. Pertanto, è una tecnologia che va guardata con attenzione.

Quindi investirete?

Investiremo o faremo partnership, valuteremo attentamente; in ogni caso anche i sistemi satellitari devono operare in un contesto regolamentato. Devono esserci condizioni eque per tutti. La consideriamo una tecnologia complementare che può essere utilizzata in zone più remote. F

Luigi Ferraris è passato per grandi aziende di Stato: da Finmeccanica a Enel, da Poste Italiane a Terna e a Ferrovie.

The Investigation

Il prezzo della GUERRA

Negli ultimi anni i paesi Nato hanno aumentato le spese militari: 23 su 32 raggiungono l’obiettivo del 2% del Pil. Secondo il nuovo segretario generale Rutte, però, quella soglia è ormai obsoleta. L’Europa rimane in ritardo su molte voci critiche e per colmare le lacune dovrebbe incrementare ancora il budget. Ma intanto i governi devono fare i conti con debiti alti e una crescente domanda di investimenti sociali

C’è un paradosso evidente nel movimento pacifista, spesso anti-Nato: non vuole aumentare nemmeno di un euro la spesa militare, ritenendola incompatibile con la pace; allo stesso tempo, ingigantisce la resilienza dell’economia russa, sorvolando però su un dato cruciale: la crescita (malgrado tutte le sanzioni) dipende in larga parte da investimenti statali massicci in armi e Difesa. Certo, lo statismo autoritario di Putin non è un modello da seguire e sul fronte economico i nodi verranno al pettine: un rublo svalutato sta rendendo le importazioni sempre più care e perfino i funzionari russi si aspettano una brusca frenata della crescita nel 2025. Insomma, nel lungo termine il corso attuale del Cremlino è insostenibile. Ma non è questo il punto: la Russia sta spendendo l’8% del suo Pil in difesa, all’Unione Europea servirebbe un aumento più piccolo. L’opinione pubblica, cosa com-

La quota del Pil che la Russia spende per la Difesa

8% +17%

La crescita registrata dall’industria della Difesa nel 2023

prensibile, fa resistenza: un popolo che invecchia vuole più pensioni e ospedali, non carri armati. Però le armi tolgono davvero il pane di bocca?

In fondo si tratta di investimenti nell’industria e nella manifattura, a volte con effetti positivi nell’uso civile (ad esempio internet e il Gps). E più sicurezza oggi è imprescindibile, dato lo scenario di politica internazionale. Donald Trump è scettico circa la Nato, e in una guerra l’Europa dovrà sbrigarsela forse da sola, o con un modesto aiuto degli Stati Uniti. L’esempio più immediato è l’Ucraina: ci vorrà un gran numero di truppe europee per far valere un cessate il fuoco con la Russia. L’esercito di Mosca, per parte sua, malgrado i danni giganteschi subiti, potrebbe uscire dalla guerra “più forte di quanto non sia oggi”, ha avvertito il generale Christopher Cavoli, comandante supremo della Nato. Ma un parziale disimpegno americano non significa un abbandono. Nonostante tutto, l’establishment di Washington riconosce ancora il valore della Nato. Una cosa però è chiara: i paesi europei dovranno fare molto di più. Il primo segnale di buona volontà è spendere.

Pochi giorni dopo la vittoria di Trump, un gruppo di dirigenti e funzionari nel settore della difesa si è riunito a Praga. L’umore non era molto allegro, eppure una delle ragioni di moderato conforto era proprio il tema della spesa. Quest’anno 23 dei 32 membri della Nato stanno raggiungendo o superando l’obiettivo del 2% del Pil in spese militari (l’Italia è ancora lontana da questa soglia), più del doppio rispetto a quattro anni fa – il target del 2% era stato fissato nel 2014 con l’annessione della Crimea da parte della Russia. E dal 2022, con l’invasione su larga scala dell’Ucraina, i budget europei sono ancora cresciuti. Secondo la Nato, le spese totali degli alleati europei per la Difesa hanno raggiunto i 450 miliardi di euro. Lo sforzo è incoraggiante, ma non sufficiente. Secondo diversi

analisti, non basta né a impressionare Trump, né a fare da deterrente alla Russia. Il nuovo segretario generale Nato, l’olandese Mark Rutte, ha già detto che il 2% è un obiettivo obsoleto. Secondo Bastian Giegerich, direttore dell’International Institute for Strategic Studies, bisognerebbe impegnarsi ad arrivare in media almeno al 3%. Alcuni già lo fanno. La Polonia supera il 4,5%, le tre repubbliche baltiche e la Grecia vanno oltre o sono vicine al 3%, il governo laburista inglese ha come traguardo il 2,5%. Altri paesi si piazzano attorno al 2%, e poi c’è un gruppo di nove ritardatari che langue nelle retrovie, tra cui Italia (ferma all’1,5%), Spagna e Canada. Con questi paesi Trump è stato sprezzante: ha detto che sono un “problema” e che per loro è a rischio l’ombrello protettivo america-

no. Spendere di più, in un certo senso, è un ritorno al passato, agli anni della Guerra Fredda, alla minaccia dell’Unione Sovietica, quando i paesi Nato europei avevano in media un budget militare attorno al 3% del Pil.

Oggi, secondo l’Economist, per tornare a quel livello bisognerebbe aggiungere 280 miliardi di dollari l’anno agli attuali stanziamenti. La Germania, ad esempio, dovrebbe aumentare di 40 miliardi le sue spese militari. Non è facile, perché l’opinione pubblica preferisce altri investimenti. Ma c’è il pungolo americano e anche i leader europei capiscono la gravità del pericolo russo – una Mosca imbaldanzita dalle conquiste in Ucraina. “Se Putin riuscisse a ottenere una pace favorevole, il messaggio sarebbe chiaro: la violenza paga. Questo lo spingerebbe

Il quartier generale della Nato a Bruxelles.
Durante la Guerra Fredda il budget militare dei paesi Nato europei era circa il 3% del Pil. Per tornare a quei livelli bisognerebbe aggiungere 280 miliardi di euro agli attuali stanziamenti

a continuare sulla strada del riarmo e, di riflesso, i paesi europei della Nato dovrebbero prepararsi a una situazione di ostilità permanente con Mosca”, spiega a Forbes Italia Alessandro Marrone, capo del programma Difesa dell’Istituto Affari Intarnazionali, think tank italiano. “La spesa per la Difesa europea quindi è destinata a crescere”. Marrone sottolinea poi che l’Unione Europea avrà un ruolo importante, ma non diretto, nella gestione della sicurezza. “La struttura per gestire operativamente la difesa collettiva resta in capo alla Nato. L’Ue, invece, si occuperà di supportare

il rafforzamento delle capacità militari degli stati membri”. Questo rafforzamento, in parte, è già in atto e si vede nei numeri dell’industria aerospaziale e della Difesa. Il fatturato del comparto nel 2023 è cresciuto del 10%, a quota 290 miliardi di dollari. I posti di lavoro diretti sono un milione e 27mila, quasi quattro milioni se si calcola anche l’indotto. “È occupazione altamente specializzata, con molti laureati in materie scientifiche e tecnologiche: un’eccellenza della manifattura europea”, spiega Marrone. Tra i due settori, quello della Difesa, cioè militare, è quel-

lo che è cresciuto di più: giro d’affari in aumento del 17%, occupazione +9%, posti di lavoro totali 581mila. Oltre a spendere di più, però, bisognerebbe spendere meglio. Gli esperti chiedono un maggiore coordinamento tra paesi europei per evitare sovrapposizioni e frammentazione. L’industria dovrebbe potenziare la capacità produttiva, non solo nei settori altamente tecnologici, ma anche in termini di volumi. L’Europa, dicono gli analisti, resta carente in alcuni ambiti cruciali: missili per la difesa aerea, capacità di attacco di precisione, sorveglianza aerea e sistemi di

Un carro armato ucraino a Siversk.

comando e controllo. Anche con finanziamenti adeguati, servirebbero almeno dieci anni per ridurre in modo significativo la dipendenza dagli Stati Uniti. Dove si trovano i soldi per fare tutto questo? I governi hanno debiti alti e allo stesso tempo una domanda in aumento di spese sociali. Per facilitare il compito sono in discussione diverse iniziative. Si parla di destinare una parte dei fondi di coesione al settore della Difesa, emettere eurobond o escludere le spese militari dal calcolo del Patto di Stabilità. C’è anche l’idea di un fondo ad hoc da 500 miliardi di euro di cui ha dato notizia

il Financial Times. Tutto per aiutare gli stati membri a investire in modo efficace e coordinato.

Ora proviamo a immaginare l’effetto che tutto ciò avrebbe sul Pil. Che tipo di moltiplicatore ha la spesa militare? Non sono affatto soldi buttati, anche se altri tipi di investimenti pubblici, in economia mature come quella europea e americana, hanno tendenzialmente impatti più positivi. Nel caso della Germania, ad esempio, uno studio della Normale di Pisa ipotizza che un aumento di 1 miliardo del budget della Difesa genererebbe una crescita della produzione in-

terna di 1,23 miliardi di euro e seimila nuovi posti di lavoro. Lo stesso studio, però, sostiene che più spesa pubblica in protezione ambientale, istruzione e sanità darebbe risultati migliori. Questo è molto plausibile. Tuttavia, va considerato anche che la capacità militare può garantire stabilità e sicurezza, soprattutto in un contesto globale divenuto più ostile. L’ultimo punto: una spesa militare alta non è incompatibile con un’economia in salute. Il picco del budget del Pentagono è stato negli anni ‘50, ed era anche un’epoca d’oro del capitalismo americano. F

Geopolitica

RITORNO AL FUTURO

Nel mezzo di una situazione politica e internazionale delicata e con un buco di bilancio di 22 miliardi di sterline, il governo britannico guidato da Keir Starmer sembra volersi riavvicinare all’Unione europea. Anche perché i rapporti tesi con Trump minacciano di isolare il Regno Unito

“Non possiamo cambiare il passato, ma possiamo definire il futuro”. Così si è espresso il ministro degli Esteri inglese, David Lammy, al summit con i suoi omologhi europei in Lussemburgo a ottobre. Il nuovo governo britannico, guidato dal laburista Keir Starmer, vuole, a detta del leader, “mettere da parte gli anni della Brexit” e ricostruire relazioni cooperative con l’Unione europea. Il primo ministro ha compreso che una collaborazione con l’Ue non è solo auspicabile, ma necessaria per il suo paese.

tembre 2024 ha segnato un -0,1%, dopo il +0.2% di agosto. Starmer e Rachel Reeves, ministro dell’Economia, si sono da subito resi conto della situazione precaria delle finanze inglesi, con un buco di bilancio stimato in circa 22 miliardi di sterline. Reeves aumenterà la pressione fiscale su imposte di successione, capital gains ed extraprofitti, per circa 40 miliardi di sterline. Il governo, per la ripartenza dell’economia, farà leva su

Nel 2023 l’Ue rappresentava il 42% dell’export del Regno Unito (circa 342 miliardi di sterline) e il 52% dell’import (466 miliardi)

Il Regno Unito si trova in un periodo dei più complicati dal punto di vista politico, economico e geopolitico dal secondo Dopoguerra a oggi. Il rapporto debito/ Pil ha raggiunto il record del 99,5% quest’anno e, secondo i dati dell’Office for National Statistics, la crescita del Pil, praticamente a zero nel 2023, a set-

una maggiore deregolamentazione bancaria e, soprattutto, sugli investimenti nell’economia reale e nelle infrastrutture dei mega fondi pensionistici. Una normalizzazione dei rapporti politici e commerciali con l’Ue, che nel 2023 rappresentava il 42% dell’export

(circa 342 miliardi di sterline) e il 52% dell’import (circa 466 miliardi) resta inderogabile. Cambridge Econometrics ha stimato che siano andati persi 1,8 milioni di posti di lavoro dall’uscita dall’Ue. Per questo Starmer, appena entrato in carica, è partito alla volta di Francia e Germania per cercare, almeno a livello bilaterale, di ristabilire una collaborazione con le due economie più importanti dell’Ue. Un reset dei rapporti con l’Unione post Brexit si annuncia quanto meno in salita ed è in larga parte osteggiato pure dalla stampa britannica, soprattutto per quanto riguarda le politiche di ingresso nel Regno Unito dei migranti. Un primo segnale di apertura da parte inglese sarebbe l’abolizione del divieto dei visti per gli under 30 e la ripresa del programma Erasmus. Il modello di accordo con l’Ue potrebbe essere simile a quello stipulato con la Norvegia, che fa parte dello Spazio economico europeo (See). Inoltre Starmer, che ritiene la sicurezza del Regno Unito e dell’Ue indivisibili, cerca una maggiore cooperazione anche in materia di Difesa. In questo senso va l’accordo

bilaterale siglato a Trinity House con la Germania per una difesa comune, una maggiore cooperazione e l’apertura in territorio inglese di uno stabilimento di Rheinmetall entro il 2027. Il Regno Unito, poi, parteciperà all’European Long Strike Approach (Elsa), un accordo con Francia, Germania, Polonia, Italia e Svezia per lo sviluppo di missili a lungo raggio.

Una partnership anche militare con i paesi Ue servirebbe a evitare l’isolamento strategico che Londra rischia dopo la vittoria elettorale di Donald Trump. Il governo inglese in carica è stato attaccato a più riprese dal nuovo presidente americano per aver interferito nella campagna elettorale americana a favore di Kamala Harris. Per di più il vice-presidente statunitense J.D. Vance ha definito il Regno Unito “il primo paese islamista con la bomba atomica”. Controproducenti anche gli epiteti di “fascista” e “razzista” che l’attuale ministro degli Esteri inglese in passato ha rivolto a Trump su Twitter. Un altro potenziale terreno di scontro potrebbe essere la cessione, auspicata anche dall’Onu e già approvata da Lon-

dra, della sovranità sulle isole Chagos alle Mauritius. Su una di esse, infatti, si trova una delle basi militari americane più importanti di tutto l’Oceano Indiano, strategica per il coordinamento delle operazioni in Medio Oriente e nel Sud-est asiatico. Per questo molti analisti la considerano “l’isola più importante del mondo per gli Usa”, addirittura più di Taiwan. Washington è preoccupata dalla crescente influenza cinese sul governo delle Mauritius. Pechino, primo partner commerciale delle Mauritius, potrebbe sfruttare la posizione per spiare la base militare americana. Sembra calato il sipario, quindi, sulla ‘special relationship’ che ha caratterizzato i rapporti tra Londra e Washington dal 1945 a oggi. Il Regno Unito deve definire in maniera autonoma dagli Stati Uniti la propria posizione geostrategica.

Resta in piedi l’accordo di difesa tra Regno Unito, Stati Uniti e Australia, l’Aukus, assai rilevante per l’opposizione alla Cina nell’Indo Pacifico. I rapporti tra Pechino e Londra sono freddi e lo si è potuto notare anche all’ultimo incontro tra le due delegazioni a Rio de

Janeiro. Non appena Starmer si è detto preoccupato delle condizioni di salute del magnate Jimmy Lai, imprigionato a Hong Kong, è calato il gelo e i giornalisti britannici sono stati allontanati dalla sala da funzionari del governo cinese.

I rapporti con la Russia di Putin, poi, stanno arrivando a un livello di conflittualità che non si vedeva dai tempi della Guerra Fredda. Il Cremlino ha accusato Londra di intervenire direttamente nella guerra in Ucraina, avendo fornito missili Atacms e Storm Shadow che permettono all’esercito di Kiev di colpire in profondità il territorio russo. Questo è sufficiente, secondo la nuova dottrina atomica di Mosca, per considerare quello inglese come un intervento diretto di una potenza nucleare nella guerra e ha spinto Putin a minacciare ritorsioni anche contro il territorio britannico. La visione di Trump sulla guerra in Ucraina potrebbe isolare ulteriormente Londra nei confronti di Mosca. Per uscire da questa impasse e anche per far ripartire l’economia del suo paese Starmer dovrà riaprire i dialoghi con l’Ue. F

Keir Starmer
di

Space economy

Piccoli nello spazio, GRANDI nel business

In dieci anni la torinese Tyvak International ha investito nella miniaturizzazione dei satelliti e visto trasformarsi una nicchia in un trend. Oggi, dopo l’ingresso nel gruppo Lockheed Martin, ha una settantina dipendenti e un fatturato di 10 milioni di euro

QQuella di Tyvak International è una storia del ‘new space’, il nuovo modo di approcciare lo spazio. Si potrebbe raccontarla in due parole: miniaturizzazione e servizi. Perché anche i suoi atti più recenti sono il decollo di un nanosatellite made in Torino diretto verso un asteroide e l’atterraggio di un colosso dell’aerospazio statunitense come Lockheed Martin, che ha perfezionato l’acquisizione di Terran Orbital Corporation, società di manufacturing di piccoli satelliti nella cui pancia opera Tyvak International.

“Adesso facciamo parte della famiglia Lockheed Martin”, esordisce Fabio Nichele, amministratore delegato dell’azienda. “Siamo onorati dell’interesse e del prestigio che comporta essere in questo grande gruppo”.

che invece si può raccontare subito è la crescita di un’azienda fondata dieci anni fa per cavalcare l’onda della miniaturizzazione delle tecnologie, anche di quelle spaziali. “Sviluppiamo missioni con piccoli satelliti”, spiega Margherita Cardi, responsabile programmi di Tyvak. “Aiutiamo il cliente a comprendere requisiti e bisogni, quindi lo accompagniamo fino alle fasi finali di test. Ci occupiamo del servizio di lancio, cerchiamo il vettore, andiamo

strazioni tecnologiche. E il processo riguarda missioni sia istituzionali che commerciali”.

Accade tutto a Torino, dove nel 2015 Tyvak International è nata. Oggi l’azienda ha una settantina di dipendenti e un fatturato attorno ai 10 milioni di euro. Ha scavato una nicchia, con il tempo diventata una navata. “Trattiamo nanosatelliti dal volume ridotto e con una massa compresa fra i 12 e i 20 chilogrammi”, continua Cardi, “ma arriviamo fino ai microsatelliti, che possono raggiungere i 300 chili. Sono comunque piccoli rispetto a quelli da due tonnellate, che hanno dominato il settore. La sfida, ovviamente, è garantire ottime performance pur con dimensioni ridotte: i risultati in orbita sono promettenti”.

“L’ambiente spaziale prevedeva un’architettura non riparabile o mantenibile, a perdere. Ora si fanno cose interessanti con una tecnologia agile e veloce”

Le ragioni del takeover (Lockheed aveva già quote in Terran) riguardano la visione di ciò che il mercato chiederà.

Per i dettagli è ancora presto; quello

fisicamente alla base per seguire l’integrazione sul razzo. L’ultima tappa, una volta rilasciato il satellite in orbita, è nella nostra sala controllo, per portare a termine la missione, qualsiasi natura abbia: osservazione della Terra, telecomunicazioni, internet of things, dimo-

Finora Tyvak ha costruito e lanciato 13 satelliti per clienti molto diversi, sia commerciali che istituzionali. Si parte da uno standard, quello dei cubesat, mattoncini da 10 centimetri per lato, che possono essere assemblati in volumi più ampi. “Non abbiamo limiti nel lavorare con forme e dimensioni differenti”, aggiunge Nichele. “Il nostro vantaggio è l’heritage tecnologico: abbiamo volato molte volte, disponiamo

di una grande quantità di dati sulle nostre tecnologie”. In sintesi: sistemi e sottosistemi dei satelliti (pannelli solari, batterie, circuiti e gestione dell’assetto, per fare qualche esempio) restano quelli e sono affidabili. Il carico utile, in gergo payload, lo decide (in certi casi lo fornisce) il cliente, a seconda del tipo di missione. “Lavoriamo con i privati, nella maggioranza dei casi in due ambiti, telecomunicazioni e remote sensing. Significa avere a che fare con i parametri atmosferici, per esempio le previsioni meteo, con sistemi radio per la dimostrazione tecnologica in orbita e con applicazioni specifiche search and rescue per situazioni di emergenza”, racconta l’ad. Sul fronte istituzionale, i concept sono ancora più vari: vanno da missioni come PhiSat-1 dell’Agenzia spaziale europea (Esa), una coppia di satelliti per l’osservazione della Terra, fino a Iperdrone, con l’Agenzia spaziale italiana, per effettuare manovre orbitali attorno a un target: un’attività propedeutica al cosiddetto in orbit servicing, cioè la fornitura di servizi oltre l’atmosfera, dal refueling alla manutenzione.

A costo zero, Tyvak ha anche contribuito allo Spei Satelles, il primo satellite del Vaticano, di supporto al Politecnico di Torino. E poi l’ultima, gloriosa impresa, questa volta interplanetaria, con Milani, cubesat in viaggio sulla sonda dell’Esa Hera, diretta verso un asteroide per una missione di difesa planetaria. “Milani è stato un salto di competenze”, racconta Cardi, “per fornire un cubesat a una missione scientifica nello spazio profondo, un ambiente radio non amichevole e ‘affollato’, in cui muoversi e mettere in comunicazione, tra i due asteroidi, la sonda madre e l’altro cubesat. E per raccogliere dati scientifici. Milani è il primo cubesat dell’Esa nello spazio profondo”. L’intera attività di Tyvak sottende una convinzione, forse una visione: lo spazio del futuro non sarà più (solo) tailor made, fatto su misura. Lo standard modulare, in questo caso il cubesat, sta prendendo piede insieme con una nuova concezione del rischio. Che però non tutti, secondo Nichele, hanno abbracciato: “Nei decenni precedenti le attività spaziali erano ad alto rischio, per molti motivi. L’ambiente spaziale

era poco conosciuto, prevedeva un’architettura non riparabile o mantenibile, a perdere. Oggi si possono fare cose molto interessanti con una tecnologia più contenuta, agile e veloce. E poco costosa. Le attività spaziali sono più accessibili e democratiche. Chi comprende questo rischio sa che può permettersi di perdere un satellite e lanciarne un altro. Costa meno spedire in orbita tre satelliti uno dopo l’altro, invece di uno solo che duri 12 anni”. L’approccio industriale - produzione in serie e costi più bassi, piattaforme standard con diversi payload a bordo - è lo stesso che guida SpaceX ed Elon Musk. “L’Europa, e ancora di più l’Italia, è rimasta indietro di quattro o cinque anni rispetto agli Stati Uniti e il divario tecnologico, invece di ridursi, va allargandosi”, conclude Nichele. “Con la nostra casa madre, americana, siamo esposti a questo tipo di discussioni. Per il nostro Paese dobbiamo chiederci che cosa resterà nel 2026 dopo la bolla creata dall’iniezione di investimenti del Pnrr. Le aziende si sosterranno con le proprie gambe? Il divario tecnologico è ampio e non sarà il Pnrr a chiuderlo”. F

Il team di Tyvak International

THE LIST

WORLD’S MOST POWERFUL WOMEN

POSIZIONE DI COMANDO

La premier Giorgia Meloni sale al terzo posto della classifica delle donne più potenti del mondo, guidata ancora una volta da Ursula von der Leyen. Insieme, queste 100 personalità detengono un potere economico di 33mila miliardi di dollari

Giorgia Meloni

U LA CLASSIFICA FORBES

Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, è in cima alla lista delle donne più potenti del mondo di Forbes per il terzo anno consecutivo. Al secondo posto c’è la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, mentre sale sul podio, al terzo posto, il primo ministro italiano, Giorgia Meloni, che ha guadagnato una posizione rispetto al 2023. La premier, si legge su Forbes.com, “guida la terza economia dell’Unione europea attraverso una significativa transizione”.

Si inserisce tra le prime cinque la presidente del Messico, Claudia Sheinbaum, prima donna alla guida del suo paese. Sheinbaum, 62 anni, presiede la 12esima economia al mondo. Nel discorso dopo la vittoria aveva detto: “Non arrivo sola, arriviamo tutte”. Come ha scritto la giornalista e scrittrice Kim Elesser, la sua elezione è il culmine di un processo cominciato nel 1953, quando le donne ottennero il diritto di votare e di ricoprire cariche pubbliche.

DELLE 100 DONNE PIÙ POTENTI DEL MONDO

1. URSULA VON DER LEYEN Presidente della Commissione europea

2. CHRISTINE LAGARDE Presidente della Banca centrale europea

3. GIORGIA MELONI Presidente del Consiglio dell’Italia

4. CLAUDIA SHEINBAUM Presidente del Messico

5. MARY BARRA Ceo di General Motors

6. ABIGAIL JOHNSON Ceo di Fidelity Investments

7. JULIE SWEET Ceo di Accenture

Ursula von der Leyen

8. MELINDA FRENCH GATES Imprenditrice e filantropa

9. MACKENZIE SCOTT Filantropa

10. JANE FRASER Ceo di Citigroup

11. GAIL BOUDREAUX Presidente e ceo di Elevance

12. RUTH PORAT Presidente e cio di Alphabet

13. KRISTALINA GEORGIEVA Managing director di Imf

14. EMMA WALMSLEY Ceo di Gsk

15. ANA PATRICIA BOTÍN Presidente esecutivo di Santander

16. SAFRA CATZ Ceo di Oracle

17. AMY HOOD Vice presidente esecutivo e cfo di Microsoft

18. TARCIANA PAULA GOMES MEDEIROS Presidente e ceo di Banco do Brasil

19. KATHRYN MCLAY Presidente e ceo di Walmart International

20. CATHERINE MACGREGOR

Ceo di Engie

21. LAURENE POWELL JOBS

Founder e presidente di Emerson Collective

22. CAROL TOMÉ

Ceo di Ups

23. TAYLOR SWIFT Musicista

24. PHEBE NOVAKOVIC

Ceo di General Dynamics

25. GWYNNE SHOTWELL

Presidente e coo di SpaceX

26. LISA SU

Ceo di Amd

27. SANDY RAN XU

Ceo di JD.com

28. NIRMALA SITHARAMAN

Ministro degli

Affari societari dell’India

29. PAETONGTARN SHINAWATRA

Primo ministro della Thailandia

30. SARAH LONDON

Ceo di Centene

31. MARIANNE LAKE, JENNIFER PIEPSZAK

Ceo di Chase Consumer & Community Bank; co-responsabile della Commercial & Investment Bank di JPMorgan Chase

32. HO CHING

Presidente di Temasek Trust

33. OPRAH WINFREY

Presentatrice tv, attrice e filantropa

34. THASUNDA BROWN DUCKETT Ceo di Tiaa

35. BEYONCÉ KNOWLES Musicista

36. KATHY WARDEN Presidente e ceo di Northrop Grumman

37. DANA WALDEN Co-presidente di Walt Disney

41. MARY CALLAHAN ERDOES

Ceo della divisione asset & wealth management di JPMorgan Chase

42. SUSAN LI Cfo di Meta

43. AMANDA BLANC Ceo di Aviva

44. JANET TRUNCALE Presidente globale e ceo di Ey

“Mentre le strutture di potere tradizionali vengono messe alla prova e trasformate, le donne in classifica nel 2024 dimostrano che l’influenza si estende ben oltre l’autorità convenzionale”

38. PRISCILLA ALMODOVAR Presidente e ceo di Fannie Mae

39. RACHEL REEVES Cancelliere dello scacchiere del Regno Unito

40. SHARI REDSTONE Presidente di Paramount

45. MICHELE BULLOCK Vicegovernatrice della Reserve Bank of Australia

46. ADENA FRIEDMAN Presidente e ceo di Nasdaq

47. LYNN MARTIN Presidente di New York Stock Exchange

48. MARGHERITA DELLA VALLE Ceo di Vodafone

49. SRI MULYANI INDRAWATI

Ministro delle Finanze dell’Indonesia

50. GINA RINEHART

Presidente esecutivo di Hancock Prospecting

51. WANG LAICHUN

Co-founder e presidente di Luxshare-Ict

52. VICKI HOLLUB Presidente e ceo di Occidental Petroleum

53. YIE-HSIN HUNG Presidente e ceo di State Street Global Advisors

54. JUDY FAULKNER

Founder e ceo di Epic Systems

55. COLETTE KRESS Cfo di Nvidia

56. TRICIA GRIFFITH

Presidente e ceo di The Progressive

57. DONNA LANGLEY Presidente di NBCUniversal Studio Group e chief content officer di NBCUniversal

58. SHEMARA WIKRAMANAYAKE Ceo e managing director di Macquarie Group

59. HELEN WONG Group ceo di Ocbc

60. HANA AL ROSTAMANI Group ceo di First Abu Dhabi Bank

61. BONNIE CHAN

Ceo di Hong Kong Exchanges and Clearing

Dalla filantropa Melinda French Gates (ottava) a dirigenti d’azienda come Mary Barra (quinta), le 100 donne più potenti del mondo detengono un potere economico complessivo di 33mila miliardi di dollari e influenzano più di un miliardo di persone. “Mentre le strutture di potere tradizionali vengono messe alla prova e trasformate, le donne della classifica di quest’anno dimostrano che l’influenza si estende ben oltre l’autorità convenzionale”, ha commentato Moira Forbes, vicepresidente esecutivo di Forbes. La strada da fare per la parità è comunque ancora lunga: le cinque maggiori aziende della Silicon Valley devono ancora nominare una donna ceo, mentre a Wall Street solo Jane Fraser di Citigroup guida una grande banca. Nel complesso, le donne guidano solo l’8% delle aziende dell’indice S&P 500.

