COSMO 24

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24 GENNAIO 2022 Italia 9,90 euro Anno 4 - N° 24 - gennaio 2022 - Periodicità: mensile - Prima immissione: 29/12/2021 Mensile - Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D. L. 353/2003 (conv in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 LO/MI SPAZIO PER LA TERRA SIMONETTA CHELI I MESTIERI DELLA SPACE ECONOMY CARTOLINE DA MERCURIO IL CIELO DEL MESE

Terrapiattisti e complottisti sono fra noi

Non possiamo non cedere alla tentazione di commentare anche noi l’indagine del Censis, cioè la presentazione del 55° Rapporto sulla situazione sociale del Paese, diramata all’inizio dello scorso dicembre dal quale si evince che il 5,8% degli italiani pensano che la Terra sia piatta e che circa il 10% ritenga che non siamo mai andati sulla Luna. Si tratta, rispettivamente, di oltre tre milioni nel primo caso e di quasi il doppio di connazionali nel secondo. Percentuali simili riguardano persone che non credono all’esistenza del Covid o che la scienza produca più danni che benefici. Che cosa può e deve fare un magazine scientifico come Cosmo nei loro confronti?

Continuare a informare correttamente, certo. Cercando di divulgare in modo sempre più accattivante e coinvolgente i progressi della scienza e delle attività spaziali, sicuro. Forse, però, l’unico modo è far toccare con mano, alla maniera di San Tommaso. Ebbene, non manca molto. Come scrivevamo già un paio di mesi fa, lo spazio è ormai fra noi. Fra una quindicina d’anni il turismo spaziale sarà una pratica diffusa almeno fra gli strati sociali più elevati; inoltre, lavorare in orbita (e forse sulla Luna) sarà un’attività qualificata, certo, ma non più eccezionale come lo è ancora adesso il mestiere dell’astronauta. E allora nessuno potrà più mettere in dubbio questi due pilastri della conoscenza umana come nessuno ormai dubita più che si possa viaggiare dall’Europa agli Usa o in qualsiasi altra parte del mondo in nave o in aereo. Nell’attesa, ci rallegriamo che un’italiana, Simonetta Cheli, sia stata nominata direttrice dei programmi di osservazione della Terra dell’Esa. Il racconto della sua esperienza ci dà fiducia e ci conforta che la ragione, l’impegno e il merito alla lunga vincano sull’irrazionalità e sulle soluzioni effimere a buon mercato, a basso o nullo contenuto scientifico. Teorie che mai avranno dignità di essere raccontate su queste pagine. Buon anno con Cosmo.

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EDITORIAL 1

ANNO 4 - NUMERO 24 mensile registrato presso il Tribunale di Milano al n° 137 del 6 giugno 2019

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CONTENTS

SPAZIO

4 SPACE NEWS

10 CIELO E SPAZIO DEL 2022

16 COVER STORY SIMONETTA CHELI: SPAZIO ALLA TERRA

24 SPACE ECONOMY L’EUROPA SI LANCIA

28 LA RICERCA (NAZIONALE) IN ORBITA

30 AWARE: L’OSSERVAZIONE SPAZIALE IN FORMATO TASCABILE

32 LA LUNA PUÒ ATTENDERE: STORIA DI UN RITARDO ANNUNCIATO

36 I MESTIERI DELLA (NEW) SPACE ECONOMY

CIELO

58 FENOMENO DEL MESE SE TRA LA TERRA E IL SOLE PASSA VENERE

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CIELO DEL MESE

70 OSSERVAZIONI UN MOSTRO CELESTE

UNIVERSO

38 TEMA DEL MESE IL FUTURO DELLA RICERCA ASTROFISICA AMERICANA

42 SISTEMA SOLARE CARTOLINE (EUROPEE) DA MERCURIO

48 CIELO E TERRA QUANDO CADE UNA METEORITE

52 PERSONAGGI UN ARTISTA SOTTO IL CIELO DI ARCETRI

EXPERIENCES

74 CITIZEN SCIENCE A CACCIA DI STELLE VARIABILI CON CITIZEN ASAS-SN

78 LE VOSTRE STELLE

88 UAI INFORMA GRUPPO ASTROFILI DEL SALENTO

92 EVENTI SOTTO IL CIELO

94 RECENSIONI

96 SPACE MARKETS THE EUROPEAN ACCESS TO SPACE

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SPACE 4 NEWS SUMMARY “FIGLI E AMORI” DI GIOVE NEL MIRINO DI JANUS 1 6 SPACE NEWS A CURA DELLA REDAZIONE IL NUOVO RAZZO NEUTRON4 DART E LA SUA COMPAGNA ITALIANA VERSO LO SPAZIO PROFONDO 3 IL PIANETA DOVE UN ANNO DURA OTTO ORE UNA COPPIA MOSTRUOSA NELL’ACQUARIO 2 5 LA STARTUP AMERICANA ASTRA PRENDE IL VOLO

Intorno alla nostra Galassia, la Via Lattea, si trovano una cinquantina di piccole galassie, mentre un’altra decina di “nane” si trova intorno alla Grande Nube di Magellano. Questi oggetti erano ritenuti satelliti con orbite stabili, ma uno studio ha rivelato che sono per lo più al primo avvicinamento alla Via Lattea. Le misurazioni astrometriche eseguite dal satellite Gaia dell’Esa mostrano che la maggior parte di questi piccoli sistemi ha velocità incompatibili con uno status orbitale. Una condizione simile a quella già nota delle due Nubi di Magellano che formano una coppia fisica, attualmente “in visita” alla Via Lattea.

Questo scenario si accompagna a quello della cannibalizzazione di piccole galassie, come la Nana del Sagittario, entrata in collisione con la Via Lattea circa 5 miliardi di anni fa, innescando un processo di formazione stellare da cui forse è nato anche il nostro Sole.

La Nana del Sagittario è stata ridotta in un complesso flusso stellare che circonda la Via Lattea, con un’energia media delle sue stelle nettamente inferiore a quella dei sistemi nani indagati da Gaia, segno che questi sistemi sono arrivati nei pressi della Galassia solo da pochi milioni di anni. La loro origine potrebbe essere nella “rete cosmica” di galassie a cui appartengono la Via Lattea e le galassie più vicine. Alcuni di questi oggetti saranno catturati e diventeranno satelliti, altri proseguiranno il loro moto come le due Nubi di Magellano. I satelliti comunque avranno il destino segnato e, nel volgere di due o tre orbite galattiche, saranno distrutti e assorbiti dalla Via Lattea. Potranno resistere a tale destino solo se l’alone di materia oscura in cui si trovano è abbastanza massiccio da impedirne la disgregazione. Grazie alle scoperte di Gaia, molti capitoli sulla nascita e l’evoluzione della nostra Galassia (e per estensione anche delle altre galassie simili alla nostra) sono da riscrivere e si dimostrano molto più articolati di quanto creduto finora. In figura, una ripresa della Via Lattea dalle Cederberg mountains in Sud Africa. In alto a destra sono visibili le due Nubi di Magellano.

5 START
G.D. LE PICCOLE GALASSIE OSPITI DELLA VIA LATTEA TROPPI DETRITI IN ORBITA DAL TEST ANTISATELLITE RUSSO 7 NEWS STAZIONI SPAZIALI PRIVATE: LA NASA CI CREDE 8

“FIGLI E AMORI” DI GIOVE NEL MIRINO DI JANUS

È stato consegnato da Leonardo all’Agenzia spaziale italiana (Asi) il telescopio Janus, uno dei contributi italiani alla missione Juice dell’Agenzia spaziale europea (Esa). Janus è così pronto per gli ultimi test prima di essere integrato sulla sonda, che avrà a bordo altri undici esperimenti di cui tre di responsabilità italiana e uno in collaborazione tra la Francia e l’Italia. Il lancio di Juice è previsto per il 2023 e avrà come obiettivo Giove, dove arriverà nel 2029. Juice condurrà osservazioni dettagliate del gigante gassoso e delle sue tre lune maggiori: Ganimede, Callisto ed Europa. La camera ottica di Janus permetterà lo studio approfondito dei satelliti ghiacciati che sono ritenuti molto interessanti dal punto di vista della ricerca di ambienti in grado di ospitare eventuali forme di vita. Acronimo di Jovis, Amorum ac Natorum Undique Scrutator (“scrutatore da ogni parte di Giove, dei suoi amori e dei suoi figli”), Janus orbiterà con Juice per tre anni nel sistema di Giove, dove i satelliti hanno i nomi di amanti e discendenti del dio. Inquadra il QR per un video di Media-Inaf sulla missione Juice.

UNA COPPIA MOSTRUOSA NELL’ACQUARIO

Utilizzando lo spettrografo Muse (Multi-Unit Spectroscopic Explorer) installato sul Vlt (Very Large Telescope) dell’Eso in Cile, un team di astronomi ha rivelato la coppia di buchi neri super-massicci più vicina alla Terra mai osservata finora.

I due oggetti hanno anche una separazione molto più piccola rispetto alle altre coppie del genere già note e sono destinati a fondersi in un solo gigantesco buco nero.

La coppia mostruosa si trova nella galassia NGC 7727 nella costellazione dell’Acquario, a circa 89 milioni di anni luce dalla Terra. I due buchi neri appartenevano a due galassie che si sono fuse insieme e sono separati da soli 1600 anni luce, ma si fonderanno anch’essi in un unico buco nero gigantesco, entro i prossimi 250 milioni di anni.

Il buco nero più grande, situato al centro della galassia, ha una massa pari a 154 milioni di masse solari, mentre la massa del compagno è di 6,3 milioni di masse solari, comunque maggiore di quella del buco nero che si annida al centro della Via Lattea. Inquadra il QR per un video di Media-Inaf dedicato alla coppia dei buchi neri super-massicci.

6 SPACE NEWS A CURA DELLA REDAZIONE
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IL PICCOLO PIANETA DOVE UN ANNO DURA OTTO ORE

Gj 367b è un “pianeta extrasolare a periodo ultra breve”, perché presenta un anno dalla durata di sole 7,7 ore. Simile a Marte quanto a dimensioni, è molto denso e ha un grande nucleo di ferro come Mercurio. La sua stella Gj 367 è una “nana rossa” che si trova nel cielo australe a 31 anni luce da noi, con una massa e un raggio pari alla metà di quelli solari. Il pianeta ha un periodo così corto perché è vicinissimo alla sua stella e per questo raggiunge temperature di 1500°C, che non consentono la presenza di un’atmosfera e di qualsiasi forma di vita.

Il pianeta da record è stato scoperto da un team di astronomi che include ricercatori dell’Università di Torino. Gli scienziati hanno utilizzato il satellite Tess (Transiting Exoplanet Survey Satellite) della Nasa, che monitora il cielo alla ricerca di variazioni nella luminosità delle stelle, in collaborazione con lo strumento Harps (High Accuracy Radial Velocity Planet Searcher), installato sul telescopio da 3,6 metri dell’Eso a La Silla, in Cile, che invece esegue misure accurate di velocità radiale. Forse Gj 367b non è l’unico pianeta della sua stella e pertanto la ricerca continua per individuare eventuali compagni di questo bizzarro esopianeta.

DART E LA SUA COMPAGNA ITALIANA VERSO LO SPAZIO PROFONDO

Il 24 novembre è stata lanciata la sonda Dart, che affronterà un viaggio di 11 mesi per schiantarsi contro un asteroide. La missione della Nasa mira infatti a studiare la possibilità di modificare l’orbita di un asteroide con un impatto cinetico. Il bersaglio è Dimorphos, piccolo asteroide in un sistema binario col più grande Didymos. Fino al 2 ottobre del 2022, data prevista per lo scontro, Dart verrà spinta da un nuovo tipo di motore elettrico chiamato Nasa Evolutionary Xenon Thruster Commercial (Next-C). L’elettricità raccolta dai pannelli solari viene usata per ionizzare lo xenon al suo interno e generare spinta.

Poi la missione Dart continuerà per sei mesi dopo l’impatto, grazie a un piccolo satellite (30x20x10 cm per 14 kg) fabbricato dall’italiana Argotec. Si tratta del Light Italian Cubesat for Imaging of Asteroids (LiciaCube), che verrà rilasciato dieci giorni prima dello scontro.

Il suo compito sarà quello di registrare l’impatto e inviare a terra tutte le informazioni raccolte sulla telemetria di Dart, sulla composizione dell’asteroide e sul cratere e i detriti creati dalla sonda.

NEWS 7 3
D.L.4

LA STARTUP AMERICANA ASTRA PRENDE IL VOLO

La startup americana Astra ha finalmente conquistato l’orbita con il suo vettore Rocket 3.3. Il razzo è stato lanciato il 20 novembre dallo spazioporto di Kodiak in Alaska. Si tratta della missione LV0007, il settimo tentativo di Astra di raggiungere lo spazio.

In realtà un precedente lancio, il numero 5, aveva già superato la linea di Kármán, ma per un problema al carburante del secondo stadio non gli era stato possibile mantenere l’orbita. Questa volta, dopo il fallimento a T+1 del lancio numero 6 con a bordo un payload dell’United States Space Force, il secondo stadio ha raggiunto l’orbita corretta e ha simulato la separazione del carico dimostrativo. Un grande successo per Astra, che ha visto le sue azioni impennarsi del 42% dopo l’impresa.

Il razzo, alla sua terza versione, misura 11,6 metri e potrà portare in orbita polare (a 500 chilometri di quota) un carico utile dai 25 ai 150 kg, con un costo per lancio di 2,5 milioni di dollari

IL NUOVO RAZZO NEUTRON

Peter Beck, amministratore delegato di Rocket Lab, ha presentato le caratteristiche del nuovo lanciatore Neutron, che in futuro si andrà ad aggiungere al lanciatore leggero Electron, già prodotto dall’azienda. Neutron è un vettore riutilizzabile specialmente adatto alle megacostellazioni, ma impiegabile anche per volo umano e lanci interplanetari. Misura 40 metri per 7 di diametro e può portare 8 tonnellate in orbita bassa, 15 se il primo stadio non viene recuperato. Il secondo stadio, leggero, non è riutilizzabile, ma il fairing sì, perché, non staccandosi, rimane ancorato al razzo anche quando si apre per liberare secondo stadio e payload.

Il primo stadio verrà spinto da sette motori Archimedes, che utilizzeranno un misto di ossigeno e metano per generare 1 meganewton di spinta ciascuno. Anche il secondo stadio sarà equipaggiato con un motore Archimedes, ma ottimizzato per il vuoto. Questi propulsori verranno testati solo a partire dall’anno prossimo e il volo inaugurale del Neutron non avverrà prima del 2024.

D.L.

8 SPACE NEWS A CURA DELLA REDAZIONE
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TROPPI DETRITI IN ORBITA DAL TEST ANTISATELLITE RUSSO

Gli esponenti di agenzie spaziali pubbliche e private hanno condannato il test anti-satellitare russo del 15 novembre scorso. Distruggendo il satellite sovietico in disuso Cosmos 1408, un missile russo ha creato una nube di detriti (figura), che ha minacciato non solo tutti i satelliti in orbita bassa, ma anche gli astronauti a bordo delle stazioni spaziali cinese e internazionale. Anche i cosmonauti a bordo della Iss sono stati costretti a entrare nella capsula Soyuz e a prepararsi a un rientro di emergenza. Alle dure critiche da parte degli Stati Uniti e dell’amministratore della Nasa Bill Nelson sono seguite quelle di paesi come Giappone, Australia e Corea del Sud, ma anche di agenzie private come Virgin Orbit. “Oltre a distruggere il fragile ambiente spaziale, questo tipo di operazioni è un chiaro promemoria che l’infrastruttura spaziale su cui facciamo affidamento per la nostra economia, per la scienza e per la sicurezza nazionale è minacciata dall’aggressione umana”, ha dichiarato Dan Hart, ceo di Virgin Orbit.

STAZIONI SPAZIALI PRIVATE:

LA NASA CI CREDE

La Nasa ha assegnato un finanziamento di 415 milioni di dollari per la prima parte del programma CLD (Commercial Low-Earth Orbit Destinations). Un programma che promuove la realizzazione di stazioni private americane prima che la Iss venga dismessa. Delle 11 proposte ricevute, la Nasa ha deciso di finanziare solo tre progetti: l’Orbital Reef di Blue Origin (e delle sue partner Sierra Nevada, Boeing, Redwire Space e Genesis Engineering) con 130 milioni di dollari; Star Lab di Nanoracks (in collaborazione con Voyager Space e Lockheed Martin) con 160 milioni; e la stazione spaziale di Northrop Grumman Systems Corporation (da realizzare assieme a Dynetics) con 125,6 milioni (figura).

Come successo per i programmi privati per il rifornimento e il trasporto umano sulla Iss, la Nasa acquisterà i servizi delle realtà che sta contribuendo a creare. Nella fattispecie, dalla seconda metà del decennio, comincerà ad acquistare spazio e tempo a bordo degli avamposti.

NEWS 9
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SPACE NEWS DI ANTONIO LO CAMPO E TIZIANO MAGNI* GENNAIO 3 (21:45) Massimo dello sciame meteorico delle Quadrantidi, osservabili dal 28 dicembre al 12 gennaio (ZHR=110); condizioni di visibilità ottimali nella seconda parte della notte. 4 La Luna 3°,4 a sud di Mercurio alle 2:09 e 4°,7 a sud di Saturno alle 18:59; migliore condizione osservabile attorno alle 17:45. 7 (11:53) Mercurio alla massima elongazione est (19°,2) dal Sole; visibile al tramonto nelle migliori condizioni. 13 (05:13) Mercurio 3°,4 a ovest di Saturno; bella configurazione osservabile per alcuni giorni tra le luci del tramonto. A FINE MESE Lancio da Cape Canaveral del satellite Cosmo-Skymed di seconda generazione (CSG-2) dell’Agenzia spaziale italiana, grazie a un Falcon 9 di Space X. FEBBRAIO NEL CORSO DEL MESE Lancio del Falcon Heavy di Space X da Cape Canaveral con il satellite geosincrono USSF-44 dell’Us Air Force e il mini-satellite Tetra 1. 13 Marte 2°,9 a nord di Nunki l’11 alle 7:46 e 6°,6 a sud di Venere alle 2:18 del 13; migliore configurazione osservabile alle 6:00, alle prime luci dell’alba. 21 Lancio della Crew Dragon da Cape Canaveral, con gli astronauti Michael Lopez-Alegria, Larry Connor, Mark Pathy e Eytan Stibbe. Missione di 10 giorni, la prima organizzata dalla compagnia Axiom Space 27 La Luna 9°,6 a sud di Venere alle 6:36 e 4°,4 a sud di Marte alle 10:13; migliore condizione osservabile attorno alle 6:20, poco prima dell’alba. ENTRO FINE MESE Primo volo orbitale (senza equipaggio) della StarShip di Space X, grazie al razzo vettore Super Heavy: l’astronave destinata ai viaggi oltre l’orbita terrestre, verso Luna e Marte. CIELO E SPAZIO DEL I FENOMENI ASTRONOMICI E LE ATTIVITÀ SPAZIALI NEI PROSSIMI DODICI MESI

MARZO

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50° anniversario del lancio della sonda Pioneer 10. Previsti eventi presso il Jpl della Nasa a Pasadena, con tecnici e scienziati della missione che ha superato i confini del Sistema solare.

9

Lancio di un veicolo automatico di atterraggio lunare, realizzato dall’azienda privata Intuitive Machines, con un razzo Falcon 9 di Space X.

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Raggruppamento di pianeti all’alba: la Luna in transito nel Capricorno supera Marte (transita 4°,9 a sud del pianeta alle 3:30), Venere (7°,4 a sud del pianeta alle 12:37) e Saturno (4°,9 a sud del pianeta alle 14:55). Il giorno seguente Venere in transito 2°,2 a nord di Saturno. Osservabile alle 6:00 del 28 marzo.

12 (15:11)

Venere transita 4° a nord di Marte dopo essere passato 1°,5 a sud di Beta Capricorni il giorno 10; configurazione osservabile per alcuni giorni alle prime luci dell’alba.

18

Lancio dal cosmodromo di Bajkonur della Sojuz Ms 21, con a bordo i cosmonauti russi Artemjev, Matveev e Korsakov, diretti alla Stazione spaziale internazionale (Iss),

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Lancio del satellite scientifico Capstone della Nasa dalla penisola di Mahia con un razzo Electron di Rocket Lab.

ENTRO FINE MESE

Volo dello spazioplano SpaceShip2 di Virgin Galactic, con a bordo, due piloti e due ufficiali dell’Aeronautica militare italiana.

APRILE

NEL CORSO DEL MESE Quarto volo suborbitale con equipaggio del razzo New Shepard di Blue Origin, primo di tre voli previsti nel 2022. Primo lancio dalla base di Kourou (Guyana Francese) del razzo Vega C, dell’Esa e costruito da Avio, con il satellite Lares 2 dell’Agenzia spaziale italiana.

5 (00:04)

Marte transita 19’ a sud di Saturno; migliore configurazione osservabile tra le luci dell’alba, con la presenza di Venere 7° a est.

11 NEWS 2022

nei pressi 1°,5 a sud delle Pleiadi.

30 (20:42)

Venere transita 15’ a sud di Giove; migliore configurazione osservabile tra le luci dell’alba del 1° maggio

MAGGIO

NEL CORSO DEL MESE Secondo test in orbita (senza equipaggio) della capsula Starliner della Boeing, lanciata da un razzo Atlas V da Cape Canaveral. Un ulteriore test è previsto entro settembre.

1-10

Possibile visibilità a occhio nudo della cometa PanStarrs (C/2021 O3) di sera, nel Perseo.

Luna 4°,3 a sud delle Pleiadi alle 10:08 e 2°,1 a sud di Mercurio alle 17:18; migliore condizione osservabile alle 21:00.

12 15 Lancio da Cape Canaveral della missione Crew 4 con un razzo Falcon 9: a bordo, l’astronauta italiana dell’Esa, Samantha Cristoforetti, Kjell Lindgren, Jessica Watkins, e Robert Hines. Pochi giorni prima, rientro dell’equipaggio della Sojuz Ms-19: Skaplerov, Dubrov e Vande Hei 16 Al Kennedy Space Center, celebrazioni per il 50° anniversario del lancio della missione lunare Apollo 16, con partecipazione degli astronauti Charles Duke e Ken Mattingly. 25-27 (05:30) All’alba sono visibili quattro pianeti, distesi su 30° di eclittica: Saturno, Marte, Venere e Giove. La Luna calante è in transito 5° a sud di Saturno il 24 alle 22:21, 4°,5 a sud di Marte il 25 alle 23:24, 4°,7 a sud di Venere il 27 alle 2:28 e 4°,4 a sud di Giove il 27 alle 10:16. 29 (09:59) Mercurio alla massima elongazione est (20°,6) dal Sole; visibile al tramonto nelle migliori condizioni
2 La
SPACE NEWS DI ANTONIO LO CAMPO E TIZIANO MAGNI

16 (06:11)

Eclisse Totale di Luna (mag. 1,414), visibile dall’Italia nelle fasi centrali e finali.

19

Inizio della missione scientifica del James Webb Space Telescope lanciato a dicembre 2021.

25

La Luna 4°,4 a sud delle Pleiadi il 25 alle 23:31 e 2°,3 a nord di Venere il 26 alle 9:35; migliore condizione osservabile il 26 alle 4:30, poco prima della levata del Sole.

27 (09:22)

Luna 3°,5 a nord di Mercurio; migliore condizione osservabile attorno alle 5:00, tra le luci dell’alba.

LUGLIO

2 (01:30)

Venere 4°,2 a nord di Aldebaran; migliore condizione osservabile attorno alle 4:30, tra le luci dell’alba.

19 (01:41)

29 (02:04)

Marte transita 38’ a sud di Giove; migliore configurazione all’alba dei giorni 29 e 30.

31

Possibile attività meteorica, tra 29 maggio e 1° giugno, legata alle particelle rilasciate dalla cometa 73P/Schwassmann-Wachmann, con radiante al confine tra Boote e Cani da Caccia; condizioni di visibilità ottimali nella prima parte della notte.

