UN’OPERA D’ARTE CREATA CON AMORE
Per noi il letto è l’elemento di arredo più importante perché è quello che ti permette di riposarti e ricaricarti. Specialisti da oltre 170 anni in maestria artigianale e raffinatezza, abbiamo creato un letto che diventerà il cuore della casa. Grand Vividus. Progettato da Ferris Rafauli, per vivere la vita al meglio.
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Editor’s Letter
Abbiamo deciso di dedicare l’apertura di questo numero alla città che ospita un evento sportivo davvero speciale, una storica competizione nautica che si svolge dal 1972, e che quest’anno vede l’Italia in pole position per l’arrivo a Genova, sabato 1 luglio, della Volvo Ocean Race. Ovvero una gara di vela intorno al mondo che si tiene ogni tre anni al motto di “nulla è grande e facile”, e dove si sfida il meglio della marineria di ogni Paese. Un’occasione per Robb Report di tracciare la mappa dei luoghi cult della “Superba” (così Petrarca definì il capoluogo ligure) utili per i velisti, gli armatori e i tanti appassionati che saranno al Porto Antico, disegnato da quel genio di Renzo Piano, ad assistere all’arrivo, per la prima volta nel Mediterraneo e in Italia, della spettacolare regata.
Un motivo in più per tifare in banchina gli equipaggi, se ci fosse bisogno, è l’impegno che da sempre la Ocean Race pone per la sostenibilità dell’oceano, tanto che le barche stesse vengono utilizzate per ricerche scientifiche. Non solo: nei mesi della regata, si può aderire alla campagna One Blue Voice per sostenere la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Oceano firmando la petizione online che verrà presentata, in collaborazione con l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a New York a settembre.
Un tema, quello della salvaguardia del mare, che ritorna nel progetto di un catamarano “con le ali”, il Plectrum di Lazzarini Design, pensato con la motorizzazione a idrogeno per toccare i 75 nodi in massima leggerezza e senza danni per l’ambiente. Futuribile ed elegantissimo. Come la Continental GT Speed, spinta da quello che sarà l’ultimo 12 cilindri della Bentley, sempre nel nome di una mobilità più green. E già c’è la lista d’attesa per avere la fuoriserie, il cui valore è ovviamente destinato a salire.
Intanto, in Italia è tempo di vacanze. La scelta migliore per un periodo di relax senza sorprese? Chiudersi in villa, o meglio, in una torre, con splendida vista sul mare e privacy garantita, a Paraggi o all’Argentario, come suggerisce l’agenzia di real estate più qualificata al mondo. Sapendo però che anche davanti allo scoglio più isolato, prima o poi qualche yacht mette l’ancora, ed è sempre lo stile a fare la differenza. Per qualche idea sulle tendenze beach, guardare la vetrina di Robb Report sui pezzi cool in quanto a costumi da bagno, da accompagnare con gli occhiali da sole più adatti.
E per restare con i piedi sulla battigia tenendo a bada il caldo torrido, chi è davvero avanti non si accontenti di un’acqua qualsiasi ma cerchi le più pure e rare, provenienti da antiche sorgenti naturali dai luoghi più remoti del pianeta. Come quelle scelte nel nostro servizio accanto alle granite, altro cult dell’estate. Siciliane per tradizione, con qualche eccezione da gourmet come la granita allo Champagne.
Buona lettura.
THE GOODS
WHO, WHAT AND WHERE
Genova con il vento in poppa
Ocean Race, la leggendaria regata intorno al mondo, questa estate arriva nel porto della “Superba”. Un evento eccezionale per la città, un’occasione unica per riscoprire le sue bellezze. Storia, arte, letteratura, musica, cucina… e i migliori confetti d’Italia
Gran finale sotto la Lanterna. Per la prima volta nella sua storia la leggendaria Ocean Race, massacrante regata velica intorno al mondo, fa capolinea in Italia, a Genova, città di migranti, naviganti, esploratori, che dal 24 giugno al 2 luglio torna, così, a essere regina dei mari. L’arrivo - dopo oltre sei mesi di navigazione - è al Waterfront di Levante, ultimo progetto di Renzo Piano, poco distante dal Galata, il più grande museo marittimo del Mediterraneo, e dal nuovo MEI - Museo dell’Emigrazione Italiana nel complesso della Commenda di Prè. Gioiello medievale nel cuore misterioso di quei caruggi, a volte così stretti che “due persone affiancate non riescono a passarci!”, esclamò incredulo lo scrittore
russo Nikolaj Gogol. Caruggi che fanno di Genova la kasbah più a nord del Mediterraneo, con un tocco di folklore quasi partenopeo e un gusto privato per la teatralità molto vicino a quello capitolino. Difficile da credere? Si entri nei Palazzi dei Rolli - le antiche dimore dell’aristocrazia mercantile, oggi patrimonio Unesco, letteralmente incastrate nelle maglie dei vicoli - dove Genova la grigia sfodera i colori, le esuberanze, l’opulenza del suo Secolo d’oro (1528-1639). Cicli di affreschi, decorazioni a trompel’oeil, gallerie degli specchi, superbe quadrerie, giardini terrazzati arrampicati sui fianchi di intere colline: uno show off che colpì anche Pieter Paul Rubens, estasiato dall’arte di abitare entro le mura della “Superba”. L’inafferrabile città di Fabrizio De André, del pesto e della focaccia è un dedalo ad altissima densità di chiese
romaniche dalle caratteristiche fasce bianche e nere (San Donato, scrigno di un capolavoro del fiammingo Joos van Cleve), musei dai tesori insospettabili (il Diocesano con il grandioso corpus cinquecentesco della Passione dipinta su tela jeans), botteghe storiche (Romanengo, confetteria più antica d’Italia, famosa per i frutti canditi e la conserva di petali di rose) e le tipiche “sciamadde”, santuari dello street food genovese. Si riconoscono per il forno a legna sempre vivo e una manciata di tavoli, dove si servono senza sosta farinata, panissa, torte di verdure e gli irresistibili “friscioeu” (frittelle) di baccalà, ghiotti come le ciliegie: uno tira l’altro. Per smaltirli niente di meglio del giro dei forti, trekking ad alto tasso panoramico all’ombra del
formidabile sistema di roccaforti che, dall’alto delle brulle colline, sorveglia la cinta muraria più lunga al mondo, seconda solo alla Grande Muraglia Cinese. Inevitabili altre due gite fuori porta. A Pegli per il parco romantico-esoterico di Villa Durazzo Pallavicini, opera senza eguali nell’arte del paesaggio concepita a metà Ottocento da Michele Canzio, scenografo, pittore, architetto, nonché consuocero di Giuseppe Garibaldi, e a Nervi per la passeggiata a mare più bella del mondo. Un tracciato di quasi due chilometri nella roccia viva, costellato di locali con tavolini sugli scogli, dove sorseggiare un Pigato contemplando il golfo di Genova, con il promontorio di Portofino da una parte e le Alpi Marittime dall’altra. Uno spettacolo a ogni ora del giorno e della notte.
E per dormire? Si scende al Bristol in pieno centro (nel libro d’oro Luigi Pirandello, Gabriele d’Annunzio, l’imperatore Hirohito). Gioiello liberty, vanta l’audace, scenografico scalone ellittico che ispirò ad Alfred Hitchcock la scena cult di un capolavoro della suspense quale La donna che visse due volte.
IN ALTO
Il famoso roseto di Nervi e il borgo di Boccadasse.
A DESTRA
La confetteria Romanengo, la più antica d’Italia.
SOTTO
La terrazza del ristorante Just Peruzzi a Bogliasco.
Per pochi eletti
Per chiudere l’era del motore termico, Rolls-Royce ha annunciato la produzione di 12 esemplari di Black Badge Wraith Black Arrow. Uno per ogni cilindro del suo potente V12
Una serie limitata, limitatissima. Solo 12 esemplari, già tutti assegnati. RollsRoyce ha deciso di dare così l’addio al suo storico motore V12 (per intraprendere la nuova era elettrica) e contestualmente celebrare la fine della produzione della Wraith. Lanciata nel 2013, è stata uno dei modelli più importanti e influenti della casa britannica. Decisamente più concentrata sulle prestazioni rispetto alle precedenti Phantom e Ghost, Wraith ha modificato radicalmente la percezione di RollsRoyce e ha aperto il marchio a un gruppo di clienti completamente nuovo, più giovane. L’ultima coupé V12 che uscirà dallo stabilimento di Goodwood è stata battezzata Black Badge Wraith Black Arrow. Ha una colorazione che varia dal grigio al nero (cromatismi denominati Celebration Silver e Black Diamond), con inserti in giallo brillante a contrasto. L’abitacolo è personalizzato con uno speciale rivestimento in pelle e gioca anch’esso sul contrasto tra nero e giallo. Sotto il cofano, ovviamente, batte il poderoso e iconico propulsore V12 biturbo 6,7 litri capace di accelerare da 0 a 100 km/h in soli 4,4 secondi e di raggiungere una velocità massima di 250 km/h. Il prezzo? Non è dato saperlo, ma si può ipotizzare sia ben al di sopra dei 335.000 euro dell’ultima Wraith “normale” venduta (optional esclusi). P.T.
La livrea della Black Badge Wraith Black Arrow in nero e argento con piccoli accenti gialli, è un omaggio alla Thunderbolt che nel 1938 stabilì il record di velocità a 575,335 km/h.
La mostra “Storyteller” dedicata a Guy Bourdin, è all’Armani/ Silos di Milano no al 31 agosto. A SINISTRA
“Charles Jourdan”, 1972.
EXHIBITION GUY BOURDIN
Quel lato noir di un artista glamour
Enigmatico, audace, sensuale. Una retrospettiva celebra il talento iperrealista di uno dei più grandi fotogra fashion. Con continue incursioni nel “mistero”
di Roberta VanoreStranianti, misteriosi e inquietanti gli scatti dell’universo visionario di uno dei più influenti fotografi di moda del XX secolo, Guy Bourdin. A lui è dedicata “Storyteller”, la rassegna fotografica in mostra a Milano negli spazi di Armani/Silos (fino al 31 agosto), dove il talento anticonformista dell’artista francese, noto per le sue immagini provocatorie e dissacranti, viene presentato in tutta la sua complessità. La “poetica” di Bourdin, allusiva, simbolica e influenzata dalle atmosfere oniriche del Surrealismo, sfugge da qualsiasi definizione, una radicale rottura dei dettami convenzionali della fotografia e una sfida alle convenzioni sociali. Le sue ermetiche visioni vanno decifrate: realtà e apparenza si confondono, un alone di mistero pervade l’insanabile conflitto tra innocenza e peccato, normalità e follia. Uno stile unico e inconfondibile, in cui ogni scatto si apre a una pluralità di interpretazioni. È la capacità narrativa di Bourdin: ogni immagine racchiude un romanzo giallo, noir o thriller. Nato a Parigi nel 1928 e scomparso nel 1991, dopo gli inizi da pittore passa alla fotografia autodidatta, diventando famoso per lo stile audace e conturbante e per l’estrema libertà artistica delle campagne pubblicitarie realizzate per Vogue Paris. Il successo cela un vissuto personale traumatico e intriso di tragedie, come l’abbandono della madre, che spiegherebbe il rapporto problematico con le donne e la sua attrazione fatale per le scene del crimine. L’esposizione unisce scatti iconici e immagini meno note: un centinaio di fotografie, selezionate da Giorgio Armani in collaborazione con The Guy Bourdin Estate, per sintetizzare l’universo creativo dell’artista. Dai contrasti black & white alle ardite composizioni cromatiche, agli intensi colori brillanti, tratto distintivo del suo iperrealismo. Anche quando si tratta di immagini
glamour di moda, l’artista mette in primo piano l’immagine elevandola al di sopra del messaggio commerciale, foto da guardare come scene di un film poliziesco. Il cinema, immenso repertorio di ossessioni, è una delle sue maggiori fonti di ispirazione, con riferimenti ai gialli di Alfred Hitchcock e all’arte onirica di Edward Hopper. Le modelle, elementi ricorrenti, vengono spesso mostrate “a pezzi”: gambe senza corpo, unghie laccate e labbra glossy rosso fuoco. Il decostruttivismo di Bourdin è ancora più evidente nei manichini, simboli della moda e inquietanti metafore surrealiste di una fisicità spezzata. Ancora oggi, a 30 anni dalla morte del maestro, le sue ammalianti ossessioni visive decostruite fanno riflettere, suscitando stupore e stimolando il
subconscio dello spettatore. Guy Bourdin non seguiva la corrente e non scendeva a compromessi, aveva il coraggio di osare, per questo è riuscito a lasciare un segno indelebile nell’immaginario collettivo.
A SINISTRA
Guy Bourdin Archives, circa 1974.
PAGINA A FIANCO
Uno scatto per Vogue
Paris, numero di maggio 1984. IN BASSO
La mostra all’Armani/Silos.
Il Mozart delle complicazioni
La parola “capolavoro” è spesso abusata, ma il cronografo Grand Complication Split-Seconds - Tempo di Vacheron Constantin lo è davvero
di Victoria GomelskyAnche i collezionisti che ricordano i primi tempi del rinascimento meccanico potrebbero non sapere
che, per la maggior parte del XX secolo, gli orologi da polso dotati di complicazioni, e tanto meno di grandi complicazioni, erano una rarità. “Pochissimi calendari perpetui erano disponibili perché molto difficili da sviluppare, produrre e assemblare”, dice Christian Selmoni, style and heritage director di Vacheron Constantin. “Per decenni, se non secoli, il tourbillon è stato una sorta di complicazione mitica: per gli orologiai era il sacro Graal della difficoltà”. L’avvento di tecnologie ingegneristiche avanzate a metà degli anni Ottanta, come
le macchine a controllo numerico e la progettazione assistita da computer, ha permesso a un maggior numero di orologiai di mostrare i propri “muscoli” tecnici, ma ancora oggi la combinazione di funzioni super-specializzate all’interno di un unico segnatempo rimane una prerogativa dell’élite orologiaria. E allora eccolo, il cronografo Grand Complication Split-Seconds - Tempo, un pezzo unico realizzato dal reparto sperimentale Les Cabinotiers di Vacheron Constantin. L’orologio da polso di 45 mm per 16,4 mm, in oro rosa 18 carati, presentato a Watches and Wonders di Ginevra, si distingue anche nel firmamento dell’alta orologeria. Per cominciare, il nuovo calibro 2757 a carica manuale contiene ben 698 componenti. Comprende una ripetizione
minuti, tra le complicazioni più apprezzate dell’orologeria; un cronografo rattrappante (che si dice sia ancora più difficile da costruire del meccanismo di suoneria a causa dell’estrema precisione nel processo di assemblaggio) e il tourbillon: un trio di funzioni quasi mai viste insieme in un orologio da polso. Eppure l’esemplare di Les Cabinotiers - il cui prezzo è molto alto, su richiesta - non solo è sottile (il movimento misura appena 10,4 mm di spessore), ma presenta anche un’estetica elegante e sobria, con un quadrante bicolore in grigio scuro, che smentisce la sua estrema complessità. “Per le super complicazioni come questa, si potrebbe essere tentati di inserire il maggior numero di informazioni possibili sul quadrante, per
aumentare la complessità percepita del segnatempo”, spiega Selmoni. “Ma la nostra idea era quella di dare la massima leggibilità”. E, si potrebbe aggiungere, la massima bellezza. Rifinito meticolosamente a mano da un unico orologiaio, il fondello presenta un motivo a croce di ponti anneriti con superfici scavate sabbiate a grana finissima e sormontate da una vasca lucidata a specchio. Il gioco di finiture opache e lucide che ne risulta, racchiuso in un’architettura tridimensionale, crea una sinfonia visiva. Selmoni definisce il maestro orologiaio dietro questo pezzo “una sorta di Mozart delle complicazioni”. Ma qui la musica suona dolcemente. Elogiando il fattore stealth dell’orologio, aggiunge: “Solo voi saprete di avere una super complicazione al polso”.
