ALTI STANDARD SEMPRE IN
Le sfide dei tuoi investimenti non
fermano
ETF = Exchange Traded Fund
Capitale a rischio. Il valore degli investimenti e il reddito che ne deriva possono crescere così come diminuire, e non sono garantiti. Gli investitori potrebbero non rientrare in possesso dell’importo inizialmente
Corporate Fintech Consultant: l’industria deve evolvere così
Creare sinergia tra pmi e piattaforme
In questo modo la consulenza cavalca la rivoluzione digitale e non si limita a subirla Oltre ad attrarre le giovani leve
di Andrea GiacobinoNegli ultimi 15 anni le reti di consulenti finanziari sono passate da gestire il 5% di quota di mercato della clientela privata in Italia al 23%. Una crescita impressionante evidenziata anche dai tantissimi dipendenti bancari che hanno raggiunto il “nuovo mondo” fatto di grandi opportunità per i clienti e per i professionisti stessi che hanno trovato più libertà e maggiori soddisfazioni economiche. Negli ultimi 10 anni invece sono stati chiusi 10mila sportelli bancari e le banche sono passate da 740 a circa 470. Lo sportello bancario sotto casa sta scomparendo, appare un modello di business ormai obsoleto. Tutta l’industria, grazie al grande lavoro fatto da ogni singolo consulente e dalle società, si è evoluta molto in termini di prodotti e servizi e oggi abbiamo un’immagine diversa rispetto a quella di pochi anni fa, ma nei fatti i cambiamenti sono stati abbastanza limitati. Fare il consulente oggi è quindi molto più complicato rispetto a 10 anni fa, ma le regole di base non sono mutate. Servono molte più competenze, una mente più aperta al cambiamento, ma il contesto è evoluto, non è stato stravolto. In altre parole la figura-chiave dell’industria del futuro sarà quella del Corporate Fintech Consultant. Questi è un consulente, meglio se lavora in team, che ha acquisto una sensibilità verso il mondo corporate
attraverso programmi formativi/informativi mirati con focus sulle pmi. È un professionista che lavora con strutture di supporto e specialisti al suo servizio e che può disporre di piattaforme fintech per supportare la clientela lato capital market, fintech lending, anticipo fatture, equity crowdfunding, soluzioni di intelligenza artificiale o supporti nei pagamenti internazionali. Le leve su cui fondare l’evoluzione della professione verso il Corporate Fintech Consultant sono due: le pmi italiane e le nuove piattaforme Fintech con i loro servizi disruptive. Le piattaforme fintech stanno arrivando come un treno in corsa nella nostra industria con un tasso di crescita annua di oltre il 30% e già più di 300 realtà sono nate negli ultimi anni soprattutto nelle aree del lending, dell’equity crowdfunding e del capital market. In due anni siamo passati da mille a 12mila pmi utilizzatori dei loro servizi. I consulenti finanziari possono decidere di subire questa trasformazione o cavalcarla, utilizzando le piattaforme come preziosi strumenti per offrire un servizio ai clienti imprese e acquisire nuova clientela più difficile da raggiungere con offerte tradizionali. Ed è un modo per affrontare il tema del passaggio generazionale perché questo nuovo mondo è molto più vicino ai giovani che, inseriti in un team, possono dare un grande contributo.
andreagiacobino.wordpress.com
anno XII - numero 10 - ottobre mensile registrato presso il Tribunale di Milano n. 3 del 4 gennaio 2011
Editore
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Opinioni
Gaetano Megale, Maria Grazia Rinaldi, Nicola Ronchetti, Alessandro Rossi, Giuseppe Santorsola, Fabrizio Tedeschi
Hanno collaborato Andrea Barzaghi, Edoardo Blosi, Sara Mortarini, Daniel Settembre, Francesca Vercesi
Graphic design Paolo Di Stefano distefano@bfcmedia.com
Fotografie di Moris Franzoni by Laila Pozzo in copertina e nell’intervista alle pagine 14-16
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Sator, rosso e malumori
Una serie di poste straordinarie manda pesantemente in rosso Sator,
il veicolo d’investimenti lanciato 14 anni fa da Matteo Arpe (1) che ne è il maggiore azionista, suscitando qualche malumore tra gli altri soci.
Voto contrario
Gli azionisti riuniti in assemblea hanno deciso a maggioranza di riportare a nuovo la perdita di 13,6 milioni di euro segnata nel bilancio ordinario 2021 registrando però il voto contrario di tre soci portatori dell’1,89% del capitale. La cosa interessante è che fra i dissenzienti figura con lo 0,56% la Mcd che fa capo a Mirja Cartia D’Asero (2), amministratore delegato de Il Sole 24Ore, che fu collega di Arpe in Lehman Brothers. Il passivo di Sator, che si confronta con quello di 2,2 milioni del precedente esercizio, è dovuto al totale delle svalutazioni
Tinaba costa cara agli azionisti
Ha sette anni di vita, sei di piena attività e alle spalle quasi 40 milioni di euro di perdite. Tinaba, l’app (acronimo di “This is not a bank”) lanciata nel 2016 da Sator, il fondo di private equity che fa capo a Matteo Arpe insieme alla sua Banca Profilo, che vuole porsi come nuova frontiera dei pagamenti digitali, continua a costare cara ai suoi azionisti, la stessa Sator e il veicolo lussemburghese Arepo Ti. Qualche settimana fa a Milano, sotto la guida del presidente Maria Rita Scolaro, s’è infatti tenuta l’assemblea dei soci che prendendo atto del bilancio 2021 chiuso con 5,3 milioni di perdita, ha deciso di ripianarla mediante la riduzione della riserva di rivalutazione pari a 6,2 milioni la cui parte restante (908mila euro) è andata a coprire in parte le perdite pregresse di quasi 33 milioni.
salito anno su anno da 1,6 a 13 milioni circa. Nella relazione sulla gestione, Arpe precisa che il bilancio è stato impattato negativamente dalla mancata iscrizione dei dividendi da Sator Capital Limited, dalla riduzione dei ricavi da transfer pricing a seguito dell’abbattimento delle commissioni rivenienti dalla gestione del fondo Sator Private Equity Fund a dal writeoff sulla partecipazione del 19,7% in L’Autre Chose, azienda di abbigliamento che ha recentemente chiesto il concordato.
Quote in portafoglio
Il fondo di Arpe controlla la quotata Banca Profilo ed è socio delle quotate immobiliari Aedes Siiq e Restart. Il 18% del fondo di private equity in mano a Sator è stato svalutato per 10,3 milioni.
Clara ha compiuto cento anni.
Ecco perché dovresti festeggiare anche tu.
Ci sono forze inarrestabili che ci parlano del mondo che sarà. L’aspettativa di vita aumenterà, la sostenibilità diventerà fondamentale, Internet sarà ovunque. In economia si chiamano megatrend. Per te sono grandi opportunità di investimento. I fondi ANIMA Megatrend* si concentrano sulle aziende che beneficeranno di questi cambiamenti globali per permetterti di investire nell’economia di domani, oggi.
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Torino amara
La squadra granata pesa sulla cassaforte di Cairo
Amara sorpresa color granata per Urbano Cairo (nella foto) La si scopre leggendo il bilancio 2021 di U.T. Communications, la cassaforte dell’imprenditoreeditore, a monte delle quotate Cairo Communication e Rcs MediaGroup e proprietaria appunto del Torino FC che lo scorso anno, pur avendo segnato ricavi in crescita a 83,4 milioni dai 78,2 milioni dell’anno prima, ha peraltro registrato una perdita salita da 18,6 a 36 milioni, con margini negativi visto che ebitda ed ebit hanno chiuso, rispettivamente, a meno 13,5 e meno 45 milioni.
Impatto sui conti C’è di più, perché i risultati del Torino hanno impattato negativamente anche i numeri del consolidato della cassaforte di Cairo, che ha archiviato lo scorso anno sì con ricavi in progresso da 1,1 a oltre
1,2 miliardi ma la perdita è salita anno su anno da 11,5 a 12,8 milioni perché il risultato netto delle attività in continuità, positivo per 3 milioni nella controllata Cairo Editore, per 800mila euro nell’emittente La7 e per 19,6 milioni in Rcs MediaGroup, è poi azzoppato dai -36 milioni afferenti al Torino.
@andreagiacobin1Socio “Forte” per Santoro
Michele Santoro (nella foto) non è il padre-padrone di “Mondonuovo”, il nuovo giornale di cui il noto conduttore televisivo ha annunciato la nascita su Facebook. Dall’atto di costituzione della Mondonuovo srl, registrato a Roma davanti al notaio Antonio Caruso, si scopre infatti che Santoro è sì l’azionista di maggioranza col 51% del capitale, ma che l’altro 49% è della Mosai.Co srl, società di consulenza digitale che fa capo a Matteo Forte. Quest’ultimo è una vecchia conoscenza di Santoro perché, per conto della Zerostudio’s del conduttore liquidata nel 2020, gestiva la strategia web del sito “Studioaperto”.
letto su Forbes
di Alessandro Rossi*SULLA LUNA
JULIUS VERNE
La Nasa inaugurerà un programma da oltre 90 miliardi di dollari per mandare gli americani sulla Luna con il lancio di Artemis 1, una spedizione priva di equipaggio con l’obiettivo finale di instaurare una comunità umana permanente sulla superficie lunare. I primi quattro lanci di Artemis, distribuiti nei prossimi anni, non dovrebbero includere personale e si prevede che costeranno più di 4 miliardi di dollari ciascuno. La Nasa afferma di voler tornare sulla Luna per tre motivi principali: scoperta, ispirazione per la prossima generazione e opportunità economica. Se il programma Artemis sarà simile al suo predecessore Apollo, svilupperà prodotti utili per la vita quotidiana. Apollo ha generato la tecnologia alla base del Gps, dei satelliti per le telecomunicazioni, dei DustBusters, della chirurgia oculare Lasik, degli ammortizzatori per gli edifici, delle cuffie wireless, delle scansioni per Tac e dei depuratori d’aria. Il nome Artemis (Artemide) deriva dalla dea greca della Luna, gemella di Apollo. Secondo Marshall Smith, ex alto funzionario della Nasa, la missione verificherà la possibilità di vita umana non solo sulla Luna, ma anche su Marte, avvicinando l’umanità a diventare una specie multiplanetaria. “C’è una serie di ragioni per le quali ha senso continuare questo viaggio nello spazio”, ha dichiarato Smith a Forbes. “Spendiamo questo denaro per costruire la scienza e la tecnologia, sviluppando la forza lavoro per creare e costruire sistemi complessi”.
Dal Parlamento all’Ocf
Chi è Mauro Maria Marino, nuovo presidente dell’Organismo di vigilanza
di Matteo Chiamenti
Nella sua carriera politica si è speso per una migliore regolamentazione della consulenza e per la nascita dell’Albo unico Rabitti Bedogni manterrà un incarico onorario
Si rinnovano i piani alti di Ocf Lo scorso 20 settembre l’Assemblea dell’Organismo di vigilanza e tenuta dell’Albo unico dei consulenti finanziari, riunita presso la sede legale in Roma, ha infatti nominato presidente Mauro Maria Marino, che prende il posto di Carla Rabitti Bedogni, nominata a sua volta presidente onorario.
Garanzia per l’industria Il nome di Marino è una garanzia per l’industria dell’advisory: fu lui, infatti, quand’era presidente della Commissione Finanze del Senato assieme ad altri parlamentari a presentare nel 2014 il disegno di legge (poi diventato legge) che stabiliva che l’allora Albo unico dei promotori finanziari si dovesse chiamare Albo unico dei consulenti finanziari e che le funzioni di vigilanza, allora attribuite alla Consob, passassero all’organismo costituito dalle associazioni professionali rappresentative dei promotori e dei soggetti abilitati, a cui oggi è demandata la tenuta dell’Albo, che avrebbe preso il nome il nome di Ocf. Nel 2017, poi grazie a un suo emendamento al decreto Salva Risparmio è stata ufficializzata la nascita del Comitato per l’Educazione Finanziaria in Italia di cui fanno parte 11 istituzioni tra cui lo stesso Ocf. Sullo sfondo di questi
risultati per il mondo dell’advisory, troviamo un curriculum politico di lungo corso che ha le sue radici a Torino. Nato sotto la Mole nel 1963, si è diplomato con maturità classica presso il Liceo Vittorio Alfieri. Consigliere, capogruppo e presidente della circoscrizione amministrativa VIII, San Salvario-Cavoretto-Borgo Po, tra il 1985 ed il 1993 è stato in quota Partito Repubblicano Italiano. Sempre nel 1993 viene eletto consigliere comunale a Torino, con la lista Alleanza per Torino, ispirata dal candidato sindaco Valentino Castellani, di cui è stato tra i fondatori, venendo poi confermato nel ruolo di consigliere comunale nelle elezioni del 1997, venendo successivamente eletto presidente del consiglio comunale di Torino, carica che manterrà fino al 2005. In questo periodo ha presieduto la Commissione Toponomastica, la Commissione comunale di vigilanza sull’attuazione dei diritti di partecipazione e di accesso, la Commissione per la stesura del nuovo Statuto della Città di Torino. Alle elezioni politiche del 2001 si candida alla Camera dei deputati nel collegio uninominale di Torino 1 (Torino-Centro), come rappresentante dell’Ulivo ottenendo il 44,81%, ma viene sconfitto dal candidato del centro-destra Ugo Martinat (46,22%), in quota Alleanza Nazionale. Diviene deputato il 20 luglio 2004 subentrando nella quota
proporzionale della Margherita nella circoscrizione Piemonte 1, in seguito alle dimissioni di Enrico Letta. Nella XIV Legislatura partecipa alla Commissione Giustizia mentre alle elezioni politiche del 2006 è rieletto deputato nella medesima circoscrizione, nelle liste de L’Ulivo (in quota Margherita). Alle consultazioni politiche del 2008 viene candidato al Senato della Repubblica nella circoscrizione Piemonte nelle liste del Partito Democratico, venendo eletto senatore della XVI Legislatura.
