Biancoscuro Art Magazine #13

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biancoscuro r i v i s tA d ’ A r t e Numero 13 - dicembre ‘15 - gennaio ‘16 - Bimestrale d’Arte, Cultura e Informazione

In questo numero Raffaello. Il Sole delle Arti Straordinarie creazioni figurative in mostra a Torino Giotto, l’Italia Il primo vero Artista italiano Arte Padova Un grande successo d’Arte Moderna e Contemporanea Petra La città perduta Brassaï Pour l’amour de Paris

Mattia Consonni

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Musica per gli occhi Vincitore sezione “Pittura” “Biancoscuro Art Contest 2015”


16 Salon d’Art Contemporain par excellence | Côte d ’Azur

Salvador Dalí Space Elephant Bronze - 24/50 1981

ner Media Part artmagazine.biancoscuro.it

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biancoscuro r i v i s tA d ’ A r t e Bimestrale d’Arte, Cultura e Informazione

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L’Editoriale di Vincenzo Chetta

BIANCOSCURO Art Contest. Winter Edition, tutti gli artisti.

Raffaello, Parmigianino,

Barocci Tra reincarnazioni e nuove dialettiche

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ArtePadova 2015 Un grande successo d’Arte Moderna e Contemporanea

Dagli Impressionisti a Picasso Da Detroit a Genova, un’importante restospettiva artistica

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Art Verona Art Project Fair

Brassaï,pour l’amour de

Paris Genova ospita 250 scatti del fotografo della notte

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Giotto, l’Italia Evento espositivo del programma di ExpoinCittà

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Un grande fotografo: Berengo Gardin A Venezia, “grandi navi” in mostra al Negozio Olivetti

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Montreux ART 2015 Colore e creatività al 2M2C

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Kvision Cult Jeff Buckley e la stirpe dei Kurt Cobain

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Petra. La città perduta

Chester Arts Fair 2015 Creatività e innovazione

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Over the cover:

Raffaello, il Sole delle Arti Straordinarie creazioni figurative in mostra a Torino

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Espressioni caravaggesche a Palazzo Corsini Art Zurich Mattia Preti un giovane nella Roma del 17 anni di successi artistici Caravaggio 092

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In copertina:

Mattia Consonni, vincitore sezione “Pittura” Biancoscuro Art Contest 2015. Il servizio a pag.34

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Giorgio Donders, vincitore sezione “Fotografia” Biancoscuro Art Contest 2015. Il servizio a pag.100

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biancoscuro r i v i s tA d ’ A r t e Bimestrale di Arte, Cultura e Informazione

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L’Angolo narrativo. Il racconto di...

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Michele Pinto

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Laura Ghilarducci

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Luciano Iannucci. Acuto alchimista di forme

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Mara Destefanis. Un senso nostalgico di tempi remoti.

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Francesco Colonna. Un connubbio tra grafica e pittura.

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Vito Spada

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BI-MONTHLY OF ARTS, CULTURE AND INFORMATION

L’Arte controversa di dare colore al passato. Le prime pennellate di colore. In collaborazione con PixartPrinting Filippo Volpi. Una bellezza che sfida e supera le mode

13 ISSUE december 2015 / january 2016

Art Fair. Fiere ed esposizioni internazionali

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BIANCOSCURO Art Magazine

EDITOR IN CHIEF Vincenzo Chetta EDITORSHIP & GRAPHIC Liberementi viale Indipendenza, 26 27100 - Pavia www.liberementi.it

Antoinette Lüchinger Tullio Mesi

COLLABORATORI Oxana Albot, Nina Baudelaire, Luca Caricato, Giuseppe Carnevale, Elena Cicchetti, Vincenzo Chetta, Mario Gambatesa, Lucia Garnero, Danilo Giusino, Salvatore Mainardi, Daniela Malabaila, Rebecca Maniti, Cristiana Elena Iannelli, Federica Senigagliesi, Giancarlo Spina.

Anita Peghini-Raber Marysol Agudelo Alessandro Trani Alexandra von Burg Gisela Zimmermann Rosario Aufiero Fiorenza Orseoli

FOTOGRAFI Antonio C., Vincenzo Chetta, Berthold Werner, Cristiano Galbiati, Giorgio Giliberti, Liberementi, Giampiero Nitto, Aras C., Eva Serna

Flora. Un technique, un langage, un style Sabine Fahrlaender. Vincitrice del Premio MAG 2015

PUBLISHER Biancoscuro viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.biancoscuro.it PRINTING Pixartprinting Srl Via 1° Maggio, 8 30020 Quarto d’Altino (VE)

Franco Bulfarini

SOCIAL NETWORK Facebook.com/BiancoscuroArtMagazine Pinterest.com/BiancoscuroMag Twitter.com/BiancoscuroMag

Serena Martelli Franco Bratta Massimo Cattaneo Chiara Pala Demurtas

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The publisher is available for persons entitled for any iconographic sources. Manuscripts, photos or other materials even if unpublished are not given back. In addition to the signed articles, texts published on Biancoscuro Art Magazine are taken from the mentioned sources or text available l under the creative commons license. s Reg. Trib. Pavia n.4 del 2014. ISSN 2385-1708 © biancoscuro 2016. Reserved artistic and literary copyright. Reproduction in whole or parts is forbidden save with the written permission of the publisher.

BIANCOSCURO Rivista d’Arte NUMERO 13 dicembre 2015 / gennaio 2016 BIMESTRALE DI ARTE, CULTURA E INFORMAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE Vincenzo Chetta REDAZIONE & GRAFICA Liberementi viale Indipendenza, 26 27100 - Pavia www.liberementi.it COLLABORATORI Oxana Albot, Nina Baudelaire, Luca Caricato, Giuseppe Carnevale, Elena Cicchetti, Vincenzo Chetta, Mario Gambatesa, Lucia Garnero, Danilo Giusino, Salvatore Mainardi, Daniela Malabaila, Rebecca Maniti, Cristiana Elena Iannelli, Federica Senigagliesi, Giancarlo Spina. FOTOGRAFI Antonio C., Vincenzo Chetta, Berthold Werner, Cristiano Galbiati, Giorgio Giliberti, Liberementi, Giampiero Nitto, Aras C., Eva Serna EDITORE Biancoscuro viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.biancoscuro.it STAMPA Pixartprinting Srl Via 1° Maggio, 8 30020 Quarto d’Altino (VE) SOCIAL NETWORK Facebook.com/BiancoscuroArtMagazine Pinterest.com/BiancoscuroMag Twitter.com/BiancoscuroMag L’Editore è a disposizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche non individuate. Manoscritti, foto o altri materiali inviati alla redazione anche se non utilizzati non verranno restituiti. Oltre agli articoli firmati, i testi pubblicati su Biancoscuro Rivista d’Arte sono tratti dalle fonti citate oppure da testi disponibili l secondo le licenze creative commons. s Reg. Trib. Pavia n.4 del 2014. ISSN 2385-1708 © biancoscuro 2016. Tutti i diritti di produzione in qualsiasi forma, compresa la messa in rete, che non siano espressamente per fini personali o di studio sono riservati. Per qualsiasi utilizzo che non sia individuale è necessaria l’autorizzazione scritta dell’editore.