RESTAURANT
L’atelier dell’alta cucina
Gucci Osteria, il ristorante orentino del leader mondiale della moda di lusso, esprime tutta la loso a di Massimo Bottura, in un contest innovativo e di grande eleganza. A guidare la brigata, una giovane cuoca messicana e uno chef giapponese che nei piatti mettono colore, gioco e passione
Con la firma di Massimo Bottura, chef acclamato a livello mondiale, non poteva che essere un successo. E così è stato. Gucci Osteria, in piazza della Signoria, è l’indirizzo che gli appassionati di alta cucina italiana, americani in testa, hanno in agenda quando passano da Firenze, dove è nata la celebrata maison del lusso, di cui ora il ristorante è il fiore all’occhiello. A incarnare il nuovo Rinascimento culinario, Karime López, classe 1982, moglie di Takahiko “Taka” Kondo, braccio destro di Bottura alla Francescana di Modena, che ora la affianca a Firenze. Entrambi gli chef portano la loro visione di una cucina giocosa e colorata, alimentata dai migliori ingredienti locali, dai ricordi personali e dai viaggi di formazione in mezzo mondo. Così come la moda cambia e si evolve di continuo per esprimere art de vivre e creatività, così i loro menu alla carta e di degustazione vengono modulati continuamente in base a ciò che di meglio è offerto dal mare, dalla terra, dai mercati locali. I piatti stagionali sono una “capsule collection”; effimeri e incentrati sulla disponibilità di prodotti molto
A
SOPRA
Massimo Bottura. A SINISTRA
Uno scorcio della sala degli soecchi.
IN BASSO
“Charley Marley viaggia in Messico”, il piatto della Lopez dedicato al glio di Bottura, Charlie, e al suo dessert preferito.
sensibili al tempo e reperiti da fornitori di fiducia, come la semplice Rosa de Gorizia del Friuli o la Barba di Frate dell’Italia meridionale, trattati da Karime con straordinaria creatività. Ordinare per credere la “ Tostada di Mais Viola ”, semplicemente sublime, o il “ Cannolo che vuole diventare un Cannellone ” (e qui si vede la scuola del Maestro…) o “ Bendita Primavera ”, fave, capasanta e succo freddo di lampone.
A chiudere in dolcezza l’esperienza nella bella sala arredata con massimo gusto, “ Passeggiata nel Bosco ”, piselli con sambuco e fragoline di bosco, e “ Il sole attraverso ”, french toast di colomba,
sorbetto al rum con croccante di mandorla nuvole, delizie che chiamano in gioco tutti e cinque i sensi. Carta dei vini adeguata al livello della ristorazione, dagli Champagne millesimati serviti con gli antipasti alle etichette di un percorso mai banale. Impeccabili, noblesse oblige , location e servizio, con una cura assoluta dei dettagli per una raffinata convivialità. E per chi vuole portare a casa l’ineguagliabile Gucci style, piatti, bicchieri, tovaglioli, calici, e in generale tutto ciò che si mette in tavola, da acquistare nello shop attiguo al ristorante o sul sito, nella sezione dedicata. S.T. gucciosteria.com
Questione di etichetta
Ogni anno un artista contemporaneo è chiamato da Ornellaia a rmare una serie in edizione limitata per celebrare il carattere unico della nuova vendemmia. Le creazioni dell’americano Joseph Kosuth, tra i massimi esponenti e dell’arte concettuale, andranno all’asta a settembre
Èla “proporzione” il tema dell’ultima Vendemmia d’artista di Ornellaia, il progetto che celebra il carattere unico di ogni annata del pregiato Supertuscan attraverso l’interpretazione di un artista chiamato a creare un’opera site-specific e una serie di etichette speciali. Ornellaia, come è noto, è una cuvée di cabernet sauvignon, merlot, cabernet franc e petit verdot che di anno in anno si fondono in percentuali diverse, raccontando il terroir e la stagione della vendemmia. Il 2020, caratterizzato da freddo e pioggia alternati a lunghi periodi di siccità e caldo, ha saputo trasmettere
al vino le giuste caratteristiche di ogni vitigno in perfetto rapporto, e per questo Axel Heinz, direttore di tenuta, ha individuato nella proporzione il carattere per ritrarre l’ultimo Ornellaia uscito dalle cantine di Bolgheri. A firmare l’etichetta è stato chiamato l’artista statunitense, Joseph Kosuth, tra i massimi esponenti e teorici dell’arte concettuale, che ha focalizzato la sua ricerca sul linguaggio, mirando a rivelare visivamente la complessità dei codici culturali. Nel solco di questa ricerca ha interpretato la “proporzione” con una serie di opere di grande potenza intellettuale incentrate sulla parola “vino”. Il progetto prevede la produzione di un’edizione limitata
di 111 bottiglie grande formato (cento doppie magnum, dieci imperial e una salmanazar) numerate e firmate personalmente dall’artista. Inoltre in ogni cassa da 6 bottiglie di Ornellaia è inserita una bottiglia con un’etichetta creata dall’artista che vede una citazione di Vitruvio in inglese incisa su carta. Alcune delle etichette che personalizzano i grandi formati verranno battute all’asta online di Sotheby’s programmata dal 7 al 21 settembre 2023. Il ricavato dell’asta di sarà devoluto alla Fondazione Solomon R. Guggenheim a sostegno del programma Mind’s Eye che permette l’accesso all’arte alle persone non vedenti o ipovedenti. P.T.
VENDEMMIA D’ARTISTA
Ogni anno a partire dall’uscita di Ornellaia 2006 un artista contemporaneo firma un’opera d’arte site-specific per la tenuta e una serie di etichette in edizione limitata, traendo ispirazione da una parola che descrive il carattere della nuova annata.
2006 L’ESUBERANZA
Luigi Ontani
2007 L’ARMONIA
Ghada Amer e Reza Farkhondeh
2008 L’ENERGIA
Rebecca Horn
2009 L’EQUILIBRIO
Zhang Huan
2010 LA CELEBRAZIONE
Michelangelo Pistoletto
2011 L’INFINITO
Rodney Graham
2012 L’INCANTO
John Armleder
2013 L’ELEGANZA
Yutaka Sone
2014 L’ESSENZA
Ernesto Neto
2015 IL CARISMA
William Kentridge
2016 LA TENSIONE
Shirin Neshat
2017 SOLARE
Tomás Saraceno
2019 IL VIGORE
Nathalie Djurberg and Hans Berg
2020 LA PROPORZIONE
Joseph Kosuth
IL COLLEZIONISTA DELLA RISERVA SPECIALE
Una collezione privata di Riserva Biondi-Santi (un Brunello pregiato e raro), conservata nel 2021 nel caveau dell’Hedonism Wine, il tempio del lusso enoico londinese e tra le più prestigiose enoteche al mondo, è stata messa in vendita, con unica verticale di 36 annate, dalla 1945 no alla 2013. Prezzo: £ 52.400. Un vero e proprio dream lot per i collezionisti di ne wine. Rinomato per la sua longevità (può superare i 100 anni), il Riserva viene prodotto solo in annate eccezionali: dalla prima del 1888 no a oggi sono state rilasciate 42 Riserve. Esiste un collezionista privato che le possiede: è Robert Langer di Los Angeles, executive vce president della Walt Disney Company.
Liscia, gassata o... semplicemente preziosa
Se fino a oggi si puntava su oro e petrolio, facile che tra poche decine di anni sia l’acqua il punto di forza degli investitori. Quantomeno perché sarà sempre meno facile trovarne. Per ora, ci si può ancora dilettare cercando e acquistando a caro prezzo acque rare, purissime, dal sapore e dalle proprietà organolettiche uniche, provenienti da sorgenti naturali antichissime, e imbottigliate come opere d’arte. Tra le minerali più costose, “Beverly Hills 9OH20 Luxury Collection Diamond Edition” è lo champagne della categoria: proviene dalle montagne della Sierra Nevada, è arricchita con potassio, calcio e minerali, e purificata con un processo di ozonizzazione. La bottiglia, creata dal gioielliere Mario Padilla in dieci esemplari, è realizzata a mano in cristallo di Boemia, con tappo in oro bianco tempestato di centinaia di diamanti (80mila euro). È dedicata al celebre artista italiano, l’“Acqua di Cristallo Tributo a Modigliani” proveniente da tre sorgenti: isole Fiji, Francia e ghiacciai islandesi. Progettata da Fernando Altamirano di Tequila Ley, la bottiglia riproduce la scultura della celebre testa di artista ed è ricoperta di oro massiccio, aggiunto anche nell’acqua: ogni goccia ne contiene 5 grammi. Un gioiello venduto all’asta per 60mila euro. Tra i paesi in cima a questa classifica, il Giappone. “SuperNariwa” pare provenga da una sorgente formatasi nella
Provenienti da antiche e purissime sorgenti naturali nei luoghi più remoti del pianeta, queste acque minerali sono più pregiate dello Champagne. Un lusso per pochi elettiSOPRA Acqua Armani. A SINISTRA Bottiglia d’acqua Veen.
roccia milioni di anni fa dopo una tempesta di meteoriti e l’eruzione di un vulcano. È una delle acque più ricercate e costose (9mila euro al litro), perché si crede sia un elisir di eterna giovinezza e contrasti le malattie, anche se non esiste un riscontro scientifico. “Kona Nigari”, sgorga dai fondali dell’Oceano Pacifico, nelle Hawaii, a oltre mille metri di profondità. Quest’acqua purissima è ricca di elettroliti oceanici che agevolano digestione e dimagrimento, contrastando lo stress e migliorando la pelle. Le bottiglie sono in vetro nero con tappo d’oro (€ 420). Nata dalla sorgente Nunobiki, a Kobe, in Giappone, e dotata di ottime proprietà organolettiche, la “Fillico” è un’acqua regale: il tappo è una corona d’oro e le bottiglie, che simboleggiano re e regina degli scacchi, sono raffinate
opere d’arte ornate con argento, oro e Swarovski (€ 250). Per i i divi di Hollywood, la “Bling H2O”, ideata dal produttore Kevin Boyd è un vero status symbol. La bottiglia, tappata come lo champagne, è decorata a mano con cristalli Swarovski. L’acqua ha origine dalla English Mountain Spring, in Tennessee. Un processo di purificazione in nove fasi, con ozono e microfiltrazioni, le conferisce il suo gusto pluripremiato (€ 85). Proveniente dalle sorgenti più incontaminate del Nord Europa, l’acqua “Veen” è la più cristallina del pianeta. Sgorga da una lontana sorgente del Circolo Polare Artico, è estratta da una fonte sotterranea in Lapponia ed è imbottigliata in vetro borosilicato (€ 65). Così come la purissima “10 Thousand BC” è l’acqua glaciale per eccellenza. Deriva dalle profondità del ghiacciaio
ALTUS LIFESTYLE
Luxury is a reflection of aesthetics, an expression of the good and the beautiful that give value to life: that combination of design and functionality that has always guided us in all our proposals reflects the desire to operate in the real estate field while enhancing beauty and history we are surrounded by. Luxury real estate is our passion, not just our business. This is why we are standard-bearers of the ultimate lifestyle
Per saperne di più: www.altuslifestyle.com
Piazza della Repubblica, 6, 50123 Firenzepreistorico St-Elias, in Alaska, luogo remoto accessibile solo dall’oceano. “L’acqua delle nevi”, venduta in bottiglie di Murano (€ 40), è ricca di ionio che riduce ansia e invecchiamento, pare favorisca anche il desiderio sessuale. E l’Italia? Nata dalla collaborazione tra lo stilista Giorgio Armani e la Fonte Lauretana, “Acqua Armani” è un’oligominerale imbottigliata alla sorgente Lauretana del ghiacciaio del Monte Rosa. La bottiglia (€ 29,50) riflette l’immagine del brand: elegante e minimal chic. Perché la classe qui è anche acqua.
SOPRA A SINISTRA Bottiglie d’acqua 10 Thousand BC.
SOPRA A DESTRA L’acqua Beverly Hills 9OH20. A SINISTRA Bottiglie d’acqua Bling H2O.
La voglia matta
Direttamente dalla Sicilia, la granita torna a offrire sollievo nelle afose giornate estive.
Con i gusti della tradizione ma anche nuovi abbinamenti inediti, che giocano sulla sapidità.
E un accompagnamento che non può mancare
Nel bicchiere trasparente con abbondante strato di panna, oppure racchiusa tra le morbide rotondità della brioscia col tuppo. Con l’arrivo dell’estate la granita rispetta la tradizione e al contempo si rinnova con nuovi abbinamenti, grazie alle intuizioni dei maestri
gelatieri italiani. Parte di un vero e proprio rito di degustazione, affonda le sue radici nelle terre siciliane dove, nel Medioevo, i “nivaroli” salivano sull’Etna a raccogliere la neve, la conservavano tutto l’anno in apposite buche scavate nel terreno, per poi servirla d’estate con frutta fresca nelle località balneari più frequentate.
“Grattata” e aromatizzata, si accompagnava a sciroppi di frutta, spremute di agrumi, estratti di fiori o caffè. Ma è solamente quando la neve da ingrediente è diventata un refrigerante, che è nata la granita come la conosciamo oggi. Leggera al palato e ricca di gusto, tanto da essere proposta a tutte le ore: dalla
colazione allo snack pomeridiano, fino all’ora dell’aperitivo e del dopocena, con audaci abbinamenti tra ingredienti salati e alcolici. I puristi non rinunciano a una visita al Bambar di Taormina dove il gusto di mandorla è il più gettonato. Quella al pistacchio di Bronte fa tendenza, mentre al caffè è la preferita al mattino, magari con un top di panna. Gli intenditori ordinano invece la granita ai gelsi, aromatica e rinfrescante. In Sicilia, patria della ricetta, ad Acireale si tiene annualmente il Festival di Nivarata, in cui vengono presentate le novità che conquisteranno i palati nella stagione estiva. Come le creazioni di “aVista. Gusti nomadi”, elegante progetto itinerante ideato dalle maestre gelatiere Ida di Biaggio e Giovanna Musumeci. Sono loro le ricette che hanno conquistato gli ospiti del Grand Hotel Timeo di Taormina, gruppo Belmond, con un menu degustazione comprensivo di granita
al gin tonic e granita al guacamole servita su carpaccio di tonno e foglie di lemongrass. Quest’estate saranno da Bagol’Area, ecofarm sull’Etna (a Castiglione di Sicilia), con un popup immersivo avvolto da piante di agrumi e di frutta esotica dove realizzeranno gusti a chilometro zero, con ingredienti raccolti davanti agli occhi degli ospiti. Chi ricerca un tocco glamour potrà intercettare il carretto dei Bulle Glacée del Morgana di Taormina che, in collaborazione con Veuve Clicquot, ha creato dei signature cocktail di granita & champagne, serviti rigorosamente in coppa. Insomma, qualunque sia l’orario in cui la si ordina, la granita siciliana pretende solo una cosa:
il giusto tempo per degustarla. Gli esperti consigliano di ritagliarsi 30 minuti di puro relax, a un tavolo vista mare, per gustarne appieno ogni sfumatura. Penelope Vaglini SOPRA Granita all’anguria e granita al pepe.
PAGINA A FIANCO
Il carretto dei Bulle Glacée del Morgana e le granite del Bambar, due istituzioni a Taormina, e una granita di pomodoro e basilico.
GRANITA & CHAMPAGNE
Due cuvée di grande eleganza e personalità per accompagnare le migliori granite artigianali: Prestige rosé, dalle bollicine fini e aromi di frutti rossi (lamponi selvatici appena schiacciati, ciliegia, ribes nero) e Comtes de Champagne, con note di agrumi canditi, pere Williams e albicocche, aromi pasticceri e tostati tipo limone meringato, torrone, mandorla. Come tutti gli champagne Taittinger esprimono il meglio del terroir fin dai primi anni del XX secolo.
Quando la sostanza diventa forma
Una
ventata di colore e di allegria nelle illustrazioni dei nuovi menu del ristorante
Acanto, all’interno dello storico Principe di Savoia, tra gli hotel più iconici di Milano
Apprezzato da chi cerca un’oasi di buon gusto e un’ottima cucina a due passi da via Manzoni e dalla Stazione Centrale, dal 2006 il ristorante Acanto dell’Hotel Principe di Savoia, con ingresso indipendente in Piazza della Repubblica, offre ai suoi clienti un’atmosfera di grande charme, grazie anche alla scelta di rinnovare e abbellire periodicamente gli ambienti con accessori e tocchi ad arte. Come è stato in occasione del Fuori Salone,
con l’intervento creativo della designer e art director Serena Confalonieri, che ha reinterpretato con il suo stile fresco e sofisticato le atmosfere e i materiali che contraddistinguono il ristorante, creando fluide composizioni grafiche ispirate ai piatti dello chef Alessandro Buffolino. Un percorso tra i colori e le texture del cibo, in cui le immagini del nuovo menù prendono vita attraverso originali installazioni di food art: una mise-enscene dai tratti quasi onirici, dove il cibo assume una funzione decorativa
Le illustrazioni dei nuovi menu dell’Acanto sono dedicate (da sinistra a destra) a breakfast, lunch&dinner, specials e alla carta dei vini.
e materica, divenendo protagonista di un’esperienza che avvolge tutti i sensi. La cifra stilistica fortemente identitaria di Confalonieri è costruita intorno a una visione grafica, colorata ed emozionale, con iperboli decorative e forme geometriche. Soggetti, accostamenti cromatici e materici inaspettati, ispirazioni antropomorfe e zoomorfe danno vita a progetti dove il design viene letto in chiave ironica e, viceversa, il gioco diventa progetto. Le quattro illustrazioni, dedicate rispettivamente al menu breakfast, a
quello lunch&dinner, alla carta dei vini e a quello degli specials, anticipano l’esperienza che i commensali andranno a vivere. I disegni sono costituiti da un mix di forme che riprendono i preziosi materiali utilizzati per gli interni delle sale, come le varietà di marmo rosso, verde, nero e bianco, sottolineati a loro volta da accenti dorati. Nelle illustrazioni, inoltre, è possibile intravedere anche alcuni dettagli dei piatti dello chef: la sezione di una pera, la sagoma di una cialda, una fragola. Giocando con accostamenti di sfumature e aggraziati movimenti curvilinei, i disegni invitano a immergersi completamente nell’esperienza, trasportati come in un sogno.