Ritorno a Palazzo Madama Nel 2013 viene confermato senatore, ricoprendo fino al marzo 2018 la carica di Presidente della VI Commissione permanente (Finanze e tesoro) del Senato della Repubblica, posizione che gli permetterà di diventare, come detto in precedenza, un nome noto al mondo della consulenza finanziaria in Italia. Più recentemente nella tornata elettorale del 2018 viene nominato senatore per la terza volta consecutiva come capolista del PD nel collegio plurinominale Piemonte 1. Nella successiva diciottesima legislatura è vicepresidente della quinta Commissione Bilancio del Senato. Come logico non si è ricandidato alle elezioni politiche del 2022, ma una nuova sfida è pronta ad attenderlo.
Il financial wellbanker
Moris Franzoni, direttore commerciale della rete dei consulenti finanziari del Credito Emiliano (Credem), è cresciuto come uomo e come manager nel cuore della Valle Padana, in un territorio dove il lavoro, l’impresa e lo sviluppo economico viaggiano
assieme su un percorso virtuoso per la società. E proprio in quel territorio, così pieno di energie produttive, c’è l’humus per far nascere e creare un nuovo modello di consulenza finanziaria che ben si adatta alle esigenze dell’intero nostro Paese, pieno di imprenditori, professionisti che risparmiano e investono e hanno necessità di
una gestione professionale del loro patrimonio. È il modello del financial wellbanker che il Credem ha fatto suo per definire l’evoluzione della figura del consulente finanziario. Un modello che Franzoni illustra in questa intervista rilasciata a BLUERATING, dove parla anche degli obiettivi di sviluppo e di crescita della rete.
Dottor Franzoni, perché avete deciso di coniare l’espressione financial wellbanker e cosa significa in concreto? L’embrione di questo modello di consulenza nasce senza dubbio dal legame col territorio, che è un punto di forza del gruppo Credem e dei suoi consulenti. L’alto grado di sviluppo raggiunto dal mondo dei servizi finanziari e bancari oggi ha creato una grande specializzazione e purtroppo, nel nostro settore, c’è spesso la tendenza a muoversi a compartimenti stagni: il corporate banker si occupa solo di corporate banking, il private banker fa soltanto private banker, punto e basta. Ci si dimentica cioè che siamo di fronte a clienti con esigenze sempre più articolate e complesse, ci sono per esempio imprenditori che hanno faticato tutta la vita e ora devono gestire il passaggio generazionale della ricchezza; oppure ci sono clienti che necessitano di servizi assicurativi o di finanziamento per sé e per la propria azienda. Tutta gente che ha bisogno di una gestione del patrimonio a 360 gradi, con un interlocutore di fiducia. Gente per bene che deve affidarsi ad altra gente per bene. Ecco, questo è in sostanza il financial welbanker: un professionista che non si limita soltanto alla gestione finanziaria degli asset della clientela ma va ben oltre nel risolvere i suoi problemi, nel conoscere i suoi bisogni. Io non sono amante degli inglesismi o delle parole mutuate dalle lingue estere ma devo dire che l’espressione che abbiamo scelto sintetizza alla perfezione il nostro modello di consulenza finanziaria. È un modello
a T dove, oltre alla specializzazione verticale, abbiamo a supporto un team “orizzontale” grazie alle sinergie realizzabili nel gruppo Credem.
Ovviamente, per svolgere un ruolo così complesso occorrono professionisti di valore. Quali sono i piani di sviluppo della vostra rete sul fronte del reclutamento?
Prima di rispondere mi permetta di fare una premessa. Se guardiamo a come è cambiata la nostra rete negli ultimi 5 anni, possiamo dire che non c’è stata una crescita accelerata del numero di consulenti che la compongono. Dal punto di vista qualitativo invece abbiamo compiuto passi da gigante per quanto riguarda la capacità di offrire soluzioni ampie e servizi di valore. Ho fatto questa precisazione perché fa capire bene qual è l’approccio operativo con cui ci muoviamo sul fronte del recruiting. Il nostro obiettivo è di inserire circa 50 consulenti in un anno, come nel 2021: non è un numero elevatissimo ma la nostra scelta ha una ragione ben precisa.
Quale?
Sul mercato vogliamo intercettare professionalità di valore che vogliano entrare in squadra credendo ai plus del modello che le ho illustrato. Vogliamo dedicarci a ognuno di loro con il giusto impegno che meritano, per formarli e aiutarli a inserirsi al meglio nella nostra realtà. Se facessimo
Negli ultimi cinque anni la rete ha fatto passi da gigante dal punto di vista qualitativo, per la sua capacità di offrire soluzioni ampie e servizi di grande valore
50 2050 20
un reclutamento aggressivo, con centinaia di ingressi ogni anno, non saremmo all’altezza di questo compito. Non a caso, a rivolgersi a noi sono professionisti che arrivano da realtà molto diverse tra loro, dal mondo bancario o da altre reti. Ad accomunarli non è la società di provenienza ma è appunto la fiducia che hanno verso il nostro modello di sviluppo. Samo una banca che non vive di luce riflessa, ma con una identità ben riconoscibile.
Oltre al reclutamento di professionisti già affermati, però, avete un programma
anche per l’inserimento di giovani leve con il progetto “What’s New”. Quali sono gli obiettivi e come si articola? È un programma che abbiamo messo in campo partendo innanzitutto da una considerazione. Tra i consulenti finanziari, e nel mondo bancario più in generale, esiste ovviamente la necessità di un ricambio generazionale della professione, con la conseguente necessità di inserire giovani nelle reti. Tuttavia, con What’s New vogliamo andare ben oltre questo approccio. Vogliamo allevare giovani leve e coltivare nuovi talenti per farli
innanzitutto innamorare di questa professione. Spesso le generazioni più anziane descrivono dei giovani di oggi come poco motivati. E invece devo smentire completamente questa rappresentazione. Quelli che ho potuto conoscere io hanno spesso una marcia in più e hanno davvero una freschezza mentale che per chi fa il nostro mestiere è davvero una grande risorsa. Nel 2022 con What’s New inseriremo una ventina di risorse e il nostro programma continuerà almeno per un paio d’anni, fino a che non tireremo un primo bilancio.
Nel reclutamento ci poniamo l’obiettivo di intercettare professionalità elevate che credono nei plus della nostra squadra@andreatelara Palazzo Spalletti Trivelli a Reggio Emilia, sede del Credem PIANI
Rebus Esg per l’advisor
di Gianluigi Raimondi
Una modifica alla normativa europea impone ai consulenti considerare le preferenze di sostenibilità dei risparmiatori. Ma i problemi non sono pochi. Nel dettaglio, per i consulenti finanziari si profila all’orizzonte qualche grattacapo legato alle ultime modifiche alla direttiva europea Mifid 2, che regola la vendita di prodotti finanziari. Dal 2 agosto
2022, infatti, la direttiva richiede ai financial advisor di considerare le preferenze di sostenibilità dei clienti nello svolgimento delle valutazioni di adeguatezza.
Lavoro difficile Tuttavia, un’analisi pubblicata nella newsletter di Morningstar evidenzia che “dati irregolari e mancanza di omogeneità e comparabilità tra i prodotti rendono difficile il lavoro dei consulenti finanziari
che possono trovarsi in difficoltà nell’adempiere ai loro obblighi”. Le case di gestione utilizzano infatti diversi criteri nella classificazione degli asset investiti in maniera sostenibile, trasformando in un vero e proprio rebus il lavoro dei financial advisor. Certo, per facilitare il processo di selezione delle preferenze, è stato sviluppato un nuovo modello europeo ambientale, sociale e di governance (conosciuto con l’acronimo di EET)
per facilitare lo scambio di dati tra gestori e distributori. E gli asset manager che commercializzano i loro fondi nell’Unione europea hanno iniziato a trasmettere i dati EET su base volontaria a partire dallo scorso 1° giugno. Ma le scelte restano complicate. Lo studio di Morningstar si basa su una raccolta di dati EET su 70.580 classi di azioni, pari al 43% di tutte le shares class in ambito Mifid 2. Questi rappresentano 10.316 fondi, di cui
4.297 fondi Articolo 8 e 556 Articolo 9 fondi. Risultato: anzitutto i gestori patrimoniali hanno dato la priorità ai prodotti di cui all’articolo 8 e all’articolo 9 per la prima fase della rendicontazione dell’EET. Tuttavia, i dati sono irregolari: meno della metà dei fondi presi in considerazione ha infatti segnalato considerazioni sui principal adverse impacts (PAI) e l’esposizione di investimenti sostenibili come definito dall’Sfdr e poco più di un quarto mostrano un allineamento alla tassonomia della disclosure.
Diverse interpretazioni
I fondi dell’articolo 9 prevedono poi di detenere investimenti più sostenibili rispetto ai fondi dell’articolo 8. Ma più di metà dei fondi effettua allocazioni come da articolo 9 con target superiori al 70%, solo il 2,3% vanta target superiori al 90% e il 40% punta a meno del 50%. Non solo. Circa i due terzi dei fondi articolo 8 mirano a una fascia target compresa tra lo 0% e il 10%, un’esposizione minima quindi agli investimenti sostenibili e unicamente il 10% prevede di avere oltre il 40%. Ancora, sempre in base al report di Morningstar, dei prodotti articolo 8 e articolo 9 che riportavano l’allineamento della tassonomia, il 90% ha fornito valori dello 0% e solo il 2% un’esposizione target superiore al 10%. In aggiunta, diverse interpretazioni dell’Sfdr della tassonomia dell’Ue hanno portato i gestori patrimoniali ad adottare diversi approcci al calcolo dell’esposizione degli investimenti
sostenibili e dell’allineamento della tassonomia, rendendo perciò impossibile confrontare i prodotti direttamente. Da questa analisi emerge di conseguenza il fatto che, a causa di dati irregolari e della mancanza di comparabilità diretta tra i prodotti, per i consulenti finanziari sarà arduo adempiere correttamente ai nuovi obblighi.
Obiettivo condivisibile
“La normativa è positiva perché mira a creare una maggiore consapevolezza dei risparmiatori verso le tematiche Esg, soprattutto in Italia dove come noto la cultura finanziaria certo non eccelle. Altro aspetto positivo è che sta spingendo le reti a fare il loro lavoro di consulenza anche in termini di sostenibilità”, afferma Massimo Arrighi, partner di Kearney Italia, che però avverte: “Il problema arriva però a monte, ovvero con le fabbriche prodotto, che vorrebbero marchiare con un bollino green l’intera loro offerta.
In altri termini occorre fare i conti con la problematica del cosiddetto greenwashing. Negli Usa, per fronteggiare la questione, la Sec ha di recente imposto un rigido controllo su una serie di fondi green, dando delle tempistiche di risposta alle case molto ristrette”. Ci vuole quindi un’authority sovranazionale che giudichi cosa è veramente Esg? “No, a mio parere sono le case prodotto e i consulenti (e anche eventuali soggetti terzi, come gli analisti) che devono portare a offrire strumenti di investimento che rispettino davvero i criteri Esg”. Ma c’è dell’altro: Arrighi fa notare come la definizione di Esg sia in continua evoluzione: “Per esempio, dopo l’invasione russa dell’Ucraina è sorta la tematica dell’opportunità di inserire chi produce armi per la difesa, oppure con la crisi del gas di considerare il nucleare come una fonte verde”. “Da agosto è vincolante chiedere al risparmiatore le sue preferenze sul fronte Esg e testarne la maggiore minore o nulla sensibilità su questo fronte. Ma la storia sembra prendersi beffa del timing dell’entrata in vigore di questa normativa poiché da inizio anno l’unico settore in positivo da inizio 2022 è proprio quello legato all’energia e ai combustibili fossili (+40%). Il peggiore (-30%) è quello legato ai fuoriclasse della tecnologia e delle comunicazioni che solo un anno venivano celebrati come i campioni in un mondo quasi fatato, a basse emissioni di carbonio e sostenibile da tutti i punti di vista”. Il commento, un po’ sarcastico ma realistico, arriva da Salvatore Gaziano, direttore investimenti di
SoldiExpert, che di seguito illustra nel dettaglio la propria view. “Fino a qualche tempo fa il tema della sovra-performance dei cosiddetti investimenti sostenibili rispetto a quelli “sporchi, brutti e cattivi” era un caposaldo che l’ultimo anno ha picconato. Anche perché il mondo ha scoperto di non poter fare a mano improvvisamente di interi comparti. Perché se lo facesse, inquinerebbe anche le performance. Suona un po’ come la scoperta dell’acqua calda. Qualsiasi vincolo di portafoglio nel tempo difficilmente produce portafogli con migliori rapporti rischio/rendimento. Se si depennano dalla lista degli investimenti migliaia di titoli sulla presunta ipotesi che esistano società migliori di altre o settori migliori di altri, si mette comunque in discussione uno dei capisaldi di un buon impiego del risparmio: il principio della diversificazione”.
