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Noi e voi

Noi e voi

da, ecco ce l’abbiamo: la faccia di Fazzolari, bene o male.

Lui, per Giorgia, c’è da sempre. Passò con lei, ad esempio, la serata prima del giuramento al Quirinale come ministra della Gioventù, nel 2008, governo guidato da Silvio Berlusconi, come ha raccontato lei stessa nell’autobiografia “Io sono Giorgia” nel 2021, riempiendo di elogi il suo consigliere: «Giovanbattista, per gli amici antichi Spugna, per me Fazzo, è la persona più intelligente e giusta che abbia avuto la fortuna di conoscere. Oggi è senatore di Fratelli d’Italia, ma per me è molto di più. Non ricordo un solo giorno della mia vita in cui non ci fosse lui al mio fianco». Si sono conosciuti nel periodo dell’impegno universitario, quando lui – infanzia itinerante appresso al padre diplomatico, poi liceo francese a Roma allo Chateaubriand - era responsabile romano di Fare fronte-Azione universitaria, spola tra La Sapienza e la sezione di via Sommacampagna. Fazzolari è sempre stato un meloniano, come praticamente tutti gli altri suoi fedelissimi, sin dal congresso di Viterbo del 2004 in cui Meloni con soli 16 voti di scarto su Carlo Fidanza fu eletta capo dei giovani di An. Per quella occasione, infatti, la oggi quasi premier dovette scegliersi due referenti nazionali: uno era lui, l’altro era Francesco Lollobrigida, capogruppo alla Camera destinato a quanto pare alla riconferma. Insomma vent’anni fa era praticamente tutto uguale ad adesso, come ha raccontato lo stesso Fazzolari a Francesco Boezi due anni fa in “Fenomeno Meloni”: «Anche in quella occasione, a Viterbo, Lollobrigida si era occupato soprattutto di organizzazione e dinamiche politiche. Io, invece, mi ero concentrato sugli aspetti programmatici e su quelli contenutistici». E da allora non ha più fatto altro, almeno per il partito e per la sua leader.

Manifestazione di Fratelli d’Italia in Piazza del Popolo, a Roma, in occasione della campagna elettorale per il candidato sindaco Enrico Michetti nel 2021

Meloni però Fazzolari non l’ ha lasciato indietro: se lo è portato anche alla Camera dei deputati, nel 2006, quando, da vicepresidente di Montecitorio, lo ha voluto suo consulente giuridico. E, due anni dopo, l’ ha trasferito al governo: capo della segreteria tecnica della ministra della Gioventù, fino al 2013. In tutto questo tempo, l’idillio è diventato totale, come ha raccontato lei, sempre tenendola bassa: «Con quell’espressione sempre tranquilla, la battuta pronta per sdrammatizzare e una risposta a qualsiasi domanda, ha accompagnato tutto il mio percorso. Ormai ci capiamo al volo, e tra noi c’è una tale alchimia che a volte non ricordiamo più chi sia stato, dei due, a elaborare un determinato pensiero. Ci siamo completati a vicenda, e scherzando diciamo che ognuno ha salvato l’altro da se stesso». Nientemeno.

Ecco se le cose stavano così in partenza, il suo ruolo nelle ultime settimane è addi-

rittura cresciuto. A tutto vantaggio di un altro personaggio assai vicino a Meloni e che pure è legato a Fazzolari, sin dai tempi dell’impegno politico all’università e della sezione di via Sommacampagna: Giampaolo Rossi, filo no vax e filo-putiniano, ora direttore scientifico della fondazione An e presente in tutti i toto-potere di Fratelli d’Italia a partire da quello della Rai (lui in verità vorrebbe fare il ministro, ma la valanga di suoi post giudicati inopportuni, anche su Sergio Mattarella, rendono questo desiderio particolarmente complesso da realizzare). Per dire quanto sono molteplici e forti i legami di questo mondo che ora si affaccia alle stanze del potere: a inventare il nome di Azione universitaria, che era guidata da Fazzolari, fu Alessandro Vicinanza detto “Il macedone”. Ed è a lui, scomparso giovane, che Giampaolo Rossi ha dedicato la vittoria di Fratelli d’Italia, con un post su Facebook, il 25 settembre.

Certo è, per tornare all’oggi, che il presunto Gianni Letta di Giorgia Meloni si trova abbastanza fuori linea, rispetto al riservatissimo dottor Letta originale. Mentre Fazzolari ha cominciato ad essere inseguito da richieste, amici di vecchia data spuntati dal nulla, affamati di poltrone, è saltato fuori che Fazzolari è una specie di idolo per gli appassionati di armi. Un Che Guevara della doppietta libera. Gira sul web una sua intervista, rilasciata in Lacoste nera alla Fiera Eos 2022 di Verona in cui, è trattato come un personaggio davvero importante già nella primavera scorsa, quando i più non ne conoscevano neanche il nome.

«Sì, mi diverto e mi diletto nel mondo del tiro», gongola, Fazzolari in quell’occasione, mentre l’intervistatore lo magnifica e lo porta in trionfo come «motore trainante per la liberalizzazione del 9x19 », volgarmente detto Parabellum, grazie al «meritorio» emendamento con cui senza particolari clamori ha «fatto uscire l'Italia dal Medioevo» facilitando l'uso dell’arma. Un’azione definita «quasi eroica», ma nata da un preciso afflato: «Reputo che i possessori di armi abbiano diritto a maggiore tutela e maggiore attenzione di quella che di solito hanno», spiegava Fazzolari. Ecco, uno pensava le donne, i poveri, gli emarginati: invece no, l’orizzonte naturale è la lobby del tiro sportivo, che ha bisogno di più tutela. Faz-

AMANTE DEL TIRO SPORTIVO, È UNA SPECIE DI EROE PER GLI APPASSIONATI. È RIUSCITO A LIBERALIZZARE L’USO DEL 9X19, IL PARABELLUM. “SIAMO UNA CATEGORIA TROPPO POCO TUTELATA”

PROTAGONISTI

Giovanbattista Fazzolari, è alla sua seconda legislatura da senatore. A destra, Francesco Lollobrigida, capogruppo alla Camera di FdI

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