L’IMPORTANZA DEL NOME
Acanto, dal greco àkanthos, pianta erbacea dalle foglie grandi e dai fiori bianco-rosei, è anche sinonimo di prestigio e benessere. Con i suoi 80 posti, lo spazio consente di rilassarsi
gustando, in una cornice unica, le migliori proposte della cucina italiana. Ambienti e arredi curati in ogni particolare ne fanno il luogo perfetto sia per i business lunch sia per momenti squisitamente conviviali, in un ambiente luminoso durante il giorno, grazie alle grandi vetrate a tutta parete con vista sul giardino all’italiana in un gioco di continuità tra interno ed esterno, e di grande atmosfera la sera per il sapiente gioco di luci modulabili. Un’importante innovazione è stata la cucina a vista, realizzata per la prima volta in Italia da Paul Valet, celebre firma dei più prestigiosi ristoranti del mondo. Osservare gli chef intenti nella preparazione dei piatti, con il sottofondo della musica diffusa in filodiffusione solo per loro, è un vero spettacolo. Alessia Bellan
Una collezione tutta d’oro
I gioielli della serie Perlée sono quanto di più chic si possa desiderare. Abbinate a pietre preziose, ornamentali o alla madreperla, le straordinarie perle create dalla maison n dagli Anni 20 del Novecento diventano splendidi anelli, collane, bracciali e orecchini
A SINISTRA
Orecchini a cerchio Perlée perles d’or, bracciale Perlée perles d’or, anello Perlée perles d’or modello piccolo e anello Perlée perles d’or modello medio, anello e bracciale Perlée signature.
IN BASSO
Pendente Perlée couleurs.
PAGINA A SINISTRA
Orologio Perlée, 30 mm, bracciale Perlée perles d’or e bracciale Perlée perles d’or 5 le, orecchini Perlée diamants, pendente Perlée clovers.
A DESTRA
Orecchini Perlée diamants pavé, bracciale manchette Perlée diamants, anello Perlée diamants pavé.
SOTTO
Anello Perlée couleurs, sautoir trasformabile Perlée couleurs, bracciale Perlée perles d’or, bracciale Perlée diamants 1 la, anello Perlée perles d’or.
PAGINA A FIANCO
Anello Perlée diamants 5 le, orecchini Perlée couleurs, pendente Perlée diamants.
The Answers with . . . MATTEO THUN
Classe ‘52, altoatesino di nascita, milanese d’adozione, Matteo Thun il design ce l’ha scolpito nel Dna. È il primogenito di Lene e Otmar von Thun und Hohenstein, i fondatori della Thun Spa (oggi guidata dal fratello Peter), azienda famosa soprattutto per gli angioletti e gli animaletti in ceramica decorativi. Si è formato all'Internationale Sommerakademie di Salisburgo con Oskar Kokoschka ed Emilio Vedova per poi laurearsi in Architettura all'Università di Firenze. Nel 1978 si è trasferito a Milano dove ha conosciuto Ettore Sottsass, con il quale ha fondato il gruppo Memphis e la Sottsass Associati. E dove poi ha aperto il suo studio di architettura e design: Matteo Thun & Partners oggi vanta un
team internazionale di 70 tra architetti, interior designer, product designer e grafici, opera in tutto il mondo su una scala che va dal micro al macro, con focus su progetti altamente complessi. Soprattutto nel settore hospitality, con particolare attenzione alla progettazione di hotel e residenze di lusso, personalizzati e chiavi in mano. Nella sua carriera Thun ha disegnato di tutto, dagli orologi per Swatch ai negozi Missoni a Milano, Roma e New York, dagli showroom Porsche a Berlino, Monaco e Amburgo all'headquarter di Hugo Boss a Coldrerio, dal Virgilius Mountain Resort a Merano agli interni della nuovissima serie Seadeck di motoryacht ibridi di Azimut ideata e sviluppata con il socio Antonio Rodriguez.
Fa ancora qualcosa che non sia digitale?
Certo: dipingo, disegno e lavoro con gli acquerelli.
Quali app usa piu spesso?
Instagram. E il meteo.
Il capo del suo guardaroba che indossa più volentieri. I miei mocassini Belgian.
Dove acquista i suoi abiti?
Da Loro Piana e Rubinacci a Milano.
Come descriverebbe il suo look? Classico.
Chi è il suo guru?
Leonardo da Vinci.
Dove e come si rilassa?
Nella natura, soprattutto camminando tra le montagne, non importa dove!
Quale canzone ha in testa in questo periodo?
La Stravaganza di Vivaldi.
Un’esperienza recente mai fatta prima. Esplorare il Nilo in Egitto.
Qualcosa che si pente di non avere acquistato?
Una proprietà meravigliosa nell’Engadina una quindicina di anni fa.
L’ultima aggiunta alla sua collezione?
Vasi.
Chi è il suo rivenditore preferito e cosa acquista?
Il negozio Piedàterre a Venezia dove comprare le tipiche scarpe in velluto veneziane, le Furlane.
DALL'ALTO
L’Hôtel Ritz, Place Vendôme a Parigi; un paio di Belgian Loafers; un classico della cucina, spaghetti al pomodoro; la copertina di La questione della cosa del losofo Martin Heidegger; l’autoritratto di Leonardo da Vinci; le Furlane dei gondolieri veneziani in velluto.
Il piatto migliore che sa cucinare?
Molto semplice: pasta al pomodoro.
Che routine segue per tenersi in forma? E quanto spesso?
Pilates tutte le mattine.
L’ultima volta che è stato completamente disconnesso.
Alla clinica di digiuno Buchinger Wilhelmi a Überlingen (Germania).
La prima cosa che fa appena sveglio.
Acqua calda con il succo di un limone fresco.
Cosa desidera di più a fine giornata.
Tè alle erbe rilassanti.
Se potesse imparare un nuovo talento…
Suonare uno strumento musicale e ballare.
Quanto si fida del suo istinto?
“As far as it gets” (finché funziona, ndr).
I ristoranti del cuore a Milano, Londra, New York…
La Latteria San Marco a Milano.
Il suo hotel preferito?
The Ritz a Parigi e The Connaught a Londra.
Il suo cocktail preferito?
Gin tonic.
Che cosa non può mancare nel suo bagaglio a mano?
Lo zaino.
L’auto alla quale è più affezionato?
La mia bici.
Il posto che sceglie sempre in aereo.
Davanti vicino al finestrino.
Ultimo libro letto e il disco preferito.
La questione della cosa M. Heidegger e i classici cantautori italiani degli anni ‘70.
Per cosa vale davvero la pena pagare?
Cibo fresco e sano.
Se potesse essere in qualsiasi parte del mondo in questo momento, dove vorrebbe essere?
In Patagonia.
Chi ammira di più e perché?
Mia moglie Susanne, per tutto!
Il quartiere preferito della sua città preferita?
Brera a Milano.
L’ultimo spettacolo dal vivo al quale ha assistito.
Un concerto per pianoforte di Mozart alla Fenice di Venezia.
Dylan o Bowie?
Vivaldi!
DOMAIN
WHERE DESIGN LIVES
Un suono spaziale
Ricoperti d’oro o dalle forme asimmetriche e futuriste, in pregiato legno d’abete rosso, i pianoforti Fazioli sono il sogno (quasi proibito) di ogni musicista. E non solo...
Herbie Hancock, Daniil Trifonov, Andrea Bocelli e Stefano Bollani ne hanno uno in casa e lo usano tutti i giorni. Steve Wonder ci ha suonato una struggente versione di Purple Rain per commemorare la morte dell’amico Prince. Qualche anno fa ne fu spedito uno alla Casa Bianca in occasione dell’International Jazz Day e fu protagonista assieme ad Aretha Franklin, Sting, Al Jarreau e i molti altri che si esibirono davanti a Barak e Michelle Obama. Eccellenza made in Italy, i pianoforti Fazioli, nati poco più di 40 anni fa a Sacile, Pordenone, oggi non temono rivali, nemmeno i blasonati Steinway & Sons. E infatti
suonano nelle sale da concerto più prestigiose del mondo, dal Teatro alla Scala di Milano alla Fenice di Venezia, fino alla Juilliard School di New York. The Economist l’ha definito “Il migliore al mondo”, c’è chi lo paragona alla Ferrari (anche per il prezzo, intorno ai 150mila euro, ma per i progetti su misura si sale di parecchio) e chi lo definisce lo Stradivari dei pianoforti, per la qualità del suono e perché utilizza lo stesso legno degli abeti rossi della Val di Fiemme che nel Settecento serviva a liutaio cremonese per realizzare i suoi violini. I Fazioli sono straordinari oggetti di design, in grado di impreziosire qualunque salotto. Anche se non lo si sa suonare: si può sempre provare a ingaggiare Maurizio Pollini o Lang Lang per un concerto privato. P.T.
d’oro a 24 carati.
A SINISTRA
A casa tutti bene
Glamour e innovazione contraddistinguono lo stile di Rubelli, Duxiana e Slamp, leader nell’arredo di interni. Dove a fare la differenza è uno stile so sticato che guarda avanti
Elementi di arredo dal design innovativo e all’avanguardia, realizzati artigianalmente con materiali pregiati che rispettano l’ambiente. È ciò che accomuna Rubelli (tessuti), Duxiana (letti) e Slamp (lampade), tre brand a conduzione familiare, leader mondiali nei rispettivi settori. Nata nel 1889, l’azienda veneziana Rubelli, con tessitura a Cucciago (Como) e filiali in tutto il mondo, è specializzata nella produzione di tessuti per arredamento di alta gamma (jacquard, damaschi, velluti, stampati, ricami e tende). Lo stile glamour e sofisticato coniuga classicità e modernità, come nella collezione “Return to Arcadia” firmata dal designer Luke Edward Hall, in cui geometrie, righe, catene, statue e decorazioni floreali riflettono la passione dell’artista per arte, architettura e mitologia greca e romana. Fondata in Svezia nel 1929 da Efraim Ljung, Duxiana produce artigianalmente letti e materassi di pregio dall’inconfondibile design svedese e contemporaneo. Progettati in Svezia ma prodotti in Portogallo con materiali hi-tech di altissima qualità,
A SINISTRA
“Dux 8008”, sistema letto di Duxiana, completo di base, materasso e topper. Prezzo 14mila euro.
SOTTO
“Aria In nita”, omaggio di Slamp all’architetto Zaha Hadid.
questi materassi sono realizzati con molle flessibili elicoidali che garantiscono il massimo comfort, come nel modello best seller “Dux 8008”, traspirante ed ecosostenibile. Infine, noto per l’utilizzo del tecnopolimero flessibile che consente di creare strutture dinamiche, il lighting brand Slamp, fondato nel 1994, è un marchio italiano di illuminazione che unisce alla produzione artigianale l’innovazione avveniristica delle forme. Il brand ha collaborato con designer di fama mondiale, come la visionaria Zaha Hadid, nota per le sue sinuose opere futuristiche ispirate alla natura, con cui Slamp ha iniziato un sodalizio artistico nel 2013. “Aria Infinita”, uno dei progetti più rappresentativi (presentato a Milano a Euroluce 2023), è proprio un omaggio ad Hadid. Una scenografica installazione luminosa, maestosa ma leggera e dinamica, dalle linee sinuose ed eleganti, realizzata con sottilissime lamine attorno a una sorgente luminosa centrale. Un fascino enigmatico e suggestivo in cui architettura e luce si incontrano. R.V.
LUXURY VILLAS PALAZZO DI VARIGNANA
A pochi passi dal resort, immerse nello spettacolo naturale di colli e calanchi, si celano le sei lussuose ville di Palazzo di Varignana.
Come luoghi incantati, in cui spazio e tempo sembrano essere sospesi, raccontano una storia di recupero e rigenerazione di antichi casolari di campagna riportati a nuova vita, per offrire una vacanza in totale privacy e relax, tra piscine private e ampi giardini.
palazzodivarignana.com
ART CAROLE FEUERMAN
Vero o falso?
Dif cile capirlo al primo sguardo. Di certo, le sue bagnanti incantano e raccontano il virtuosismo della scultrice americana, la tecnica so sticata con cui crea, partendo da modelle in carne e ossa, queste gure seducenti e perfette. Dove nulla, neppure le lentiggini, è lasciato al caso
Èla regina dell’iperrealismo, quell’arte più vera del vero che gioca sull’ambiguità - ricca di implicazioni - tra realtà e illusione della realtà. Il suo nome è Carole
A. Feuerman (1945, Hartford, Connecticut), scultrice statunitense celebre soprattutto per le figure di bagnanti e nuotatrici, amata da critica, mercato e collezionisti dal portafoglio ben fornito: Bill e Hillary Clinton, Henry Kissinger, il magnate brasiliano Alexandre Grendene Bartelle, il nostro Andrea Bocelli e pure - a sorpresa - il 124° imperatore del Giappone Hirohito.
Fino al 16 settembre Feuerman è a Napoli, protagonista di un’antologica alla fondazione Made in Cloister nel complesso monumentale di Santa Caterina a Formiello. I suoi lavori occupano lo spazio più
denso. Quello del Chiostro piccolo, gioiellino architettonico del XVI secolo trasformato nell’Ottocento borbonico in lanificio di prim’ordine e recuperato dal degrado e dall’oblio soltanto nel 2012. Archeologia industriale in salsa Rinascimento. Una cornice ad alta suggestione, tra tracce di affreschi cinquecenteschi e il grandioso essiccatoio ligneo che si innalza al centro come un altare, per le fanciulle dell’artista americana, colte con una grazia priva di malizia nell’attimo di una quiete sospesa e risultato di un lungo e complesso processo di realizzazione.
Un primo calco in silicone sui corpi delle modelle, una seconda impronta in resina, la minuziosa applicazione di dettagli come ciglia ed eventuali occhialini, la finitura pittorica dei più minuti particolari anatomici: le sopracciglia, le impercettibili rughe d’espressione, una lieve spolverata di lentiggini. Senza dimenticare le
What if (Table-top), dettaglio.goccioline d’acqua rapprese sulla pelle ancora umida. Altissime abilità tecniche che non si fermano qui. E rasentano il virtuosismo nella gamma delle espressioni dei volti e nella resa tessile dei pochi indumenti: i costumi da bagno e le cuffiette da nuoto dalle irresistibili eleganze rétro. Per le creazioni più recenti l’artista è passata dai materiali sintetici alla fusione in bronzo rifinito a foglia d’oro, con cui ha dato forma a opere-frammento che richiamano la misteriosa potenza di certi marmi della classicità greco-romana.
“Attraverso le mie sculture trasmetto i miei sentimenti sulla vita e sull’arte”, ha confessato Feuerman. In questa ossessione per i corpi appena usciti dall’acqua risuona, infatti, un’eco autobiografica: le lunghe estati trascorse, bambina, a Long Island. Ma vi si intercetta anche l’eterna memoria del mito: la nascita di Venere, dea della bellezza e dell’amore, dalla spuma del mare secondo la narrazione
di Esiodo nella Teogonia. Filoni tematici paralleli ritraggono atleti, danzatrici e una serie di omaggi ai grandi classici dell’arte; uno per tutti, Il pensatore di Auguste Rodin. Ma sono proprio le ondine, con la loro delicata poesia, a essere entrate nell’immaginario collettivo grazie a una lunga serie di mostre in tutto il mondo - Italia compresa (Biennale di Venezia) - e alla loro presenza nelle raccolte di prestigiosi musei, dal Bass Museum of Art di Miami al Museum of Art di Fort Lauderdale, fino a quel tempio all’arte universale che è l’Hermitage di San Pietroburgo. Beba Marsano
Il fascino discreto di un’ospitalità sartoriale
Dal 1903 il Miramare di Santa Margherita è punto di riferimento per chi apprezza le piccole grandi attenzioni che fanno sentire a casa. Ma anche per la vista strepitosa, l’arte che si respira nelle sue sale, lo splendido giardino tropicale, una cucina da gourmet. E per festeggiare i suoi 120 anni, l’albergo che ha visto passare tra gli altri Eugenio Montale e Guglielmo Marconi questa estate ha in serbo molte sorprese
di Beba Marsano
In Francia avrebbe lo status di Palace, riservato a quegli alberghi incomparabili per storia, architettura, posizione, servizi su misura. Tra i primi grand hotel del Levante, il Miramare di Santa Margherita Ligure giganteggia candido da 120 anni (nasce nel 1903) dietro la prima curva della strada che, tra mare e roccia viva, corre tortuosa, scenografica, verso Portofino. Una scheggia di costa da leggenda per l’incanto del golfo e il mito della dolce vita, che lo stesso Miramare - meta, dal secondo dopoguerra, del bel mondo internazionale - ha contribuito a creare.