GIUGNO

NEL CORSO DEL MESE

Primo lancio del nuovo razzo vettore SLS della Nasa con la navicella Orion per la missione Artemis I senza equipaggio e test della navicella in orbita lunare.

Luna 3°,2 a sud di Giove

ENTRO FINE MESE

Primo lancio del nuovo razzo Vulcain Centaur della United Launch Alliance: spedisce verso la Luna la sonda Peregrine, realizzata dall’azienda privata Astrobotic, con strumenti e apparati della Nasa e di altri centri di ricerca.

NEWS 2020 13 NEWS 2022

AGOSTO

NEL CORSO DEL MESE

Si apre la finestra di lancio da Cape Canaveral, con razzo Falcon 9, della missione Nasa verso l’asteroide Psyche.

14

Saturno in opposizione al Sole nella costellazione del Capricorno; diametro angolare di 18”,8, dimensione degli anelli 42”,6 x 10”,3.

18

Marte 5°,8 a sud delle Pleiadi il 18 alle 10:35; Luna 3°,6 a sud delle Pleiadi il 19 alle 14:16 e 2°,2 a nord di Marte il 19 alle 15:29 e 7°,2 a nord di Aldebaran il 20 alle 13:47; migliori configurazioni osservabili alle 5:30 dei giorni 19 e 20, tra le luci dell’alba.

SETTEMBRE

5 (03:21)

Venere 47’ a nord di Regolo; migliore condizione osservabile alle 6:00, tra le luci dell’alba

17

Nettuno in opposizione al Sole nella costellazione dell’Acquario; diametro angolare di 2”,4, magnitudine +7,8.

21

Lancio della Sojuz Ms–22 da Bajkonur con i cosmonauti russi Sergheij Prokopjev, Anna Kikina e Dmitrij Petelin

26

Giove in opposizione al Sole in longitudine nella costellazione dei Pesci; diametro angolare di 49”,9.

OTTOBRE

8 (23:03)

Mercurio alla massima elongazione ovest (18°) dal Sole; visibile all’alba nelle migliori condizioni.

25 (13:00)

Eclisse Parziale di Sole (mag. 0,862), visibile da gran parte dell’Europa, Asia occidentale, Africa settentrionale, oceano Indiano settentrionale. In Italia la massima eclissi è osservabile nel Friuli orientale alle 12:19 (35% del disco solare eclissato).

NOVEMBRE

9

Urano in opposizione al Sole nella costellazione dell’Ariete; diametro angolare di 3”,8, magnitudine +5,6.

11 (14:40)

Luna 1°,6 a nord di Marte; migliore condizione osservabile attorno alle 18:45.

14 SPACE NEWS DI ANTONIO LO CAMPO E TIZIANO MAGNI
*ANTONIO LO CAMPO È UN GIORNALISTA SCIENTIFICO SPECIALIZZATO PER IL SETTORE AEROSPAZIALE E COLLABORA CON DIVERSE TESTATE NAZIONALI. *TIZIANO MAGNI È UN ESPERTO DI MECCANICA CELESTE, ELABORA LE PREVISIONI DI FENOMENI ASTRONOMICI CON SOFTWARE APPOSITAMENTE REALIZZATI.

DICEMBRE

NEL CORSO DEL MESE

Termina la missione esplorativa su Marte la sonda InSight della Nasa.

7

Al Kennedy Space Center e a Houston, eventi ufficiali per i 50 anni dall’Apollo 17, ultima missione di sbarco lunare, alla presenza dell’astronauta e geologo Harrison Schmitt e di tecnici e scienziati che lavorarono al programma, compreso il direttore di missione Gene Kranz.

8

Lancio della Sojuz Ms 20 con il cosmonauta russo Aleksandr Misurkin e i giapponesi astroturisti Yasaku Maezawa e Yozo Hiranoverso la Iss. Rientro a Terra previsto il 20 dicembre.

8 (06:15)

La Luna Piena occulta Marte in opposizione al Sole nella costellazione del Toro (mag. -1,9); sia la scomparsa che la riapparizione, alle 7:09, si verificano dietro una sottilissima fascia non illuminata del lembo lunare e durano entrambe poco più di 30 s poiché il disco del pianeta ha un diametro di 17”.

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Luna 4°,4 a sud di Venere alle 12:03 e 4°,2 a sud di Mercurio alle 20:42; migliore condizione di osservabilità attorno alle 17:30.

29

Mercurio transita 1°,4 a nord di Venere; migliore configurazione osservabile al tramonto dei giorni 28 e 29.

NEWS 2022

Nei dati da satellite c’è tutto. O quasi. Ci sono il meteo, la navigazione, il clima, la salute, le risposte alle emergenze e tante, tantissime opportunità di business, che puntano a stravolgere dall’agricoltura alle analisi economiche su larga scala. Simonetta Cheli, che dal primo gennaio 2022 è la direttrice dei programmi di Osservazione della Terra dell’Agenzia spaziale europea, racconta a Cosmo la sua visione: lo spazio al servizio del cittadino. Quasi un terzo del budget Esa è dedicato al suo settore, quello dei satelliti in orbita terrestre che monitorano il Pianeta, ci aiutano a prevenire disastri e ad arginare gli effetti del climate change. Ma tra i temi più interessanti, c’è anche l’integrazione dell’investimento pubblico con le iniziative private. Da trent’anni all’Esa, Simonetta Cheli ha studiato Diritto ed Economia all’Università di Yale, laureata in Scienze politiche con specializzazione in Diritto internazionale all’Università “Cesare Alfieri” di Firenze, con una tesi sul diritto delle telecomunicazioni spaziali. Racconta come la sua esperienza in relazioni internazionali sia stata determinante nell’ottenere l’incarico e quanto sarà fondamentale per gestire le collaborazioni dell’Agenzia con i partner globali e istituzionali, in primis Commissione europea ed Eumetsat.

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COVER STORY DI EMILIO COZZI PERCHÉ OSSERVARE IL NOSTRO PIANETA DALL’ORBITA EQUIVALE AD AVERNE CURA. E FARE BUSINESS. PARLA SIMONETTA CHELI, NUOVA DIRETTRICE DEI PROGRAMMI DI EARTH OBSERVATION DELL’AGENZIA SPAZIALE EUROPEA SPAZIO PER LA
COVER STORY » Simonetta Cheli.
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CHELI SI ASPETTAVA LA NOMINA?

Ci speravo ma non era una cosa scontata. Anche se lavoro da trent’anni all’Esa e da 15 anni all’Osservazione della Terra come braccio destro dell’attuale direttore generale (Joseph Aschbacher ndr), quando ho fatto la domanda mi trovavo assieme ad altri 100 candidati, forse di più. È una decisione che concerne i 22 Paesi membri dell’Agenzia, bisogna combinare l’expertise, la professionalità, la competenza manageriale, ma anche un supporto politico nella decisione finale.

CHE COSA CREDE

ABBIA RESO LA SUA CANDIDATURA VINCENTE?

Da una parte, il fatto di aver lavorato in Esa per trent’anni e di conoscere bene le dinamiche dell’Agenzia, i rapporti tra l’Esa e l’Unione europea. Conosco il modo di lavorare, le dinamiche tra i Paesi per garantire la preparazione dei programmi e portare a buon fine le attività.

Nel settore più specifico, credo abbia pesato il lavoro svolto con Eumetsat, con la Commissione europea, ma anche con l’industria e con il mondo scientifico. Ho cominciato con Galileo e la Stazione spaziale

internazionale. In più immagino siano state significative anche molte esperienze e molte collaborazioni con partner internazionali. Perché la collaborazione, su temi come il clima e l’ambiente, è cruciale.

L’ITALIA LAMENTAVA UN LIVELLO DI

RAPPRESENTANZA

ISTITUZIONALE

NON PARI ALLA SUA

AUTOREVOLEZZA INDUSTRIALE. MENTRE PER ALCUNI LA SUA NOMINA

POTREBBE SISTEMARE

LA QUESTIONE, QUALCHE

18 COVER STORY DI EMILIO COZZI

ambito

un riconoscimento

della Terra,

ruolo di altissima importanza dell’Italia nel contesto spaziale, perché il nostro Paese è il terzo contributore dell’Esa. Il centro dell’Agenzia,

satellitari del nostro Pianeta, Italia compresa. programmi di sono spaziale
COVER STORY 19 » Immagini
I
Earth Observation
quelli più finanziati di tutta l’Agenzia
europea. SCETTICO SUGGERISCE CHE, PROPRIO PER LA SUA VICINANZA ALL’ATTUALE DIRETTORE GENERALE, SI DARÀ PRECEDENZA A FRANCIA E GERMANIA. CHE COSA RISPONDE A ENTRAMBE QUESTE CONSIDERAZIONI? Rispondo che la mia nomina, in un
cruciale delle attività spaziali come l’Osservazione
è
del
all’Esrin

di Frascati, per l’Osservazione della Terra, è un riferimento a livello europeo e mondiale. Questo mi sembra importante, indipendentemente da me come persona. Credo che aver collaborato con l’attuale direttore generale per 15 anni non sia stato un punto a mio svantaggio, perché, se ho una competenza, è quella di saper lavorare con tutti i Paesi europei, però sentendomi sempre italiana. Sono stata 16 anni a Frascati e mi occupavo, tra le altre cose, dei rapporti istituzionali e dei rapporti con il mondo della ricerca accademica e industriale.

sul tema ambiente e clima. Saremo presenti alla Triennale nel 2022, sempre a Milano. Insomma, saranno moltissime le opportunità e le occasioni di eventi “non spaziali” in cui lo spazio potrà essere presente.

QUANTE RISORSE ATTRAE L’OSSERVAZIONE DELLA TERRA RISPETTO AL BUDGET COMPLESSIVO DELL’ESA?

Quasi il 30 per cento. È la frazione più importante in termine di volume di spesa e di attività programmatiche.

E QUAL È LA LORO IMPORTANZA PER LA VITA DI TUTTI I GIORNI QUI, SULLA TERRA?

Credo che oggi non ci si renda conto di quanto lo spazio sia parte della nostra vita quotidiana: è un settore anche legato al clima e ai disastri.

LEI È APPENA ENTRATA IN CARICA; QUALI SONO I PRIMI TEMI CHE AFFRONTERÀ, LE PRIORITÀ DAL PUNTO DI VISTA STRATEGICO?

Non è poco, ma c’è molto altro. Malgrado la pandemia, l’Esa è riuscita a portare avanti molti contratti sui satelliti, come per esempio le Sentinelle della famiglia Copernicus; alcuni coinvolgono industrie italiane importanti come prime contractor Milano aveva già una forte tradizione di attività nel settore spaziale, a partire dall’Expo 2015; la pre-Cop, nel 2021, si è tenuta a Milano lo scorso ottobre, ha coinvolto il nostro astronauta Luca Parmitano e diverse iniziative legate allo spazio, in collaborazione con il Museo della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”. Come Esa, nel 2019 abbiamo organizzato il “Living Planet Symposium”, il più grande convegno scientifico mondiale

La sera guardiamo le immagini meteo alla tv, ormai anche sul telefono, lo stato dei venti se andiamo in barca a vela nel weekend. Eppure l’Agenzia europea dell’ambiente ci dice che ci sono 400mila morti all’anno dovute alla cattiva qualità dell’aria.

Che cosa significa? Che tutto quello che è legato allo stato del nostro Pianeta tocca ognuno di noi, non solo gli scienziati.

Una delle priorità politiche nel contesto europeo è il Green Deal, la decarbonizzazione dell’Europa da raggiungere entro il 2050, a seguito dell’implementazione di accordi come quello di Parigi del 2021, ma anche della Cop 26 di Glasgow. Abbiamo visto questa estate i fuochi in Grecia, in Canada, le inondazioni in Germania. Un trend purtroppo di peggioramento.

Il primo riguarda un summit con i capi di stato organizzato dalla presidenza francese il 16 febbraio 2022, a Tolosa, dove si parlerà di acceleratori, nuove iniziative di lunga durata e di grande dimensione politico-strategica. Non si tratterà di soldi, ma si valideranno a livello politico le nuove iniziative, una di queste sul contributo spaziale al green future. L’altro tema importante sarà la preparazione della Ministeriale Esa del 2022, che si terrà a fine novembre. Si parlerà di una serie di proposte legate all’Osservazione della Terra, attività nell’ordine di 2,5-3 miliardi di finanziamento per i prossimi anni, con nuovi satelliti e nuove iniziative. Occorre trovare il supporto e garantire il contributo dei Paesi. Oltre a questo, lavorerò per stabilizzare i team del settore dell’Osservazione della Terra, dove c’è una fortissima capacità di gestione progettuale e di expertise

QUALI SONO INVECE GLI OBIETTIVI A LUNGO TERMINE?

Ho fatto parte del team di drafting dell’Agenda 2025, il piano di lavoro che riguarda il futuro fino al 2025, ma con una visione estesa al decennio successivo. Lavorerò per consolidare quello che è già considerato un grande successo in termini di infrastruttura con l’Ue: il programma Copernicus. Abbiamo otto satelliti Sentinel in operazione, ma è necessario garantire che i

QUEST’ANNO È ANCHE ARRIVATA LA DECISIONE DI TENERE L’IAC, L’INTERNATIONAL ASTRONAUTICAL CONGRESS, A MILANO; NON È POCA COSA.
20 COVER STORY DI EMILIO COZZI

» Alla Ministeriale dell’Esa nel 2022 si parlerà di attività legate all’Osservazione della Terra per un valore complessivo fra i 2,5 e i 3 miliardi di euro.

COVER STORY 21

fondi vengano stanziati e i nuovi satelliti lanciati. L’altro obiettivo è integrare con l’investimento pubblico tradizionale nell’Osservazione della Terra le tantissime iniziative commerciali, perché vediamo nascere nuove costellazioni satellitari private. È necessario, per l’Esa, aiutarle ad accedere al venture capital, a

opportunità di lancio meno costose, definire processi decisionali più rapidi per garantire la competitività.

Un altro aspetto cruciale è l’enorme volume di dati, i big data, che devono essere fruibili da tutti grazie all’integrazione con tecnologie non tradizionalmente spaziali, come machine learning e intelligenza

artificiale. Abbiamo un progetto molto bello, si chiama Digital Twin Earth, Gemello digitale della Terra: l’idea è usare l’IA per integrare grossi volumi di dati satellitari, studiare lo stato attuale del nostro Pianeta, ma anche avere delle previsioni rispetto alle evoluzioni sul clima e su altre tematiche come i disastri naturali. Ci sono molte sfide, ma sono appassionanti.

OGGI L’EUROPA PRIMEGGIA A LIVELLO GLOBALE NEL SETTORE DELL’OSSERVAZIONE

DELLA TERRA. È un modello di riferimento per tutti i partner, anche americani e giapponesi, sia in termini di interesse nell’utilizzo dei dati (free and open) che per quanto concerne il modello di collaborazione e governance fra le istituzioni. L’Europa ha forse il sistema più completo di satelliti a disposizione: tre linee, quelli scientifici (Earth Explorer), le Sentinelle che hanno valenza operativa, e i satelliti meteo. Gestiti da Esa insieme con la Commissione ed Eumetsat, sono 16 già operativi e 39 in fase di sviluppo.

TUTTO QUESTO SIGNIFICA ANCHE BUSINESS.

Questo è un punto molto interessante. Per il 2020, l’Earsc (l’Associazione europea delle aziende di remote sensing, ndr) ha calcolato il valore economico totale del settore dell’Osservazione della Terra: è stimato in 1,71 miliardi di euro. La crescita media del mercato del valore aggiunto e dei servizi che usano questi dati è del 10-12 percento, anche come previsione per i prossimi anni. Oggi si usa il satellite

» Luca Parmitano in una scena di “Melt”, il documentario dell’Esa, realizzato durante una spedizione sulle Alpi svizzere e pubblicato in concomitanza con la Cop 26 di Glasgow. COVER STORY DI EMILIO COZZI
22

per razionalizzare e ridurre l’uso dei pesticidi in agricoltura, per conoscere l’umidità del suolo e sapere quando vendemmiare.

Servono, purtroppo, anche per i disastri naturali. Per esempio nell’eruzione del vulcano di La Palma, per vedere dove le case sono state distrutte, dove non c’è più una strada, e calcolare i danni.

PERCHÉ, NONOSTANTE

IL MONITORAGGIO CHE SVOLGIAMO DA ANNI, NON SIAMO ANCORA IN GRADO

DI PREVENIRE TUTTI

I GRANDI DISASTRI?

Perché ci sono elementi che non controlliamo. Una cosa che vedremo ancora meglio dall’anno prossimo, quando lanceremo Mtg (Meteosat

Third Generation, ndr), sono per esempio gli uragani. Oggi non possiamo dire di poter predire un terremoto o un’eruzione vulcanica, abbiamo però sistemi sempre più avanzati, sofisticati e precisi per contribuire a una previsione. Possiamo vedere un movimento millimetrico del terreno, grazie all’interferometria basata sui dati radar, tecnologia sviluppata inizialmente in Italia al Politecnico di Milano. L’Etna ha dei sensori monitorati permanentemente da satellite, vediamo come si gonfia, respira, come si muove. Ma tra questo e prevedere la prossima eruzione manca ancora un pezzo.

QUAL È STATO IL CONTRIBUTO DELLO

SPAZIO NELLA GESTIONE DELL’EMERGENZA PANDEMICA?

Nelle prime settimane della crisi, nel 2020, abbiamo messo insieme in pochissimo tempo Rapid Action on Covid and Earth Observation, un’interfaccia web resa disponibile a tutti, con informazioni su 200 siti in Europa, di tipo economico, ambientale e agricolo. Siti strategici come il porto di Genova o l’aeroporto di Orly. Da satellite abbiamo visto la riduzione del diossido di azoto del 40-50 per cento sulle città europee, legata alla riduzione del traffico e dell’attività industriale. Nella zona di Venezia, la riduzione del numero delle navi e delle barche, del 95 per cento, correlata a un impatto economico sul turismo di circa 400 milioni in meno. E si è visto anche l’impatto sulla qualità dell’acqua. Si sono visti i ritardi della raccolta delle fragole in Spagna, o degli asparagi in Germania, causati dalla mancanza degli operai transfrontalieri. Abbiamo visto gli aerei a terra. Ha avuto un grande successo e adesso viene continuata e allargata alla collaborazione con Nasa e Jaxa (l’Agenzia spaziale giapponese) con siti a livello mondiale.

QUALCUNO ANCORA DICE “INVECE DI PARLARE DI SPAZIO, PERCHÉ

NON CI OCCUPIAMO DELLA TERRA”?

A questo posso rispondere facilmente, perché lo spazio parla di Terra; non solo ci dice in che stato è oggi il nostro Pianeta, ma ci aiuta a prevedere in che stato sarà, ci aiuta a preservarlo per i nostri figli e nipoti. Occuparsi di spazio oggi significa aver cura del nostro Pianeta domani.

» La disponibilità costante di dati satellitari derivanti dall’Osservazione della Terra costituisce anche un archivio storico per monitorare fenomeni annosi e cambiamenti.
23 COVER STORY

L’EUROPA

SI LANCIA

Stefano Bianchi era arrivato al Centre Spatial Guyanais, lo spazioporto dell’Agenzia spaziale europea, per assistere al lancio VV20. Il compito del razzo Vega era delicato: portare in orbita tre satelliti spia francesi. Ma la tensione, prima del décollage, era dovuta anche ad altro: il ventesimo lancio del vettore dall’anima italiana era l’ultimo prima dell’esordio del successore, Vega C Serviva che tutto andasse liscio per poter dedicare i mesi successivi, da dicembre ad aprile, al nuovo lanciatore “leggero”. E così è stato. Dopo i failure di VV15 e VV17, aver concluso il 2021 con tre successi è stata una prova di affidabilità. Bianchi è responsabile Esa dei Flight Programs: sviluppo ed exploitation di Ariane 6, Vega, Vega C, e la sua futura evoluzione, Vega E, Space Rider. A Cosmo racconta dei nuovi mezzi, in un mercato in evoluzione, per provare a tenere il passo di SpaceX. All’orizzonte c’è la riutilizzabilità, grazie anche allo sviluppo di motori a propellente liquido come l’M10, e un nuovo progetto che via via prende forma: la capacità di portare l’uomo nello spazio.

VEGA HA FATTO IL SUO DOVERE, ORA LA TESTA VA A VEGA C. A QUANDO IL LANCIO INAUGURALE?

L’anno prossimo, a fine aprile o inizio maggio. Le attività sono già cominciate, appena è partito VV20 ci siamo gettati sulla base per Vega C, i pezzi stanno già arrivando a Kourou.

IL “PATTO DEL QUIRINALE”, TRA ITALIA E FRANCIA, RIGUARDA ANCHE LO SPAZIO. CITA I LANCIATORI EUROPEI ARIANE E VEGA. UN ACCORDO PARALLELO È STATO CHIUSO DAI MINISTERI.

La Francia è sempre stata leader in Europa per i lanciatori, l’Italia ha acquisito una conoscenza di sistema, è primo partner della Francia nella base di Kourou, in territorio francese.

Poi dovremo mettere in opera in dettaglio questo accordo, ma questa volontà politica a lavorare insieme è molto positiva per Ariane 6 e Vega C, due prodotti di punta per l’accesso spazio europeo, quindi dovremo

preparare insieme il futuro, Vega E e oltre. Ci lavoreremo in vista della Ministeriale del 2022 e anche dopo.

CI SI AVVICINA

AL MODELLO

“PROTEZIONISTICO”

AMERICANO?

Assolutamente, la Francia è il Paese precursore. È una politica che l’Italia supporta per massimizzare l’utilizzo di Ariane 6 e Vega C per i satelliti istituzionali europei. Se non si supportano l’industria aerospaziale e l’accesso europeo allo spazio, quando altri invece lo fanno sistematicamente senza dare accesso ai nostri lanciatori al loro mercato, la competizione è falsata. Noi, come Agenzia spaziale europea, portiamo avanti da diverso tempo questa visione.

I PREZZI SARANNO COMPETITIVI RISPETTO A QUELLI DI SPACEX, OPPURE SIAMO ANCORA LONTANI?

Con i prezzi che Spacex applica a lanci istituzionali, sì.

IL FUTURO DELLA TECNOLOGIA ABILITANTE, QUELLA DEI RAZZI, RACCONTATO IN UN’INTERVISTA A STEFANO BIANCHI, RESPONSABILE ESA DEI “FLIGHT PROGRAMS”
24 SPACE ECONOMY DI MATTEO MARINI*

CHE COSA CI SI ASPETTA DALLE PERFORMANCE DI VEGA C E ARIANE 6?

Un po’ come il trasporto in un’economia nazionale, noi siamo fondamentali per l’economia spaziale, l’enabling factor. I lanciatori si sviluppano cercando di seguire il mercato, che è in espansione e chiede lanciatori a disposizione per poter lanciare quando vuole, costi bassi e affidabilità. Con i grandi progetti di costellazioni, ognuno potrà avere internet in ogni parte del globo. Con l’osservazione della Terra lo spazio è diventato parte della vita di tutti: previsioni del tempo, navigazione, foto satellitari (si confronti con quanto detto da Simonetta Cheli nella coverstory di questo numero, ndr).

MA ORA È TUTTO MOLTO DIVERSIFICATO RISPETTO A VENT’ANNI FA.

Le tipologie sono diverse e quindi servono soluzioni diverse: dal cliente che ha un grosso satellite di telecomunicazione costato centinaia di milioni, e il giorno dopo deve essere in servizio, a tantissimi progetti di piccoli satelliti, micro satelliti, cubesat, di un decimetro cubo.

IN SINTESI QUALI SONO I VANTAGGI DEI DUE NUOVI VETTORI?