La tassonomia
“Se si vuole rinunciare a questa regola aurea, bisogna essere disposti anche a pagarne le conseguenze. Basti pensare che, se l’indice Msci World (il più importante indice delle azioni mondiali) contiene circa 1.540 singoli titoli, la variante Sri (ovvero delle aziende etichettate come socialmente responsabili) ne contempla solo 373. L’universo investibile si riduce del 75%. Ti rimane solo il 25% di aziende papabili. Le informazioni dettagliate sui prodotti di cui agli articoli 8 e 9, che contribuiranno al test sulle preferenze in materia di sostenibilità non sono spesso ancora disponibili e la cosiddetta tassonomia, che
è una delle modalità di risposta chiave, è ancora in lavorazione. Come chiedere a uno di giocare a calcio, ma la porta e i confini del campo sono ancora da disegnare. Al momento, il regolamento sulla tassonomia è incompleto, è ancora contestato da un punto di vista politico e manca la parte di rendicontazione societaria. Se sui fondi e sugli Etf è possibile trovare scoring Esg (talvolta discutibili) sui singoli titoli diverse banche dati a pagamento offrono gamme ancora incomplete. La stessa l’associazione dei più importanti gestori di fondi d’investimento in Europa (Efama) in sede di consultazione con Esma ha sottolineato come le norme siano state scritte in modo torrenziale e di dubbia applicazione anche per il disallineamento delle tempistiche. Con un risultato, secondo l’Efama: “...nei primi tempi, sarà comune
che nessun prodotto di finanza sostenibile soddisferà pienamente le preferenze originariamente dichiarate da un cliente” per dati mancanti o opinabili. Tutti vorrebbero naturalmente avere in portafoglio e consigliare soprattutto aziende virtuose che rispettano maggiormente l’ambiente, i dipendenti, i clienti e gli azionisti e in generale i cosiddetti stakeholder.
E tutti vorremmo che valori come la trasparenza, la composizione, l’indipendenza, la giustizia sociale come la remunerazione del consiglio di amministrazione fossero più equi. In realtà non è così facile distinguere il grano dal loglio e sono emersi nell’ultimo anno diversi casi anche clamorosi di green washing”.
Criteri omogenei
“C’è poi il problema dei rating o scoring Esg che è spesso totalmente opinabile. Chi decide cosa è green o sostenibile e cosa invece non lo è? Sono decine di migliaia gli strumenti quotati e la scelta maggiormente adottata dalle società come banche e intermediari è rivolgersi a dei fornitori di indici e scoring Esg. Sono di fatto una sorta di cartello con pochissimi grandi nomi e basta scegliere fra quelli al top per “mettersi a posto” secondo la prassi prevalente. Si può a essere ottimisti considerare la normativa Sfdr sulle preferenze di sostenibilità comunque un punto di partenza. Siamo insomma in “beta test” come dicono gli informatici quando si testa una versione di un software non definitiva allo scopo di trovare eventuali errori e migliorie”.
Il dibattito per un nuovo inquadramento dei consulenti Rifate i contratti
di Matteo ChiamentiTra i temi annosi che coinvolgono il mondo della consulenza finanziaria in Italia, vi è sicuramente quello del rapporto, formale e informale, che regola le dinamiche lavorative tra professionista e mandante. Lasciando da parte gli aspetti relazionali e concentrandoci su quelli giuridici, il ben noto contratto di agenzia ha fino a ora rappresentato la prassi in materia, probabilmente ben adattandosi a uno scenario in cui i servizi di advisory risultavano ancora piuttosto limitati e la figura del consulente ancora viveva degli echi commerciali della promozione finanziaria.
Da promotore ad advisor
Già, il promotore finanziario, termine in uso fino all’avvento della legge n. 208 del 28 dicembre 2015, art.1, comma 39 (che lo sostituì col vagamente cacofonico consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede) e che ormai sembra oggettivamente riduttivo della funzione svolta dai professionisti moderni, sempre più esperti di finanza e patrimonialità a 360 gradi. Il semplice ruolo di venditore di prodotti finanziari è lontano (se mai sia esistito),
così come certamente non sono semplici nella loro struttura le divisioni dedicate a questa offerta di servizi. Aggiungiamoci un contesto normativo (leggasi Mifid 2) e di mercato dove i rischi della professione sono sempre più articolati ed ecco che può sorgere spontanea la domanda: non è forse arrivato il momento di pensare a qualcosa di diverso?
Plebiscito online
C’è stato chi, come il gruppo Intesa Sanpaolo, ha avuto modo di sperimentare il cosiddetto rapporto ibrido, cioè un inquadramento che unisce assieme un’assunzione come dipendente bancario part time, a cui si aggiunge la libera professione come consulente finanziario con la partita iva. Tuttavia questa soluzione non sembrava avere conquistato il favore dei professionisti, con sindacati e associazioni che si dichiararono piuttosto perplessi; ecco perché il tema del contratto di consulenza è sempre caldo e non è un caso se un recente sondaggio su Bluerating.com abbia visto un plebiscito a favore dell’ipotesi di una revisione del rapporto in essere tra cf e mandanti. Insomma un problema sussiste e non è di poco conto, anche se fino a ora la politica sembra essere rimasta
ferma al palo, come commentava su LinkedIn già nel 2020, il recruiter di private banker Antonio Mazzone: “Contratto unico di categoria e contratto collettivo nazionale per i consulenti finanziari mandatari o agenti... se ne parla da vent’anni, ma ad oggi azioni di lobbying serie e concrete non se ne sono viste.
Emerge la necessità di un rappor to con la società mandante che sia sganciato il più possibile da logiche commerciali
Dovrà contenere regole specifiche su tutte le parti di interesse della categoria (liquidazione delle provvigioni, rimborso spese, malattia e infortunio dell’agente, cause di scioglimento del mandato, preavviso, indennità di risoluzione, indennità di portafoglio, indennità suppletiva di clientela, atti volontari
di previdenza, esclusione del patto di non concorrenza, commissioni paritetiche di conciliazione, durata dell’accordo)... a quando?”. In merito alla struttura di un nuovo possibile contratto, qualche settimana aveva fatto rumore l’intervento pubblico di Manlio Marucci, segretario generale di Federpromm
Per Marucci servirebbe “un contratto che fosse sganciato dalle logiche tipiche degli agenti commerciali, che nulla hanno a che fare con le problematiche legate agli investimenti e al risparmio”. Più nel dettaglio Marucci individua tre
elementi chiave per la definizione di un nuovo rapporto tra mandante e consulente: “Questo modello così squilibrato e privo di certezze dovrebbe essere superato da una struttura contrattuale composta da tre parti fondamentali. La prima è quella normativa, in cui vengono richiamati gli aspetti della regolamentazione, comunitaria e nazionale, con specifici allegati; la seconda è quella professionale, che riguarda tutti gli elementi legati della declaratoria delle funzioni che compongono il profilo della qualifica professionale del consulente (requisiti, ruolo, funzioni, responsabilità, attività svolte, livelli di budget); la terza parte è quella economica, che invece è legata allo specifico trattamento ricevuto dal consulente in funzione dell’inquadramento all’interno della singola organizzazione, e che descrive la retribuzione fissa e soprattutto quella variabile, richiamandosi alle direttive comunitarie (Esma) e a quelle di Banca D’Italia (circolare 285/2013 e successivi aggiornamenti) che hanno determinato la retribuzione ricorrente e quella non ricorrente per tutti i soggetti abilitati”. All’interno di questo manifesto Marucci ha lanciato un appello al dialogo con le istituzioni, citando in particolare Abi, sottolineando invece le difficolta di un confronto con Assoreti e Anasf, data “la relazione di partnership pubblicamente
Sin dal 2014 l’Anasf ha presentato una sua proposta per un diverso inquadramento dei financial advisor che sia più in linea con i tempi attuali
riconosciuta da entrambi”. Pronta è arrivata su Bluerating.com la replica dell’associazione guidata dal presidente Luigi Conte, il quale ha avuto modo di sottolineare che su questo tema: “Anasf ha suonato un campanello di allarme già nel lontano 2011 in occasione del Congresso nazionale di Parma, che ha portato nel 2014 alla stesura di una proposta concreta di un nuovo contratto, stilata con l’intento di rendere la professione più appetibile e adeguata alla realtà lavorativa. Il contratto europeo di consulenza finanziaria proposto intendeva valorizzare l’attività professionale con un modello comune per la
categoria, che ciascuna società mandante avrebbe potuto adattare sulla base delle proprie esigenze, della struttura societaria, dei propri aspetti caratterizzanti e del proprio business, e che determinasse una netta distinzione rispetto a quello in vigore per gli agenti di commercio”.
Stabilità e redditività
Tra i principali obiettivi del contratto, composto da 19 articoli, vi era quello, prosegue Conte: “Di recepire compiutamente le norme vigenti, rivedere la previdenza del consulente finanziario, stabilizzare la redditività professionale, reintrodurre una forma di tirocinio o
praticantato per favorire il ricambio generazionale e migliorare la tutela dei risparmiatori. Obiettivi che l’Associazione negli anni ha cercato di perseguire anche attraverso un dialogo aperto con le diverse mandanti per trovare intendimenti condivisi su cui collaborare”. Il modello quindi ci sarebbe, ma la discussione sembra tutt’altro che risolta, come ha avuto modo di replicare nuovamente Marucci: “La struttura del modello contrattuale a suo tempo presentata da Anasf è uno schema di perfezionamento dell’attuale
Bisogna andare
tra agenti e intermediari applicata in maniera troppo standardalizzata nelle reti
La flessibilità si fa resilienza
Flessibilità, elevata diversificazione del portafoglio e una lunga storia di successo sono i punti di forza di KIS BOND PLUS, la soluzione di Kairos che evolve i tradizionali canoni dell’investimento obbligazionario e sfida il contesto di mercato contemporaneo.
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.
Questa è una comunicazione di marketing con finalità promozionali. Si prega di consultare il Prospetto e il documento contenente le informazioni chiave per gli investitori (KIID) prima di prendere una decisione finale di investimento, disponibili in lingua italiana sul sito www.kairospartners.com nonché presso la sede legale di Kairos Partners SGR S.p.A. (“Kairos”) e i soggetti collocatori, anche in forma cartacea. Una sintesi dei diritti degli investitori è disponibile in lingua italiana e inglese al link https://www.kairospartners.com/sintesi-dei-diritti-degli-investitori-it-en/. I rendimenti sono rappresentati al netto delle spese a carico del Fondo e al lordo degli oneri fiscali. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. L’investimento riguarda l’acquisizione di azioni del Fondo e non di una determinata attività sottostante che resta di proprietà del Fondo medesimo e implica una componente di rischio, di conseguenza il capitale investito in origine potrebbe non essere recuperato in tutto o in parte. Le oscillazioni dei tassi di cambio possono influenzare il valore dell’investimento e i costi laddove espressi in una valuta diversa da quella di riferimento dell’investitore. Informazioni sulle specificità del Fondo e sugli aspetti generali in tema sostenibilità (ESG) ai sensi del Regolamento (UE) 2019/2088, sono disponibili al link www.kairospartners.com/esg/. In caso di commercializzazione del Fondo in paesi diversi da quello di origine, Kairos ha il diritto di porre fine agli accordi per la commercializzazione in base al processo di ritiro della notifica previsto dalla Direttiva 2009/65/CE. Le informazioni e le opinioni qui riportate non costituiscono un’offerta al pubblico, né una raccomandazione personalizzata, non hanno natura contrattuale, non sono redatte ai sensi di una disposizione legislativa, non sono sufficienti per prendere una decisione di investimento e non sono dirette a persone residenti negli Stati Uniti o ad altri soggetti residenti in Paesi dove il Fondo non è autorizzato alla commercializzazione. Le informazioni e i dati sono ritenuti corretti, completi e accurati. Tuttavia, Kairos non rilascia alcuna dichiarazione o garanzia, espressa o implicita, sull’accuratezza, completezza o correttezza dei dati e delle informazioni e, laddove questi siano stati elaborati o derivino da terzi, non si assume alcuna responsabilità per l’accuratezza, completezza, correttezza o adeguatezza di tali dati e informazioni, sebbene utilizzi fonti che ritiene affidabili. I dati, le informazioni e le opinioni, se non altrimenti indicato, sono da intendersi aggiornati alla data di redazione, e possono essere soggetti a variazione senza preavviso né successiva comunicazione. Eventuali citazioni, riassunti o riproduzioni di informazioni, dati e opinioni qui fornite da Kairos non devono alterarne il significato originario, non possono essere utilizzati per fini commerciali e devono citare la fonte (Kairos Partners SGR S.p.A.) e il sito web www.kairospartners.com. La citazione, riproduzione e comunque l’utilizzo di dati e informazioni di fonti terze deve avvenire, se consentito, nel pieno rispetto dei diritti dei relativi titolari. (*) Dati dal 30/12/2016 al 30/12/2021, Classe P-EUR. (**) Dati dal 30/12/2011 al 30/12/2021, Classe P-EUR. © 2021 Morningstar, Inc. Tutti i diritti riservati. Le informazioni (1)
IL PARERE DEL LEGALE
A oggi”, spiega a BLUERATING all’avvocato Ludovica D’Ostuni, socia dello studio legale Zitiello Associati, “non esiste una contratto/accordo collettivo per i consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede e tradizionalmente si fa riferimento all’accordo economico collettivo (AEC) per gli agenti e rappresentanti del settore commercio che talvolta è richiamato nei contratti individuali. Tuttavia, l’applicazione di questo AEC non soddisfa pienamente e le ragioni sono facilmente intuibili: l’attività del consulente finanziario è ben diversa da quella del tradizionale agente di commercio. Ciclicamente torna quindi d’attualità il tema della necessità di una contrattazione collettiva ad hoc”. Ma quali sono gli aspetti su cui un futuro accordo collettivo dovrebbe focalizzarsi? Per D’Ostuni: “Il primo è certamente quello dell’indennità di cessazione del rapporto prevista dall’art. 1751 c.c. la cui disciplina dovrebbe considerare le dinamiche (e le tempistiche) dei trasferimenti di portafoglio dei consulenti. Altri aspetti rilevanti sono quello della “titolarità elettiva” della clientela apportata dal consulente e di quella attribuita dalla mandante, dei patti di non concorrenza, degli incarichi accessori di coordinamento. Anche sul tema del preavviso, pur se già ampiamente disciplinato dal codice civile, la contrattazione collettiva potrebbe intervenire in modo più puntuale e specifico”.