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Lorenzo Piemonti, inaugurazione della mostra personale alla MadĂŹ Gallery International ad Albuquerque New Mexico, 12 gennaio 1996 - courtesy of MadĂŹ Gallery International 6


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Lorenzo Piemonti, Giulio Bargellini, Romano Bonaveri, discutono l’opera alla parete “Cromoplastico Madì Romano R978” 400x380, ottobre 2006 - Courtesy of Bonaveri-Manichini di Cento di Ferrara 7


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l’Editoriale di Vincenzo Chetta

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Rileggendo l’editoriale del precedente numero di Biancoscuro, mi chiedevo se non fossi stato troppo duro, in fondo tutti possono sbagliare toni e modi, e magari noi eravamo solo incappati in un periodo di luna calante molto duro da superare... Poi però ho pensato ai due mesi trascorsi dalla sua stesura, e iniziando a stilare un bilancio di fine anno, ho capito che non posso in alcun modo scusare la mancanza di umiltà, di educazione, di rispetto. Non posso scusare la supponenza del giovane Artista, come non posso scusare l’egocentrismo del “pluripremiato”, vecchio, “artista”. Il mio buon proposito per l’anno che verrà, è quello di non accettare più qualsiasi mancanza di rispetto. Non salverò il mondo dell’Arte dalla “malumanitá”, ma sarà più semplice scoprire i veri nuovi artisti, quelli su cui vale la pena investire, quelli di cui si può davvero dire qualcosa, quelli che rimarranno nel tempo, con un’Arte innovativa e pensata, istintiva ed emozionante. Io, e tutto lo staff di Biancoscuro, vi auguriamo Buone Feste, e Felice Anno Nuovo.

Vincenzo Chetta

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C ATA LO G H I s to r i c o i c o n o g r a f i c o c u lt u r a l e MONOGRAFIE LIBRI d’ARTE a c a r at t e r e c r i t i c oa cura did diat t i c o francesco chetta

Edizione aggiornata Settembre 2011

EDIzIONI pER L’ARTE

Via Vittorio Emanuele, 32 26841 Casalpusterlengo (LO) Arte e Collezionismo 2011 PAg. 3 340.5820407 - francesco.chetta@yahoo.it www.artecollezionismo.it - P.IVA 06494940965

a cura di

francesco chetta

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Raffaello Parmigianino Barocci “metafora dello sguardo” Tra reincarnazioni e nuove dialettiche

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a continuità creativa, l’arte che mai muore perché trasmessa inesorabilmente di generazione in gene-

razione, che seppur con modalità e contesti diversi, nuovi riflessi e nuovi aspetti, conserva indelebile le tracce del passato: questa è la metafora dello sguardo, ricer-

cato nel confronto in un’unica mostra di tre grandi artisti: Raffaello, Parmigianino, Barocci. E non è un caso che le loro opere, peraltro già ammirabili dal 2 ottobre scorso, siano state esposte nei Musei Capitolini di Roma, avvolte dalla sua suggestionante atmosfera mixata di beltà e grazia antica. La mostra collettiva unisce questa triade di artisti celeberrimi, partendo da fonti storiche che collegano direttamente il Mazzola ed il Barocci a Raffaello: il primo detto anche “il Parmigianino”, appare in alcuni testi antichi come la reincarnazione del grande maestro; il secondo invece, attivo nella seconda metà del Cinquecento, è associato dallo stesso luogo di nascita dell’urbinate. Da questo incipit di fonIn alto Parmigianino, Testa di donna Firenze Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi A sinistra Raffaello, Trasporto di Cristo Firenze Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi

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Parmigianino, Naturae Ars Aemula - Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi

artistica: entrambi redivivano il proprio padre d’arte emulando, studiando ed applicando il suo idioma artistico nelle proprie opere, ma la loro arte non è un’imitazione pedissequa del passato: svetta verso nuove forme e tecniche, verso quella dimensione dell’alterità, di quello specchio in cui gli sguardi dei propri figli vedono un’immagine nuova, seppur intrisa di tracce indelebili del proprio padre. La mostra accoglie una vasta produzione di disegni e stampe dei tre artisti, provenienti dalla Reale Biblioteca di Torino, dal British Museum e dalle Courtauld Institute Galleries di Londra. Dalle Gallerie in particolare: lo studio per la “Deposizione Borghese” di Raffaello, gli studi per gli affreschi della Basilica di Santa Maria della Steccata a Parma del Parmigianino, e lo studio compositivo per la “Deposizione di Perugia” del Barocci dalle Galle-

ti, si crea una visione sinottica dei tre e lo sguardo che ne esce brilla di una nuova dialettica, di un nuovo nesso idiomatico di reciproca interpretazione, in cui il grande Raffaello viene visto con lo sguardo del Parmigianino e del Barocci che, a loro volta, si rivedono in esso, creando uno specchio di proiezioni, alterità e somiglianze. Proprio lo sguardo di questi due alter ego con un pedigree che gode di luce propria, indicano il tema della mostra, quello del confronto e dell’eredità A destra Raffaello Donna seduta alla finestra e angeli Firenze Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi

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Federico Barocci, Testa di donna Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi

rie Nazionali di Capodimonte, dal Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, e da altri prestigiosi istituti. L’intenso dialogo artistico dei tre protagonisti sarà percepibile attraverso una serie di autoritratti, che introdurranno il percorso espositivo: del Raffaello, sarà presente il suo “Autoritratto

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giovanile”, del Barocci l’”Autoritratto di mezza età” e del Parmigianino, due autoritratti provenienti dall’Albertina di Vienna e da Chatsworth. La mostra è organizzata da MetaMorfosi con Zètema Progetto Cultura, ed è curata da Marzia Faietti, Direttrice del Gabinetto

Disegni e Stampe degli Uffizi, promossa dall’ Assessorato alla Cultura e allo Sport di Roma, dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Una mostra unica nel suo genere, da non perdere. Mario Gambatesa


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RAFFAELLO PARMIGIANINO BAROCCI Metafore dello sguardo 2 ottobre 2015 – 10 gennaio 2016 MUSEI CAPITOLINI Palazzo Caffarelli – Roma INFO www.museicapitolini.org www.museiincomune.it

T. +39 060608 (ore 9.00 - 21.00) tutti i giorni 9.30 – 19.30

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In alto: Raffaello, Adamo Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi

In basso: Parmigianino, Due teste di profilo Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi

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Dagli Impressionisti a Picasso Da Detroit a Genova, un’importante retrospettiva artistica

Edgar Degas Violinista e giovane donna 1871 circa olio e matita su tela 46,4×55,9 cm. Detroit Institute of Arts, Bequest of Robert H. Tannahill

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irettamente dal Detroit Institute of Art sono approdate a Genova, lo scorso 25 settembre, cinquantadue prestigiose opere dei maggiori esponenti dell’arte a cavallo tra Otto e Novecento. Le sale del Palazzo Ducale ospiteranno fino al prossimo 10 aprile “Dagli Impres-

sionisti a Picasso”, un’importante retrospettiva “collettiva” che abbraccia le principali avanguardie europee, in un viaggio a ritroso dagli Stati Uniti al Vecchio Continente, che offrirà ai visitatori la possibilità di apprezzare alcuni capolavori della pittura moderna. La mostra, curata da Salvador Salort-Pons e Stefano Zuffi, è anche occasione per