La prima suite venne realizzata per il viaggio di nozze di due stelle di Hollywood, il fascinoso Laurence
Olivier e la bizzosa Vivien Leigh; presto se ne aggiunsero altre, spalancate sul panorama del Tigullio e occupate, tra i tanti, da Ranieri III di Monaco, Hussein di Giordania, l’imperatore d’Etiopia
Hailé Selassié e il re del Burundi, “watusso che a stento passava dalle
Il Grand Hotel Miramare è stato inaugurato nel 1903 da Giacomo Costa che decise di trasformare la sua villa in un albergo.
porte”, per il quale fu necessario approntare un letto speciale. Qui era di casa Marina Doria, allieva di sci nautico alla scuola del Miramare, la prima in Europa insieme a quella di Juan les Pins. Eccoli, tutti, negli scatti d’epoca allineati alle pareti del piano bar Barracuda, il nome un omaggio al night club sulla spiaggia che furoreggiò tra gli anni Cinquanta e Sessanta; Barracuda d’oro era la spilla destinata alla più elegante, vinse per prima lady Ambrosoli, signora del miele. È uno scrigno inesauribile di storie e aneddoti il Miramare, che ha attraversato il Novecento dribblando vizi e vezzi di ospiti stellari e cavalcando mode
SOTTO
Il Miramare dispone di 75 tra camere e suite. Alcune affacciate sul mare, altre sul verde del parco.
A DESTRA
La forma irregolare denota l’inconfondibile griffe anni ‘70 della piscina d’acqua di mare. PAGINA A FIANCO Laurence Olivier e Vivien Leigh trascorsero al Miramare la loro luna di miele.
riuscendo a conservare e, insieme, rinnovare il suo stile. Negli anni Settanta si dota della sinuosa piscina d’acqua di mare con vista fino a Punta Mesco, cara a Eugenio Montale; a fare da quinta il parco mediterraneo, che scala con sentieri e terrazze le falde iniziali del monte di Portofino. Oggi, nel luminoso nitore degli spazi liberty e nelle nuove suite di design - come la Miramare dedicata a Gio Ponti - si incastona con discrezione minimalista “miramART”, la collezione d’arte contemporanea dei proprietari, Andrea e Fabio Fustinoni. Pezzi di autori quali Luca Vitone,
Tomás Saraceno, Adrian Paci, alcuni espressamente commissionati per l’hotel. Che, a dispetto della vocazione internazionale, conserva pervicace un’identità territoriale. In stanza si è accolti dai tipici canestrelli, al bar Le Colonne, dove il bancone è un vecchio altare ligneo, si sorseggia Gin pesto (cocktail signature con foglie di basilico) stuzzicati dagli irresistibili frisceu (frittelle salate liguri in un’infinità di declinazioni), mentre trofie al pesto fatte qui rigorosamente a mano sono una chicca nella carta del ristorante Vistamare, che in
La Signature Suite Miramare, creata nel 2022, è dedicata al design italiano, in particolare alla gura di Gió Ponti.
estate si trasferisce en plein air sulla terrazza panoramica. La stessa da cui, nell’agosto del 1933, Guglielmo Marconi trasmise per la prima volta nel mondo segnali radio telegrafici e telefonici, arrivando a coprire una distanza di 150 chilometri. Data epocale, ma non unica nella vicenda dell’albergo, che nel 1951 accolse la conferenza internazionale per il pool del carbone e dell’acciaio (a fare gli onori di casa, Alcide De Gasperi), da cui più tardi avrà origine la Comunità economica europea.
Un’esperienza unica nel golfo del Tigullio: una gita con le iconiche imbarcazioni Mussini, un’istituzione a Porto no dagli anni ‘50, quando Giorgio iniziò l’attività. Negli ‘80 viene costruito il primo Utility Porto no in legno ispirato alla caratteristica linea della lancia inglese, per arrivare a un’evoluzione oggi con i Corvetta 24, Paraggina 10 e Paraggina Tender Line. A bordo, mentre si ammira la costa, si brinda con bollicine accompagnate dalla focaccia ligure.
Minimalismo sì, ma con giudizio
Lifestyle brand di riferimento nel settore, molto apprezzato a livello internazionale, Visionnaire esprime ora un nuovo concetto di lusso
Si chiama Villa d’Este - teatro della cultura, del piacere, del benessere, della felicità - la cucina progettata da Mauro Lipparini per Visionnaire. Progetto di riferimento della collezione Mythica 2022/2023, è contraddistinta da forme concave e convesse e l’utilizzo di materiali d’avanguardia in perfetto dialogo tra loro: il legno ziricote, prezioso per le particolari venature decorative, e la quarzite Patagonia, pietra di portentosa durezza, tra le più scenografiche esistenti in natura per gli effetti grafici di rara bellezza. In Villa d’Este tavolo e isola centrale si fondono in un unicum dal forte impatto architettonico, paradigma di un rinnovato - e ritrovato - valore, anche simbolico, della cucina come cuore della vita domestica e sociale. Come spazio privilegiato della condivisione. Altra interessante novità riguarda Babylon Rack,
designe Alessandro La Spada, che ha concepito il divano come una mini architettura modulare, in cui sono presenti elementi funzionali allo studio, al lavoro e al relax secondo i diversi utilizzi nell’arco della giornata. Scomparti attrezzati creano mensolature e vani porta oggetti, illuminati con luci a led, mentre un innovativo sistema wireless inserito all’interno dei braccioli permette la ricarica di lampade e dispositivi elettronici. Babylon Rack è rivestito in Pray, una pelle innovativa con specifiche caratteristiche antibatteriche,
efficace fino al 99%. Sempre per l’area living, Mauro Lipparini - esponente di quella tendenza nell’arredo battezzata “minimalismo naturale” - ha dato con Bastian Lounge una nuova interpretazione del best seller della maison. Un divano a tutto comfort, con volumi bassi e larghi dall’estetica contemporanea, in cui si attenuano le altezze di braccioli e schienali a favore dell’aumento degli spessori, per amplificare quel senso di morbida intimità di cui tutti, arrivati a casa, sentiamo il bisogno.
Carla BianconiIN BASSO
Il divano modulare Babylon Rack rmato dal designer Alessandro La Spada.
NELLA PAGINAA SINISTRA
La cucina progettata da Mauro Lipparini, punta di diamante della collezione 2022/2023 di Visionnaire
A tutta privacy
La villa o la torre? Da Paraggi al Monte Argentario tre proprietà esclusive, immerse nel verde, a strapiombo sul mare.
Garantite dalla serietà di un brand numero uno al mondo
- LIGURIAPRATO VILLA
In cima al promontorio di Paraggi, con vista sulla baia e sull’ingresso della marina di Portofino, la proprietà comprende tre edifici: la villa principale, una dependance a un piano e l’alloggio del personale. La villa si sviluppa su due piani. Il piano terra è composto da un soggiorno, una cucina e un elegante camino situato accanto alla scala che conduce al secondo piano. Il livello superiore comprende tre ampie camere da letto, tutte vista mare, e tre bagni. La dependance è composta da tre camere da letto, due bagni, un soggiorno con
angolo pranzo e una cucina con porte finestre. Ogni edificio si affaccia sulla propria terrazza, attrezzata con tavoli, chaise longue e aree relax con vista sul mare. Tra le due case si trova un patio con una grande fontana e una zona barbecue. La vera unicità di questa proprietà, tuttavia, è il terreno. La villa è circondata da un parco privato di 1.200 mq, che un tempo ospitava asini, mucche e pollame, oltre a un uliveto che produceva uno dei migliori oli della costa orientale ligure. Oggi il parco è prevalentemente boschivo, ma può essere in parte recuperato come uliveto e vigneto. Prezzo 18 milioni di euro.
ARGENTARIO - TOSCANALA
TORRE
Situata nell’angolo sudoccidentale del Monte Argentario, questa torre del XV secolo fu originariamente costruita dalla Repubblica di Siena. La proprietà, visibile solo dal mare e da un punto della strada di accesso, offre totale privacy e tranquillità. Solo una volta raggiunta la terrazza di fronte alla torre, si apprezza appieno la vicinanza al mare e la splendida vista. Costruita su tre piani, ha una grande camera da letto e un bagno agli ultimi due piani, con accesso a una terrazza sul tetto. Un ingresso e un salotto al piano terra e una cucina/sala da pranzo sotto la terrazza principale, la dimora è circondata da un muro in pietra che racchiude un cortile e un ulteriore edificio con quattro camere e bagni. La proprietà fa parte della tenuta recintata Cannelle, che garantisce sicurezza, approvvigionamento idrico e accesso al beach club. Prezzo 8,5 milioni di euro.
ARGENTARIO - TOSCANAVILLA DEL SOLE
Èuna delle ville più importanti del residence Le Cannelle, nel parco naturale sulla costa del Monte Argentario. La proprietà, che ha un terreno di un ettaro, gode di una vista aperta sul mare verso Giannutri e il Giglio. Esposta a sudovest, la villa si sviluppa su 5 livelli ed è attualmente suddivisa in tre unità indipendenti che, all’occorrenza, possono essere unite per diventare un’unica proprietà. L’appartamento principale, di 300 mq, ha una terrazza spettacolare (circa 300 mq) che si affaccia sul mare con una zona coperta da pergolato. Gli altri due appartamenti, per un totale di circa 170 mq, possono essere utilizzati per il personale o per gli ospiti. Prezzo 7 milioni di euro.
Fondata nel Regno Unito nel 1896, Knight Frank è la più importante agenzia immobiliare indipendente a livello globale, con sede centrale a Londra e una rete di 384 uf ci in 51 paesi dove lavorano oltre 16mila persone. Il gruppo è presente in Italia dal 1994, con l’apertura dell’uf cio a Radda in Chianti di proprietà di Bill Thomson, attuale chairman del network italiano. L’agenzia italiana conta 9 uf ci in territori chiave per il mercato immobiliare di lusso: Como, Firenze, Genova, Lucca, Milano, Porto Cervo, Porto no, Radda in Chianti, Venezia.
Svegliarsi in mezzo ai vigneti spalancando la finestra sull’immensità del verde e percepire la dolce brezza del mattino del vicino Mediterraneo. Godersi una colazione con prodotti tipici sardi e camminare tra le vie di un borgo antico, costeggiando una chiesetta e un museo storico. La visita a Casa Villamarina è un’esperienza immersiva nei territori di Alghero dove, dal 1899, Sella&Mosca produce vini tipici di questa area geografica. Il marchio, fondato con un’impresa pionieristica dall’ingegnere Sella e dall’avvocato Mosca e oggi parte del gruppo Terra Moretti, ha deciso di aprirsi all’ospitalità, accogliendo i visitatori nei suoi luoghi ricchi di tradizione e cultura enologica. “Chi si dedica al turismo enogastronomico oggi desidera ritrovare l’equilibrio a contatto con la natura e prendersi il proprio tempo”, racconta Francesca Moretti, l’enologa di famiglia e di Bellavista. “Per questo motivo abbiamo investito
L’altra Sardegna
su questa terra, alimentando il futuro di Sella&Mosca con nuove radici”, aggiunge Valentina Moretti, vicepresidente di Holding Terra Moretti, con le sorelle Francesca e Carmen, e architetto che ha firmato il progetto di ristrutturazione di Casa Villamarina. Una dimora con 14 camere affacciate sui vigneti dell’azienda, declinate in toni pastello per favorire il relax con sfumature di rosa, verde, azzurro e terracotta, impreziosite da decori sardi. Tutto intorno, alberi e bouganvillee diventano lo sfondo perfetto per le wine experience
di Sella&Mosca, con degustazioni guidate di Ambat e Cala Reale, Vermentini di Sardegna e Monteoro Vermentino di Gallura; rossi storici come Mustazzo Cannonau di Sardegna e Cabernet dal profilo isolano come il Marchese di Villamarina, oppure bollicine di Torbato Brut e il metodo classico Oscarì. La visita alle cantine storiche e la passeggiata tra i vigneti completano l’esperienza e permettono di connettersi con il territorio sardo, scoprendo la vocazione enoica della zona di Alghero. P.V.
A SINISTRA
Sala di degustazione e cantina storica Sella&Mosca.
A DESTRA
Una perla dell’ospitalità capace di coniugare esperienze enogastronomiche alle bellezze paesaggistiche della Sardegna. A Casa Villamarina è facile abbandonarsi ai ritmi lenti della natura e ai piaceri per il palato nella storica tenuta Sella&Mosca
Uno sguardo speciale
Quando Sheel DavisonLungley si è diplomata alla scuola di optometria, ha fatto domanda per un posto di lavoro presso E. B. Meyrowitz, ma è stata battuta sul tempo da un compagno di classe. “Ho sempre desiderato lavorare lì”, ricorda. “Chiunque nel campo dell’ottica il marchio”. Così, quando nel 1993, poco più di dieci anni dopo il produttore di occhiali più esclusivo della Gran Bretagna fu messo in vendita, lei lo acquistò. Fondata nel 1875 da Emil Bruno Meyrowitz in quella che allora era la Prussia, l’azienda si è costruita una reputazione duratura non solo per i suoi splendidi occhiali, ma anche per l’approccio meticoloso del suo fondatore agli esami della vista e agli “occhiali performanti”. Meyrowitz ha
rifornito di occhiali fatti a mano tutte le squadre vincitrici di Le Mans fino al 1950, oltre che Amelia Earhart e Charles Lindbergh. Sotto la guida di Davison-Lungley e di suo figlio Jamie, Meyrowitz è rimasta una meta molto amata, con sede in una boutique estremamente suggestiva nella Royal Arcade di Londra, a Mayfair, che è ora l’unico punto vendita della società (i negozi E.B. Meyrowitz di New York e Parigi non sono affiliati al marchio). La reputazione oggi in termini di qualità non è seconda a nessuno, così come il servizio offerto dai Davison-Lungleys. Jamie, il responsabile del marchio, si occupa personalmente delle misurazioni per i clienti statunitensi durante le frequenti presentazioni in otto grandi città americane. “Continuiamo a fare quello che faceva una volta l’azienda, ritengo che la nostra attenzione per
il design, la lavorazione artigianale e il servizio ci renda estremamente speciali nel contesto attuale”, assicura Sheel. “Un buon servizio, il design e la capacità di comprendere i particolari della vista di una persona sono aspetti estremamente importanti per noi”. Un singolo paio di occhiali della Bespoke Collection di Meyrowitz, che adatta i modelli esistenti alle dimensioni del viso del cliente e offre un’ampia gamma di materiali preziosi, può richiedere molte settimane per essere realizzato e tra i due e i tre giorni di lavoro manuale presso il laboratorio del marchio a Hampton Court, a sud-ovest di Londra. Le montature partono da circa 1.690 euro (al cambio attuale) per il modello in acetato e da 3.080 dollari per quello in corno. Sono disponibili anche modelli ready-towear a 610 euro. Aleks
CvetkovicB. Meyrowitz fabbrica montature artigianali da quasi 150 anni. Ecco come viene prodotto un paio di occhiali personalizzati nel laboratorio in InghilterraG enius at Work PHOTOGRAPHY BY JACKIE DEWE MATHEWS
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La scelta del materiale
Un paio di occhiali della Bespoke Collection nasce da un blocco di materiale grezzo dello spessore di otto millimetri, scelto insieme con il cliente. Meyrowitz può lavorare con qualsiasi tipo di materiale prezioso, tra cui l’acetato di cellulosa, il corno di bufalo (da fonte sostenibile), la tartaruga antica e persino legni duri e pregiati come l’acero e il noce.
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In mezzo al nulla Il blocco selezionato (in questo caso, corno di bufalo) deve poi essere levigato no allo spessore desiderato dal cliente. In genere, le montature misurano meno di mezzo centimetro e viene quindi utilizzata una levigatrice a tamburo in miniatura per assottigliare il manufatto millimetro per millimetro.