62. BELA BAJARIA Chief content officer di Netflix

63. SUZANNE SCOTT Ceo di Fox News

64. JENNY JOHNSON Ceo di Franklin Templeton

65. JENNIFER SALKE Head of Amazon e Mgm Studios, Mgm Amazon Studios

66. YURIKO KOIKE Governatrice di Tokyo

67. LYNN GOOD Presidente e ceo di Duke Energy

68. SINEAD GORMAN Cfo di Royal Dutch Shell

69. JOEY WAT Ceo di Yum China Holdings

70. BELÉN GARIJO Ceo di Merck

71. MELANIE KREIS Cfo di Deutsche Post Dhl Group

72. SUSIE WILES Co-presidente della campagna di Trump

73. MAKIKO ONO President e ceo di Suntory Beverage & Food

74. PAULA SANTILLI Ceo di PepsiCo America Latina

75. MALINA NGAI Group ceo di As Watson

76. RIHANNA Musicista

77. JUDITH SUMINWA TULUKA Primo ministro della Repubblica democratica del Congo

78. METTE FREDERIKSEN Primo ministro della Danimarca

79. DEBRA CREW Ceo di Diageo

Taylor Swift

Intanto altre donne escono dalla classifica. La vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, lo scorso anno terza, dopo la sconfitta alle elezioni sta per abbandonare il potere. La presidente di Taiwan Tsai Ingwen (ex numero 30) ha lasciato l’incarico a maggio, l’ex presidente slovacca Zuzana Caputova (in precedenza al numero 84) a giugno dopo aver deciso di non candidarsi per un secondo mandato. La classifica annuale delle 100 donne più potenti del mondo stilata da Forbes è arrivata alla 21esima edizione. Le 100 donne di quest’anno rappresentano i settori affari, tecnologia, finanza, media e intrattenimento, politica e filantropia. Quattro i parametri: denaro, media, impatto e sfere di influenza. Oltre a Meloni c’è un’altra italiana: Margherita Della Valle, ceo di Vodafone, 48esima. F

80. GÜLER SABANCI Presidente di Sabanci Holding

81. ROSHNI NADAR MALHOTRA Ceo di Hcl Corporation & chairperson di Hcl Technologies

82. KIRAN MAZUMDAR-SHAW

Founder, presidente e managing director di Biocon

83. ROBYN GREW

Ceo di Man Group

84. SOLINA CHAU

Direttrice di Li Ka Shing Foundation

85. LEE BOO-JIN

Presidente e ceo di Hotel Shilla

86. MARY MEEKER Founder di Bond Capital

87. MPUMI MADISA Ceo di Bidvest

88. JULIA GILLARD Presidente di Wellcome Trust

89. NGOZI OKONJO-IWEALA

Direttrice generale della World Trade Organization

90. MELANIE PERKINS Co-founder e ceo di Canva

91. SAMIA SULUHU HASSAN

Presidente della Tanzania

92. DOMINIQUE SENEQUIER

Founder e presidente di Ardian

93. HALLA TÓMASDÓTTIR Presidente dell’Islanda

94. RAJA EASA AL GURG

Direttore generale e presidente del gruppo Raja Easa Al Gurg

95. KIRSTEN GREEN

Founder di Forerunner Ventures

96. JENNY LEE

Senior managing partner di Granite Asia

97. MO ABUDU Imprenditrice, filantropa, founder di EbonyLife Media

98. MIA MOTTLEY Primo ministro delle Barbados

99. CHOI SOO-YEON Ceo di Naver

100. CAITLIN CLARK Cestista delle Indiana Fever

Caitlin Clark

l’architetto DEI DATI

George Kurian è nato nel 1966 nello stato indiano del Kerala. Oggi guida verso l’era dell’intelligenza artificiale NetApp, un’azienda americana di infrastrutture dati che vale 24 miliardi di dollari, impiega 12mila persone e ha chiuso il 2023 con 6,27 miliardi di dollari di ricavi

di Vittorio Mantovani

SSe George Kurian dovesse spiegare a un bambino che cosa fa NetApp, l’azienda che guida da dieci anni, gli direbbe di pensare ai film d’animazione della Dreamworks. “Gli chiederei: hai presenti Trolls e tutti gli altri? Ecco, da 30 anni vengono creati con la nostra tecnologia”. In termini più rigorosi, NetApp si occupa di archiviazione dati, servizi dati, cloud, integrazione dell’intelligenza artificiale nelle attività delle aziende. Fondata nel 1992 in California come Network Appliance, ha una capitalizzazione di mercato di circa 24 miliardi di dollari, impiega 12mila persone e ha chiuso il 2023 con ricavi per 6,27 miliardi.

Kurian, l’amministratore delegato, è nato nel 1966 in India, nello stato del Kerala. In un’intervista del 2019 alla testata statunitense Crn ha detto di non avere avuto una televisione fino ai 15 anni. “I miei genitori si sono fatti da sé”, racconta a Forbes Italia. “Non venivano da un ambiente privilegiato, ma erano molto istruiti. Mio padre fu il primo della sua famiglia a laurearsi. Entrambi hanno dato grande importanza alla formazione dei figli e ci hanno mostrato il valore del lavoro. Ci hanno resi curiosi, desiderosi di lavorare in paesi diversi e con persone diverse, a non avere paura di rischiare e imparare cose nuove. Ho conosciuto tante persone più intelligenti e più capaci di me, che però non hanno avuto la fortuna di avere genitori come i miei”. Oggi nella famiglia Kurian ci sono due amministratori delegati della Silicon Valley: il gemello di George, Thomas, è a capo di Google Cloud dal 2019.

to influenza il modo in cui gestisce NetApp. “Vogliamo che tutti capiscano di avere opportunità uniche e di essere fortunati a fare ciò che fanno. E il modo migliore per esprimere gratitudine è fare un ottimo lavoro”. Nella vita, aggiunge, è stato aiutato dalla fortuna in almeno un paio di circostanze: è arrivato negli Stati Uniti nel 1986, “l’anno in cui decollò la rivoluzione del personal computer”, e nella Silicon Valley nel 1990, in tempo per uno dei decenni di maggiore espansione dell’industria tecnologica americana. Si è laureato in ingegneria elettronica a Princeton e ha ottenuto un master in amministrazione aziendale a Stanford. Per mantenersi durante il college, ha raccontato il Mercury News di San José, ha lavorato come parcheggiatore, pizzaiolo e barista. Prima di entrare in NetApp è stato in Cisco, Akamai Technologies, McKinsey e Oracle.

“Si parla troppo di quello che potrebbe succedere in un futuro lontano. Così si distorce il dibattito sulle applicazioni concrete dell’IA ai problemi di oggi”

George Kurian dice che l’ambiente in cui è cresciu-

Ora Kurian deve guidare la sua azienda nell’era dell’intelligenza artificiale. Una rivoluzione che va molto al di là dei chatbot come ChatGPT e Grok. “Lavoriamo da tempo sull’IA predittiva e sull’IA per l’industria”, spiega. “Ci sono molte applicazioni nel settore manifatturiero, per esempio. Si usano la computer vision per assicurare la qualità dei prodotti e l’analisi dei dati per capire quali problemi potrebbe incontrare una macchina. La sicurezza informatica beneficia da tempo del machine learning, il settore sanitario sfrutta l’IA per analizzare enormi quantità di dati, come quelli del genoma umano, o per prevedere l’efficacia di un farmaco su un gruppo di pazienti. Ci sono molti usi reali dell’IA che vengono fagocitati dal rumore dovuto a ChatGPT”. Qualche settimana fa Kurian era al Global Cloud Data Center di Aruba a Ponte San Pietro, in provincia di Bergamo, per la tappa italiana di Insight Xtra, una serie di eventi di NetApp che riunisce esperti, partner e clienti. Nell’occasione ha parlato della strategia dell’azienda per lo sviluppo e l’integrazione dell’intelligenza artificiale e dei dati. “Una cosa che mi preoccupa, al momento, è il contesto macroeconomico turbolento”, dice a Forbes Italia “Dobbiamo capire qual è la giusta quantità di rischio che possiamo assumerci come azienda. Sono però molto ottimista sul nostro business. Negli

ultimi anni abbiamo previsto tutte le tendenze significative”. Quanto all’adozione dell’IA, Kurian spiega che “negli incontri con i clienti, indichiamo tre passaggi chiave. Il primo è capire quale problema bisogna risolvere: l’IA è uno strumento che può servire a molti scopi, ma per estrarne valore bisogna applicarlo a un problema preciso. Il secondo è comprendere l’importanza dei dati della propria impresa: tutti hanno gli stessi strumenti, i dati sono l’unica risorsa esclusiva. Il terzo è rendersi conto dei rischi: bisogna adottare tecnologie responsabili”.

Sul tema dei rischi, però, Kurian non è tra gli allarmisti. “Si parla molto - più del necessario - di quello che potrebbe succedere in un futuro lontano: IA senziente, IA che sostituisce gli esseri umani. Sono speculazioni che distorcono il dibattito sulle applicazioni concrete dell’intelligenza artificiale ai problemi di oggi”.

Lo scorso anno il premio Nobel per la fisica Geoffrey Hinton, uno dei padri dell’IA, ha detto alla trasmissione televisiva statunitense 60 Minutes di essere preoccupato per gli sviluppi della tecnologia e ha sottolineato che “ci stiamo avviando verso un’epoca in cui, per la prima volta nella storia, potrebbe esserci qualcosa di più intelligente di noi”. Kurian non è spaventato. “Considerarmi il più intelligente di tutti non è mai stata una componente significativa della mia personalità. Se qualcuno è

George Kurian sul palco della tappa italiana di Insight Xtra.

più intelligente di me, non è un problema. Se una tecnologia è migliore di me, mi sta bene. D’altra parte abbiamo già sviluppato strumenti che sono molto superiori agli esseri umani in diverse cose, come la mobilità”.

Un’altra questione cruciale, aggiunge, è stabilire “che cosa intendiamo con ‘intelligente’. Per molto tempo abbiamo pensato che essere i più intelligenti significasse avere più risposte a un certo insieme di domande. E non c’è dubbio che l’IA sappia elaborare enormi quantità di dati e rispondere a moltissime domande. Se però stabiliamo che essere intelligenti significa capire quali sono le domande importanti - quelle che hanno a che vedere con gli obiettivi, i valori, le priorità -, non credo che l’IA sia in grado di farlo, almeno per il momento”. Kurian riconosce che ChatGPT può prevedere il 90% delle domande che gli investitori porranno in una conferenza sugli utili, “ma sono questioni che riguardano l’ultimo trimestre, non il futuro a lungo termine del business”. È contrario, quindi, a “regolamentazioni a tappeto” sull’intelligenza artificiale. “Bisogna pensare prima di tutto a quali sono le persone più esposte e meno capaci di difendersi”, dice. “Una combinazione di regolamentazione da parte del governo o di altre autorità e di autoregolamentazione da parte dell’industria incoraggerà l’uso dell’IA, perché la renderà sicura per tutti”. F

Patto atlantico

A fine 2024 l’interscambio commerciale tra Italia e Usa era di 110 miliardi di euro. Per Simone Crolla, consigliere delegato e direttore generale dell’American Chamber of Commerce in Italy, l’avvento di Trump non potrà incrinare il rapporto: “La relazione supera questi problemi più politici che reali”

INIn dieci anni, secondo i dati Promos Camera di Commercio, gli interscambi commerciali fra l’Italia e gli Stati Uniti sono triplicati: da 30 a 92 miliardi di euro. E il 2024 ha registrato i numeri migliori di sempre. Se si considera poi che il nostro Paese ha la maggiore quantità di insediamenti accademici americani in Europa, si definisce un vero e proprio idillio. Di cui Trump non potrà che prendere atto. È quello che pensa anche Simone Crolla, consigliere delegato e direttore generale dell’American Chamber of Commerce in Italy.

L’interscambio commerciale tra Italia e Stati Uniti è cresciuto negli ultimi anni: alla fine del 2024 eravamo a oltre 110 miliardi tra beni e servizi. Testimonianza della vitalità di una relazione che premia i prodotti dell’Italia, che ha un surplus nella bilancia commerciale di oltre 50 miliardi. La relazione è salda, beni e servizi made in Italy viaggiano senza problemi. Non solo nei settori più noti, come moda, turismo, arredamento o cibo, ma anche, per esempio, nel mondo dei farmaci o dello sport (basta guardare alla Juventus). È un rapporto simbiotico che viaggia alla pari: le rica-

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dute dell’investimento americano in Italia non sono solo quelle sul prodotto o del servizio che viene venduto, ma anche sulla formazione dei dipendenti dell’azienda italiana con investimenti di capitale americano o che partecipa in joint venture con un’azienda americana. Ricadute positive anche sulla carriera dei dipendenti di queste aziende, perché entrano in un contesto più internazionale, dove il merito è fondamentale. Poi ci sono le ricadute sociali sulle comunità nelle quali l’investimento viene effettuato. Durante il Covid le aziende americane in Italia, coordinate dall’American Chamber, hanno contribuito a lenire i problemi della pandemia, donando circa 50 milioni in attrezzature mediche alla Croce Rossa a sostegno delle comunità locali.

La nuova amministrazione Trump potrebbe, in qualche modo, modificare questo stato di fatto?

Abbiamo già sperimentato quattro anni di presidenza Trump. Dalla guerra commerciale tra Stati Uniti ed Europa l’Italia è uscita comunque bene: i dazi non hanno intaccato più di tanto le esportazioni, che, anzi, sono cresciute tanto quanto gli investimenti diretti italiani negli Stati Uniti. La relazione supera anche questi problemi, più politici che reali, e quindi non credo che la nuova amministrazione Trump possa in qualche modo incidere negativamente in una relazione di cui noi godiamo da tantissimo tempo. In ogni caso sono manovre già sperimentate, per le quali ci sono soluzioni, e ritengo che questo governo, con l’ecosistema istituzionale che abbiamo in Italia e in Europa, sia in grado di gestire un dialogo con l’amministrazione Trump che sarà positivo per entrambi i paesi.

Quale sarà il ruolo di AmCham in questa relazione nel prossimo futuro?

Noi possiamo definirci la sede della Confindustria americana. In questi 110 anni di storia in Italia abbiamo contribuito a facilitare il dialogo tra Stati Uniti e Italia da ogni punto di vista, aiutando i primi investitori americani a leggere il Paese, a capire dove, come e quando investire. Cerchiamo di rendere il nostro Paese sempre più attrattivo per gli americani, che naturalmenteormai da decenni - non guardano più solo all’alleato europeo, ma investono secondo parametri ben specifici in tutto il mondo: ecco la Camera è un punto di riferimento, una sorta di ambasciata economica per tutti gli investitori americani che guardano con attenzione all’Italia. Ricordo che gli Stati Uniti sono - anche grazie al lavoro che ha fatto la Camera nei decenni - il primo investitore straniero nel nostro Paese. Come in passato, la Camera ci sarà ancora nel futuro a sostenere sia le istituzioni che gli imprenditori italiani, anche per capire quali saranno le opportunità sotto la presidenza Trump. Continueremo a essere un punto di riferimento per tutti gli investitori americani che guardano al nostro Paese con interesse. E sono tanti.

Storicamente le università italiane non hanno intrattenuto relazioni stabili con le imprese. Ma adesso la situazione sta cambiando. Il ruolo delle aziende americane, attraverso AmCham, potrebbe essere rilevante nei processi di innovazione?

AmCham ha intuito questa necessità e qualche anno fa ha fatto nascere, all’interno del portfolio dei propri comitati, gruppi di lavoro specifici sull’istruzione. Il sistema coinvolge le principali università italiane che hanno programmi con gli Stati Uniti e sono tantissime le università americane nel nostro Paese: escludendo la Gran Bretagna, l’Italia è il primo paese fuori dagli Stati Uniti per numero di programmi universitari americani. Da Firenze a Venezia, Roma e Torino ci sono decine e decine di sedi di università americane che contribuiscono anche al miglioramento delle relazioni economiche, perché tantissimi studenti americani richiamano le famiglie e alimentano il turismo. Anche questa è un’opportunità economica. In ogni caso la relazione tra le università italiane e quelle americane è crescente e la relazione tra l’educazione di eccellenza e le aziende diventa sempre più centrale. Al di là del percorso

“Da Firenze a Roma, Venezia e Torino ci sono decine di sedi di università americane che contribuiscono anche al miglioramento delle relazioni economiche”

universitario, è imperativo avere esperienze, anche pre-laurea, di collaborazione con università sotto forma di internship e di programmi di stage. Questo la Camera lo fa, le aziende americane lo vogliono e sono gettonatissime per questo tipo di opportunità. Per le aziende americane è importante che, oltre al profilo universitario, ci sia anche un profilo pratico di affinamento prima della laurea o del master. È una relazione virtuosa che aiutiamo a coltivare e a cui teniamo molto. F

Simone Crolla

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Importanti anche gli investimenti fatti in house, che hanno portato all’ampliamento del

quartier generale di Castelfranco Emilia, che è stato inaugurato nel 2021 e accoglie più di 500 dipendenti, con uno stabilimento dotato di un sistema ecologico di riscaldamento e raffreddamento a pavimento e un impianto fotovoltaico in grado di produrre oltre 1.000 MWh di energia elettrica l’anno. A ciò si aggiungono otto filiali tra Europa, Stati Uniti e Sudafrica, una rete distributiva che annovera 195 concessionari e un fatturato consolidato che è cresciuto nel 2023 fino a 500 milioni di euro. L’azienda detiene anche alcuni record mondiali grazie ai suoi sollevatori. “Abbiamo la più ampia

offerta di sollevatori telescopici rotativi, con 17 modelli, i primati per la maggiore capacità di carico, con le 13 tonnellate del Rth 13.26, e per l’altezza di sollevamento più elevata, con i 51 metri del Rth 6.51”, spiega Riccardo Magni, amministratore delegato e presidente della Magni Th.

I vostri sollevatori trovano vasto impiego in un settore fondamentale come l’edilizia.

"Vogliamo restare all'avanguardia e superare i nostri limiti, sempre ispirandoci al motto: se lo sogni, puoi farlo"

Un risultato dovuto alle prestazioni sempre più elevate. La nostra azienda ha iniziato il proprio percorso nel 2013 con il lancio dei telescopici rotativi, entrando in un mercato di nicchia. Nel 2015 abbiamo introdotto i modelli fissi per ampliare la gamma e penetrare in un settore caratterizzato da maggiori volumi di vendita. Poi sono arrivati i sollevatori ad alta capacità. Tutta la gamma di sollevatori telescopici è dotata della tecnologia del load moment indicator, che permette di monitorare costantemente i movimenti per prevenirne il sovraccarico, mentre il software di bordo brevettato Magni Combi Touch System garantisce una gestione intuitiva della macchina. Inoltre, grazie al live load diagram, disponibile nei modelli Th e Rth, l'operatore può visualizzare i diagrammi di carico su schermi touch in tre modalità: standard, che mostra tutte le fasce di carico; dinamica, che visualizza l'area di lavoro disponibile in base al carico sollevato; dinamica a 360 gradi, riservata ai modelli rotativi, che offre la visione dall'alto dell'area di lavoro, assicurando maggior precisione in condizioni di stabilità variabile. Il sistema Rfid consente poi il riconoscimento automatico dell’accessorio, aggiornando in tempo reale il display con il diagramma di carico corrispondente e prevenendo potenziali sovraccarichi. Al di là dell’edilizia, le nostre macchine sono progettate per offrire prestazioni eccellenti anche per

logistica, settore forestale, miniere, settore petrolifero e agricoltura. Una versatilità che garantisce soluzioni ottimali per diverse esigenze operative.

Proprio per l’agricoltura avete di recente prodotto nuovi modelli.

La nuova gamma Tha rappresenta il massimo delle prestazioni e della semplicità d’uso, offrendo soluzioni innovative per chi cerca l’equilibrio tra efficienza, comfort e sicurezza. I modelli sono dotati di sospensioni per la cabina, luci led ad alta visibilità, che insieme al Mcts garantiscono un'operatività fluida e adattabile alle esigenze quotidiane. I modelli da cinque tonnellate introducono tecnologie che massimizzano la trazione grazie alla trasmissione a variazione continua, assicurando un controllo ottimale su ogni superficie e una velocità massima di 50 km/h. La sospensione idropneumatica dell’assale offre maggiore rigidità e adattabilità su terreni irregolari, per un comfort di guida superiore con oscillazioni ridotte. Ulteriori funzionalità, come la traslazione laterale del braccio e il livellamento orizzontale della macchina, aumentano precisione e stabilità nelle

L'investimento in ricerca e sviluppo compiuto da Magni nel 2023

operazioni di sollevamento e posizionamento dei carichi. La gamma agricola è dotata anche di alcune funzioni specifiche del sofware Mcts come l’up-down, per mantenere la verticalità costante, la memory position che rende più rapide le operazioni ripetitive e lo shake per la pala, che consente di svuotare agilmente l’accessorio.

Quanto investe Magni in innovazione per restare al vertice?

I modelli di sollevatori telescopici dell'azienda, con i 13 introdotti nel 2024

C’è un investimento costante in innovazione per restare all'avanguardia e continuare a superare i propri limiti, sempre ispirandosi al nostro motto: ‘Se lo sogni, puoi farlo’. Questo impegno si riflette negli ingenti investimenti in ricerca e sviluppo, con 20 milioni di euro allocati nel 2023 per creare soluzioni che combinano sicurezza, tecnologia e performance. Nel 2024 abbiamo introdotto 13 nuove macchine, arrivando ad avere una gamma complessiva di telescopici composta da 45 modelli, perché il nostro obiettivo non è solo migliorare l'efficienza e il comfort, ma garantire un’esperienza operativa ai massimi livelli di sicurezza per ogni esigenza. F

La sede di Magni Telescopic Handlers. Nell'altra pagina, un suo sollevatore agricolo.

Intelligenza artificiale per il mondo reale

Le organizzazioni che ritardano l'adozione dell’IA devono far fronte a crescenti svantaggi competitivi, mentre i concorrenti accelerano

L'IA non sta solo cambiando le regole del gioco, ma anche fornendo alle aziende insight basati sui dati che supportano decisioni più rapide e formate. Stiamo assistendo a un'impennata senza precedenti nell'adozione dell'IA. Secondo una ricerca di McKinsey, nel 2024 è quasi raddoppiato l'utilizzo della Gen IA,

processo decisionale o una migliore customer experience.

Un'adozione efficace dell'IA dipende dal trattamento dei dati come asset strategico che richiede investimenti continui e una governance attenta. Le aziende vivono di dati e ne dispongono in grande quantità, ma spesso problemi di consistenza e qualità come incoerenze, errori e

ora impiegata regolarmente dal 65% delle aziende.

L'equazione finanziaria dell'adozione dell'IA può essere complessa. Potrebbero essere necessari investimenti importanti, non solo nella tecnologia, ma anche nella preparazione dei dati, nell'integrazione nei sistemi e nei cambiamenti organizzativi. Il ritorno di questi investimenti può essere difficile da quantificare, soprattutto quando si tratta di vantaggi indiretti come una migliore qualità del

Secondo una ricerca di McKinsey, nel 2024 è quasi raddoppiato l'uso della GenIA, ora impiegata regolarmente dal 65% delle aziende

mancanza di contesto ostacolano i progetti di IA.

Infine, il divario nell’alfabetizzazione dell'IA ne influenza la percezione. Secondo i dati di una recente ricerca che abbiamo svolto intervistando oltre quattromila dipendenti, il fattore che condiziona maggiormente le opinioni sull'IA è il livello di conoscenza, ovvero la capacità di comprendere e valutare questa tecnologia. Le persone con un basso livello di conoscenza dell’IA hanno oltre sei volte più probabilità di essere apprensive e sette volte più probabilità di essere spaventate dal suo uso rispetto ai colleghi con un’elevata conoscenza. La formazione diventa quindi cruciale per assicurare che un’organizzazione sia pronta a cogliere appieno i benefici dell’IA.

Forse la minaccia più significativa, però, è il rischio di inazione. Le organizzazioni che ritardano l'adozione dell’IA devono far fronte a crescenti svantaggi competitivi mentre i concorrenti abilitati dall'IA accelerano. Più un'organizzazione aspetta, più difficile e costoso diventa recuperare terreno. I concorrenti costruiscono non solo capacità tecniche, ma anche la memoria muscolare organizzativa per lavorare con le tecnologie IA, ampliando il divario.

Affrontando queste sfide in modo proattivo, le imprese possono posizionarsi per raccogliere i frutti dell'IA riducendo al minimo i rischi e le resistenze. Il percorso può essere complesso, ma il potenziale di trasformazione e i vantaggi lo rendono uno sforzo necessario e non procrastinabile.

Carla Masperi

Accoglienza senza confini

Il gruppo della famiglia Soglia è diventato il primo italiano a entrare nell’ospitalità in Arabia Saudita. L’ultimo atto di una storia imprenditoriale che abbraccia immobiliare, turismo, design e healthcare

In poco più di mezzo secolo la famiglia Soglia ha costruito un impero imprenditoriale diversificato nei settori immobiliare, turistico, design e healthcare. Fondato da Giuseppe Soglia nel ‘65 come impresa di costruzioni, il gruppo è cresciuto sotto la guida del figlio Gerardo, espandendosi e distinguendosi per l'innovazione e la sostenibilità. E se l’azienda in sé rappresenta una realtà molto dinamica, il ramo dedicato al comparto ricettivo - Soglia Hospitality - ha celebrato un traguardo storico, diventando il primo gruppo italiano a entrare nel settore dell’ospitalità in Arabia Saudita, nel cuore del Diplomatic Quarter della capitale Riad. In questo modo l’imprenditore salernitano classe ’71 Gerardo Soglia si è confermato un innovatore nell’ospitalità di lusso, valorizzando strutture immobiliari e portando lo stile e la qualità italiani in uno dei mercati più in crescita al mondo. Come avvenuto in Qatar, a Dubai e ad Abu Dhabi, l’Arabia Saudita sta vivendo una trasformazione straordinaria, con investimenti strategici che ridefiniscono il turismo di lusso. Insieme ai grandi brand internazionali, ora tocca a un player del nostro Paese. “L’arrivo a Riad”, spiega Soglia, “rappresenta un passo avanti significativo nel posizionamento di Soglia Hospitality come leader globale. Siamo onorati di essere il primo rappresentante italiano a contribuire a questo sviluppo: il nostro team contribuisce all’innovazione del settore food & beverage, essenziale

per il lancio della struttura, in linea con i più alti standard di eccellenza e lusso personalizzato”. Grazie alle competenze acquisite alla Cardiff Business School, alla New York University Stern School of Business e al Politecnico di Milano, dove ha conseguito un mba in ingegneria gestionale, Soglia ha rilanciato il marchio Laudarte, trasformandolo in un punto di riferimento nel

design made in Italy di lusso. Specializzato in illuminazione artistica e artigianale, il brand combina tradizione e innovazione per arredare hotel e residenze di prestigio. L’esperienza politica di Soglia, ex deputato di Forza Italia, completa un profilo imprenditoriale orientato non solo al successo personale, ma anche alla crescita economica e sociale dei territori in cui opera.

Gerardo Soglia
a cura di gruppo Soglia

n BEST IN CLASS n

Protezione al centro

Per gli italiani la sicurezza in casa è una Priorità Per il benessere quotidiano. il terzo raPPorto censis-Verisure rivela che l’85,5% ha disPositivi di Protezione e l’89,2% la ritiene indisPensabile Per vivere bene

PPer gli italiani la sicurezza domestica è una componente essenziale per vivere bene e l’85,5% ha almeno un dispositivo di protezione nella propria abitazione. È quanto emerge dall’osservatorio Censis-Verisure sulla sicurezza della casa. Ne abbiamo parlato con Stefan Konrad, managing director di Verisure Italia

Dalla ricerca Censis-Verisure emerge che la sicurezza domestica è centrale per la qualità della vita: quali sono i dati più significativi?

Il terzo Rapporto dell’Osservatorio sulla Sicurezza della Casa Censis-Verisure, realizzato con il contributo del Servizio analisi criminale del ministero dell’Interno, offre una panoramica chiara della percezione della sicurezza domestica: l’89,2% degli italiani considera la sicurezza della propria abitazione essenziale per vivere bene.

Quali sono le preoccupazioni principali legate alla sicurezza domestica?

Un elemento che colpisce è il timore diffuso del furto in casa: il 48% lo ritiene il rischio principale, più di qualsiasi altro reato. Non solo: il 37,7% teme emergenze sanitarie

48%

Gli italiani che temono soprattutto il furto in casa

37,7%

Gli italiani che temono le emergenze sanitarie

Per leggere altre storie d’impresa visita la sezione Business sul nostro sito Forbes.it

e il 25,5% è preoccupato per gli incidenti domestici. Una crescente percezione di insicurezza amplificata da trasformazioni sociali, come l’aumento di persone che vivono da sole. Questi dati mostrano che la sicurezza sta diventando multidimensionale: non solo protezione di case e negozi, ma sinonimo di serenità. Ecco perché investiamo per garantire protezione a 360 gradi.

Ci sono regioni più sicure di altre in Italia?

Sì, l’indice Censis-Verisure ha identificato le Marche come la regione con il più alto livello di sicurezza domestica, seguita da Sardegna e Trentino-Alto Adige. All’opposto, il Lazio si trova all’ultimo posto, preceduto da Campania e Sicilia.

Quali sono le innovazioni più richieste e come le integrate nella vostra strategia?

