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MEDICINA Roberta Villa “Dottore, ma è vero che...?”

ROBERTA VILLA

“DOTTORE, MA È VERO CHE...?”

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Roberta Villa, famosa divulgatrice scientifica sempre informata su tutto e attiva sui social per chiarire qualsiasi dubbio riguardante la medicina, ha deciso di rispondere a qualche nostra domanda posta da alcuni lettori e ci ha raccontato in esclusiva le novità riguardo i suoi attuali impegni lavorativi.

Dopo tanti sacrifici la situazione pandemica sembrava finalmente essersi stabilizzata abbastanza da pianificare la graduale uscita dallo stato di emergenza, invece ora ci sentiamo dire che potremmo essere all’inizio della quinta ondata. Cosa ne pensa? In questo momento non sappiamo ancora se si tratti di una nuova ondata o di un aumento dei casi che non produrrà gravi danni, soprattutto grazie alla elevata copertura vaccinale italiana volta soprattutto alle persone più anziane e fragili. Sono invece piuttosto preoccupata per i 7 milioni di italiani non vaccinati che non hanno avuto prima d’ora la malattia perché rimangono del tutto suscettibili ad una variante che, sebbene meno aggressiva della variante delta, ha di per sé una pericolosità associabile al ceppo originario che ha colpito Bergamo nel 2020. È però molto più contagiosa per cui, soprattutto su chi non ha ricevuto almeno tre dosi di vaccino, potrebbe provocare danni gravi. In questo ultimo periodo sta poi prendendo piede la sottovariante Omicron BA2, che si diffonde ancora più facilmente. Per chi non ha nessuna protezione il rischio quindi non è trascurabile. La gente si chiede perché vengano allentate le misure proprio in un momento in cui il virus sta circolando così velocemente. La risposta è che il peso economico e sociale ormai si fa sentire, non c’è più consenso da parte della popolazione a mantenere le misure in vigore finora, e l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin ha di nuovo ribaltato l’ordine delle priorità. In effetti, è vero che, con una variante così contagiosa, le misure di distanziamento previste in precedenza servono a poco. Non condivido però la proposta di eliminare le mascherine FFP2 nei luoghi pubblici al chiuso, prima fra tutti la scuola, perché rappresentano l’unico strumento con cui ancora ci si può proteggere. Il mio consiglio è quindi di mantenerle, almeno nei luoghi a maggior rischio. Anche se l’occupazione dei letti di terapia intensiva o il numero di decessi è lontano dall’incubo della primavera 2020, infatti, sono ormai evidenti i danni provocati da questo virus all’organismo, talvolta anche nelle forme lievi. Oltre alla sintomatologia del long Covid, che ostacola la ripresa delle attività in una significativa quota di pazienti, sta emergendo un rischio più elevato di molte altre malattie cardiovascolari, respiratorie e neurologiche. Per questo conviene ancora fare il possibile per non contagiarsi. Stiamo passando da una gestione collettiva della pandemia, in cui vengono imposte misure comuni, ad una situazione in cui ognuno dovrà proteggere a livello individuale se stesso e i propri cari.

La protezione vaccinale anche dopo la terza dose sembra ormai inefficace contro la sottovariante Omicron BA2 e un quarto richiamo non sembra essere la soluzione a seguito dei dati riportati finora. Cosa ci può dire a riguardo? È importante precisare che il vaccino non è diventato inefficace, anzi, continua a proteggerci piuttosto bene dalle forme gravi che possono portare alla terapia intensiva. Nel tempo cala parzialmente l’efficacia nel prevenire l’infezione e la malattia, ma la terza dose è ancora in grado di ridurre di oltre il 70% il rischio di ospedalizzazione e oltre il 90% quello di decesso. Quindi, questa nuova “ondata” è dovuta alla somma di 3 fattori:

la nuova sottovariante Omicron più contagiosa, il tempo trascorso dalla terza dose, che molti hanno ricevuto ormai in autunno e il calo delle difese che tutti mettiamo in atto con i nostri comportamenti. La quarta dose ha una sua utilità come richiamo nei pazienti più fragili che ne avevano ricevuto subito una terza per completare il ciclo primario. Ripetere il trattamento sulla popolazione generale, e poi magari farlo ancora tra pochi mesi, oltre a non essere sostenibile dal punto di vista economico, pratico e sociale, sembra possa essere poco utile, perché in ogni caso la protezione sembra svanire rapidamente. Spero nell’arrivo di nuovi vaccini, possibilmente ad ampio spettro e con una maggiore durata di azione più efficaci. Nel frattempo possiamo contare sui pochi anticorpi monoclonali che mantengono efficacia contro omicron e su antivirali in grado di bloccare non solo l’evoluzione della malattia ma anche la replicazione del virus, e di conseguenza la sua contagiosità.

“Dottore ma è vero che…?” è il suo nuovo libro. Vuole parlarcene? Questo libro nasce dall’esperienza dell’omonimo sito, voluto e prodotto dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, che anni fa, prima della pandemia, ha voluto creare uno strumento di comunicazione attiva al pubblico, volto a contrastare la disinformazione nel campo della medicina e della sanità, tramite risposte basate sulla scienza alle domande più comuni che i cittadini pongono ai propri medici. Il libro è nato dalla richiesta di qualche mese fa da parte dell’editore Chiarelettere di selezionare alcune risposte riguardo a Covid, e aggiungerne altre nei confronti delle domande ancora più frequenti.

È da poco diventata direttrice responsabile di Uppa. Ci vuole raccontare questa nuova esperienza? Sono molto emozionata per l’opportunità che Lorenzo Calia mi ha offerto proponendomi il ruolo di direttrice responsabile di Uppa: rivista, sito ma soprattutto community nata dalla volontà di pediatri, psicologi e pedagogisti di fornire una fonte d’informazione indipendente e basata sui risultati della ricerca scientifica, che aiuti i giovani genitori ad orientarsi nella loro grande avventura. Ilaria De Luca

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