La riduzione del costo, per Vega il costo al chilo, dovuta alla potenza maggiore,

*MATTEO MARINI GIORNALISTA SCIENTIFICO, EX ARCHEOLOGO, SCRIVE DI ASTRONOMIA, MISSIONI SPAZIALI E AMBIENTE. ALLEVA GIOVANI REPORTER ALLA SCUOLA DI GIORNALISMO DI URBINO.

e per Ariane del costo di servizio di lancio. E l’aumento della flessibilità. Ariane 6 ha uno stadio superiore che si può riaccendere, si possono coprire servizi di lancio diversificati; oggi non è possibile per Ariane 5.

DI QUANTO

SI RIDURRANNO I COSTI? Del 50 percento.

C’È L’ASPETTO DELLA PRODUZIONE IN SCALA, PER ESEMPIO DEL P120C. Certo, l’idea di avere un motore comune di Ariane 6 e Vega è proprio per aumentare l’effetto di scala. Con costi fissi alti, più motori si producono più i costi si abbassano. P120C è il più grande motore monolitico al mondo e con prestazioni al limite dello stato dell’arte della propulsione solida.

VEGA E SARÀ

L’EVOLUZIONE ULTERIORE DEL VETTORE. C’È UNA DATA DI ESORDIO? 2026.

A COSA MIRA QUESTA EVOLUZIONE?

L’idea di Vega E è l’acquisizione da parte dell’industria italiana della

capacità di fare motori a propulsione liquida ad alte prestazioni: il motore M10 a metano e ossigeno liquido per lo stadio superiore. E di continuare nello sviluppo per arrivare anche alla riutilizzabilità. Con Vega E si fa il primo step, si riducono i costi perché lo stadio superiore prenderà il posto di due stadi diversi, lo Zefiro 9 e l’Avum.

CHI STA SVILUPPANDO

L’M10?

Avio a Colleferro; dovremmo avere il motore pronto per il primo test completo davvero a breve.

L’EUROPA È IN RITARDO SULLO SVILUPPO DELLE TECNOLOGIE RIUTILIZZABILI, PERCHÉ?

Siamo partiti in ritardo per una scelta basata sul mercato. Facendo pochi lanci, come accade con il mercato istituzionale europeo, andare sul riutilizzabile avrebbe comportato un cambio radicale della struttura industriale. Adesso, con l’esplosione del mercato spaziale e la necessità di una grande capacità di lancio, ci stiamo lavorando. Ma non è che il riutilizzabile sia sempre valido in termini di costo. Per la propulsione solida abbiamo raggiunto una tale capacità di controllo produzione e costi che rimane molto competitiva per dare la spinta nei primi 60 chilometri e portare il razzo a un’alta velocità.

SI STA PENSANDO AL TRASPORTO

DI UN EQUIPAGGIO?

SE NE DISCUTERÀ NELLA

PROSSIMA MINISTERIALE? Quella del volo umano è una questione che torna sempre. Abbiamo cominciato a discutere in Esa della necessità di avere una capacità di lancio di

» Stefano Bianchi nel Jupiter control center (foto Matteo Marini).
25 SPACE ECONOMY

equipaggi. Stiamo discutendo della capsula, ma anche di come adattare il lanciatore attraverso una modifica di Ariane 6. Serve una serie di verifiche per evitare conseguenze catastrofiche e la relativa capsula di evacuazione in caso di problemi. Penso che verso la metà del 2022 le cose saranno più chiare, per la Ministeriale. Perché è un investimento molto importante.

QUANTI ANNI CI POSSONO VOLERE PER VALIDARE UNA TECNOLOGIA DI QUESTO TIPO?

A occhio, quattro o cinque, ma è un dossier che non ho analizzato in dettaglio.

AVETE ASSICURATA GIÀ UNA SERIE DI LANCI ISTITUZIONALI CON ARIANE 6 E VEGA C?

Sì, abbiamo diversi lanci istituzionali in programma. Per Ariane 6, in previsione, ce ne sono almeno una decina. Per Vega sette o otto. Contando anche quelli non ancora firmati arriviamo quasi a una decina tra qui e il 2024.

NEL SETTORE COMMERCIALE C’È GIÀ UN INTERESSE?

È complesso: SpaceX fa prezzi da dumping, ma ci siamo anche lì. Le missioni di esplorazione rimangono comunque quelle più importanti. Nessun privato ha mai pagato una missione di questo tipo. E spesso sono fatte in cooperazione internazionale.

Pensiamo al James Webb Space Telescope credo sia il satellite in assoluto più incredibile dal punto di vista tecnologico mai lanciato, il fatto di andare a indagare in fondo al cosmo

quello che è successo subito dopo il Big Bang, è qualcosa che appartiene a tutti.

PARLIAMO DI RIDUZIONE DEI TEMPI TRA I LANCI PER VENIRE INCONTRO AL MERCATO.

Abbiamo tre lanciatori, Ariane, Vega e Sojuz, meno tempo passa tra un lancio e l’altro più siamo adattabili alle esigenze del cliente. Ci stiamo lavorando anche con il riadattamento della base spaziale di Kourou.

QUANDO IL PRIMO VOLO DI SPACE RIDER, IL MINI SHUTTLE EUROPEO CHE SARÀ PORTATO IN ORBITA

DA VEGA C, FORTEMENTE VOLUTO DALL’ITALIA ALLA SCORSA MINISTERIALE? Fine 2023.

COME PENSATE DI UTILIZZARLO? C’È

INTERESSE DA PARTE DI INDUSTRIE E ISTITUZIONI? Abbiamo fatto uscire un announce of opportunity per consolidare la parte di mercato di Space rider che riguarda l’in orbit validation (Iov) e demonstration (Iod), tecnologie che devono essere verificate in orbita. Abbiamo avuto contatti con aziende farmaceutiche per sviluppare medicinali in orbita. In futuro potremo fare in orbit servicing,

con un braccio meccanico, un servizio nuovo che oggi di fatto nessuno sta offrendo.

NEL PIANO ESA DEL PROSSIMO FUTURO C’È ANCHE L’INTENZIONE DI COSTRUIRE A KOUROU UNA BASE PER I MICROLANCIATORI.

Ci sono tante iniziative, sia negli Stati Uniti che in Europa. L’idea è di servire un mercato molto di nicchia, piccoli payload da 200 a 800 chilogrammi. Sono tutte startup, come ha fatto Elon Musk, che è partito con il piccolo Falcon 1, puntano a provare la capacità di lancio, ma il loro obiettivo è crescere.

CHE COSA POSSIAMO DIRE DEI PROGETTI IN CORSO, I PICCOLI VETTORI THEMIS E CALLISTO?

Sarà parte delle discussioni che ci saranno tra Francia e Italia nei prossimi mesi, in modo da avere una politica comune. Callisto è condotto in nazionale dalla Francia, mentre Themis è un programma Esa già approvato in vista di un futuro lanciatore, dopo Ariane 6, con il recupero del primo stadio. Sono tecnologie che oggi stiamo seguendo con grande attenzione per essere competitivi con soluzioni nostre.

» Space rider
26 SPACE ECONOMY DI MATTEO MARINI
Make it sure, make it simple. rina.org Facciamo decollare i progetti più complessi negli ambienti più difficili.

LA RICERCA

(NAZIONALE) IN ORBITA

Il Pnrr promette un importante afflusso di risorse per l’accademia e la ricerca italiana, sia pubblica che privata. Ogni settore ne sarà in qualche modo toccato ed è chiaro che l’investimento in ricerca è l’unico che può, sul medio e lungo periodo, portare a uno sviluppo sostenibile del Paese e del Continente, associato a un incremento del benessere della loro popolazione. Qual è, quindi, la visione che il ministero dell’Università e della Ricerca sta costruendo e quali sono le possibili opportunità per la ricerca spaziale degli studiosi italiani?

Il Pnrr mostra interessanti possibilità, specialmente nella parte della “Missione 4: istruzione e ricerca, componente 2: Dalla ricerca all’impresa”, dalla quale emerge una visione aggregativa e finalizzata di quello che sarà la ricerca italiana. L’idea di base ruota intorno al concetto di massa critica e di obiettivo

Fra le opportunità di questo Pnrr, al momento, grande attenzione è dedicata ai cosiddetti “Centri Nazionali”. L’idea è quella di costruire cinque aggregazioni di Università

ed Enti di ricerca pubblici che dedichino la loro attività a una tematica di ricerca ritenuta strategica per il Paese e per l’Unione Europea.

Le cinque aree su cui dovranno lavorare queste nuove entità sono: 1. Simulazioni, calcolo e analisi dei dati ad alte prestazioni; 2. Tecnologie dell’agricoltura (agritech); 3. Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a Rna; 4. Mobilità sostenibile; 5. Bio-diversità.

I Centri Nazionali potranno coinvolgere anche altri soggetti, sia pubblici che privati, ma è chiaro che la loro trazione concettuale sarà principalmente a carico dell’ecosistema di ricerca pubblico, con l’importante stella polare rappresentata dall’applicabilità. Tutte le tematiche dei Centri Nazionali, infatti, si rifanno alle cosiddette “tecnologie abilitanti”: quelle del futuro. E questo non sorprende: basterebbe rileggersi le cinque tematiche prescelte per vedere la forte componente applicativa di questa iniziativa.

Come funzioneranno questi Centri? Saranno articolati come una specie di ragnatela, con al centro l’unità gestionale del finanziamento

*MATTEO CERRI MEDICO CHIRURGO, DOTTORE IN
28 SPACE ECONOMY DI MATTEO CERRI*
DI RICERCA
NEUROFISIOLOGIA, RICERCATORE IN FISIOLOGIA PRESSO IL DIPARTIMENTO DI SCIENZE BIOMEDICHE E NEUROMOTORIE DELL’UNIVERSITÀ DI BOLOGNA, È ASSOCIATO ALL’ISTITUTO NAZIONALE DI FISICA NUCLEARE.

a cui afferiscono tutte le unità operative. Ovviamente dovranno avere una massa critica notevole, essendo richiesta la partecipazione di almeno 250 ricercatori. Ma altrettanto importanti sono i fondi: dai 200 ai 400 milioni di euro Possiamo notare che fra le tematiche dei Centri Nazionali non c’è la ricerca spaziale - che, dal punto di vista dei finanziamenti strutturali, viaggia su un altro, autonomo, binario -, ma la possiamo ritrovare nell’altra iniziativa proposta dal Pnrr del Mur: i Partenariati estesi. Che cosa sono? L’idea è quella di finanziare dieci grandi programmi di ricerca di base, o di ricerca applicata trasversale, che abbiano una visione interdisciplinare e orientata e che saranno condotti da reti diffuse di Università, Centri di Ricerca pubblici e soggetti privati. L’importante è che questo grande consorzio miri a condurre ricerca altamente qualificata e di frontiera Quali sono le tematiche? Il Ministero in realtà offre 15 temi di ricerca, dei quali ne verranno finanziati almeno dieci. Eccoli: 1. Intelligenza artificiale: aspetti fondazionali;

2. Scenari energetici del futuro; 3. Rischi ambientali, naturali e antropici; 4. Scienze e tecnologie quantistiche; 5. Cultura umanistica e patrimonio culturale come laboratori di innovazione e creatività; 6. Diagnostica e terapie innovative nella medicina di precisione; 7. Cybersecurity, nuove tecnologie e tutela dei diritti; 8. Conseguenze e sfide dell’invecchiamento; 9. Sostenibilità economico-finanziaria dei sistemi e dei territori; 10. Modelli per un’alimentazione sostenibile; 11. Made in Italy circolare e sostenibile; 12. Neuroscienze e neurofarmacologia; 13. Malattie infettive emergenti 14. Telecomunicazioni del futuro; 15. Attività spaziali.

La cosa che ci sembra qui importante sottolineare è che ci si aspetta che questi consorzi vengano proposti dal mondo della ricerca nazionale, chiedendo quindi ai ricercatori uno sforzo di coordinamento e cooperazione. Anche se minori rispetto ai Centri Nazionali, le risorse economiche non sono infatti trascurabili: dagli 80 ai 160 milioni di Euro. Né lo sono le dimensioni

richieste: almeno 250 ricercatori su ogni tematica. Nell’arrivo di queste nuove risorse, fa piacere vedere che il Ministero ha dato importanza sia alla ricerca applicata che a quella fondamentale, che della prima è il motore. In quest’ottica, un Partenariato esteso dedicato alle attività spaziali sarebbe davvero un formidabile volano di aggregazione, che consentirebbe ai ricercatori italiani di costruire collaborando: un piacevole cambio di paradigma, rispetto alla consueta competitività per le risorse che accompagna l’accademia. Inoltre, la partecipazione ai Partenariati estesi di aziende ed enti privati può andare nella giusta direzione di accorciare quella distanza che separa l’ideazione dell’innovazione della sua implementazione e accelerare, in modo reciprocamente amplificativo, la costruzione di ambienti in cui vengano favorite nuove scoperte e dove queste ultime siano applicate. Per il settore della ricerca spaziale è un’occasione importante, i cui risvolti scientifici potranno fare da base al futuro dell’impresa spaziale italiana ed europea. Ad astra!

SPACE
29
ECONOMY

AWARE: L’OSSERVAZIONE SPAZIALE IN FORMATO TASCABILE

MONITORARE PONTI, STRADE E ACQUEDOTTI ATTRAVERSO UNA APP: GRAZIE A E-GEOS ORA SI PUÒ

Prima che Gps e Galileo diventassero servizi in tasca a tutti, gli archeologi, per posizionare su mappa gli scavi, usavano triangolare muri e sepolture misurandone la distanza da spigoli di campanili, chiese o palazzi storici. Perché, oltre ai capisaldi geodetici della rete Igm, erano quelli che offrivano la maggior garanzia di stabilità nel tempo. “Eppur si muove”, si potrebbe ora dire scomodando Galileo. Magari impercettibilmente, un palazzo o un ponte può sprofondare per effetto della subsidenza, subire un cedimento strutturale, lento, minimo, ma misurabile. Viene dallo spazio una tecnologia efficace e puntuale per monitorare edifici, infrastrutture, reti di trasporto e il terreno su cui poggiano: i satelliti, infatti, riescono a registrare in modo continuativo millimetriche anomalie di posizionamento dei punti sulla Terra, rilevando anche impercettibili irregolarità. Un esempio è la tecnologia Sar (Synthetic Aperture Radar) dei satelliti italiani Cosmo-Skymed (sistema satellitare di

osservazione della Terra di proprietà dell’Agenzia spaziale italiana e del ministero della Difesa). Se si verifica una frana vicino a un acquedotto, la si può individuare dallo spazio, ma poi serve personale che raggiunga il posto e studi la situazione, acquisisca rilievi sul campo da dare in pasto ai sistemi di analisi anche senza tornare alla scrivania. In linea con i tempi, ci vorrebbe un’app. e-Geos, società costituita dall’Agenzia spaziale italiana (20%) e da Telespazio (80%), ha messo a punto da alcuni anni Aware (Agile Watching of Assets and Resources), una piattaforma digitale che utilizza i dati spaziali incrociandoli con quelli di varie fonti: un approccio multisensore (droni, aereo, dati di terra) per controllare proprio ciò che dovrebbe stare fermo e invece si muove, e potrebbe danneggiarsi o crollare. L’elenco è lungo e comprende autostrade, gasdotti e oleodotti, ferrovie, edifici, ponti, dighe, miniere. “La piattaforma offre servizi per il monitoraggio di infrastrutture e a supporto della regolare manutenzione operativa, dalla pianificazione della costruzione

fino alla manutenzione straordinaria - spiega Dino Quattrociocchi, responsabile delle piattaforme digitali di e-Geos – chi ci commissiona un servizio non deve essere esperto di immagini satellitari”. Facciamo l’esempio di acquedotti e oleodotti: “l’utente può voler controllare un tratto di infrastruttura, solo in Italia parliamo di 40mila chilometri di reti” prosegue Quattrociocchi. “Dalle acquisizioni satellitari, ripetute sulle stesse aree, possiamo evidenziare le differenze significative e fornire un servizio di alert: ‘Mandate una squadra a controllare questo punto, perché rileviamo un’anomalia’. Possono essere instabilità del terreno, disastri, lavori agricoli che ne minano la sicurezza, costruzioni abusive, la vegetazione che invade un’area di rispetto o che rappresenta un rischio incendio. Il tutto usando strumenti che osservano da circa 600 chilometri con una accuratezza di pochi millimetri”. La novità è che ora esiste una App per utilizzare Aware anche su uno smartphone, che diventa un sensore tascabile per produrre e caricare dati.

30 SPACE ECONOMY DI MATTEO MARINI

“Una delle richieste che abbiamo ricevuto con più insistenza dai clienti è stata proprio quella di un’applicazione che si potesse utilizzare sul campoafferma Simone Di Rocco, product manager di Aware - per arricchire l’analisi con foto georiferite, misure sul terreno e video-geolocalizzazione che su desktop non sono possibili”. Prendono così forma digital twin ad altissima risoluzione di infrastrutture, edifici e porzioni di territorio. Le osservazioni satellitari arrivano dalla costellazione Cosmo-Skymed, dei cui dati e-Geos è distributore esclusivo mondiale, da quella europea Copernicus, dall’argentina Saocom e da satelliti e sonde tedeschi, canadesi e americani. Sensori radar e ottici con i quali si possono anche scovare discariche abusive, oppure tenere sotto controllo monumenti grazie ai sensori installati su antiche strutture: “Stiamo intraprendendo un progetto finanziato dall’Agenzia spaziale europea con il comune di Roma, Pomerium, per monitorare le condizioni di molti siti di pregio nella città, inclusa la misura dei livelli di inquinamento attorno al Colosseo e alla Piramide

Cestia. Usando a supporto anche la visualizzazione 3D - afferma Di Rocco - verranno applicate fasce di inquinamento calcolate da sensori in campo per studiarne poi gli effetti sulle superfici. In futuro potrebbe essere integrato con dati satellitari”. Il sistema offre anche grandi capacità di calcolo. “Un tempo facevano tutto operatori dall’occhio addestratosottolinea Quattrociocchi - dentro Aware ora ci sono algoritmi di analisi automatica per riconoscere, ad esempio, gli edifici in un certo campo, le aree di attraversamento di infrastrutture sotterranee. Incrociando questa mappa con le rilevazioni Sar, si possono fornire informazioni per definire la stabilità dei palazzi o la sicurezza di un metanodotto”. Un ultimo esempio sono i “nodi” delle smart city, concetto che promette di rivoluzionare la gestione di grandi agglomerati urbani. Quattrociocchi porta l’esempio delle mappe di calore: “restituiscono una visione della distribuzione di temperatura in un’area di interesse che, correlata con la distribuzione di abitanti per età, la presenza o la distanza da

strutture sanitarie, produce indici di rischio effettivo per gli abitanti. Le strutture sanitarie ed emergenziali usano queste mappe correlate per il dimensionamento della loro attività”. Aware è un sistema utilizzato sia da clienti commerciali e istituzionali, con una proporzione di circa 60 a 40. “L’Italia è sempre stata oggetto di eventi idrogeologici che hanno arrecato danni e negli ultimi anni anche di eventi meteo sempre più estremi, che richiedono complesse e a volte rischiose azioni di soccorso e ricostruzione - afferma Bruno Versini, direttore generale di e-Geos - un modello digitale, oggi anche accessibile da mobile e che integri dati geospaziali, sarà uno strumento di ausilio per la prevenzione disponibile a tutti i decision maker”.

SPACE » Alcune schermate di Aware, la app di eGeos che sfrutta dati satellitari integrandoli in un approccio multisensore.
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ECONOMY

Il ritorno alla Luna della Nasa era stato fissato al 2024 in base a un banale calcolo politico: tutto era avvenuto nel marzo del 2019, quando l’allora vicepresidente, Mike Pence, aveva chiesto all’agenzia spaziale di abbreviare di ben quattro

anni il programma già sviluppato, che prevedeva l’allunaggio umano nel 2028. Pence aveva fatto capire come dietro alla richiesta ci fosse la volontà dell’allora presidente, Donald Trump, che, certo di essere rieletto, voleva assistere all’allunaggio nell’ultimo

anno del suo mandato. C’era in ballo la nuova corsa allo spazio, questa volta con la Cina, che doveva essere vinta a tutti i costi. Ovviamente, la Nasa, forse colta alla sprovvista, non poteva che adeguarsi alla richiesta. Risultato?

LA LUNAPUÒ ATTENDERE: 32 SPACE ECONOMY DI PATRIZIA CARAVEO*
COME E PERCHÉ LA NASA HA SPOSTATO IL PRIMO ALLUNAGGIO UMANO DEL PROGRAMMA ARTEMIS DAL 2024 A DATA DA DEFINIRSI STORIA DI UN RITARDO ANNUNCIATO

La preparazione di un piano pronto a sfruttare sia contratti industriali su specifiche Nasa, sia acquisti di componenti sviluppate da industrie private. Pianificazione a parte, però, erano in molti a temere che l’accelerazione del programma sarebbe stata tutt’altro che semplice. Per prima cosa ci sarebbe voluta una consistente iniezione di finanziamenti, denaro, tuttavia, che il Congresso si era ben guardato dall’approvare, mettendo l’agenzia in una situazione difficile, anche perché diversi componenti chiave della missione avevano già accumulato ritardi consistenti. Per tornare sulla Luna è necessario un lanciatore con le prestazioni del Saturno V e, a questo scopo, nel 2010 il Congresso aveva approvato lo Space Launch System (SLS), un lanciatore costruito sull’eredità dello Space Shuttle e pensato più per conservare i posti di lavoro delle grandi industrie aerospaziali americane che per essere un sistema innovativo. Alle industrie coinvolte (Boeing, Lockeed Martin, Northon Grumman e Aerojet Rocketdyne) erano stati offerti contratti cost plus, che riconoscono i costi sostenuti senza un tetto di spesa. È un tipo di contratto molto favorevole alle industrie e di certo non costituisce un incentivo ad affrettarsi. Nel momento dell’approvazione, fortemente sponsorizzata da Bill Nelson, allora senatore della Florida, ci si aspettava di spendere 11,5 miliardi di dollari e di vedere il primo lanciatore partire nel 2016. Nel 2021, dopo una spesa di 20 miliardi di dollari, Nelson, nel frattempo diventato amministratore della Nasa, spera di vedere il lancio di Sls nella primavera del 2022, ma qualcuno parla già dell’estate.

Nonostante il progetto del lanciatore non sia innovativo e non preveda recupero e riutilizzo di nessuna parte, la sua realizzazione ha avuto una pletora di problemi culminati, nel gennaio del 2021, nel clamoroso fiasco del test statico dell’accensione dei motori, conclusosi molto prima del previsto. Un risultato che ha costretto la Boeing a ripetere il test, dopo avere corretto il baco del software che aveva spento tutto.

Anche la capsula Orion ha avuto i suoi problemi tecnici, peggiorati dagli uragani che hanno danneggiato il fabbricato dove era alloggiata.

La pandemia, che ha messo in crisi la catena di approvvigionamento, certo non ha aiutato. In questo momento Sls e Orion sono a Cape Canaveral, e sono in corso i preparativi per Artemis I, che sarà una prova generale e partirà senza astronauti.

Dopo il lancio, la capsula Orion attaccata al modulo di servizio dovrà raggiungere la Luna, descrivere diverse orbite e poi tornare ammarando nel Pacifico per essere recuperata, perché è l’unico pezzo di Artemis I che verrà riutilizzato. Il ritardo del lancio di Artemis I al 2022 avrà conseguenze su tutto il progetto, visto che la capsula dovrà essere rimessa in ordine prima di essere riutilizzata per il secondo volo, quello cislunare con astronauti.

È quindi chiaro che ogni ritardo nel volo di Artemis I si ripercuoterà sulla missione successiva: inizialmente prevista nel 2023, slitterà all’anno successivo.