L’innovazione è il motore che guida la nostra strategia, permettendoci di rispondere in modo tempestivo ed efficace alle nuove esigenze di mercato attraverso un’offerta che integra tecnologie avanzate e approccio umano. Utilizziamo algoritmi di IA per migliorare precisione, affidabilità e ridurre al minimo i falsi allarmi. La nostra strategia si basa su un impegno costante in ricerca e sviluppo, con un investimento di oltre 350 milioni di euro e un team di 600 ingegneri che lavorano a livello di gruppo per migliorare prodotti e processi.

Collaborate anche con enti e istituzioni per ampliare il concetto di sicurezza?

Riteniamo che la sicurezza sia una sfida collettiva che necessita di una sinergia tra diversi attori. Collaboriamo con istituzioni, forze dell'ordine, istituti di vigilanza e organizzazioni di categoria per garantire interventi rapidi ed efficaci e allineare le nostre soluzioni alle normative in evoluzione. Inoltre collaboriamo con organizzazioni del terzo settore come Differenza Donna su tematiche come la prevenzione della violenza di genere.

La Centrale operativa Verisure sta lavorando su numeri rilevanti quest’anno. Quali sono i dati principali?

Nel 2024 abbiamo gestito sette milioni di scatti d’allarme. Di questi, uno su 1.000 è risultato essere un caso reale di pericolo. Nell’80% si trattava di tentativi di intrusione, mentre il restante 20% riguardava altre situazioni o incidenti, come emergenze sanitarie o rischi domestici.

Verisure, in Italia da 11 anni, ha registrato una crescita costante. Come?

Il percorso intrapreso dal nostro arrivo in Italia nel 2013 combina innovazione, attenzione ai clienti e focus sulle persone e ci ha portati a registrare una crescita costante in termini di clienti, oltre 350mila a +85% rispetto al 2021, il fatturato, a +70% negli ultimi 3 anni, i collaboratori che, con un ritmo di 300 assunzioni l’anno, sono 2.800 attualmente. E ancora di presenza sul territorio: a oggi siamo in 15 regioni e 74 province italiane, ma abbiamo già previsto l’apertura in altre otto province nel 2025. Risultati che trovano piena espressione nella nostra nuova sede in Italia, Green Island, che incarna la nostra visione di un futuro basato su innovazione e benessere. Quasi 14mila metri quadri di spazi moderni che ospitano 1.300 collaboratori.

Su cosa state puntando?

Le persone sono il nostro asset più prezioso, che alimenta la nostra crescita e ci consente di offrire soluzioni di sicurezza innovative e all’avanguardia. Il dna aziendale si basa su un forte spirito imprenditoriale, sostenuto da un team motivato e ingaggiato, composto sia da professionisti di grande esperienza che da giovani. Un aspetto su cui puntiamo è lo sviluppo di competenze e talento. Per questo nel 2023 abbiamo erogato quasi 20mila ore in onboarding e formazione, per fornire a ogni collaboratore gli strumenti per eccellere in un contesto sfidante. Abbiamo incluso anche iniziative dedicate a tematiche sociali, come la prevenzione della violenza di genere. Con il 49%

di donne e il 15% di collaboratori under 30, poniamo grande attenzione a politiche di diversity & inclusion, capaci di attrarre e trattenere talenti. Un approccio alle risorse umane che ci è valso le certificazioni Great Place to Work e Top Employer Italia per il 2023 e il 2024 e per la prima volta Top Employer Europa 2024.

Quali sono i vostri obiettivi futuri? Puntiamo a estendere il nostro servizio a tutto il territorio nazionale, a raggiungere un milione di clienti entro il 2030 e a superare i 5mila collaboratori nei prossimi cinque anni. La nostra missione rimane quella di rendere la sicurezza un diritto accessibile a tutti, continuando a crescere con passione e innovazione. F

Stefan Konrad

La sicurezza al primo posto

Il sogno di Martin Pos era realizzare il miglior seggiolino auto per proteggere i bambini. Cybex, la sua azienda tedesca, ha messo sul mercato un prodotto che unisce design, innovazione e altissimi standard di affidabilità

Tutti abbiamo un sogno nel cassetto. Ci sono quelli irraggiungibili, che appartengono a chi crede nei miracoli. E poi ce ne sono altri più concreti, che possono diventare realtà con la passione, lo studio e l’impegno. E che, soprattutto, possono migliorare la vita agli altri. Quello di Martin Pos rientra nella seconda categoria: realizzare il seggiolino per auto più sicuro al mondo. Ambizioso, certo, ma realizzabile. Tanto che nel 2005, dopo un’esperienza lavorativa sempre nel settore juvenile, ha deciso di fondare un’azienda con questo obiettivo. Cybex, oggi, grazie ai continui investimenti in ricerca sviluppo e alla visione innovativa di Pos, sta rivoluzionando questo mercato.

Ma come si fa a creare il seggiolino per auto più sicuro al mondo? Il percorso è stato lungo: “Nel primo modello, Cybex Solution, abbiamo integrato il nostro poggiatesta reclinabile brevettato”, dichiara il fondatore. Era il 2005. “Con il tempo abbiamo esplorato numerose tecnologie, instancabili nella ricerca di innovazione per garantire la massima sicurezza”. Fino a quando non è arrivato Anoris T i-Size, nel 2021. “Questo prodotto ha rappresentato una rivoluzione nel settore della sicurezza dei bambini in auto”, continua Pos. “L'idea di integrare un airbag in un seggiolino rivolto verso il senso di marcia è stata ispirata dal settore automobilistico. Il prodotto ha sorpreso il mercato ed è stato premiato nel maggio 2022

come miglior seggiolino nella sua categoria da Stiftung Warentest e Adac”. Già, perché l’azienda tedesca con sede a Bayreuth, nella Baviera settentrionale, sottopone i suoi seggiolini anche ai test del club automobilistico generale tedesco Adac, il più noto in Europa. Per superarli, i prodotti devono soddisfare requisiti in categorie diverse, più stringenti rispetto a quelli delle normative in vigore. Uno sforzo necessario, se si vuole realizzare il miglior seggiolino al mondo.

Ad aprile 2024 Cybex ha presentato la seconda generazione di questo prodotto. “Anoris T2 i-Size ha caratteristiche aggiornate che consolidano il nostro impegno nell’essere sempre un passo avanti. La tecnologia innovativa dell'airbag, progettata per adattarsi a bambini di

diverse età, forma una C attorno al cuscino di protezione, proteggendo il bambino dalla testa alle ginocchia in caso di collisione”. Questo sistema di protezione ha dimostrato di ridurre il movimento in avanti, distribuire le forze uniformemente e tenere il bambino in posizione. Insomma, non solo offre livelli di sicurezza superiori del 50%*. rispetto ai seggiolini convenzionali rivolti verso il senso di marcia durante una collisione frontale, ma permette anche ai genitori di viaggiare con tranquillità, grazie alla comodità e alla connessione visiva con i bambini. “I risultati straordinari nei crash test rendono Anoris T2 un esempio di come tecnologia e innovazione possano migliorare la vita delle famiglie”. Siccome la sicurezza non è mai troppa, Martin Pos ha voluto

Anoris T2 testato presso il Safety Center di Cybex a Bayreuth, in Germania.

portarsela più vicina possibile: in casa. “Nel nostro quartier generale abbiamo creato un Safety Center dedicato, dove conduciamo migliaia di crash test ogni anno per garantire che i seggiolini non solo siano conformi agli standard, ma li superino”. Qui, attraverso continui investimenti in strutture all'avanguardia e un team dedicato di esperti con background differenti, Cybex alza sempre più l’asticella, garantendo un alto livello di formazione ai dipendenti e progettando prodotti in linea con i più elevati standard di sicurezza, indipendentemente dal fatto che siano venduti in Europa, Asia, Imea (India, Medio Oriente e Africa) o in America.

E, per non lasciare nulla al caso, applicando su ciascun prodotto il cosiddetto Dsf Innovation Principle, indipendentemente dalla tipologia. “Questo principio rappresenta la combinazione di design unico, sicurezza insuperabile e funzionalità intelligente”, continua Pos. “Il nostro spirito d'innovazione ci porta a sviluppare prodotti adottando un approccio olistico che coinvolge la collaborazione tra designer ed esperti di sicurezza. Il nostro design funzionale si focalizza sul miglioramento dell'esperienza dei genitori e infatti il nostro passeggino elettrico e-Gazelle S, grazie alla sua tecnologia avanzata, è progettato per affrontare facilmente terreni irregolari, assistere su superfici difficili, in salita e anche in discesa, e offre una funzione di dondolio automatico per calmare e cullare il bambino, il tutto facilmente

controllabile tramite una pratica levetta sul maniglione. L’e-Priam della linea Platinum, invece, è il passeggino elettrico che ha rivoluzionato il settore grazie alla sua Cybex App e alle funzioni motorizzate di grande funzionalità. Combinando anche elementi di design raffinati ed eleganti, è il passeggino per le famiglie con le più alte esigenze e aspettative”. Oggi è molto acceso il dibattito su quale sia e quale sarà il ruolo della tecnologia nelle nostre vite. Nel settore dei seggiolini auto c’è una regola che dovrebbe essere universale: il tech è importante, ma non sufficiente. Per garantire la sicurezza dei bambini, rimane fondamentale l’accortezza dei genitori e la consapevolezza dell’uso corretto di questi dispositivi: “È cruciale educare i genitori e le

comunità su questi temi, poiché i dati dimostrano che una percentuale significativa di seggiolini non viene usata in modo corretto o non viene affatto usata”. Anche per questo Cybex si impegna a sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza di usare i seggiolini nel modo giusto, collaborando con le istituzioni locali, come le forze di polizia e le istituzioni governative. “Il nostro obiettivo è informare i genitori e il pubblico, fornendo un background educativo sui benefici salvavita, per ridurre il rischio di infortuni in caso di incidenti stradali”. Per realizzare il seggiolino più sicuro al mondo non si può mai stare fermi. Perché la ricerca cresce, le tecnologie si evolvono e i prodotti sono sempre migliori. “La nostra dedizione alla sicurezza e all'eccellenza rimarrà un valore fondamentale, insieme all´impegno nell’integrare nuove categorie di prodotto”, conclude Pos. “In parallelo, stiamo potenziando la nostra strategia di espansione nei mercati chiave e abbiamo recentemente inaugurato il nostro flagship store in Rue Saint-Honoré a Parigi. Questo segna l'inizio di un nuovo capitolo, in cui continueremo a fissare nuovi standard e a mantenere il nostro ruolo di pionieri”. F

*(Rispetto ai seggiolini con cintura rivolti nel senso di marcia in caso di incidente frontale. Risultati dei test interni ottenuti utilizzando i criteri del test incidente frontaleAdac 2023)

Martin Pos
con Cybex
© ANNA KOVACIC

100 UNDER 30

NARRATORI DIGITALI

C’è chi ha girato un documentario sul commercio della carne di squalo e chi vuole aumentare l’alfabetizzazione giuridica dei ragazzi. E poi chi fa divulgazione scientifica sui social e chi ha creato una piattaforma per raccontare la Generazione Z e la sua cultura. Sono alcuni degli Under 30 scelti da Forbes Italia nella categoria Media & Marketing

TUTOR

Brainpull, agenzia di marketing e comunicazione nata nel 2012, vuole unire l’energia delle nuove generazioni e la visione di professionisti esperti. Il suo modello si basa su team interdisciplinari e su un approccio collaborativo in cui l’età non è una barriera

NNel panorama in continua evoluzione del marketing e della comunicazione, credere nei giovani non è solo una scelta: è una necessità per chi, come Brainpull, vuole restare all’avanguardia. Dal 2012, anno in cui è nata, l’agenzia ha sempre avuto un obiettivo chiaro: creare un ambiente dove l’energia delle nuove generazioni e la visione strategica dei professionisti esperti si incontrano per costruire qualcosa di dirompente. Il 2024 ha portato con sé cambiamenti importanti nel settore. L’intelligenza artificiale generativa, le nuove sfide etiche e la richiesta di un marketing sempre più personalizzato e umano sono solo alcune delle rivoluzioni in atto. Per affrontarle servono persone che sappiano adattarsi, sperimentare e immaginare nuove possibilità. È qui che i giovani talenti fanno la differenza: il loro approccio fresco, non contaminato da abitudini consolidate, è la scintilla in grado di spostare l’attenzione, di accendere l’innovazione.

Investire sui giovani significa molto più che accoglierli in azienda. Vuol dire offrire loro gli strumenti per crescere, lavorando su progetti reali e di impatto. Vuol dire incoraggiarli a prendere decisioni, a esprimere idee che potrebbero sembrare fuori dagli schemi e a sfidare persino le convenzioni del modello organizzativo. Vuol dire creare uno spazio dove la formazione non si ferma mai e dove le competenze si arricchiscono continuamente, grazie a un flusso costante di confronto e apprendimento reciproco. Brainpull ha adottato un approccio collaborativo in cui l’età non è mai una barriera. Il suo

modello, basato su team interdisciplinari, permette a chiunque di portare un contributo tangibile, indipendentemente dall’esperienza pregressa. Perché il talento si manifesta in modi diversi il ruolo di un’azienda è far sì che ciascuno abbia la possibilità di brillare.

Questa fiducia nei giovani è una delle ragioni per cui oggi Brainpull è riconosciuta come una realtà all’avanguardia, che non si limita a seguire le tendenze, ma le crea, con una cultura aziendale che valorizza l’agilità, l’innovazione e la libertà di espressione. Le sue campagne non nascono mai in silos, ma da una contaminazione continua di idee che nascono dai team più diversificati, dove il contributo di ogni individuo trova spazio per emergere. Il futuro del marketing non sarà scritto da chi rimane immobile, ma da chi sa evolvere e innovare. È per questo che Brainpull continua a puntare sui giovani: non solo per quello che sono oggi, ma per quello che possono diventare domani. Loro sono il riflesso degli inizi dell’agenzia e la promessa di un percorso che si rinnova costantemente. F

Il volto pop della fisica

CON UN APPROCCIO COMUNICATIVO ACCESSIBILE E LEGGERO, VUOLE AVVICINARE LE NUOVE GENERAZIONI

ALLE MATERIE STEM E ABBATTERE GLI STEREOTIPI DI GENERE

MMeccanica quantistica e cosmologia? Sì, grazie. Ma come rendere queste materie più accessibili e coinvolgenti? Risponde a questa domanda Virginia Benzi, alias Quantum Girl, che da due anni cerca di avvicinare le nuove generazioni alla scienza sfruttando la potenza dei canali social, da Instagram a YouTube. “Dopo un anno all’Accademia di Belle Arti di Torino, mi sono trasferita a Genova per studiare fisica”, racconta. “Mi sono laureata alla magistrale di fisica delle interazioni e sei mesi prima della laurea ho aperto il profilo su TikTok”. Nello stesso periodo aveva iniziato a collaborare con Generazione Stem, community dedicata all’empowerment femminile nelle discipline scientifico-tecnologiche. “La mia passione per la scienza è iniziata a 16 anni”, ricorda. “Ho scoperto che, oltre a me, sono in molti a porsi continuamente domande legate all’esistenza. Da quel momento ho iniziato ad apprezzare la matematica come strumento per conoscere la realtà”. Con la sua attività di divulgazione, Virginia ha sposato una missione ambiziosa: abbattere gli stereotipi legati alle materie Stem tramite un linguaggio leggero e di facile comprensione. “Cerco di intervallare contenuti divertenti e curiosi, in modo da avvicinare le nuove generazioni, e soprattutto i bambini, ai contenuti informativi”.

“Una scienziata che mi ha ispirata è Hack.Margherita È stata un grande esempio di determinazione e anticonformismo, elementi essenziali per costruire qualcosa di unico”

Il suo approccio innovativo ha conquistato anche la televisione: con Gen-Q, Generazione Quantum, visibile su RaiPlay, in dieci puntate Benzi conduce il pubblico alla scoperta delle leggi che regolano la vita e la natura, svelando i segreti e i misteri della fisica e delle scienze. In ogni episodio, insie-

me ad altri giovani creator, incontra dieci star del sapere scientifico, tra cui Chiara Montanari, prima donna italiana a capo di una spedizione in Antartide, Silvia Bodoardo, la più grande esperta europea di batterie, e Boris Behncke, vulcanologo che ha scelto di vivere sull’Etna. “Abbiamo cercato di far capire quanto la fisica sia intorno a noi, come faccia parte della quotidianità e in che modo possa risultare persino divertente. Volevamo mantenere un linguaggio comprensibile a tutti”. Ma cosa allontana ancora oggi le donne dalla scienza? Benzi sembra avere le idee chiare: “Un retaggio culturale che suddivide i lavori in base al genere. Già da piccoli piccoli veniamo indirizzati verso gli interessi che la società ci richiede. Eppure quest’ultima si sta evolvendo e così anche le competenze richieste”. La scienza sarà stravolta dall’intelligenza artificiale, prosegue Virginia. “Ogni branca sta risentendo e risentirà di questo strumento potentissimo e sono molto curiosa di conoscerne i risvolti. Anche i computer quantistici, se riusciranno a essere sviluppati, ci guideranno verso nuove scoperte. Entrambi i campi avranno un forte impatto su tutta la scienza”. La domanda è d’obbligo: quali donne del settore hanno rappresentato la maggiore fonte di ispirazione? “Sono nata circondata da donne forti. Ogni giorno sono loro che mi ispirano. Se devo pensare a una donna dell’area Stem, però, non posso non menzionare Margherita Hack. È stata un grande esempio di determinazione, testardaggine e una punta di anticonformismo, che per me sono elementi essenziali per costruire qualcosa di unico”. E per il futuro? “Vorrei aumentare la qualità e quantità dei miei contenuti, elaborando nuovi format”. F Roberta Maddalena

Virginia Benzi

Un megafono per la Gen Z

RACCONTARE LA NUOVA GENERAZIONE E LA SUA CULTURA DIGITALE. CON QUESTO INTENTO

IVAN BURATTI, ASSIEME A GIULIO PASQUI E DIEGO ODELLO, HA DATO VITA ALLA PIATTAFORMA ONLINE WEBBOH:

“ABBIAMO COLTO L’OPPORTUNITÀ DI ENTRARE IN UN TERRITORIO POCO BATTUTO DAI MEDIA TRADIZIONALI”

IInseguono gli ultimi trend, cambiano continuamente gusti e abitudini di consumo. La Gen Z è la prima a essere cresciuta con internet, smartphone e social media. Ed è anche quella alla quale, con i suoi contenuti online, si rivolge la piattaforma Webboh, nata nel 2019 da un’idea di Ivan Buratti, Giulio Pasqui e Diego Odello “Eravamo un collettivo di amici e colleghi, già attivi nel mondo della comunicazione, ma senza alcuna esperienza nei social media”, spiega Buratti. “Insieme ci siamo accorti che in Italia non esisteva una realtà dedicata a raccontare il mondo dei content creator. All’inizio ci siamo mossi seguendo un modello tradizionale: segnalavamo video virali, raccontavamo l’uscita di libri di influencer e costruivamo contenuti dedicati ai personaggi più in vista del momento. Era un approccio lineare, che puntava a raccontare fenomeni già noti”. Tuttavia, per il primo anno non hanno ottenuto grandi risultati. “Poi è arrivata la pandemia, l’esplosione di TikTok, il fiorire di nuovi creator e l’intuizione di diventare un punto di riferimento online per le nuove generazioni. Abbiamo colto l’opportunità di coprire le storie sulla vita di alcuni idoli di YouTube, entrando in un territorio poco battuto dai media tradizionali”. Quel momento ha segnato un cambio di passo: “Abbiamo iniziato a mettere al centro i bisogni della community, ascoltandola e cercando di rispondere alle sue richieste”. Il target di Webboh è costituito dagli under 24. Un pubblico che spazia tra studenti delle medie, liceali e universitari. Tuttavia, l’età del pubblico varia in base alla piat-

“Dedichiamo molta attenzione a linguaggio e argomenti. Collaboriamo con enti e associazioni che si occupano di temi come disturbi alimentari, bullismo e salute mentale”

taforma. “Su Instagram il target tende a essere più adulto, mentre su TikTok, YouTube e WhatsApp l’età media si abbassa, rendendole piattaforme strategiche su cui puntiamo particolarmente”. Nato a Roma, laurea in lettere moderne, durante l’università Ivan ha iniziato a scrivere e a occuparsi di televisione e media tradizionali. Per questo conosce bene le responsabilità di parlare a un pubblico giovane. “Webboh dedica molta attenzione al linguaggio e alla scelta degli argomenti. Abbiamo avviato collaborazioni con enti e associazioni che si occupano di temi come disturbi alimentari, bullismo e salute mentale, contribuendo a stimolare riflessioni su argomenti di grande spessore”. Ogni giorno, spiega, la piattaforma riceve migliaia di segnalazioni dai follower, che indicano argomenti di interesse, curiosità e nuove tendenze, facendo da “sentinelle” sul campo. “Parallelamente, monitoriamo costantemente le principali piattaforme social, soprattutto TikTok, Instagram e X, per intercettare trend emergenti e temi caldi, spesso riuscendo ad anticipare i media tradizionali”.

A dicembre 2022, inoltre, è stata formalizzata la vendita del 100% delle quote a Mondadori Media. “Un passo fondamentale che ci ha permesso di valorizzare il nostro progetto. Grazie a questa operazione siamo cresciuti strutturalmente, evolvendoci senza perdere la nostra identità. Abbiamo arricchito la nostra offerta editoriale e consolidato la nostra presenza nel settore degli eventi e dei contenuti video. A due anni di distanza, possiamo dirci pienamente soddisfatti: Webboh è oggi la principale community Gen Z in Italia”. F

Roberta Maddalena

Ivan Buratti

La legge dei social

AVVOCATO E DIVULGATRICE PENALE, FRANCESCA FLORIO PROMUOVE L’ALFABETIZZAZIONE GIURIDICA, SOPRATTUTTO TRA I PIÙ GIOVANI: “IL MIO GRANDE OBIETTIVO È CONTRIBUIRE ALLA FORMAZIONE E ALLA CRESCITA DELLE FUTURE GENERAZIONI, SIA ATTRAVERSO LA DIVULGAZIONE, SIA ATTRAVERSO L’INSEGNAMENTO”

AA sei anni Francesca Florio diceva che sarebbe diventata un avvocato. Questa convinzione si è poi rafforzata durante gli anni del liceo e, dopo una laurea in giurisprudenza alla Luiss Guido Carli, nel 2022 ha conseguito l’abilitazione come avvocato. Ha scelto l’indirizzo penalistico e la tesi universitaria sui reati sessuali nel cyber-spazio, con focus sulla pornografia non consensuale, l’ha aiutata per la pubblicazione del suo primo libro con Mondadori, dal titolo Non chiamatelo revenge porn. Oggi il suo lavoro comprende sia l’assistenza giudiziale a persone coinvolte in procedimenti penali, sia la consulenza in materia di compliance penale alle società. “Tra i progetti di cui vado orgogliosa c’è poi la clinica legale per la violenza di genere, che dirigo nello studio legale con cui collaboro”, spiega Florio. “Questo servizio, inaugurato un anno fa, fornisce assistenza alle donne che, con grande coraggio, decidono di intraprendere un percorso di fuoriuscita da situazioni di abuso”.

Anche la divulgazione è diventata, dai banchi universitari a oggi, una sfida: “Mi piacerebbe poter dire che si è trattato di un progetto pianificato, ma in realtà è nato per caso. Durante l’università avevo l’abitudine di registrarmi mentre studiavo ad alta voce. A volte, per testare le mie conoscenze, mi cimentavo nell’analisi di casi concreti. Un giorno alcuni amici mi hanno chiesto di spiegare su Instagram una sentenza d’appello che aveva acceso il dibattito pubblico. Questa decisione aveva ribaltato il pronunciamento di primo grado sulla base di una complessa argomentazione tecnica, riguardante la distinzione tra colpa cosciente e dolo eventuale”. Le storie di Instagram sono diventate il mezzo attraverso cui Francesca ha approfondito l’argomento. “Con grande

sorpresa, quei contenuti hanno avuto un grande successo, raggiungendo migliaia di persone”. Promuovere l’alfabetizzazione giuridica, soprattutto tra i più giovani, è diventata quindi la missione di Francesca. “È stato sorprendente scoprire quante persone fossero prive di conoscenze essenziali per tutelare i propri diritti. Questa consapevolezza ha rappresentato la spinta definitiva per trasformare un’attività spontanea in un progetto di divulgazione strutturato”.

“Le persone che interagiscono di più con i miei contenuti sono quelle tra i 18 e i 34 anni. Spesso sono i più giovani a fare da ponte, condividendoli con genitori, zii e altri familiari”

Il riscontro è stato decisamente positivo. “La fascia di età che interagisce di più con i miei contenuti è quella compresa tra i 18 e i 34 anni. Ciò che mi colpisce particolarmente è come siano spesso i più giovani a fare da ponte per la diffusione dei miei contenuti, condividendoli con genitori, zii e altri familiari di età più avanzata”. Certo, le sfide che caratterizzano la professione legale sono molteplici. “Una delle principali è l’incertezza del diritto o, più precisamente, della sua interpretazione. In questa professione nulla può essere dato per scontato: anche il caso apparentemente più semplice o scolastico potrebbe rappresentare l’occasione in cui l’interpretazione consolidata di una norma viene ribaltata. A questa sfida si aggiunge l’oscurità e, talvolta, l’inadeguatezza delle normative vigenti. Sempre più spesso le leggi vengono utilizzate come strumenti di propaganda politica”.

Per il futuro, Francesca ha grandi ambizioni: “La mia più grande aspirazione professionale è fondare, un giorno, il mio studio associato. E poi ampliare la mia attività di divulgazione per approdare, in futuro, all’insegnamento. L’idea di contribuire alla formazione e alla crescita delle future generazioni, sia attraverso la divulgazione, sia attraverso l’insegnamento ai futuri professionisti, resta un grande obiettivo”. F

Francesca Florio

In missione per il mare

PER IL FOTOGRAFO E DOCUMENTARISTA SICILIANO MARCO SPINELLI, ESPLORARE L’OCEANO “È UN’OCCASIONE

PER RIFLETTERE SULL’IMPATTO DELL’UOMO SUL PIANETA”. IL SUO NUOVO LAVORO, SHARK PREYED, INDAGA SUL COMMERCIO LEGALE DELLA CARNE DI SQUALO IN EUROPA

IInvece di guardare i cartoni animati, da piccolo Marco Spinelli conservava gelosamente le videocassette con i documentari di Jacques Cousteau, esploratore, oceanografo e regista francese. “Il mio amore per il mare è nato presto”, racconta. “Quelle immagini di grandi esplorazioni, mondi sommersi e creature straordinarie hanno lasciato un segno profondo”. Il fattore che lo ha convinto a diventare un fotografo, documentarista ed esploratore del mondo sommerso risale però al 2020, durante un’immersione in Sicilia. Insieme al fratello, biologo marino e ricercatore, scoprì un sito a 30 metri di profondità completamente avvolto da reti fantasma, ovvero reti da pesca abbandonate o perse accidentalmente in mare. “Sono vere trappole mortali per la fauna marina e una forma di inquinamento che distrugge interi ecosistemi”, spiega. Così è nata l’idea di recuperare quelle reti. “Un’impresa tutt’altro che semplice”. Laurea in video design allo Ied di Milano, dopo un periodo come videomaker per i progetti video di Radio Deejay nel 2021 ha realizzato il documentario Missione Euridice, disponibile su Amazon Prime Video, che racconta il recupero di una tonnellata di reti da pesca abbandonate nel Golfo di Cefalù. Oltre a esplorare le meraviglie dei fondali, infatti, Spinelli si dedica oggi a progetti di conservazione marina e divulgazione scientifica, con la convinzione che ogni azione individuale possa contribuire alla salute degli oceani. Da oltre tre anni, inoltre, sta lavorando a Shark Preyed, documentario che indaga il controverso commercio legale della carne di squalo in Europa, per sensibilizzare sul rischio di estinzione di questi pesci. “La conservazione di uno squalo non è solo una questio-

“Mangiamo carne di squalo senza nemmeno saperlo. Tra il 2009 e il 2021 l’Italia è stata il terzo importatore mondiale di prodotti derivati dallo squalo, con 98mila tonnellate”

ne di biodiversità: è una questione di sopravvivenza per tutti noi. Esplorare l’oceano non significa solo guardare, ma anche ascoltare e raccontare. Significa assumersi la responsabilità di proteggere ciò che vediamo, per noi e le generazioni future”. Negli ultimi anni, poi, Spinelli ha avviato il progetto Coste Nascoste. L’obiettivo è semplice, ma ambizioso: attraversare la Sicilia in auto per ripulire le coste dalla plastica e da ogni tipo di rifiuto, riunendo associazioni locali e cittadini. “A giugno 2024 abbiamo coinvolto oltre 1.000 volontari, raccogliendo più di dieci tonnellate di rifiuti lungo alcune delle coste più belle dell’isola”. Il messaggio è chiaro: la preservazione dell’oceano passa prima di tutto da una maggiore consapevolezza collettiva. “In Italia c’è una grande disinformazione sul nostro rapporto con il mare. La crisi climatica, l’inquinamento e la pesca intensiva minacciano la biodiversità marina, mettendo a rischio gli equilibri che da sempre sostengono la vita sulla Terra. Credo che uno degli strumenti più potenti che abbiamo per preservarlo sia l’informazione. Sensibilizzare le persone ci permette di agire con responsabilità”, prosegue.