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Vincent Willem van Gogh Autoritratto, 1887 olio su tavola, 34,9Ă—26,7 cm. Detroit Institute of Arts, City of Detroit Purchase

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conoscere la vicenda formativa del museo di Detroit, iniziata nel lontano 1883 quando venne acquistato il primo dipinto, “La lettura della storia di Enone” dell’americano Millet. Ma è sotto la direzione ventennale dello Storico dell’Arte tedesco William Valentiner che la collezione del Detroit Institute of Art si arricchisce delle opere impressioniste francesi e dell’espressionismo tedesco d’avanguardia. Grazie alle ingenti risorse economiche dei mecenati privati (tra cui la famiglia Ford) e ad una mirata politica di acquisti sul mercato internazionale dell’arte, arrivarono negli Stati Uniti i primi Van Gogh e Matisse, seguiti dagli altri esponenti della Ecole de Paris e de “Il Ponte” di Dresda (Kirch-

ner, Heckel, Schmidt-Rottluff). In pochi decenni, col suo nuovissimo museo, Detroit diventa così avamposto e punto di accesso privilegiato dell’arte moderna d’oltreoceano, restando tutt’oggi tra i primi cinque musei più grandi ed importanti degli Stati Uniti, con una collezione permanente di oltre 65.000 opere. Il percorso espositivo si apre con gli Impressionisti, dai primi maestri quali Courbet e Pisarro, fino a Monet e Renoir. A Degas è riservata la seconda sala, che contiene cinque preziose tele originali, tra cui “Violinista e giovane donna” del 1871 e “Cavalcata al mattino”, del 1866. L’altra sezione monografica è dedicata a Paul Cezanne, con quattro dipinti presenti tra cui una delle ultime

versioni dell’amata Montagne Sainte-Victoire, soggetto quasi ossessivo del pittore di Aix-en-Provence. La quarta sala, la più ampia, ospita invece gli autori del Post-Impressionismo: da Van Gogh (“Autoritratto con cappello di paglia”, 1887) a Gauguin (“Autoritratto”, 1893), passando per Modigliani (“Ritratto femminile”, 1917), Bonnard (“Donna con cane”, 1923) e Kandinsky (“Studio per dipinto con forma bianca”, 1913). Si prosegue il percorso con gli artisti dell’Avanguardia tedesca e, in ultimo, si chiude con sei tele di Picasso, dalla giovanile “Testa di Arlecchino” (1905) fino a “Donna seduta”, realizzata nell’ultimo decennio di attività del rivoluzionario maestro. La mostra è promossa dal Comune di Genova e dalla Regione Liguria, col patrocinio del MiBAC, Missione USA in Italia e dell’American Chamber of Commerce. L’esaustivo catalogo è edito da Skira. Per oltre duecento giorni, quindi, a Genova sarà possibile godere della bellezza di queste opere uniche e, in alcuni casi, in mostra per la prima volta in Italia, motivo in più per non perdere questa grande occasione. Federica Senigagliesi

Wassily Kandinsky Studio per Dipinto con forma bianca, 1913 Olio su tela, 99,7 × 88,3 cm Detroit Institute of Arts, Gift of Mrs. Ferdinand Moeller

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Pablo Picasso

Amedeo Modigliani

Testa di Arlecchino, 1905

Ritratto femminile, 1917-1920

olio su tela, 40,6×33 cm

olio su tela, 60,3×46,4 cm

Detroit Institute of Arts, Bequest of Robert H. Tannahill

Dagli impressionisti a Picasso I Capolavori del Detroit Institute of Arts From September 25, 2015 to April 10, 2016 at Palazzo Ducale in Genoa an exceptional sequence of masterpieces by Van Gogh, Cézanne, Gauguin, Monet, Matisse, and Picasso Because of the exceptionally long period of 200 days, it is almost as if it were the opening of a new museum of modern art. The Detroit Institute of Arts is moving to Genoa with a selection of fifty-two masterpieces: a unique opportunity to admire masterpieces by the greatest painters of the twentieth century in the period of their greatest artistic expression and to retrace inversely the route that leads from Detroit to the Old Continent. At Palazzo Ducale we will find pioneers and symbols of the avant-gardes, such as Monet, Van Gogh, Renoir, Degas, Pi-

Detroit Institute of Arts, City of Detroit Purchase

casso, Matisse, Kandinsky: artists who were able to anticipate modern taste through their paintings, which express all the innovation and stimuli that distinguished Europe at the beginning of the twentieth century. Curated by Salvador Salort-Pons and Stefano Zuffi, the exhibition is organized by the Detroit Institute of Arts, produced by MondoMostre Skira together with Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, and promoted by the Municipality of Genoa and the Ministry of Cultural Assets and Activities and Tourism. The catalogue is edited and published by Skira. The press conference at which the exhibition is presented will be hosted on September 21, 2015 by the Embassy of the United States of America in Italy, with the presence of the Ambassador, John R. Phillips, and the Mayor of Genoa, Marco Doria.

DAGLI IMPRESSIONISTI A PICASSO I Capolavori del Detroit Institute of Arts 25 settembre 2015 10 aprile 2016 Palazzo Ducale Genova INFO www.impressionistipicasso.it www.palazzoducale.genova.it T. +39 0109280010 lunedì 15 – 19 da martedì a giovedì 9.30 – 19.30 venerdì e sabato 9.30 – 21.00 domenica 9.30 – 19.30 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito www.impressionistipicasso.it

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Giotto, l’Italia Evento espositivo del programma di ExpoinCittà

È

Palazzo Reale di Milano la sede espositiva di “Giotto, l’Italia”, evento che conclude il semestre di Expo 2015. Inaugurata il 2 settembre e aperta al pubblico fino al prossimo 10 gennaio, la mostra rappresenta un capitolo fondamentale del palinsesto di iniziative che ha accompagnato la vita culturale della città durante il semestre dell’Esposizione Universale: un evento straordinario, che offre la possibilità di gettare uno sguardo incantato sulla storia dell’identità culturale e artistica italiana. L’arte di Giotto, infatti, è un passaggio fondamentale nella storia dell’arte figurativa: porta l’arte oltre i canoni della classicità, verso gli spazi nuovi dell’Umanesimo. Rispetto alla bidimensionalità della pittura contemporanea, l’applicazione del metodo chiaroscurale gli permette di superare i risultati attesi nella resa della realtà tridimensionale e nella rappresentazione dello stato d’animo dei soggetti dipinti. Emblematica l’espressione che Giovanni Boccaccio, nel “Decamerone”, usa per descrivere la sua arte: “Molte volte le cose da lui fatte si truova che il visivo senso degli uomini vi prese errore, quello credendo esser vero che era dipinto”. Giotto è il primo vero artista “italiano”. La mostra a Palazzo Reale, curata da Serena Romano e da Pietro Petraroia, riunisce 14 opere, nessuna delle quali prima esposta a Milano: capolavori che Polittico Stefaneschi, Il velo di Plautilla particolare dal verso secondo decennio del Trecento tempera e oro su tavola dalla Basilica di San Pietro (Roma) Città del Vaticano, Musei Vaticani