SI SENTE
LA MANCANZA DI UNO SPECIFICO ACCORDO COLLETTIVO DI SETTORE
contratto di agenzia applicato in modo standardizzato da quasi tutte le reti di collocamento riguardante il rapporto tra cf e intermediario. Sostanzialmente si ripropone, salvo qualche aggiunta migliorativa sull’estensione del welfare (art.4) e previdenza (art.15), uno standard già collaudato a vantaggio della mandante che alla luce delle modificazioni sostanziali intervenute dopo l’applicazione della Mifid 2 non trovano una rispondenza alle reali esigenze della categoria dei cf. Trovo inoltre che vi sia confusione anche nella formulazione dell’art.12 sulla remunerazione che non tiene conto delle direttive impartite da Bankitalia con la Circolare 285/2013 e sue modificazioni tra parte fissa e
parte variabile; in particolar modo il Titolo IV riservato alle figure dei cf e di coordinamento (manager)”. In sostanza, “pur apprezzandone il grande sforzo di elaborazione fatto dall’associazione”, per Marucci non ci sono, “elementi che possano dare un contributo concreto e valido alla proposta presentata”.
Confronto aperto Insomma il dibattito sembra essere tutt’altro che chiuso e una possibile intesa su un nuovo rapporto di lavoro condiviso tra professionista e mandante appare al momento un’ipotesi piuttosto remota. Questo anche perché uno dei due interlocutori fondamentali del mercato, il mondo delle reti,
sembra al momento volersi tenere fuori dalla discussione; cosa che ha fatto anche Assoreti, l’associazione rappresentativa delle maggiori banche-reti attive in Italia, quando BLUERATING ha cercato di interpellarla sull’argomento, sottolineando che “non avendo statutariamente l’associazione mandato in materia, non è proprio possibile esprimere considerazioni”. Per ora, quindi, tutto è ancora nelle mani dei consulenti, solo loro, ancora loro. D’altra parte, come ci ricorda Martin Luther King, ogni rivoluzione, foss’anche contrattuale aggiungiamo noi, “è in fondo il linguaggio di chi non viene ascoltato”.
può cambiare la financial advisory Aspettando Mifid 3
di Nicola RonchettiI consulenti finanziari si confermano ancora una volta come i più soddisfatti del loro lavoro rispetto ai dipendenti bancari o ai consulenti autonomi.
La differenza non è di poco conto come evidenziano le ricerche che Finer Finance Explorer conduce annualmente su oltre settemila professionisti tra consulenti finanziari, private banker e gestori bancari dipendenti. È indubbio
che la professione del cf abbia in sé, tra i tanti, due fattori vincenti che la contraddistinguono rispetto a quella dei dipendenti e degli autonomi. Il primo fattore è quello della imprenditorialità insita nella professione, che garantisce maggior
autonomia rispetto a quella di un dipendente bancario, generando una maggior gratificazione personale e una piena valorizzazione delle proprie capacità e dei meriti individuali. Il secondo fattore è legato al ruolo della mandante:
un marchio conosciuto e una buona reputazione alle spalle possono offrire un vantaggio che normalmente non hanno i consulenti autonomi. Tutto ciò si traduce, per i cf più capaci, in una maggior soddisfazione anche per
il proprio pacchetto retributivo, cresciuto negli ultimi quattro anni in modo pressoché costante (+3% anno su anno dal 2018 al 2021). Tuttavia questa crescita si
Non è escluso un nuovo tentativo di spingere i cf verso un’attività indipendente
è arrestata nel 2022, registrando in particolare una flessione nella soddisfazione verso due componenti del pacchetto retributivo: i contest non monetari (-1%) e il front fee (-2%). La spiegazione è evidente: gli effetti della pandemia, prima, e poi l’invasione russa con conseguente crisi geopolitica, hanno frenato i tassi di crescita della raccolta che pur positivi sono mediamente inferiori a quelli del 2021.
Geneticamente preparati Nulla di nuovo, dunque, visto che i cf sono geneticamente preparati ad affrontare le complessità del mercato, se non fosse che all’orizzonte ci sono alcune novità che accompagneranno l’introduzione della prossima Mifid 3. In particolare sul tema della remunerazione dei cf, vi sono state due consultazioni Ue nelle quali sono state espresse preoccupazioni riguardo al fatto che, nonostante le vigenti norme, il pagamento di
incentivi possa portare a conflitti di interesse. Nella prima consultazione Anasf ha confermato la sua centralità con una proposta che, puntando alla stabilizzazione della remunerazione nel settore della consulenza finanziaria, è volta a tutelare tutti gli stakeholder.
Equità e tutela
Alla seconda consultazione, ritenuta da alcuni un vero e proprio attacco verso il mondo delle reti dei consulenti finanziari da parte di Esma, ha risposto Assoreti attraverso Consob. Si tratta dell’idea, che aleggia fin dai tempi di Mifid 1 e che certamente verrà riproposta nel prossimo processo di revisione della direttiva (Mifid 3), di portare l’attività dei cf verso la prestazione di consulenza su base indipendente. Giova ricordare che nel 2013 Anasf propose un contratto europeo della consulenza finanziaria nato dall’analisi di tutti i principali contratti esistenti
tra i vari intermediari e una loro revisione finalizzata a principii di equità e tutela. I punti cardine già raggiunti di quel progetto sono tre: 1) collocamento di case terze per ottemperare ad obblighi di Mifid, Esma; 2) inserimento della prestazione di consulenza nell’art. 31 del Tuf (cf abilitati al collocamento fuori sede); 3) recepimento del team da parte degli intermediari per aumentare la qualità della consulenza, facilitare la collaborazione tra professionisti con differenti specializzazioni e l’inserimento dei giovani. L’obbligo del praticantato per l’accesso alla professione di cf proposto da Anasf a Consob e da questa portato in Esma, è divenuto obbligo europeo. Per questo siamo certi che l’Ue terrà conto del contributo che l’industria del risparmio gestito e della consulenza finanziaria stanno dando e daranno alla crescita del nostro Paese.
Una rete molto social
di Viola Sturaro
Reti e social network. Un binomio che sta diventando sempre più inscindibile. BLUERATING ha passato in rassegna i profili sui social network dei big della financial advisory in Italia. Ecco cosa è emerso.
Grande spazio ai contenuti finalizzati a rafforzare il brand e le attività di networking. Non mancano però le analisi e i commenti sui mercati
ALLIANZ BANK FA
La home page del sito della banca-rete guidata da Paola Pietrafesa rimanda al profilo della società su tre diversi social network: YouTube, Instagram e LinkedIn. In tutti e tre viene sottolineata la brand identity del gruppo, basata su oltre “50 anni di solida esperienza per dare il giusto valore al patrimonio con “le conoscenze globali e locali per le diverse esigenze di risparmio, investimento e protezione per una vera consulenza integrata”. Non manca un iconico richiamo alla Torre Allianz di Milano.
AZIMUT GROUP
BANCA GENERALI
Il Leone di Trieste registra il maggiore seguito social su LinkedIn con 69.808 follower. Su questa piattaforma la banca comunica nuovi inserimenti e reclutamenti nel team, oltre ai consueti approfondimenti. Al secondo posto c’è la pagina Facebook con 15.157 seguaci, dove la società rende conto delle proprie e varie attività. Twitter, con i suoi 798 follower, è un perfetto mix delle due piattaforme precedenti, mentre Instagram con 7.181 persone si dedica maggiormente a notizie.
La società di consulenza e gestione patrimoniale ha scelto di essere presente esclusivamente su LinkedIn e Facebook. Il primo social, fin dagli esordi, viene usato in maniera istituzionale dalla società; i 7.728 seguaci del profilo possono quindi esprimersi tramite sondaggi, leggere di nuove partnership e progetti, approfondire temi di settore e di attualità. La pagine Facebook, invece, contano 10.896 follower e si dedicano maggiormente alla sponsorizzazione di eventi e condivisione di obiettivi.
BANCA MEDIOLANUM
La banca fondata da Ennio Doris vanta un’importante presenza e un grande seguito su tutti i principali social. Il profilo LinkedIn conta la bellezza di 123.280 follower e viene utilizzato soprattutto per condividere approfondimenti di settore. La pagina Facebook è seguita da 164.357 persone e in questo spazio vengono ripostati eventi, interviste e informazioni utili circa prodotti e servizi offerti. Chiudono Instagram e Twitter rispettivamente con 21,4mila e 9.996 follower.
BANCA WIDIBA
La banca online del gruppo Monte dei Paschi di Siena si posiziona bene su tutti i social. Su Twitter conta 28.573 follower e si concentra maggiormente sulla condivisone di eventi e nuovi progetti a cui aderisce. Facebook vanta 261.178 utenti e la pagina viene utilizzata per consigli e spunti su vari argomenti. LinkedIn raggruppa 22.215 seguaci, e su questa piattaforma vengono approfondite le figure lavorative dei professionisti. Chiude Instagram con 3.697 follower.
BNL BNP PARIBAS LB
La rete guidata da Ferdinando Rebecchi usa soprattutto le pagine di LinkedIn per comunicare sui social network. Spazio agli appuntamenti di networking della rete, tra cui l’ultima tappa della Life Banker Academy ‘22 dal titolo “Il Metaverso: agli albori di un nuovo mondo?”: l’evento ha esplorato i temi del futuro tecnologico e le sue potenzialità. Tenutosi a Torino nel mese di settembre. Su LinkedIn anche un commento di Luca Landimarino, responsabile Investimenti Advisory del gruppo.
.988 follower
CHEBANCA!
La banca del gruppo Mediobanca, dedicata al risparmio e agli investimenti, è presente su tutte le piattaforme social. Facebook conta 205.475 utenti e viene utilizzato per condividere comunicazioni, consigli e nuovi progetti. Il profilo LinkedIn con 62.102 follower vede un report costante dei risultati raggiunti e delle citazioni avute tramite la stampa. Twitter ha 10.508 seguaci, è dedicato alle nuove aperture e ha un maggiore focus sulla consulenza, mentre Instagram ha 3.765 follower.
CONSULTINVEST
La rete di consulenti finanziari fondata da Maurizio Vitolo ha deciso di avere un solo profilo ufficiale sui social, e ha scelto di utilizzare LinkedIn. La pagina conta 3.244 follower e il profilo viene utilizzato per comunicare ai propri clienti, e non solo, le varie attività svolte dalla rete. Si spazia quindi dalle nuove partnership a progetti o eventi in cui partecipano professionisti e manager della società, per arrivare a premiazioni e approfondimenti su interessanti temi del settore e dell’attualità.
CREDEM
L’istituto di credito emiliano è presente su tutte le piattaforme social. Lo stesso stile di comunicazione viene utilizzato per LinkedIn e Facebook, rispettivamente a quota 90.198 e 334.876 follower; qui vengono condivise notizie che spaziano dall’attualità agli eventi, da video informativi con esperti a progetti e partnership. Twitter conta 15.076 seguaci e viene utilizzato soprattutto per riprendere articoli, interviste o comunicazioni riguardanti la banca. Instagram conta invece 2.354 follower.
DEUTSCHE BANK
FIDEURAM ISPB
La banca rete del gruppo Intesa Sanpaolo è presente sui social con un profilo LinkedIn da ben 31.868 follower, usato soprattutto per condividere comunicati stampa. Per Facebook è direttamente la pagina di Intesa Sanpaolo a fare le veci, con i suoi 514.595 follower, dove vengono condivisi consigli per i clienti, traguardi raggiunti e nuovi obiettivi. Anche su Twitter la comunicazione di Fideuram ISPB passa in gran parte attarverso le pagine della capogruppo Intesa Sanpaolo.
La rete dei consulenti finanziari guidata da Silvio Ruggiu rimanda nell’home page del sito ai profili social della capogruppo Deutsche Bank, che è una potenza a livello social. Le pagine ufficiali generali del gruppo su Facebook, LinkedIn e Instagram contano rispettivamente 185.253, 1.710.018 e 52,6mila follower. La banca utilizza queste piattaforme per mostrare i propri prodotti, servizi, partnership e tutto ciò che la riguarda in vari ambiti.