Intanto, a proposito di Shark Preyed, tra il 2021 e il 2024 Spinelli ha visitato i principali mercati ittici di Spagna e Italia per documentare il commercio legale della carne di squalo. “È sorprendente, ma mangiamo carne di squalo senza nemmeno saperlo, ed è proprio questa una delle principali forme di disinformazione che voglio combattere. Tra il 2009 e il 2021 l’Italia è stata il terzo maggiore importatore mondiale di prodotti derivati dallo squalo, con circa 98mila tonnellate. A livello globale, fino a 100 milioni di squali e razze vengono uccisi ogni anno. Oggi, il 36% di queste specie è a rischio estinzione”. F

Roberta Maddalena

Marco Spinelli

Un nuovo modello di management

La sales transformation ha portato a ripensare la gestione delle reti di vendita, specialmente nel settore medicale. Per affrontare la complessità del b2b, Canon Medical ha creato le Sales Academy.

“Un elemento chiave è la capacità di adattare l’offerta al segmento”, dice l’ad per l’Italia Leonardo Forzoni

Negli ultimi 20 anni si sono verificati profondi cambiamenti nell’ambiente competitivo e un'accelerazione dello sviluppo digitale che ha modificato i canali distributivi e di vendita. Questo contesto ha attivato un processo evolutivo conosciuto come ‘sales transformation’ che ha portato a ripensare i modelli di gestione delle reti di vendita, specialmente nel settore medicale, dove sono

e contratti costruiti su misura per garantire un supporto completo e duraturo.

Affrontare la complessità delle vendite b2b richiede una formazione continua e specializzata, che Canon Medical garantisce attraverso le proprie Sales Academy, collaborando con Silvio Cardinali, professore di economia e gestione delle imprese al dipartimento di management dell'Università Politecnica delle Marche. Questi

Una formazione continua che aiuta il team a comprendere e gestire le varie fasi del buyer journey, affrontando aspetti quali la conformità normativa, la conoscenza approfondita del prodotto e il rapporto con stakeholder strategici.

Nel settore della diagnostica per immagini, la complessità delle vendite risiede nell’integrazione tra prodotti e soluzioni, che devono rispondere a esigenze specifiche sia per il settore

"La tecnologia supporta le vendite, ma non sostituisce il contatto diretto, fondamentale per costruire relazioni di fiducia con i clienti. L'integrazione uomo-digitale facilita i processi, ma sono le persone, nei giusti touch point, a fare la differenza"

fondamentali strategie incentrate su relazioni di lungo termine e soluzioni personalizzate per ogni cliente. "Nel settore medicale, le vendite complesse si distinguono per cicli di vendita lunghi, coinvolgimento di molteplici decisori e soluzioni che rispondono a esigenze specifiche. Il nostro obiettivo non è solo vendere prodotti, ma offrire soluzioni personalizzate che risolvano problemi specifici dei clienti”, spiega Leonardo Forzoni, amministratore delegato di Canon Medical Systems Italia. Questa tipologia di vendita non si limita alla semplice fornitura di attrezzature, ma si estende anche a servizi di manutenzione, assistenza continua

programmi di formazione integrano contenuti accademici e manageriali, con focus su aree strategiche come il sales enablement e la gestione degli stakeholder chiave, per preparare i team a navigare in contesti di mercato dinamici, complessi e regolamentati.

"Il b2b richiede competenze diverse rispetto al b2c, specie in settori regolamentati come il medicale, dove la formazione è un attivatore fondamentale”, afferma Cardinali. “La preparazione continua consente ai team di vendita di comprendere a fondo le esigenze del cliente e di adattare il processo di vendita al ciclo di acquisto, un fattore cruciale per il successo nelle vendite complesse”.

privato che per il pubblico. Canon Medical offre soluzioni avanzate come ultrasuoni, tomografia computerizzata, risonanza magnetica, angiografia, It medicale e sistemi di radiologia tradizionale. Prodotti che richiedono un alto livello di personalizzazione e adattamento, poiché devono essere inseriti in strutture sanitarie che presentano caratteristiche e protocolli d'uso differenti.

“Il processo di acquisto coinvolge numerosi decisori a vari livelli organizzativi e tecnici, come medici, ingegneri clinici, specialisti in health technology assessment (hta) e responsabili degli acquisti, ciascuno con specifici criteri di valutazione,

dal ritorno economico al servizio post vendita”, osserva Forzoni. “Nel contesto delle vendite complesse, un elemento chiave è la capacità di adattare l’offerta in base al segmento, per soddisfare le esigenze specifiche e creare un valore duraturo". I segmenti di mercato, infatti, variano: dal privato piccolo e medio, in cui chi utilizza i prodotti coincide spesso con il responsabile dell'acquisto e le decisioni vengono prese rapidamente, ai grandi gruppi di acquisto privati, che richiedono la qualifica di fornitore per partecipare ai bandi (framework agreement), fino al settore pubblico, caratterizzato da gare d’appalto regolate a livello nazionale, regionale e locale.

Nel mondo delle vendite complesse, il settore medicale si distingue per un continuo equilibrio tra tecnologia e relazioni umane. Come afferma Cardinali, “la tecnologia supporta le vendite, ma non sostituisce il contatto diretto, fondamentale per costruire relazioni di fiducia con i clienti.

L’integrazione uomo-digitale facilita i processi, ma sono le persone, nei giusti touch point, a fare la differenza. Questo equilibrio aiuta i team di vendita a navigare la complessità del b2b, dove ogni relazione va costruita e mantenuta nel tempo.”

Canon Medical adotta una struttura mista per rispondere a questa sfida, con agenti, rivenditori e personale interno che garantiscono una

copertura capillare e un servizio tempestivo per le specifiche esigenze dei diversi clienti. La formazione e la personalizzazione dei contenuti sono aspetti chiave per allineare i processi di vendita al ciclo d’acquisto dei clienti, migliorando così la loro esperienza. Come dice Forzoni, "in linea con la filosofia ‘Made for Life’, le persone in Canon Medical rappresentano un elemento cruciale del successo dell’azienda. Non vendiamo solo prodotti, ma soluzioni che accompagnano i nostri clienti verso crescita e innovazione, condividendo visione e obiettivi, trasformando ogni interazione in un'opportunità per creare valore duraturo."

Leonardo Forzoni (Canon Medical) e Silvio Cardinali (Università Politecnica delle Marche).
con Canon Medical

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RESPIRO INTERNAZIONALE

NICOLAS BIGARD, 50 ANNI, È IL NUOVO AD DI CHEF EXPRESS, LA SOCIETÀ CHE GESTISCE LE ATTIVITÀ DI RISTORAZIONE DEL GRUPPO CREMONINI. NATO IN FRANCIA, HA LAVORATO IN SPAGNA E NEGLI STATI UNITI PRIMA DI SBARCARE IN ITALIA. “AVERE ESPERIENZA IN QUESTI CONTESTI È UN VALORE AGGIUNTO”, DICE

Nicolas Bigard

UUn manager francese alla guida di Chef Express, la società emiliana che gestisce tutte le attività di ristorazione del gruppo Cremonini. A gestire il brand, controllato da una proprietà interamente italiana, è stato chiamato Nicolas Bigard. Originario della Lorena, classe 1974, in Italia da quasi 20 anni, Bigard è il nuovo amministratore delegato di una realtà che è tra i principali operatori italiani nella ristorazione a catena, con più di 560 punti vendita tra stazioni ferroviarie, aeroporti, aree di servizio autostradali, centri commerciali e contesti urbani. “Sono grato per la fiducia che il gruppo ha dimostrato affidandomi questo importante incarico”, ha dichiarato Bigard, ricordando che “il mondo della ristorazione sta vivendo una fase di grandi cambiamenti e la sfida sarà proseguire nello sviluppo interpretando al meglio le nuove tendenze e i bisogni dei consumatori in tutti i canali dove siamo presenti”. Il nuovo ad, laureato in legge all’Università di Nancy e specializzatosi in catering e hôtellerie all’Università di Parigi, ha le idee chiare: “Nel travel, dove Chef Express ha una posizione di leadership, proseguiremo lo sviluppo degli ultimi anni sui canali aeroportuali e ferroviari e saremo pronti a cogliere le opportunità che il mercato autostradale offrirà con i prossimi bandi. Uno dei nostri principali obiettivi sarà quello di sviluppare al massimo le sinergie tra le due anime di Chef Express, che, oltre a essere leader del travel retail, è uno dei primi operatori negli altri canali della ristorazione commerciale strutturata”.

L’arrivo di Bigard alla guida di Chef Express promette di dare un cambio di passo alla società. Il nuovo ad, dopo gli inizi nel gruppo alberghiero Novotel, nel 1999 si è trasferito a Madrid, diventando ceo per la Spagna della catena francese di steakhouse Buffalo Grill, occupandosi dello sviluppo della catena nel paese. Nel 2003 è rientrato a Parigi come country supervisor, con le deleghe alle risorse umane, al controllo di gestione e alla supervisione dei responsabili di area. Poi ha assunto la direzione della divisione franchising, gestendo i responsabili di oltre 100 location e sviluppando nuovi contratti, accelerando la crescita della catena e

“La nostra è l’unica realtà in Europa presente in tutti i contesti travel. La varietà di format permette di soddisfare le esigenze di tutti i canali, che spesso hanno logiche diverse”

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sviluppandola anche negli Stati Uniti. Dopo l’esperienza americana, nel 2006 è rientrato in Europa assumendo l’incarico di chief operations officer in Roadhouse, società controllata da Chef Express e basata a Modena. È stato lui ad accompagnare lo sviluppo dell’azienda, assumendo sempre maggiori responsabilità finché, nel 2014, è stato nominato amministratore delegato. Sotto la sua guida la società ha conosciuto una grande espansione, arrivando a sviluppare diversi formati di ristorazione – Roadhouse Restaurant, Calavera Restaurant, Billy Tacos, Meatery, Ric-Chicken House – per un totale di oltre 300 ristoranti in tutta Italia. Per Bigard adesso arriva il momento di cimentarsi con l’intera struttura di Chef Express, che ha oltre 560 punti vendita e un fatturato 2023 di 779,8 milioni di euro, di cui il 54% derivante dalle attività in concessione (stazioni, aeroporti e autostrade, a bordo treno). Chef Express è oggi leader in Italia nel segmento dei buffet di stazione, con punti vendita in 54 scali ferroviari, è presente in 15 aeroporti italiani e gestisce 57 aree di ristoro sulla rete autostradale e sulle strade di grande comunicazione. Nel mercato della ristorazione a bordo treno è uno dei principali operatori in Europa, con oltre 150 treni serviti ogni giorno in cinque paesi. Nella ristorazione commerciale, invece, controlla direttamente le catene casual dining Roadhouse Restaurant, Calavera e Billy Tacos, mentre sviluppa in licenza marchi come McDonald’s, Pret A Manger e Wagamama. All’estero gestisce inoltre la catena Bagel Factory, con 45 locali tra Regno Unito e Irlanda.

Chef Express possiede numerosi brand, anche molto diversi tra loro. Qual è il segreto per guidare una serie così ampia di marchi? Esiste

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un elemento comune?

L’elemento comune deriva dalla nostra posizione di leadership, dato che siamo l’unica realtà in Europa presente in tutti i contesti travel. La varietà di format permette di soddisfare le esigenze di tutti canali, che spesso hanno logiche diverse nell’organizzare l’offerta di ristorazione. Serve la massima flessibilità per operare in ambiti anche molto diversi, come dimostrano le aperture di nuovi format diretti, come Ric-Chicken House e Rh Express, ma anche i brand che gestiamo in partnership con altre società, come Pret A Manger, che intendiamo espandere in tutti i segmenti. Puntiamo inoltre sulle persone: abbiamo un team di specialisti e una solida base operativa che ci permette di essere flessibili e quindi svilupparci in ogni

Qual è il valore aggiunto che può portare un manager con una formazione di respiro internazionale, in un’azienda storicamente a guida italiana?

In Italia da sempre la ristorazione fuori casa è meno diffusa rispetto ad altri mercati, come quelli francese, inglese o americano. Ritengo che aver avuto esperienze in questi contesti sia indubbiamente un valore aggiunto.

Come crede che le produzioni made in Italy potranno fare da volano per uno sviluppo ulteriore di Chef Express e dei suoi brand? È un circolo virtuoso. Da un lato, il sistema Italia ci aiuta: basta pensare ai milioni di turisti che serviamo nei contesti di viaggio. Dall’altro, uno degli elementi attrattivi dell’Italia è la qualità degli alimenti: grazie ai nostri partner, che molto spesso sono anche produttori a chilometro zero, siamo impegnati nell’offrire prodotti e servizi sempre migliori, in modo che i clienti ci scelgano sempre di più. F

A fianco degli imprenditori

Club deal, Capital e family offiCe: sono i tre nuovi pilastri di Blue Ocean Finance per aCCompagnare gli imprenditori verso la CresCita aziendale e patrimoniale.

li raCConta l'amministratore delegato, GiulianO GiGli

OOltre 1.000 storie di crescita. È così che Giuliano Gigli, ceo di Blue Ocean Finance, riassume il suo lungo percorso. Con un passato da imprenditore nel real estate e nella finanza d’impresa, Gigli ha da sempre un obiettivo: creare da zero, innovare e cambiare. Nel 2018 ha fondato la boutique finanziaria Blue Ocean Finance per diventare il partner finanziario delle imprese e degli imprenditori.

crescita. Poi le loro aziende iniziavano a espandersi all’estero e ad acquisire o essere acquisite da altre aziende, così abbiamo sviluppato il know-how per seguire queste imprese lato m&a e internazionalizzazione. Oggi ci troviamo a cambiare di nuovo pelle. Stiamo integrando nel nostro modello tre nuovi pilastri relativi al mondo degli investimenti: club deal, capital e family office. Un cambiamento sostanziale concepito per essere un partner finanziario che possa portare a nuovi livelli crescita sia aziendale che patrimoniale. È un modus operandi che si adatta a ogni fase di vita sia dell’azienda che dell’imprenditore.

Quando investiamo in imprese nostre clienti siamo spesso coinvolti anche nelle loro scelte finanziarie e nella governance. Nel caso di aziende selezionate sul mercato globale – quotato e non –rivestiamo prevalentemente il ruolo di investitori. Negli ultimi due mesi abbiamo concluso due club deal su aziende di rilevanza mondiale, aprendo l’accesso a imprenditori e famiglie a noi vicine che non avrebbero potuto accedere a questo tipo di deal autonomamente. Negli anni abbiamo affiancato migliaia di imprese e ceo, sviluppando un know-how sui fattori chiave di successo e scalabilità aziendale. Oggi utilizziamo queste competenze per investire in aziende ad alto

"Non ci focalizziamo su un settore, ma investiamo in aziende con crescita sostenuta, modelli scalabili con alta marginalità e team di talento"

Come si è evoluto il vostro concetto di finanza alle imprese in questi anni e a che punto si trova oggi Blue Ocean Finance?

Fondare Blue Ocean Finance nel 2018 è stata una scelta obbligata, frutto della necessità di creare qualcosa che ancora non esisteva. È stato un atto imprenditoriale che determina tutt’oggi il dna della nostra realtà. Abbiamo iniziato rispondendo a una delle richieste più basilari degli imprenditori, ovvero quella di reperire la finanza necessaria per sostenere la

Quali sono le caratteristiche delle aziende in cui Blue Ocean Finance investe?

Non ci focalizziamo su un settore specifico, ma investiamo in aziende con crescita sostenuta, modelli scalabili con alta marginalità e team di talento. Operiamo direttamente o tramite l’organizzazione di club deal con co-investitori a noi vicini tra imprenditori e famiglie con grandi patrimoni, coinvolgendo, se sono in ballo cifre molto corpose, altri investitori strutturati, come fondi di investimento e holding di partecipazioni.

potenziale, creando con loro percorsi pluriennali che integrano strategia, pianificazione finanziaria e crescita sostenibile.

Per quanto riguarda i club deal qual è il vostro approccio?

Proponiamo solo quello in cui investiamo anche noi, siamo tra i pochi ad applicare concretamente l’approccio 'skin in the game'. Nei nostri deal siamo sempre lead investor e solo dopo il nostro ingresso estendiamo la possibilità di partecipare a nostri co-investitori

selezionati tra clienti, partner e famiglie con grandi patrimoni che beneficiano di tutele aggiuntive, quali la liquidation preference. Questo approccio garantisce trasparenza e una forte convergenza di interessi tra noi e i co-investitori: se l’investimento va bene, Blue Ocean Finance riceve la performance fee; se va male, prima che un co-investitore perda anche un solo euro Blue Ocean Finance ha già perso tutto il suo investito. In questo contesto i nostri contatti e il nostro know-how come boutique finan-

ziaria portano grande valore aggiunto in termini di scouting e ingresso in opportunità esclusive a cui difficilmente l’imprenditore potrebbe accedere in autonomia.

E il Blue Ocean Family Office come nasce?

Sarà il terzo pilastro dei nostri servizi e nasce per rispondere ai nuovi bisogni degli imprenditori che, dopo aver accresciuto il loro patrimonio, cercano supporto nella gestione e nell’impiego

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strategico. Una fiducia che ci sta portando a seguire non solo i patrimoni aziendali, ma anche quelli personali e familiari, sempre preservando la nostra impronta imprenditoriale, che ci porta a presentare anche opportunità legate al mondo dell’illiquido, dove deteniamo un know-how unico. In questo senso accompagneremo l’imprenditore nel suo passaggio da imprenditore a investitore, affiancando strategie di investimento tradizionali a proposte di investimento in aziende ad alto potenziale che conosciamo da vicino, tutto questo sempre in maniera coerente rispetto al profilo di rischio dell’imprenditore. Crediamo che il supporto finanziario non debba finire con la vendita dell’impresa o la fine di un progetto. Anzi, questi momenti segnano spesso un cambiamento radicale nella vita dell’imprenditore che, ancora più di prima, avrà bisogno di un partner finanziario che possa consigliarlo.

Pensa che cambierete ancora?

Quando si lavora con un mondo veloce come quello dell’imprenditoria, il cambiamento è inevitabile, ma, soprattutto, è il motore della crescita. Se vogliamo continuare a supportare gli imprenditori, dobbiamo evolverci con loro. Aver iniziato a investire ci ha reso imprenditori migliori ed essere imprenditori ci fa essere investitori migliori. Negli anni abbiamo capito che crescere significa soprattutto avere coraggio e non aver paura di cambiare. F

Giuliano Gigli

Energia controcorrente

Nel 2003 MassiMo Casullo, assieme ad antonio Rainone e FRanCesCo D’antini, foNdava nwg italia. il primo Nucleo di uN ecosistema di azieNde che vuole promuovere le riNNovabili, l’efficieNza eNergetica e l’educazioNe ambieNtale

LLa storia di Massimo Casullo con la rete di imprese Nwg è iniziata quando la sua strada ha incrociato quella di due amici e imprenditori che avevano un sogno condiviso: creare un’impresa etica per migliorare la vita delle persone e del pianeta. Con questo obiettivo, nel 2003, veniva fondata Nwg Italia. Il progetto si è poi evoluto con la creazione di Nwg Energia e di Nwg Academy, consolidando un ecosistema di aziende che lavorano in sinergia per promuovere l’uso delle energie rinnovabili, l’efficienza energetica e l’educazione ambientale.

responsabile d’impatto di Nwg Italia, un sistema che da oltre 20 anni guida la transizione energetica del nostro Paese, promuovendo una cultura orientata al rispetto dei diritti umani e del pianeta attraverso un modello di business basato sulla responsabilità sociale di impresa e sugli obiettivi di beneficio comune.

Un elemento fondamentale che unisce queste realtà è lo sviluppo di soluzioni che sfruttino l’energia da

Nwg è diventata la prima azienda del comparto

Dopo il diploma in ragioneria, Casullo si è laureato in economia e commercio all’Università degli Studi di Bologna, ha conseguito un master in amministrazione, finanza e controllo di gestione all’Università di Firenze e uno in direzione generale di impresa alla Bocconi, pensando di seguire la sua vocazione per l’insegnamento. L’incontro con Antonio Rainone e Francesco D’Antini, però, ha cambiato il suo progetto di vita, orientandolo verso la sostenibilità e l’innovazione. Oggi Casullo è presidente e responsabile d’impatto di Nwg Energia e ad e

energetico

in Italia a emissioni nette zero, raggiungendo questo traguardo otto anni prima degli obiettivi dell'Accordo di Parigi

fonti rinnovabili, a basso impatto ambientale e che portino anche un vantaggio economico per le famiglie. Casullo, insieme a D'Antini e Rainone, ha sempre sostenuto che l’energia è molto più di una semplice risorsa: “Noi la usiamo per andare contro corrente, per rinnovarla e trasformarla in qualcosa di ancora più grande: in

cultura, amicizia, rispetto, fiducia per ciò che ognuno di noi può fare”. Il concetto di ‘new world in green’, da cui prende il nome l’ecosistema Nwg, è la visione che guida ogni attività, unendo aziende, persone, valori e idee per un obiettivo comune: la salvaguardia del pianeta attraverso l’uso responsabile delle risorse naturali e la riduzione del proprio impatto. Nwg Italia è un pilastro di questa rete. Con oltre 30mila impianti fotovoltaici in tutta Italia, ha contribuito in modo significativo alla diffusione delle rinnovabili, riducendo la dipendenza dalle fonti fossili e promuovendo l’indipendenza energetica delle famiglie italiane. Si distingue per l’impiego di tecnologie avanzate e la sua rete di consulenti, gli energy broker. Il suo modello di business si basa sul network marketing, creando una rete capillare di professionisti che offrono consulenze personalizzate e promuovono l’efficienza energetica in tutta Italia.

Nel 2019 Nwg Italia ha adottato lo status di società benefit, integrando obiettivi sociali e ambientali nelle strategie aziendali. Ogni anno pubblica volontariamente un bilancio di sostenibilità per rendicontare le azioni per ridurre l’impatto ambientale e promuovere la responsabilità sociale. Nel 2021 Nwg ha aderito ufficialmente

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all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, e nel 2023 ha partecipato al percorso di accelerazione finanziaria in collaborazione con Elite del gruppo Euronext, l'ecosistema che connette le imprese a diverse fonti di capitale per accompagnarne la crescita.

Nel 2014 è nata Nwg Energia, che si è distinta da subito per la rinuncia alla

vendita di gas naturale, puntando solo sull’energia da fonti rinnovabili. La società è diventata la prima azienda del comparto energetico in Italia a emissioni nette zero, raggiungendo questo traguardo nel 2022, otto anni prima degli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Nel 2024 chiuderà con oltre 100 milioni di euro di fatturato, raggiungendo 120mila clienti. L’azienda promuove l’educazione al corretto uso dell’ener-

gia, utilizzando la bolletta per sensibilizzare sul consumo responsabile e sul risparmio. Inoltre, redige anch’essa volontariamente un bilancio di sostenibilità secondo gli standard Gri e partecipa ai gruppi Efrag (European Financial Reporting Advisory Group) per la definizione di nuovi standard di settore. Nwg Energia è attualmente tra le aziende Elite del percorso di accelerazione 2024-2025.

Oltre che agli aspetti ambientali, Casullo ha sempre dato grande importanza anche all’impegno sociale. La sua passione per il calcio, ad esempio, non è solo un hobby, ma un'occasione per trasmettere valori di squadra, solidarietà e inclusione. Questa esperienza, calata nel contesto aziendale, ha portato allo sviluppo di un pool di manager e responsabili che hanno portato l’azienda a risultati di rilievo. Casullo, in linea con il cda delle aziende, crede che l’innovazione tecnologica e la sostenibilità siano le chiavi per affrontare le sfide globali legate al cambiamento climatico e alla crescita economica. Per lui ogni azienda ha la responsabilità di operare in modo consapevole, creando valore non solo per gli azionisti, ma anche per tutti gli stakeholder. "Il mondo in cui viviamo ci è stato dato in prestito dai nostri figli", cita Casullo, sottolineando l’urgenza di adottare un approccio responsabile in ogni aspetto della vita quotidiana.

La rete Nwg ha colto in anticipo il nuovo framework europeo di impresa innovativa e sostenibile: un modello che coniughi performance economica e impatto positivo sul mondo, promuovendo un futuro dove la sostenibilità non sia più un’opzione, uno slogan di marketing, ma una necessità. Nwg si è proposta da sempre come pioniere di un cambiamento profondo che abbraccia l’ambiente, la società e l’economia, facendo dell’uso consapevole delle risorse del pianeta il principio della propria missione. F

Massimo Casullo

A misura di dipendente

Terna impiega 6.200 persone, di cui oltre la metà ha meno di 40 anni. Anche per venire incontro alle esigenze delle nuove generazioni ha deciso di potenziare il lavoro da remoto, allestire spazi di co-working e adottare iniziative per aiutare la genitorialità

Secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano, 3,55 milioni di lavoratori italiani si avvalgono dello smart working. Tra questi, il 73% si opporrebbe se l’azienda chiedesse di tornare in ufficio. E diverse ricerche hanno dimostrato che per i millennial, in particolare, il lavoro da remoto e l’equilibrio tra vita privata e professionale sono un criterio fondamentale nella scelta dell’impiego. Per le aziende con un personale giovane, dunque, garantire flessibilità e bilanciamento casalavoro è necessario.

È il caso di Terna, il gestore della rete elettrica di trasmissione nazionale guidato da Giuseppina Di Foggia. I dipendenti hanno un’età media di 41 anni e più della metà ne ha meno di 40. Il 3 ottobre l’azienda ha

sottoscritto con le segreterie sindacali nazionali un accordo, in vigore da dicembre 2024, che prevede un potenziamento dello smart working, già introdotto da un’intesa di alcuni anni fa. Il limite massimo di giorni di lavoro remoto passa da otto a dieci al mese, con un tetto di tre a settimana. Per il personale impiegatizio di aree a forte connotazione tecnico-operativa la soglia sale da quattro a sei giorni al mese, con un massimo settimanale di due. È prevista l’estensione di ulteriori due giorni al mese, fermi restando i limiti settimanali, per i genitori con figli entro i sei anni, e comunque fino alla conclusione del primo anno di scuola primaria. I dipendenti possono quindi svolgere il loro lavoro in modalità agile fino al 50% su scala mensile, mentre i genitori con figli fino a sei anni arriveranno al 60%.

A Roma, vista la difficile situazione

della mobilità cittadina, i lavoratori hanno anche l’opzione del coworking nelle sedi di Roma Termini e Roma San Paolo. I luoghi delle postazioni sono stati identificati in base alla maggiore concentrazione delle abitazioni dei collaboratori e le giornate trascorse nelle sedi di coworking vengono conteggiate come lavoro in presenza.

Sempre per rispettare i confini tra vita privata e professionale sono previste misure organizzative per la disconnessione delle strumentazioni tecnologiche di lavoro al di fuori delle normali fasce d’ufficio. Alla stessa esigenza rispondono le convenzioni con realtà come palestre e servizi di mobilità. A livello nazionale c’è anche una piattaforma con strutture sportive convenzionate e contenuti fruibili anche online per benessere fisico e mentale. Servizi che integrano le palestre già previste nelle due principali sedi di Roma, a Milano e a Napoli.

Terna adotta poi il programma Workplace Health Promotion, fondato sul modello sostenuto dall’Organizzazione mondiale della sanità per l’attuazione di politiche e strategie a favore della salute nei luoghi di lavoro: campagne di prevenzione, screen oncologici e vaccinazioni in sede, promozione dell’attività fisica, attenzione all’alimentazione e contrasto al fumo e alle dipendenze.

Oltre ai giorni di smart working supplementari, l’azienda ha adottato molte altre misure per la tutela della genitorialità. Un tema cruciale in un Paese in cui, secondo l’Istat, nel 2023 le nascite sono state solo 379.890 - oltre 13mila in meno del

Giuseppina Di Foggia. Nell'altra pagina, l'asilo nido aziendale.

Terna ha sottoscritto con le segreterie sindacali nazionali un accordo che prevede il potenziamento dello smart working

2022 e quasi 200mila in meno del 2008 -, in cui una donna su cinque esce dal mercato del lavoro dopo essere diventata madre (dati Save the Children) e tra le cause principali della denatalità c’è la mancanza di servizi (fonte Area Studi Legacoop/ Ipsos). Nella sede centrale di via Galbani a Roma Terna è dotata di un asilo nido aziendale, MiniWatt. La struttura ospita fino a 23 bambini dai sei mesi ai tre anni e copre l’orario 7.30-18.30, con due fasce, entrambe con servizio mensa. Il servizio di asilo nido, pur fisicamente presente

solo nel polo di Roma, verrà di fatto ampliato a tutti i genitori dell’azienda a livello economico, con un contributo pari al 60% della retta di frequenza sostenuta per i figli da zero a tre anni. Sempre per sostenere la genitorialità Terna ha previsto alcune condizioni migliorative rispetto a quanto previsto dal contratto di lavoro e dalla legge: un aumento dell’indennità riconosciuta nel periodo di astensione obbligatoria, con retribuzione al 100%, e sei mesi di congedo parentale retribuiti al 45% per il primo mese, al 40% per il secondo e il terzo

e al 30% per gli ultimi tre. Nel frattempo, il gruppo sta aumentando la presenza femminile tra i suoi 6.200 dipendenti, che dovrebbero aumentare di altre 1.400 unità in base al piano industriale 202428. Non solo nelle aree di staff, dove è storicamente alta, ma anche tra le figure con lauree Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). In totale, le donne rappresentano il 23,9% delle persone, esclusi gli operai, mentre le assunzioni femminili, nell’ultimo anno, sempre al netto degli operai, sono il 31,3%.

con
Terna

Una guida sicura

Unione FidUciaria, fondata nel 1958, è tra le prime società in italia per masse in amministrazione. affianca i clienti che detengono attività come partecipazioni societarie e portafogli finanziari, offrendo loro servizi flessibili e su misura

IIndipendente, solida e affidabile. Si può descrivere con queste parole Unione Fiduciaria, società fondata nel 1958 e tra le principali nel settore in Italia per masse in amministrazione. Con una compagine azionaria che include oltre 20 importanti banche del nostro Paese, Unione Fiduciaria offre oggi una vasta gamma di servizi fiduciari e a supporto del patrimonio, con soluzioni quanto più flessibili e su misura per rispondere a esigenze differenti e perseguire il miglior interesse dei clienti. Forbes ha intervistato il direttore generale Filippo Cappio, che ha raccontato l’operato della società, l’attività di supporto al cliente e le ultime operazioni sul mercato.