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descrivono il tragitto compiuto dall’artista attraverso l’Italia del suo tempo, in quarant’anni di attività. Nelle sale dedicate alle opere giovanili, il frammento della “Maestà

della Vergine da Borgo San Lorenzo” e la “Madonna da San Giorgio alla Costa” risalgono al momento in cui il giovane Giotto è attivo tra Firenze e Assisi; a seguire, il “Nucleo dalla Badia fiorentina”,

con il polittico dell’altar maggiore. La “Tavola con Dio Padre in trono” proviene dalla cappella degli Scrovegni e documenta la fase padovana del maestro. Segue poi lo straordinario gruppo

Polittico Stefaneschi recto secondo decennio del Trecento, tempera e oro su tavola dalla Basilica di San Pietro (Roma) Città del Vaticano, Musei Vaticani

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che inizia dal polittico bifronte destinato alla cattedrale fiorentina di “Santa Reparata”, e che ha il suo punto d’arrivo nel “Polittico Stefaneschi”, il capolavoro dipinto per l’altar maggiore della basilica di San Pietro in Vaticano. Accanto compare il frammento affrescato con due teste di apostoli o santi, proveniente dalla basilica di San Pietro, anche questa commissionata dal cardinal Jacopo Caetani degli Stefaneschi. Il percorso espositivo si completa con i dipinti della fase finale della carriera del maestro: il “Polittico Baroncelli”, dall’omonima cappella della basilica di Santa Croce a Firenze, temporaneamente ricongiunto con la sua cuspide, raffigurante il Padre Eterno, conservata nel museo di San Diego in California; infine, il “Polittico di Bologna”, che Giotto dipinge di ritorno in Italia dalla corte pontificia ad Avignone. La mostra è stata resa possibile dalla feconda collaborazione interistituzionale tra il Comune di Milano e il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Questa sinergia ha consentito il

Polittico Stefaneschi Cardinale Stefaneschi - particolare dal recto secondo decennio del Trecento, tempera e oro su tavola dalla Basilica di San Pietro (Roma) Città del Vaticano, Musei Vaticani

decisivo coinvolgimento dell’Opificio delle Pietre Dure e di numerose Soprintendenze e Direzioni di Musei che hanno lavorato con Palazzo Reale e con il comitato scientifico, presieduto da Antonio Paolucci. Il progetto espositivo, ideato da Mario Bellini, ha saputo dare centralità all’opera del Maestro toscano: è stato possibile, grazie all’utilizzo di “ferro nero” e “grigio penombra”, raggiungere il “grado zero” dell’allestimento, lasciando spazio soltanto a Giotto. Lucia Garnero

Polittico Baroncelli Angeli musicanti particolare, 1330 ca., tempera e oro su tavola Basilica di Santa Croce, Cappella Baroncelli (Firenze)

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GIOTTO, L’ITALIA 2 settembre 2015 – 10 gennaio 2016 PALAZZO REALE Piazza Duomo, 12 – Milano INFO www.mostragiottoitalia.it www.palazzorealemilano.it T. +39 02 92800821 lunedì 14.30 – 19.30 martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30 giovedì e sabato 9.30 – 22.30

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Polittico Baroncelli- Incoronazione della Vergine - particolare, 1330 ca., tempera e oro su tavola Basilica di Santa Croce, - Cappella Baroncelli (Firenze)

Polittico Baroncelli 1330 ca., tempera e oro su tavola dalla basilica di Santa Croce, Cappella Baroncelli (Firenze) - Fondo Edifici di Culto - Ministero dell’Interno

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Raffaello, il Sole delle Arti Straordinarie creazioni figurative in mostra a Torino

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primi passi nella bottega del padre, l’apprendistato dal Perugino, una carriera pittorica in crescendo, culminata nelle commissioni papali per le Stanze Vaticane, i numerosi ritratti a uomini di

potere e sensuali muse ispiratrici: nella sua breve vita (di appena trentasette anni) l’urbinate Raffaello Sanzio è riuscito a toccare le vette del riconoscimento e della fama come pochi altri prima e dopo di lui. Esponente di spic-

co del Rinascimento italiano, la sua opera (dalla pittura, alle incisioni, all’architettura) segna una tappa fondamentale, che aprirà le porte alle evoluzioni successive del Manierismo, arrivando ad influenzare alcuni dei movimenti artistici del XIX secolo (i Preraffaelliti e i Nazareni su tutti). La curiosità e il suo talento poliedrico lo hanno fatto spaziare nei variegati campi delle arti applicate, o arti “congeneri” secondo la definizione del Vasari: la ceramica, il mosaico, l’intaglio, la decorazione, la lavorazione del legno e dei metalli, ne sono degli esempi. Queste incursioni alternative sono il tema della mostra allestita presso la Venaria Reale di Torino “Raffaello - Il Sole delle Arti”, visitabile fino al prossimo 24 gennaio. Divisa in sezioni, per un totale di 130 opere, il genio di Raffaello viene raccontato seguendo un approccio originale, che lo vede ispiratore innovativo delle varie tecniche applicate. Partendo dai primi anni di attività, con opere dei suoi maestri (tra cui il padre Giovanni Santi, Luca Della Robbia, Pinturicchio, il Perugino, Luca Signorelli) e alcuni dei suoi dipinti giovanili (“San Sebastiano”, “Croce processionale”, “Angelo” dalla Pala Baronci), si giunge alla seconda sezione dedicata alle incisioni, tratte dai disegni del Sanzio. MolVisione di Ezechiele olio su tavola, 1518 ca. FIrenze, Galleria Palatina di Palazzo Pitti

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te di queste furono prodotte in serie dal bolognese Marcantonio Raimondi, le cui stampe costituirono il veicolo principale di diffusione in Italia e in Europa del suo genio creativo. È proprio grazie al successo di queste incisioni che scultori, armaioli, fonditori, ceramisti iniziano a realizzare oggetti direttamente tratti dai temi iconografici dell’urbinate. Una ricca collezione di maioliche, cristalli di rocca, vetri, smalti, gioielli testimoniano l’importanza e il valore dell’eredità artistica di Raffaello. La “Madonna con Bambino”, la “Madonna di Foligno” o la “Bella giardiniera” sono alcuni dei temi più riprodotti ed apprezzati dagli artisti-artigiani e dal pubblico. Accanto a queste riproduzioni, i visitatori potranno inoltre ammirare “La visione di Ezechiele”, dipinto su tavola realizzato nel 1518, cui sono affiancate due prestigiose derivazioni: un disegno del Rubens e un grande arazzo fiammingo, direttamente

dal Museo Nacional de Artes Decorativas di Madrid. L’ultima sezione è dedicata infine ai cartoni per gli arazzi della Cappella Sistina, voluti da Leone X, che impegnarono l’artista tra il 1515 e il 1519. La mostra è curata da Sylvia Ferino e da Gabriele Barucca, supportati da un comitato scientifico di esperti, e organizzata dal Consorzio Venaria Reale insieme con Mondo Mostre, il sostegno di Compagnia San Paolo e il patrocinio di Città di Torino e Città Metropolitana di Torino. Una grande retrospettiva che rende ancora più onore al Maestro di Urbino. Federica Senigagliesi