FINECOBANK
La banca guidata da Alessandro Foti ha scelto uno stile di comunicazione estremamente diverso tra i vari social a disposizione. Il profilo Twitter, con 17.200 follower, si dedica quasi esclusivamente agli aggiornamenti circa l’apertura e chiusura della Borsa. La pagina Facebook, con 60.621 seguaci, condivide eventi e nuove iniziative dell’istituto, mentre LinkedIn e i suoi 89.354 follower viene utilizzato per approfondimenti settoriali e di attualità. Instagram conta invece 9.588 seguaci.
Consulenti da premiare
advisor e
delle
Tornano i Bluerating Awards, i premi che BLUERATING assegna ogni anno ai migliori consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede e ai manager delle maggiori banche-reti italiane che si sono distinti per aver raggiunto risultati importanti. La premiazione giunge nel 2022 alla sua sesta edizione e si terrà il 4 ottobre a Milano, presso il Centro Congressi Fondazione Cariplo di via Via Romagnosi 8, a partire dalle ore 17. I consulenti verranno premiati in quattro diverse categorie: High
Fidelity, Junior, Manager, Top Entry. Saranno invece 12 le categorie di riconoscimenti assegnati alle reti: Best Workplace; Customer Care; Digital & Social; Formazione; Inclusion & Diversity; Manager dell’anno; Private & Wealth Management; Raccolta d’oro; Rete dell’anno; Top Recruiting; Sostenibilità e Innovazione. Nelle pagine seguenti i lettori possono conoscere i nomi e i volti di tutti consulenti in nomination.
NLBNPIT1GJM4
NLBNPIT1GJN2
NLBNPIT1GJO0
NLBNPIT1GJR3*
NOMINATION / HIGH FIDELITY
DANIELE
/
VECCHIA
NOMINATION / TOP ENTRY
AL
PER ANNO
ed è attiva nei settori finanziario e tecnologico, con sede centrale a Zurigo e 13 uffici nel mondo. Specializzata nella creazione di soluzioni di investimento su diverse asset-class, per investitori sia istituzionali sia retail, Leonteq nel 2021 ha emesso oltre 40’000 prodotti a livello globale. Leonteq ha rating investment grade ed è operativa dal 2016 in Italia, dove la sua offerta si articola in oltre 1’000 certificati quotati su SeDeX, EuroTLX e Hi-Cert.
certificati di investimento. La società è stata fondata nel
COME FUNZIONANO I NOSTRI CERTIFICATI PHOENIX AUTOCALLABLE
• I certificati phoenix autocallable consentono di ricevere delle cedole condizionate se il livello di chiusura del sottostante con la performance peggiore è superiore alla barriera della cedola ad ogni data di osservazione, assumendo che non si sia verificato alcun rimborso anticipato. Grazie all‘effetto memoria, ad ogni data di pagamento della cedola saranno accreditate anche le eventuali cedole non pagate in precedenza.
• Ad ogni data di osservazione, se il livello di chiusura del sottostante con la performance peggiore è superiore al rispettivo trigger autocall, il prodotto sarà rimborsato anticipatamente e l’investitore riceverà il 100% del valore nominale più le eventuali cedole non pagate in precedenza.
• L‘autocall trigger level decrescente, elemento caratteristico dei nostri certificati autocallable, aumenta la probabilità di richiamo anticipato.
• Alla scadenza, qualora il prodotto non sia stato rimborsato anticipatamente, gli scenari possibili sono i seguenti: (1) se il livello di chiusura del sottostante con la performance peggiore non è pari o al di sotto della barriera, l’investitore riceverà il 100% del valore nominale; (2) se il livello di chiusura del sottostante con la performance peggiore è pari o al di sotto della barriera, l’investitore riceverà il valore nominale ridotto dell’1% per ogni punto percentuale di performance negativa del sottostante con la performance peggiore.
Educazione 3.0
Un progetto di B. Generali per la financial education
di Andrea BarzaghiBanca Generali porta l’educazione finanziaria alla sua versione 3.0 con un nuovo e innovativo progetto che corre su tutti i canali social per abbracciare un pubblico trasversale a livello di generazioni e cultura economica. E per farlo, la banca guidata dall’amministatore delegato Gian Maria Mossa ha chiamato accanto a sé un testimonial d’eccezione: Marco Montemagno, imprenditore digitale e influencer da oltre 3milioni di followers.
Iniziativa di un anno Presentato lo scorso 28 settembre all’ultimo piano dell’avveniristico grattacielo Hadid di Citylife a Milano, il progetto correrà per 52 settimane su tutti i principali canali social media: Facebook, Instagram, LinkedIn, YouTube, TikTok e sulla piattaforma di podcast Spotify. I temi al centro del palinsesto editoriale saranno sviluppati con cadenza settimanale e copriranno tutti i principali argomenti di educazione finanziaria, da quelli tradizionali fino alle novità portate al settore del risparmio dalle cryptovalute alla blockchain passando per il Metaverso. “L’educazione finanziaria è di fondamentale importanza per un futuro sostenibile del risparmio”, ha dichiarato Mossa, amministratore delegato e direttore generale di Banca Generali, “per la capacità di
L’Italia si trova pur troppo in coda ai paesi Ocse per conoscenza finanziaria
affrontare sfide ormai essenziali come la previdenza complementare, la pianificazione dei progetti di vita e in generale la protezione del risparmio”. Mossa ha sottolineato che l’Italia è in coda tra i paesi Ocse nella comprensione degli strumenti finanziari privandoci della possibilità di valorizzare maggiormente quella straordinaria stampella sociale che è oggi il risparmio.
FabrizioSENTENZA IMBARAZZANTE
La corte di Cassazione ha posto fine (almeno per ora) alla vicenda Impregilo dopo 21 anni e 5 gradi di giudizio. La società è andata esente da responsabilità di carattere penale perché il modello organizzativo è stato ritenuto corretto: secondo la corte il presidente e l’amministratore delegato hanno colpevolmente operato in combutta tra loro per eluderne l’operatività. La sentenza è segnalata perché afferma che le linee guida in materia di modello organizzativo delle associazioni di categoria e anche della Consob sono utili, ma non sufficienti in quanto il modello deve essere appositamente studiato sulle esigenze della specifica azienda e non fare riferimento solo a principi o caratteristiche generiche buone per tutte le situazioni. In realtà la decisione merita di essere considerata per alcune gravi affermazioni in merito al comportamento dei vertici apicali di Impregilo. Il collegio ritiene infatti che il presidente (e l’amministratore delegato) abbiano tenuto una condotta “fraudolentemente elusiva delle prescrizioni del modello organizzativo adottato dalla società”, nonché “falsificatrice” e “ingannevole e subdola... in violazione del patto di fiducia che lega i rappresentanti agli organi societari che hanno conferito loro tale ruolo”. Parole pesanti. Il testo crea un grave tensione istituzionale, perché il presidente de quo è oggi a capo di un importante autorità di vigilanza che ha proprio il compito di controllare e accertare episodi del genere.
Con un approccio flessibile e diversificato, puntiamo a trarre vantaggio dalle mutevoli condizioni di mercato e dalle opportunità di investimento sostenibile e a impatto positivo, investendo in diverse asset class tra cui azioni, obbligazioni societarie, governative e green, infrastrutture e liquidità. Il fondo è classificato come Art.9 del Regolamento SFDR.
Cinquina di BG
Tempo di nuovi ingressi per Banca Generali Private. La società cresce in Trentino Alto Adige con cinque nuovi professionisti che si uniscono alla squadra di private banker coordinata dall’area manager Massimiliano Ruggiero (nella foto). La rete del Leone si è arricchita a Bolzano con gli ingressi di Christian Mahlknecth, Paolo Panarese e Paolo Rech, tutti provenienti da Alpenbank e già operativi nella sede di Piazza Walther. Dalla Cassa di Trento arrivano invece Tiziano Merler e Gianni Scalvi, il primo operativo a Trento mentre il secondo a Mezzocorona. Banca Generali in Trentino Alto-Adige è presente con ben quattro sedi, precisamente a Trento, Bolzano, Cavalese e Mezzocorona.
CHEBANCA!, A FORZA 20
Il piano di reclutamento di CheBanca! è proseguito a ritmo serrato, con 20 nuovi ingressi a fine estate per la rete guidata dal direttore centrale Duccio Marconi
NESSUNA CRISI BANCARIA
Ingaggio per Credem
Elisa Bacchini, 42 anni, ha recentemente assunto l’incarico di responsabile del Centro Formazione e Competenze di Credem. Bacchini avrà l’obiettivo, in continuità con il passato, di sviluppare e valorizzare le competenze delle persone che da sempre rappresentano un fattore distintivo e competitivo del gruppo in un contesto di forte mutamento.
La regione che ha visto il maggiore numero di debutti è la Lombardia, dove sono entrati Giuseppe Farina da Banca Generali, Vincenzo Moscano da Allianz Bank, Teresa Maria Baglivi da Banca Consulia, Fabio Ceppi da Credem, Giuseppe Tocchetti da Deutsche Bank e Dante Vecchio da IWBank.
Poker di Fineco
Quattro nuovi ingressi nella rete Fineco, in particolare nell’area del Nord Est, coordinata dall’area manager Ottavio Corali. Sono entrati Emanuele Carminati a Palazzolo sull’Oglio e Jeff Pedrini a Brescia. Hanno iniziato invece il proprio percorso nella consulenza finanziaria Alessio Chillemi e Matteo Macchion.
Un dato pubblicato il 13 settembre mi ha stimolato una riflessione che non trova riscontro nelle valutazioni di altri. Per la prima volta nel corso di questo secolo nessuna banca e nessun intermediario risultano nell’elenco delle procedure di amministrazione straordinaria e gestione provvisoria curato dalla Vigilanza della Banca d’Italia. In realtà, negli ultimi anni, il numero si era progressivamente ridotto, ma qualche soggetto (banche, finanziarie, sim o sgr) era comunque sempre sotto procedura fino del 31 agosto 2022. Molte chiavi di lettura conducono a valutazioni positive. La funzione istituzionale della Vigilanza è quella di assicurare la stabilità del sistema sottoposto alla sua azione e questo dato ne è buon riscontro. Restano alcune situazioni ben note (che non sono mai transitate nell’elenco), pur essendo critiche e, una di esse, ancora fonte di preoccupazione. Un diverso approccio ci induce alla valutazione circa la funzione della direttiva BRRD che, oltre ai suoi profili oggetto di critiche, ha previsto di anticipare i tempi consentiti di intervento della Vigilanza (il Recovery prima delle Resolution), attraverso il potere di imporre la cura del soggetto “malato” prima che si aggravi. Riconsiderando il caso critico (MPS), ancora in essere, e collegandolo con la BRRD viene in mente che la sua crisi è emersa nel 2013, prima della approvazione della direttiva, così come è accaduto per le troppo numerose situazioni di crisi traumatiche emerse ed esplose nei primi anni ’10.
La verità del messaggio
Mai ingannare il cliente nascondendo totalmente o parzialmente la realtà dei fatti
di Gaetano Megale
Gaetano Megale independent ethics advisorIl consulente
deve far credere agli utenti ciò che lui stesso crede
La letteratura internazionale propone un test (T.A.R.E.S.) di cinque principi che definiscono finalità e perimetro etico per una corretta comunicazione professionale e che dovrebbero guidare le pratiche professionali.
Standard più ampio Il primo principio, Verità del messaggio, si riferisce al contenuto e richiede che esso sia non solo vero, ossia corrispondente alla realtà fattuale, ma anche veritiero, realistico e onesto. Dunque, la veridicità è uno standard più ampio e ambizioso della verità letterale in quanto richiede che l’intenzione del consulente sia quella di non
ingannare: in altre parole, la comunicazione veritiera dovrebbe far credere all’utente ciò che lo stesso consulente crede.
L’imperativo per l’advisor Quindi, è imperativo fornire all’utente le informazioni veritiere e pertinenti di cui ha bisogno per prendere buone decisioni di vita. Infatti, l’utente si affida alle indicazioni del consulente per fare scelte nella vita che, se distorte, alterano le sue scelte, privandolo della libertà di scegliere razionalmente. Diversamente si può compromettere la fiducia dell’utente non solo con il consulente ma anche verso la sua professione.
Idrogeno
Saper capire la clientela
Il sistema di training professionale di Banca Patrimoni Sella valorizza le soft skill
di Daniele Tortoriello
La formazione dei consulenti finanziari: BLUERATING si confronta con Clara Robaldo, responsabile HR di Banca Patrimoni Sella & C., che così introduce l’argomento descrivendo la struttura dell’area formazione. “Presidiamo naturalmente la formazione obbligatoria. Gli anni della pandemia ci hanno però portato a ragionare in modo diverso rispetto al passato: prima del Covid avevamo pianificato un percorso in aula che è stato rivoluzionato dalle nuove esigenze. Abbiamo quindi preferito i webinar all’elearning per mantenere viva la relazione e l’interazione, fatto che è stato apprezzato e gradito, specialmente in quella fase. Ora che la presenza è nuovamente possibile utilizziamo molto di quanto appreso per pianificare nuove esperienze formative, dato che la formula già testata restituisce tempi di vita e si adatta a una gestione dell’agenda flessibile, consentendo di ottimizzare l’impegno”.