Oltre al lanciatore e alla capsula per portare gli astronauti dalla Terra alla Luna, ci vuole il sistema per fare allunare l’equipaggio, che dovrà poi ripartire per raggiungere la Orion e

tornare a casa. La Nasa ha deciso di acquistare lo Human Landing System, chiavi in mano, da un fornitore privato. A questo scopo è stata fatta una call, che prevedeva la selezione di due progetti da sviluppare in parallelo. Al momento della scelta, però, la Nasa ha deciso di dare un solo contratto, a SpaceX, dicendo di non aver ricevuto dal Congresso i fondi necessari per offrirne due come scritto nel bando. La cosa ha scatenato le ire di Jeff Bezos, capo di Blue Origin che, insieme con altre aziende, aveva proposto un Hls alternativo. Ritenendo che la Nasa avesse violato il bando di gara, Bezos si è prima rivolto al GAO (il sistema di controllo interno dell’amministrazione americana), quindi ha portato la cosa davanti al giudice federale. La sua azione ha obbligato l’ente spaziale americano a fermare i lavori di SpaceX, nell’attesa che il giudice emettesse la sentenza. Nel frattempo, il comitato del Congresso, che esamina le richieste di finanziamento, invitava la Nasa a dare anche il secondo contratto, dal momento che, a loro parere, il Congresso non aveva affatto tagliato le richieste di finanziamento e non si riteneva responsabile di avere sottofinanziato il programma. Sia come sia, alla fine la sentenza è stata favorevole alla Nasa, ma intanto si erano persi mesi preziosi. È stato Nelson ad annunciare che la missione Artemis III, quella deputata a portare la prima donna e il prossimo uomo sulla Luna, non partirà prima del 2025. La controversia legale scatenata da Bezos è così diventata un facile capro espiatorio per coprire magagne grandi e piccole del programma Artemis, il quale, in ogni caso, non

33 SPACE ECONOMY

avrebbe potuto portare astronauti sulla Luna, considerato che anche la preparazione delle nuove tute spaziali è clamorosamente in ritardo (oltre ad avere sforato alla grande il budget previsto).

Non che si fosse ignorata la questione: quando, nel 2007, si sono fatti i piani per la missione Constellation, che avrebbe dovuto essere il primo passo per riportare la Nasa sulla Luna, si era pensato di riprogettare le tute per le passeggiate lunari. Queste devono avere tutte le caratteristiche di quelle utilizzate per la Stazione spaziale internazionale ma, in più, devono resistere all’azione abrasiva della regolite lunare, una polvere elettricamente carica che si attacca a tutto ed è pure tossica. Ci sono voluti dieci anni perché si arrivasse finalmente al progetto delle tute di nuova generazione, chiamate

xEmu (da Exploration Extravehicular Mobility Unit), che avrebbero dovuto sostituire le vetuste Emu in uso sulla Iss, realizzate nel 1974. Nonostante il prototipo delle xEmu sia disponibile dal 2019, a tutt’oggi le tute, il cui sviluppo è costato 420 milioni di dollari, non hanno gli standard di sicurezza richiesti dalla Nasa. Se tutto andrà bene, le prime potrebbero essere pronte per il novembre 2024, cosa che esclude un allunaggio entro la fine di quell’anno. Insomma, non si può certo pensare di fare allunare astronauti (uomini o donne fa poca differenza) per poi tenerli chiusi nel landing system, perché privi di qualcosa da mettersi addosso.

A tutti questi problemi si è unito un giudizio molto critico da parte dell’Ispettore Generale dell’ente spaziale statunitense, che ha esaminato in dettaglio tutto il programma e ne

ha evidenziato carenze manageriali capaci di impedire alla Nasa di mantenere i costi sotto controllo. A differenza dei programmi Apollo e Space Shuttle, che erano gestiti da un unico manager con il suo team, Artemis è diviso in parti diverse, che ricadono sotto il controllo di diversi direttorati, evidentemente non sempre pronti a comunicare fra loro. L’agenzia dice che è una soluzione pensata per risparmiare, ma l’Ispettore Generale è scettico e sostiene che questo approccio possa aumentare i rischi Guardando la programmazione e considerando la storia di tutti i programmi precedenti, che hanno richiesto in media circa otto anni e mezzo per concretizzarsi, l’Ispettore Generale sostiene che l’allunaggio potrà avvenire diversi anni dopo il 2024. Quando dipenderà anche dal flusso dei finanziamenti decisi di anno in anno dal Congresso. Visto l’approccio molto più aggressivo ed efficiente di SpaceX, che lancerà il suo primo Starship all’inizio dell’anno prossimo, è possibile che il primo equipaggio a fare il volo cislunare sia quello formato dal miliardario giapponese Yusaku Maezawa e dai suoi compagni di viaggio, che voleranno su una capsula di SpaceX trasformando la corsa allo spazio in una gara tutta americana tra pubblico e privato, con la Nasa all’inseguimento della compagnia di Elon Musk.

SPACE ECONOMY DI PATRIZIA CARAVEO *PATRIZIA CARAVEO È DIRIGENTE DI RICERCA ALL’ISTITUTO NAZIONALE DI ASTROFISICA (INAF) E LAVORA ALL’ISTITUTO DI ASTROFISICA SPAZIALE E FISICA COSMICA DI MILANO. » Un’immagine dal documento di presentazione e analisi delle prossime attività lunari della Nasa.
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I MESTIERI

DELLA (NEW) SPACE ECONOMY

Ogni rivoluzione prende abbrivio da una fase titanica, eroica, i cui protagonisti divengono noti semidei rinomati e distanti, talvolta finendo col mutarsi in archetipi, novelli Prometeo che portano il fuoco agli uomini. Le rivoluzioni, però, si realizzano pienamente quando cessano di essere exploit e diventano consuetudine, sistemi di prassi; in altre parole, quando la società le immette in quel processo di attuazione della conoscenza che chiamiamo innovazione

Everett Rogers ha rappresentato questo processo con un celebre modello, una curva che rappresenta il ciclo di vita dell’innovazione,

dall’inventio - la fase eroica di scoperta - all’adozione, da parte dei “ritardatari”, quando la maggior parte degli utenti è già passata a un’altra tecnologia: innovatori, early adopters, maggioranza precoce, maggioranza tardiva, ritardatari. Il dorso gibboso della curva, che rammenta la celebre immagine dell’elefante ingoiato dal boa nel Piccolo Principe di SaintExupéry, rappresenta proprio il momento in cui l’innovazione si attua, diventa prassi, si trasforma in quotidiano e, soprattutto, trasforma irrimediabilmente il nostro quotidiano.

Con la rivoluzione spaziale ci avviciniamo a questo punto. Già oggi le tecnologie spaziali sono in grado di modificare in maniera

significativa i sistemi produttivi, anche in settori apparentemente conservativi e distanti come l’agricoltura o l’industria alimentare. I margini di miglioramento delle tecnologie sono enormi ed è difficile persino immaginare quali nuovi modelli di business saranno innescati da sistemi che operano al di fuori dell’atmosfera terrestre e quindi, auspicabilmente, al di fuori di logiche inveterate e limitanti. Quello che manca per realizzare pienamente questo cambio di paradigma sono le persone.

Una rivoluzione dei sistemi produttivi non può che determinare una rivoluzione nel mondo del lavoro modificando radicalmente il sistema delle competenze associate a

36 SPACE ECONOMY DI DOMENICO MARIA CAPRIOLI*

specifiche professionalità e generando profili del tutto nuovi.

Un ricercatore chimico-farmaceutico non potrà non possedere competenze avanzate nell’ideazione di esperimenti e testing in microgravità e i responsabili della produzione dovranno avere ben più che una vaga familiarità con le piattaforme di space manufacturing. Il successo di un agricoltore dipenderà sempre più dalla sua capacità di raccogliere e interpretare dati provenienti da diverse fonti, a cominciare da quelle satellitari. Gli oggetti di uso comune dovranno essere riconfigurati per la space compliance, aderendo ai rigidi protocolli che autorizzano l’uso di un oggetto nello spazio, e così facendo si modificheranno anche le loro forme e funzioni qui, sulla Terra, nonché le tecnologie con le quali vengono realizzati.

Lo spazio ci costringe a progettare in scarsità, facendo un uso più che parsimonioso di tutte le risorse e inducendoci a impiegare tecnologia, conoscenza e creatività per ridurre i consumi, abbattere gli sprechi e riutilizzare il più possibile: pare che di competenze di questo tipo vi sia un grande bisogno anche qui. Conoscere questa transizione e le direttrici che stanno affiorando e che sembrano caratterizzarla è una

necessità strategica. Un sistema non in grado di riqualificarsi per tempo e posizionarsi sulla breccia del cambiamento è destinato a perdere competitività, probabilmente con una rapidità inedita, considerato il potenziale delle applicazioni spaziali: quella che oggi può essere una scelta di posizionamento, domani diventerà una condizione basilare, il che rende urgente non solo lo sviluppo di percorsi dedicati ai nuovi mestieri ma, prima ancora, un ridisegno del sistema di competenze dei ricercatori, affinché maturino una visione dello spazio e delle tecnologie spaziali come ambiente abilitante per nuovi approcci alla ricerca, e sviluppino la prospettiva e le capacità idonei a sfruttarne al meglio le opportunità.

Quali competenze richiede, oggi, la rivoluzione industriale che si prepara? Quali competenze richiederà in futuro, come modificherà i profili e le professionalità? Quali nuovi mestieri compariranno e a quali forme della produzione dobbiamo cominciare ad abituarci?

La rubrica che inauguriamo in questo numero nasce con il proposito di interrogarsi su questo: quali saranno i mestieri dello spazio, le nuove professioni nate dalla space exploitation (lo sfruttamento dello spazio, non più solo l’esplorazione) e come si modificheranno le professioni esistenti.

*DOMENICO MARIA CAPRIOLI

È PARTNER DI YOURSCIENCEBC LTD, ATTIVA NELLA RICERCA SULLE APPLICAZIONI SPAZIALI E SULLE TECNOLOGIE DI FRONTIERA, CON LA QUALE - OLTRE ALL’ATTIVITÀ DI RICERCA - FORNISCE CONSULENZA A ISTITUZIONI E AZIENDE INTERESSATE A COMPRENDERE LE OPPORTUNITÀ LEGATE ALLO SPAZIO E ALLA RICERCA.

La domanda sarà, soprattutto, come prepararci, in quanto Europa e sistema Paese, a rimanere competitivi e a realizzare i nostri obiettivi di sostenibilità, equità e inclusione quando la pervasività delle nuove tecnologie avrà raggiunto la groppa dell’elefante.

SPACE ECONOMY
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GLI OBIETTIVI PER IL DECENNIO 2020-2030 DALLO SPAZIO E DA TERRA PRESENTATI DAL DOCUMENTO ASTRO 2020 IL FUTURO DELLA RICERCA ASTROFISICA AMERICANA 38 TEMA DEL MESE DI PATRIZIA CARAVEO

» A sinistra: rendering del telescopio spaziale Luvoir. Le somiglianze con Jwst sono evidenti, ma questo strumento si concentrerà su ottico e ultravioletto. Inquadra il QR per una simulazione dell’assetto operativo di Luvoir. In questa pagina: la porzione centrale delle 263 antenne che comporranno il complesso radiotelescopico next generation Vla. Inquadra il QR per un video dedicato al progetto.

Èdal 1960 che, con cadenza decennale, la comunità astrofisica americana si interroga per cercare di definire i progetti da perseguire in modo prioritario sia da terra che dallo spazio.

Si tratta di un compito complesso che la Nasa, la National Science Foundation (Nsf), il Department of Energy (Doe) e la Air Force affidano alla US National Academies of Sciences, Engineering and Medicine.

L’impatto della pandemia, con la soppressione delle riunioni in presenza, ha fatto ritardare i lavori. Ecco perché il report intitolato Pathways to Discovery in Astronomy and Astrophysics for the 2020s, abbreviato in Astro 2020, il settimo della serie delle Decadal Survey, è

stato reso pubblico solo nel novembre 2021. Le priorità scientifiche che sono state identificate sono già evidenti dalla copertina del corposo documento che le rappresenta in forma grafica: la ricerca di pianeti abitabili, lo sfruttamento delle nuove finestre per lo studio dell’universo dinamico, i meccanismi che regolano la crescita delle galassie.

NELLA TRADIZIONE

DEI GREAT OBSERVATORIES

Benché si tratti di un lavoro tutt’altro che semplice, lo sforzo è benemerito, perché le Decadal Survey sono veramente in grado di delineare la strategia degli investimenti basata su una visione delle priorità scientifiche. Così sono nati Hubble, Compton, Chandra, Spitzer, i quattro “Great

Observatories” della Nasa che hanno cambiato la nostra visione del cielo ottico, gamma, X e infrarosso. Mentre Compton e Spitzer hanno finito le loro missioni, Hubble e Chandra continuano a operare con successo (anche se con qualche acciacco dovuto all’età). Un esempio più recente è il James Webb Space Telescope (Jwst, vedi Cosmo n. 23), proposto nel documento del 2001 e poi sostenuto con decisione in quello del 2010, nel quale era stata supportata la missione chiamata Wfirst che ora è stata dedicata a Nancy Roman: il Roman Space Telescope (Rst, vedi Cosmo n. 10). Non è quindi un caso che Astro 2020 proponga un ambizioso piano per costruire tre grandi osservatori che opereranno rispettivamente in

TEMA DEL MESE
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ottico, nell’infrarosso e nei raggi X. Tuttavia, il report non vuole peccare di troppo ottimismo, ripetendo errori fatti in passato, quando sono stati sottostimati sia i tempi di esecuzione sia i costi delle missioni proposte. Ben sapendo quanto sia difficile gestire un programma dove tempi e costi si dilatano, Astro 2020 cerca di essere realistico, guardando al passato per avere degli esempi dei tempi di maturazione delle nuove tecnologie e i costi relativi.

Guardando ai quattro storici “Great Observatories” e alle nuove missioni Jwst e Rst, si nota che i tempi richiesti per la maturazione tecnologica sono superiori a un decennio, con un massimo di due per Hubble e Jwst. Per questo si propone di fare partire quanto prima gli studi

per un grande telescopio orbitale di almeno 6 metri di diametro, con l’idea di finalizzare il progetto intorno al 2030, quando saranno anche partiti gli studi per il telescopio X e quello infrarosso. Questi strumenti dovranno essere costruiti dopo il telescopio ottico Luvoir (Large UV/ Optical/IR Surveyor), che sarà uno strumento molto potente, adatto ad affrontare molti problemi aperti in astrofisica, con un’attenzione particolare allo studio dei pianeti abitabili.

I GRANDI TELESCOPI

AL SUOLO

Astro 2020 dà grande attenzione anche ai telescopi al suolo. Leggendo il testo si capisce quanto la comunità astronomica americana si senta

frustrata per non avere in costruzione un telescopio simile allo Elt dell’Eso. In effetti esistono ben due progetti di maxi telescopi: il Thirty Meter Telescope (Tmt), uno strumento da 30 metri di diametro destinato allo studio del cielo boreale, e il Giant Magellan Telescope, da costruire in Cile per lo studio del cielo australe. Nessuno di questi due progetti però ha la certezza di diventare realtà. La costruzione del Tmt avrebbe già dovuto essere in corso sulla cima del Mauna Kea, alle Hawaii, ma le proteste della popolazione locale hanno avuto come effetto uno stop ai lavori senza nessuna soluzione in vista; tanto che i responsabili stanno esplorando la possibilità di costruire il telescopio sull’isola di La Palma, alle Canarie, vicino al nostro

40 TEMA DEL MESE DI PATRIZIA CARAVEO

telescopio Galileo. Inoltre, nessuno dei due progetti ha i finanziamenti necessari per coprire la totalità dei costi. Per questo, Astro 2020 chiede alla National Science Foundation di investire una cifra pari al 25% del costo degli strumenti, con lo scopo di comperare l’accesso al 25% del tempo di osservazione per gli astronomi americani. Tuttavia, non è detto che questo denaro sia sufficiente alla realizzazione di entrambi i progetti: sarà necessario fare un controllo a fine 2023 e, nel caso, decidere quale dei due scegliere di finanziare.

Astro 2020 si occupa anche dello studio della banda radio, con la proposta di uno sforzo, finanziato in misura uguale da Nsf e Doe, dedicato alla misura del fondo di radiazione cosmico, oltre alla costruzione di

La preparazione delle Decadal Survey coinvolge migliaia di scienziati in rappresentanza dell’intera comunità di ricercatori. Si inizia con la formazione di numerosi panel, centrati sui diversi campi della ricerca in astrofisica. Ogni panel sollecita la comunità di riferimento a contribuire con un documento che descriva le priorità scientifiche e gli strumenti necessari per rispondere alle domande che vengono identificate come le più importanti.

Poi tutti i documenti di visione (che nell’ultima edizione sono stati oltre cinquecento) vengono discussi dalla comunità all’interno delle riunioni della American Astronomical Society, prima di essere portati all’attenzione di uno Steering Committee che procede a distillarli in un unico documento.

UNA PARTICOLARE ATTENZIONE ALLE DIVERSITÀ

Fiona Harrison, presidente dello Steering Committee, ha voluto sottolineare che, oltre a parlare di progetti di ricerca, Astro 2020 si preoccupa delle persone impegnate nei progetti, con particolare attenzione alle diversità (o piuttosto mancanza di diversità) nei gruppi di ricerca coinvolti.

Oltre alla presenza ancora minoritaria delle donne, viene puntato il riflettore sull’esiguità della presenza di scienziati afro-americani e ispanici, probabile effetto di un sistema universitario che non favorisce il loro ingresso nella facoltà scientifiche. La necessità di maggiore attenzione alla diversità nella composizione dei gruppi di ricerca è uno dei mattoni delle fondamenta del Pathways to Discovery in Astronomy and Astrophysics for the 2020s, che identifica gli obiettivi scientifici più convincenti e presenta un ambizioso programma di attività terrestri e spaziali per investimenti futuri nel prossimo decennio e oltre.

un nuovo grande radio-osservatorio composto da 263 grandi antenne collocate su tutto il territorio degli Stati Uniti, con il fulcro nella piana di San Agustin nel New Mexico. Questo complesso prenderà il posto del Very Large Array (Vla) e si chiamerà next generation Vla, con l’ambizione di essere la risposta allo Square Kilometer Array (Ska), il mega progetto internazionale del più grande osservatorio radio mai realizzato, al quale gli Stati Uniti

hanno deciso di non aderire. La visione distillata nel futuro vicino e anche in quello più lontano da terra e dallo spazio è riassunta da Astro 2020 in uno schema a piramide, che parte dalle fondamenta, con investimenti su infrastrutture e personale, passa alla necessità di un programma bilanciato, per arrivare agli sviluppi tecnologici e alle decisioni strategiche necessarie per raggiungere il traguardo, che è rappresentato dallo studio del cosmo.

» Il telescopio da 30 metri di diametro Thirty Meter Telescope, destinato alla cima del Mauna Kea (Hawaii), sarà forse realizzato sull’isola di La Palma, alle Canarie.
TEMA DEL MESE 41
LA SONDA BEPICOLOMBO HA EFFETTUATO IL PRIMO DEI SEI FLYBY NECESSARI PER ENTRARE IN ORBITA ATTORNO AL PIANETA SISTEMA
42 CARTOLINE (EUROPEE) DA
SOLARE DI CESARE GUAITA* MERCURIO

L’evoluzione geologica di un pianeta roccioso è fondamentalmente legata alla sua massa. Il caso della Luna è emblematico: con una massa che è solo un ottantunesimo della massa terrestre, il nostro satellite ha esaurito velocemente il calore interno primordiale, acquisendo una superficie inerte incapace di cancellare ogni impatto esterno; inoltre, a causa della bassa gravità (un sesto di quella terrestre) la Luna ha perso anche ogni traccia di atmosfera. Siccome anche la massa di Mercurio è piccola (un ventesimo di quella terrestre), ci si aspettava che questo pianeta presentasse caratteristiche geologiche simili a quelle lunari. Un’ipotesi che venne confermata dal Mariner 10, la prima missione spaziale che sfiorò

Mercurio tre volte nel 1974/75 fino a un minimo di 327 km. Questi sorvoli vennero resi possibili dal genio di Giuseppe Colombo (1920-1984), il professore padovano che, grazie a un opportuno flyby con Venere il 5 febbraio 1974, calcolò per il Mariner 10 un’orbita solare con periodo doppio di quello di Mercurio (che è di 88 giorni), in modo che i flyby si ripetessero dopo circa sei mesi. Il Mariner 10 esplorò circa il 40% della superficie meridionale di Mercurio, che apparve molto simile a quella della faccia nascosta della Luna: satura di crateri da impatto, alcuni intaccati da lunghe e misteriose scarpate, altri perennemente in ombra sul Polo sud. Contro le previsioni, venne però anche scoperto un debole campo magnetico dipolare.

» La sonda BepiColombo durante il sorvolo di Mercurio. Inquadra il QR per vedere e “sentire” in diretta questo evento.
43 SISTEMA SOLARE

L’esplorazione della superficie di Mercurio riprese solo 36 anni dopo, con la prima missione orbitale, quella della sonda Messenger della Nasa, che entrò in un’orbita polare stabile attorno a Mercurio il 18 marzo 2011 per rimanerci, dopo varie estensioni, fino al 30 aprile 2015. Si trattava di orbite molto ellittiche che permisero la prima mappatura completa, soprattutto nell’emisfero settentrionale.

Venne confermata una superficie butterata da crateri di ogni età, dominata da due maggiori bacini da impatto: Caloris (1500 km) e Rembrandt (715 km) e da un 30% di pianure laviche, localizzate soprattutto nell’emisfero nord. Vennero anche acquisiti indizi significativi della presenza di ghiaccio nei crateri polari perennemente in ombra.

Messenger ha però dimostrato che Mercurio non è un pianeta geologicamente morto. Le scarpate intraviste dal Mariner 10 sono una moltitudine e hanno dimensioni planetarie (fino a 1000 km di lunghezza): sono interpretabili come faglie di compressione, ovvero di restringimento della crosta, conseguente al veloce raffreddamento del nucleo metallico interno che ha generato una contrazione del raggio del pianeta di ben 7 km (quello attuale è di 2240 km).

Un nucleo che, in base a misure gravimetriche orbitali mostra dimensioni anomale (80% del raggio planetario) e una porzione esterna probabilmente ancora fusa. Il che giustificherebbe anche l’esistenza del debole campo magnetico (1%

SISTEMA » Sopra: i moduli di BepiColombo. Sotto: il mosaico di Mercurio ottenuto dalla sonda Messenger e centrato sui due maggiori bacini da impatto, Caloris e Rembrandt.
SOLARE DI CESARE GUAITA 44

» Il fondo chiaro del cratere Kuiper (65 km) ripreso da Messenger Stabilire la genesi di questa tipologia di crateri, anch’essa frequente su Mercurio, sarà un altro compito di BepiColombo.

SISTEMA SOLARE

A bordo del modulo europeo Mpo ci sono 11 strumenti, tra i quali ben quattro italiani. Simbio-Sys è un sistema integrato di osservazione della superficie e caratterizzazione del pianeta con camere (Hric e Stc) e uno spettroscopio (Vihi) sviluppato da Selex e a guida scientifica Asi. La Hric (High Resolution Imaging Camera) è costituita da un riflettore catadiottrico di 10 cm, f/8. Isa è un accelerometro ad alta sensibilità, sviluppato da Inaf e Tas-I. More è un esperimento di radioscienza basato sul trasponder di bordo in banda Ka (KaT), ancora di Tas-I, con la responsabilità scientifica dell’Università di Roma Sapienza. Essendo l’orbita di Mpo molto più bassa di quella di Messenger, sarà possibile realizzare una copertura gravimetrica molto migliore, quindi acquisire informazioni più dettagliate del misterioso nucleo interno. Serena è un esperimento per lo studio dell’ambiente particellare mediante due analizzatori di particelle neutre chiamati Elena e Stofio, quest’ultimo realizzato dal Southwest Research Institute-Usa, e due spettrometri per ioni Mipa e Picam, a responsabilità scientifica di Ifsi, Enea, Ism e Ifn, e industriale di Cgs e Amdl. A bordo del modulo giapponese Mmo ci sono cinque strumenti dedicati allo studio del misterioso campo magnetico di Mercurio.

di quello terrestre), anche se non spiegherebbe lo spostamento del dipolo di quasi 500 km verso nord. Un nucleo ancora parzialmente fuso potrebbe giustificare anche gli indizi di attività geologica ancora in atto: Messenger ha individuato circa 150 depositi piroclastici collegati a infossature calderiche e almeno 500 misteriosi terreni spugnosi chiari e giovanissimi (hollows), prodotti dalla recente fuoruscita di materiali gassosi. Altrettanto enigmatica è la composizione superficiale, dove lo zolfo è cento volte più abbondante che sulla Terra, mentre il ferro è tre volte meno abbondante di quello terrestre, nonostante il nucleo metallico gigante. Le prime missioni spaziali hanno dunque prodotto una grande quantità di osservazioni enigmatiche, senza

» Sopra: all’interno di questo cratere di 14 km, la Messenger ha ripreso un deposito di materiale nero di natura sconosciuta (forse emissione di materiale carbonioso). Crateri del genere sono numerosi su Mercurio e toccherà a BepiColombo chiarirne la natura.
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riuscire a darne delle spiegazioni soddisfacenti. Da qui la necessità di una missione di nuova generazione, con strumenti e strategie studiate per proseguire il lavoro di Messenger. La sfida è stata raccolta dall’Agenzia spaziale europea (Esa), che ha realizzato una nuova sonda e ha voluto dedicarla al lavoro pionieristico di Giuseppe Colombo, chiamandola BepiColombo.

