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Genesi di una dittatura, il libro di Ezio Mauro Wlodek Goldkorn

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Noi e voi

Noi e voi

zolari fino a quattro mesi fa era assai vigile.

Raccontava infatti: «Ci sono attualmente delle proposte di legge molto preoccupanti che di fatto annullerebbero la possibilità di fare tiro sportivo. Alcune prevedono l’impossibilità di detenere munizioni a casa, ma solo al poligono, il che è irrealizzabile. Oppure l’obbligo di tenere le armi ai poligoni, creando delle sorte dei fortini nei poligoni». Un vero scandalo. «Fino alle assurdità che per poter richiedere un porto d’armi si debba avere l’assenso di tutte le precedenti relazioni anche affettive, il che rende la questione grottesca, irrealizzabile, oltre a dare la possibilità a ex mogli o ex mariti di rifarsi col vecchio partner non concedendo la possibilità di avere le armi», raccontava indignato Fazzolari.

È una vera fortuna che la legislatura sia caduta in anticipo, prima che queste terrificanti proposte di legge potessero minare la libertà di tutti. Ma adesso si pone un ulteriore problema: alla scarsa attenzione per la tutela degli appassionati di armi ha sin qui posto rimedio Fazzolari stesso, in persona, argine all’ingiustizia. Non sappiamo dire chi d’ora in poi si occuperà dei diritti di chi fa tiro sportivo. In Fratelli d’Italia e nella maggioranza in genere si usa dire in questi giorni, per qualsiasi cosa: «Chiedetelo a Fazzolari». Si potrebbe domandargli anche questo.

GENESI DI UNA DITTATURA IL LIBRO DI EZIO MAURO

DI WLODEK GOLDKORN

Era febbraio dell’anno 1922. Mancavano otto mesi alla marcia su Roma e all’incarico ricevuto dal re di presiedere il governo, quando Benito Mussolini per l’ultima volta trascorreva qualche ora con il suo ex compagno di lotte e galera Pietro Nenni. Ambedue si trovavano a Cannes, in occasione della conferenza dei capi dell’esecutivo delle potenze vincitrici della prima guerra mondiale. E il leader socialista lo descriveva così: «Ha un “L’ANNO profondo disprezzo per coloro che lo sostengono DEL FASCISMO” e sa di essere, a sua volta, disprezzato». Lo cita Ezio Mauro Ezio Mauro nel suo (bellissimo) libro “L’anno Feltrinelli, pp. 240, € 20 del fascismo. 1922. Cronache della marcia su Roma”, pubblicato da Feltrinelli. Quella frase spiega molto sul meccanismo dell’ascesa di un ex agitatore del popolo al ruolo di capo assoluto degli italiani e inventore di un nuovo modo di concepire la vita politica e sociale, chiamato appunto, in tutte le lingue, Fascismo. In quella frase c’è un’intuizione: oltre a tutte le altre questioni (ci torneremo), il regime nasce da una forte dose di nichilismo. Per Mussolini conta solo la volontà di potenza. Il testo di Mauro è un reportage, specie di cronaca con molti dettagli sulla vita quotidiana degli italiani all’epoca, sui dieci mesi dell’anno che cambiò l’Italia (ma anche l’Europa e il mondo). Al centro: Milano, città laboratorio del fascismo ma pure il Quirinale, sede e cuore della monarchia che finirà per assecondare i voleri del Duce. Lo sguardo del cronista è dall’alto: dai due balconi. No, non da quello totemico di piazza Venezia ma dal balcone di palazzo Marino e da quello romano dell’edificio adibito alla dimora del monarca. Da quei due balconi si ha la prospettiva non solo sul movimento fascista ma sull’insieme della società italiana e della sua classe politica. Il pregio, uno dei pregi, della narrazione di Mauro è la consapevolezza della casualità della storia e della contingenza che detta le scelte degli attori degli eventi. E su questo sfondo ideale l’autore fa la cronaca dell’impotenza e della resa dei liberali, della incapacità dei socialisti di pensare ad altro che a se stessi, con il corollario di scissioni ed espulsioni, della stoltezza del re preoccupato in primis delle mire del Duca d’Aosta al trono. Impressionante il racconto sulla violenza esercitata dai seguaci di Mussolini durante quei mesi cruciali. Ecco, l’impressione è che non si trattava solo di uno strumento della presa di potere ma di un tentativo di cambiare i tratti antropologici del popolo. La violenza era pedagogia e valore in sé.

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