Busto di angelo, Pala Baronci olio su tavola, 1500 - 1501 Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo

RAFFAELLO Il sole delle Arti 26 settembre 2015 – 24 gennaio 2016 REGGIA DI VENARIA, SALE DELLE ARTI Venaria Reale – Torino INFO www.lavenaria.it

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Espressioni Caravaggesche a Palazzo Corsini Mattia Preti: un giovane nella Roma dopo Caravaggio

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oma si tinge di atmosfera natalizia e di fascino culturale, grazie agli eventi promossi in onore del Giubileo Straordinario: tra quelli d’arte, particolare e nello stesso tempo straordinaria nel senso letterale del termine, è la mostra in onore di Matteo Preti, uno dei maggiori esponenti del Seicento italiano. Aperta al pubblico dallo scorso 28 ottobre,

la mostra in onore del celebre pittore calabrese è stata ideata da Vittorio Sgarbi e Giorgio Leone e mostrerà la sua bellezza nell’altrettanto suggestiva Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Corsini, fino al 18 gennaio 2016. Il filo condutture della mostra è quello di gettare luce, e contemporaneamente approfondire, il periodo formativo del pittore calabrese nella Roma papale dopo la morte di Caravaggio, problema-

tico ed oscuro dal punto di vista sia stilistico che cronologico: a tal scopo il percorso espositivo è stato realizzato per cammei appositamente illuminati, che portano a confronto le opere giovanili dell’artista, con quelle presenti nella Galleria Corsini, tutte appartenenti a pittori a cui Mattia Preti si ispirò: dal San Giovannino di Caravaggio, al Trionfo d’Amore di Poussin, dall’Erodiade di Vouet alla Salomé di Guido Reni, dal Presepe e l’Ecce homo di Guercino fino al Miracolo di Sant’Antonio di Sacchi. Tuttavia, a nessun occhio può sfuggire, la sua maggiore assonanza, vicinanza nonché devozione, al grande rivoluzionario dell’arte italiana, quel Michelangelo Merisi, passato da poco tempo a miglior vita. Il cavaliere calabrese, altra nomina che lo associa alla carica di cavaliere di Malta Caravaggesca, compare proprio nel momento in cui il mondo sembra archiviare la luce ancora forte ed arrogante del suo grande predecessore. Del percorso formativo a Roma del Preti, non si hanno fonti dettagliate e precise, ma sappiamo che compare sulla scena romana, insieme al fratello Giacomo, anch’egli pittore, dopo aver frequentato la scuola napoletana. Nella grande capitale, stimolato Soldato olio su tela, 130x100 cm. Rende, Museo Civico

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dal grande fermento artistico, il Preti abbandona tali insegnamenti e senza amare particolarmente l’inserimento nell’una o nell’altra corrente artistica a lui contemporanea, tenta la contaminazione nelle sue opere di Giorgione e Caravaggio: tentativo diventato vittoria nel tripudio di originalità e devozione, dell’uso delle luci e delle ombre, dell’accuratezza e dovizia della scenografia che molto ricorda quella della famosa Morte della Vergine e in senso più ampio alla sua ammirazione per Caravaggio. Nel Concerto di San Pietroburgo, nella Crocifissione di San Pietro di Grenoble ma anche nella Lezione di musica della Galleria Doria Pamphilj, la poetica caravaggesca è appoggiata dal Preti con devozione tra le figure che si muovono come attori shakespeariani in scene teatrali quasi hollywoodiane, ma anche aumentata dal genio del Preti da verità, ritmo ed eleganza, prese dagli artisti francesi caravaggeschi a cui si sentiva affine. Una sezione della mostra, è dedicata al complesso rapporto con il fratello Gregorio con cui Mattia collabora, nella Madonna della purità di Taverna. Il percorso espositivo della prima monografica Pretiana a Roma, oltre a mettere in evidenza attraverso i suoi cammei, il rapporto dialogico e di ispirazione al Caravaggio e ad altri artisti, approfondirà attraverso conferenze e convegni, la problematica stilistico-cronologica della formazione giovanile Pretiana, consentendo d’altro canto di avere a disposizione opere inedite di questo periodo oscuro, come il Soldato del Museo Civico di Rende, il co-

Sinite Parvulos olio su tela, 143x193 cm. Milano, Pinacoteca di Brera

siddetto Sinite Parvulos e il Tributo della moneta di Brera, in un tripudio di luci natalizie ed ombre misteriose dispiegate dall’amore per l’arte. Mario Gambatesa Pindaro olio su tela, 127,5x95 cm. Collezione privata

MATTIA PRETI: Un giovane nella Roma dopo Caravaggio 28 ottobre 2015 – 18 gennaio 2016 Galleria Nazionale d’Arte Antica in Palazzo CorsinI via della Lungara, 10 – Roma INFO mattiapretilagiovinezza@gmail.com T. +39 066 8802323 da mercoledì a lunedì: 8.30 – 19.30 giorno di chiusura: martedì Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito galleriacorsini.beniculturali.it

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biancoscuro A RT exhibition Contemporary selected aArtists

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Mattia Consonni “Musica per gli occhi ” Un “volcano” di creatività, vincitore del BIANCOSCURO Art Contest 2015 Sopra l’artista Mattia Consonni e sullo sfondo il dittico Ayrton ispirato dall’omonimo brano di Lucio Dalla.

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uando la scorsa estate abbiamo raccolto le votazioni di tutti i giurati della Commissione Critica dell’Art Contest Biancoscuro, è subito saltato agli occhi il vincitore assoluto del nostro concorso annuale: Mattia Consonni, i primi posti tutti occupati dalle sue opere d’Arte! L’opera che svetta su tutte è “Volcano”, ispirata dall’omonimo brano degli U2, famosissimo gruppo musicale irlandese formatosi a Dublino nel 1976. Un solo punto in meno per l’opera “Eye in the sky”,

te, da un’attenta Commissione Critica internazionale, la tecnica e la creatività dell’Artista medese. Mattia Consonni è “Musica per gli Occhi”, tutte le sue opere sono infatti ispirate da brani musicali, di ogni genere e di ogni tempo, brani che coinvolgono così tanto l’animo dell’Artista da fargli sentire l’esigenza impellente di trasferire l’emozione dell’ascolto su tela. Ed ecco che note e parole si fondono per creare una sensazione cromatica intensa nella mente di Consonni: è qui che la pulsione di imprimere su tela il brano ascoltato, diventa davvero diffici-

...Volcano, you don’t wanna, you don’t wanna know. Volcano something in you wants to blow. Volcano, you don’t wanna, you don’t wanna know... Sotto, l’installazione “The Endless River” ispirata dall’omonimo brano dei Pink Floyd.