ARRIVA BEPICOLOMBO

BepiColombo è stata lanciata il 20 ottobre 2018 con un Ariane 5 dal Centro spaziale di Kourou, nella Guyana francese, per un viaggio di oltre sette anni che la porterà in orbita attorno a Mercurio il 5 dicembre 2025.

Il lancio con un Ariane era giustificato dal peso di 4,1 tonnellate della sonda, che in effetti è costituita da tre moduli: Mpo (Mercury Planetary Orbiter) realizzato dall’Esa, che si collocherà su un’orbita intorno a Mercurio di 480x1500 km percorsa in 2,3 ore, Mmo (Mercury Magnetospheric Orbiter), realizzato dall’Agenzia giapponese Jaxa, che avrà un’orbita molto ellittica di 590x11.640 km percorsa in 9,3 ore, e Mtm (Mercury Transfer Module), realizzato dall’Esa, che deve trasferire i due moduli scientifici verso Mercurio con un motore a ioni alimentato da 42 metri quadrati di pannelli solari. Siccome il viaggio verso Mercurio viene accelerato enormemente dall’attrazione solare, è stato necessario rallentare progressivamente la velocità di BepiColombo mediante una serie di flyby planetari. Il 10 aprile 2020 è avvenuto un primo flyby con la Terra da 12.677 km, cui hanno fatto seguito due flyby con Venere (il 15

» Sopra: il percorso di 7 anni necessario alla BepiColombo per entrare in orbita attorno a Mercurio coinvolge nove flyby planetari, gli ultimi sei dei quali relativi a Mercurio.

ottobre 2020 e il 10 agosto 2021 da soli 552 km). Subito dopo è iniziata una serie di sei flyby con Mercurio per diminuire ulteriormente la velocità.

IL PRIMO FLYBY

BepiColombo ha effettuato il primo flyby con Mercurio il 2 ottobre 2021, sfiorando il pianeta, nella parte notturna, dalla distanza di soli 199 km: era il suo primo contatto scientifico diretto e per questo motivo l’attesa e l’interesse erano sentiti in maniera particolare.

Per l’occasione, sono stati attivati quattro strumenti di Mmo e otto strumenti di Mpo, tra cui gli italiani Isa, More e Serena. Sono state

*CESARE GUAITA LAUREATO IN CHIMICA E SPECIALIZZATO IN CHIMICA ORGANICA, HA LAVORATO COME RICERCATORE PRESSO I LABORATORI DI UNA GRANDE INDUSTRIA. È PRESIDENTE DEL GRUPPO ASTRONOMICO TRADATESE E DA OLTRE 25 ANNI CONFERENZIERE DEL PLANETARIO DI MILANO.

riprese immagini monocromatiche (1024x1024 pixel) da due delle tre camere Mcam (Monitoring Camera) di bordo: la Mcam-2, che controlla l’antenna a medio guadagno e il magnetometro e la Mcam-3, che controlla l’antenna ad alto guadagno.

In totale, sono state riprese 53 immagini, la prima da circa 1000 km (5 minuti dopo il flyby) e l’ultima 4 ore dopo da 93mila km.

La Mcam-2 ha puntato soprattutto l’emisfero nord di Mercurio, mentre la Mcam-3 ha ripreso panoramiche dell’emisfero sud, realizzando immagini molto dettagliate.

La Mcam-2 ha ripreso da 1410 km, sul terminatore, i crateri Raphael (340 km, 20°24’ S; 76°21’ W) e Flaubert (95 km, 13°48’ S; 72°36’ W), mentre da 2418 km ha mostrato l’anomalia del cratere Lermontov (166 km, 15°16’ N; 48°52’ W), chiaro sul fondo, per la probabile presenza di emissioni collegate a misteriosi depositi bianchi spugnosi (hollows), la cui natura e composizione saranno

SISTEMA SOLARE DI CESARE GUAITA 46

uno dei target della missione orbitale. La Mcam-3 ha ripreso da 2687 km la zona del cratere Haydn (251 km, 27°16’ S; 71°27’ W), della Astrolabe Rupes (251 km, 42°31’ S; 70°48’ W), una delle numerose scarpate di restringimento della crosta di Mercurio e della Pampu Facula (57°45’ S; 31°47’ W), uno dei depositi chiari di probabile origine vulcanica che la sonda dovrà studiare quando sarà in orbita. Il modulo Mmo ha effettuato alcune

»

In alto a sinistra: Una porzione dell’emisfero nord di Mercurio ripresa dalla camera Mcam-2 da 1410 km di distanza.

A sinistra: una porzione dell’emisfero sud di Mercurio ripresa dalla camera di ser vizio Mcam-3 da 2687 km di distanza.

Sopra: l’orbita finale dei due moduli di BepiColombo: l’europeo Mpo studierà il pianeta, mentre il giapponese Mmo studierà la sua magnetosfera.

misure del campo magnetico e delle particelle intrappolate, in attesa di definirne le anomalie e l’origine nei prossimi flyby e quando inizierà il lavoro orbitale. A cavallo del flyby, ha lavorato per un’ora, a bordo di Mpo, anche lo spettrometro ultravioletto Phebus (Probing of Hermean Exosphere by Ultraviolet Spectroscopy), gestito dal Cnrs francese, con la collaborazione russa, giapponese e con il contributo italiano dell’istituto Luxor (Laboratory for Ultraviolet and X-ray Optical

Research) del Cnr di Padova per quanto riguarda le calibrazioni. Compito di Phebus, che lavora tra 55 e 315 nm, è quello di misurare la concentrazione e la provenienza di alcuni elementi della debolissima atmosfera di Mercurio (esosfera): è notevole l’individuazione di calcio (a 422 nm) e idrogeno (a 121,6 nm) non appena BepiColombo è emersa dalla notte di Mercurio, a dimostrazione di un collegamento tra l’esosfera e l’incidenza della radiazione solare sulla torrida superficie del pianeta.

In definitiva, il primo flyby di ottobre 2021 ha costituito per BepiColombo un ghiotto antipasto di una straordinaria avventura scientifica, che chiarendoci i misteri di Mercurio, darà anche un contributo fondamentale per capire l’origine e l’evoluzione dell’intero Sistema solare.

I prossimi flyby saranno effettuati il 23 giugno 2022, il 20 giugno 2023, il 5 settembre e 2 dicembre 2024, il 9 gennaio 2025.

47 SISTEMA SOLARE
CIELO
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E TERRA DI GIORDANO CEVOLANI* QUANDO CADE UNA UNA NUOVA SCOPERTA AIUTA A DIFENDERE IL NOSTRO PIANETA DAI PERICOLI CHE VENGONO DALLO SPAZIO METEORITE

Il recente impatto osservato su Giove anche con strumenti amatoriali (vedi Cosmo n. 22) ha risollevato l’attenzione sul rischio di impatti di piccoli corpi con il nostro pianeta. Gli oggetti che passano vicino alla Terra sono oggetto di studi sempre più accurati per conoscere con anticipo la loro eventuale pericolosità. Se possono essere facilmente osservati eventi come quello su Giove, che si è verificato a più di 600 milioni di chilometri di distanza, che cosa può accadere, se un evento del genere avviene sopra la nostra testa, a poche decine di chilometri?

L’ASTEROID THREAT ASSESSMENT PROJECT

Ne sanno qualcosa gli abitanti di Chelyabinsk, la città russa che nel 2013 fu investita dall’onda d’urto provocata da un corpo esploso a circa 40 chilometri dal suolo. Oltre mille persone furono ferite, soprattutto per effetto della disintegrazione dei vetri degli edifici. In seguito a questo evento, la Nasa ha creato l’Asteroid Threat Assessment Project, per fornire le risorse scientifiche necessarie ai ricercatori per comprendere le minacce rappresentate dalle meteoriti.

L’osservazione dei corpi che generano meteoriti ci consente di stabilire che l’accensione dei “bolidi” avviene a circa 100 chilometri di altezza, dove comincia subito il processo di ablazione e di frammentazione.

Questi corpi possono subire una totale estinzione nel loro passaggio in atmosfera, perdendo la loro energia cinetica, che viene dissipata in calore, luce e ionizzazione.

La frammentazione dipende da una

serie di parametri, come velocità, densità, area di esposizione e inclinazione della traiettoria del corpo e può avvenire tramite il breaking, cioè la rottura meccanica del corpo, oppure lo spraying e la pulverization, cioè la disseminazione di gocce dallo strato fuso superficiale e successiva rottura delle gocce stesse.

Uno studio recente, condotto da ricercatori dell’Università dell’Illinois Urbana-Champaign e dell’Ames Research Center della Nasa, mostra che le meteoriti diventano porose a seguito del loro surriscaldamento durante il passaggio nell’atmosfera terrestre. Gli scienziati hanno osservato il comportamento di alcuni frammenti meteoritici, aumentando la loro temperatura fino al valore che raggiungono quando entrano nell’atmosfera terrestre e così hanno scoperto che il solfuro di ferro vaporizzato per il surriscaldamento lascia all’interno delle meteoriti dei vuoti, rendendo il prodotto più poroso e permeabile.

Per queste ricerche gli scienziati hanno scelto Tamdakht, una meteorite del tipo condrite ad alto contenuto metallico, caduta in un deserto del Marocco nel dicembre 2008. Hanno poi ripetuto gli esperimenti su Tenham, un’altra condrite a basso contenuto di ferro e metalli, caduta in Australia nel 1879, per verificare se una meteorite con una composizione un po’ diversa si sarebbe comportata allo stesso modo. I ricercatori hanno eseguito della microtomografia a raggi X sui campioni delle due meteoriti riscaldati fino a 1200°C e ottenuto

49 CIELO E TERRA

delle immagini in 3D delle loro sezioni. Gli esperimenti sono stati eseguiti utilizzando il sincrotrone Sophisticated Light-weight Resource presso il Lawrence Berkeley National Laboratory.

Hanno così scoperto che la porosità che si sviluppa nelle meteoriti dipende dalla quantità dei noduli di solfuri di ferro presenti e che la vaporizzazione dei solfuri avviene al di sotto la superficie della meteorite a temperature minori di quelle decisamente più alte osservate sulla crosta esterna di fusione. Il grado di porosità dipende dalla quantità dei solfuri, che nei casi esaminati era più alto nella meteorite Tamdakht. Così, i ricercatori hanno potuto determinare in quale fase del passaggio attraverso l’atmosfera si avvia la vaporizzazione del solfuro. In pratica, il solfuro di ferro all’interno della meteorite si è vaporizzato mentre si riscaldava e i noduli di solfuro di ferro scomparsi dopo la vaporizzazione hanno lasciato dei vuoti. Il progredire della porosità e permeabilità del corpo all’aumentare della temperatura in atmosfera aumenta la propensione alla frammentazione e da qui si comprende l’importanza dei solfuri di ferro nel tracciare la breve storia di un meteoroide nel suo passaggio in atmosfera.

IL RUOLO DELL’AGENZIA

SPAZIALE ITALIANA

Le ricerche in corso si inseriscono nel più ampio disegno della difesa planetaria al quale aderisce anche l’Agenzia spaziale italiana (Asi) con la realizzazione di LiciaCube (vedi Cosmo n. 18) il microsatellite lanciato dalla base di Vandenberg,

in California, il 24 novembre 2021, insieme alla missione Dart (Double Asteroid Redirection Test). LiciaCube avrà il compito di filmare l’impresa che tenterà Dart di colpire un asteroide per deviarne l’orbita.

I risultati acquisiti dagli ultimi studi consentono di prevedere il peso della meteorite che giunge al suolo e la sua capacità di frammentarsi, di valutare il rischio dell’esplosione in atmosfera e quello d’impatto con la Terra, per

stabilire in definitiva le eventuali contromisure da adottare.

“Stiamo anche lavorando con risorse affinate per la progettazione di veicoli ipersonici, trasferendo questa conoscenza alla ricerca sui meteoroidi, gli unici dispositivi ipersonici prodotto da madre natura. Ciò fornisce alla Nasa dettagli importanti sulla microstruttura e la morfologia di una meteorite durante il riscaldamento in atmosfera, oltre ad affinare i modelli per calcolarne la traiettoria, in modo che tali caratteristiche possano essere integrate in nuovi modelli”, sostiene Francesco Panerai, uno dei ricercatori coinvolti in questi studi.

DI GIORDANO CEVOLANI *GIORDANO CEVOLANI GEOFISICO E PLANETOLOGO, SI OCCUPA DI FISICA DELL’ATMOSFERA E DI ASTRONOMIA DEI CORPI MINORI DEL SISTEMA SOLARE. » La traccia lasciata in cielo dal passaggio del meteorite di Chelyabinsk il 15 febbraio 2013. Inquadra il QR per una serie di video dell’evento. » Tamdakht, una condrite ordinaria ad alto contenuto di ferro metallico, caduta in Marocco nel 2008.
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» Tenham, una condrite ordinaria a basso contenuto di ferro metallico, caduta in Australia nel 1879.

UNA STORIA ITALIANA

Il nome di uno dei minerali più comuni delle meteoriti, la troilite (un solfuro di ferro), è dedicato a un italiano che fu il primo a descrivere in modo rigoroso la caduta di una roccia dal cielo avvenuta ad Albareto, in provincia di Parma, il 6 luglio 1766. Era il padre gesuita Domenico Troili, a quel tempo custode della Biblioteca Estense di Modena.

Troili, oltre a descrivere la meteorite Albareto (una condrite ordinaria come le due meteoriti di cui si parla in questo articolo), raccolse numerose testimonianze, ricostruendo in modo scientifico la caduta di questa roccia, valutando tutte le possibili ipotesi sulla sua origine, fino a concludere –erroneamente - che risultasse da una eruzione vulcanica, dato che “il corpo oscuro e fumante, spargeva odore di solfo”, come scrisse nella sua opera Della caduta di un sasso dall’aria

Troili notò nella roccia la presenza di noduli brunastri di un minerale simile all’ottone che chiamò “marchesita”, ritenendola una pirite, il solfuro di ferro (FeS2) più abbondante sulla Terra. Solo nel 1862 il mineralogista tedesco Gustav Rose ne analizzò la composizione e scoprì una formula chimica diversa per questo minerale (FeS), in cui il ferro e lo zolfo sono nel rapporto 1:1. Fu proprio Rose a chiamare questo nuovo minerale troilite, in onore di Troili.

In figura, un frammento di 605 grammi della meteorite Albareto conservato presso il Museo del Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche dell’Università di Modena e Reggio Emilia.

» Rappresentazione della missione del microsatellite LiciaCube dell’Agenzia spaziale italiana, che parteciperà al tentativo di deviare l’orbita di un asteroide.

51 CIELO E TERRA
52 PERSONAGGI DI GIANFRANCO BENEGIAMO* ERNST WILHELM TEMPEL, PRIVO DI TITOLI ACCADEMICI, GUIDÒ LA SPECOLA FIORENTINA NEI PRIMI ANNI DELLA SUA STORIA UN ARTISTA SOTTO IL CIELO DI ARCETRI

All’inizio del mese scorso, la cometa Leonard celebrava con il suo passaggio il duecentesimo anniversario della nascita di un grande osservatore di comete, Ernst Wilheln Tempel. Figlio di modesti agricoltori, Tempel nacque il 4 dicembre 1821 piccolo villaggio della Sassonia e fu avvicinato alle meraviglie del cielo dal suo maestro. E imparò a osservare le stelle a occhio nudo dal campanile della chiesa, dove guadagnava qualche soldo come campanaro. Tempel era bravo anche nel disegno e andò come apprendista da un litografo; esercitò poi l’arte vagando in varie località europee. Lavorò tre anni a Copenaghen, tentando senza successo di offrire le sue doti artistiche agli astronomi della capitale danese. Nel 1850 si trasferì in Italia e soggiornò a Roma e a Venezia, dove abbracciò la fede cattolica e sposò Mariana Gambin.

LE PRIME SCOPERTE ASTRONOMICHE

L’ambiente stimolante offerto dalla città lagunare risvegliò in Tempel la passione per l’astronomia e così acquistò nel 1859 un costoso telescopio Steinheil di una decina di centimetri di apertura. La sua intenzione era di scoprire nuove comete e asteroidi, per conquistare la fama necessaria a ottenere un lavoro da astronomo: la vista acuta e una notevole abilità nell’individuare i dettagli più deboli, probabilmente acquisita esercitandosi nel disegno, lo portarono a ottenere risultati importanti. Il 2 aprile dello stesso anno scoprì la sua prima cometa (1859 I) dalla imponente torre a chiocciola del Palazzo Contarini del Bovolo, alla quale poteva accedere per osservare il cielo. Il 19 ottobre seguente

individuò una estesa nebulosità intorno a Merope, nelle Pleiadi: l’annuncio fu confermato da osservatori che usavano piccoli strumenti, ma destò molta perplessità tra coloro che tentarono inutilmente di vederla con grandi telescopi.

Non a caso: le nebulose molto deboli possono sfuggire ai telescopi di lunga focale e con elevato ingrandimento, per la mancanza di sufficiente contrasto.

Le osservazioni assorbivano molta parte delle notti di Tempel, distraendolo sempre più dal lavoro di litografo, e quindi scrisse al cugino Hummel per chiedergli se conoscesse qualche benefattore disposto a finanziare le sue indagini celesti. Nessun mecenate si offrì di aiutarlo e allora decise di tentare la professione di astronomo, presentando una domanda di impiego a Urbain Le Verrier, direttore dell’Osservatorio di Parigi, i cui calcoli avevano portato nel 1846 alla scoperta di Nettuno. Ma Le Verrier la rigettò, essendo priva di referenze accademiche.

Senza perdersi d’animo, Tempel raggiunse nel marzo 1860 l’Osservatorio di Marsiglia, e qui ottenne dal direttore, il più conciliante Benjamin Valz, un posto come assistente astronomo disegnatore. Pochi mesi dopo si unì alla spedizione di Giovan Battista Donati e Francesco Carlini, conosciuti durante il passaggio dei due astronomi italiani da Marsiglia che si dirigevano a Torreblanca in Spagna, per osservare l’eclisse solare del 18 luglio. Tempel mise in mostra una notevole capacità artistica, realizzando dei disegni della corona solare, osservata con scrupolo durante la totalità, che furono utilizzati da Donati per illustrare una pubblicazione. Rientrato dalla spedizione, il 22 ottobre scoprì una nuova cometa

53 PERSONAGGI

» Il 19 ottobre 1859 Tempel individuò una estesa nebulosità intorno a Merope, stella appartenente all’ammasso aperto delle Pleiadi, che nell’immagine è la più luminosa in basso a destra.

(1860 IV); mentre il 4 e 8 marzo dell’anno seguente trovò due asteroidi, 64 Angelina e 65 Cybele, osservando con il suo telescopio personale dal terrazzo della specola.

Nonostante i risultati conseguiti, fu presto costretto a tornare al lavoro di litografo, per le divergenze sorte con il nuovo direttore Charles Simon, ma ciò non gli impedì di proseguire le ricerche astronomiche. Osservando da casa, individuò nel decennio trascorso a Marsiglia sette comete e cinque pianetini (ai precedenti aggiunse 74 Galatea, 81 Terpsichore e 97 Klotho),

LA COMETA DELLE LEONIDI

Nel gennaio 1871 Tempel fu espulso dalla Francia, in quanto di origine tedesca, a causa della guerra con la Prussia, e così raggiunse Milano, ottenendo un lavoro da Giovanni Virginio Schiaparelli, direttore dell’Osservatorio di Brera. Proprio una delle comete periodiche scoperte da Tempel, individuata il 19 dicembre 1865 e battezzata 55P/Tempel-Tuttle, aveva attirato

l’attenzione del grande astronomo italiano, fornendogli la prova di una connessione diretta con lo sciame meteorico delle Leonidi, visibile ogni anno intorno alla metà di novembre. Durante gli anni trascorsi a Brera, Tempel scoprì altre tre comete e realizzò magistrali litografie, come quella raffigurante la Nebulosa Merope, diventando anche abile a elaborare le osservazioni per calcolare gli elementi orbitali di nuovi pianetini e comete. Tempel riuscì così a guadagnarsi la fiducia di Schiaparelli, che nel 1875 gli propose il

pubblicando numerosi articoli sulla rivista Astronomische Nachrichten
54 PERSONAGGI DI GIANFRANCO BENEGIAMO

» A sinistra, la torre a chiocciola del Palazzo Contarini del Bovolo a Venezia, dalla quale Tempel scprì la sua prima cometa nel 1859.

A destra dall’alto: la cometa scoperta da Tempel il 19 dicembre 1865 fornì a Schiaparelli la prova di una connessione diretta con lo sciame meteorico delle Leonidi.

La cometa 9P/Tempel scoperta da Tempel nel 1867

è stata raggiunta nel luglio 2005 dalla sonda Deep Impact della Nasa per studiare gli effetti prodotti dall’impatto di un proiettile sulla superficie.

una nuova cometa (1877 V) e presentò alla Reale Accademia dei Lincei una raccolta di disegni, raffiguranti alcune delle nebulose più interessanti, che gli assicurò il premio messo in palio ogni sei anni per la migliore opera astronomica. A questo proposito, Schiaparelli scriveva nella lettera del 7 dicembre 1879 al politico e amico Quintino Sella: “Ho consigliato Tempel a produrre quei suoi disegni, primo perché sono forse i più belli ed esatti disegni di nebulose che siano stati eseguiti e degnissimi, che se ne fregino i nostri volumi Accademici; secondo perché se non li pubblica l’Accademia dei Lincei, temo che questo lavoro, fatto coi nostri denari, finirà per esser

pubblicato altrove ad majorem gloriam Teutonicorum”. L’appello andò a buon fine e la memoria, Disegno e descrizione delle principali nebulose, fu pubblicata l’anno successivo negli Atti della Reale Accademia dei Lincei.

Il lavoro svolto con il telescopio di Amici portò alla scoperta di circa 110 nuove nebulose, molte delle quali rivelatesi poi delle galassie, e alla correzione di numerose altre rimaste trascurate da quando William Herschel le aveva catalogate per la prima volta.

Tempel morì a soli 68 anni e fu sepolto nel cimitero di San Felice a Elma, poco distante dalla tomba di Donati. Tramite l’interessamento di Schiaparelli, la vedova ottenne uno “spaccio di sale e tabacchi” per garantirsi una decorosa fonte di sostentamento. Gli importanti risultati scientifici conseguiti da Tempel, nonostante fosse privo di titoli accademici, fornirono lustro alla specola di Arcetri nei primi e più travagliati anni della sua storia.