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Impressioni durature
Il team di Meyrowitz esegue no a 23 misurazioni per un paio di occhiali, quindi abbozza un progetto a mano e lo converte in le digitale.
Una stampante a macchina presente in laboratorio legge questo le e stampa un contorno bianco degli occhiali sul blocco di materiale appena assottigliato, che gli artigiani devono seguire.
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Diamoci un taglio
A questo punto, le montature vengono tagliate a mano, ricalcando le linee bianche della stampante e utilizzando seghe e lime per modellare minuziosamente gli occhiali. “Ci vuole la sensibilità del tocco umano”, spiega Jamie. “Una macchina sarebbe troppo aggressiva e rischierebbe di rompere il materiale”.
AL CENTRO
Lento e costante
Una volta ritagliata la forma indicativa degli occhiali, una piccola levigatrice, del diametro di una matita n. 2, af na i bordi dei cerchi e ne regola la forma. Anche in questo caso, la delicatezza è tutto: le montature vengono guidate a mano intorno alla levigatrice, mentre l’artigiano tiene le dita a un sof o dalla turbina rotante.
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Tutto a mano
A questo punto si torna al tavolo da lavoro per sagomare le montature con un punteruolo. La maggior parte degli occhiali personalizzati ha un ponte relativamente spesso e cerchi e stanghette più sottili e affusolati per garantire leggerezza e comfort. La squadra di Meyrowitz ottiene questo effetto attraverso un ulteriore lavoro manuale, rasando delicatamente l’acetato o il corno, per poi passare alla levigatura nale, utilizzando una carta vetrata estremamente.
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Vietato sbagliare
Dopo avere modellato le montature, vengono praticati piccoli fori per le cerniere che ssano i bracci e viene scavata una sottile scanalatura all’interno dei cerchi per ssare le lenti di vetro. Questa fase è una delle più delicate dell’intero processo: se l’artigiano è troppo energico, rischia di rompere cerchi nemente modellati.
“Se si commette un solo errore, il più delle volte non si può fare nulla per porvi rimedio”, racconta Jamie. “Devi semplicemente rifarlo”.
IN ALTO
Su misura
Gli occhiali più comodi sono quelli che vengono modellati in base ai contorni del viso di chi li indossa, e quelli di Meyrowitz non fanno eccezione. Per garantire il perfetto grado di curvatura, viene scelto uno stampo di forma convessa partendo dalle misure del cliente: le montature vengono riscaldate con un getto d’aria calda che le ssa in modo permanente in una sottile forma concava in modo tale da avvolgere gli occhi del cliente.
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Una luce speciale
Una volta completate le montature, queste vengono lucidate delicatamente tramite due diverse spazzole lucidatrici manuali. “È un processo che dona loro davvero vita”, spiega Sheel. Possono volerci molte ore e diversi cicli di lucidatura per far risaltare la naturale lucentezza del corno o della tartaruga.
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Attraverso lo specchio
In ne, dopo avere perfezionato e controllato la qualità delle montature vengono inserite le lenti, prodotte da un produttore terzo secondo le indicazioni di Meyrowitz, e le cerniere metalliche delle aste vengono accuratamente ssate. A questo punto gli occhiali sono completi e pronti per essere spediti o esposti in negozio.
DREAM MACHINES
(Quasi) pronto al decollo
È in bra di carbonio e viaggia a idrogeno. Progettato per essere il più veloce nel suo genere, il Plectrum ha le ali come i racer dell’America’s Cup
Èlungo 75 metri e si sviluppa su quattro livelli, con un corpo principale che offre sei cabine per gli ospiti e una suite per l’armatore. E ha pure un hangar per elicotteri, un garage centrale per due tender e uno posteriore per i water toy e un’auto. Eppure è capace di “volare” sull’acqua a ben 75 nodi, cioè quasi 140 km/h. Il segreto? Lo studio Lazzarini Design lo ha progettato ispirandosi alle ultime barche a vela dell’America’s Cup,
che utilizzano ali che si abbassano e si sollevano sull’acqua facendole decollare. Il Plectrum, però, anziché la vela utilizza tre motori alimentati a idrogeno da 5mila cavalli ciascuno. Non solo: il megayacht è concepito per essere interamente costruito con materiali compositi in fibra di carbonio a secco. Cosa che lo aiuta, appunto, a raggiungere velocità impressionanti. Per ora è solo un progetto sulla carta, ma i suoi ideatori assicurano che può essere costruito su richiesta in meno di tre anni. Bastano 80 milioni di euro. P.T.
C’era una volta il Rib
Altro che “rigid in atable boat”, come venivano de niti no a qualche anno fa. Oggi i gommoni sono belli da vedere, veloci, tecnologici. Nuovo oggetto del desiderio dell’estate italiana, consentono lunghe percorrenze e offrono un’ottima abitabilità. Come dimostrano i tre modelli scelti da Robb Report
Fino a qualche anno fa chiamati Rib, rigid inflatable boat, barca rigida gonfiabile, oggi i gommoni fanno concorrenza ai motoscafi. Non sono lontani i tempi, infatti, nei quali andare per mare con questi mezzi significava nautica popolare: la scelta di chi non poteva permettersi una barca. O di chi, avendo problemi di spazio sul proprio yacht, doveva accontentarsi di un piccolo tender per scendere a riva. Tutto inizia a cambiare nell’estate 1999 in Costa Smeralda. Nelle marina e sulle spiagge frequentate dal jet set, lo stilista Roberto Cavalli, con il suo Novamarine Hd Seventeen, un maxi gommone nero da 17 metri, ruba la scena perfino alle navi di 50 metri. Oggi, grazie a dimensioni sempre maggiori e prestazioni eccellenti, il Rib è amatissimo in tutto il mondo. Sia da chi considera l’estate l’occasione per godersi il mare con tanti amici intorno, sia da chi cerca un mezzo veloce
e agile per passare qualche fine settimana in mare con la famiglia. Tra le proposte più interessanti dell’estate 2023, il Granturismo 12.0 Lomac, un 12 metri progettato da Federico Fiorentino, talentuoso designer che firma anche yacht over 70 metri. Fuori ampissimi prendisole, dentro una cabina con letto matrimoniale e bagno separato. A spingerlo, fino a tre fuoribordo da 350 cavalli l’uno per superare i 60 nodi di velocità. Mentre Sacs ha rinnovato il suo Rebel 47, un 14 metri che, grazie all’hard top in fibra di carbonio, abbassa il baricentro regalando una stabilità incredibile anche con un baglio ridotto per rientrare nei 4 metri di larghezza, a vantaggio delle manovre in porto. Con tanta luce all’interno grazie alle stilose finestrature in carena.
Da rimarcare, nel vitale mondo dei gommoni, anche l’ammiraglia del settore: il Pirelli 50 di Tecnorib. Un
15 metri con due cabine con carena a doppio step tracciata dallo studio svedese Mannerfelt Design Team, che grazie ai due motori V12 da 600 cavalli ciascuno raggiunge i 50 nodi di velocità. Disponibile per i più corsaioli con tripla motorizzazione. Giacomo Giulietti
L’intelligenza del catamarano
Con un design omaggio alla uidità dell’Oceano rmato Zaha
Hadid Architects, Oneiric è un superyacht elettrico di 44 metri in grado di gestire in autonomia il consumo energetico
Per inaugurare la nuova era dello yachting sostenibile, Rossinavi si è affidata a Zaha Hadid Architects, lo studio fondato da quella che è stata la più importante architetta contemporanea, scomparsa nel 2016, e che in Italia ha firmato progetti di grande impatto come il Maxxi di Roma e la Torre Generali di City Life a Milano. Il design di Oneric, catamarano di 44 metri che rientra nelle 500 tonnellate di stazza lorda, è ispirato alla fluidità e al dinamismo delle onde oceaniche. Le linee sinuose e le superfici riflettenti dell’esterno proseguono negli interni, sfumando i confini tra imbarcazione e mare. Il pozzetto del ponte principale è composto da un patio con pareti e soffitto leggermente curvi, per creare una continuità organica che apre notevolmente la vista sull’acqua. Scendendo le scale che portano alle
piattaforme da bagno, l’area si allarga ulteriormente, liberando le pareti e il soffitto per creare un collegamento diretto con il mare. Le molteplici aree lounge e pranzo interne ed esterne, per non parlare dell’elegante media room, sono affiancate da un’ampia suite armatoriale e da quattro cabine ospiti. La camera da letto principale gode di una vista a 180°, grazie a una composizione di lucernari che lasciano filtrare la luce anche dall’alto, e ha accesso diretto all’area lounge esterna di prua, che può essere ombreggiata da strutture retrattili. Oneiric però non è solo design, è soprattutto un concentrato di tecnologia.
Tre livelli di pannelli solari sono perfettamente integrati nello scafo per caricare una batteria ad alta efficienza. Un centro di controllo guidato dall’intelligenza artificiale monitora il consumo energetico e lo stato delle batterie, oltre a osservare
l’impatto ambientale per consigliare i comportamenti più sostenibili. Se la crociera è di un giorno, Oneiric può navigare tutto il tempo in modalità completamente elettrica a zero emissioni. Nelle traversate transatlantiche, invece, può farlo fino al 70% del tempo, risparmiando circa 40 tonnellate di CO2 rispetto a un’imbarcazione convenzionale.
I pannelli solari, che caricano continuamente le batterie durante le ore diurne, sono progettati anche per i periodi in cui lo yacht non è in uso (quando è ormeggiato, può alimentare una villa familiare…). P.T.
mystylebags.it
WHEELS
Nazionale senza filtro
La spider Maserati MC20 Cielo disdegna i compromessi ed è dedicata a chi ricerca soprattutto le emozioni della guida. L’unico vezzo, il tetto in cristallo che cambia opacità per dosare la luce che arriva nell’abitacolo
C’erano una volta. No, come non detto, ci sono ancora. In un tempo neanche tanto lontano le auto sportive non ammettevano compromessi. Che importa se vertebre e timpani se la passavano male: tutto era consacrato alle emozioni della guida. Oggi, per lo più, la prestazione delle cosiddette granturismo va di pari passo con un comfort ineccepibile, un allestimento sontuoso e un’accoglienza da salotto buono. Neanche stessimo parlando di suv per andare a fare provviste a Montalcino. Ma per i fondamentalisti
del volante, c’è ancora qualcosa. Tipo la Maserati MC20 Cielo. Qui il “core” di tutto è una struttura leggerissima in carbonio nella quale ha messo lo zampino la Dallara che, per chi non lo sapesse, è uno dei costruttori di auto da corsa più rinomati al mondo. E dietro i sedili si agitano 630 cv, che sono tanti in assoluto, tantissimi rispetto alla cilindrata di 3.000 cc e di più ancora se si considera che devono portarsi appresso nemmeno 1.600 kg. Per mantenere basso il peso, conditio per ottenere un’auto sportiva al di sopra di ogni sospetto, la MC20 Cielo è equipaggiata con l’indispensabile
Il cambio a doppia frizione con 8 rapporti è comandabile con le leve dietro il volante. Nella modalità automatica ha una certa grazia, altrimenti è veloce come una fucilata.
e solo con quel po’ di superfluo che serve a blandire chi è chiamato a spendere 270mila euro. Come, ad esempio, il sistema di apertura elettrica del tetto trasparente, che fa il suo dovere in una dozzina di secondi senza bisogno di fermarsi (basta non superare i 50 all’ora). E anche una chicca come il cristallo elettrocromico con il quale è
realizzato il tetto stesso, che permette di variare l’opacità della superficie per evitare insolazioni. Poi bastano due curve per capire che la MC20 Cielo è una sportiva “analogica”. Ovviamente non le manca un’elettronica da terzo millennio avanzato, però l’effetto di tutti i sistemi è attenuabile fino a escludere ogni filtro. Le
sospensioni, in funzione della regolazione che si sceglie, arrivano alla consistenza del marmo e il rumore può raggiungere un volume che screpola le pareti delle gallerie. La capacità di questa Maserati di aumentare la sua velocità è impressionante e la percezione di ogni chilometro all’ora guadagnato passa direttamente attraverso le mani, le orecchie, gli occhi e, soprattutto, viene trasmessa dal sedile alle parti nobili di chi sta al volante perché, dopotutto, come diceva Niki Lauda, “l’auto si guida con il sedere”.
Il lusso, nel trasloco.
L’ultima occasione per uno sprint speciale
La Continental GT Speed è spinta da quello che sarà l’ultimo 12 cilindri della Bentley, destinato a essere pensionato nel 2024. Difficile rinunciare a un motore così. Provare (e ordinare) per credere questa splendida, corsaiola, lussuosa fuoriserie
Il passaggio alla mobilità sostenibile sta mietendo parecchie vittime. Una di queste è il 12 cilindri della Bentley: a Crewe, nel Cheshire, a meno di 300 km da Londra, hanno già recitato ufficialmente il “de profundis” per questo motore fuori scala, che smetterà di esistere l’anno prossimo. Evidentemente 12 cilindri sono diventati troppi per tenere sotto controllo sia i costi produttivi, sia i consumi e le emissioni e - a meno che ti chiami Ferrari o Lamborghini, e fai di questa scelta tecnica una ragione di vita – è meglio pensare a modi più efficienti per muovere un’auto di lusso con la noncuranza che le si addice. Se razionalmente bisogna accettare che a governare il mondo delle auto ormai siano le esigenze ambientali e i bilanci delle aziende, si prova un po’ di frustrazione pensando che a farne le spese sia uno dei motori più raffinati, immaginifici, eccitanti e psicologicamente appaganti in assoluto. Quindi, prima che sia troppo tardi, il modo migliore per affrancarsi da questa disillusione è correre a prenotare l’auto che incarna il modo più elegante, lussuoso e confortevole al mondo per viaggiare
largamente sopra i 300 all’ora: una Bentley Continental GT Speed. Certo, per muoversi su una strada con una classe superiore di almeno due spanne rispetto a chiunque, ci sono alternative più sobrie, ma dopo aver provato una Speed è difficile capire perché mai bisognerebbe accontentarsi di altro.
La Continental GT Speed ha una presenza scenica straordinaria. Sia fuori, sia dentro è sufficientemente classica per lasciare trasparire i suoi cromosomi, ma non è “ingessata” come altri modelli che arrivano dalle stesse lande. E, con il giusto tatto, ricorda agli smemorati che più di un secolo fa la Bentley è diventata famosa grazie alle corse, salvo poi dedicarsi a portare a spasso regnanti e tycoon che non volevano scadere nella prevedibilità di una Rolls Royce. Intendiamoci, la GT Speed non è fatta per ostentare urbe et orbi cosa è capace di fare tra un semaforo e l’altro o per “ingarellarsi” con una Porsche su un passo di montagna, ma potrebbe dire
L’abitacolo della
Continental GT Speed è un cocktail di gusto classico, lusso e soluzioni hi-tech. Le finiture sono ineccepibili e l’insonorizzazione permette di gustarsi un impianto audio sontuoso.
la sua in entrambi frangenti. Perché il 12 cilindri biturbo da 659 cv genera una spinta inesauribile, quasi elettrica per silenziosità e modalità, che modifica le regole dello spazio e del tempo appena si sfiora l’acceleratore. E per tenere a bada un peso da minivan, ci sono trazione integrale, sospensioni pneumatiche, differenziale elettronico, quattro ruote sterzanti e tutto ciò a Crewe sono riusciti a prendere dagli scaffali hi-tech dell’Audi, che tiene la Bentley sotto la sua ala protettrice ormai da parecchio. Paolo Mangili
A caccia di Mach5
Al suo apice, all’inizio degli anni Settanta, il Concorde era l’incarnazione in champagne e caviale dei viaggi supersonici, e lo è rimasto fino a quando le restrizioni in materia di rumore e di emissioni non hanno fatto tramontare, nel 2003, questo velivolo donchisciottesco. Due decenni dopo l’ultimo volo del Concorde, Blake Scholl, fondatore e amministratore delegato di Boom Supersonic, torna a esaltare il potenziale del volo a velocità superiore a quella del suono. “Non è solo una questione di velocità”, dice. “Riguarda le persone con cui possiamo passare il tempo, le persone di cui ci innamoriamo e i luoghi in cui possiamo fare affari”. Non è certo il solo a essere infatuato dall’idea di un revival supersonico. Tra le altre imprese che inseguono lo stesso obiettivo ci sono Spike
Overture, il progetto di Boom Supersonic, nora ha raccolto 600 milioni di dollarei.