Come si posiziona la vostra società sul mercato dei servizi fiduciari?

Siamo una società fiduciaria con 16 miliardi di euro di masse in amministrazione e oltre cinquemila clienti. Interagiamo in Italia e all’estero con 70 compagnie assicurative, un altissimo numero di intermediari finanziari e 220 banche depositarie, presso le quali abbiamo oltre 12mila conti. L’azionariato è composto da banche, ma nessuna ha una quota superiore al 24% e questo ci permette di mantenere uno status di soggetto

indipendente. Questo è uno dei segreti del nostro successo, oltre alla lunga storia e alla competenza nell’amministrazione fiduciaria di beni, che ci ha fatto diventare la fiduciaria preferita da tanti detentori di patrimoni del nostro Paese. Crediamo che a moltissimi clienti oggi serva una fiduciaria strutturata, capace di operare in molte giurisdizioni e di condurre un’operatività diversificata e in collaborazione con centinaia di intermediari nel mondo. Con la propria struttura, caratterizzata da una dimensione e da un’articolazione difficilmente ritrovabili nel mercato italiano, Unione Fiduciaria si propone di creare valore aggiunto per i clienti che detengono attività di vario tipo, come partecipazioni societarie, portafogli finanziari, polizze assicurative vita a contenuto finanziario e altri.

"Interagiamo con 70 compagnie assicurative, molti intermediari finanziari e 220 banche depositarie, presso le quali abbiamo oltre 12mila conti"

Quali sono i servizi che Unione Fiduciaria offre ai clienti?

Accanto all’intestazione fiduciaria offriamo molteplici altri servizi per il patrimonio, come l’assistenza nell'istituzione e nella gestione di trust: in tale ambito possiamo operare sia nel ruolo di trustee – ovvero il gestore e amministratore di un trust – sia in quello di guardiano, ovvero la figura incaricata di controllare l’operato del trustee. In più, grazie alla nostra profonda conoscenza delle polizze assicurative vita a contenuto finanziario, ovvero polizze di ramo terzo, di cui Unione Fiduciaria è il più grande sottoscrittore in Italia - da due anni abbiamo costituito una società di brokeraggio assicurativo, Brokerfid, che intermedia premi per oltre 1 miliardo di euro. Il prodotto polizza assicurativa di ramo terzo piace alla nostra clientela target, individuabile nelle fasce alte del mercato. A queste attività abbiamo aggiunto da qualche anno servizi come l’account aggregation, in modo da fornire ai nostri clienti una visione aggregata del loro patrimonio, metriche di rischio, indicatori di efficienza costo/rendimento e un’aggiornata situazione fiscale. Questo per permettere loro di prendere decisioni informate: in particolare, per quanto concerne la fiscalità, nell’ambito della nostra attività di sostituzione di imposta possiamo essere di grande aiuto nell’ottenimento di ottimizzazioni fiscali. La fiduciaria effettua per il proprio cliente una

compensazione fra i guadagni in conto capitale generati (redditi diversi) ed eventuali pregresse minusvalenze realizzate. Diversamente da quanto succede nella sostituzione di imposta operata dalle singole banche italiane – che applicano la fiscalità solo sui rapporti aperti presso di esse –, la fiduciaria ha la particolarità di poter effettuare sotto il mandato di uno stesso fiduciante la compensazione tra plusvalenze e minusvalenze anche quando queste sono state realizzate presso due o più intermediari differenti (italiani o esteri che siano). Tra le altre attività di supporto abbiamo il recupero della doppia imposizione su un numero elevato di giurisdizioni (un’attività che le banche italiane

Per leggere altre storie d’impresa visita la sezione Business sul nostro sito Forbes.it

generalmente non offrono) e il monitoraggio dei portafogli per evitare la presenza di titoli non armonizzati. Senza dimenticare il wealth planning, il family business e altri temi e attività in aiuto alla pianificazione patrimoniale. Ci rivolgiamo a una clientela il cui obiettivo, per motivi anagrafici o di opportunità, è quello di trasmettere la ricchezza alle generazioni successive in maniera ottimale sia dal punto di vista fiscale, sia in termini di ingegneria patrimoniale. Si pensi, ad esempio, ai patrimoni che passano a eredi che non hanno ancora l’età o la formazione adatta per detenere una certa ricchezza. In un simile caso, disponiamo di strumenti ad hoc che permettono una più armoniosa e appropriata modalità di trasmissione dei beni.

Come intendete differenziarvi dai competitor e consolidare la vostra leadership di mercato?

Grazie agli scudi fiscali e al più recente rimpatrio dei capitali, negli ultimi 20 anni abbiamo assistito a una crescita delle fiduciarie e delle masse amministrate. Oggi non prevediamo simili elementi esogeni normativi che diano spinte eccezionali alla crescita del settore: oltre a fare leva sulla qualità dei servizi, soggetti come noi possono differenziarsi sfruttando la crescita esterna. Va in questa direzione la nostra acquisizione del 2021 di Eos Servizi Fiduciari e quella, a dicembre dello scorso anno, del ramo d’azienda della società fiduciaria della seconda banca svizzera. Ora stiamo lavorando anche su altri dossier e contiamo di portare a termine una o più operazioni nel 2025. È un bel biglietto da visita il nostro, crediamo fortemente in questo settore e abbiamo tutti gli strumenti per condurre altre acquisizioni di questo tipo, rinforzando il segnale di trasformazione del settore fiduciario, che va concentrandosi attorno agli operatori più qualificati e indipendenti, come Unione Fiduciaria. F

Filippo Cappio

Mete climatiche

Federico Pucciariello è stato un rugbista di livello internazionale prima di diventare imprenditore. di recente ha partecipato alla cop29 in qualità di ad di essential energy

Holding, gruppo specializzato in biocarburanti ottenuti da oli vegetali e rifiuti

LL’innovazione sarà uno dei veicoli più importanti per garantire un futuro migliore al nostro pianeta, ma senza un impegnox di leader e aziende sarà difficile arrivare a un vero cambiamento. Questa sfida è stata dibattuta recentemente durante Cop29, la conferenza Onu sul cambiamento climatico. Tra i partecipanti, Forbes ha intervistato Federico Pucciariello, amministratore delegato di Essential Energy Holding, gruppo di aziende specializzato nella produzione di biocarburanti di prima e seconda generazione, ottenuti da oli vegetali e rifiuti. La missione del gruppo è promuovere un futuro a basse emissioni di carbonio, contribuendo a rendere il mondo più vivibile. Presente in diversi paesi, Essential Energy Holding mira a integrare diverse aziende dedicate alla produzione di energia rinnovabile lungo l'intera catena del valore, dall'origine alla distribuzione.

Pucciariello, qual è la sua riflessione su quanto accaduto a Cop29?

Quest'anno il presidente del vertice, Mukhtar Babayev, ha aperto con parole incisive: ‘Siamo in una corsa per la nostra sopravvivenza’. Gli impegni presi con l'accordo di Parigi sono ancora lontani dall’essere rispettati e l'inazione costa vite umane. Disastri come il ciclo-

ne Dana ricordano che il cambiamento climatico è una crisi attuale: estati torride, piogge violente e siccità non sono solo emergenze ambientali, ma causano gravi problemi sociali, come scarsità di risorse, carestie e migrazioni forzate. Alcuni leader continuano a negare l’evidenza scientifica, ignorando i rischi finché le conseguenze non diventeranno irreversibili. Il nostro im-

"Disastri come il ciclone Dana ricordano che il cambiamento climatico è una crisi attuale, tra estati torride, piogge violente e siccità"

pegno è ridurre l’impatto, innovare con soluzioni sostenibili e promuovere una transizione energetica equa, affrontando sfide come l’influenza dei conglomerati petroliferi. La Cop ci ricorda che non siamo soli: scienziati, leader, attivisti e aziende dimostrano che il cambiamento è possibile. La scienza e l’innovazione sono dalla nostra parte e ogni passo ci avvicina a un cambiamento sistemico.

Qual è la visione del gruppo nel settore dei biocarburanti e in che modo è allineata con gli obiettivi globali di sostenibilità?

Essential Energy Holding è impegnato in una transizione energetica giusta verso un pianeta più sostenibile. Crediamo che il futuro passi attraverso l’uso e la produzione responsabili di biocarburanti lungo tutta la filiera, poiché questi possono ridurre drasticamente le emissioni di gas serra nei settori dove la transizione verso energie a basse emissioni di carbonio è più complessa, come il trasporto marittimo e quello aereo. Ci impegniamo a guidare lo sviluppo di biocarburanti avanzati che riducano l’impatto sulle risorse naturali e promuovano economie circolari, assicurando che le nostre operazioni contribuiscano positivamente alla resilienza del pianeta. La conoscenza scientifica applicata è essenziale per il nostro impegno verso un pianeta sostenibile e vivibile. La nostra missione si allinea agli obiettivi di sviluppo sostenibile, che continuano a guidare il nostro lavoro quotidiano.

Come valuta l’interconnessione tra la produzione di biocarburanti, la biodiversità e il benessere sociale e come affronta questi aspetti nella strategia globale del gruppo?

Siamo consapevoli di questa complessa relazione e la nostra strategia globale di sostenibilità affronta questi aspetti da diverse prospettive. In primo luogo utilizziamo materie prime a basso impatto ambientale, basandoci su oli

esausti, rifiuti e oleaginose sostenibili. Questi materiali, altamente inquinanti se smaltiti in modo scorretto, vengono valorizzati, evitando competizioni con la produzione alimentare e prevenendo la contaminazione del suolo. Inoltre, promuoviamo la creazione di occupazione locale. Il 90% della manodopera, diretta e indiretta, proviene dal territorio, contribuendo allo sviluppo economico delle economie regionali. Sosteniamo iniziative di responsabilità sociale, supportando organizzazioni che condividono la missione di salvaguardia ambientale. Infine, garantiamo una produzione responsabile e qualità certificata attraverso standard internazionali riconosciuti, come l’Iscc (International Sustainability and Carbon Certification) e lo standard Iso, che convalidano le nostre pratiche sostenibili. La nostra visione integra questi approcci per affrontare le sfide ambientali e sociali in modo sistemico, contribuendo a un futuro più sostenibile.

Per molti anni è stato un giocatore di rugby professionista di livello internazionale: quali valori ritrova e porta nel suo lavoro?

La mia esperienza nello sport mi ha insegnato che la leadership si basa su costanza, resilienza e capacità di ispirare un obiettivo comune. Il rugby, l’unico sport in cui si avanza passando la palla all’indietro, mi ha mostrato che il lavoro di squadra è indispensabile. Oggi, come leader nella sostenibilità, applico gli stessi principi in un contesto globale e multidimensionale. Entrambi i ruoli richiedono squadra, visione strategica e attenzione ai risultati. La differenza è che nello sport il successo è nelle vittorie; nella sostenibilità, nel benessere delle persone e del pianeta. Se perdi una partita, torni in campo. Con il pianeta, non ci sono seconde opportunità.

Quali risultati ha ottenuto finora nella sostenibilità e quali sono gli

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GOOD STORIES n

obiettivi che si è prefissato con il suo team?

In quasi 15 anni Essential Energy Holding ha raggiunto una distribuzione in quattro continenti, la riduzione del 20% dell’impronta di carbonio operativa negli impianti sudamericani in quattro anni, lo sviluppo del primo prodotto per il consumo finale nel Cono Sud e alleanze con comunità lo-

cali per l’educazione ambientale. Per il futuro, miriamo ad aumentare la capacità produttiva del 30% entro il 2030, implementare tecnologie di cattura e compensazione del carbonio per la neutralità climatica e rafforzare la rete di distribuzione espandendo il team. Vogliamo guidare la transizione energetica globale attraverso innovazione e sostenibilità. F

Federico Pucciariello

Orizzonte Parigi

Nel 2001 RosaRio Rasizza è stato tra i primi impreNditori italiaNi a puNtare sul lavoro iNteriNale. la sua openjobmetis è diveNtata uN colosso da quasi 1 miliardo di euro di fatturato ed è da poco eNtrata Nell’orbita della società fraNcese Groupe crit

OOpenjobmetis guarda alla casa madre francese, ma continua a parlare italiano. È il frutto della visione strategica del suo fondatore, Rosario Rasizza, che, partito da zero, ha creato un colosso da quasi 1 miliardo. Da poco nell’orbita di Groupe Crit, che possiede la totalità delle quote di Openjobmetis al netto delle azioni proprie, l'azienda resta nelle mani del suo fondatore e amministrato-

in Italia spera in ulteriore crescita e garanzie occupazionali. Responsabilità è la parola che Rasizza usa più di frequente. “Ritengo fondamentale non lasciare indietro nessuno e mi ha sempre portato bene”, dice. “Sono molto grato per quello che ho potuto realizzare e penso che tutti abbiano il diritto di trovare la propria strada”.

E lui di strada ne ha fatta davvero tanta. Nato nel maggio del 1968 a Cassinetta di Biandronno, in provincia di Varese, si è fatto trovare pronto quando, tanti anni più tardi, è arrivato anche per lui il momento di fare la sua rivoluzione. Come figlio di un

glia di scommettere sul proprio talento. “Era il 1995 e ascoltavo tutti i giorni le lamentele e i desideri degli imprenditori che incontravo sui campi da tennis: ‘Mi manca un contabile’, ‘mi servirebbe una commerciale’, ‘oh se avessi un tecnico specializzato’. E nelle stesse settimane lessi quello che diceva Berlusconi: ‘In Italia ci vorrebbe più flessibilità nel mondo del lavoro’. Mi sono detto: ‘Quando arriverà quel momento, io dovrò scattare’. E così è successo. Quando ho saputo che sarebbe potuta arrivare anche nel nostro Paese la possibilità del lavoro interinale, ho cominciato a informarmi”. Era la legge Biagi del 1997

"Mi ha premiato la curiosità. Quando i tempi sono stati maturi ho trovato un locale e da lì è nata l'avventura. All'inizio nessuno ci credeva, ma in breve le agenzie diventarono una ventina"

re delegato, confermato alla guida del gruppo italiano per i prossimi tre anni. “A un certo punto, arrivato sulla vetta, devi guardare ancora più lontano, se possibile, e intravedere un futuro”, ha detto Rasizza. “Non solo per te stesso, ma soprattutto per le persone che in tutti questi anni hanno reso grande Openjobmetis. E così la scelta di Groupe Crit è stata senza dubbio la migliore”. Con la decisione di guardare a Parigi, il gruppo

dipendente dell’allora Ignis, avrebbe potuto andare in fabbrica in estate e lavorare lì, per poi continuare da grande come dipendente a tempo pieno. “Ma ho subito capito che era meglio lavorare come palleggiatore nei campi da tennis. Lasciando a un amico parte delle mie ore e tenendo una percentuale del suo guadagno, ha cominciato a farsi largo in me il concetto di lavoro interinale”. Sono passati gli anni, ma non la vo-

che apriva il varco. “Mi ha premiato la curiosità. Quando i tempi sono stati maturi ho trovato un locale e da lì è nata l’avventura. All’inizio nessuno ci credeva, ma in poco tempo le agenzie diventarono una ventina”. È così che un imprenditore tenace ha intravisto un business di successo. Nel 2001 Rasizza ha aperto la prima agenzia di lavoro interinale e ha fondato Openjob. La rotta si è rivelata azzeccata: al secondo anno l’azienda

fatturava già 15 milioni di euro e da lì è stata una striscia di risultati di successo. Al quarto anno Openjob, con un fatturato di 59 milioni, inaugurava la stagione delle acquisizioni. Nel 2011 aveva il peso giusto per affrontare il passaggio cruciale: la fusione con Metis, che in quel momento attraversava difficoltà organizzative. È nata così Openjobmetis, un colosso che oggi vale poco meno di 1 miliardo di euro.

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La strada, però, era ancora lunga. Rasizza non dimentica quello che aveva scritto nel suo primo business plan, datato 2001: portare l’azienda in Borsa, la prima in quel mondo. Il debutto in piazza Affari è avvenuto nel 2015, direttamente al segmento Star, dove il gruppo è rimasto per nove anni prima del delisting avvenuto a luglio, a seguito dell’Opa da parte di Groupe Crit. Ora la nuova avventura, tra Italia e Francia, è un capitolo ancora tutto da vivere e da scrivere. F

Rosario Rasizza

La finanza va in gol

La partnership tra La società di investimento Neuberger bermaN e iL cLub di caLcio como 1907 ha L’obiettivo di promuovere L'innovazione e La creazione di vaLore a Lungo termine

SSport e finanza spesso giocano insieme. Ne è un esempio la partnership tra Neuberger Berman e Como 1907. Dopo la Serie D del 2019, la squadra ha intrapreso un viaggio ambizioso che l'ha portata in Serie A. Una storia, quella calcistica, che l’asset manager Neuberger Berman sente vicina, per essere stata capace di dimostrare, nei suoi 85 anni di storia, capacità di adattamento e crescita. Oggi Neuberger Berman, nata nel 1939, è una società di investimento privata, indipendente e controllata dai propri dipendenti che gestisce (al 30 settembre 2024) oltre 500 miliardi di dollari in strategie azionarie, obbligazionarie, di private

market, per clienti istituzionali, consulenti finanziari e investitori privati a livello globale, con una presenza in 39 città e 26 paesi. Per Matt Malloy, responsabile Emea dell’asset manager, “in Neuberger Berman condividiamo con il Como un approccio basato su coerenza e impegno verso la comuni-

tà. Questa partnership racconta quindi il nostro comune obiettivo di promuovere l'innovazione e la creazione di valore a lungo termine. Insieme ci proponiamo di continuare a valorizzare le nostre storie e tradizioni e, allo stesso tempo, di crescere con ambizione e un forte senso di responsabilità verso i nostri stakeholder e i nostri clienti in Italia”. Como, con le sue tradizioni e la sua storia architettonica e gastronomica, è da tempo una meta privilegiata del turismo internazionale. Per questo è in grado di attrarre non solo appassionati di calcio, ma anche personaggi e investitori alla ricerca di opportunità.

Il valore degli asset gestiti da Neuberger Berman

“Il nostro club”, ha sottolineato Ryan Shelton, head of revenue, sales and operations del Como, “riflette il fascino senza tempo della città, combinando tradizione, eleganza e un’attrattiva globale. La partnership con Neuberger Berman è in grado di offrire una piattaforma per un engagement autentico con i propri clienti. Per questo credo che, insieme, possiamo dare risalto a entrambe le realtà e visibilità al mondo che ruota intorno a Como e dintorni, piuttosto poliedrico”.

Mauro Peruccon, marketing lead per l’Italia di Neuberger Berman, ha aggiunto: “Per noi questa partnership è una mossa strategica per consolidare il brand in Italia. L’associazione con un club come il Como non solo amplia la visibilità della nostra società, ma punta a creare relazioni durature con investitori e partner strategici locali e internazionali, attratti dalla credibilità e dalla reputazione di entrambe le società nei rispettivi settori di appartenenza”. F

I calciatori del Como, tornato in Serie A dopo 21 anni.

Paradosso apparente

Leonardo BassiLichi definisce la sua Base digitale “un’azienda giovane con 60 anni di esperienza”. nella sua carriera è passato per l’impresa di famiglia e nexi. sempre mettendo l’innovazione al centro

N“Novecentosettantuno, non 1.000. Novecentosettantuno sono nomi, volti, storie, l’impegno quotidiano per far crescere Base Digitale. Mille sarebbe solo un numero per misurarci”. La puntualizzazione di Leonardo Bassilichi, presidente e amministratore delegato di Base Digitale Group sul numero di dipendenti, fa capire molto della sua idea di impresa e di innovazione.

‘Impresa’ e ‘innovazione’ sono gli assi cartesiani che delineano la sua storia umana e professionale, all’inizio nell’azienda di famiglia, passando poi per Nexi, fino alla guida di Base Digitale, azienda italiana che progetta e realizza sistemi e infrastrutture informatiche e servizi per tutte le attività bancarie, a sua volta parte del gruppo Sesa. Sotto la guida di Bassilichi Base Digitale, con oltre 20 sedi e un obiettivo di 160 milioni di ricavi per 2025, si candida a essere protagonista nella trasformazione digitale dell’industria dei servizi finanziari. “L’innovazione”, continua Bassilichi, “non è una soluzione tecnologica migliore della precedente, bensì ciò che migliora la vita delle persone. La soluzione tecnologica rappresenta solo un passaggio, un processo da far evolvere verso nuovi paradigmi, uno strumento da reinterpretare con nuovi modelli”. Nel 1990, a 19 anni, Bassilichi è entrato nell’azienda che porta il nome della

famiglia, realtà storica nel settore dei pagamenti, dei servizi per il business e della sicurezza, rivolta al mercato b2b e a quello dei merchant. Sono stati anni di formazione durante i quali ha ricoperto vari incarichi e, soprattutto, ha imparato come l’innovazione sia insieme una necessità e un orizzonte da costruire. Ha vissuto anche la fase cruciale che ha visto l’applicazione sempre più massiccia dell’informatica nel settore bancario e la crisi che ha colpito

l’azienda a metà degli anni ’90. È stato in questo periodo, quando per la prima volta la Bassilichi è stata guidata da un manager esterno, che ha gettato le basi per il futuro: insieme al fratello Marco ha attuato una trasformazione che ha reso l’azienda un player di riferimento nel business process outsourcing a livello nazionale.

La trasformazione tecnologica è il filo che unisce passato e futuro, radici e

visione, i calcolatori che occupavano intere stanze e l’intelligenza artificiale. Il paradosso, quindi, è solo apparente quando Bassilichi descrive Base Digitale come “una realtà giovane con oltre 60 anni di esperienza, in costante crescita fin dalla nascita, nel 2020, che oggi si presenta come partner strategico per le istituzioni finanziarie, offrendo competenze e professionalità di donne e uomini che riescono a interpretare al meglio le sfide del mercato per creare valore e costruire il futuro. In un contesto in continua evoluzione, in cui l'innovazione tecnologica è decisiva nel mantenere competitività ed efficienza, ci mettiamo al fianco delle organizzazioni per agevolare la riduzione dei costi e incrementare i ricavi, puntando sempre alla migliore qualità di un servizio che deve adattarsi perfettamente alle singole esigenze”.

Leonardo e Marco, insieme al gruppo Sesa, colosso dell’innovazione digitale, hanno acquistato i due rami d’azienda non afferenti la monetica non rilevati da Nexi, dando vita a Business Services, il primo passo verso Base Digitale e il futuro del settore bancario e non solo. “L’IA”, aggiunge Bassilichi, "rivoluziona ogni aspetto del business. Dobbiamo sfruttarla per migliorare l'esperienza di utenti e clienti, con la garanzia di mantenere sempre alti gli standard di privacy e sicurezza. Ci impegniamo per ottimizzare i processi dei clienti, far progredire le performance di business e migliorare la loro esperienza grazie anche a questa tecnologia all’avanguardia, evidenziando il vantaggio competitivo che ne deriva.” F

Leonardo Bassilichi

Evoluzione green

Cementeria Costantinopoli è un'azienda specializzata nella produzione di leganti cementizi, nell'estrazione di pozzolana, calcare e argilla, con una forte attenzione alla sostenibilità

PParlare di Cementeria Costantinopoli significa raccontare una storia imprenditoriale che si intreccia con l'evoluzione del settore cementizio in Italia. Tutto ha avuto inizio negli anni '60, quando Canio Rabasco gettò le basi di quella che oggi è diventata una delle società più importanti del settore. Il suo intuito imprenditoriale, tramandato ai figli Dario e Claudio, ha portato l'azienda a crescere nel tempo, specializzandosi nella produzione di leganti cementizi, nell'estrazione di pozzolana, calcare e argilla, ma non solo. L'impegno di Cementeria Costantinopoli si traduce in una ricerca continua di soluzioni innovative per migliorare la qualità dei prodotti e ridurre l'impatto ambientale. L'azienda, radicata nel territorio, guarda al futuro con l'ambizione di crescere in modo sostenibile. Forbes ha intervistato Roberto Rabasco, executive board member di Cementeria Costantinopoli.

Come si è evoluta la vostra attività nel tempo?

Cementeria Costantinopoli è stata rilevata quasi 40 anni fa da mio padre e mio zio. L'azienda ha sede a Barile, in provincia di Potenza, in una posizione piuttosto strategica. Produciamo cemento, che rappresenta il nostro core business, mantenendo però una forte attenzione alla sostenibilità. Da sempre puntiamo a ottimizzare l'efficienza energetica sia all'interno che all'ester-

"Oggi ci concentriamo sul risparmio energetico, sulla creazione di mix design per la riduzione di CO2 e sulla chiusura del modello circolare"

no dell'azienda. Un processo iniziato ai tempi di mio padre e che continua con la seconda generazione, di cui faccio parte anch'io. Il forte legame con il territorio ci ha spinto nel tempo a investire in numerose attività, come l'acquisto di una cantina di vini e di un hotel all'interno della regione.

Quali sono le iniziative legate alla sostenibilità?

Oggi l'attività di aziende 'capital intensive' come la nostra si concentra sul risparmio energetico, sulla creazione di mix design per la riduzione di CO2 e sulla chiusura del modello circolare. In questi anni abbiamo puntato sull'efficientamento energetico, con la riduzione del consumo di energia e dei relativi costi, incrementando il numero di impianti fotovoltaici ed eolici. Puntiamo a rinnovare il mix design dei cementi, rimasto invariato per 30 anni sul mercato. Oggi le nuove normative e le crescenti esigenze ambientali ci spingono a sviluppare cementi no carbon. Per questo abbiamo avviato un processo di ricerca per produrre cemento a basse emissioni di CO2. Ci concentriamo su prodotti secondari nel mix design per ridurre il semilavorato proveniente dalla lavorazione di alto forno in una cementeria. Tra i materiali che utilizziamo ci sono argilla calcinata e loppa, un sottoprodotto che si origina negli altiforni nel corso della produzione della ghisa, che viene poi miscelato. In questo modo riusciamo a trasformare uno scarto industriale in risorsa utile, contribuendo a chiudere il cerchio del modello di economia circolare. F

Roberto Rabasco

La finanza decentralizzata

Folks.Finance ha raccolto 6 milioni per ridefinire l’approccio agli strumenti decentralizzati.

“La nostra missione è creare un ecosistema semplice, accessibile e sicuro”, dice il ceo Benedetto Biondi

Nel panorama in continua evoluzione della finanza decentralizzata (DeFi) l’innovazione rappresenta un elemento centrale per la crescita. Benedetto Biondi, ceo di Folks. Finance, guida un progetto che mira a ridefinire l’approccio agli strumenti finanziari decentralizzati. La piattaforma, lanciata su Algorand nel 2022, si è estesa a blockchain come Ethereum, Base, Avalanche, Arbitrum e Bnb per ampliare le opportunità offerte dalla DeFi.

La DeFi non è solo un’alternativa alla finanza tradizionale, ma anche un’opportunità per rendere l’accesso ai servizi finanziari più inclusivo. “La nostra missione è sfruttare la tecnologia Web3 per creare un ecosistema finanziario decentralizzato che sia semplice, accessibile e sicuro,” afferma Biondi.

Folks.Finance offre una gamma di strumenti integrati in un’unica piattaforma, tra cui prestiti, liquid staking, yield farming e trading. Grazie alla tecnologia blockchain, questi servizi consentono agli utenti di ottimizzare i rendimenti senza compromettere il controllo dei loro asset. La piattaforma ha superato i 400 milioni di dollari in valore totale bloccato (Tvl) e conta oltre 20mila wallet attivi al mese, con una crescita significativa.

Guardando al futuro, Biondi vede l’adozione globale della DeFi come un passaggio cruciale. “Stiamo entrando in una nuova fase,” spiega. “Gli asset reali tokenizzati avranno un ruolo centrale, trasformando i protocolli

DeFi da strumenti per utenti esperti a soluzioni di interesse

Folks.Finance ha raccolto investimenti per oltre 6 milioni di dollari, a una valutazione di 75 milioni, con lo scopo di sviluppare soluzioni per promuovere un ecosistema finanziario decentralizzato in cui accesso e libertà finanziaria siano alla portata di tutti

comune. L’obiettivo è offrire strumenti utilizzabili da chiunque, a prescindere dal livello di esperienza con le criptovalute.”