*GIANFRANCO BENEGIAMO LAUREATO IN CHIMICA, NUTRE DA SEMPRE UN PROFONDO INTERESSE PER I MOLTEPLICI ASPETTI TECNICI E STORICI DELL’ASTRONOMIA. PERSONAGGI DI GIANFRANCO BENEGIAMO
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» A sinistra, la torre a chiocciola del Palazzo Contarini del Bovolo a Venezia, dalla quale Tempel scprì la sua prima cometa nel 1859.

A destra dall’alto: la cometa scoperta da Tempel il 19 dicembre 1865 fornì a Schiaparelli la prova di una connessione diretta con lo sciame meteorico delle Leonidi.

La cometa 9P/Tempel scoperta da Tempel nel 1867

è stata raggiunta nel luglio 2005 dalla sonda Deep Impact della Nasa per studiare gli effetti prodotti dall’impatto di un proiettile sulla superficie.

una nuova cometa (1877 V) e presentò alla Reale Accademia dei Lincei una raccolta di disegni, raffiguranti alcune delle nebulose più interessanti, che gli assicurò il premio messo in palio ogni sei anni per la migliore opera astronomica. A questo proposito, Schiaparelli scriveva nella lettera del 7 dicembre 1879 al politico e amico Quintino Sella: “Ho consigliato Tempel a produrre quei suoi disegni, primo perché sono forse i più belli ed esatti disegni di nebulose che siano stati eseguiti e degnissimi, che se ne fregino i nostri volumi Accademici; secondo perché se non li pubblica l’Accademia dei Lincei, temo che questo lavoro, fatto coi nostri denari, finirà per esser

pubblicato altrove ad majorem gloriam Teutonicorum”. L’appello andò a buon fine e la memoria, Disegno e descrizione delle principali nebulose, fu pubblicata l’anno successivo negli Atti della Reale Accademia dei Lincei.

Il lavoro svolto con il telescopio di Amici portò alla scoperta di circa 110 nuove nebulose, molte delle quali rivelatesi poi delle galassie, e alla correzione di numerose altre rimaste trascurate da quando William Herschel le aveva catalogate per la prima volta.

Tempel morì a soli 68 anni e fu sepolto nel cimitero di San Felice a Elma, poco distante dalla tomba di Donati. Tramite l’interessamento di Schiaparelli, la vedova ottenne uno “spaccio di sale e tabacchi” per garantirsi una decorosa fonte di sostentamento. Gli importanti risultati scientifici conseguiti da Tempel, nonostante fosse privo di titoli accademici, fornirono lustro alla specola di Arcetri nei primi e più travagliati anni della sua storia.

*GIANFRANCO BENEGIAMO LAUREATO IN CHIMICA, NUTRE DA SEMPRE UN PROFONDO INTERESSE PER I MOLTEPLICI ASPETTI TECNICI E STORICI DELL’ASTRONOMIA. PERSONAGGI DI GIANFRANCO BENEGIAMO
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FENOMENO DEL MESE DI WALTER FERRERI*
IL 9 GENNAIO AVVIENE LA CONGIUNZIONE INFERIORE DEL PIANETA PIÙ BRILLANTE 58 QUANDO TRA LA TERRA E IL SOLE PASSA

Dopo una delle più sfavorevoli elongazioni orientali, come sono quelle che si verificano in autunno, il 9 gennaio Venere passa per la sua congiunzione inferiore salendo in declinazione, a soli 39,6 milioni di km dalla Terra.

Le congiunzioni non sono le posizioni ottimali per l’osservazione dei pianeti, ma Venere, essendo il più luminoso, può essere osservato anche in queste circostanze, sia pure scomodamente vicino al Sole.

Nella congiunzione di questo mese, nella quale fa da sfondo la costellazione del Sagittario, Venere passa a nord del Sole, a circa 5°. In questi frangenti, Venere può discostarsi dal Sole fino a 9°, ma questo si verifica quando la congiunzione inferiore avviene a marzo o settembre.

Da notare che quando Venere si discosta molto dal Sole nelle congiunzioni, risulta contemporaneamente “stella del mattino” e “stella della sera”; per l’emisfero boreale quando è a nord del Sole e per quello australe quando è a sud del Sole.

VEDERE VENERE DI GIORNO

Cinque gradi non sono una grande distanza, ma è sufficiente per consentire a un telescopio di far emergere Venere dal fondo luminoso del cielo. Con un rifrattore da 10 cm o un riflettore da 15 cm, un ingrandimento ottimale è in genere quello intorno ai 150x. È molto importante che gli strumenti con le ottiche in prossimità del bordo superiore abbiano un buon paraluce. E che il cielo sia limpido, esente da foschie o veli.

Presso l’Osservatorio Lowell a Flagstaff, in Arizona, Stuart Jones utilizzò il rifrattore da 61 cm per fotografare il pianeta in una

congiunzione inferiore durante la quale Venere era solo a 2 gradi dal Sole. Stuart utilizzò filtri rossi e arancioni e diaframmò il grande strumento a 15 cm. Questa osservazione “estrema” la dice lunga sulla trasparenza dell’aria a Flagstaff. In queste circostanze, per trovare il pianeta si deve prendere come punto di riferimento il Sole. Lo si punta osservandolo direttamente con un filtro opportuno o proiettandone l’immagine su uno schermo chiaro posto dietro l’oculare. Poi si alza lo strumento di 5° e si scruta con un oculare a grande campo (1 grado), spazzando quella porzione di cielo sia da est a ovest che da nord a sud.

11,3°

18h57m 16°25’ 41,9 -0,5 59,8” 0,035 15,5°

18h52m 16°16’ 43,4 1,4 57,8” 0,055 19,5°

18h48m 16°11’ 44,9 2,1 55,6” 0,079 23,2°

18h46m 16°10’ 46,8 2,7 53,3” 0,106 26,6°

18h46m 16°12’ 49,0 3,1 50,8” 0,133 29,7°

TABELLA IN INFERIORE CON IL SOLE A GENNAIO Il Sole al tramonto il 9 gennaio e il pianeta Venere (Stellarium).
59 FENOMENO DEL MESE
Data AR Dec. Distanza (mil. km) Mag. Diam. Fase Elong. 3 19h34m 18°14’ 40,4 1,2 61,8” 0,015 10,3° 6 19h26m 17°45’ 39,9 3,2 62,6” 0,006 6,4° 9 19h18m 17°20’ 39,8 4,5 62,8” 0,003 4,8° 12 19h11m 16°57’ 40,0 2,7 62,3” 0,008 7,3° 15 19h03m 16°39’ 40,4 0,9 61,3” 0,018
18
21
24
27
30
1 – VENERE
CONGIUNZIONE
»

FENOMENO DEL MESE

In quest’ultima operazione, per non rischiare di ritrovarsi il Sole nel campo osservato, conviene disporre uno schermo, oppure bloccare lo strumento in modo che non possa arrivare alla declinazione del Sole.

Il pianeta risalta meglio se si utilizza un filtro arancione o rosso, che scurisce il luminoso sfondo del cielo. Questi filtri sono utili anche per togliere il residuo di aberrazione cromatica nei rifrattori acromatici.

Inoltre, è fondamentale che la messa a fuoco sia corretta; basta una piccola sfocatura per non riuscire a vedere il pianeta. In condizioni favorevoli anche un buon binocolo consente di discernere il pianeta così vicino al Sole, nonostante che lo spessore della falce sia di solo 1”.

In tabella sono riportate le posizioni di Venere e altri dati nel mese di gennaio 2022. La distanza è quella dalla Terra, in milioni di chilometri.

Il valore della magnitudine in questa circostanza è approssimato e calcolato solo in base alla fase geometrica; cioè non tiene conto degli effetti dell’atmosfera del pianeta.

La fase indica la frazione del disco illuminata dal Sole visibile dalla Terra. Per esempio, una fase di 0,1 indica che del diametro di Venere se ne vede illuminato un decimo.

L’elongazione è la distanza angolare dal Sole. Si nota dalle coordinate che nei giorni intorno alla congiunzione, il moto del pianeta è fortemente retrogrado.

LA LUNGA FALCE DI VENERE

L’esperienza mostra che in queste circostanze la falce di Venere supera i 180° e talvolta si riesce a vedere un cerchio completo. In questi frangenti alcuni osservatori hanno

IL PERIODO SINODICO

occasionalmente riportato un’area che appare più scura del cielo circostante. Questo aspetto è dovuto allo sfondo reso chiaro dalla corona solare. Ma la luminosità della luce solare diffusa dalla nostra atmosfera dovrebbe sovrastare qualsiasi silhouette venusiana e per questo tali osservazioni sarebbero illusorie. La lunghissima falce che mostra Venere alle congiunzioni inferiori aveva fatto capire in passato che il pianeta doveva essere dotato di una densa atmosfera. E la misura

*WALTER FERRERI

SI È OCCUPATO DI RICERCA SCIENTIFICA, DI TELESCOPI

E DI ASTROFOTOGRAFIA PRESSO L’OSSERVATORIO ASTROFISICO DI TORINO. NEL 1977 HA FONDATO LA RIVISTA ORIONE

del diametro angolare, che nelle congiunzioni inferiori è quella massima presentata dal pianeta, veniva utilizzata per determinarne il diametro. Nel 1962 Bradford A. Smith dell’Università del New Mexico, fotografando Venere intorno a una congiunzione inferiore con un riflettore Cassegrain da 30 cm, ottenne un semidiametro del pianeta a un’unità astronomica di 8,496 secondi d’arco, corrispondenti a un diametro di 12.310 km. Per arrivare a questo valore, Smith utilizzò le 54 migliori esposizioni delle oltre 6000 eseguite. Ora, grazie alle sonde, sappiamo che il diametro medio di Venere è di 12.103,6 km e che il valore lievemente maggiore ottenuto da Smith era dovuto soprattutto all’atmosfera di Venere.

DI WALTER FERRERI » Le fasi di Venere riprese nel 2020 con un telescopio Newton 50 cm autocostruito (diaframmato a 35 cm), su montatura a forcella equatoriale e camera ASI 120 MM con filtro UV Astrodon (Piercarlo Rossetti). Analogamente a Marte, Venere si ripresenta nelle stesse posizioni rispetto alla Terra dopo un tempo piuttosto lungo. Si può determinare questo periodo (detto “sinodico”), sapendo che l’inverso del periodo sinodico è uguale alla differenza tra l’inverso del periodo siderale del pianeta e l’inverso del periodo siderale terrestre. Nel caso di Venere, con i dati in giorni, si ha: 1/periodo sinodico = 1/224,7 –1/365,25 = 0,0017125. Invertendo il risultato, si ottiene che il periodo sinodico è pari a 583,9 giorni. La stessa relazione vale per Mercurio, mentre per i pianeti esterni si ha un cambio di segno, cioè si deve fare la somma degli inversi, invece della sottrazione.
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15 FEB 28 FEB 11 MAR 16 MAR 1 APR 16 APR 29 APR 7 MAG 12 MAG
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INIZIO

FENOMENO
MESE METÀ MESE FINE MESE Inizio crepuscolo 05h 57m 05h 56m 05h 48m Sorge 07h 38m 07h 35m 07h 23m Culmina 12h 13m 12h 19m 12h 23m Tramonta 16h 49m 17h 04m 17h 23m Fine crepuscolo 18h 29m 18h 43m 18h 59m Durata della notte astronomica 11h 28m 11h 13m 10h 49m 62 IL PLANISFERO CELESTE / GENNAIO » Il cielo visibile da Roma alle ore 00.00 TC a metà mese. La mappa è valida in tutta Italia il SOLE CIELO DEL MESE DI TIZIANO MAGNI*

la LUNA

Il pallino rosso sulla circonferenza lunare mostra il punto di massima librazione alle 0h di Tempo Civile del giorno considerato: le sue dimensioni sono proporzionali all’entità della librazione il cui valore massimo è di circa 10°

fenomeni LUNARI

il 2 alle 19h 33m

il 9 alle 19h

il 18 alle 0h 48m

il 25 alle 14h 40m

il 1° febbraio alle 6h 46m

l'8 febbraio alle 14h 50m

Massime librazioni in latitudine

il 6 alla 1h - visibile

il Polo nord

il 20 alle 13h - visibile

il Polo sud

il 2 febbraio alle 9hvisibile il Polo nord

Massime librazioni in longitudine

il 7 alle 23h - visibile

il lembo occidentale

il 23 alle 6hvisibile il lembo orientale

il 5 febbraio alle 2h - visibile il lembo occidentale

Perigeo 358.033 km il 1° alle 23h 55m

Apogeo 405.805 km il 14 alle 10h 25m

Perigeo 362.252 km il 30 alle 8h 11m

11m
63

CIELO DEL MESE

SOLE e PIANETI

SOLE

Ha da poco ricominciato a scalare l'eclittica in direzione dell'equatore, ma solo a fine mese l'aumento delle ore di luce diviene percettibile, con un guadagno complessivo compreso tra 40 minuti (regioni meridionali) e 61 minuti (regioni settentrionali); il 4 gennaio alle 7:54 la distanza tra la Terra e il Sole raggiunge il minimo valore annuale di 0,98334 Unità Astronomiche.

MERCURIO

Visibile al tramonto fino al 18: il 7 raggiunge la massima elongazione orientale di 19°,2 e la sua calata precede la fine del crepuscolo. Fino al 16 è osservabile nelle migliori condizioni, accompagnato da Saturno, alcuni gradi a est: la distanza che li separa diminuisce e il 13 raggiunge il valore minimo di 3°,4. Il 14 è stazionario e assume moto retrogrado, avvicinandosi al Sole, fino a scomparire tra le luci serali. Il 23 è in congiunzione inferiore con il Sole e a fine mese torna a mostrarsi all’alba. Inizialmente nel Sagittario, il 2 entra nel Capricorno ma il 25 rientra nel Sagittario.

VENERE

La visibilità serale di Venere è in rapida diminuzione e il pianeta è osservabile fino al 6, quando scompare tra le luci del tramonto. La sua assenza è però di breve durata: il giorno 9 è in congiunzione inferiore con il Sole e solo due giorni più tardi è di nuovo visibile poco prima dell’alba; a partire dal 22 la sua levata anticipa l’inizio del crepuscolo astronomico. Il 29 è stazionario, quindi torna ad assumere moto diretto.

Posizioni eclittiche geocentriche del Sole e dei pianeti tra le costellazioni zodiacali: i dischetti si riferiscono alle posizioni a metà mese, le frecce colorate illustrano il movimento nell’arco del mese. La mappa, in proiezione cilindrica, è centrata sul Sole: i pianeti alla destra dell’astro del giorno sono visibili nelle ore che precedono l’alba, quelli a sinistra nelle ore che seguono il tramonto; la zona celeste che si trova in opposizione al Sole non è rappresentata. Le posizioni della Luna sono riferite alle ore serali delle date indicate per la Luna crescente e alle prime ore del mattino per quella calante.

DI TIZIANO MAGNI
64

MARTE

È visibile al mattino e leva quasi costantemente 2 ore prima del Sole; inizialmente nell’Ofiuco, il giorno 19 si sposta nel Sagittario, dove nell’ultima decade del mese viene progressivamente avvicinato da Venere che va rapidamente allontanandosi dall’astro del giorno.

GIOVE È visibile di sera nell’Acquario, nelle immediate vicinanze della stella di 5a magnitudine Sigma Aquarii con la quale è in congiunzione, 16’ più a nord, il giorno 25.

La sua visibilità è in costante diminuzione e a fine mese tramonta solo mezzora dopo la scomparsa delle ultime luci del crepuscolo.

Effemeridi geocentriche di Sole e pianeti alle 00h 00m di Tempo Civile delle date indicate.

Per i pianeti sono riportati fase e asse di rotazione (nord in alto, est a sinistra).

Levate e tramonti sono riferiti a 12°,5 E e 42° N: un asterisco dopo l’orario indica l’Ora Estiva. Nella riga Visibilità sono indicati gli strumenti di osservazione consigliati: l’icona di “divieto” indica che il pianeta non è osservabile.

Le stelline (da 1 a 5) misurano l’interesse dell'osservazione.

Visibilità dei pianeti. Ogni striscia rappresenta, per ognuno dei cinque pianeti più luminosi, le ore notturne dal tramonto alla levata del Sole, crepuscoli compresi; quando il pianeta è visibile la banda è più chiara. Le iniziali dei punti cardinali indicano la posizione sull'orizzonte nel corso della notte.

SATURNO

È nel Capricorno, dove risulta osservabile subito dopo il tramonto del Sole fino al giorno 27, quando scompare tra le intense luci del crepuscolo; per tutta la prima metà del mese è accompagnato da Mercurio che il giorno 13 è 3°,4 a ovest del pianeta.

URANO

È visibile per buona parte della notte meno di 30’ a sud della stella di 6a magnitudine 29 Arietis; il giorno 18 è stazionario, quindi torna ad assumere moto diretto. Il 30 è in quadratura con il Sole.

NETTUNO È visibile di sera alcuni gradi a est della stella di 5a magnitudine 96 Aquarii, dalla quale va lentamente allontanandosi. Inizialmente cala quattro ore dopo il termine del crepuscolo, ma il ritardo scende a 1h 40m alla fine.

CIELO DEL MESE
65

FENOMENI del mese

2-3

ALGOL IN ECLISSE

La notte tra il 2 e il 3 gennaio si verifica un’eclisse particolarmente favorevole della variabile Algol. La fase massima del fenomeno, quando Beta Persei tocca la luminosità minima (magnitudine +3,4), è prevista per le 0:30 di Tempo Civile del giorno 3. Poiché la durata complessiva di un’eclisse è di circa 8 ore, osservazioni della stella ripetute almeno ogni mezz’ora lungo tutto l’arco della notte permetteranno di seguire l’intera discesa verso il minimo e il successivo ritorno alla massima luminosità (magnitudine +2,1) che si completerà un’ora prima dell’inizio dell’alba.

3-4

MASSIMO DELLE QUADRANTIDI

La notte tra il 3 e 4 gennaio raggiunge il massimo di attività lo sciame meteorico delle Quadrantidi. Il radiante è circumpolare da buona parte dell’Italia ed è teoricamente quasi sempre visibile, ma risulta più alto sull’orizzonte nella seconda parte della notte. Purtroppo, il picco di massima attività dura soltanto alcune ore e quest’anno dovrebbe verificarsi nelle ore serali del giorno 3, favorendo gli osservatori dell’Asia e dell’Europa orientale, mentre per il nostro Paese il radiante è basso sull’orizzonte settentrionale. Le osservazioni potranno essere effettuate in completa assenza del chiarore lunare, con la possibilità di cogliere visualmente qualche meteora nelle ore comprese tra la mezzanotte e l’alba del 4 gennaio. Nel disegno è raffigurato il cielo sull’orizzonte nordorientale alle 0:00 TC.

LUNA, MERCURIO E SATURNO AL TRAMONTO

Per tutta la prima parte del mese nel cielo che segue il tramonto del Sole, in prossimità dell’orizzonte sud-occidentale, spicca la coppia costituita da Saturno e Mercurio, quest’ultimo nella prima apparizione favorevole dell’anno.

La mattina del 4 Mercurio viene superato, 3°,4 più a sud, dalla falce crescente della Luna a poco più di un giorno dal Novilunio.

Nelle ore serali il nostro il nostro satellite è invece in congiunzione con Saturno, 4°,7 a sud del pianeta inanellato, ma l’evento si verifica poco dopo la loro discesa sotto l’orizzonte.

La migliore configurazione osservabile, qui raffigurata, è quella che si realizza alle 18:00 TC, al termine del crepuscolo nautico.

OCCHIO PERICOLO
4 66
NUDO CON BINOCOLO CON TELESCOPIO
SOLE NON VISIBILE CIELO DEL MESE DI

5

LUNA E GIOVE DI SERA

La sera del giorno 5 alle 19:00 TC, dopo la fine del crepuscolo serale, è possibile ammirare una suggestiva configurazione

celeste con la falce crescente della Luna, 7°,4 a sud-ovest di Giove, in lento avvicinamento al pianeta mentre entrambi vanno progressivamente abbassandosi sull’orizzonte sud-occidentale.

La congiunzione reciproca in Ascensione Retta, con la Luna 4°,8 a sud di Giove, si verifica nelle prime ore del 6 gennaio.

10-16

7MASSIMA VISIBILITÀ SERALE DI MERCURIO

Nel corso della giornata Mercurio raggiunge la massima elongazione orientale dal Sole di 19°,2 ed è visibile nelle migliori condizioni, trovandosi ancora ad alcuni gradi di altezza sull’orizzonte sud-orientale intorno alle 18:00 TC, come raffigurato nel disegno, al termine del crepuscolo nautico, quando il Sole è sceso 12° al di sotto della linea dell’orizzonte.

Per rintracciare il pianeta a occhio nudo, è indispensabile poter effettuare le osservazioni sotto un cielo limpido e da località con un orizzonte libero da ostacoli. Da notare la presenza di Saturno, 6° più a oriente, una magnitudine circa più debole rispetto a Mercurio.

“BALLETTO” AL TRAMONTO TRA MERCURIO E SATURNO

Nella seconda decade del mese la coppia costituita da Mercurio e Saturno, individuabile con relativa facilità tra le luci del tramonto nonostante la bassa altezza sull’orizzonte sud-orientale, va compattandosi: il più veloce e luminoso Mercurio si avvicina sempre più a Saturno, portandosi 3°,4 a ovest del pianeta inanellato il 13 gennaio, per poi stazionare in Ascensione Retta e tornare ad allontanarsi nei giorni seguenti, scendendo rapidamente verso l’orizzonte, fino a scomparire tra le luci del tramonto il giorno 18. Nel disegno sono raffigurate le mutevoli posizioni di Mercurio rispetto a Saturno e alle stelle del Capricorno nei giorni compresi tra il 10 e il 16 gennaio alle 18:00 TC, al termine del crepuscolo nautico.

67 CIELO DEL MESE

13(7) IRIS IN OPPOSIZIONE

Nella zona di cielo compresa tra Cancro e Gemelli, una decina di gradi a nord di Procione (Alfa Canis Minoris), è possibile osservare, con l’aiuto di un binocolo il pianetino (7) Iris, in opposizione il giorno 13 quando raggiunge la magnitudine +7,7, una luminosità tale da permetterne l’osservazione anche con binocoli e piccoli strumenti. Rintracciabile all’inizio dell’anno 1°,5 a ovest della stella 1 Cancri, di magnitudine +5,8, il pianetino è animato da moto retrogrado e si sposta in direzione di Lambda Geminorum, 43’ a sud della quale transita nelle prime ore del 2 febbraio. Degno di nota anche il transito di (7) Iris 7’ a sud della stella di 5a magnitudine 68 Geminorum nelle ore diurne del 16 gennaio. La mappa è completa fino alla magnitudine +9,0.

13

OCCULTAZIONE DI KAPPA1 E KAPPA2 TAURI

Nelle ore serali del 13 gennaio la Luna gibbosa crescente illuminata per l’85% occulta l’ampia coppia di stelle Kappa1 e Kappa2 Tauri, rispettivamente di magnitudini +4,2 e +5,3. La prima scompare dietro il lembo lunare oscuro a partire dalle 21:14 (CA), mentre tra le 22:04 (MI) e le 22:45 (LE) è possibile assistere alla riapparizione dell’astro da dietro il bordo del disco lunare illuminato dal Sole; l’intero evento è osservabile da gran parte dell’Italia, con la sola esclusione delle estreme regioni settentrionali, e risulta essere radente per una stretta fascia di territorio che attraversa Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino alto Adige e Veneto. È invece visibile da tutta Italia la scomparsa della più debole Kappa2 Tauri, che si verifica poco prima della scomparsa di Kappa1 Tauri: il transito del nostro satellite naturale davanti alla stella inizia alle 21:01 (CA) per concludersi tra le 22:20 (AO) e le 22:49 (LE), ma la ricomparsa da dietro il bordo illuminato risulterà osservabile con maggior difficoltà a causa della luminosità non particolarmente elevata della stella.

