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Scritti al buio

Scritti al buio/cinema I N F U G A P E R A M O R E E S E S S O

In “Vieni come sei” tre giovani disabili finiscono in un bordello a Montréal FABIO FERZETTI

Tra i grandi soggetti di questi anni il più proteiforme è forse la dipendenza. Dipendenza fisica, mentale, interiore. I tanti film dedicati a personaggi portatori di disabilità non segnano solo la ricerca di una nuova sensibilità. Rivelano un interesse per tutto ciò che ci lega e ci limita, sempre e comunque. Dietro il successo di “Quasi amici” non c’era solo la sedia a rotelle, ma l’immensa distanza di classe e mentalità tra i protagonisti. È il movimento compiuto dai due per avvicinarsi a darci gioia, più che il superamento dell’handicap. Tanto che le disabilità fisiche, specie nei film Usa, spesso si intrecciano a differenze etniche e culturali. Ce lo dimostra una volta di più “Vieni come sei”, on the road comico-sentimentale su tre giovani diversi in tutto ma ugualmente decisi a scoprire le gioie del sesso in una sorta di accogliente bordello per portatori di disabilità a Montréal (il Canada francofono resta il luogo esotico più accessibile se venite dal Midwest). Il tutto liberamente ispirato a una storia vera. Nonché remake del belga e assai più crudo “Hasta la vista”, 2011. Il quartetto al centro di questa paradossale educazione sentimentale in effetti è assai ben assortito. Ideatore e (contestato) leader dell’impresa è il tetraplegico Scotty, bianco, sboccato, manipolatore e arrapato come gli studenti delle commedie sui campus anni Ottanta, ma anche rapper dalla solida vena autobiografica. Complice della fuga, con riserva, è l’invidiato Matt, altro ragazzo in sedia a rotelle, origini asiatiche e fisico da atleta. Chiude il terzetto un non vedente di origini indiane riservato e timoroso costretto on the road alle imprese più folli ma anche destinato, come dubitarne, al vero amore. Mentre alla guida di quel furgone in fuga dalle famiglie c’è una gigantesca Gabourey Sidibe, la protagonista di “Precious”. Inutile aspettarsi tesori di finezza o inventiva da un copione simile. Chi vuole qualcosa di serio in materia cerchi “The Sessions”, 2013, con Helen Hunt “sex therapist” divisa tra la famiglia e il legame con un “cliente” chiuso da sempre in un polmone d’acciaio. Qui i toni sono più pop, ma il ritmo è vivace e non mancano affondi e trovate (la parte del leone la fa un tatuaggio sul braccio della Sidibe, una mappa del tesoro per un non vedente). Nel deserto estivo, una sia pur minima sorpresa. Q

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“VIENI COME SEI” di Richard Wong Usa, 107' aabcc

che si occupano di ambiente e di animali. La verità è che pensando alla storia di Lorenzo sembra difficile immaginare che non si sia occupato con scrupolo di queste questioni, e che non abbia a cuore la vita riproduttiva del Fratino, la cui esistenza è stata scoperta da molti italiani proprio in questa occasione e quindi dovrebbe essere anche questo un merito e non un demerito. Le suddette associazioni invocano a gran voce che i suoi concerti Jovanotti li porti negli stadi, come fanno tutti, senza rompere le palle alle preziose sabbie d’Italia. Il che pare un controsenso. Siamo sicuri che un concerto in uno stadio sia più ecosostenibile di un’adunata sulla spiaggia per la quale ci sono stati studi, controlli, verifiche col Wwf, coi comuni di pertinenza, con costi altissimi e una costante promozione di temi ambientali, vedi plastica, pulizia del mare eccetera? Intanto la macchina va avanti realizzando un altro risultato soprendente. Più che un concerto, più che un party, sta diventando un festival itinerante. La quantità di ospiti che sta raccogliendo lungo il viaggio è stupefacente, ai 150 annunciati a bocce ferme, coprendo un arco elevatissimo di stili, e ogni grado di fama, da Ariete a Dardust, da Benny

Benassi a Enzo Avitabile, da Mousse T a Tananai, se ne sono aggiunti in corsa tanti altri, Gianni Morandi, ovviamente, Max Pezzali, Brunori Sas, Renato Zero, Fedez e si potrebbe continuare a lungo. Dunque se proprio ce l’avete con Jovanotti, almeno riconoscetegli il merito di essere attentissimo alla biodiversità, perlomeno di quella musicale. Q

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