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ispirata dal brano musicale del 1982 del gruppo “The Alan Parsons Project”, in copertina su questo numero di BIANCOSCURO rivista d’Arte. Per la redazione è stato un grande piacere vedere riconosciu-

le da tenere a freno. Il percorso di Mattia come Artista è denso di semplicità, quella semplicità non studiata, ma dettata dal non essere “costruito a tavolino”, l’Arte come esternazione dell’anima, senza


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Qui sopra l’opera vincitrice nella sezione pittura al Biancoscuro Art Contest 2015 Volcano (ispirata dall’omonimo brano degli U2) smalto e vinile su tela, 2015, 70x70cm. Inquadrando con lo smartphone il codice QR si verrà reindirizzati su YouTube per ascoltare il brano. https://youtu.be/PmJp6QWWV4g

Qui a destra Mattia Consonni e il direttore di Biancoscuro Vincenzo Chetta con l’opera vincitrice, durante la premiazione tenutasi a Monte-Carlo

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La spettacolare installazione “The Endless River” in occasione di ART Monaco 2015 ispirata dall’omonimo brano dei Pink Floyd. Inquadrando con lo smartphone il codice QR si verrà reindirizzati su YouTube per ascoltarlo. www.youtube.com/watch?v=ADOQQiwgU0Y

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fronzoli, senza finzioni, ciò che vediamo trasferito su tela è la sua “visione interiore” della musica. Grande collezionista di vinili, divoratore di brani di ogni genere musicale, è anche il salvatore di tanti dischi usurati dall’uso e dal tempo. È proprio con questi vinili, ormai inservibili e destinati al cassonetto, che Mattia crea, includendoli nelle sue opere d’Arte. Un supporto per l’ascolto che diventa “cibo” per gli occhi, un coinvolgimento dei sensi che solo la grande creatività di Consonni poteva donare al mondo artistico. A rendere onore all’intensa produzione di Musica per gli Occhi, non solo la critica del settore, che gli dedica da tempo molti riconoscimenti, ma soprattutto il grande pubblico, quello formato sia da collezionisti ed

...un supporto per l’ascolto che diventa cibo per gli occhi, un coinvolgimento dei sensi...

Sinfonia n.9 (ispirata dall’omonimo brano di Ludwig Van Beethoven), smalto e vinile su tela, 2015, 100x100cm Inquadrando con lo smartphone il codice QR si verrà reindirizzati su YouTube per ascoltare il brano. https://youtu.be/RWyUMYEjk8w

Tutto L’Amore che Ho (ispirata dall’omonimo brano di Lorenzo Cherubini), smalto, vinile e cornice in legno su tela, 2015, 100x100cm Inquadrando con lo smartphone il codice QR si verrà reindirizzati su YouTube per ascoltare il brano. https://youtu.be/D3HwnYbU_1A

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Fine Line (ispirata dall’omonimo brano di Paul Mc Cartney), smalto e vinile su tela, 2015, 100x100cm Inquadrando con lo smartphone il codice QR si verrà reindirizzati su YouTube per ascoltare il brano. https://youtu.be/KMaQtLMbzz8

Sunday Bloody Sunday (ispirata dall’omonimo brano degli U2), smalto e vinile su tela Inquadrando con lo smartphone il codice QR si verrà reindirizzati su YouTube per ascoltare il brano. https://youtu.be/EM4vblG6BVQ

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Mattia Consonni “Musica per gli occhi” esperti d’Arte, che da semplici estimatori che, ascoltando il brano e ammirando l’opera, vengono travolti da un’intensa esperienza emozionale. Esperienza che Mattia Consonni ha reso in grande scala in una personale a Meda, città in cui è nato ed in cui ancora oggi vive e lavora. Un’intensa retrospettiva nello splendido spazio della Sala Civica Radio: Musica per gli Occhi Experience. Due piani densi di arte visiva e musicale, collegati da una cascata di vinili, una nuova forma per l’installazione “The endless river” che già aveva conquistato il pubblico di Art Monaco 2015 e la stampa del Principato. L’esposizione è stata inaugurata il 28 novembre, una strepitosa vernice che ha incantato i tantissimi ospiti sopraggiunti per immergersi in Musica per gli Occhi. In mostra una buona parte della produzione artistica di Mattia Consonni, opere che raccontano le emozioni di brani italiani e stranieri, la musica di Pink Floyd, U2, Queen e Bowie accanto a quella di Conte, Dalla, De Andrè e Jovanotti (e molti altri!). Nelle opere di Consonni possiamo trovare un vinile nudo e puro o la sua trasformazione in maschera (raffigurante a volte l’ascoltatore, a volte il protagonista del brano), o ancora il vinile sezionato a creare un volto, attraversato da mille colori o integro anche nell’etichetta originale. Il grande successo che sta riscuotendo l’Arte di Mattia Consonni è sicuramente meritato, uno spiraglio di originale emozionalità nel panorama artistico contemporaneo, di cui tutti abbiamo un necessario bisogno. Daniela Malabaila

Mattia Consonni, nato a Meda nel 1972, nella magnifica ed operosa terra di Brianza in cui attualmente vive ed opera. “Musica per gli occhi”, il nome che meglio definisce la sua prolifica attività artistica, da autodidatta, ha origine nel 2012, dalla fusione di due diversi impulsi: l’esigenza di esorcizzare lo stress quotidiano, legato alla professione lavorativa diurna, attraverso l’espressione del suo talento sulle tele nelle ore serali e la passione incondizionata per la musica che lo ha portato, sin da ragazzo, a vantare una numerosa collezione di vinili e cd, accogliendo tutti i generi musicali con brani ed album di svariati artisti. Nel corso degli anni la stessa forte passione per il collezionismo, nel senso più tradizionale del termine, ovvero cura e conservazione di Lp e cd comprati nei diversi stores, si evolve e sfocia anche verso quei dischi usurati e non più udibili, che l’autore ha raccolto negli scantinati o ricevuto da amici e conoscenti desiderosi di liberarsene. Da qui, la voglia di immaginare un nuova vita per oggetti apparentemente destinati alla discarica; un segno d’amore nato dal desiderio di salvare un patrimonio culturale che per tante generazioni è stato ed è tuttora un’icona. Modellando principalmente vinili, come materia pura e duttile, ma anche CD, seppur in minor parte, Mattia forgia nuove forme per i dischi, che integrati con le tele, assumono una nuova identità ispirata dall’ascolto degli amatissimi brani. Nascono, dunque, soggetti astratti e simbolici che svelano ed esprimono attraverso la sinergia del colore e dei materiali, le più svariate emozioni ed i messaggi che l’autore intenzionalmente vuole trasmettere per raccontarsi e raccontare. Eloquente e di grande effetto è osservare, nella maggior parte delle tele realizzate, come l’artista interpreta e si avvicini al significato del brano musicale che intende rappresentare. “Musica per gli occhi” propone uno stile inedito, un’arte contemporanea ed ecocompatibile, in cui gli oggetti in disuso, riciclati ed elaborati acquisiscono una sorta di immortalità, in una connotazione nuova, emozionante, eclettica che svela anticonformismo ed ironia.