CIELO DEL MESE DI TIZIANO MAGNI 68

VISIBILITÀ SERALE DELLA COMETA 19P/BORRELLY

Nell’ultima decade del mese è alla portata di un buon binocolo o di un piccolo telescopio la cometa periodica 19P/Borrelly, scoperta a Marsiglia dall’astronomo francese Borrelly nel 1904; nel 2001 è stata visitata dalla sonda spaziale Deep Space 1. Nell’apparizione attuale, nella quale risulta visibile relativamente alta sull’orizzonte sud-occidentale nelle prime ore serali, dovrebbe raggiunge la magnitudine +8. La si può rintracciare nella zona di cielo compresa tra la Balena e i Pesci, dove si sposta da sud-ovest verso nord-est in direzione della stella Mu Piscium, 34’ a sud della quale transita la sera del 2 febbraio. Degni di nota il passaggio, la sera del 25 gennaio, poco più di 1° a nord-ovest della stella 38 Ceti, di magnitudine +5,7, e quello del 29, con la cometa 1°,1 a sud-est di 89 Piscium di magnitudine +5,1.

28

LUNA E ANTARES PRIMA DELL’ALBA

Nelle ore che precedono la comparsa delle prime luci del giorno sull’orizzonte sud-orientale, è possibile assistere alla levata quasi contemporanea della falce calante della Luna e della rossa scintilla di Antares. La distanza apparente tra il nostro satellite naturale e Alfa Scorpii, 3°,7 a destra, va progressivamente aumentando con il loro alzarsi sull’orizzonte, poiché la congiunzione tra i due astri si è verificata quando entrambi erano ancora ben al di sotto dell’orizzonte.

29-30

LUNA, MARTE E VENERE ALL’ALBA

Grazie a una “rapida” congiunzione inferiore con il Sole, Venere si è spostato in pochi giorni dal cielo serale a quello mattutino, raggiungendo Marte: per i prossimi mesi i due pianeti viaggeranno di conserva, mantenendosi entro pochi gradi l’uno dall’altro. Negli ultimi giorni del mese entrambi vengono affiancati dalla falce calante della Luna, in transito 3° a sud del Pianeta rosso il pomeriggio del 29 e oltre 10° a sud di Venere nelle prime ore del 30. In vicinanza dell’orizzonte c’è anche Mercurio, che sta emergendo dalle luci dell’alba, ma il pianeta risulterà visibile con maggior facilità solo il prossimo mese di febbraio. Nel disegno le configurazioni osservabili alle 6:40 TC delle date indicate, con il cielo che va schiarendo per l’approssimarsi dell’alba.

69 CIELO DEL MESE *TIZIANO MAGNI ESPERTO DI MECCANICA CELESTE, ELABORA LE PREVISIONI DI FENOMENI ASTRONOMICI CON SOFTWARE APPOSITAMENTE REALIZZATI (WWW.TIZIANOMAGNI.IT). • 2 FEBBRAIO: LUNA E GIOVE AL TRAMONTO • 3 FEBBRAIO: OCCULTAZIONE DI PSI3 AQUARII • 4 FEBBRAIO: OCCULTAZIONE DI 66 VIRGINIS DA PARTE DEL PIANETINO (232) RUSSIA NELLA PRIMA DECADE DI FEBBRAIO CI ATTENDONO • 5 FEBBRAIO: (20) MASSALIA IN OPPOSIZIONE • 10 FEBBRAIO: OCCULTAZIONE DI 51 TAURI I testi completi dei fenomeni sul prossimo numero di Cosmo e sul sito bfcspace.com 20-30
UN MOSTRO CELESTE 70 OSSERVAZIONI DI PIERO MAZZA* UN’IMMENSA COSTELLAZIONE CON UN PAUROSO PASSATO MITOLOGICO MA OGGI È SOLO UNA MITE BALENA » La galassia di Seyfert M77 ripresa da Hubble

Chiamata Cetus in latino, la Balena è un’immensa costellazione, estesa per 1231 gradi quadrati. Anticamente, non era questo cetaceo a essere rappresentato, bensì uno strano mostro il cui mito accomuna diverse costellazioni: proprio a questo mostro marino doveva essere sacrificata Andromeda, figlia del re d’Etiopia Cefeo per placare l’ira di Nettuno, avendo la madre Cassiopea osato affermare che Andromeda era più avvenente delle Nereidi.

La Balena è attraversata dall’equatore celeste, e si estende nell’emisfero settentrionale sino a +10° di declinazione, mentre in quello meridionale si spinge sino a -25°, il che rende problematico osservare l’intera costellazione a nord della Pianura Padana, a causa dell’inquinamento luminoso.

TRA LE STELLE DELLA BALENA

La stella più brillante è la Beta di 2ª grandezza, che si mostra anche nei cieli più chiari; è nota anche come Deneb Kaitos (“Coda della balena”) ed è una bella stella color gialloarancio distante circa 65 anni luce e circa 50 volte più brillante del Sole.

Si allontana da noi alla velocità di 13 km/s e presenta un moto proprio di 0,23 secondi d’arco all’anno, che significa uno spostamento di un grado in oltre 15 mila anni. È abbastanza facile individuarla, quando culmina in meridiano, poco più di una spanna sopra l’orizzonte, dato che non sono presenti in zona altre stelle luminose. Delle altre sette stelle più brillanti della 4ª magnitudine, abbiamo la Alfa, in arabo Menkar (“Naso”), una gigante rossa distante 130 anni luce e 120 volte più brillante del Sole; farebbe certamente un figurone al centro del Sistema solare, anche se per dimensioni non potrebbe rivaleggiare con Betelgeuse o Antares. Poco più di 4 gradi a ovest di Menkar troviamo la Gamma, di 3ª grandezza, una doppia separabile già con modeste aperture in condizioni di ottimo seeing. Non è un’impresa facile, nonostante la separazione angolare di circa 3”, a causa di uno sbilanciamento di quasi quattro magnitudini tra le luminosità delle componenti, che è d’intralcio se vi è turbolenza atmosferica. La principale, di 3,5 mag., è una stella bianca 16 volte più brillante del Sole, mentre la secondaria, di 7 mag. è una stellina

giallognola due volte più debole della nostra stella. Essendo però più calda del Sole, significa che si tratta di una “stella nana”. A completare una sorta di triangolo ottusangolo, che costituisce il principale asterismo per identificare la costellazione, c’è la Delta, stella azzurra di 4ª grandezza, 760 volte più brillante del Sole.

FAMOSA, MA NON SEMPRE VISIBILE

La stella più famosa della Balena è però la Omicron, detta anche Mira Ceti, la prima variabile scoperta e divenuta il prototipo di un’importante famiglia di oltre 6000 stelle. Il nome, che in latino significa “Meravigliosa”, le è stato dato dall’ecclesiastico olandese Davide Fabricius, seguace di Tycho Brahe, nonché amico e corrispondente di Keplero. Questi aveva osservato un aumento di luminosità della stella la notte del 13 agosto 1596, senza pensare a una sua variabilità; Fabricius, anzi, spiegò il fenomeno pensando che Omicron Ceti fosse una “nova”, analoga a quella apparsa nel 1572 in Cassiopea, ma molto meno luminosa. Ebbe l’occasione di rivedere questa stella solamente

» Il disco di Mira Ceti ripreso nel visibile dal telescopio spaziale Hubble.
71 OSSERVAZIONI

13 anni dopo, nel 1609, ma ancora non si accorse di una periodicità del fenomeno. Una sorte analoga toccò alcuni anni dopo a Bayer, quando nella sua Uranometria, pubblicata nel 1693, la classificò come stella di 4a grandezza, assegnandole la lettera greca Omicron. Bisogna arrivare al 1638 perché le variazioni di luminosità venissero individuate, osservate e regolarmente registrate sino ai giorni nostri, grazie al lavoro di un altro olandese, J.P. Holwarda, cui va il merito ufficiale della scoperta. Nel 1667 Ismael Bolliau annunciò che Mira diventava visibile a occhio nudo ogni 333 giorni circa; si trattava di una stima già molto precisa, tenuto conto inoltre che il periodo di Mira è soggetto a lievi fluttuazioni tra un ciclo e il successivo. Quando si trova al massimo di luminosità, mediamente attorno alla 3a grandezza in un ciclo medio di 332 giorni, Mira può talvolta arrivare alla magnitudine 1,7, superando in luminosità le altre stelle della costellazione. Per la maggior parte del periodo si mantiene, però, al di sotto della soglia di visibilità a occhio nudo e per seguirla nel corso di un intero ciclo (salvo il periodo della congiunzione eliaca), è necessario un piccolo telescopio o almeno un binocolo 20×80.

Oggetto

M77 fu scoperta da Pierre Méchain nel 1780, che l’aveva descritta come una nebulosa; Méchain comunicò in seguito la sua scoperta a Charles Messier, il quale inserì l’oggetto nel suo celebre catalogo. Oggi sappiamo che si tratta di una galassia distante circa 47 milioni di anni luce, il cui nucleo è in parte oscurato nel visibile a causa della polvere interstellare. È una “galassia attiva”, appartenente

agli oggetti di Seyfert (vedi il riquadro).

Si individua con facilità, meno di un grado a sud-est di Delta Ceti, e si può vedere in un buon binocolo 12×50, se la notte è particolarmente limpida. In un telescopio da 20 cm di apertura appare come un semplice dischetto chiaro con diametro di circa 2’ e senza particolari strutture, se si esclude una debole sfumatura ai bordi. Un alone molto tenue e diffuso, appartenente al sistema

» La costellazione della Balena: sono riportate

(2000) Dec. (2000)

Beta Ceti (Deneb Kaitos) 00h 43,6m 17°59’

Alpha Ceti (Menkar) 03h 02,3m +04°05’

Gamma Ceti 02h 43,3m +03°14’

Delta Ceti 02h 39,5m +00°20’

Omicron Ceti (Mira) 02h 19,3m -02°59’

M77 (NGC 1068) 02h 42,7m -00°01’

NGC

00h 47,1m 20°46’

NGC 246 00h 47,1m 11°52’

stelle

presentati nel testo

Spettro

Spettro

Spettro

K0

Seyfert

Sab(s)d

Neb. planetaria

PIERO MAZZA STELLE E PROFONDO CIELO NELLA BALENA
72 OSSERVAZIONI DI
AR
Dim. Mag. Tipologia
2,0 Spettro
III
2,5
M2 III
3,6 Spettro A3 v
4,0
V2 IV
var
M7 IIIe
7’×6’ 8,8 Gx
247
12’×8’ 9,1 Gx
4’ 10,9
le
e gli oggetti
(Perseus).

di bracci, si può scorgere attorno al nucleo, ma è necessario uno strumento di apertura maggiore. Una stellina di 11a grandezza si trova 1,5’ a sud-est del nucleo.

SCALANDO L’ELENCO DEL DREYER

Anche Deneb Kaitos ha la sua importanza per un tour galattico: si parte da questa stella per trovare NGC 247, una galassia di 9a grandezza integrata, ma visualmente debole, a causa della sua bassa luminanza superficiale. Per trovarla, si parte dalla Beta e ci si sposta di 4° verso sud, arrivando a un piccolo triangolo di stelline di magnitudini comprese tra la 5 e la 6; bisogna partire dalla più orientale e risalire un grado verso nord. Un binocolo 20x80 è già in grado di rivelare un fuso orientato da nord a sud, esteso circa 15’ e con una stellina al bordo meridionale. In un telescopio da 25 cm la galassia appare con le dimensioni di 15’×3’, dove lo spessore massimo è determinato da una coppia di stelline orientate a circa 60° con l’asse maggiore e situate poco a sud del nucleo. NGC 247 presenta un ampio bulge diffuso, condensato

LE GALASSIE DI SEYFERT

verso il centro ed esteso circa un terzo della lunghezza della galassia. L’oggetto precedente nell’elenco del Dreyer, NGC 246, è invece una nebulosa planetaria, situata 6’ a nord di Beta e posta al vertice meridionale di un piccolo triangolo equilatero formato con Phi1 e Phi2 Ceti. Risulta già osservabile in uno strumento da 10 cm, anche perché si può evidenziare con un filtro OIII, come quasi tutte le nebulose di questo tipo. Ricordiamo però che questo filtro rende la nebulosa solo apparentemente più brillante, poiché in realtà si limita ad abbattere il fondo cielo.

NGC 246 non è una delle planetarie più brillanti: anche in un telescopio da 25 cm a 200x rimane poco appariscente e di luminosità piuttosto irregolare, di forma rotonda con il diametro di 4’; la stellina centrale è ben evidente e a 1’ sud-ovest di questa ce n’è un’altra abbastanza luminosa. Un’ulteriore stellina brillante lambisce il bordo nordovest, mentre una più debole è situata in direzione opposta verso il bordo SE; una macchia diffusa poco più evidente si nota nella parte nord-est della nebulosa.

Furono pertanto considerate una classe di galassie a parte, aventi in comune un nucleo quasi-stellare e le righe di emissione. Un’indagine effettuata nel 1963 da Markarian portò alla scoperta di molte altre galassie di questo tipo, e quindi a un nuovo sistema di classificazione basato esclusivamente sulla presenza delle righe di emissione del loro nucleo.

» Dall’alto: la galassia NGC 247 in un’immagine dell’Eso. La nebulosa planetaria NGC 246 in un’immagine dell’Advanced Observing Program

*PIERO MAZZA MUSICISTA DI PROFESSIONE, È UN APPASSIONATO VISUALISTA, CON MIGLIAIA DI OSSERVAZIONI DEEP SKY CONSULTABILI DAL SITO WWW. GALASSIERE.IT.

Nel 1943 l’astronomo statunitense Carl Seyfert (1911-1960) completò uno studio su sei galassie peculiari, selezionate dal catalogo dell’Osservatorio di Monte Wilson. Le loro regioni centrali mostravano una luminosità ben più elevata del normale e righe larghe in emissione.
OSSERVAZIONI 73
74 CITIZEN SCIENCE DI GIUSEPPE DONATIELLO* A CACCIA DI STELLE VARIABILI CON IL COINVOLGIMENTO DEL PUBBLICO È UNA STRATEGIA VINCENTE IN TUTTI GLI AMBITI DELLA RICERCA CITIZEN ASAS-SN

Icitizen scientist, cioè i volontari che contribuiscono direttamente all’analisi dei dati scientifici, sono ormai una realtà consolidata in molti ambiti della ricerca. Su Cosmo ci occupiamo esclusivamente dei temi legati all’astronomia, ma di progetti con il coinvolgimento del pubblico se ne trovano in tutti gli ambiti del sapere, dall’archivistica allo studio delle particelle. Basta visitare il sito Zooniverse per averne una visione completa. Il successo dell’affidare ai volontari il compito della classificazione si riassume nella possibilità di controllare una grande mole di dati, dividendoli in pacchetti gestibili senza troppo impegno dai collaboratori. In questo modo, i volontari possono eseguire un controllo preliminare nel tempo libero, oppure cedere l’uso del proprio computer per progetti di calcolo distribuito quando esso non è utilizzato. Tra le ultime imprese della citizen science annoveriamo la scoperta di oltre 10mila nuove stelle variabili, trovate esaminando i dati raccolti dall’All-Sky Automated Survey for Supernovae (Asas-Sn).

LA RICERCA AUTOMATIZZATA DELLE SUPERNOVAE

Guidato dall’Ohio State University, Asas-Sn è un programma automatizzato per la ricerca di supernove e altre sorgenti transienti, ma non sfuggono al programma anche oggetti del Sistema solare come comete e asteroidi vicini.

La particolarità del progetto consiste nell’utilizzo di unità standardizzate, formate da teleobiettivi commerciali Nikon da 400 mm f/2,8 con diametro della lente frontale di 14 cm,

perfezionati per l’uso astronomico, con lunghi paraluce. Questi obiettivi sono applicati a camere CCD ProLine PL230 con filtro fotometrico centrato a 480 nm. Le unità sono montate a schiere di quattro su robuste montature equatoriali robotiche, in modo da poter monitorare ampie regioni di cielo in un colpo solo.

Tale scelta rende le strutture anche relativamente economiche e - se necessario - facilmente riparabili, grazie all’utilizzo di parti commerciali e prontamente disponibili.

Asas-Sn è ora composto da 24 unità, distribuite in tutto il mondo

La prima struttura, chiamata Brutus, è stata attivata alle Hawaii presso l’Osservatorio di Las Cumbres.

La seconda, detta Cassius, è installata in Cile presso il complesso astronomico sul Cerro Tololo.

Nel 2017 sono entrate in funzione la Cecilia Payne-Gaposchkin in Sud Africa, la Henrietta Leavitt in Texas e

la Bohdan Paczynski, ancora in Cile. Infine, nel 2018 a Tian Shan in Cina la sesta unità. Contrariamente ai classici telescopi, i teleobiettivi commerciali hanno il pregio di essere ottiche luminose e di abbracciare ampi campi di vista corretti per riprendere simultaneamente migliaia di stelle. Questo permette di monitorare l’intero cielo notturno in banda ottica in appena un giorno, pur non raggiungendo una grande profondità nelle immagini. Grazie alla sensibilità dei CCD, il consorzio registra sorgenti di 18a magnitudine, oltre 50mila volte più deboli di quanto riesca a scorgere l’occhio umano. Sin dall’esordio, il progetto ha scoperto un gran numero di supernove extragalattiche, stelle variabili e altri transienti. Nella prima fase del progetto, per la rivelazione delle sorgenti sono stati ampiamente utilizzati algoritmi di ricerca automatizzata, basati sull’intelligenza

» La postazione Cassius del progetto Asas-Sn, installata in Cile.
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artificiale. Sono stati così analizzati più di 1 petabyte di dati riguardanti 60 milioni di stelle, scoprendo oltre 220mila nuove variabili nella Via Lattea e catalogate più di 600mila in totale.

NASCE CITIZEN ASAS-SN

Nonostante l’efficienza del sistema, tuttavia qualcosa sfugge sempre alle macchine ed è aumentata nel frattempo la quantità di dati prodotti quotidianamente. Per tale motivo, i gestori del progetto hanno deciso di coinvolgere anche i volontari nella catalogazione, lanciando all’inizio del 2021 il progetto di citizen science, denominato Citizen Asas-Sn, raggiungibile al sito bit. ly/3HOL7KZ.

A fine novembre 2021, il progetto annoverava circa 3200 volontari da tutto il mondo, e i risultati non hanno tardato ad arrivare, come dimostra un paper scientifico pubblicato sul sito arXiv. Il gruppo ha eseguito 839mila

classificazioni di oltre 100mila “curve di luce” riguardanti altrettante potenziali stelle variabili, cioè quelle che manifestano variazioni luminose nel corso del tempo.

La curva di luce è un grafico che riporta in ordinata la magnitudine misurata e in ascissa il tempo. I punti disegnano un grafico indicativo delle variazioni luminose che gli esperti sono in grado di interpretare grazie alle caratteristiche esibite.

Ci sono circa 150 tipi diverse di stelle variabili e ognuno di essi disegna un andamento caratteristico della sua luminosità che l’occhio allenato può riconoscere immediatamente e ci riescono altrettanto bene gli algoritmi automatizzati.

Tuttavia, è con le curve di luce atipiche che le macchine falliscono maggiormente.

Per questo è opportuno affiancare l’ispezione visiva dei volontari agli algoritmi ad apprendimento automatico delle macchine, e questa operazione ha prodotto ottimi frutti.

I partecipanti a Citizen Asas-Sn hanno classificato tantissime nuove variabili a eclisse, stelle pulsanti e rotanti, ma sono anche riusciti a riconoscere oggetti peculiari con curve di luce in apparenza bizzarre.

Il sistema occhio-cervello ha un grande talento nel notare cose insolite e fuori dagli schemi, dove spesso gli algoritmi e l’intelligenza artificiale falliscono. Queste curve atipiche, quando non sono riconducibili ad altre cause, possono essere classificate dai volontari sotto l’indicazione di “sconosciuto” ed essere portate all’attenzione degli esperti.

I VOLONTARI MESSI ALLA PROVA

Sin dai primi passi della citizen science, i responsabili dei progetti inseriscono sempre dei dati fittizi nel materiale da analizzare, per saggiare l’abilità dei partecipanti. Nel caso di Asas-Sn sono state incluse alcune curve campione di stelle variabili ben note, sia come modelli per l’apprendimento, sia per sondare l’affidabilità dei volontari nel riconoscerle. I test proposti sono stati brillantemente superati dai volontari.

“Si è scoperto che erano piuttosto precisi”, afferma Collin Christy, primo autore dell’articolo.

“I nostri utenti sono stati davvero bravi a trovare i sistemi di eclissi e pulsanti nei nostri dati”. E sono stati altrettanto bravi nel rigettare le curve

DI GIUSEPPE DONATIELLO *GIUSEPPE DONATIELLO PARTECIPA A PROGETTI PRO-AM INTERNAZIONALI, RICERCHE CHE HANNO PORTATO ALLA SCOPERTA DELLA GALASSIA NANA SFEROIDALE DONATIELLO I. » Rappresentazione artistica della supernova da record Asassn-15lh come sarebbe apparsa dalla distanza di 10mila anni luce. Individuata da Asas-Sn nel 2015 in una galassia distante 3,8 miliardi di anni luce, la supernova ha raggiunto una luminosità equivalente a quella di 570 miliardi di stelle.
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» In alto: Mappa all-sky delle stelle variabili scoperte da Citizen ASAS-SN. Il colore e i simboli ne indicano il tipo.

Qui sopra: le curve di luce di due stelle variabili catalogate dall’atlante delle stelle variabili di Asas-Sn. Inquadra il QR per ascoltare la “sonificazione” delle curve di luce.

riconducibili ad artefatti e disturbi. Questo è altrettanto utile al gruppo di ricerca, perché il lavoro dei volontari sta aiutando gli scienziati a migliorare anche l’algoritmo che riconosce i dati “spazzatura” per escluderli.

PER CONTRIBUIRE AL PROGETTO

Chi desidera contribuire a questo progetto, dispone dei necessari tutorial per il training preliminare e per capire quali siano i dati da analizzare. Già in questa fase, anche partendo da zero, si imparano tante cose interessanti sulla variabilità stellare e sulle numerose categorie di stelle. Dubbi e curiosità possono essere affrontati in un apposito gruppo di discussione, anche per sottoporre all’attenzione degli amministratori le curve di luce che si ritengono interessanti.

A differenza di molti progetti di citizen science, Citizen Asas-Sn è direttamente connesso al sito principale di Asas-Sn. Anzi, la sezione dedicata ai volontari è parte integrante del secondo.

La sensazione è di un maggiore e diretto coinvolgimento nelle operazioni delle varie unità. Volendo, ma è notevolmente meno semplice, si può accedere a dati davvero recentissimi.

L’Asas-Sn Variable Stars Database è una vera miniera interattiva di informazioni per i ricercatori. Non è d’immediata consultazione per gli inesperti, ma è più che probabile che i dati di maggiore rilevanza si possano trovare proprio lì dentro, dopo una certa pratica. Essendo dati pubblici, sono liberamente utilizzabili, rispettando le regole previste per la loro pubblicazione.

Non meno importante e con notevole valore didattico, è lo spettacolare atlante delle stelle variabili di Asas-Sn: Variable Star Atlas (asas-sn.osu.edu/ atlas) è un’enorme raccolta di curve, in cui ricercatori e appassionati potranno trovare tante informazioni e addirittura ascoltare la variabilità tradotta in suoni: davvero sorprendente!

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78 A CURA DI PIERO STROPPA CARICATE LE VOSTRE FOTO ASTRONOMICHE SU BFCSPACE.COM LA REDAZIONE SCEGLIERÀ LE MIGLIORI PER “LE VOSTRE STELLE” SONO TAGGATE DA UNA STELLA LE FOTO CHE HANNO VINTO LE NOSTRE SFIDE SOCIAL INQUADRA IL QR PER VISITARE LA GALLERY DELLE FOTO STELLE LE VOSTRE WITCH HEAD NEBULA (IC 2118) Ripresada Marina di Modica (RG) il 13/10/2021 Fotocamera Canon EOS RA con obiettivo Canon EF 200 mm f /2,8 a f/3,5 e filtro Optolong L-eNhance Montatura iOptron Sky Guider Pro N. 115 pose da 60 s a 6400 ISO, elaborate con PixInsight e Photoshop Autore: Gianni Tumino, Ragusa.
LE VOSTRE STELLE 79 LA REGIONE DI RHO OPHIUCHI Ripresa da Forca Canapine (AP) il 14/06/2021 Fotocamera Nikon D800 modificata, con obiettivo Sigma 85 mm f/1,4 a f/1,8 Montatura iOptron GEM 45 Pose 100x60 s, elaborate con PixInsight e Photoshop Autore: Mauro Venturi, Ascoli Piceno.