Con un focus sull’esperienza degli utenti e sul miglioramento continuo, Folks.Finance punta a consolidarsi come un riferimento nel settore della DeFi. Sotto la guida di Biondi, l’azienda ha raccolto investimenti per oltre 6 milioni di dollari a una valutazione di 75 milioni, con

lo scopo di sviluppare soluzioni per promuovere un ecosistema finanziario decentralizzato in cui l’accesso e la libertà finanziaria siano alla portata di tutti.

“La DeFi non è solo una tecnologia”, conclude Biondi, “ma un’espressione della filosofia Web3, che valorizza privacy, inclusione e uguaglianza sociale, coinvolgendo attivamente ogni utente nella vita del prodotto.”

Benedetto Biondi

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Gli immobili da film dell’avvocato

Pier ettore olivetti rason guida uno studio legale fiorentino con sedi a roma, londra e milano. la passione per l’investimento immobiliare l’ha portato ad acquistare il bagno marechiaro di forte dei marmi e l’hotel fanes di cortina, dove carlo vanzina ha girato sapore di mare e vacanze di natale

DDal mare alla montagna. Ma sempre in località esclusive e sempre nel segno di Carlo Vanzina. Pier Ettore Olivetti Rason, uno dei più affermati avvocati a livello nazionale, con studi, oltre che nel capoluogo toscano, anche a Roma, Milano e Londra, porta avanti con successo la sua professione, ma nel frattempo se ne è cucita addosso un’altra: quella dell’imprenditore immobiliare. E gli sta a pennello, viste le operazioni che, assieme alla sua famiglia, sta portando avanti. Il caso (o l’intuito), ha voluto poi che alcune sue acquisizioni abbiamo anche una forte risonanza mediatica perché, appunto, sono marchiate dal lavoro del regista romano che con i suoi film, come Sapore di mare o Vacanze di Natale, ha lasciato un segno indelebile nel cinema italiano. Film pieni di battute e allusioni che oggi, con l’avvento della cultura woke, chissà come verrebbero accolti, ma 40 anni fa ebbero un successo travolgente al botteghino e ancora oggi segnano la memoria collettiva di più di una generazione.

Gli Olivetti Rason possiedono il bagno Marechiaro di Forte dei Marmi, oggi una perla della costa toscana, dove negli anni '80 venne girato Sapore di mare. E

pochi mesi fa hanno acquistato anche l’hotel Fanes di Cortina, set del cinepanettore Vacanze di Natale. Il Fanes è da ristrutturare, ma Pier Ettore è pronto a farlo tornare ai passati splendori in tempo per le Olimpiadi invernali. “Un giorno ero in riunione”, racconta l’avvocato fiorentino. “Mi chiama un agente immobiliare veneto e mi fa: 'So che possiede il bagno di Sapore di mare, vorrebbe acquistare anche l'hotel di Vacanze di Natale?'. Ho pensato a uno scherzo. E invece era un’occasione. Che non mi sono fatto scappare anche a fronte di una cifra considerevole. Ora vogliamo far-

ci un hotel a cinque stelle lusso che avrà un ristorante molto importante, con un bar, quello famoso in cui nel film ordinano tre chinotti, e una spa. Ovviamente verrà una cosa che rispetterà la storia dell'hotel ma sarà in linea con i livelli altissimi che richiede Cortina oggi. Si tratta di una grande opportunità, sia per noi che per Cortina, perché in un posto dove mancano ristoranti e camere d'albergo e dove tutto è sottodimensionato rispetto alla clientela, riteniamo di portare un contributo importante”.

Gli investimenti legati ai film di Vanzina sono un piacevole amarcord ma sono solo la punta mediatica del portafoglio immobiliare del Gruppo Olivetti Rason, che possiede anche altri edifici storici, come l’Hotel La Pace di Pisa (un tre stelle con 63 camere), uno dei più antichi della città, appena acquistato e consegnato in gestione al gruppo romano Bzar, l’ex location dell’Harry’s Bar di Firenze, dove possiede un altro grappolo di importanti immobili storici e storicizzati, tra cui la Grotta Guelfa, oltre a terreni edificabili, supermercati in varie località italiane, asset a Milano, Roma e Volterra e immobili all’estero. Oggi la famiglia è proiettata sul mondo dell’hospitality, cuore pulsante della nostra nazione, e sono in programma acquisizioni di hotel a Forte dei Marmi, Lucca e Noto.

L’attività immobiliare cresce, lo appassiona e probabilmente avrà

Pier Ettore Olivetti Rason

n

sempre più spazio nella sua vita professionale. Però l’avvocato ha nei suoi studi una solida base costruita negli anni. Infatti lo studio Olivetti Rason ha grandi clienti, ha seguito alcune tra le maggiori operazioni italiane (in ambito real estate e private equity). “Siamo in grado di offrire una completa e competente assistenza nell’ambito del diritto civile, commerciale, industriale, societario, tributario e fiscale, tanto a privati quanto a società ed enti”, spiega l’avvocato. “Inoltre, grazie a una fitta rete di collegamenti con importanti studi nazionali ed esteri, il nostro studio può garantire l’assistenza alla clientela anche in sede amministrativa e penale, ove ciò si renda necessario nell’ambito delle fattispecie pratiche. Parte del lavoro è svolto a livello internazionale, attraverso rapporti con imprenditori, società e istituzioni finanziarie e fiduciarie aventi sede, in particolare, nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Svizzera, in Lussemburgo, a San Marino e in Portogallo. Abbiamo anche siglato accordi associativi con importanti studi legali esteri e dal 2009 siamo a Londra, a Belgravia, con un ufficio di rappresentanza”.

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Pier Ettore, console di Norvegia, ha un debole per l’editoria e il giornalismo: è stato presidente di Editori per la finanza e oggi si diletta a scrivere editoriali per alcuni quotidiani, ma ha ricoperto anche incarichi importanti nel mondo dell’economia e della finanza: tra gli altri incarichi, ha ricoperto quelli di presidente di Borgosesia e di membro del cda di Ipi e altre società quotate e non. Ma la sua passione più grande, da buon fiorentino, oltre alla Viola che ha un posto riservato nel suo cuore, è per il collezionismo d’arte rinascimentale, che la sua famiglia coltiva da sempre. Possiede opere straordinarie, tra cui alcune di Giorgio Vasari, di Arcimboldo, di Bartolomeo Bimbi, del Ghirlandaio, di Simone Peterzano, di Arcangelo di Jacopo del Sellaio, del Maestro di Santa Anastasia e di Luca Giordano che di tanto in tanto presta a musei o mostre con grande orgoglio. Senza però dimenticare che bisogna sempre pensare anche agli altri. Così è nata la Fondazione Ginevra Olivetti Rason, intitolata alla sorella di Pier Ettore scomparsa a soli 27 anni. La Fondazione ne onora la memoria con attività culturali e sociali dedicate all’arte, ai bambini, alle famiglie e alla crescita sociale. F

Jerry Calà in Saporedimare.
Guido Nicheli e Stefania Sandelli in Vacanze di Natale.

Cambiare pelle

Milena Scudieri è l’anima creativa di TraMonTano, storico brand napoletano di borse e accessori di alta qualità, protagonista di una fase di rilancio strategico. “puntiamo all’e-commerce e a implementare opzioni di acquisto personalizzate”

PPer Milena Scudieri la moda ha sempre rappresentato molto più che un insieme di tendenze passeggere. L’ha respirata fin da piccola, quando era affascinata dal potere che un abito o un accessorio potevano avere nel raccontare una storia e trasmettere emozioni. L’occasione di tradurre questa passione in creatività si è presentata quando ha assunto la direzione creativa di Tramontano, storico brand napoletano che dal 1865 realizza borse e accessori di pelle di alta qualità, rilevato nel 2019 dal padre, l’imprenditore Paolo Scudieri. “Il marchio stava vivendo un momento di difficoltà”, spiega Milena. “Così, quando mi si è presentata questa opportunità, l’ho subito colta per restituire all’azienda il giusto prestigio e darle un nuovo volto, più contemporaneo e moderno”. Frutto di una combinazione di eleganza, artigianalità e design contemporaneo, il brand mantiene oggi il suo dna, arricchito dalla visione fresca e moderna che Milena sta studiando per il rilancio. Focus su sostenibilità, design contemporaneo e uso di materiali innovativi, nel rispetto dell’alta artigianalità: “Per la primavera-estate 2025, la mia prima collezione da direttrice creativa, sono partita da una delle componenti fondamentali di Tramontano, ovvero i pellami. Ho cercato di sceglierne di nuovi, con texture e finiture particolari, mixandoli con modelli e forme più giovanili, come le su-

Milena Scudieri

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Una delle borse create da Milena Scudieri. Sotto, la lavorazione del pellame.

per pouch e le maxi bag. Ho selezionato colori brillanti come l’acqua, che ricorda il mare, il bianco, l’arancione, da sempre simbolo del marchio, e il magenta, che ha contribuito, insieme all’arancione, all’operazione di rebranding”. Tradizione e modernità si incontrano in un mix che si rivolge a donne eleganti, con un forte carattere e uno stile definito, amanti dei piccoli particolari. “I Dugonghi, elementi simbolo di Tramontano, vengono rivisitati in chiave moderna e riproposti con linee più dolci e versatili”.

First - la scelta del nome non è casuale - è una collezione audace, caratterizzata da linee pulite e da un design lineare e semplice, arricchito da dettagli in metallo e dalla selezione di pellami pregiati, come la pelle lavorata e il denim, pensati per rappresentare al meglio la metamorfosi del brand. “Protagoniste per la prossima

stagione saranno shopper con maxi fasce intrecciate a mano e doppi manici tubolari, impreziosite da piccole borchie nelle varianti in pelle con colori a contrasto o in denim tie-dye e degradé. E poi le mini big, piccoli cofanetti da portare a mano o a tracolla, dotate di specchietto e astuccio porta rossetto”.

Oggi Tramontano è distribuito in vari

paesi, tra cui Spagna, Germania e Italia, che rappresenta circa il 70% del fatturato totale. “Il Giappone, dove da anni abbiamo una storia consolidata, è tornato a essere uno dei nostri mercati principali, con la distribuzione dei prodotti in boutique e centri commerciali. L’online gioca un ruolo fondamentale e, considerato che l’e-commerce è il primo canale di vendita per arrivare a un pubblico globale, puntiamo molto al suo sviluppo. Gli investimenti e le strategie attuali riguarderanno anche la comunicazione. Siamo in una fase di crescita che ci auguriamo ci porti sempre più lontano”. Non è tutto: nella strategia di rilancio dell’azienda, spiega Milena, ci sarà spazio anche per la creazione di esperienze di consumo personalizzate, che aumenteranno il potenziale dell’attuale servizio su misura, grazie al supporto di strumenti digitali. “La digitalizzazione non sostituirà ma completerà l’esclusività, aprendo nuovi canali di comunicazione e di vendita per raggiungere un pubblico più ampio, senza compromettere il senso di esclusività che definisce il lusso”. F

Il viaggio comincia sui social

Dal comune amore per l’esplorazione Del monDo Anthony VentimigliA e nAncy Busiello hanno fonDato la pagina social ViAggiA QuAsi grAtis. oggi quel progetto è Diventato un business

strutturato grazie all’espansione Dei punti venDita sul territorio e a nuove attività

UUn progetto di vita che si è trasformato in un business di successo, capace di rivoluzionare il mondo delle agenzie di viaggi, i cui format tradizionali hanno perso appeal negli ultimi anni: la storia di Anthony Ventimiglia e Nancy Busiello, coniugi e fondatori di Viaggia Quasi Gratis, è iniziato da uno smartphone e dalla voglia di condividere il loro amore per l’esplorazione del mondo. Insieme hanno visitato tante

sparenza e sulla volontà di trasmettere chi siamo realmente”, racconta Busiello. Da questa voglia di trasparenza è nata l’idea di trasformare l’attività social in qualcosa di più, rendendo la condivisione virtuale un’esperienza fisica.

“Quando io e Nancy abbiamo cominciato a viaggiare, avremmo voluto fosse più economico e accessibile, per farlo più spesso. Insieme abbiamo iniziato a ottimizzare il processo organizzativo con tanto impegno e diventando esperti. Da qui l’idea di trasformarlo in una professione”, racconta Ventimiglia. “Passare da una gestione informale a una struttura imprenditoriale ha richiesto di definire processi chiari,

tative crescenti dei clienti e follower”. La comunicazione online ha fatto il resto. Con oltre 450mila follower su Facebook e 250mila su Instagram, le agenzie fisiche hanno un forte supporto dalla comunità del web. “Il nostro modello e le nostre offerte vengono comunicati attraverso i social. Quando l’utente arriva in agenzia completa l'acquisto grazie alla professionalità e all'esperienza dei nostri collaboratori”, aggiunge Busiello. I punti vendita di Viaggia Quasi Gratis rivoluzionano il tradizionale concetto di agenzia di viaggi. I tavoli sono alti, l’approccio del team è formale, ma prevede un’esperienza semplice e leggera, dedicata a trovare la migliore soluzione

“Le nostre offerte sono di facile comprensione e includono pacchetti turistici su misura. I clienti si fidano perché siamo viaggiatori e li indirizziamo verso ciò che conosciamo”

destinazioni, scoprendo cibi e paesaggi, raccontando esperienze a un pubblico sempre più numeroso sui social. Seguendo il motto 'Raccontare tutto e a tutti', la coppia ha instaurato un dialogo autentico con il pubblico, “condividendo la nostra quotidianità, senza seguire un copione. Attraverso i social comunichiamo i nostri valori lavorativi e familiari. Mostriamo ciò che facciamo ogni giorno, le mete che scegliamo per i viaggi, cosa decidiamo di indossare. Il legame con i follower si basa sulla tra-

costruire un team qualificato e bilanciare l’autenticità del rapporto con la community con le esigenze di un business diversificato. L’espansione delle agenzie (due su Napoli, Caserta, Torre Annunziata, Giugliano, Torre del Greco, Pompei, Pontecagnano) e nuove attività come Gate20 Burger Tour e Poetica Hotel hanno comportato la necessità di integrare sostenibilità e qualità in ogni aspetto, mantenendo la nostra identità. Infine, abbiamo affrontato la responsabilità di soddisfare le aspet-

nel minore tempo possibile, tenendo sempre presente il fattore economico. “Chi non ha tempo di recarsi da noi può anche completare l’acquisto online", dice Ventimiglia. "Le offerte sono infatti di facile comprensione e includono pacchetti turistici su misura, con itinerari personalizzati o preimpostati. I clienti si fidano perché siamo viaggiatori e li indirizziamo verso ciò che conosciamo e riteniamo possa offrire loro la migliore esperienza. Inoltre i follower ci chiedono suggerimenti su itinerari e

n GOOD STORIES n

Anthony Ventimiglia e Nancy Busiello

idee per outfit da portare in viaggio. Per questo, lasciamo fare a Nancy: lei è l’esperta”. La cofondatrice aggiunge: “Nelle agenzie fisiche le persone hanno a disposizione valori unici: competenza, professionalità ed esperienza dei collaboratori”. L’azienda è anche una presenza positiva per il mercato del lavoro locale e dà valore ai dipendenti offrendo loro formazione, bonus e incentivi, orari sostenibili e momenti di svago per consolidare i rapporti con tutto il team. Dalla fondazione Viaggia Quasi Gratis ha rifiutato i contratti precari, optando per l’inclusione, con un organico che oggi conta 43 donne e 11 uomini. “Dal primo giorno di attività abbiamo fatto della sostenibilità sociale, ambientale ed economica il nostro punto di forza. Operando nel settore dei viaggi, siamo consapevoli di quanto sia fondamentale ridurre l’impatto sul pianeta. Per questo collaboriamo con aziende che prestano particolare attenzione alle proprie emissioni di CO2. Inoltre la personalizzazione delle esperienze è uno dei punti distintivi di Viaggia Quasi Gratis. I nostri operatori, essendo viaggiatori, propongono solo ciò che conoscono, garantendo ai clienti le migliori esperienze possibili”, aggiunge Busiello. Ma le esperienze a disposizione dei follower non si fermano qui. “Abbiamo scelto di promuovere la cultura del viaggio anche attraverso il cibo, fondando Gate20 Burger Tour, un ristorante che propone i sapori del mondo. Offriamo menu esperienziali che spaziano dall'americano ai piatti tipici spagnoli che scopriamo durante i nostri viaggi di lavoro”, aggiunge Ventimiglia. Dopo l’inaugurazione dei nuovi punti Viaggia Quasi Gratis al Centro Commerciale Campania e al Maximall Pompeii, del Poetica Hotel a Napoli e di due sedi del pub Gate20, il 2025 sarà un anno di crescita. “Abbiamo in programma ulteriori aperture per entrambi i marchi. Inoltre ci concentreremo sul rafforzamento del servizio di online booking”, concludono i fondatori. F

Laboratorio di turismo

SiNext ha organizzato hackfest - hospitality tourist puglia, una maratona con dieci tavoli tematici che hanno sviluppato idee per il futuro di uno settori chiave dell’economia regionale

DDall’idea di ridurre gli sprechi alimentari nei ristoranti alla creazione di reti digitali per attrarre i turisti asiatici, Hackfest - Hospitality Tourist Puglia ha acceso i riflettori su proposte innovative per trasformare il turismo locale. Nell’antica sala Maria d’Enghien del castello Carlo V di Lecce, dieci tavoli tematici hanno esplorato temi come sostenibilità, digitalizzazione e design dell’ospitalità, offrendo spunti concreti per il futuro del settore. Organizzato da SiNext, sotto la guida di Giovanni Pizzolante, in collaborazione con Regione Puglia, Bahms, The Qube e Its Turismo Puglia, l’evento è parte del programma di avvicinamento alla nuova edizione di FoodExp, il forum internazionale per l’enogastronomia e

l’ospitalità. Hackfest ha coinvolto studenti, professionisti e decision maker in una maratona progettuale, creando una piattaforma per mettere in rete competenze e visioni strategiche. L’hackathon ha generato idee con il potenziale per diventare soluzioni innovative. Tra queste i Centri di competenza dell’hospitality, ossia reti pubblico-private in grado di offrire formazione avanzata a operatori e manager, puntando su innovazione digitale e pratiche sostenibili. Oppure il Menu spreco, protocollo di certificazione per i ristoranti che intendano ridurre gli sprechi alimentari, valorizzare i prodotti locali e adottare processi più efficienti. E ancora: una piattaforma digitale integrata, concepita per includere l’uso di IA generativa per semplificare la pianificazione turistica, o Bridge to Asia, progetto per attrarre turisti asiatici attraverso formazione interculturale, profilazione dei flussi turistici e offerte mirate. Infine

Hospitality Connect Puglia, un’idea per costruire un network regionale che crei un ecosistema condiviso di risorse e competenze.

A queste idee si aggiungono il supporto delle istituzioni – in primis l’assessore regionale allo Sviluppo economico Alessandro Delli Noci e Anna Cammalleri, consigliera del presidente per le Politiche integrate, formazione e occupazione – e gli interventi di esperti, che hanno arricchito il dibattito. Hackfest ha rappresentato un’occasione per promuovere una visione condivisa tra pubblico e privato, per garantire uno sviluppo sostenibile del turismo pugliese.

“Costruire connessioni e fornire una cassetta degli attrezzi per fare rete: questo è uno dei compiti che ci siamo dati come Regione Puglia, anche attraverso i bandi del MiniPia e del MiniPia Turismo, per spingere uno dei settori trainanti dell’economia pugliese”, ha spiegato Delli Noci F

Barbara Politi, giornalista e conduttrice; Giovanni Pizzolante, ceo di SiNext; Alessandro Delli Noci, assessore allo Sviluppo economico della Regione Puglia; Nick Difino, giornalista e conduttore.

Lo spazio sicuro per gli acquisti consapevoli

EcoFair è una piattaforma digitale che unisce la vendita di prodotti biologici e sostenibili a un modello di commercio responsabile. È stato ideato da tre giovani imprenditori per promuovere pratiche ecologiche anche nei processi di produzione e spedizione

Il cambiamento climatico è una delle sfide più urgenti e complesse del nostro tempo, ma per EcoFair rappresenta anche una grande opportunità di trasformare il mercato e-commerce. L’obiettivo del progetto - ideato da tre giovani imprenditori: il cofondatore e amministratore unico, Luigi Francesco Maria D’Alessandro, 19 anni, studente di ingegneria gestionale; l’altro cofondatore, cto e coo, Elio Maria D’Alessandro, 23 anni, ingegnere informatico; il responsabile legale, Paolo Alessio Di Renzo, 22 anni, studente di giurisprudenza - è promuovere la sostenibilità e cambiare il modo di fare acquisti online, rispondendo alla crescente domanda di prodotti ecosostenibili e biologici. EcoFair è una piattaforma digitale che unisce la vendita di prodotti biologici e sostenibili a un modello di commercio responsabile. Il principale obiettivo è connettere i consumatori consapevoli con fornitori di prodotti eco-friendly, creando uno spazio sicuro e accessibile dove fare acquisti in modo informato. Tuttavia, EcoFair va oltre la semplice vendita di prodotti: si impegna a ridurre l’impatto ambientale lungo l’intera filiera, adottando imballaggi riciclabili e biodegradabili, in linea con le normative ambientali, e promuovendo pratiche responsabili anche nei processi di produzione e spedizione. L’approccio integrato del progetto punta a diminuire l’impatto ecologico dall’inizio alla fine, includendo l’utilizzo di corrieri

green che riducono le emissioni di CO2 e collaborando solo con fornitori certificati.

La scelta di dedicarsi a questo settore nasce dalla crescente consapevolezza dei consumatori riguardo alla sostenibilità e all’importanza di fare scelte ecologiche, specialmente in un contesto globale segnato dalla crisi climatica. La domanda di prodotti biologici e sostenibili è in costante

Il target di EcoFair è costituito da consumatori
informati sui temi ambientali, in cerca di prodotti che rispettano elevati standard ecologici

aumento, sia per un cambiamento nelle abitudini di consumo che per il crescente supporto delle politiche governative a favore dell’ambiente. EcoFair si distingue dalle piattaforme di commercio elettronico più tradizionali offrendo un’accurata selezione di fornitori con certificazioni ambientali, riducendo al minimo l’impatto delle spedizioni e dei trasporti, e garantendo trasparenza nelle politiche aziendali.

Uno degli aspetti chiave di EcoFair è la sua accessibilità. La piattaforma è progettata per essere user-friendly, rendendo facile l’esperienza d’acquisto anche per coloro che non sono esperti nel navigare online. Gli utenti possono esplorare facilmente le varie categorie di prodotti sostenibili senza doversi confrontare con informazioni sovrabbondanti. EcoFair è anche arricchita da una sezione educativa, EcoFairEducational, che fornisce articoli, video e contenuti formativi su temi di sostenibilità. L’obiettivo è sensibilizzare il pubblico riguardo al consumo responsabile e incoraggiare scelte d’acquisto più consapevoli, riducendo l’impatto ecologico di ogni prodotto acquistato. Oltre a essere un punto di acquisto online, EcoFair è un progetto che abbraccia attivamente la responsabilità sociale. La piattaforma garantisce che i suoi fornitori rispettino condizioni di lavoro eque, promuovendo trasparenza e giustizia sociale. Inoltre, EcoFair collabora con piccole imprese locali e organizzazioni no-profit per sostenere iniziative che promuovano pratiche agricole sostenibili e l’educazione ambientale. Il progetto vuole offrire visibilità ai produttori locali, che spesso sono esclusi dai grandi circuiti di distribuzione, permettendo loro di raggiungere un pubblico più vasto senza affrontare la concorrenza dei colossi del mercato.

sinistra:

EcoFair non si limita a vendere prodotti ecologici, ma propone un’esperienza d’acquisto integrata e completa. La piattaforma raggruppa una vasta gamma di prodotti ecosostenibili in un unico spazio: dal cibo biologico agli accessori tecnologici, dall’abbigliamento agli utensili da giardinaggio, dalla cosmesi ai cibi per animali. In questo modo EcoFair diventa un punto di riferimento per chi cerca un’ampia selezione di prodotti che rispettano l’ambiente e che rispondono alle esigenze di un pubblico sempre più attento e consapevole. L’ambizione di EcoFair si fonda su diversi driver. Da un lato, l’aumento dell’interesse per i temi ambientali ha spinto molti consumatori a cercare alternative più sostenibili. Dall’altro, le politiche governative che incentivano

l’adozione di soluzioni ecologiche, insieme all’avanzamento delle tecnologie verdi, hanno reso più facile l’accesso ai prodotti eco-friendly e biologici. Le nuove tecnologie, come i materiali biodegradabili, le energie rinnovabili e i metodi di produzione a basso impatto, stanno favorendo la crescita del mercato sostenibile e aumentando l’accessibilità dei prodotti ecologici.

Il target di EcoFair è costituito da consumatori informati sulle problematiche ambientali che cercano prodotti rispettosi di elevati standard ecologici. Questi utenti sono principalmente giovani, preferiscono fare acquisti online e sono molto sensibili all’impatto delle loro scelte di consumo sull’ambiente. EcoFair risponde a questa domanda, offrendo

una piattaforma che consente di fare acquisti responsabili senza compromettere la qualità e la convenienza. L’idea è di creare un marketplace che soddisfi le esigenze di un pubblico sempre più attento alla sostenibilità e alla qualità dei prodotti. Con uno sguardo al futuro, EcoFair punta a diventare il principale punto di riferimento per l’e-commerce di prodotti eco-sostenibili e biologici, offrendo una soluzione trasparente, responsabile e semplice sia per i consumatori che per i fornitori. L’approccio che unisce innovazione, sostenibilità ed etica mira non solo a soddisfare la crescente domanda di prodotti ecofriendly, ma anche a promuovere un cambiamento nei comportamenti di consumo e a creare un impatto positivo sull’ambiente e sulla società.

Da
Elio Maria D'Alessandro, Luigi Francesco Maria D'Alessandro e Paolo Alessio Di Renzo.
con
EcoFair

Oltre l'estetica

Punto di riferimento per chi cerca un approccio innovativo, la dottoressa Elisa Puma offre ai suoi clienti programmi nutrizionali personalizzati e trattamenti di medicina estetica mirati

Nel cuore dei Navigli milanesi, dove le acque scorrono tra antichi vicoli e moderni atelier, la dottoressa Elisa

Puma ha creato un rifugio dedicato al benessere integrale. Medico chirurgo, oncologa, medico estetico e nutrizionista, la sua mission supera il semplice concetto di estetica, mirando a una bellezza autentica che rallenti i segni del tempo attraverso l'armoniosa combinazione di medicina estetica e nutrizione. Dopo una solida formazione che include una specializzazione in oncologia, il diploma Smiem alla scuola di medicina estetica Agorà e un master in nutrizione umana all'Università di Milano, la dottoressa

Puma ha visto crescere nel tempo la fiducia riposta in lei dai pazienti. Il suo studio, situato in un elegante stabile nel cuore della città, è diventato un punto di riferimento per chi cerca un approccio innovativo improntato alla cura di sé. "La bellezza è un viaggio, non una destinazione", afferma. La sua filosofia si basa sull'idea che ogni individuo possieda una propria armonia innata che può essere esaltata senza stravolgimenti. Attraverso programmi nutrizionali personalizzati e trattamenti di medicina estetica mirati, la dottoressa

Puma aiuta i pazienti a ritrovare equilibrio e vitalità. "La medicina estetica degli eccessi è superata.

Oggi puntiamo a stimolare i processi rigenerativi naturali del corpo, ottenendo risultati che rispecchiano l'essenza di ciascuno".

Per la dottoressa Puma il benessere non si limita all'aspetto esteriore. "Un'alimentazione consapevole e uno stile di vita attivo sono fondamentali. Da appassionata di sport, incoraggio sempre a dedicare tempo all'attività fisica: è uno dei pilastri della longevità e della salute". Questo approccio

olistico le permette di offrire ai pazienti non solo trattamenti, ma veri e propri percorsi di trasformazione personale. Quando le si chiede quali siano stati i fattori chiave del suo successo in un settore così dinamico, risponde: "La formazione di alto livello è essenziale, ma è fondamentale poi costruire un rapporto di fiducia con i pazienti, essere presenti e attenti alle loro esigenze. La sensibilità estetica è in parte innata, ma si affina attraverso lo studio e l'osservazione. Ogni

volto racconta una storia unica e il nostro compito è valorizzarla senza alterarne l'autenticità". In un'epoca in cui la medicina estetica attira sempre più giovani professionisti, la dottoressa Puma si distingue per la sua visione innovativa e per l'impegno nel promuovere una bellezza che nasce dall'interno. Il suo lavoro è un invito a riscoprire se stessi e a dedicare tempo alla propria armonia e al proprio benessere psicofisico.