ESPOSIZIONI febbraio 2014 - esordio con mostra personale - Genova (GE) marzo 2014 - mostra personale al Palazzo Imperiale - Genova (GE) aprile 2014 - rassegna collettiva “Pesce d’Aprile” - Dongo (CO) luglio 2014 -mostra personale al Jazz Club - Milano (MI) settembre 2014 collettiva “Mostra degli artisti Medesi” - Meda (MB) settembre 2014 - esposizione alla Casa del Mutilato - Genova (GE) ottobre 2014 - esposizione a ArtParma Fair - Parma (PR) novembre 2014 - esposizione a Contemporanea Arte Forlì - Forlì (FC) novembre 2014 - partecipazione a The piano color - Lugano (CH) febbraio 2015 - esposizione ad Art Innsbruck - Innsbruck (A) luglio 2015 - esposizione ad Art Monaco - Principato di Monaco (MC) settembre 2015 - 1º classificato al BIANCOSCURO Art Contest 2015

L’Artista Mattia Consonni

Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti alla pagina Facebook dell’artista www.facebook.com/consonnimattia

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Filippo Volpi Una bellezza che sfida e supera le mode

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ato a Città di Castello, in provincia di Perugia, nel 1982, la sua vena artistica si manifesta nel marzo 2010, a seguito della visita al museo presso la casa natale di Michelangelo Buonarroti a Caprese Michelangelo, in provincia di Arezzo. Qui viene folgorato e si innamora della Scultura. Uomo o macchina Dopo i primi tentativi con utensili tutt’alpietra serena, 30x25x45 cm. tro che adeguati, è stato un susseguirsi

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di altre opere. Inizialmente focalizza la sua passione nella riproduzione degli antichi blasoni e stemmi in pietra, partecipando alle rievocazioni storiche medioevali, esibendosi al pubblico come “scalpellino”. Autodidatta e sperimentatore, dal 2014, la sua passione artistica, maturata nel frattempo, lo porta sempre più ad affinare la tecnica nello scolpire nuove opere, realizzate in marmo, pietra serena ed altri materiali, per giungere poi anche all’espressione pittorica. La sua è una scultura istintiva, priva di progetti e bozzetti iniziali, ma semplicemente guidata dal cuore e dalle emozioni: “Vedo il progetto finito nel blocco, quello che c’è dentro è già scritto dalle venature del marmo, dalle falde della pietra serena, dai nodi del legno, devo solo collegarli e ricreare quelle forme così belle e sinuose che la natura mette a disposizione”. È nata così la prima serie di lavori, “Abbracci”, ideata proprio dal modello reale di una secolare pianta di ulivo divisa in due tronchi e riunitasi nel fusto. Appassionato di Arte Classica e della civiltà Egizia, ci ripropone le antiche divinità in chiave moderna, prive di volto e corpo definito, in un non finito, compensato dalla bellezza della materia. Dall’inizio del 2014, Filippo Volpi, ha già partecipato a numerose mostre collettive e personali. Tra gli eventi, una mostra personale in occasione del “maggio castiglionese” (Castiglion Fiorentino), l’esposizione durante “Spoleto Festival Art”, una collettiva organizzata in occasione di Gold Italy ad Arezzo Fiere, la realizzazione di un presepe in pietra per la “Mostra d’arte Presepiale” a Città di Castello, una mostra personale a Palazzo Pretorio a Sansepolcro, l’esposizione presso la Scoletta San Zaccaria a Venezia e a Palazzo Varotari a Padova, la partecipazione ad una collettiva a Palazzo Palffy, a Bratislava. Tra le opere


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La PietĂ , pietra serena , 35x25, h 75 cm.

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Tristano e isotta, pietra serena, 2015, 30x65cm.

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pubbliche, la realizzazione della Fonte Battesimale nella Chiesa di San Biagio di Nuvole a Città di Castello. Vincitore del Premio Speciale della Giuria per l’espressività plastica e la maestria tecnica in occasione della “Prima Biennale Internazionale d’Arte in Umbria” tenutasi alla Rocca di Umbertide e presso il convento di San Francesco a Montone (Perugia), è stato anche premiato con la Menzione d’Onore nella sezione Scultura, in occasione del premio “Pesaro Arte 2015” tenutosi presso l’Alexander l Museum Palace di Pesaro. s Attraverso una sicura padronanza del tratto e della forma e animato da una fervida fantasia creativa, Filippo Volpi riesce, mirabilmente, a conferire plasticità ed armonia alla materia che lavora. E così vediamo come la pietra, fredda ed inerte, acquisti rilievo mediante il suggestivo gioco di luci ed ombre fino ad uscire, dalle sue mani, oggetti che suscitano emozione ed ammirazione in chi, attentamente, li osserva. Già ad una prima attenta, ma pur sempre rapida disamina della sua produzione artistica, Filippo Volpi consegna, alla nostra sensibilità, il frutto della sua autentica testimonianza di valori morali a cui affidarsi, nell’iter esistenziale quotidiano, ma soprattutto l’evidente capacità di pervenire ad una mirabile sintesi di intuizione ed espressione che è da sempre, la cifra identificativa di un vero artista. E se la plasticità si evince facilmente, in quell’armonia sobria ed elegante delle creazioni, poi la classicità emerge, di per sé, da una bellezza che sfida e supera le mode del presente, proprio per quel suo “non passare mai di moda”. Mario Belardi

Iside e Osiride, marmo bianco di Carrara, 2014, 30x65.

INFO www.filippovolpi.com fillov@alice.it

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Silvestro Lega, I fidanzati, 1869, olio su tela, Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci

una rivoluzione d’arte al Caffè Michelangelo

19 settembre - 20 dicembre 2015

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BIaNCOSCURO art contest 1 Giuria Critica, 25 selezionati, 1 mostra nel Monferrato, 1 grande premio finale: Art Innsbruck 2016 Tutte le opere sul sito: artcontest.biancoscuro.it

Una nuova edizione de BIANCOSCURO ART CONTEST WINTER EDITION, che quest’anno mette in palio una grande opportunità per 1 solo fra i partecipanti. Tra tutte le opere in concorso verranno selezionate 25 creazioni dall’attenta Giuria Critica. Le opere scelte verranno esposte in mostra negli spazi di Cascina Lanè, agriturismo di pregio del Monferrato, zona dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Il 17 gennaio 2016, durante un evento targato BIANCOSCURO, il Direttore Vincenzo Chetta premierà l’opera vincitrice del premio finale: la pubblicazione sull’Over the Cover di BIANCOSCURO #14 febbraio/marzo e la partecipazione ad ART INNSBRUCK 2016. La Giuria BIANCOSCURO è composta da redazione, consiglio e comitato critico. I componenti sono: Vincenzo Chetta, Direttore della Rivista d’Arte Biancoscuro; Daniela Malabaila, caporedattore Biancoscuro Rivista d’Arte; Salvatore Mainardi, gallerista presso MainArt - Baden / Zurich; Giuseppe Carnevale, corrispondente estero per Biancoscuro; Danilo Giusino, esperto d’Arte e Docente in Arti Visive; Luca Caricato, storico dell’Arte ed esperto vinciano;

Elena Cicchetti, Presidente dell’Associazione Art in The World; Ernesto Galizia, Direttore Artistico dell’Accademia Belli di Roma; Massimo Basile , corrispondente estero per Biancoscuro; Gian Paolo Curti, estimatore d’arte e collezionista; Aras C., redazione Biancoscuro Rivista d’Arte; Oxana Albot, critico d’Arte, redazione Biancoscuro.