Aerospace, che sta sviluppando un jet aziendale supersonico, e Lockheed Martin, che ha in appalto la costruzione dell’X-59 della Nasa per un possibile uso civile. Ad alzare la posta in gioco, anche società come Destinus e Hermeus, che mirano a lasciarsi alle spalle la concorrenza con velocità ipersoniche che quintuplicano la velocità del suono. Tuttavia numerosi sforzi sono caduti nel vuoto, tra cui Aerion, un tempo considerato il leader dell’industria supersonica, che ha chiuso bruscamente i battenti nel 2021 dopo quasi 20 anni di speranze. Anche Boom sta incontrando venti contrari. Dal 1973, i viaggi supersonici negli Stati Uniti e in Europa sono stati vietati a causa degli effetti dirompenti dell’esplosione acustica che si verifica quando viene infranta la barriera del suono. Scholl afferma che il primo velivolo di Boom, Overture raggiungerà
Mach 1,7 nei voli sopra l’acqua, ma sulla terraferma volerà alla velocità subsonica di Mach 0,94, rispettando le normative acustiche esistenti. A differenza del Concorde e dei suoi propulsori con capacità di postcombustione, Boom prevede di utilizzare un motore turbofan a bypass medio, chiamato Symphony, che sarà dotato di ampie funzioni di attenuazione del rumore. Sulla carta, le prospettive di Boom sembrano promettenti e includono 130 ordini da parte di vettori come American, United e Japan Airlines, oltre a una partnership con Northrup Grumman per applicazioni militari. L’azienda ha recentemente inaugurato un nuovo stabilimento in North Carolina, dove afferma che l’Overture sarà in produzione a partire dal prossimo anno. Ma molti nell’aviazione d’affari sono scettici sul fatto che l’aereo volerà mai, soprattutto dopo che i
Obiettivo nale: quintuplicare la velocità del suono. Mentre una manciata di compagnie prova a rilanciare il mito dell’aereo più veloce del mondo, gli addetti ai lavori si interrogano sulla fattibilità di un progetto da molti miliardi di dollari
principali costruttori di motori, tra cui Pratt & Whitney, Rolls-Royce, GE Aviation, Honeywell Aerospace e Safran, hanno dichiarato di non essere interessati a sviluppare la propulsione per il jet.
“Ora hanno annunciato questa incredibile collaborazione per sviluppare un motore”, afferma Brian Foley, analista del settore aeronautico, a proposito del trio Florida Turbine Technologies, GE Additive e StandardAero che, secondo Boom, fornirà il sistema di propulsione. “Sembra una mossa deliberata, e disperata, per avere pubblicità”, aggiunge. “Progettare un motore non è un compito facile, soprattutto se si parte da zero, ed è un esercizio da molti miliardi di dollari che va oltre la progettazione dell’aereo”. Le sfide ingegneristiche per soddisfare le normative del 21° secolo per queste aeromobili sono formidabili. Un esperto del settore,
che ha chiesto di rimanere anonimo, ha descritto il problema come “un cubo di Rubik: si ottiene il lato giallo, ma poi il blu e il verde vanno a rotoli”. E poi c’è la questione più importante: i finanziamenti. Boom dice di aver raccolto finora solo 600 milioni di dollari. “Gran parte dell’opinione pubblica, e anche alcuni operatori del settore, non si rendono conto dei notevoli finanziamenti che saranno necessari per portare avanti questa impresa”, dice Foley. Alcuni sono piuttosto espliciti riguardo all’abisso tra la realtà attuale e l’aereo finito. “Non è altro che un insieme di interessanti disegni concettuali”, smorza Richard Aboulafia, amministratore delegato di AeroDynamic Advisory. “Non ci vedo nulla, se non uno sforzo per attirare denaro. Ne hanno ottenuto un po’, ma per gli standard dell’industria aerospaziale è una somma decisamente esigua”.
Scholl riconosce che gli sforzi di raccolta fondi non sono neanche lontanamente vicini al fabbisogno stimato di 6-8 miliardi di dollari per portare l’Overture sul mercato, ma si oppone ai detrattori: “Abbiamo già fatto cose per cui gli esperti erano scettici. La tecnologia e la catena di approvvigionamento esistono. Non ci sono novità scientifiche fondamentali: ogni tecnologia chiave di questo aereo ha già volato in passato”. Anche se i partner di Boom, come United Airlines, stanno intensificando le iniziative di marketing intorno ai viaggi supersonici, gli addetti ai lavori sono consapevoli che sia una sfida molto difficilie da affrontare, ma ne riconoscono il fascino. “Forse è questo il problema”, conclude Aboulafia. Il progetto “è così affascinante che riuscirà ad attrarre abbastanza denaro per proseguire a lungo”. Basem Wasef
Traffico addio
Grazie a due costruttori europei e uno americano, l’auto volante è pronta a debuttare sul mercato. Nicchia o futuro annunciato?
Quello delle auto volanti è un settore che è rimasto per decenni in una situazione di stallo, tra utopia e realtà commerciale.
Ma l’industria potrebbe avvicinarsi a un punto di svolta, con tre aziende che sono ormai prossime al lancio di nuove vetture omologate per la circolazione stradale, dotate di ali e rotori. A differenza degli eVtol (electric vertical take-off and landing, velivoli capaci di decollare e atterrare verticalmente senza l’ausilio di una pista), le auto volanti si adattano alle normative esistenti. “Il mercato potrebbe essere più
grande di quello relativo agli aerei ultraleggeri dell’aviazione civile”, dice Kyriakos Kourousis, direttore del programma di aero navigabilità dell’Università di Limerick e membro della Royal Aeronautical Society. I tre modelli di auto volanti destinati al mercato saranno inizialmente venduti in kit. Il Liberty Sport da 300mila dollari, prodotto dall’olandese Pal-V International, sta compiendo i test per ottenere l’omologazione dell’Agenzia europea per la sicurezza aerea come macchina volante “chiavi in mano”. Il processo richiederà almeno 18 mesi, oltre a una
licenza di pilotaggio per autogiro (chiamato anche girocottero o giroplano). Con le prime consegne previste per il 2024, il tre ruote avrà due motori Rotax da 100 cv, uno solo utilizzato durante la circolazione su strada. Questo consentirà di operare nelle città in cui i velivoli monomotore sono vietati. L’AirCar di Klein Vision, che assomiglia a una futuristica hypercar, sarà costruita secondo gli standard europei M1 per i veicoli passeggeri a basso volume di produzione. Premendo un pulsante la sua coda si allunga e le ali si aprono da un vano nascosto. Dopo l’approvazione delle
autorità slovacche come velivolo sperimentale, l’azienda ha iniziato a lavorare a una replica, con un motore aeronautico da 280 cv della sudafricana Adept Airmotive. Per pilotare l’aeromobile, che avrà una velocità di crociera di 186 miglia orarie, sarà necessaria una licenza di pilota di base. Il prossimo passo di Klein Vision sarà lo sviluppo di un modello completo e certificato secondo le norme europee CS-23 per gli aerei leggeri, che richiederà almeno due anni per arrivare sul mercato. Samson Sky, in Oregon, prevede di iniziare le consegne della sua auto volante Switchblade nel 2024, dopo 14 anni di sviluppo.
Il tre ruote offre quello che il fondatore Sam Bousfield chiama sistema skybrid, con un motore a gas capace di generare energia per un motore elettrico, che aziona il propulsore, più un altro motore per le ruote. A partire da un prezzo stimato di 170mila dollari, lo Switchblade sarà venduto come kit nella categoria experimental/ homebuilt della Federal Aviation Administration.
L’auto volante è stata progettata per soddisfare i più rigorosi standard di certificazione per piccoli aerei. Bousfield dichiara di avere ricevuto già oltre 2.100 ordini da 53 paesi. Andy Wall,
direttore commerciale di Pal-V, ha affermato che il Liberty “può operare indipendentemente dalle infrastrutture aeroportuali” e che la sua produzione annuale potrebbe raggiungere le 10mila unità. “Ci sono troppi compromessi”, dice Richard Aboulafia, amministratore delegato della società di consulenza AeroDynamic Advisory con sede a Washington, riguardo al mercato delle auto volanti. “Si tratta di una nicchia, per di più piccola”. La pensa diversamente Bousfield di Samson Sky: “Non la vedo come una nicchia. È il futuro”. Rohit Jaggi
TECHNOLOGY
Grigliate da scienziati
Per chi crede che lo scopo principale del fuoco sia rendere la carne più gustosa, la ricerca del Santo Graal della griglia non ha mai fine. Nell’ultimo mezzo decennio, progressi come la cottura a infrarossi e i sensori a distanza hanno reso la tradizione estiva un po’ più scientifica. Ecco quattro sistemi hi-tech che trasformeranno qualsiasi barbecue in un successo sfrigolante. Nicolas Stecher
TRAEGER
TIMBERLINE XL
Traeger continua a ottimizzare le sue famose griglie a legna per stabilire lo standard di mercato nel controllo preciso e costante della temperatura. Oltre alle opzioni di personalizzazione senza precedenti e all’ingegneria brevettata per immergere la carne in un delizioso fumo di legna, il Timberline XL da 4.799 euro è dotato di un touch screen a colori che offre una modalità “imposta e dimentica” ed esegue persino controlli di manutenzione regolari. Dotato di due termometri wireless Meater, di un’antenna Wi-Fi 360 migliorata e dell’app Traeger, il top di gamma Timberline XL (quando è connesso a Internet) consente ai cuochi di monitorare e controllare ogni aspetto del barbecue del ne settimana praticamente da qualsiasi luogo, compreso il divano quando c’è la partita.
KENYON TEXAN ELECTRIC GRILL CON INTELLIKEN TOUCH
Progettato e costruito nel Connecticut, l’ultimo modello di Kenyon è completamente elettrico. Sebbene i puristi possano lamentarsi dell’assenza di legna o fuoco, il Texan Electric Grill da 3.080 euro è perfetto per i luoghi in cui le amme libere non sono un’opzione, tra cui barche, camper e balconi di appartamenti. Lo specialista di griglie marittime ha recentemente aggiornato il suo sistema IntelliKEN Touch, raddoppiando il numero di impostazioni di calore - no a 16 - sul suo touch control impermeabile, per una maggiore precisione. L’innovazione più tecnologica di IntelliKEN Touch è Kenyon Kitchen: una funzione Alexa Skills che offre ricette, consigli e altre istruzioni tramite semplici comandi vocali.
KALAMAZOO GAUCHO GRILL
Kalamazoo ha rivoluzionato il mondo delle grigliate con il modello di punta Gaucho, costruito a mano nel Michigan. Progettato in modo eccellente, il modello originale comprendeva un girarrosto motorizzato silenzioso e abbastanza grande per un maialino da latte, una struttura in acciaio inox 304 di grosso calibro e un focolare a doppia parete. A partire da 29.125 euro, il Gaucho è stato recentemente aggiornato con lunette Led arancioni, che consentono di controllare lo stato di ciascun bruciatore con un solo sguardo e, per soddisfare i rigorosi requisiti di sicurezza a livello mondiale, valvole integrate con sensori di amma che non consentono il passaggio del gas se non viene rilevato il fuoco.
TEC 44’’ STERLING PATIO FR ISLAND
Dopo avere perfezionato la tecnologia per oltre 40 anni, gli inventori delle griglie a infrarossi continuano a migliorare le loro innovazioni. I vantaggi offerti sono molteplici: diventano caldissime e incredibilmente veloci, raggiungendo la massima temperatura in meno di 10 minuti rispetto ai 30 della carbonella. Inoltre, consumano la metà dell’energia rispetto al gas, ma generano comunque un calore no a 650°C rispetto ai 400°C di un grill a gas. La rapidità e l’intensità dell’alzarsi della temperatura sono ideali per le bistecche: provate un tomahawk Wagyu sul modello TEC da 10.970 euro e vi convertirete immediatamente.
Archiviati i vecchi sistemi, sacchi di carbonella e bottiglie di liquido infiammabile, il barbecue si perfeziona.
Elettrico o a gas, è a prova di errore e di fatica
Un posto al sole
Certo il fascino di Bond è inarrivabile, ma con le scelte giuste anche in spiaggia e sugli yacht si può dare lezione di eleganza. Basta seguire i consigli di Robb Report di Alessia Bellan
Brunello Cucinelli
Marchio di fabbrica dei capi Cucinelli, stile minimal e sobria eleganza anche per il costume da bagno con coulisse e dettagli a contrasto. 370 €
Burberry
Inconfondibili, i boxer mare decorati con l’iconico motivo a quadri Burberry Check. La fodera traspirante a rete conferisce il massimo comfort, mentre la tasca con chiusura in velcro consente di tenere al sicuro gli oggetti essenziali. 380 €
Persol
Progettati per osare, i nuovi Persol dalla forma rettangolare ampia e bassa reinterpretano un modello del passato. Le lenti in vetro premium Barberini in classico verde o marrone si abbinano alle montature nei toni havana o nero. € 220
Lacoste
Look sporty chic con il costume ad asciugatura rapida rmato Lacoste, decorato con una stampa a scacchi nei toni pastello e l’intramontabile coccodrillo. 90 €
Dolce&Gabbana Diagonal Cut Leggero ed elegante, l’intramontabile pilot D&G reinterpretato in questa iconica collezione. La montatura con doppio ponte in metallo è disponibile nelle versioni oro, canna di fucile e argento con lenti nere, verdi, marroni o specchiate. 270 €
Il costume dell’estate è fucsia, con una stampa maxi oreale orientaleggiante all over. 295 €
Ray-Ban Mega Wayfarer
Vera star di casa, mitici Wayfarer, adesso ancora più rock: pro li audaci, aste ampissime per un effetto “wow” e il tipico doppio rivetto per i Mega Wayfarer che si presentano in una palette di 8 varianti cromatiche, una più trendy dell’altra, dai classici tartaruga alle tonalità trasparenti con lenti a specchio in tinte soft. 205 €
Pantaloncini da bagno dal taglio classico con caratteristica stampa a righe dello stilista britannico, realizzati in tessuto ad asciugatura rapida ottenuto da bottiglie di plastica riciclate. 160 €
Vilebrequin
Nel 1971 Fred Prysquel apre la prima boutique di costumi del brand a Saint-Tropez, e subito diventa sinonimo di vacanze eleganti, lusso, sole e libertà. I boxer da mare Waves in tessuto ricamato sono una limited edition in soli 299 pezzi. 480 €
Paul Smith EtroSelezione naturale
Lo stile semplice ed elegante di questa estate si adatta perfettamente alla tavolozza di colori dell’Isola di Santorini. Ma funziona perfettamente anche in città
PHOTOGRAPHY BY STEFANIA PAPARELLILEI
Blazer in seta Aspesi, $955; canotta in cotone ed elastan, €280, e gonna in pelle e camoscio, €2.170, di Lafayette 148 New York; sandali in pelle Hermès, €680; collana Carlyle in oro giallo 18 carati di David Yurman, €30.000; braccialetto Flame in oro giallo 18 carati di Fernando Jorge, €7.380; bracciale a ori Royal Princess, in oro giallo 18 carati e diamanti di Roberto Coin, €9.000; anello Vendorafa a cupola in oro giallo 18 carati martellato a mano, €4.250; anello Fire in oro 18 carati, di Fernando Jorge, €5.950.
LUI
Celine Homme by Hedi Slimane in cotone tecnico, €3.000; camicia in camoscio double-face Brunello Cucinelli, €5.600; pantaloni in lino e seta Canali, €750.
Camicia in cotone Hermès, €600; pantaloni in gabardine di cotone Brunello Cucinelli, €1.400; cintura in pelle scamosciata Giorgio Armani, €465; Panerai Radiomir 1940 3 Days Gmt Power Reserve Automatic Acciaio, €11.250.
Blazer in lana, €1.770, camicia in cotone, €450, t-shirt in cotone, €230, pantaloni in lana, €530, e sciarpa (prezzo su richiesta) di Caruso; cintura in pelle Boglioli, €425; espadrillas in pelle Tod’s, €840; occhiali da sole in acetato Oliver Peoples, €400.
Camicia
K-Jacket
LUI
Giacca da smoking in seta, €6.100, e camicia in seta, €1560, di Brioni; pantaloni in twill di seta Giorgio Armani, €1.120.
LEI
Cappotto Erdem in jacquard a frange tagliate, €4.720; collana N21 by Alessandro Dell’Acqua con cristalli (prezzo su richiesta); sandali Dries Van Noten in pelle, €450. Orecchini Dune in oro giallo 18 carati martellato a mano con diamanti bianchi intarsiati di Vendorafa, €5.070; braccialetto Flame in oro giallo 18 carati, €7.370, e anello Fire, oro giallo 18 carati, €5.950, di Fernando Jorge; Anello a cupola in oro giallo 18 carati martellato a mano di Vendorafa, €4.250; anello Aletto Brothers in corallo e oro giallo 18 carati a doppio ponte, €8.300; bracciale Royal Princess in oro giallo 18 carati e diamanti di Roberto Coin, €8.110.