Elisa Puma
a cura di Elisa Puma

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SMALL GIANTS

Il triangolo del DESIGN

MONZA-BRIANZA È LA PATRIA ITALIANA DEL MOBILE, CON 1.325 AZIENDE, 9.879 ADDETTI E 2,2 MILIARDI DI FATTURATO. È IL VERTICE DI UN DISTRETTO CHE COMPRENDE ANCHE COMO E LECCO E BENEFICIA DELLA VICINANZA DI MILANO, CON IL SALONE DEL MOBILE, IL FUORISALONE, LA TRIENNALE E L’ASSOCIAZIONE PER IL DISEGNO INDUSTRIALE

A cura di Piera Anna Franini

Centinaia di carte di identità brianzole - pre-elettroniche, s’intendealla voce professione indicavano: ‘Mobiliere’. Tanti erano i professionisti orgogliosamente cresciuti a pane e legno nell’area di Monza-Brianza, che tutt’oggi è patria del mobile in virtù delle sue 1.325 aziende, 9.879 addetti e 2,2 miliardi di euro di fatturato. È la provincia con il maggior numero di imprese d’Italia dedicate al settore, al vertice di un triangolo, assai manzoniano, che si completa con Lecco (115 aziende) e soprattutto Como: 870 aziende, 6.583 addetti, 786 milioni di euro di export, fatturato pari a 1,2 miliardi. La Brianza brilla di luce propria, decuplicata da quella riflessa da Milano, determinante poiché piattaforma di formazione (dal Politecnico agli istituti di design) e di proiezione internazionale, per via di quel palcoscenico splendido che è il Salone del Mobile. Correva il 1961 quando Milano s’inventò l’evento fieristico di riferimento globale per il settore dell’arredo e più in generale del design, con duemila espositori da 35 paesi e 370mila visitatori nel 2024. Evento che si completa con il FuoriSalone, una cornice cresciuta al punto da mangiarsi il quadro, con i suoi 400

eventi, mostre, installazioni tra negozi, cortili, chiostri, chiese sconsacrate, giardini e orti. Milano ospita il Salone dal 1961 e il FuoriSalone dal 1991, è sede della Triennale, dal 1923 vetrina e luogo di dibattito, e dell’Adi (dal 1956), l’Associazione per il disegno industriale. Il suo Compasso d’Oro, il più antico e fra i più autorevoli premi di settore, lo istituì Giò Ponti. È a Milano che ha sede Interni (1954), la rivista che sta al design come Vogue alla moda. Equazione che vale per le rispettive direttrici: Gilda Bojardi, al timone di Interni dal 1994, e Anna Wintour, direttrice dal 1988.

E così si chiude il circolo virtuoso del territorio brianzolo, disseminato di fornitori di ferramenta, vernici, lavorazioni metalliche, tessitori per l’arredo e di artigiani di intaglio, intarsio, lucidatura, laccatura, doratura, imbottitura, lavorazione del metallo, dei marmi, dei vetri e dei cristalli. Una rete di grandi, medie, piccole e microimprese, anelli di una filiera prodigiosa. L’Eden dei designer che riescono a dare forma anche alle idee al limite del realizzabile.

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Come si spiega tanto fermento secolare? Si parte dalla presenza, almeno una volta, di materia prima, i boschi, e di un sapere artigiano che prese forma durante i tempi morti del calendario agricolo, ma che conquistò i ‘tempi vivi’ quando l’area iniziò a popolarsi di ville, spesso di villeggiatura, dalla Villa Reale di Monza in giù. Di qui la necessità di arredi di pregio, esternazione di uno status acquisito o consolidato, vuoi della borghesia, vuoi dell’aristocrazia. I contadini di Lissone, l’epicentro della patria del mobile, furono tra i primi a cogliere l’opportunità di arricchire i magri proventi dall’agricoltura, via via sempre più marginale. Nella cittadina e nei dintorni iniziò a svilupparsi un artigianato mobiliero di alta classe, consolidatosi in epoca napoleonica fino a stagliarsi come categoria produttiva a sé stante. Nel 1870 veniva fondata la Scuola Professionale di Disegno e Intaglio, rilanciata nel 1955 come Istituto Meroni, tuttora operante. F

Un distretto a tre punte

In un ecosistema così prodigioso hanno preso forma, tra gli altri, marchi come Cassina, Panzeri, Caimi, Lea, UniFor, Molteni&C, Poliform e Giorgetti, leader mondiali dell’arredamento e del design, artefici di manufatti ormai entrati nell’immaginario collettivo. Pensiamo alla sedia-icona 699 Superleggera (1,7 kg) di Cassina, azienda oggi parte del gruppo Haworth Lifestyle Design, nata a Meda nel 1927 su iniziativa dei fratelli Cesare e Umberto Cassina. Dagli anni ‘50, nell’Italia tutta da ricostruire, leggende del design come Gio Ponti mettevano le ali a questo marchio che, approdando anche alla nautica –vestì, tra i tanti, il transatlantico Andrea Doria –, divenne protagonista a livello internazionale. Nel 1954, con la sedia 683 disegnata da Carlo De Carli, si aggiudicava il suo primo Compasso d’oro, il Nobel del design. Dal dopoguerra Cassina ha coinvolto i più importanti architetti, designer e creativi,

da Gio Ponti a Vico Magistretti e Carlo Scarpa, Philippe Starck, Piero Lissoni, fino a Patricia Urquiola, dal 2015 art director dell’azienda.

La mente va poi alla serie di imbottiti ‘Le bambole’ di B&B Italia, firmate da Mario Bellini e immortalate da Oliviero Toscani. Erano gli anni Settanta, l’azienda era nata nel 1966 su iniziativa di Busnelli e Cassina (che poi cedette le quote) e già si dotava di una sede firmata da Renzo Piano e Richard Rogers. Nel 2018 B&B Italia è entrato a far parte di Flos B&B Italia Group, azienda del design di alta gamma, somma di marchi storici d’arredi e dell’illuminazione come Flos, Louis Poulsen, Arclinea, Maxalto, Azucena, Fendi Casa, Audo e Lumens. Flos B&B Italia Group è di proprietà congiunta delle società di investimento globali Investindustrial e Carlyle. Dal 2021 il direttore artistico è Piero Lissoni. Con il cassettone con il giunto geometrico a tripla forcella, congegnato nel

1955 da Werner Blaser, allievo di Alvar Aalto, Molteni&C presentava il prototipo di mobile moderno. Di nuovo anticipava i tempi con le librerie firmate da Yasuhiko Itoh, Donato D’Urbino e Carlo Volonterio. Si è arrivati così a un altro marchio chiave della Brianza, con capostipite Angelo Molteni, che nel 1934, 22enne, apriva una bottega di falegnameria a Giussano. Via via si strutturava compiendo il grande salto. Visionario, intuiva le potenzialità di una fiera come il Salone del Mobile, contribuendo alla sua fondazione. La Molteni sposava lo spirito rivoluzionario di Luca Meda, il designer - fra l’altro - dei contenitori Iride, al Salone nel 1968. Alla Molteni arrivavano Afra e Tobia Scarpa, poi Aldo Rossi, quindi maghi della comunicazione che ridisegnavano loghi e strategie. Dal 2021 questa storia ormai secolare è raccontata dal Molteni Museum (progettato da Jasper Morris) attraverso prodotti, prototipi, storie e immagini. F

Uno scorcio del Molteni Museum. Nell’altra pagina, arredi di design Cassina.

Benessere prima di tutto

Traininpink è nata nel 2017 come community su Instagram per chi voleva tornare in forma. Oggi è un’app con 35mila abbonate. “Vorrei che le donne cercassero di essere sempre se stesse e si volessero un po’ più di bene ogni giorno”, dice la fondatrice Carlotta Gagna

Traininpink ha bruciato le tappe in pochi anni: nata nel 2017 come community su Instagram per chi voleva allenarsi e rimettersi in forma, oggi è un’app di successo. Dalle 50 iscrizioni al primo videocorso del 2019, è arrivata ad avere oggi 35mila abbonate. Dietro questa crescita c’è Carlotta Gagna, 32 anni, personal trainer e imprenditrice capace di anticipare i tempi e le mode, quando ancora non si parlava di influencer e l’idea di allenarsi da casa era ritenuta una follia. A fronte di un investimento di oltre 4 milioni in ricerca e sviluppo di un’applicazione facile, intuitiva e bella, oggi Traininpink ha 484mila follower su Instagram, oltre 220mila su TikTok e 129mila su Facebook,

a cui si aggiungono le 20mila sottoscrizioni su YouTube e una mailing list di oltre 350mila iscritte.

A chi si rivolge Traininpink?

A tutte le donne che vogliono (ri) mettersi al primo posto, che hanno bisogno di una routine sostenibile per raggiungere i propri obiettivi perché hanno una vita impegnata, non hanno ore da dedicare all’allenamento e vogliono divertirsi e stare bene. Da un punto di vista dell’offerta, siamo inclusivi, offrendo percorsi per principianti, esperte, per gravidanza e post parto, dal pilates ai pesi, fino al cardio e allo yoga, con video che seguono per l’intero allenamento, spiegazioni chiare e professionali, ma sempre

Traininpink ha 484mila follower su Instagram, oltre 220mila su TikTok e 129mila su Facebook, a cui si aggiungono le 20mila sottoscrizioni su YouTube e una mailing list con oltre 350mila iscritte

empatiche e incoraggianti. Tutte le donne possono trovare una routine adatta a loro in Traininpink. Non esistono altre realtà in Italia - e ce ne sono pochissime al mondo (cinque, massimo sei) - che possono offrire alle proprie abbonate un livello di offerta e qualità simile in un’app di allenamento.

Qual è il messaggio che vuole dare a chi la segue?

Cerco sempre di essere me stessa, cosa non facile sui social media, dove per avere facili consensi spesso si prende la strada più facile. Nel tempo, per vicissitudini personali relative alla mia salute, ho cambiato punto di vista sulle cose che ritenevo giuste su allenamento e alimentazione, che avevo comunicato in passato, e non ho avuto paura di condividerlo, pur sapendo che questo non sarebbe stato apprezzato da molte persone che mi seguivano. Alcune hanno smesso di seguirmi sui social, ma sono state pochissime le abbonate che si sono cancellate. Anzi, nel complesso il numero è aumentato considerevolmente. Penso che questo dipenda dal fatto che il prodotto che offriamo è di alto livello e questo prescinde dalle simpatie per me, nonostante io rivesta un ruolo centrale in Traininpink. Vorrei che anche le donne che mi seguono cercassero di essere sempre loro stesse, nonostante non sia facile, di accettarsi ma senza smettere di migliorarsi, dentro e fuori, per volersi un po’ più bene ogni giorno. Quando noi donne ci vogliamo bene e non lottiamo contro noi stesse, siamo in grado di raggiungere traguardi inimmaginabili.

Quali sono gli obiettivi futuri per consolidare i risultati e far crescere ancora Traininpink?

Lavoreremo su tre fronti. Il primo riguarda i contenuti dell’app, perché continueremo a migliorare l’offerta con nuovi allenamenti per mantenere alta la motivazione e l’interesse di chi è già abbonata e attrarre nuove utenti. Il secondo riguarda l’app vera e propria: introdurremo nuove funzioni per aumentare la personalizzazione dell’esperienza di ogni abbonata e rendere l’app uno strumento di benessere a 360 gradi, oltre l’allenamento e la nutrizione. Il terzo riguarda la community: faremo

regolarmente eventi dal vivo per creare connessioni più profonde tra Traininpink e la community e i membri della community stessa.

Negli ultimi mesi si è molto parlato di pilates linfodrenante, un protocollo che ha messo a punto e che sta dando importanti risultati non solo a livello di allenamento. Quali sono punti di forza e gli effetti?

Dal 2019 abbiamo aiutato più di 157mila donne a trasformare il proprio corpo e tutti i giorni parlo con decine di loro. Il problema più ricorrente che mi viene sottoposto ogni giorno da sei anni è la

necessità di ridurre ritenzione e cellulite e sgonfiare, soprattutto la pancia. Per questa ragione ho studiato un protocollo unico e proprietario composto da allenamenti di pilates, che, per come sono strutturati, favoriscono la circolazione, sessioni di stretching, mobilità, auto massaggi e consigli per la vita quotidiana che, nel complesso, si dimostrano efficaci. Oggi più di 12mila donne seguono pilates linfodrenante con risultati strabilianti.

A marzo presenterà un nuovo brand di abbigliamento sportivo per donna: Igeia. Quali sono le caratteristiche e i valori che intende esprimere con questa iniziativa?

Filmando ogni giorno video di allenamento, negli anni ho provato decine e decine di brand. Nessuno di questi mi ha mai soddisfatto al 100% e, soprattutto in Italia, l’offerta è poca e polarizzata agli estremi: o fast fashion di bassa qualità o lusso a prezzi inaccessibili. Per questo ho deciso di lanciare un mio brand di capi sportivi funzionali, comodi e che valorizzino il corpo femminile. Useremo tecnologie e soluzioni all’avanguardia. Come Traininpink, anche Igeia sarà un brand inclusivo, con taglie dalla XXS alla XXL e con lunghezze tall per le donne più alte e petite per le donne più basse sin dal primo lancio. Igeia è anche un brand sostenibile: useremo materiali riciclati di alta qualità dall’abbigliamento al packaging e lavoreremo solo con partner, dalla manifattura alla logistica, con questo valore al centro del business e con certificazioni di sostenibilità di livello mondiale. Infine Igeia è un brand attento alla responsabilità sociale, che garantisce lavoro a condizioni etiche lungo tutta la catena di approvvigionamento.

Traininpink
Carlotta Gagna

DESIGN

Custodi del bello

Marca Corona è l’azienda più antica del distretto ceramico di Sassuolo, di cui racconta la storia e le trasformazioni in un museo dedicato. Uno dei tanti progetti che intrecciano la cultura e l’arte contemporanea, traducendo in pratica il concetto di sostenibilità sociale

di Valentina Lonati
Lelio Poncemi

NNel distretto ceramico di Sassuolo è forse tra le realtà più preziose. Sicuramente è la più antica: fondata nel 1741, Marca Corona è un punto di riferimento nella produzione di superfici in grès porcellanato e rivestimenti in pasta bianca. Vincitrice di premi internazionali – tra cui l’Adi Ceramics & Bathroom Design Award nel 2023 e l’Archiproducts Design Awards 2024 –è una realtà di eccellenza che investe energie e risorse per creare valore. Lo fa intrecciando la cultura ceramica del luogo – di cui è ambasciatrice – e l’arte contemporanea attraverso progetti e iniziative che mettono in pratica il concetto di sostenibilità sociale. Come nel caso della Galleria Marca Corona, creata nel 2010. Unico museo d’impresa italiano dedicato alla storia dell’intero distretto ceramico sassolese – dal 2021 parte dell’associazione nazionale Museimpresa –, è un luogo sospeso tra passato e presente, che mette in luce le molteplici applicazioni della ceramica negli ultimi tre secoli attraverso 250 opere, libri, fotografie e documenti, oltre a un racconto dell’evoluzione di Marca Corona.

“È il primo museo d’impresa del distretto ceramico”, spiega Lelio Poncemi, amministratore delegato di Marca Corona. “Non solo racconta la nostra storia, ma anche quella di Sassuolo e delle sue trasformazioni socio-economiche. Qui il nostro passato si trasforma in una testimonianza viva di come arte e industria possano evolversi insieme. È un luogo che parla non solo di ceramica, ma di cultura, di innovazione e di un patrimonio che è al tempo stesso locale e universale. Sono tantissime le scuole che organizzano visite con gli studenti alla galleria. Questo ci riempie di orgoglio e di speranza”. Un modo per rendere omaggio all’humus che ha consentito all’azienda di prosperare negli anni e di raggiunge-

re i risultati di oggi, mantenendo una produzione 100% made in Italy nel distretto di Sassuolo. Dal 1982 parte del gruppo Concorde, una delle principali realtà del settore ceramico al mondo, a capitale interamente italiano, Marca Corona ha 250 dipendenti, un’area produttiva e logistica di 200mila metri quadrati – a cui si è aggiunto un polo all’avanguardia energeticamente autosufficiente di 65mila – e una capacità produttiva annua di 7,5 milioni di metri quadrati. È presente in oltre 50 paesi, con una quota export del 75%. Per valorizzare la sua storia e quella di tutta la tradizione ceramica locale,

Marca Corona ha istituito anche Marca Corona per l’Arte, progetto che dal 2022 coinvolge ogni anno un diverso artista di fama internazionale per ideare opere inedite in concerto con i dipendenti dell’azienda. Un progetto di arte partecipata che crea ponti, connessioni e contaminazioni tra arte e produzione industriale ceramica. “Fin dal Settecento la nostra storia è stata intrecciata con quella di artisti che venivano a Sassuolo per decorare vasellame”, prosegue Poncemi. “Era un momento magico: un’arte che si fondeva con la manifattura e che ha reso questa terra un’eccellenza mondiale.

Lo showroom con le opere di Stefano Arienti. Nell’altra pagina, la collezione Arialuce.

Questo bagaglio culturale è rimasto nel dna di Marca Corona, influenzando la direzione artistica dell’azienda e portandoci, ancora oggi, a esplorare nuovi territori creativi. Non è solo memoria, ma un valore che continuiamo a tradurre in prodotti e progetti, guardando al futuro senza mai perdere il legame con il passato”.

Ultimo artista coinvolto nel progetto, dopo Giuseppe Stampone e Stefano Arienti, è stato Andrea Mastrovito, che nel 2024 ha realizzato MCm - Minimo Comune multiplo, progetto espositivo che, analizzando il rapporto tra l’uno e il multiplo, suggerisce una riflessione sulla pratica dell’artista e sul processo produttivo di una realtà industriale come quella di Marca Corona. Focus dell’esposizione è l’opera inedita MCm, che dà il titolo all’ampia personale curata da Ilaria Bernardi – visitabile fino al 31 gennaio nella sede dell’azienda a Sassuolo e dal 7 al 9 febbraio a Bologna, in occasione di Arte Fiera e Art City – e che consiste in un imponente mosaico di carta bianco-blu di dieci metri quadrati, realizzato con la tecnica del

frottage. La superficie riproduce a pastello una delle più antiche fotografie di dipendenti di Marca Corona, assemblando oltre 200 piastrelle. “Un’opera incredibile, capace di racchiudere i valori di Marca Corona, l’attenzione per il nostro territorio e per la sua ricchezza. Che è composta, in primis, dalle persone”.

Sempre incentrata sul concetto di multiplo è anche la terza edizione del Premio Marca Corona, che è stato creato nel 2022 per supportare l’arte visiva emergente e lo sviluppo di giovani

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talenti. La cerimonia di premiazione si terrà il 7 febbraio a Bologna, in concomitanza con il finissage della mostra MCm – Minimo Comune multiplo. Sempre il 7 febbraio, al Teatro San Leonardo di Bologna, verrà presentata anche l’ultima edizione del progetto Cantiere Futuro, convegno dedicato agli architetti che gli anni scorsi ha coinvolto nomi importanti come Italo Rota e Luca Molinari. “Quest’anno, con il tema ‘R(i)esistere’, esploreremo il ruolo centrale dell’arte e dell’architettura nelle trasformazioni urbane, del paesaggio e della società, insieme a un team di esperti guidati dall’architetto e artista Maurizio Cilli, da anni impegnato in pratiche di arte civica”. Progetti che sono espressione di un concetto di sostenibilità a 360 gradi, in accordo con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu. “Responsabilità d’impresa”, dice Poncemi, “per noi significa anche e molto prendersi cura del territorio e delle persone che lo abitano. È farsi portavoce del tesoro di un luogo e raccontarlo a chi lo abita”. F

Riprendere IL FILO

Molti grandi maestri del design, come Gio Ponti, Joe Colombo e Gianfranco Frattini, hanno integrato le porte tessili nei loro progetti. Oggi l’unica azienda italiana specializzata in questo elemento è Dooor, che vuole reinterpretarlo in chiave innovativa

NNon solo un marchio di design, ma una storia di trasformazione e innovazione che propone un nuovo approccio alla progettazione degli interni attraverso un elemento spesso collegato al passato e che ora trova nuova freschezza: la porta a soffietto. Parliamo di Dooor, realtà fondata da Francesco Mascarucci nel 2019 per reinterpretare l’eredità del nonno, che già negli anni ’50 aveva intuito il potenziale di questo elemento architettonico avviandone la produzione. Un elemento che Dooor, unica azienda italiana specializzata in porte tessili, trasforma in un dispositivo contemporaneo, capace di plasmare gli spazi in modo fluido e dinamico.

Traendo ispirazione da maestri come Gio Ponti, che nel suo appartamento milanese utilizzò porte scorrevoli per modulare gli ambienti e ridefinirne l’uso, Dooor si pone come ponte tra passato e presente. Entrato nell’azienda di famiglia nel 1997, Mascarucci ha compreso subito le virtù di questa tipologia di soglie. “Vedevo nelle porte tessili caratteristiche uniche: robustezza, durabilità e la capacità di risolvere le esigenze di compartimentazione degli spazi, adattandosi alle mutevoli necessità abitative”, spiega. Così, nei primi anni 2000, mentre le aziende abbandonavano la produzione di questo elemento, Mascarucci non smise di crederci: “Ho seguito un approccio su più fronti: contattare le aziende che abbandonavano la produzione, proponendo loro di commercializzare le nostre porte, investire costantemente nell’innovazione, esplorare nuovi settori

di mercato e modernizzare il meccanismo interno, il sistema di scorrimento e quelli di chiusura. Tutto ciò ha portato a una trasformazione radicale delle porte, da manufatto artigianale a soluzione architettonica, tanto da richiedere la creazione di un’azienda specializzata, dedicata esclusivamente alle porte tessili”. Da qui la fondazione, nel 2019, di Dooor, che rappresenta un unicum nel panorama del design. Realizza porte tessili non solo altamente personalizzabili, ma che si adattano a contesti che spaziano dal residenziale ai luoghi di lavoro, fino agli spazi pubblici e culturali, grazie a un sistema di aggancio modulare e all’assenza di ancoraggi a terra. “Abbiamo sviluppato un prodotto dalle potenzialità ineguagliate: può raggiungere i sei metri di altezza con una larghezza potenzialmente illimitata, offrendo la possibilità di creare curve, geometrie a S e angoli. Le nostre soluzioni permettono di cir-

di Valentina Lonati

condare ambienti o suddividerli, mantenendo sempre come principio cardine la semplicità d’uso. Un esempio emblematico è stata l’installazione al Salone del Mobile 2024, dove abbiamo esposto una porta curva di cinque metri. La soddisfazione più grande è stata vedere bambini giocare con questa struttura imponente, dimostrando quanto sia leggera e maneggevole nonostante le dimensioni”.

Progettate per essere membrane organiche tra gli ambienti, oppure elementi scultorei che aggiungono carattere agli spazi, le porte di Dooor sono prodotte in vari materiali e finiture – dai tessuti riciclati ai materiali ignifughi, dalle texture tecniche a fibre naturali come lana e cachemire – e possono essere personalizzate in modo sartoriale. Ogni porta tessile viene progettata in 3D e la produzione si avvale di tecnologie avanzate, come il controllo numerico e le saldatrici laser. Tuttavia il processo mantiene un cuore artigianale. “L’artigianalità rimane il nostro punto di forza, sostenuta da una profonda conoscenza dei materiali maturata nel tempo. Questa expertise è fondamentale non solo per garan-

tire l’eccellenza del risultato finale, ma anche per assicurarne durabilità e resistenza nel tempo”.

Capitolo significativo della storia di Dooor è quello delle collaborazioni artistiche e culturali, che contribuiscono a tratteggiare un nuovo immaginario legato alla porta tessile. La direzione artistica di Calvi Brambilla e le partnership

con studi come Zaven rappresentano esempi di come il dialogo tra design, architettura e artigianato possa generare soluzioni che sono specchio della contemporaneità. “L’incontro con gli architetti Fabio Calvi e Paolo Brambilla, circa 20 anni fa, ha segnato una svolta fondamentale nel nostro percorso. Grazie a loro scoprii come maestri dell’architettura italiana – da Gio Ponti a Joe Colombo, fino a Gianfranco Frattini – avessero integrato le porte tessili nei loro progetti più innovativi. Questa rivelazione fu una potente conferma: la direzione che avevo scelto per la mia azienda poggiava su fondamenta storiche solide”. Guardando al futuro, Dooor continua a investire in ricerca e innovazione. Tra le prospettive più promettenti c’è l’uso di materiali naturali, insieme alla partecipazione a progetti ambiziosi. Tra questi, la rigenerazione degli spazi di lavoro, in collaborazione con Filippo Orsini, per la sede del Centro di Ricerca Craft del Politecnico di Milano. “Il progetto vedrà l’integrazione di numerose porte tessili Dooor che non solo definiranno gli ambienti fisicamente, ma ne caratterizzeranno profondamente la funzionalità e la fruibilità. Le nostre soluzioni troveranno posto negli stessi spazi che hanno visto formarsi i maestri dell’architettura italiana e che continuano a plasmare le nuove generazioni di progettisti”. Inoltre Dooor è impegnata in iniziative di economia circolare e impegno sociale, come quella che coinvolge un centro di riabilitazione per giovani con problemi di dipendenza, dove gli scarti produttivi vengono trasformati in accessori di pelletteria. Questo tipo di attività riflette la volontà dell’azienda di coniugare creatività e responsabilità. “Dooor rappresenta una sintesi tra passato e futuro. Riprendiamo un prodotto storico, lo reinterpretiamo attraverso la lente dell’innovazione e lo rendiamo rilevante per le esigenze contemporanee. In questo modo contribuiamo non solo a ripensare gli spazi, ma anche il nostro rapporto con essi”. F

Francesco Mascarucci

FORBES LIFE

Dopo gli eccessi di pranzi e party delle feste, è necessaria una fase detox per ripartire con la marcia giusta. Ecco che cosa propongono gli specialisti del benessere

LA FORMA RITROVATA

Pinzolo (Trento)

Lefay Resort & Spa Dolomiti

Neve e aria fredda sono l’opposto del calore di acque e vapori dell’area benessere del resort. Un connubio ideale per stimolare yin e yang, i poli energetici che governano il tutto. Su questo si basa la nuova proposta Active & Balance Short, che riallinea l’organismo abbinando le escursioni esterne al percorso energetico, ai trattamenti dedicati.

Un’altra idea è il pacchetto

Purificarsi in montagna, tre notti per ripulire l’organismo da tossine e stress, che comprende prima colazione, un rituale viso Unico Cielo, un Percorso della Tartaruga Nera, un’attività outdoor, un Sentiero della Tartaruga Nera, detox Purezza (con grotta del sale, lago salino, scrub, fangoterapia, massaggio detossinante), ingresso alla spa di cinquemila metri quadrati con piscine, saune, centro fitness e zone relax. In Prestige Junior Suite condivisa, prezzo a persona da 1.240 euro.

Erbusco (Brescia)

L’ALBERETA RELAIS & CHÂTEAUX

Il pacchetto Advanced Detox favorisce i processi naturali di espulsione di scorie metaboliche e tossine, la riparazione dei tessuti difettosi e il ripristino dell’equilibrio ormonale. Pilastro del metodo Chenot, il programma include la diagnostica completa Chenot Lifestyle Biomarkers, un sistema per monitorare l’impatto dello stile di vita su benessere e processi di invecchiamento. Il programma comprende: due consulenze mediche, due consulenze nutrizionali, un check-up bioenergetico Chenot, due trattamenti bioenergetici Chenot, sei Trattamenti di idro-aromaterapia, sei trattamenti phyto-fango, sei trattamenti idro-jet, sei massaggi energetici Chenot, misurazione dei prodotti finali della glicazione avanzata. Costo: 4.990 euro a persona; per due ospiti in camera doppia, a partire da 13.830 euro.

Nel 2023 ha conquistato il riconoscimento come Italy’s Best Day Spa

Premiata tra le Top 10 Regenerative Medicine and Surgery 2023 in Europa da MedTech Outlook

Milano IMAGE REGENERATIVE CLINIC

Diretta da Carlo Tremolada, inventore del metodo Lipogems, ha messo a punto il protocollo ReShaping You, ideale dopo le feste, che, dopo un’accurata visita medica, prosegue con un programma di trattamenti tailor made. Combinando terapie rigenerative e tecnologie di ultima generazione si può ottenere un dimagrimento generalizzato o localizzato, rassodamento, rimodellamento e riattivazione profonda della muscolatura. Il protocollo unisce i migliori strumenti e le procedure all’avanguardia di Image Regenerative Clinic, in un mix tra l’alta tecnologia di lipo-laser, per liberare i grassi all’interno dei cuscinetti e facilitare il drenaggio linfatico, Led e onde di Kotz, per bruciare i grassi liberati e tonificare i muscoli, coadiuvato da diete su misura e supportato dalla manualità di massoterapia, soin drenanti, sedute di osteopatia e fitness coaching. Prezzo su richiesta.

Clarens, Montreux (Svizzera)

CLINIQUE LA PRAIRIE

Fondata nel 1931 da Paul Niehans, pioniere nello sviluppo della terapia cellulare, Clinique La Prairie è una clinica medica e una destinazione wellness di fama mondiale, frequentata da personaggi come Clark Gable, Marlene Dietrich, Winston Churchill e, più recentemente, Mika e Carla Bruni. L’offerta si articola in programmi di health & wellness molto avanzati di una settimana, costruiti sulle esigenze del cliente. Un’équipe medica di 50 specialisti assicura una precisione diagnostica e un supporto continuo. Dotata delle ultime tecnologie, offre le cure mediche e di benessere più avanzate in un ambiente raffinato e sofisticato, un’oasi riconosciuta di bellezza. Da 20.700 euro per una settimana di cure.