Tecnica e ascolto Uno sguardo poi alle competenze più apprezzate e ricercate nei consulenti finanziari. Così la responsabile HR spiega il punto di vista di Banca Patrimoni Sella & C.: “Sicuramente, e oggi ancora più di prima, la flessibilità e la
capacità di ascolto del cliente.
Oltre alla parte finanziaria tecnica, privilegiamo la parte empatica, che contraddistingue la nostra rete come cifra umana e professionale”.
Vediamo come questo impegno si è concretizzato in ore di formazione svolte nei corsi, distinguendo tra formazione obbligatoria e non.
Conoscenze vincenti Nel 2021 sono state erogate 30.898 ore di formazione con una media di 39,5 ore. Per la parte non obbligatoria il focus si è concentrato sull’area delle soft skill. Infine, un parere sulle conoscenze che risulteranno vincenti per emergere nel mercato della consulenza finanziaria. “Resilienza e capacità di interpretare le nuove esigenze dei clienti”, afferma Robaldo.
Aggiornamento continuo “Il nostro compito evolve nel senso di fornire una consulenza patrimoniale a tutto tondo, per accompagnarli in tutti gli aspetti della loro vita, personale e familiare. È necessario quindi aumentare la capacità e la sensibilità necessaria a conoscere il cliente e l’interezza del suo patrimonio. Come pure un aggiornamento culturale su temi più ampi riguardanti tutte le possibili aree tematiche relative al patrimonio, dall’art advisory al real estate, dalla parte creditizia in poi”.
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Il compito dell’advisor si evolve verso una consulenza a 360 gradiClara Robaldo responsabile HR di Banca Patrimoni Sella & C.
Guardare al futuro investendo in healthcare
AB International Health Care Portfolio
Robot che eseguono interventi chirurgici. Farmaci formulati su misura per il singolo paziente. Medici che visitano a distanza. La trasformazione del settore sanitario sta creando opportunità d’investimento entusiasmanti.
Ma come si può investire con successo nei titoli healthcare? Non serve essere un luminare della scienza né avere la capacità di prevedere quali nuovi farmaci avranno successo.
Fondamentale è invece individuare aziende di qualità elevata con soluzioni di comprovata efficacia per mercati in espansione.
AB International Health Care Portfolio fa esattamente questo. Esaminiamo in maniera approfondita il panorama globale per individuare aziende con nuove tecnologie, trattamenti e tecniche in grado di soddisfare le esigenze in continuo mutamento dei pazienti e dei sistemi sanitari nel 21º secolo. Investire in società che stanno trasformando il mondo della medicina può consentire di attingere al grande potenziale di rendimento a lungo termine del futuro della sanità.
Ad uso esclusivo degli operatori qualificati. Il valore degli investimenti può diminuire o aumentare e l’investitore potrebbe
recuperare
inizialmente investito.
Il capitale investito è a rischio.
Le presenti informazioni
nuovi occhi
Napoleon Hill è stato uno dei primi autori a trattare il successo personale. Il suo lavoro più famoso è “Think and Grow Rich” (tradotto “Pensa e Arricchisci Te Stesso” nella versione italiana). In questo scritto come in altri ha dichiarato: “Ciò che la mente può concepire e credere,
può realizzarlo”. Secondo Hill, il 98% della gente non crede fermamente in qualcosa, mettendo così il successo al di fuori della propria portata.
La giusta ricetta Napoleon Hill, intorno ai primi del ’900, era determinato trovare a tutti i costi la ricetta del successo. A suo avviso dovevano
assolutamente esistere dei principi che permettessero di raggiungere alle persone il successo. Spinto dal suo mentore, Dale Carnegie, Hill cercò di ottenere la formula del successo intervistando oltre 500 persone, tra cui figure come Henry Ford, George S. Parker, King Gillette, Thomas A. Edison, Theodore Roosvelt, Wilbur Wright e tanti altri ai fini della sua
ricerca. Il suo viaggio di ricerca è durato 20 anni ma i risultati che ha ottenuto sono diventati dei principi fondamentali che da oltre cento anni hanno realizzato il successo di chiunque li abbia applicati.
Secondo il saggista, il primo passo verso il successo è crederci, avere determinazione e un piano di azione.
La maggior parte delle persone demorde al primo ostacolo, oppure non parte neppure nel tentativo di realizzare qualcosa a cui tiene, perché non ci crede, non è abbastanza motivata ad agire. La causa del fallimento, dunque, è dentro di noi, non fuori. Il primo fallimento avviene nella nostra mente. Il desiderio, secondo Hill, è una disposizione mentale che ci spinge fino all’ossessione, e poggia le sue fondamenta sulla progettazione e sulla tenacia.
Bruciare i ponti
La fiamma del desiderio può spingerci fino a bruciare i ponti che ci legano a una realtà sicura ma che ci impedisce di realizzarci. Secondo Hill, “un’altra debolezza che appartiene a troppa gente è la consuetudine di misurare tutto e tutti con le proprie impressioni e le proprie convinzioni”. Su questo punto voglio porre una particolare attenzione. In sostanza lo studioso mette in evidenza quanto troppe persone considerino il proprio punto di vista come se fosse l’unica verità.
La non accettazione di un punto di vista diverso porta a chiudersi e a non considerare possibili alternative. Detto questo, non dobbiamo quindi mai perdere di vista che la nostra rappresentazione di un evento è la nostra elaborazione della realtà, non la realtà. È semplicemente l’elaborazione basata su ciò che i nostri sensi hanno filtrato. Il noto psicoterapeuta Carl Jung esprime lo stesso concetto in questi termini:
Maria Grazia Rinaldi head hunter e psicologa iscritta all’Albo“La percezione è proiezione”. In sostanza il mondo che vediamo è semplicemente una proiezione delle nostre convinzioni. Attenzione a questo processo, quindi, perché potrebbe diventare un tranello nella relazione con il cliente e allontanarci dai nostri obiettivi. Partire dal presupposto che ciò di cui siamo convinti sia l’unica verità potrebbe portarci a dare per scontate e assodate alcune informazioni e a perdere parti importanti durante un dialogo. Per evitare questo inganno da parte della mente, approcciamo il cliente sempre con occhi nuovi e aperti, tesi a scoprire nuovi aspetti della sua vita, senza mai più dare nulla per scontato. E ricordiamo che, come dice Proust:“Il vero viaggio non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi”.
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La nostra rappresentazione di un evento non coincide necessariamente con la realtà
di Andrea Barzaghi
Crack finanziari, milioni in fumo e libri in tribunale con dichiarazioni di fallimento. Nell’effervescente mondo delle criptovalute, oggetto del desiderio di chi va a caccia di guadagni a due cifre, iniziano a
farsi strada gli episodi di risparmio tradito. A volte si tratta di vere e proprie truffe, altre volte si tratta di bancarotte impreviste dagli stessi manager delle società coinvolte. L’episodio più clamoroso in Italia è stato quello che ha visto protagonista New Financial
Crack finanziari si accompagnano a vere e proprie frodi organizzate
Technology (Nft), società di diritto inglese con sede a Londra e con una presenza a Dubai ma nata in realtà nel profondo Nordest italiano, a Silea, paese di 10mila anime in provincia di Treviso, per iniziativa di tre soci: Christian Visentin, Mauro Rizzato ed Emanuele Giullini
Promesse stellari
Prometteva ai clienti guadagni del 10% al mese investendo nelle criptovalute. Ma i sogni degli stessi clienti si sono infranti quando la società ha smesso di pagare la somma promessa e si è resa irreperibile ai clienti. Eppure, per molto tempo tutto sembrava funzionare alla perfezione: i pagamenti avvenivano con regolarità, ufficialmente grazie a un mirabolante investimento in criptovalute come i Bitcoin, che da anni mandano in visibilio milioni di investitori in tutto il mondo. Per la precisione, New Financial Technology sosteneva di investire nelle criptovalute attraverso un sofisticato algoritmo che utilizzava la tecnica dell’arbitraggio, cioè speculava sulle differenze di prezzo che una criptovaluta può registrare in un determinato momento, su differenti piattaforme.
Aldilà dell’Atlantico
Le associazioni dei consumatori temono invece che si tratti del classico schema Ponzi: prima vengono raccolti i soldi tra gli investitori poi, con lo stesso denaro raccolto, vengono pagati rendimenti fittizi, senza investire effettivamente alcunché. Tutto fila liscio fino a quando i riscatti dei clienti non superano i versamenti e
il meccanismo si inceppa. È ancora presto per dire come sono andate realmente le cose ma per i clienti di Nft inizierà di sicuro un calvario e non sarà facile recuperare le somme depositate. Si parla di almeno 6mila persone coinvolte, per una cifra complessiva che potrebbe ammontare a diverse decine di milioni di euro. Il crack di New Financial Technology è il primo di una società italiana legata al mondo delle criptovalute, anche se ci sono vicende analoghe all’estero. Aldilà dell’Atlantico, risale all’estate scorsa invece il crack di Celsius, società di prestiti in criptovalute che ha lasciato con un pugno di mosche in mano ben 100mila creditori.
Mandato di cattura È invece di poche settimane fa il fallimento della società di mining Compute North, che è ricorsa al Chapter 11 statunitense, cioè la procedura prevista in America per le aziende in fase di dissesto. Colpa, a quanto pare, dei costi energetici che sono diventati insostenibili per i bilanci dell’azienda. Anche qui, il crack non è stato indolore perché Compute North è esposta per circa 500 milioni di dollari con 200 creditori. Più doloroso (e clamoroso) è stato poi il crollo di TerraLuna, una criptovaluta classificata come stablecoin che a maggio ha visto quasi azzerato il proprio valore. Di recente le autorità della Corea del Sud hanno chiesto all’Interpol di emettere un mandato di arresto per Do Kwon, cofondatore di TerraLuna originario di Seoul.
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CELEBRITY SOTTO ACCUSA
Attori, influencer, beniamini di TikTok o altri social network. Sono tante le celebrity ingaggiate per fare da testimonial al business delle criptovalute, finite poi nel mirino delle critiche per messaggi un po’ troppo disinvolti. Tra loro c’è per esempio l’attore Matt Damon, che ha girato uno spot promosso da Crypto.com con uno slogan un po’ avventato: “La fortuna aiuta gli audaci”. Tra i promotori celebri delle monete digitali, anche l’ex pugile Mike Tyson per la criptovaluta Solana (gestita da un ente di beneficienza) e l’attrice Reese Witherspoon (Ethereum).
UN TAMBURO DA POLSO
Il nuovo orologio Louis Vuitton è una versione rivisitata dell’originale uscito nel 2002
Come racconta un articolo pubblicato di recente nel sito web di Robb Report Italia, Louis Vuitton ha presentato il Tambour Twenty, una versione redux dell’originale
che vanta la stessa cassa a forma di tamburo in acciaio inossidabile più grande (da 41,5 mm), 12 lettere che scandiscono il nome del brand tra i numeri e gli indici, e
un movimento ad alta frequenza LV277 basato sull’El Primero, il primo cronografo automatico prodotto da Zenith. @bluerating_com
Re Roger resta in vetta
Nonostante l’addio ai campi, Federer è ancora il tennista più ricco al mondo
di Sara MortariniNel mondo del tennis, una nuova generazione di atleti si prepara a raccogliere il testimone da alcuni dei più grandi campioni degli ultimi anni, ormai vicini al ritiro. Serena Williams, quasi 41 anni, ha detto addio alle competizioni quest’estate, dopo l’eliminazione al terzo turno agli Us Open di New York. Roger Federer ha deciso di rientrare in campo dopo un anno di stop per infortunio, ma a 41 anni suonati la sua carriera sportiva è ormai conclusa. Infine, c’è Rafael Nadal, 36 anni, che ha già vinto due Slam quest’anno, ma sta facendo i conti con un grave problema al piede. Ecco allora che molti giovani
ROGER FEDERER
IN BREVE DAL MONDO
Jordan batte Maradona
Sotheby’s, la casa d’asta statunitense, ha battuto per oltre 10 milioni di dollari la maglia indossata da Michael Jordan durante gara-1 della NBA Finals del 1998 (nella foto), poi vinte dai suoi Bulls contro gli Utah Jazz. La maglia diventa così il cimelio più pagato della storia dello sport, superando i 9,28 milioni di dollari investiti a maggio da un ricco acquirente per accaparrarsi la maglia della nazionale argentina indossata da Diego Armando Maradona ai Mondiali del 1986, nella partita vinta contro l’Inghilterra grazie alla sua doppietta.
NAOMI OSAKA
SERENA
WILLIAMS
RAFAEL NADAL
Guadagno
emergenti sono pronti a sostituirli nel firmamento del tennis e stanno già facendo progressi dal punto di vista finanziario. Se Federer resta al primo posto nella classifica Forbes dei tennisti più pagati, infatti, con 90 milioni di dollari al lordo delle tasse guadagnati tra fine agosto 2021 e fine agosto 2022 (il riferimento temporale è il torneo annuale US Open), al secondo posto troviamo, ormai ben salda da diversi anni, la 24enne Naomi Osaka, con 56,2 milioni di dollari. Dietro di lei compaiono altri tre “senior”: Williams (35,1 milioni di dollari), Nadal (31,4 milioni) e Djokovic (27,1 milioni). Ecco le prime posizioni della graduatoria.