Occhiali da sole quadrati oversize in acetato di Loewe, €360; foulard Carré 90 in seta di Hermès, €450.LEI
Crop top e gonna midi all’uncinetto di Elie Saab (prezzo su richiesta); sandali in pelle
Dries Van Noten, €450; orecchini in pelle di vitello Hermès, €1.600; collana Txirimiri
Door Knocker in oro giallo 14 carati e diamanti champagne di Mega Mega, €2.330; braccialetto Flame in oro giallo 18 carati di Fernando Jorge, €7.370; anello Royal Princess in oro giallo 18 carati e diamanti di Roberto Coin, €2.800; anello doppio
ponte, lapislazzuli e oro giallo 18 carati, di Aletto Brothers €5.670.
LUI
Blazer in lino Brunello Cuccinelli, €4.150; camicia in popeline di cotone
Dior Men, €840; pantaloni in lana Brioni, €945 dollari; cintura in pelle scamosciata
Giorgio Armani, €465.
MARKET EDITORS: Luis Campuzano e Emily Mercer
FASHION ASSISTANT: Annelise Lombard-Platet
CASTING Luis Campuzano
MODELS: Arthur Gosse di Select Model Management Paris e Lola Gautho di IMG Paris
PHOTO ASSISTANT: Paolo Gerina
HAIR: Eduardo Bravo
MAKEUP: Vera Dierckx con Less is More Organics Cosmetics
PHOTO DIRECTOR: Irene Opezzo
PRODUCER: Isaac Arampatzakis
Photographed at the Santorini Sky
HÖBEPERGH
Il nome, “Erbe di montagna” nel dialetto cimbro, è già rivelazione di un mondo puro, prezioso e affascinante.
Eccellenza nella
Profumo d’estate
Cosmetici
cosmetica made in Italy, con oltre 24 anni di esperienza nel selezionare, lavorare ed estrarre il meglio delle erbe alpine dell’Altopiano di Asiago, il marchio ha reinterpretato il
concetto di naturale, coniugando i ritmi lenti della natura con i più so sticati processi produttivi, no a ottenere formulazioni all’avanguardia per le diverse esigenze della
pelle. Oltre all’utilizzo di ingredienti del territorio e a metodi di estrazione fondati su antichi saperi, HöbePergh ha attivato partnership con aziende italiane e sviluppato brevetti
internazionali basati sul biotech, per esaltare le proprietà uniche di toestratti quali il Germoglio di Riso Integrale, l’Olio di Camelina, la Rosa Canina e la Forsythia Suspensa.
FRÉDÉRIC MALLE
L’iconica collezione di profumi Frédéric Malle ha incontrato il lighting design alla Milano Design Week, in un percorso olfattivo tra luci e sensazioni. In collaborazione con Flos, storica azienda che crea forme di luce d’eccellenza, i profumi di Malle, fragranze uniche da materie prime eccezionali, sono anche diventati opere d’arte nella boutique di Via Verri a Milano. In attesa che a settembre debutti Fleur Mécanique, dispositivo semplice quanto rivoluzionario, progettato per adattare il profumo allo spazio e all’umore: una scatola minimalista che ne diffonde le note senza l’uso del calore. Utilizzando dimmer e timer si raggiunge il livello preferito e la quantità necessaria. Fragranze Frédéric Malle da € 265.
che evocano la purezza. Un dispositivo rivoluzionario per modulare la profumazione a seconda di spazio e umore. Un diffusore per ambienti, nel suo prezioso contenitore. E i solari per non rovinarsi la pelle
BIANCHI
E NARDI 1946
Un risveglio dei sensi, un profumo di rinascita che pervade l’aria: Bianchi e Nardi 1946 porta la primavera in casa con la sua nuova fragranza per interni, racchiusa in un prezioso contenitore con cover in vitello e applicazioni in coccodrillo. Anche in versione candela, una profumazione creata in esclusiva per il brand che mescolando note olfattive legate a Firenze, alla pelletteria e ai ricordi d’infanzia del direttore creativo Alessandro Fumagalli.
Da € 890.
BISSÉ
Antiaging e suncreen, per lei e per lui. Le creme solari Natura Bissé, pluripremiato brand skincare luxury fondato a Barcellona nel 1979, contengono un boost di ingredienti in grado di ringiovanire la pelle. Ricche di agenti attivi illuminanti, antiossidanti e ultra idratanti, oltre a proteggere dagli effetti dannosi dell’esposizione solare aiutano a combattere i segni dell’invecchiamento.
Rivitalizzante Spf 30 € 68 Spf 50 € 77; Illuminante Spf 50 € 118.
WRITING
Viaggio alla frontiera del lusso
Tempestate di diamanti, rubini e zaf ri blu, in oro massiccio, cristallo e legno di sicomoro, con miniature e dettagli nascosti. Ecco le sette stilogra che, in edizione limitata e pezzi unici, dell’ultima collezione Montblanc High Artistry, ispirata all’Orient Express
Montblanc High Artistry, ispirata al mitico treno Orient Express (che Robb Report ha visto in esclusiva per l’Italia a Parigi), l’industria degli strumenti da scrittura muta
consapevole. Alessandra Elia dirige
di dettare le regole del gioco. Un e l’immaginazione oltre l’ostacolo, alla ricerca non solo del bello ma
tra Montblanc e Orient Express nasce da molto lontano, dalle comuni due case: il pionierismo e l’eccellenza. Le suggestioni legate all’Orient narrativo che probabilmente solo
definitivamente di segno. Ed Entra nel pàntheon dell’arte come espressione di una vera e propria bottega del Rinascimento, fucina di capolavori e pezzi unici, ma proiettata nel moderno palcoscenico internazionale delle maison più blasonate. La casa di Amburgo è la prima a esserne consapevole. Alessandra Elia dirige il dipartimento del Writing Culture. E racconta entusiasta di una “volontà di dettare le regole del gioco. Un gioco visionario che lancia il cuore e l’immaginazione oltre l’ostacolo, alla ricerca non solo del bello ma addirittura del sublime”. La chimica tra Montblanc e Orient Express nasce da molto lontano, dalle comuni affinità elettive dei fondatori delle due case: il pionierismo e l’eccellenza. Le suggestioni legate all’Orient Express sono oggi un caleidoscopio narrativo che probabilmente solo Montblanc poteva valorizzare al meglio, attingendo a un bagaglio di métiers d’art senza pari e con una
è una moderna sfida alchemica. I modelli Limited Edition 1 con
sono l’esempio più alto del duello ha intrapreso (e vinto) contro l’impossibile. Un esempio per tutti, collaborazione con Van Cleef & Arpels
– una minuscola porticina a vetri svela una farfalla d’incomparabile bellezza;
dose, non trascurabile, di affascinante follia. L’anima di questa collezione di pezzi unici, o di tiratura limitatissima, è l’alta gioielleria (diamanti, rubini e zaffiri blu) affiancata all’ebanisteria, alla tecnologia, al design e all’Art déco. Il progetto infatti è anche un omaggio costante al genio di René Prou. Il risultato finale è la magia impalpabile che fa di ogni stilografica Montblanc, al tempo stesso, un oggetto di culto e un oggetto confidenziale. Assemblare armonicamente pietre preziose, metalli, essenze lignee e smalti è una moderna sfida alchemica. I modelli Limited Edition 1 con custodia e Limited Edition 1 Papillon, entrambi in oro massiccio Au 750, sono l’esempio più alto del duello che il team di specialisti Montblanc ha intrapreso (e vinto) contro l’impossibile. Un esempio per tutti, nel modello Papillon – grazie alla collaborazione con Van Cleef & Arpels – una minuscola porticina a vetri svela uno smalto plique-à-jour che ritrae una farfalla d’incomparabile bellezza;
tributo filologico al mastro vetraio René Lalique, padre delle decorazioni opalescenti dei vagoni dell’Orient Express. La farfalla richiama una delle vicende più intriganti legate agli ospiti del treno, quella di Sir Robert Baden-Powell. Il fondatore dei Boy Scouts era anche un agente segreto al servizio di Sua Maestà. Viaggiando nei lussuosi vagoni, e fingendosi un naturalista, disegnava farfalle tra le quali nascondeva le coordinate delle fortificazioni nemiche. E Mata Hari? Ecco un’altra passeggera che ha contribuito a rendere il mito dell’Orient Express così ricco di charme. A lei è dedicata una miniatura che si disvela nel corpo del modello Limited Edition 5 (in oro massiccio e calcedonio rosso). Sul pennino, anch’esso in oro, due incisioni alludono al tema dello spionaggio: una lente d’ingrandimento e un’impronta digitale. Il modello Limited Edition 10 è dedicato ad Agatha Christie e al suo celebre romanzo “Murder on the Orient Express”. Per questa creazione in legno di sicomoro, con inserti in foglia d’oro e cristallo, le decorazioni di diamanti in taglio brillante riassumono i numeri del complesso intrigo: il 2, numero della cabina
fatale, e il 12, quello delle pugnalate inferte alla vittima. Anche in questo modello, come in altri della collezione, troviamo un orologio; è fermo all’1.15 (l’ora del delitto). La Limited Edition 83 celebra con un identico numero di esemplari il battesimo dell’Orient Express avvenuto il 4 ottobre 1883. Sul cappuccio, per citare un unico dettaglio, un inserto porta incise le scritte “Vitesse limite” e “140km/h”, cioè la velocità massima del motore. La Limited Edition 333 e la Limited Edition 1883, con i loro altrettanti squisiti e maniacali dettagli chiudono questa superlativa collezione dedicata al treno più glamour del mondo.
Summertime
È il momento di dare spazio ai colori. Gli orologi da uomo con quadranti vivaci, molto richiesti, hanno triplicato e persino quadruplicato il prezzo sul mercato secondario. Ora ci sono più tonalità e stili che mai
Madeira, fascino selvaggio
A lungo scambiata per l’Atlantide ipotizzata da Platone, l’isola portoghese in mezzo all’Atlantico è sorprendentemente verde e ricca d’acqua. Perfetta, con le sue foreste rigogliose di lauri e bananeti, per un trekking nella natura. Ma anche per un soggiorno all’insegna di un lusso discreto e un’ospitalità perfetta
Fin dal momento dell’avvicinamento alla pista, quando appare all’improvviso un’imponente striscia di roccia che divide le calme acque del sud dalle agitate del nord, in prossimità della pista a strapiombo sul mare, l’isola di Madeira esprime tutto il suo carattere e mostra il lato migliore: una natura selvaggia e incontaminata. Quello che si ammira dal finestrino dell’aereo è Vereda da Ponta de São Lourenço, il cammino più orientale di Madeira, unico nel suo genere. A differenza degli altri, infatti, il paesaggio circostante è arido, con un sentiero molto battuto dai turisti che conduce al punto più a est dell’isola, dal quale è possibile ammirare a sinistra l’altra unica isola abitata dell’arcipelago, Porto Santo, a destra le Ilhas Desertas e frontalmente la Ilha do Farol. Uno dei punti migliori per godersi l’alba. Vulcanica, verdeggiante e dal terreno accidentato, la più grande dell’arcipelago portoghese in mezzo all’Atlantico ha scogliere alte, spiagge nere e di ciottoli e una parte interna occupata da monti e rigogliose
foreste di lauri e terrazzamenti per la coltivazione di viti e banani. A poche ore di volo dall’Italia, Madeira sembra vivere uno dei suoi periodi migliori per i tanti appassionati escursionisti che arrivano, zaino in spalla, a esplorare i mille sentieri nei boschi, con trekking individuali oppure organizzati, a iniziare dalla famosa foresta Laurissilva, che risale ai tempi preistorici. I mesi migliori per questo genere di turismo? Da giugno a ottobre, quando non si rischia di incappare in banchi di nebbia con alta umidità, che limitano la visibilità tipica di queste coste dell’Atlantico, rendendo viscidi e infidi i sentieri da percorrere. Facente parte dell’arcipelago di Madeira (ha dato il nome al suo apprezzato vino liquoroso), l’isola offre molto ai viaggiatori curiosi,
IN APERTURA
Vereda da Ponta de São Lourenço, il cammino più battuto di Madeira.
IN QUESTE PAGINE
Panorami mozza ato dell’isola, dove dilettarsi con trekking e canoa.
A DESTRA
Uno dei ristoranti del Savoy Palace all’ultimo piano dell’hotel, cucina da gourmet e vista impagabile.
a iniziare dal capoluogo Funchal, cittadina ricca di giardini, belle ville, gallerie d’arte, baretti e locali caratteristici da cui esce sempre un po’ di musica, con un porto da cui ci si imbarca per andare a caccia (fotografica) di balenottere e delfini. La secolare Cattedrale, che combina stile gotico e romanico, è caratterizzata da uno splendido soffitto di legno intagliato. Di fronte al porto si trova la Fortezza di São Tiago, costruita nel 1600, e che oggi ospita il Museo di Arte Contemporanea, con una vasta collezione di opere portoghesi. La sera, sulle colline su cui si allunga la città, si accendono luci ordinatissime lungo le strade, uno spettacolo di grande suggestione, un presepe diffuso che lampeggia nella notte scura. Nei dintorni di Funchal, per un
tour di mezza giornata, vale la visita il caratteristico villaggio di artigianato di Camacha, prima di salire sul Pico di Arieiro, la terza vetta più alta dell’isola, passando poi dalla vivace cittadina di Santana e da Machico, con vista panoramica strepitosa da Punta di San Lorenzo. Le coste occidentali dell’isola ospitano piscine naturali di mare, tradizionali villaggi di pescatori, falesie a strapiombo e fitte foreste. Tra le soste più interessanti, Câmara de Lobos, Porto Moniz e Ribeira Brava. Per chi poi vuole passare qualche giorno di riposo, godendo il mare senza troppi spostamenti, Funchal vanta le migliori catene alberghiere, con il meglio del meglio in quanto a servizi
La piscina a s oro del Savoy Palace e, in basso, una delle sue lussuose sale, tutte con pezzi unici d’arte e design. Ogni sabato di giugno Funchal offre lo spettacolo dei fuochi di arti cio durante il Festival do Atlântico, con tante attività culturali che hanno come palcoscenico la strada
e ospitalità. Un esempio per tutti: il lusso discreto e perfetto del Royal Savoy, affiliato a Leading Hotels of the World, dove le stanze offrono una delle viste più spettacolari sull’Oceano. La sua Laurea Spa, elegantissima e immensa (la più grande del Portogallo), stupisce per il cromatismo ispirato alla foresta d’alloro Laurissilva. Dopo un bagno nelle piscine esterne e un drink sulla scenografica terrazza a strapiombo dell’ultimo piano, dove gustare la Poncha (il cocktail locale a base di brandy, canna da zucchero, limone, arancia o succo del frutto della passione), non resta che concludere l’esperienza al Jacaranda Lounge & Club dove, la sera, il bravissimo chef portoghese Miguel Bértolo incanta i commensali con il progetto Nikkei, la sua gustosa interpretazione dei sapori asiatici, che fa concorrenza ai migliori stellati del Giappone.
Susanna TanziLo sconto è computato sul prezzo di copertina al lordo di offerte promozionali edicola. La presente offerta, in conformità con l’art.45 e ss. del codice del consumo, è formulata da BFC Media S.p.A. Puoi recedere entro 14 giorni dalla ricezione del primo numero. Per maggiori informazioni visita il sito www.abbonamenti.it/cga
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Per un sonno da re tutti
è “partito” un resort che sembra uscito da una aba
L’ispirazione per il nuovo InterContinental
Khao Yai è arrivata direttamente dall’Ottocento, quando il re thailandese Rama V fu tra i primi monarchi asiatici a visitare molte delle principali capitali europee, tra cui Parigi, Vienna e Londra. Il gran tour, condotto in gran parte in treno, fu una rivelazione per il re che, una volta tornato in patria (allora si chiamava Siam) decise di introdurre la ferrovia anche nel suo paese. La storia del pionieristico viaggio europeo di Rama V ha sempre affascinato l’architetto e designer Bill Bensley (americano, vive e lavora a Bangkok) che una volta trascorreva le estati “accompagnando gruppi di anziane signore su un treno dall’Isola di Vancouver fino al Quebec”, cosa che ancora oggi descrive come “un ottimo lavoro”. Quando gli è stato chiesto di ideare un resort immerso nella zona rurale di Khao Yai, ha scoperto che l’area si trovava nelle immediate vicinanze di vecchi binari ferroviari che un tempo collegavano il nordest della Thailandia al resto del sudest asiatico.