Agli Haute Grandeur Global Awards è stata insignita di premi come il Best Health and Wellness Spa

Nel 2024 è stata riconosciuta, ancora una volta, tra le migliori cliniche del benessere al mondo

SHA

WELLNESS

CLINIC

Il percorso Detox & Optimal Weight di una settimana prevede la riattivazione metabolica attraverso un piano personalizzato di cucina salutare per migliorare il benessere, trattamenti per ridurre le tossine e rinforzare le capacità del corpo di purificarsi. Tra le proposte high-tech, Indiba, trattamento a radiofrequenza di rigenerazione del derma. Il risultato? Un incarnato uniforme, linee sottili ridotte e una pelle più giovane, idratata e soda. E ancora, la sessione di crioterapia e l’hydroenergetic detox, un trattamento in acqua che detossina il corpo e lo purifica per ridare energia, vitalità e tono. Si completa con la Thalasso Sha Body, bagno a base di alghe dalle proprietà rimodellanti, i cui minerali accelerano il meccanismo di lipolisi.

4.500 euro

L’Albir, Alicante (Spagna)

La dimensione liquida del tempo

Macallan, uno dei whisky più prestigiosi del mondo, ha festeggiato i 200 anni. Per l’occasione ha presentato un cortometraggio a cui hanno partecipato grandi personaggi dell’arte, della moda e della cucina

“Il tempo è un flusso continuo, una dimensione prettamente umana e mentale. Siamo noi che diamo il tempo alle cose”, racconta la gallerista Lia Rumma nel cortometraggio che celebra i primi 200 anni di The Macallan, eccellenza nella produzione di whisky da quando il fondatore, Alex Reid, posò la prima pietra della distilleria nello Speyside scozzese. Un film prodotto da Unfollow adv ed Eliofilm, in cui le attrici Kasia Smutniak e Sofia Iacuitto dialogano con personaggi d’eccezione proprio sul valore del tempo. Dallo stilista Ottavio Missoni allo scrittore Nicola Lagioia, passando per lo chef stellato Mario Uliassi, fino a Luca Gargano, presidente di Velier, che da anni distribuisce i pregiati single malt in tutta Italia. Proiettato in anteprima il 4 dicembre a La Pelota di Milano, durante le celebrazioni del bicentenario, il corto ha evidenziato la pazienza e la dedizione necessarie per creare prodotti unici. Come quelli di Time : Space Collection, una macchina del tempo che racchiude due nuove espressioni di Macallan, frutto dell’incontro tra artigianalità e avanguardia. Time : Space si presenta come una ruota con un doppio scompartimento. Il primo contiene il single malt più vecchio mai rilasciato

Luca Gargano, presidente di Velier.

da Macallan, con 84 anni di maturazione; il secondo racchiude i primi whisky prodotti nella nuova distilleria e datati 2018, proiezione del brand nel prossimo futuro.

“La selezione di una botte giovane è stata un’esperienza elettrizzante e la prova che, unendo savoir faire e scienza, possiamo garantire la continuità del carattere del nostro whisky”, ha raccontato Kirsteen Campbell, master whisky maker di Macallan.

A contenere questi distillati è una scultura realizzata a mano con legno di quercia americana ed europea, per valorizzare il colore naturale del whisky. Le sue 200 punte richiamano l’arte dell’origami e si dischiudono a rivelare lo spirito di Macallan. Ne esistono tanti esemplari quanti sono gli anni di attività della distilleria e sono destinati a coloro che riusciranno ad apprezzarne da vicino il design e il gusto inconfondibile. La seconda creazione della collezione Time : Space è Mastery, single malt dalla grande complessità creato partendo da 14 tipologie diverse di botti di rovere europeo e americano ex Sherry ed ex Bourbon, per una grande eleganza al naso e al palato. Due prodotti che incarnano il valore del tempo, su cui si fondano i lunghi invecchiamenti che hanno reso Macallan uno dei whisky più prestigiosi del mondo. F

Cuore d’oro, anima trentina, spirito milanese

La storia della Gioielleria Obrelli è cominciata a fine ‘800 a Lavis di Trento. Ora, dopo l’apertura della sede di Milano, il marchio è diventato protagonista a livello nazionale

Da una piccola bottega di fine Ottocento in pieno centro a Lavis di Trento è iniziata la storia della Gioielleria Obrelli. È qui che papà Italo, nel 1929, rilevò la piccola attività dello zio materno e pose le basi di una tradizione familiare che dura da quasi 100 anni. Insieme a lui c’era anche mamma Ada, che lasciò l’insegnamento per dedicarsi con passione all’attività di famiglia. In successione arrivarono anche i tre figli, Cristiana, Maurizio e Gianfranco, che dopo gli studi universitari decisero di dedicarsi anch’essi al proseguo dell’attività familiare.

Dalla piccola bottega, ben presto l’attività si ampliò fino a comprendere i tre piani di uno storico palazzo risalente al 1575, nel centro di Lavis. Qui nacquero i laboratori interni di orologeria e oreficeria, di cui uno è anche a Valenza, in Piemonte, dov’è localizzato uno dei più importanti distretti dell’oro in Italia. L'ultimo nato è il negozio a Trento in via Mazzini, per stare più vicini alla clientela del capoluogo. Oggi insieme a Cristiana, Maurizio e Gianfranco ci sono anche Stefania e Giordana, che rappresentano la terza generazione. L’attività familiare è affiancata poi da uno staff di dipendenti e da alcuni artigiani maestri nell’arte orafa che danno ancora più valore all’azienda.

Nella Gioielleria Obrelli si ha a disposizione una vasta scelta di gioielli e orologi, ma anche di preziosi d’arredo per la casa. Chi

non trova quello giusto può creare il suo gioiello, unico e personalizzato. Maestri orafi e un designer specializzato realizzano artefatti esclusivi e inimitabili. Se un cliente vuole ridare vita a un vecchio gioiello di famiglia, invece, gli esperti offrono un accurato restyling. Obrelli è inoltre da anni un operatore professionale in oro autorizzato dalla Banca d’Italia nella sede storica di Lavis ed è diventato un player protagonista a livello nazionale a seguito dell’apertura della sede di Milano. Il marchio propone lingotti di fonderie internazionali conosciute a livello mondiale, come la Argor Heraeus e Ögussa, ed è importatore e rivenditore primario della Zecca austriaca. Propone anche i prodotti della zecca reale del Regno Unito, come la Sterlina

e la Britannia, nonché i lingotti d’oro della Royal Mint, le monete della zecca della Repubblica di San Marino e della zecca dello Stato del Vaticano. Produce i suoi lingotti (di forma rotonda, quadrata e a puzzle, a peso variabile su richiesta del cliente), caratterizzati dall’aquila del Trentino Alto Adige, e partecipa come espositore alle principali fiere del settore in Europa, in primis la World Money Fair di Berlino. Oltre ai 24 uffici dislocati in tutta Italia, la rete commerciale si è sviluppata appoggiandosi a qualificate gioiellerie sull’intero territorio nazionale. Obrelli propone anche piani di acquisto di oro puro fisico, programmati senza obblighi per i clienti e a valori di mercato, non avendo una rete piramidale di network marketing da remunerare.

FORBES LIFE WINE

Montagne da bere

Il marchese Anselmo Guerrieri Gonzaga ha portato San Leonardo nell’eccellenza del taglio bordolese in Italia, puntando su costanza qualitativa e miglioramento dell’ambiente

SSan Leonardo è il vino di una delle tenute più celebri del Trentino, punto di riferimento per i rossi italiani dal grande potenziale di invecchiamento. Il marchese Anselmo Guerrieri Gonzaga è l’uomo che ha portato un’azienda nella leggenda del taglio bordolese in Italia. Quali sono i segni distintivi che hanno reso grande questo vino? Il successo di San Leonardo va misurato nei termini della costanza qualitativa e di stile che dura da oltre 40 anni e della ricerca continua per migliorare l’ambiente. Dagli anni ‘80 San Leonardo ha perfezionato e affinato la qualità del suo vino, enfatizzando il territorio attraverso l’equilibrio sobrio, raffinato, compatto. Nominato miglior rosso d’Italia per molti anni consecutivi, San Leonardo oggi si afferma sempre più come riferimento.

La filosofia in vigna e cantina si riflette nell’e strema grazia del vino. In vigna si prevede un uso minimo di trattamenti grazie alla tecno logia (macchinari super leggeri che nebuliz zano anziché spruzzare il materiale sulla chioma della pianta) e a un sistema di prevenzione che va dall’uso di batteri e funghi specifici alla confusione sessuale. Le sfide sono tante, ma l’obiettivo è pro muovere la vitalità del suolo e della vigna enfatizzando la biodiversità. Un luogo ricco di energia, capace di mettere in bottiglia vini tesi, vibranti, lucenti.

San Leonardo è composto principalmente da Cabernet Sauvignon, con assemblaggio di Carménère e un tocco di Merlot. Ogni anno la percentuale varia leggermente per dare la lettura aderente all’annata. Una delle più celebri è la 2016: un’annata regolare, non troppo siccitosa ma asciutta, con temperature calde ma non eccessive, che hanno permesso alla pianta di ottenere piena maturazione

Una bottiglia di San Leonardo. Sopra, il marchese Anselmo Guerrieri Gonzaga.

delle bucce, mantenendo però una piacevole acidità slanciata anche grazie alle escursioni termiche giornaliere. Il vino ha un grande potenziale evolutivo in bottiglia. Per questo in cantina l’estrazione dei fenoli (antociani e tannini) è attenta, con macerazioni di circa 20 giorni per dare trama fitta e densità al palato. I successivi 24 mesi in barriques di rovere francese aggiungono volume, spessore e complessità, smussando i tannini e rendendo la trama estremamente vellutata ma non banale. I sentori di ribes nero e rosa, accompagnati dai tannini elevati ma sofisticati, ricordano un po’ i migliori cru classé di Margaux, Bordeaux, ma il tocco più scuro e speziato dato dal Carménère (30% per la 2016) lo emancipa e gli dà una firma tutta Italiana. Il Merlot qui agisce da collante, dando morbidezza e rotondità al palato e un piacevole finale soffice. All’assaggio il vino colpisce per la nota raffinata, non sfacciata, riservata ma netta di prugne e lamponi, in perfetto equilibrio all’acidità tipica delle vigne in altitudine: croccante, slanciata, matura. I tannini sono il vero capolavoro: decisi, spessi, ma di altissima qualità, segno di un’attenzione meticolosa al momento della vendemmia e all’estrazione in cantina. Nonostante il cambiamento climatico metta a rischio l’equilibrio dei vini a causa dell’aumento dei livelli di alcol e dell’abbassamento delle acidità, San Leonardo riesce ad adeguarsi con una gestione della vigna che premia la bevibilità e lo slancio, con un tenore alcolico del 13%. Il risultato è un vino da tenere in cantina per almeno dieci anni, serio e importante, da regalare per occasioni speciali. F

FORBES DESIGN

Un ambizioso progetto di sedute modulari: è quello di Graphic, collezione disegnata da Mario Ferrarini e Victor Vasilev per Potocco. Caratterizzata da una struttura fatta di elementi sottili e geometrici, Graphic si compone di divani, tavoli, panche, scrittoi e tavolini. A seconda della destinazione d’uso, unisce materiali diversi: legno di frassino, metallo e marmo per l’indoor; legno di frassino waterproof, metallo e pietra naturale o grès porcellanato per l’outdoor.

Superare la classica sfera luminosa: con questa idea è nata Lumi, una linea di lampade caratterizzate da un diffusore pensato come l’impronta leggera della neve fresca. Ad averla progettata per Fabbian sono i designer Alberto Saggia e Valerio Sommella, che hanno voluto abbandonare la rigidità geometrica per abbracciare una poetica dell’irregolare. La collezione è costituita da sospensioni, lampade da tavolo, da terra, da parete e da soffitto in molteplici forme e dimensioni.

Per il 2025 il Pantone Color Institute ha individuato nel Mocha Mousse il colore dell’anno. Una tonalità di marrone calda e intensa, che suggerisce le fragranze del cacao e del caffè. A interpretarla nell’ambiente bagno è Sbordoni Ceramiche, brand specializzato nella produzione di collezioni in stile retrò, che propone in questa colorazione neoclassica la storica serie di sanitari disegnata da Alessandro Sbordoni negli anni ’30. Un evergreen che oggi si tinge di nuove, contemporanee sfumature.

Amazon ha finalmente introdotto un Kindle con schermo a colori. E i test approfonditi degli analisti lo hanno definito “il migliore schermo mai visto finora su un e-reader”. Il Kindle Colorsoft ha prestazioni migliori durante il cambio di pagina e un ottimo zoom sui contenuti testuali e visivi. Riesce a semplificare la personalizzazione dello schermo

Non è sempre possibile, durante l’inverno, fare una corsa all’aperto. Il formato compatto del tapis roulant Technogym MyRun, da tenere a casa o in studio, diventa essenziale per mantenersi in forma, complici le immancabili calorie portate dalle feste. Scaricando l’app Technogym sullo smartphone è possibile programmare un allenamento personalizzato. È inoltre possibile richiedere un allenamento on demand con uno dei talent trainer raccomandati dall’azienda fondata da Nerio Alessandri. La tecnologia è stata, sin dall’inizio, la chiave del successo di questi attrezzi che sempre più somigliano a robot.

con un’unica opzione. Il nuovo lettore migliora anche l’esperienza di acquisto dei libri, che secondo i commenti degli utenti diventa ‘più sontuoso’. Il miglioramento dei Led, più luminosi, appare evidente quando leggiamo un fumetto. Utile la funzione che permette di sottolineare le frasi con i colori giallo, blu, rosa e arancione.

“Il cinema torna a casa”, hanno detto i manager della Sony presentando il proiettore Bravia laser 4K con processore Xr che offre immagini di un realismo davvero potente. La famiglia di proiettori Bravia 7, 8 e 9 ha all’interno un cuore tecnologico come il processore Xr sviluppato da Sony oltre alla sorgente luminosa laser. È in grado di offrire immagini ricche di gradazioni in formato 4K Hdr (quattro volte l’alta definizione) che alternano negli eventi sportivi, oppure nei film, colori brillanti a neri molto profondi. In particolare, il Bravia Proiettore Laser 9 offre immagini di livello professionale con 3.400 lumen. Costo 26mila euro.

di Gabriele Di Matteo
FORBES TECH

Assistenza internazionale

Tina Gullì ha aperto lo Studio Gullì America. La sua storia dimostra come la competenza italiana possa avere successo anche a livello globale, grazie a innovazione e resilienza

Il 27 giugno Palazzo Mezzanotte a Milano ha ospitato la XIV edizione dei Le Fonti Awards, un evento che riconosce l’eccellenza italiana in vari settori. Tra i protagonisti della serata, Tina Gullì è stata premiata come professionista dell’anno in consulenza fiscale. Con il suo approccio innovativo e umano, Gullì ha saputo coniugare competenze tecniche e leadership, contribuendo alla crescita di giovani professionisti e startup che si affacciano al mercato globale.

La sua visione internazionale, testimoniata dall’apertura dello Studio Gullì America, va oltre la consulenza fiscale tradizionale, includendo anche assistenza legale e sociale per un pubblico

multiculturale. In questo contesto, il suo percorso di espansione internazionale potrebbe beneficiare degli strumenti offerti dal sistema di immigrazione statunitense, come il visto Eb-1, dedicato a professionisti di alto livello. Questo visto, riservato a individui con qualifiche straordinarie, si suddivide in tre categorie principali: Eb-1A, per chi dimostra abilità straordinarie in ambiti come scienza, arte, affari o sport; Eb-1B, per professori e ricercatori con esperienza accademica; Eb1C, per manager e dirigenti multinazionali trasferiti negli Usa per ruoli equivalenti. L’approccio di Gullì, incentrato su digitalizzazione, internazionalizzazione e sostenibilità, si allinea con

le opportunità offerte da programmi come l’Eb-1. Per professionisti come lei, questa tipologia di visto rappresenta un’opportunità per accedere al mercato statunitense e riconoscere le proprie competenze. Questo esempio evidenzia come le competenze italiane possano avere successo anche a livello internazionale, grazie a innovazione e resilienza. Gullì incarna questo spirito con una leadership capace di affrontare le sfide e trasformarle in opportunità di crescita. La trasformazione digitale, l’ottimizzazione della supply chain e la sostenibilità sono al centro delle sue priorità, evidenziando come innovazione e dedizione siano fondamentali nel settore della consulenza fiscale.

a cura di Studio Gullì
Tina Gullì

ELISIR DI LUNGA VITA

Al Portrait Milano si sta affermando la prima spa metropolitana nata dalla fusione tra l’high tech del biohacking e la filosofia delle blue zone, località dove la longevità è parte dello stile di vita, grazie alla sinergia con la natura e la comunità. Settecento metri quadri con piscina, bagno turco, sauna, area relax e palestra, Longevity Spa è un’oasi di serenità dove prendersi cura di sé in una fusione di benessere fisico e spirituale, coltivata con experience multisensoria-

li, in grado di fare viaggiare la mente altrove. La prima destination del benessere firmata dal gruppo Longevity, network di biohacking e antiage city clinic, sposa un approccio olistico e multidisciplinare che unisce l’expertise medicale nel settore antiage a proposte che combinano percorsi di ispirazione tradizionale con una selezione dei più avanzati trattamenti di bellezza, riequilibrio e ringiovanimento.

LIVING MILANO

Cena a sorpresa

Una carta dinamica, che si riscrive in base alla disponibilità delle materie prime, presentate ai clienti da un cassetto della cucina a vista. Da Autem*, il ristorante di Luca Natalini in Porta Romana, in via Lattuada, “non è lo chef che sceglie il menù, ma gli ingredienti”. Un concetto ripreso nel nome latino (‘ancora’, ‘oppure’) e dall’asterisco simbolico: il deside-

rio di comunicare attraverso una congiunzione tra opposti ancora da esprimere. Un locale dalla struttura originale, dove il legno è il materiale predominante e si può scegliere di mangiare nella cucina, nella sala specchi, tra superfici riflettenti vintage di recupero, o nella sala privata, per momenti intimi e raccolti, tra le opere degli artisti scelti dalla galleria Bi-Box Art Space di Biella. La Carte Blanche di Autem* (sei portate, 100 euro) è una fusione di contrasti in perfetto equilibrio tra gastronomia e sostenibilità. Senza sprechi: tutti i tagli della carne, dai più nobili al quinto quarto, il burro a base di latte vaccino, caprino, ovino, di bufala o di asina, in base alla disponibilità, frutta e verdura di stagione da piccoli produttori, pesce fresco rispettando l’ecosistema. Non mancano i signature dish di Natalini, come la sua Pasta in bianco, l’audace Cavallo e ostrica o l’Insalata di anguilla affumicata.

IL DEDALO DI TIM

Da Beetlejuice a Il misterodiSleepyHollow, passando per La sposa cadavere, Batman e Big Fish, una cosa è certa: nel mondo di Tim Burton, la normalità è fuorilegge. Dopo il successo di Madrid, Parigi, Bruxelles, Barcellona e Berlino, con oltre 650mila visitatori, Tim Burton’s Labyrinth approda in Italia alla Fabbrica del Vapore, fino al 9 marzo. Un’esperienza immersiva nel mon-

do di una delle menti creative più originali del nostro tempo, alla scoperta di personaggi fantastici e delle scene più celebri dei suoi film. Tra sogno e

realtà, comico e grottesco, centinaia di opere di oltre 40 anni di carriera, da esplorare in un viaggio tra oltre 300 possibilità e porte da aprire.

LIVING

ROMA

IN MOSTRA L’AVANGUARDIA DELLA TECNICA

Nella Bvlgari Domvs, lo spazio espositivo dedicato all’heritage della maison nella storica boutique di via dei Condotti 10, ha preso il via la mostra Tubogas. Un capitolo della storia di Bvlgari, che con la tecnica Tubogas ha aperto la strada a una nuova visione estetica, dominata da spirali in oro senza saldatura. Tubogas ha ispirato la maison nella sua ricerca di flessibilità, appeal estetico e vestibilità, rappresentando un territorio di sperimentazione e innovazione, esplorando stili, interpretazioni e combinazioni di

materiali. Creazioni a una, due o più spirali, tempestate di diamanti, incastonate con gemme colorate, o monete antiche in ori di differenti colori: lo spirito di Tubogas si respira in ognuno dei gioielli esposti. In particolare si può ammirare, esposto per la prima volta, il girocollo Tubogas Monete con quattro monete greche d’argento (in foto) del 1974 circa, di recente entrato nella Collezione Heritage di Bvlgari, di cui si conoscono solo due esemplari al mondo.

UN LUOGO

OLTRE IL TEMPO

Dopo il successo di Firenze, La Ménagère conquista Roma, negli spazi dello storico club Gilda a via Mario de’ Fiori. Il concept brand fondato a Firenze nel 1896 è proiettato verso il futuro con una strategia di espansione che prevede di esportare l’esperienza di ristorazione, savoir faire e design. Ernesto Manfredi, proprietario de La Ménagère, ha dichiarato che il concept gastronomico romano si basa su una proposta versatile, che accompagna gli ospiti dalla colazione al dopocena. Il palazzo è stato oggetto di un recupero conservativo sviluppato con la Soprintendenza e curato dallo studio Claudio Nardi Architects. Il risultato è uno spazio di 1.000 metri quadrati che unisce il fascino del passato con un’energia contemporanea: per chi ama coniugare il buon cibo con il design, fra libri, fiori e performance artistiche. Tra i piatti signature da provare, il filetto alla Wellington.

DAL MUSEO AGLI SPAZI URBANI

Portare l’arte fuori dai confini del museo, nel cuore della città, in un dialogo visivo e concettuale con l’architettura storica delle piazze romane. Le sculture dell’artista britannico Tony Cragg, spesso caratterizzate da forme biomorfe e sinuose, sono protagoniste, fino al 4 maggio, della mostra Infinite forme e bellissime al Museo Nazionale Romano –Terme di Diocleziano, a cura di Sergio Risaliti e Stéphane Verger. Cragg è uno dei maggiori esponenti della scultura contemporanea, noto per aver sperimentato fin dagli anni ‘70 forme sorprendenti con materiali e tecniche inedite. Fino al 31 gennaio, inoltre, tre sue sculture monumentali abitano gli spazi di due piazze tra le più amate del centro: a piazza San Silvestro svettano Versus e Runner, mentre a piazza di San Lorenzo in Lucina trova posto Stuck.

di Mara Cella
La scultura Outspan
ANTONIO BARRELLA STUDIO ORIZZONTE GALLERY

LIVING LONDRA

L’anno dell’Italian music

Quando si parla di musica, Londra - e in generale l’Inghilterra - è la capitale. È il luogo dove sono nati i principali gruppi internazionali e dove si sono sviluppate le più importanti tendenze, dal pop al rock, dal punk alla musica alternativa. Londra ha sempre avuto un ruolo centrale nel panorama musicale e suonarvi è sempre stato un traguardo per band e musicisti. Nel 2025 l’Italia avrà un’importante presenza nel calendario dei concerti della città, con in testa Zucchero Fornaciari e Damiano David. A giugno 2025 Zucchero suonerà con la sua band all’Ovo Arena Wembley, dopo i diversi concerti del passato

L’APERTURA DI GALLUCCI

Ha aperto a Londra in Walton Street, in South Kensington, il nuovo concept store di Gallucci, azienda marchigiana di calzature di altissima qualità. L’apertura nasce dalla collaborazione tra l’azienda e il Walton Fine Arts. Gallucci è famosa a livello internazionale, ha tra i propri clienti le famiglie reali della Svezia e del Belgio e personaggi famosi della musica quali Madonna e Jennifer Lopez. L’apertura di Londra segue quella di Miami negli Stati Uniti.

alla Royal Albert Hall. A settembre sarà il turno di Damiano, fino a poco tempo fa frontman dei Måneskin. Damiano farà un tour mondiale da solista e la tappa di Londra è prevista al RoundHouse. Sempre in tema di musica Philip Baglini, fondatore e ceo di LondonOne Radio, la prima e unica radio italiana a Londra, ha ricevuto il Bond Street Award nel corso di una cerimonia alla Camera dei Lord, alla presenza dell’ambasciatore italiano Inigo Lambertini, del console generale Domenico Bellantone, del direttore dell’Istituto Italiano di Cultura Francesco Bongarrà e del direttore di Ita, Giovanni Sacchi.

Remo Ruffini premiato ai Fashion Awards

A pochi giorni dai British Fashion Awards che hanno visto Remo Ruffini protagonista, Moncler rafforza la propria presenza nel Regno Unito aprendo un flagship store a Londra nella via del lusso New Bond Street. Il presidente di Moncler ha ricevuto il Trailblazer Award per il suo contributo al settore della moda. J. W. Anderson, direttore creativo di Loewe, si è aggiudicato il British Fashion Awards 2024.

LIVING NEW YORK

La magia di Broadway a METÀ PREZZO

Dal 21 gennaio al 9 febbraio ritorna la Nyc Broadway Week, che regala agli appassionati di teatro un’occasione imperdibile: due biglietti al prezzo di uno per alcuni tra i più grandi spettacoli di Broadway. In cartellone figurano successi come Aladdin, Il Re Leone, Moulin Rouge! The Musical. I biglietti saranno

in vendita dal 9 gennaio e includeranno opzioni per upgrade a prezzi vantaggiosi. L’iniziativa, promossa da Nyc & Company, è un’opportunità per vivere la magia di Broadway con un grande risparmio. Per l’elenco completo degli spettacoli e ulteriori informazioni è possibile consultare il sito ufficiale di Nyc Broadway Week.

NEW YORK CELEBRA JUNGSIK

Jungsik è il primo ‘nuovo’ ristorante di New York a ottenere tre stelle Michelin dopo 12 anni, segnando un traguardo storico per la cucina coreana negli Stati Uniti. Jungsik, aperto nel 2011, è passato da due a tre stelle grazie alla sua originalità e all’impeccabile presentazione dei piatti, come dichiarato da Gwendal Poullennec, direttore delle Guide Michelin. Jungsik si unisce ai quattro ristoranti di New York che mantengono il riconoscimento: Eleven Madison Park, Le Bernardin, Masa e Per Se. Durante la serata sono stati premiati anche altri protagonisti della scena gastronomica. Suwincha ‘ChaCha’ Singsuwan di Bangkok Supper Club ha ricevuto il premio Exceptional Cocktails, mentre il Michelin Green Star per la sostenibilità è andato a One White Street a Tribeca. Tra i nuovi ristoranti con una stella spiccano il coreano Joo Ok e l’elegante Cafe Boulud. Con l’aggiunta di Jungsik New York consolida la sua posizione di capitale gastronomica, celebrando una cucina sempre più diversificata e innovativa.

La Fifth Avenue del futuro

La Fifth Avenue di New York si prepara a una storica trasformazione. Il progetto, guidato dal sindaco Eric Adams e dalla Future of Fifth Avenue Partnership, mira a rendere la strada un “viale pedonale di classe mondiale”. Tra Central Park e Bryant Park i marciapiedi saranno ampliati del 46%, le corsie di traffico ridotte da cinque a tre e verranno piantati 230 nuovi alberi insieme a 20mila metri quadrati di fioriere. L’obiettivo è offrire più spazio ai pedoni, che rappresentano il

70% del traffico della zona, e migliorare la sicurezza con attraversamenti pedonali più brevi. Ispirato ad altri celebri boulevard, come gli ChampsÉlysées di Parigi e Oxford Street di Londra, questo progetto punta a rafforzare l’attrattiva turistica e sostenere l’economia locale, prevedendo un ritorno sugli investimenti entro cinque anni. La Fifth Avenue cambierà volto dopo oltre 200 anni, diventando un simbolo di modernità e accessibilità per residenti e turisti.

“Il termine ‘morale’ non viene mai utilizzato se non in riferimento ai soldati o a persone in posizioni analoghe, come i dipendenti di grandi aziende o i detenuti. Nessuno parla mai della morale dei partecipanti a una passione amorosa.”

P.J. O’Rourke

“La nostra felicità o infelicità dipende in gran parte dal nostro temperamento e non dalle circostanze in cui siamo.”

Martha Washington

“Circa un terzo dei miei pazienti non soffre di una nevrosi clinicamente definibile, ma della mancanza di senso e del vuoto nella sua vita. Questa può essere definita come la nevrosi generale dei nostri tempi.”

Carl Jung

“La migliore morale è quella di cui non si parla mai. Quando se ne parla troppo, di solito è pessima.”

Dwight Eisenhower

“Concetti come ‘spirito di squadra’ vengono sempre utilizzati per sopraffare l’individualismo, l’amore e le lealtà personali.”

Muriel Spark

“Se sei turbato da qualcosa di esterno, il dolore non dipende dalla cosa in sé, ma dalla tua valutazione di essa; questo puoi annullarlo in qualsiasi momento.”

Marco Aurelio

PENSIERI E PAROLE

Morale

“Continua ad andare avanti.”

“Il morale è alto; le truppe sono fiduciose; i leader sono capaci.”

John Abizaid

“Le mie aspettative sono state ridotte a zero quando avevo 21 anni. Da allora, tutto è stato un bonus.”

Stephen Hawking

“La felicità nelle persone intelligenti è una delle cose più rare che conosca.”

Ernest Hemingway

“Il potere militare vince le battaglie, ma il potere spirituale vince le guerre.”

George C. Marshall

“Nessun soldato sopravvive a mille occasioni. Ma ogni soldato crede nel destino e confida nella sua fortuna.”

Erich Maria Remarque

“In quale cammino devono essere indirizzati i lavoratori: in quello che porta a uno sforzo costruttivo, all’ambizione e alla soddisfazione, o in quello che porta all’ozio mentale, all’insoddisfazione e al bolscevismo?”

B.C. Forbes

Winston Churchill

giovan i e lavoro

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