Antico Toscano in trionfo
Trionfo del sigaro Antico Toscano (nella foto) eletto “Best Cigar Other Countries” durante la Cigar Trophy Award Ceremony 2022; a sancire la vittoria i consumatori, grazie alla votazione online organizzata dall’autorevole rivista internazionale Cigar Journal. A ricevere il prestigioso riconoscimento, consegnato durante la cerimonia all’InterTabac a Dortmund, è stato Stefano Mariotti, amministratore delegato di Manifatture Sigaro Toscano. “Questo è un ulteriore riconoscimento per tutte le persone che sono dietro a questo successo”, ha detto Mariotti.
Follower che vale milioni
La classifica di Forbes dei personaggi più influenti e più pagati dei social network
di Sara MortariniI social media stanno rivoluzionando il mondo dell’entertainment, della pubblicità e della creazione dei
contenuti a una velocità mai vista.
E si sta facendo strada tutta una nuova generazione di “creatori”, nativi dell’era dei social, destinata a esercitare un’influenza significativa
nel mondo del business del nostro tempo, già oggi la cosiddetta “creator economy” vale oltre 100 miliardi di dollari. Tanto che Forbes ha deciso di dedicare loro una
CHARLI D’AMELIO
Numero
JIMMY DONALDSON
Numero
Polestar sf ida Porsche
Polestar, nata come spinoff di Volvo, sta lavorando a una supercar in grado di competere con marchi del calibro di Porsche: punta a superare le prestazioni della Porsche 911. Lo ha annunciato la stessa casa cino-svedese, spiegando che utilizzerà come base il concept O2 per realizzare quella che prenderà il nome di Polestar 6 (nella foto). La nuova auto sarà dotata di un’architettura elettrica da 800 volt, due propulsori elettrici e una potenza combinata di quasi 900 cavalli, con ricarica veloce a 350 Kw. La versione top di gamma dovrebbe costare circa 200mila euro.
classifica, nata quest’anno e stilata insieme a BlueJeans (Veirzon), in cui raccoglie i 50 più influenti (e più pagati) protagonisti di TikTok, YouTube, Instagram, Twitch e altre
piattaforme social. I componenti della classifica, valutati in base a guadagni, tasso di engagement, numero di follower e livello di “imprenditorialità”, utilizzano la
creatività per entrare in contatto con un pubblico vasto e si ritagliano una nicchia nel marketing e del business. Ecco chi sono.
EMMA CHAMBERLAIN
ELLIOT TEBELE
ALEXANDRA COOPER
Una Ford da principessa
Un’auto appartenuta a Lady Diana è stata venduta all’asta nel Regno Unito per quasi 900mila di euro, 650mila sterline per l’esattezza. Si tratta di una Ford Escort Rs Turbo (nella foto) nera, che la “principessa del popolo” guidò per quasi tre anni tra le strade di Londra sul finire degli anni ’80. L’auto, immatricolata C462FHK e con soli 40mila km all’attivo, è stata venduta da Silverstone Auctions nel Warwickshire: ad aggiudicarsela per la cifra record è stato un acquirente nel Cheshire, che ha dovuto contendersela con acquirenti di Dubai e Coventry.
I protagonisti di TikTok, YouTube, Instagram, Twitch e altre piattaforme sono stati valutati in base a guadagni, tasso di engagement, numero di seguaci e imprenditorialità
GESTORI del MESE
Oriana Bastianelli - Kairos Klaus Kaldemorgen - Dws Marco Deroma - Efpa Italia Alice de Lamaze - Pictet AM Massimo Siano - 21Shares Giulia Culot - Sycomore Asset Management Bernardo Franchi - Grifo HoldingCriptovalute e stabilità
Da 21Shares diversi Etp legati alle monete digitali ma con volatilità ridotta
importantissimo, che non solo rende questo asset più sicuro e meno inquinante, ma spinge tutti i player L2 a sviluppare nuovi progetti e smart contract, rafforzando tutta l’infrastruttura e confermando la nostra idea che gli asset digitali e la Blockchain siano qui per restare.
Come inserire le cripto in un portafoglio di investimento?
Bitcoin ed Ethereum riducendo
però la volatilità al 40% e poi dal CBTC e CETH, rispettivamente gli Etp su Bitcoin ed Ethereum con le più basse commissioni di gestione al mondo (Ter: 0,21). Per i pessimisti sulle criptovalute abbiamo integrato allo short Bitcoin (SBTC) anche l’Etp short Ethereum (SHETH). Ora la gamma è salita a 39 Etp.
di Francesca Vercesi
Massimo Siano, head of Southern Europe di 21Shares, parla a BLUERATING del mercato delle criptovalute e delle strategie per inserirle in portafoglio.
Qual è la vostra view sul mercato delle cripto, che negli ultimi mesi ha registrato numerosi ribassi?
Il mercato delle criptovalute sta attraversando un momento difficile; tuttavia, riteniamo che l’interesse degli investitori verso questa asset class sia in crescita, come dimostra il fatto che la nostra raccolta netta nell’ultimo anno è aumentata di oltre 170 milioni di dollari. Inoltre, il recente Merge di Ethereum rappresenta un evento
Il nostro team di ricerca ha simulato le performance che registrerebbe un portafoglio standard (40% di obbligazioni e 60% azioni), se il 5% della somma fosse investito in un basket composto dalle 5 principali criptovalute. I risultati ci dicono che le performance del portafoglio dopo questa aggiunta sarebbe 2,5 volte maggiore; inoltre, la volatilità complessiva rimarrebbe sotto il 9%.
Quali sono le novità di 21Shares in termini di prodotto?
Abbiamo continuato a lanciare tanti Etp per ogni esigenza. Da quelli con bassa volatilità, a quelli con basso Ter. Oggi, questa gamma è composta da SPBTC e SPETH - due Etp che forniscono esposizione rispettivamente a
Ci racconta le vostre novità a livello corporate?
La recente formazione di 21.co come Parent Company rappresenta un passo fondamentale. Infatti, tale società andrà a riunire tutti i brand del nostro gruppo, inclusa 21Shares, per completare la nostra missione: essere un ponte tra il mondo tradizionale e il nuovo mondo della blockchain e finanza decentralizzata. Oltre agli Etp di 21Shares e ai Token di Amun aspettatevi quindi molte interessanti novità nel 2023. L’ultimo round di finanziamenti da 25 milioni di dollari ha infatti valutato il gruppo 21.co ben 2 miliardi di dollari e ci consentirà di espanderci ancora più velocemente con nuovi prodotti in ogni mercato.
La società ha lanciato negli ultimi mesi diversi prodotti per coprire differenti esigenze e strategie degli investitori
In equilibrio sui mercati
(Dws): “Con strategie flessibili mitighiamo i rischi nel por tafoglio”
di Edoardo BlosiKlaus Kaldemorgen, portfolio manager di DWS Concept Kaldemorgen, spiega a BLUERATING come ha saputo mitigare i rischi nonostante le recenti avversità dei mercati finanziari.
Come ci siete riusciti?
Il nostro posizionamento equilibrato, con un sovrappeso nei settori difensivi e delle infrastrutture, rispetto a ciclici e titoli di crescita, ha limitato le perdite sul fronte azionario. La gestione proattiva dell’esposizione valutaria, in particolare quella del dollaro americano, ha contribuito in maniera positiva alla performance del fondo. L’allocazione molto bassa nelle obbligazioni societarie ha evitato perdite importanti e la duration negativa ha permesso al portafoglio di beneficiare dell’aumento dei tassi d’interesse, anziché subirne gli effetti negativi. Anche l’oro ha contribuito alla stabilizzazione. Inoltre, tutte le decisioni devono passare al vaglio del nostro modello di “proprietary risk management”, che funge da contrappeso all’elevato grado di libertà di cui gode la gestione del portafoglio. Utilizziamo prevalentemente derivati per gestire la volatilità. È grazie a questo mix tra flessibilità e controllo della
volatilità che siamo riusciti ad avere un bilanciamento efficiente tra rendimento e rischio negli oltre 10 anni della strategia.
Dietro ai processi, però, ci sono sempre le persone. Da questo punto di vista, come avviene la gestione del fondo? Abbiamo da sempre un approccio di team. Un team caratterizzato da stabilità, esperienza e un lungo track-record. La maggior parte dei gestori fa parte del team fin dalla nascita del fondo. Una delle chiavi di successo è sempre stata la combinazione di gestori con un forte orientamento ai fondamentali, con membri del team con competenze matematico/quantitative. Stiamo inoltre potenziando la struttura del team e Christoph Schmidt, tra i co-fondatori della strategia, da fine settembre affiancherà Klaus Kaldemorgen come co-lead portfolio manager del fondo.
Quali sono le prospettive di mercato per i prossimi mesi?
La maggior parte dei segmenti obbligazionari continua a non essere interessante. Alla luce dell’andamento dell’inflazione e del livello storicamente basso dei tassi d’interesse, i titoli di Stato a lunga scadenza, soprattutto in euro, continuano a essere rischiosi. I titoli di Stato statunitensi, invece, sembrano aver anticipato la maggior
parte del previsto aumento dei rendimenti. Per molte obbligazioni societarie, invece, i rendimenti non sono ancora abbastanza elevati da compensare adeguatamente gli investitori per il rischio di insolvenza. Le azioni possono dare un contributo migliore in questo senso, ma devono essere allocate in modo flessibile. In questo caso, l’attenzione continua a concentrarsi su titoli stabili, in particolare su titoli difensivi con rendimenti da dividendo interessanti, ad esempio del settore farmaceutico e delle telecomunicazioni.
il Trading senza Dati?
Ripartenza da Firenze
Nel capoluogo toscano torna Efpa Italia Meeting con un focus sul digitale
di Francesca Vercesi
È ufficiale. Dopo due anni di emergenza pandemica il 6 e 7 ottobre ritorna in presenza l’evento annuale di Efpa Italia aperto a tutti i professionisti del risparmio, arrivato nell’anno del ventennale della Fondazione alla sua tredicesima edizione. L’evento si terrà a Firenze, all’interno degli spazi del Palazzo dei Congressi - Villa Vittoria. A fare da filo conduttore ai diversi momenti di approfondimento e confronto che si terranno durante la due giorni di Firenze sarà il tema delle competenze e della preparazione/conoscenza, declinato nelle tante sfide che la consulenza finanziaria si trova a dover affrontare in questo momento di grandi cambiamenti.
Evoluzione inevitabile
Il mondo della consulenza è chiamato a un’inevitabile evoluzione. Sono molti i nodi da dipanare: quali net zero, war economy, sostenibilità, evoluzione tecnologica e digitale, all’interno di un contesto che richiede alla figura del consulente una preparazione più ampia in un’ottica di consulenza non più solo finanziaria. Per tener testa a questa fase di trasformazioni, è necessario riuscire a trasmettere al cliente il proprio valore e la valenza del servizio offerto. Ciò dipende in primo luogo dalla preparazione, che deve essere adeguata.
La complessità della situazione attuale, infatti, richiede un nuovo approccio delle competenze rispetto al passato. Il tema del Metaverso sarà sviluppato intorno al rapporto uomo-tecnologia. La tecnologia inciderà in misura sempre maggiore nell’evoluzione della professione. È senza dubbio di supporto nell’attività quotidiana del consulente ma spetta a quest’ultimo saper cavalcare l’evoluzione tecnologica e guidarla verso le soluzioni migliori e personalizzate per ogni cliente. Il tema che viene introdotto nell’attuale contesto socio-economico è anche quello della responsabilità sociale quale ulteriore competenza che il consulente finanziario deve avere nell’orientare il cliente verso scelte corrette. È necessaria poi un’ottima capacità comunicativa del consulente finanziario.
Il fattore umano è elemento
insostituibile, al pari della preparazione. Se ne parlerà con Gianni Canova, rettore dell’Università Iulm e professore ordinario di Storia del Cinema e Filmologia, che introdurrà al primo seminario in aula plenaria su “Il tempo della competenza. La responsabilità delle scelte e la forza della comunicazione”, subito dopo i saluti inaugurali del presidente Marco Deroma e l’aperura ufficiale dei lavori alle ore 14:00.
Spazio alle sgr
Seguiranno i workshop dei main sponsor e la tavola rotonda delle sgr. Le ormai consuete sessioni formative di active learning, come da tradizione dell’Efpa Italia Meeting, si concentreranno nella mattinata del primo giorno. Nella seconda giornata il tema del metaverso sarà declinato nella presentazione dei risultati della nuova edizione della ricerca di Finer sull’applicazione della realtà virtuale nell’ambito della finanza e della consulenza in materia di investimenti. Subito dopo, i main sponsor si succederanno sul palco negli altri quattro dei sei workshop previsti nella due giorni. Completano il programma formativo la tavola rotonda delle reti e il dibattito con le istituzioni. Tutti i dettagli si trovano sul sito efpa-italia.it
Investire nella terza età
di Andrea Barzaghi
Le persone di età pari o superiore a 60 anni, a livello globale, ammontano oggi a 1,1 miliardi e dovrebbero raggiungere i 2 miliardi entro il 2050. Questo trend rappresenta un’opportunità per le aziende i cui prodotti o servizi soddisfano la nuova, crescente domanda proveniente dalla popolazione anziana. Ne parliamo con Giulia Culot, fund manager del comparto GIS SRI Ageing Population presso Sycomore Asset Management, parte dell’ecosistema Generali Investments.