Tutte queste suggestioni hanno preso forma nella figura di Somsak, il capostazione immaginario della stazione di Khao Yai (anch’essa inventata), la cui estetica ha ispirato la stravagante proprietà. All’arrivo, gli ospiti effettuano il check-in nella biglietteria di Somsak, ricolma dei suoi ricordi “personali”, oggetti d’antiquariato e cimeli, collocati in tutta la proprietà. Il tema continua nel radioso blu cobalto del Somying’s Kitchen, decorato con manifesti ferroviari d’epoca. Chiamato così in onore della madre di Somsak, questo ristorante informale ha l’aria di un diner americano incrociato con una stazione ferroviaria di provincia e serve un menu di cucina thailandese e internazionale. Allo stesso modo, nelle 45 “camere ferroviarie” standard dell’hotel (a partire da 180
euro a notte) si trovano vecchie guide di viaggio esposte accanto al letto, televisori nascosti dietro le insegne delle stazioni e murales di scene pastorali incorniciati sotto pannelli di vetro, come se fossero visti attraverso il finestrino di un treno. Ma sono le suite e le ville del resort che si stanno affermando come le sistemazioni più particolari della Thailandia. Hanno iniziato a prendere forma quando Bensley ha notato uno scalo ferroviario di Bangkok pieno di vecchie carrozze arrugginite, una delle quali impigliata tra alberi di ficus proprio come le rovine di Angkor Wat. “Ho pensato: quanto sarebbe bello riciclarle?”, ricorda. Assicurarsene un numero sufficiente si è rivelato non solo
inaspettatamente difficile, ma anche eccessivamente costoso. “Ci sono molte persone che amano collezionare queste cose”, dice Bensley a proposito delle automotrici storiche. “Ottenere le poche unità che siamo riusciti ad accaparrarci è stato uno sforzo titanico”. Ma lo sforzo è stato ripagato, con 19 carrozze ora elegantemente riconfigurate come alloggi unici e straordinariamente eleganti (a partire da circa 300 euro a notte). Larghe poco più di due metri e mezzo, le carrozze sono strette ma lunghe, fino a raggiungere 20 lussuosi metri, con finiture colorate e ampi spazi esterni, tra cui un bagno e una grande terrazza; cinque unità includono anche una piscina privata. Bensley promette
DA SINISTRA, IN SENSO ORARIO
L’InterContinental
Khao Yai al crepuscolo; la vista sul primo parco nazionale della Thailandia; uno dei vagoni ferroviari, trasformati in suite.
che l’Heritage Railcar, composta da due vetture a grandezza naturale che viaggiano insieme, “sarà la suite dalle proporzioni più strane al mondo”. Strana, sì, ma nel senso che incanta, non confonde. Che si tratti di prenotare un trattamento presso la spa Back on Track, di vestirsi per un drink al bar Papillon o per una cena alla Poirot Brasserie in stile francese o di osservare i cigni neri che nuotano mentre si gustano scone e macaron al Tea Carriage, la creazione di Bensley è piena di divertimento e di immaginazione giocosa. La meraviglia non è una sensazione che ci si aspetta da un moderno resort di lusso, ma una volta provata è facile chiedersi perché non si possa averne di più al mondo. John O’Ceallaigh
Bangkok da gourmet
Tra le sorprendenti bellezze nascoste di Charoen Krung, la strada più antica, una costellazione di stelle Michelin
Bangkok è nata grazie a un fiume. Tutto iniziò nel XV secolo, con un piccolo avamposto commerciale nella giungla situato in riva al fiume. Passarono i secoli, l’avamposto crebbe e agli inizi dell’Ottocento Bangkok assunse la forma odierna. Oggi, con oltre 20 milioni di turisti all’anno, è una delle città più visitate al mondo. Negli ultimi anni è esploso il quartiere sul lungomare, Bang Rak, e in particolare Charoen Krung, la più antica strada asfaltata di Bangkok, completata nel 1864, che ospita ora una fantastica serie di cocktail bar creativi e ristoranti, dove la Guida Michelin si è data da fare
nell’assegnare le sue stelle. Ecco le migliori destinazioni da aggiungere agli itinerari nel Paese.
YU TING YUAN AL FOUR SEASONS
Non ci sono tavoli di serie B in questo regno della cucina cantonese contemporanea, aperto nel 2020 e premiato nel 2021 con l’unica stella Michelin presente in Thailandia per la cucina cantonese (stella poi mantenuta anche nel 2022).
L’executive chef Qiu Xiaogui ha ideato una gamma delicata e variopinta di dim sum - a scelta tra menu fissi o alla carta - dalle foglie di tè giallo al crisantemo in infusione in vasi trasparenti all’anatra dorata e
croccante preparata nella cucina a vista. Il locale è splendido, grazie a un progetto di Jean-Michel Gathy che comprende finestre imponenti che si affacciano su un cortile con una vasca a specchio e composizioni floreali alte due metri che aggiungono colore ai pavimenti in marmo nero e alle luci scure a sospensione.
CAPELLA BANGKOK
Adiacente al Four Seasons, il Capella è stato sin da subito un grande successo quando ha inaugurato nel 2020. Ora attira viaggiatori benestanti per un drink nel suo bar eccentrico, Stella (i più previdenti prenotano i posti con largo anticipo). L’arredamento dorato
qui è smaccatamente massimalista: la sala risplende di lampadari e marmi, un pavone bianco di grande effetto è appollaiato su una panchina e i cocktail vengono serviti in scintillanti bicchieri di cristallo. Da provare il City of Khai, un mix speziato ed equilibrato di rum Issan, galangal e polvere di riso, lasciando che stuzzichi l’appetito per cenare al Côte, il ristorante stellato Michelin del Capella. I menu degustazione per la cena sono disponibili in opzioni da cinque, sette e nove portate; ciascun piatto si ispira alla Costa Azzurra francese e alla riviera italiana con tocchi locali, che si tratti di coriandolo nel mascarpone o di succo di lime makrut sulle ostriche.
JUA
Il nome significa “girare una carta”, un omaggio alla precedente storia dell’edificio come casinò. Con le sue pareti bianche e luminose, il bancone in terrazza e gli sgabelli minimalisti, il locale sembra un luogo nascosto in un vicolo tranquillo di Charoen Krung. Il sakè e il whisky, che sono i pilastri di ogni grande izakaya, sono serviti lisci o in cocktail come il Suntory Highball con soda e arancia. La lista di yakitori a rotazione dello chef
Chet Atkins, dalla pancia di maiale con gochujang all’intestino di pollo salato, è eccezionale, ma sono i piatti da condividere che rivelano davvero il suo fascino, dalla guancia di manzo con un jus di vitello teriyaki al pollo fritto con insalata di uova speziata al togarashi.
80/20
Dopo aver mantenuto la stella Michelin negli ultimi quattro anni, l’80/20 annuncia il ritorno di Andrew Martin, che ha lavorato in precedenza presso questo ristorante thailandese all’avanguardia e nel 2021 ha assunto il ruolo di chef capo. Una delle sue prime mosse: eliminare il pranzo per concentrarsi esclusivamente sulla cena a base di menu degustazione, una vera goduria piena di energia tra cemento grezzo, musica hip-hop e una frenetica cucina a vista. Martin mantiene un approccio personale, fermandosi a ogni tavolo per chiacchierare, di solito del suo apprezzamento gastronomico per gli insetti. I più avventurosi possono provare la pancia di maiale arrostita, con un insetto acquatico gigante chiamato maeng da, una prelibatezza locale, grigliato nel suo guscio, la cui polpa
AKSORN
David Thompson, australiano di nascita, è uno degli chef più famosi della Thailandia. Nel 2001 ha ottenuto una stella Michelin per il suo ristorante londinese, Nahm; in seguito lo ha portato a Bangkok e nel 2014 era in cima alla lista dei 50 migliori ristoranti asiatici. Dopo aver lasciato il ristorante nel 2018, ha aperto Aksorn in piena pandemia, all’interno di un piccolo centro creativo e di tendenza denominato Central: the Original Store. Negli anni Cinquanta l’ultimo piano dell’edificio era occupato da una libreria e Thompson si è ispirato alle edizioni polverose dei libri di cucina del Sudest asiatico, selezionando ricette dagli anni Quaranta agli anni Settanta, i decenni in cui Bangkok era esplosa sia dal punto di vista commerciale sia creativo. Per gustare al meglio le sue vibranti combinazioni di sapori, dalle uova d’anatra brasate alle cinque spezie ai gamberi di fiume con anguria verde, si consiglia di prenotare un tavolo sulla terrazza panoramica, da cui si può osservare il frenetico via vai di Charoen Krung.
Jenny Adams viene estratta e mescolata alla pasta di peperoncino che ricopre la carne.COCKTAILS
Non il solito amaro
D’estate le etichette italiane, una vera eccellenza, sono il punto di partenza per la mixology più sofisticata e apprezzata. Per drink dissetanti e di gusto, bastano pochi ingredienti e, naturalmente, shaker e ghiaccio
Ltradizione liquoristica italiana si proietta nel futuro con etichette contemporanee utilizzate nei cocktail bar più blasonati grazie a ricette che prendono spunto dalle antiche “medicine per uomini sani” preparate da nord a sud. Dalla Toscana, nota patria del buon bere, arriva la ricetta di Amaro Santoni che, con le sue 34 botaniche, esalta la radice di rabarbaro e il fiore di iris, facendo bella mostra di sé in bottigliera, grazie al design ispirato alla Cupola del Brunelleschi di Santa Maria del Fiore, a Firenze. Il basso tenore alcolico permette di gustarlo miscelato in ricette estive come il Santoni & Tonic, con due parti di amaro e quattro di tonica. Il rabarbaro è protagonista anche di
Amaro Venti, che deve il suo nome al numero di botanical presenti nella ricetta, tutti raccolti in Italia e lavorati secondo antiche tecniche di liquoristica. I sentori agrumati e freschi, che lasciano spazio al finale amaricante di genziana ed erbe alpine lo fanno apprezzare, anche in versione analcolica, miscelato in un fresco Bitter Julep con sciroppo di pesca e sherry. In una selezione di amari italiani che si rispetti, non può mancare Doragrossa di Torino, nato come omaggio alla lunga tradizione liquoristica del capoluogo piemontese, recuperando sapori perduti nel tempo e prendendo il nome della contrada dove, alla fine del Cinquecento, nacquero i primi opifici cittadini. L’amaricante di genziana e rabarbaro si fonde con le note balsamiche del ginepro e
del tanaceto e con la dolcezza di liquirizia e vaniglia naturale. Oltre che in purezza a fine pasto, lo si degusta in Amaro & Chinotto, drink creato dagli esperti mixologist del Jerry Thomas di Roma con 40 ml di Amaro di Torino Doragrossa e 160 ml di chinotto, servito in un bicchiere alto con una fetta d’arancia. Restando al Nord, i limoni del Garda sono protagonisti di Canto Amaro, il liquore di Sirene a base di cardo, genziana e vaniglia, infusi singolarmente e poi assemblati, perfetti in un twist sul cocktail Americano con parti uguali di amaro, vermouth dry e un top di soda. Anche Rossi d’Angera richiama le atmosfere lacustri con l’Amaro del Lago Maggiore, realizzato con erbe
A DESTRA Amara Bark limited edition. SOTTO Amaro Venti analcolico.Le quattro, coloratissime, bottiglie della limited edition di Fernet Branca sono un omaggio alle botaniche che compongono la ricetta originale. Spezie, erbe e radici spiccano su uno sfondo blu, giallo, nero o verde e rappresentano i quattro continenti da cui ogni ingrediente proviene. Non tutti ovviamente, perché la ricetta, che comprende un mix di 27 elementi, è tutt’oggi segreta, tramandata attraverso cinque generazioni.
alpine e caratterizzato da note agrumate, perfetto nella ricetta del Negroni. Nonostante il nome tragga in inganno, Washington è italianissimo, prodotto da Vecchio Magazzino Doganale in provincia di Cosenza. La ricetta con chiretta e radice di enula, incontra i sentori di arance amare, dolci e pompelmo. Il risultato? Un prodotto di eccellenza da degustare con un cubetto di ghiaccio oppure in cocktail dalle spiccate note agrumate. L’ultima limited edition di Amaro Amara esalta la qualità delle arance rosse, ma questa volta quelle di Sicilia Igp,
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A SINISTRA
Canto Amaro, Sirene. SOTTO
Amaro del Lago
Maggiore di Rossi d’Angera. IN BASSO
Washigton, amaro di arance ed erbe amaricanti e Amaro
Pratum biologico di Bonaventura Maschio.
incorporando nella ricetta di Bark la preziosa corteccia di arancio e un infuso di erbe spontanee raccolte nella zona dell’Etna. Il risultato è un prodotto dal piglio vulcanico e complesso proprio grazie alle note legnose, che in miscelazione si combinano alla perfezione con pompelmo, basilico e menta. Chi cerca un prodotto biologico potrà infine optare per Amaro Pratum Bio di Bonaventura Maschio dove camomilla, timo e menta anticipano il finale amaricante di tarassaco, piantaggine e cardo. Da bere liscio, per assaporare la qualità degli ingredienti certificati 100% bio.
Penelope VagliniLe sabbie dure di Daytona Beach sono parte integrante delle corse automobilistiche sin dall'inaugurazione nel 1902 del Daytona Beach and Road Course. È qui che, nel 1927, Sir Henry Segrave per primo ha superato le 200 miglia orarie, ed è qui che è stata fondata nel 1948 la Nascar ed è iniziata, nel 1959, la prestigiosa corsa Daytona 500. Con una storia del genere, non sorprende che la mecca dei motori abbia ispirato i nomi di due prodotti dal design eccezionale: il Rolex Cosmograph Daytona e la Ferrari Daytona SP3 2023, terzo esemplare della serie icona in edizione limitata del Cavallino rampante. Su quale dei due vale la pena abbassare la bandiera a scacchi?
Vi aiutiamo a decidere. Adam Morganstern
Rolex Cosmograph Daytona Ferrari Daytona SP3 2023 VS.
Fu creato da Rolex nel 1963 per commemorare il ruolo di cronometrista ufficiale della Daytona International Speedway.
Celebra la conquista del primo, secondo e terzo posto della Ferrari alla 24 Ore di Daytona del 1967, vendicandosi della Ford che l'aveva esclusa dal podio a Le Mans l'anno prima.
LE PERFORMANCE
Cronografa il tempo e aiuta a calcolare la velocità media in pista. Inoltre, mostra che avete un gusto spiccato per gli orologi.
Raggiunge i 100 chilometri all'ora in 2,85 secondi, anche se, dato che metà del divertimento sta nell'essere visti, è meglio rallentare.
PREZZO BASE
¤14.700
Se riuscite ad accaparrarvelo, cosa praticamente impossibile. Sul mercato secondario? Provate a raddoppiare il prezzo, almeno.
Rolex offre edizioni più costose in oro bianco e platino, alcune delle quali con gemme incastonate con gusto. Le personalizzazioni di terze parti - che vanno dall'incastonatura di diamanti all'incisione del nome e all'illuminazione con led, come quelle che aveva lo sceicco Khalifa bin Zayed Al Nahyan, il defunto presidente degli Emirati Arabi Uniti - possono fare lievitare il prezzo a milioni.
¤2.000.000 Senza optional?!?
Si può scegliere il colore della carrozzeria, gli interni in pelle o in camoscio e tre opzioni per le dimensioni dei sedili e l'angolazione degli schienali (sì, il sedile è fissato al telaio). Le personalizzazioni di terze parti sono possibili ma non consigliate, a meno che si voglia far arrabbiare la Ferrari.
COSA C'È SOTTO
Il Calibro 4130 è stato sviluppato nel 2000 e presenta un movimento meccanico a carica automatica e frizione verticale, invece della più tipica versione laterale, per consentire un avvio istantaneo quando si inserisce il timer del cronografo.
Il motore a combustione interna più potente mai costruito dalla Ferrari: un V-12 da 6,5 litri in grado di erogare 829 cv e un regime massimo di 9.500 giri/min.
PUÒ ANDARE SOTT'ACQUA?
Resiste fino a 100 metri di profondità. No, Mr. Bond. Quella è la tua altra auto.
LASCIA O RADDOPPIA?
Non c'è bisogno di una Ferrari per andare da A a B, ma se siete il tipo da spendere l'equivalente di una Mazda Miata per una macchinetta da polso che segna l'ora con meno precisione del vostro telefono, probabilmente siete più tipi da desideri, no?
Anche il cruscotto della Ferrari indica l'ora.
TAGLIARE IL TRAGUARDO
Il tempo di attesa va da uno a tre anni, se si ha un rapporto di fiducia con il marchio o con un rivenditore autorizzato, il che significa che si è già speso molto per altri modelli Rolex.
Se state leggendo questo articolo e non l'avete ancora ordinata, zero. Ne verranno prodotti solo 599 esemplari e sono già tutti prenotati.