STELLE

RESTO DI SUPERNOVA SIMEIS 147 NEL TORO

Ripreso da Marina di Modica (RG) il 16/10/2021

Fotocamera Canon Eos RA con obiettivo Canon EF 200 mm f/2,8 a f/3,5 e filtro Optolong L-eNhance Montatura iOptron Sky Guider Pro N. 114 pose da 60 s a 3200 ISO (più bias, dark, flat e dark flat) elaborate con PixInsight e Photoshop

Autore: Gianni Tumino, Ragusa.

LE VOSTRE
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THE LION NEBULA (SH2-132)

Ripresa da Noventa di Piave (VE) il 01/09/2021

Telescopio Airy Apo 130T 130 mm f/6,6 su montatura Paramount MyT - Software Bisque Camere QHY 168C e QHY CCD con filtro Optolong 2” L-eXtreme Guida QHY 5L-II Mono Pose RGGB 120x900 s, elaborate con DSS, PixInsight, Photoshop 2022

Autore: Francesco e Mario Battistella, Noventa di Piave (VE).

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LE VOSTRE STELLE 82 LA CROMOSFERA SOLARE IN H-ALFA Ripresa da Siracusa il 28/09/2021 Telescopio TecnoSky Apo SLD 130/910 mm su montatura iOptron CEM 70 G Camera PGR Grasshopper3 GS3-U3-28S4M Filtri Baader D-Erf 135 mm, DayStar Quark Chromosphere Elaborazione: AutoStakkert!3, ImPPG, Photoshop CC Autore: Salvo Lauricella, Siracusa.

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COMETA 67P/CHURYUMOV-GERASIMENKO

Ripresa dalla Postazione Astronomica Bellagio Via Lattea L06 l’8/11/2021

Telescopio Newton 8” f/3,8 su montatura GM2000 QCI

Camera CCD 8300M con filtro IR cut

Guida con ED 80 mm f/6,25 + Barlow 2x con Lodestar e PHD Guiding2

Somma di 3 pose da 300 s seguite sulla cometa, elaborate con Maxim e Photoshop

Autore: Graziano Ventre, Bellagio (CO). Inquadra il QR per un video della cometa 67P realizzato il 28/11/2021 all’Osservatorio del Brallo (PV) da Franco Cappiello.

COMETA C/2021 A1 (LEONARD)

Ripresa da Postazione Astronomica Bellagio Via Lattea L06 il 30/11/2021

Telescopio Newton 8” f/3,8 su montatura GM2000 QCI

Camera CCD 8300M con filtro IR cut

Guida con ED 80 mm f/6,25 + Barlow 2x con Lodestar e PHD Guiding2

Somma di 17 pose da 50 s elaborate con Maxim e Photoshop

Autore: Graziano Ventre, Bellagio (CO)

Inquadra il QR per un video della cometa Leonard in transito sull’ammasso globulare M3 realizzato il 30/11/2021 dalla Postazione Astronomica Bellagio da Graziano Ventre.

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LE VOSTRE STELLE 85 NEBULOSA CUORE (IC 1805) IN CASSIOPEA Ripresa da Forca Canapine (AP) il 12/09/2021 Telescopio Takahashi FSQ 106 su montatura iOptron GEM 45 Camera QHY 268 C con filtro Optolong L-eNhance Guida con 60/400 mm, pose 20 x 600 s Elaborazione: PixInsight, Photoshop Autore: Mauro Venturi, Ascoli Piceno.
LE VOSTRE STELLE 86 Ripreso da Gualdo Tadino (PG) il 30/08/2021 Telescopio GSO RC14 f/8 su montatura iOptron CEM 120EC Camera Moravian G3 16200 con filtri LRGB, H-alfa, OIII, SII (Hubble Palette) Guida Starlight Xpress Lodestar X2 Pose: H-alfa 8x1800 s Bin 2x2, OIII 3x1200 s Bin 3x3, SII 3x1200 s Bin 3x3, 11 dark, 11 flat, 11 bias Elaborazione: PixInsight Autore: Francesco Ciavaglia, Gualdo Tadino (PG). GOLFO DEL CIGNO (NGC 7000)
RAFFO ART COMMUNICATION ROMA
UAI
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INFORMA A CURA DI AZZURRA GIORDANI* L’IMPEGNO NELLA DIVULGAZIONE ASTRONOMICA DI QUALITÀ » La Squid Nebula nella nebulosa SH2-129 in Cefeo, ripresa presso il sito osservativo di Maruggio (TA) da Tommaso Massimo Stella, socio del Gas.

Per il Gruppo Astrofili del Salento (Gas), delegazione territoriale dell’Unione Astrofili Italiani (Uai), si apre un nuovo anno all’insegna della divulgazione astronomica e della scoperta del cielo. L’Associazione, da sempre in prima linea nella diffusione della cultura scientifica, ha in serbo per il pubblico di appassionati e di curiosi del cielo tanti appuntamenti per immergersi nell’affascinante mondo dell’astronomia.

Primo tra tutti, l’evento “Epifania al Museo, con cascata di stelle e pianeti” in programma il 6 gennaio al Museo di Storia naturale di Calimera (LE). Sotto la guida degli esperti del Gas, il pubblico potrà osservare all’oculare del telescopio le meraviglie del cielo: subito dopo il tramonto una sottile falce di Luna e i pianeti visibili, e con l’avanzare del buio gli oggetti del cielo profondo visibili nel cielo invernale. Parliamo degli eventi che scandiranno il 2022 e delle varie attività portate avanti dall’Associazione con il presidente del Gas Fernando De Ronzo

CHE COSA AVETE IN PROGRAMMA PER IL PUBBLICO NEL 2022? Mantenendo fede alla nostra missione, vogliamo continuare a divulgare l’astronomia e ad avvicinare il pubblico di adulti e bambini alla conoscenza e all’osservazione del cielo, attraverso l’organizzazione di eventi, conferenze e serate astronomiche, con cadenza periodica, sia presso la nostra sede, al Museo di Storia naturale di Calimera (LE), sia in altri luoghi pubblici e privati del Salento.

Presso il Museo di Storia naturale di

Calimera, di cui gestiamo il reparto di astronomia, offriamo spettacoli nel planetario e allestiamo i nostri telescopi per l’osservazione del Sole, in orario diurno, e della Luna, dei pianeti e degli oggetti del deep-sky, in orario serale.

La nostra sede non dispone ancora di un osservatorio astronomico fisso: la strumentazione utilizzata è quella messa a disposizione dai nostri soci, motivo per il quale ci definiamo un “osservatorio itinerante”.

Siamo attivi, oltre che a Lecce, anche nelle province di Brindisi e Taranto, dove proponiamo eventi dedicati alla scoperta del cielo in location di eccezione per l’osservazione astronomica. Siamo soliti inoltre aderire alle iniziative promosse dall’Unione Astrofili Italiani e pubblicate nel calendario astrofilo dell’Uai, come la Notte della Luna e le Notti delle Stelle cadenti.

E PER I VOSTRI SOCI?

Il Gruppo Astrofili del Salento annovera una cinquantina di soci, ognuno in possesso di un telescopio. Alcuni di loro sono visualisti, altri sono dediti all’astrofotografia e molti utilizzano la propria strumentazione astronomica in occasione dei numerosi eventi pubblici ai quali il Gas è invitato a partecipare. Nel 2022 vogliamo offrire ai nostri soci corsi di aggiornamento teorico e pratico L’attività “sul campo” è quella che maggiormente consente di apprendere le dinamiche relative all’osservazione e alla fotografia del cielo.

I soci rappresentano il “motore” della nostra Associazione. Il Gas nasce nel febbraio 2017 dopo lo scioglimento

*AZZURRA GIORDANI GIORNALISTA, È MEMBRO DELLO STAFF DI COMUNICAZIONE DELL’UNIONE ASTROFILI ITALIANI.

» Star Party del Gruppo Astrofili del Salento del 25 luglio 2019 a Maruggio (TA).
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UAI INFORMA

di una vecchia associazione, già attiva da anni nel territorio, grazie all’impegno e alla volontà di cinque soci fondatori, guidati da me. Tra i soci fondatori del Gas, ricordiamo con grande affetto Fabio Perrone, nel ruolo di vicepresidente, scomparso nell’ottobre 2017. Dava anima e cuore per l’associazione, dedicandole la maggior parte del suo tempo.

SIETE IMPEGNATI ANCHE SUL FRONTE DELLA DIDATTICA?

Sì, svolgiamo anche attività didattiche presso le scuole salentine. In particolare, offriamo agli studenti un pacchetto che comprende lezioni frontali con slide e video, osservazioni del Sole con i nostri telescopi muniti di filtri solari in luce bianca per ammirare le macchie solari e con un telescopio solare dotato di filtro H-alfa per le protuberanze solari, in orario diurno, e osservazioni della Luna, dei pianeti e degli oggetti del deep-sky in orario serale. Per gli studenti allestiamo sempre, inoltre, la mostra di astrofotografie realizzate dai soci del Gas.

ORGANIZZATE USCITE DI GRUPPO DEDICATE ALL’ASTROFOTOGRAFIA?

Nel nostro gruppo hanno mosso i primi passi astrofotografi oggi noti a livello nazionale, come Tommaso Massimo Stella, uno dei pilastri del Gas assieme ad astrofili del calibro di Oronzo Zanzarella e Maura Ingrosso. Sono motivo di orgoglio i numerosi riconoscimenti a livello internazionale ottenuti da alcune astrofotografie realizzate dai nostri soci.

Quando non siamo impegnati in eventi pubblici, durante il novilunio, ci ritroviamo sotto il cielo notturno, in alcuni siti osservativi sufficientemente bui, lontani dai centri urbani e poco affetti dall’inquinamento luminoso. Ne abbiamo individuati diversi nelle province in cui operiamo e continuiamo a cercarne.

Il Salento, pur essendo afflitto dall’inquinamento luminoso, è circondato dal mare ed è proprio lungo le località costiere, guardando verso il mare, che riusciamo a godere di un cielo sufficientemente buio da permettere le nostre attività di osservazione e astrofotografia.

QUALI AZIONI METTETE IN ATTO PER CONTRASTARE L’INQUINAMENTO LUMINOSO?

In tutti i nostri eventi cerchiamo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema dell’inquinamento luminoso. Esponendo il problema, ci rendiamo conto di quanto sia fortemente sottovalutato e che pochissime persone ne conoscono gli effetti devastanti anche su flora e fauna. La domanda che ci viene posta più spesso è: “Come mai da casa mia non riesco a vedere le stelle?”. Purtroppo, il Salento è una delle zone d’Italia maggiormente afflitte dall’inquinamento luminoso, sia

per l’illuminazione pubblica, sia per quella privata, relativa a capannoni industriali, centri commerciali, villaggi turistici, discoteche con i loro cannoni di luce che roteano verso il cielo, e alle sempre più numerose villette di campagna. Per non parlare degli impianti fotovoltaici illuminati durante tutta la notte, disseminati nelle campagne, vero sfregio del territorio e deturpatori dell’habitat notturno.

QUAL È IL RISCONTRO DEL PUBBLICO?

Il pubblico risponde con grande entusiasmo e interesse alle nostre iniziative. Tra gli eventi che hanno riscosso maggiore successo tra il pubblico possiamo citare quello dedicato alla “Luna rossa” del luglio 2018, con centinaia di partecipanti, e quello relativo alla cometa C/2020 F3 (Neowise) nel luglio 2020, durante il quale i numerosi visitatori hanno anche avuto la possibilità di immortalare l’astro chiomato con i loro strumenti fotografici. Invitiamo tutti gli appassionati di astronomia e anche i semplici curiosi del cielo del Salento a contattarci. Siamo sempre ben lieti di dare supporto e aiuto agli astrofili.

Per maggiori informazioni: sito web www.gruppoastrofilidelsalento. it/ pagina Facebook GruppoAstrofilidelSalento.

A CURA DI AZZURRA GIORDANI » Spettacolo al Planetario del Museo di Storia naturale di Calimera (LE).
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EVENTI SOTTO IL CIELO DI GENNAIO Segnalate eventi, mostre, star party a stroppa@bfcmedia.com 92 EVENTI A CURA DI AZZURRA GIORDANI NUS (AO) APERTURA INVERNALE DEL PLANETARIO DI LIGNAN 7 GENNAIO, ORE 16:00 E 18:00 Gli spettacoli immersivi al Planetario di Lignan permettono di viaggiare virtualmente nello spazio e nel tempo per scoprire i corpi celesti che popolano l’Universo. bit.ly/3nvuYCb ATTENZIONE: SI CONSIGLIA DI VERIFICARE LA CONFERMA, LO SPOSTAMENTO O L’ANNULLAMENTO DEGLI EVENTI ANNUNCIATI PINO TORINESE (TO) VISITA A INFINI.TO 2 GENNAIO, ORE 14:30 E 17:00 Il pubblico di adulti e bambini può visitare le postazioni interattive del Museo dell’Astronomia e dello Spazio e assistere a una proiezione del cielo nel Planetario digitale. bit.ly/3qRmGXc MILANO UN SACCO DI STELLE PER LA BEFANA 6 GENNAIO, ORE 14:30, 16:30 E 18:00 Gli esperti dell’associazione Lofficina offrono al Planetario Civico un emozionante viaggio tra gli astri, in compagnia della Befana. Il cielo del planetario aiuterà la Befana a completare la consegna dei doni. bit.ly/3x3WbyR CASTELLO TESINO (TN) VISITA ALL’OSSERVATORIO ASTRONOMICO 5 E 8 GENNAIO, ORE 21:00 La visita guidata all’Osservatorio del Celado comprende: conferenza su un tema scientifico, descrizione degli strumenti astronomici della struttura e delle principali costellazioni del periodo, osservazioni del cielo al telescopio. bit.ly/32ixYtv VERONA LUNA IN PIAZZA BRA 12 GENNAIO, ORE 18:00 Il Circolo Astrofili Veronesi offre ai curiosi e agli appassionati del cielo un evento divulgativo dedicato alla scoperta e all’osservazione al telescopio del nostro satellite naturale. bit.ly/3FxVyk8

FIRENZE

EVENTI 93
L’UNIVERSO IN UNA STANZA SABATO 15 GENNAIO, ORE 18:30 Emiliano Ricci, scrittore, giornalista e divulgatore scientifico presenta il suo libro Guida turistica dell’universo, presso la Casa del Popolo Le Panche – Il Campino. Via Caccini 13b, tel. 055 4220060 LIVORNO GLI ASTRI DI HORN FINO AL 27 GENNAIO Mostra presso la Villa del Presidente dedicata all’astronomo ebreo triestino Guido Horn D’Arturo. L’esposizione ripercorre la sua vita attraverso le scoperte e i materiali scientifici utilizzati dallo scienziato. bit.ly/3CFyVbW ROCCA DI PAPA (RM) LO ZOO DELLE GALASSIE 7 GENNAIO, ORE 20:45 Evento per tutti a cura dell’Associazione Tuscolana di Astronomia: conferenza divulgativa sulle galassie, visita guidata al Parco astronomico “Livio Gratton” e osservazione del cielo notturno a occhio nudo e al telescopio. bit.ly/3nwKvS4 CASERTA LA FATA DELLA NOTTE 6 GENNAIO, ORE 18:30 Spettacolo nel planetario per bambini da 6 a 12 anni sulla Luna, per scoprire la sua composizione, le sue dimensioni, come si è formata, le fasi lunari e le avventure spaziali dell’uomo sul nostro satellite naturale. bit.ly/30IHchX BARI SPETTACOLI AL PLANETARIO VENERDÌ, SABATO E DOMENICA Il planetario di Bari, con cupola di 15 metri di diametro, offre al pubblico viaggi tra le stelle di grande impatto emozionale, ricchi di suggestioni ed effetti speciali. bit.ly/32cBt4x

UN BREVE VIAGGIO CHIAMATO TERRA

ANTONIO EREDITATO

MILANO, IL SAGGIATORE, 2021

PAGINE 272

FORMATO 14,5X21,5 CM

PREZZO € 22,00

Quando leggiamo di astronomia, siamo ormai abituati a confrontarci con anni luce, milioni di anni, e galassie miliardi di volte più massicce del nostro Sole. La dimensione umana sparisce di fronte ai numeri di leggiamo. Numeri che, non a caso, definiamo “astronomici”. Se pensiamo alla dimensione del tempo, la vita di un essere umano è davvero poca cosa se confrontata con l’immenso teatro del Cosmo. Viene allora da riflettere su come tutto sia iniziato, e dove andrà a finire l’Universo. Nel frattempo, domanda non secondaria, quanto la nostra civiltà potrà sopravvivere su questo pianeta. Sono questi i temi centrali del nuovo libro di Antonio Ereditato, corredato da un sottotitolo molto significativo: Come è iniziata la nostra vita e in quali modi potrà finire. Il volume è dedicato a raccontare quello che sappiamo sull’inizio della nostra storia, a partire dal Big Bang fino ad arrivare alla formazione del Sistema solare e del nostro pianeta, su cui oggi sappiamo esistere un tipo di materia davvero straordinario, quella

“vivente”. Come si sia sviluppata la vita sulla Terra è ancora in gran parte un mistero, ma grazie agli sforzi congiunti di fisica, chimica e biologia abbiamo iniziato a ricostruire quel lungo percorso che ci ha portati fin qui. Ma quanto è fragile la vita sul nostro pianeta? Per rendersene conto, possiamo passare in rassegna tutte le minacce che possono arrivare, dallo spazio e non solo. Anche la nostra civiltà può essere una minaccia, come testimoniano guerre e cambiamenti climatici, senza trascurare gli effetti che abbiamo sperimentato tutti nel corso della pandemia.

Il volume riesce a mettere in prospettiva il grande affresco della nostra esistenza sulla Terra, attingendo non solo alle conoscenze che ci arrivano dalla fisica e dall’astronomia, ma anche dalla biologia e dallo studio dell’ambiente. Un testo scritto in modo chiaro e avvincente, che ci aiuta a rispondere ad alcune delle più importanti domande sul nostro passato e sul nostro futuro.

L’EQUAZIONE DIVINA

MICHIO KAKU

MILANO, RIZZOLI, 2021

PAGINE 264

FORMATO 14,5 X 21,5 CM

PREZZO € 17,00

La ricerca di una teoria del tutto - sottotitolo di questo lavoro dal titolo altisonante - è un’impresa con cui i fisici si confrontano da secoli. Il primo a raccogliere la sfida fu Isaac Newton, che con la teoria della gravitazione universale riuscì a dimostrare che la forza di gravità, che fa cadere gli oggetti al suolo, è la stessa che tiene legata la Luna alla Terra. Abbiamo fatto molta strada dalla teoria di Newton, e a raccontarcelo è il fisico americano Michio Kaku con un libro dedicato alla ricerca di una visione globale per spiegare la fisica moderna. Una visione che nasce dalla necessità di unificare le diverse forze che osserviamo in natura, cioè spiegarle nel contesto di un’unica teoria coerente, come fece James Clerk Maxwell nella seconda metà dell’Ottocento, quando mostrò che i fenomeni elettrici e quelli elettromagnetici sono la manifestazione di uno stesso fenomeno, il campo elettromagnetico. Con la nascita della meccanica quantistica, le cose si fecero più complicate, per la necessità di conciliare fenomeni del mondo

microscopico con quelli macroscopici, e quindi la fisica classica con quella dei quanti. Siamo così arrivati al Modello Standard delle interazioni fondamentali, strumento chiave per capire i mattoni della materia, e Kaku ci mostra il punto di arrivo per indicarci il percorso successivo. Docente di fisica teorica alla City University di New York, Kaku è un brillante e capace divulgatore scientifico. Questo saggio, che si legge tutto d’un fiato come un romanzo, ci propone una storia della fisica moderna originale, che mostra come gli sforzi di giganti come Maxwell o Einstein fossero tesi a uno sforzo comune, capace di condensare in un’unica teoria tutto quello che sappiamo sulla fisica. Per raggiungere quell’obiettivo ambizioso ci vorrà forse ancora molto tempo, perché i misteri da risolvere sono ancora tanti, ma nel frattempo chi è curioso potrà divertirsi a capire con questo libro il lungo percorso fatto dalla scienza, dalla mela di Newton fino al bosone di Higgs.

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SPACE MARKETS

THE EUROPEAN ACCESS TO SPACE

rocket that will launch in 2022, delivering up to 200 kg into sunsynchronous orbit.

Skyrora also received co-funding from Esa’s Boost! Programme, €3 million for the qualification of their main rocket engine. This company plans to launch in 2023 a three-stage reusable rocket called Skyrora XL with a payload capacity of 315 kg to a 500 km orbit.

The global space launch services market in 2019 was valued at $9.5 billion and is projected to reach a market value of $47.6 billion by 2030, according to business intelligence company Visiongain. Last year Europe occupied 5th place in the global space launching ranking, with only 4 successful launches. The United States was the first one with 40 successful launches, followed by China (35), Russia (17) and New Zealand (7), according to the “Space Launch Report”.

To increase European independent access to space, Esa has created Boost!, an institutional programme that aims to foster commercial initiatives that offer space transportation services to space, in space, and returning from space. Currently, the only Esa Member States participating in this programme are Germany, Italy, Norway, Portugal, Romania,

Sweden and the United Kingdom. It is this last country that seems to be leading the race thanks to the two UK-based companies, Orbex and Skyrora. The first one is not only the most advanced of the private launchers in Europe and most likely the first one to reach orbit but is also described as the most environmentally-friendly launch system, as it uses bio-propane that cuts CO2 emissions by 90%, it is reusable and leaves no debris in the ocean or in orbit.

Orbex, which has been manufacturing 3D printed rocket engines since 2018, is also the recipient of the largest Esa’s Boost! Award, with a euro 7.45 million in co-funding for their two-stage Prime

In addition to hosting these two companies, the UK might be the first country with an active spaceport, since Orbex plans to launch Prime from Space Hub Sutherland, located in the North of Scotland and Skyrora will launch from SaxaVord spaceport on Unst. Moreover, 7 sites in the UK are applying for launch licences, planning to cover most types of space launches. In fact, according to a report by Space Tech Partners, the UK’s main strengths in establishing itself as a hub for access to space in Europe are the minimization of red tape as the country is not subject to EU laws, and the recent signing of the Tsa (Technology Safeguards Agreement) that allows US participation in space launches from the UK. Although the UK is gaining access to space, Germany follows closely thanks to Isar Aerospace, Rocket Factory Augsburg and Hyimpulse. The first one is working on Spectrum, a rocket delivering 150 kg of payload. Rocket Factory on the other hand is building a rocket called Rfa One capable of reaching sun-synchronous orbit, both companies will launch in late 2022 from Andøya spaceport in Norway. While the third company Hyimpulse, expects to launch its mini launcher SL1 next year.

DI JOSE SALGADO*
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SPAZIO AL FUTURO

Il 18 ottobre 1961, la prima azienda italiana, e una delle prime al mondo, nel campo della comunicazioni e dei servizi satellitari iniziava un viaggio tuttora in corso. Per 60 anni, ogni giorno, Telespazio ha anticipato le domande di domani per costruire una risposta oggi. Per 60 anni, ha ridefinito nuove frontiere solo per superarle. Per 60 anni, la sua storia ha scritto la Storia. Questo libro non è solo il racconto di questo lungo viaggio. È uno sguardo alle strade ancora da percorrere. Alle prossime frontiere spaziali da superare. Perché costruire il nostro futuro nello spazio è dare Spazio al futuro

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