Il trend dell’invecchiamento della popolazione è tra i più consolidati, da molto tempo: quali driver lo rendono ancora oggi promettente?
Le ragioni per cui questa tematica è promettente sono chiare, basti pensare ad esempio che nel 2050 1 europeo su 3 sarà senior. Gli over 60 hanno inoltre una ricchezza superiore a quella delle generazioni successive e sono meno dipendenti dal mercato del lavoro, che li rende meno sensibili all’orientamento del ciclo economico nel breve. Infine, le società che invecchiano hanno esigenze e preferenze specifiche, in campi quali la salute, la previdenza o i consumi. Il tema dell’invecchiamento è spesso discusso con toni preoccupanti, legati alle sfide che implica per il sistema in termini di costi sanitari, previdenziali o ancora di carenza di mano d’opera. Meno
spesso, vengono messe in luce le opportunità di crescita per le aziende private che offrono prodotti, servizi e tecnologie adatti a far fronte ad un mondo che invecchia.
Come approcciate l’investimento in tale megatrend con il comparto GIS SRI Ageing Population?
Il comparto è classificato art.9 secondo il regolamento dell’Unione Europea relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari, Sfdr. Oltre a includere criteri di selezione volti a escludere aziende attive in determinati settori o soggette a controversie ed a includere nell’universo investibile solo quelle con uno score Esg elevato, utilizziamo la metrica della “contribuzione societale” sviluppata da Sycomore AM per valutare il contributo delle aziende in portafoglio al perseguimento di obiettivi sociali, quali ad esempio la salute.
Quale è stato l’impatto su tale strategia della forte volatilità e dei cali registrati da inizio anno sui mercati azionari?
Il comparto non è stato immune alla debolezza del mercato azionario europeo da inizio anno. La crescita offerta dalla tematica nel medio periodo non è, tuttavia, messa in discussione dal contesto attuale.
I senior cresceranno nei prossimi anni ad un tasso di tre volte superiore a quello della popolazione globale e il bisogno di trovare soluzioni ad aspetti quali la
previdenza o la gestione delle malattie croniche restano dei temi importanti da affrontare. Infine, la nostra disciplina in termini di valutazione è estremamente pertinente in un contesto come l’attuale, in cui vediamo poca tolleranza per le alte valutazioni non supportate da risultati operativi all’altezza.
Guardando ai prossimi mesi, quali settori e industrie sono meglio posizionate per beneficiare dei solidi driver alla base del megatrend? Le performance settoriali e a livello di singolo titolo sono estremamente condizionate al momento da due fattori. Il primo sono i rendimenti governativi, che guadagnando terreno pesano sulle valorizzazioni dei titoli ad alta crescita. Il secondo è l’incertezza legata alla portata di una recessione economica. Considerando che la gestione ha un orizzonte di medio / lungo periodo, tale contesto di mercato ci permette di essere opportunisti, rafforzando l’esposizione a leader di mercato con driver di crescita visibili eccessivamente penalizzati dai due fattori sovra-menzionati. Nel breve, il profilo difensivo ma beneficiario della risalita dei tassi del settore assicurativo ramo vita, incluso nel segmento Pensioni & Risparmio del comparto, ci pare ben posizionato grazie alla visibilità dei rendimenti per gli investitori sotto forma di dividendi o di acquisto di azioni proprie.
Hub di servizi e di idee
I piani di sviluppo di Grifo Holding nel settore assicurativo e finanziario
di Gianluigi Raimondi
Grifo Holding è nata con l’ambizione di diventare il primo hub aggregatore di servizi e idee del settore assicurativo e finanziario italiano, indipendente sul fronte dell’azionariato, dei prodotti e della tecnologia. Dal 2019, anno di costituzione della holding che ha il controllo azionario delle società storiche Asfalia, Argenta e Asfalia Prime Broker, il gruppo sta continuando a crescere e oggi comprende 7 società, 220 Business Advisor su tutto il territorio nazionale e 52 dipendenti.
Ecosistema di aziende Bernardo Franchi, amministratore unico della società spiega le peculiarità di un modus operandi unico in Italia: “Siamo un ecosistema di aziende con una specializzazione estrema su più offerte complementari, un modello innovativo multicanale che si presenta come un’unica piattaforma di riferimento per clienti e partner. Ogni azienda del gruppo ha infatti una sua precisa mission e il nostro collaboratore può lavorare per tutte le società del gruppo. In questo modo, il consulente può offrire alla clientela soluzioni per tutte le esigenze mentre il cliente ha un solo interlocutore con il quale può sviluppare un forte rapporto fiduciario”. L’8 e il 9 settembre a Roma, nella cornice di Spazio Novecento, si è tenuta la convention nazionale di Grifo Holding durante la quale sono state annunciate due nuove società: In
Motum, dedicata al settore “Motor”, e una nuova rete di Business Advisor per un particolare segmento di clienti con esigenze diverse rispetto a quella istituzionale e private. Due sono anche le nuove agenzie assicurative plurimandatarie acquisite dall’inizio del 2022.
Spazio condiviso
“In un settore dominato dalle logiche dell’M&A”, continua Franchi, “abbiamo deciso di non essere preda ma aggregatori di colleghi che condividono la nostra idea di futuro”. Un’altra importante novità annunciata durante la convention è stata il lancio di GO (acronimo di Grifo Online), la prima app open insurance. “Go rappresenta uno spazio digitale condiviso tra noi e il cliente, una sorta di Metaverso dove ci si potrà immergere nel mondo Insurance accompagnati dal proprio Business Advisor. Nasce non per bypassare il rapporto umano, ma per umanizzare il digitale”, dice Franchi. Tra gli altri temi della convention, il lancio di tre nuovi prodotti con due compagnie come Italiana Assicurazioni e Allianz Global Life, e un approfondito confronto con ospiti illustri, come il sottosegretario al Ministero della Salute, il professor e senatore Pierpaolo Sileri e il professor avvocato Francesco Paolo Tronca. Il gruppo, infatti, sta già lavorando per sviluppare nuove aree di business con un focus sul welfare sanitario, che comunicherà entro fine anno.
In un mercato dominato dall’M&A, abbiamo deciso non di svolgere il ruolo di preda, ma di aggregatore
Bernardo Franchi amministratore unico di Grifo Holding
BRAND FOR COMMUNITY
Tra tlc e real estate
La view di Oriana Bastianelli, portfolio manager del fondo KIS KEY di Kairos
gas naturale con altre fonti di energia. Ne parliamo con Oriana Bastianelli, portfolio manager del fondo KIS KEY di Kairos
Costa sta facendo l’Unione europea?
di Francesca Vercesi
Il continuo rincaro dei prezzi del gas naturale e la volatilità del mercato delineano uno scenario preoccupante, con conseguenze sull’economia reale e sulle scelte d’investimento. Ora lo scenario più temuto è l’eventuale incapacità di raggiungere livelli sufficienti di stoccaggio del gas, per far fronte alla maggiore domanda degli inverni a venire. A preoccupare poi è la sostenibilità dell’approvvigionamento di gas, che ha raggiunto prezzi mai visti sul mercato: il picco di agosto 2022 è di 340euro/MWh, contro una media di 30euro/MWh normalmente osservata. E mentre variabile energetica e forza del dollaro mettono a rischio la competitività dell’area euro, si ragiona su una graduale sostituzione dell’uso di
Sta lavorando a un piano di emergenza per calmierare i prezzi nel breve termine e a una riforma più strutturale del mercato elettrico volta a limitare il peso del gas nel meccanismo di settaggio dei prezzi dell’energia elettrica. Ma il coordinamento degli interventi è complesso per gli interessi contrapposti degli stati membri. Le misure dei diversi paesi europei restano infatti scomposte e dunque è difficile il tentativo di calcolo e redistribuzione degli extraprofitti per via dei diversi meccanismi di copertura messi in atto dagli operatori energetici. Nell’ultimo documento è mancato l’accordo sul price cap del gas e la size dell’intervento si è rivelata troppo piccola.
Il fondo che gestisce sta rivelando tutta la volatilità associata a un outlook pesantemente influenzato dai dati inflattivi e dalle manovre delle banche centrali. Ci spiega? Siamo entrati nel 2022 consapevoli di una inversione di tendenza del tasso che però è stata più repentina del previsto, una sorta di rincorsa alla salvaguardia del potere di acquisto e ha reso l’asset class dei governativi una vera alternativa d’investimento dopo diversi
anni. Il fondo non è nato con un’ottica di massimizzazione del dividendo assoluto, ma con quella di una crescita sostenibile del dividendo nel tempo, che ci aiuta in un contesto di tassi in salita. Oggi la visibilità sul settore utility, uno dei principali temi d’investimento del fondo, è indubbiamente ridotta. Il comparto mantiene una net nella fascia bassa del range storico che è del 75%, soprattutto trainata dalla minore esposizione a questo settore, che resta tuttavia quello più sensibile in termini di potenziale recupero di performance e dove saremo più aggressivi qualora vedessimo interventi più chiari, organici e univoci. Manovre coordinate a livello europeo restano pertanto il maggior potenziale driver e il punto su cui l’attenzione del team di gestione è massimo.
Sulla parte rimanente di portafoglio?
Il contesto macro per noi resta incrementalmente favorevole per gli asset reali che sottendono l’universo investibile (mondo tlc e real estate, n.d.r.), sia per l’indicizzazione dei ricavi all’inflazione sia per la natura in monopolio o quasi monopolio dei servizi offerti, quindi meno correlati al ciclo economico. Siamo molto attenti allo scenario energetico, oggi il sorvegliato speciale. In ogni caso, la decorrelazione che abbiamo applicato all’interno del fondo ci ha aiutato a contenere il drowdown.
Ecco la nuova istruzione
di Edoardo Blosi
“Il Covid ha accelerato alcuni cambiamenti nell’istruzione. Ma, a differenza di altri settori, in cui ritorno alla normalità significa ritorno al modo di fare impresa pre-pandemia, è probabile che i cambiamenti nell’insegnamento siano destinati a rimanere”.
Sviluppo di un trend Parola di Alice de Lamaze, senior investment manager del team Thematic Equities di Pictet Asset Management, che di seguito spiega meglio la sua view: “Più che aver determinato un’inversione di tendenza, il Covid ha semplicemente accelerato un’evoluzione già in corso. Apprendimento da remoto e formazione online erano già esistenti, ma in gran parte relegate ai margini. Ora sono diventati la norma. Tutto ciò costituisce sia una sfida sia un’opportunità di business. Una svolta fondamentale è rappresentata anche dal crescente accesso alla formazione da parte delle donne. Dal 2008, i corsi di laurea sono frequentati più da donne che da uomini e il nostro Advisory Board prevede che nei prossimi anni la quota salirà a oltre il 60%. Educatori e professori devono tenere conto del modo in cui le donne apprendono. Per esempio, le donne preferiscono dedicare più tempo alle singole materie e
Il Covid-19 ha accelerato una tendenza già in atto negli anni precedenti
Alice
Lamaze
disporre di maggiore flessibilità, hanno un approccio più deduttivo e apprezzano maggiormente il lavoro di squadra. L’apprendimento online, al tempo stesso, richiede una segmentazione attenta. Alcuni tipi di formazione tecnica sono meno adatti all’approccio virtuale: nel settore alberghiero, per esempio, la didattica a distanza non è molto utile. In altri campi, come la tecnologia, invece, non c’è quasi nulla che non possa essere insegnato online”.
Spinta alla gamification
“Le modalità di offerta della formazione online sono inoltre influenzate dalla modalità di fruizione dei giochi. Diverse aziende investono nella gamification della formazione, che non riguarda solo i bambini. Da tempo, viene utilizzata dalle forze armate per sviluppare le abilità strategiche. Per fare un altro esempio, esiste una complessa operazione di chirurgia gastrica per una patologia rara che non può essere sperimentata sul campo. Per questo c’è una serie di giochi tridimensionali che consente ai chirurghi di fare pratica. L’istruzione è cambiata notevolmente. La velocità di alcuni mutamenti è stata incrementata dalla pandemia, ma i presupposti erano già presenti. Per le aziende, la sfida è ora adattarsi a queste nuove esigenze”.
FINANZA DI LUSSO
Giocando con il proprio cognome, il consulente Emanuele Lusso sponsorizza il proprio sito internet, finanzadilusso.com, dove si possono trovare tutti i servizi offerti da lui e dal suo staff, oltre a podcast o consigli.
PORTAFOGLIO E ATTUALITÀ
Io Investo SCF è la prima rete per numero di consulenti finanziari indipendenti in Italia. Attraverso un seguito canale Youtube tratta numerosi argomenti finanziari, con un focus su aumento dei tassi di interesse e inflazione.
INVESTIMENTI IN PILLOLE
Ogni giorno, dal proprio profilo Instagram, il consulente Leonardo Poggi parla di educazione finanziaria, spiegando gli investimenti nel modo più facile possibile utilizzando pillole giornaliere, grafici e notizie.
PODCAST DI QUALITÀ
Un riconoscimento per Alfonso Selva, consulente finanziario di Allianz Bank FA. Il suo podcast “Finanza Semplice” è infatti stato nominato tra i migliori podcast italiani che parlano di banca finanza e investimenti.
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Capitale
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