SEBASTIANO ALTOMARE “Precarietà”

SEBASTIANO ALTOMARE “L’orologio della vita”

AGNESE AMATO “L’inquietudine”

TOVE ANDRESEN “Note-pianissimo”

TOVE ANDRESEN “Celebration pink”

ADELE ARATI “The third industrial revolution”

ADELE ARATI “The big bang teory”

ENNIO BASTIANI “Viola”

CARLA BATTAGLIA ”Estate”

PIERANGELA BILLOTTA “Il battista”

PIERO BRESCIANI “Instabilità totale”

ISABELLA BRUNO “Se una notte d’inverno un viaggiatore”

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BIaNCOSCURO art contest CARLO CAMMAROTA ”Dissoluzione”

JONNY CAROLLA “Oltre me”

JONNY CAROLLA “Proiezioni”

GABRIELLA BERTARELLI “Memorie”

DORY CATAPANO “Incomprensione”

DORY CATAPANO “Indifference”

FRANCESCO CHIAPPARA “Note blu”

FRANCESCO CHIAPPARA “Libertà”

LORENZO CURIONI “Cantieri”

DUCCIO DEGL’INNOCENTI “Donna”

DUCCIO DEGL’INNOCENTI “Vuoto”

ANTONELLA DIPALMA “La Saggezza”

GIORGIO DONDERS “Il fulcro dei pensieri – Lat 27.7475”

GIORGIO DONDERS “Visione – Lat 45.6898”

MAURO FORNASERO “Tetti di sicilia”

ARIANNA FUGAZZA “Le funzioni degli alberi”

GILBERTO G. VILLELA JR “Simpatia è quasi amore”

GAYANE KARAPETYAN “Pomegranate tango”

MAURO GAZZARA “Memorie n.13”

FIORELLA GELAIN “Passato e presente”

PINUCCIA GIUFFRIDA “Natura morta. Cesto con frutta”

MAURA GIUSSANI “Tentativo di evasione”

SERENA GOSTNER “Il protagonista”

CARMELA IACOVELLI “Animali non identificati”

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BIaNCOSCURO art contest ENRICO IBBA “Sa die de sa Sardigna”

MARILENA LACCHINELLI “Tutus Sweet September”

SANTO LAVORATO “Omaggio alla natura”

SANTO LAVORATO “Frammenti di poesia”

DAVIDE LAZZARINI “Octopus”

RUDOLF LICHTENEGGER “Escape – promised land or a nightmare?”

BASILIO DANIELE MANSUETO “Il seminatore”

SANDRA MARCELLONI “Cosmo”

ROBERTA MATTIOLI “Chrysanthemum #6”

LEIA MIHAILOVA “Ritratto di bambina 2”

TIZIANA MONACO “Il richiamo del mare”

SIMONE MORANA CYLA “The way to eternity”

GRAZIELLA MORI “Emozioni”

GRAZIELLA MORI “Si fa sera”

MANUELITA MORI “Ritratto”

MANUELITA MORI “Burattinaio e burattini”

OLGA NIESCIER “I have begun to listen”

OLGA NIESCIER “And if the world has ceased to hear”

KELLIANNE O’BRIEN “Homme”

ROBERTO PARMAGNANI “Possibilità”

IVANO PAROLINI “Inverno”

SALVATORE PASTORE “Florence Opera House”

MARCO PERNA “La mort de la Beauté”

SILVIA PETITTA “Passi interiori”

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BIaNCOSCURO art contest STEFANIA PICCIONI “Il Nero Assente”

TAMARA PIERBATTISTI “Luci su ottobre”

OLIMPIA PINO “Waves”

GIUSEPPE PORTELLA “Passaggio dimensionale”

GIUSEPPE PORTELLA “Nelle nostre mani”

ROSA MARIA PROTOPAPA “Salento 1980”

ROSA MARIA PROTOPAPA “Old and New”

ALDO RIGHETTI “Contaminazioni”

ALDO RIGHETTI “La corrente”

LAURA RONCHI “Beniamino”

ANTONIO SCARAMELLA “Sinuoso equilibrio”

GABRIELE SCARTOZZI “La chiave del mio cuore”

HANNA SCHERIAU “Mistero”

ELSA SCUZZARELLO “Raduno di vespe.”

LORENZO SIMONINI “Principio”

GIULIA SOLLAZZO “Il Guardiano”

T-FLY “Escape”

MARCO TEMPERINO “Caravaggio’s pears”

ORLANDO TOCCO “Disincanto”

ALESSANDRO TRAPLETTI “Back to the origins”

VALERIO VILLANI “Standing figure and a mirror”

RITA VITALONI “Perfezione naturale”

MARIA AMELIA VIZOTTO “Girafa”

ZIBBO “Anima.”

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ArtePadova 2015 Un grande successo d’Arte Moderna e Contemporanea

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al 13 al 16 novembre si è tenuta la mostra mercato padovana, nei padiglioni rinnovati della Fiera di Padova. Una fiera d’Arte fra le più importanti del settore, Arte Padova accoglie ogni anno migliaia di visitatori, collezionisti, esperti, o anche semplici estimatori d’Arte. Gli elevati standard qualitativi fanno si che la mostra mercato di Arte Moderna e Contemporanea continui ad essere considerata un punto fermo nel panorama artistico. Alla tradizione si sono affiancati volti nuovi del panorama artistico nazionale, oltre agli eventi come “Corti cortissimi via!”, dedicato ai cortometraggi, tra cui ricordiamo quello di

Mauro Martin e quello di Alberto Magrin. Come ogni anno i tanti visitatori accorsi hanno potuto ammirare ed acquistare le opere presenti nei due padiglioni, 7 e 8, riservati ad Arte Padova, in cui sono state esposte opere di, fra i tanti, Gianfranco Paulli, Athos Faccincani, Gianmaria Potenza, Giorgio Gost, Giuseppe Inglese, Vittorio Valente, Agostino Ferrari, Giorgio Laveri, Patrick Moya, Marco Lodola. Inoltre si è potuto visitare anche il padiglione 1, riservato invece al CATS, in cui vengono esposte opere di artisti emergenti, indipendenti o presentati da associazioni e gallerie artistiche. Il successo di Arte Padova 2015 fa pensare ad una forte ripresa per il mercato dell'arte, l in attesa della 27ª edizione.s

[1] Opere di Moya alla Galleria Centro Steccata

[5] Opera di Giuseppe Inglese da Vecchiato Arte

[2] Giorgio Gost davanti alle sue opere

[6] Il Maestro Athos Faccincani e Vincenzo Chet-

[3] Un momento della manifestazione

ta, Direttore di BIANCOSCURO rivista d’Arte.

[4] F. Chetta ed il Maestro Gianmaria Potenza

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[7] Un momento della manifestazione


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[8] Visitatori allo stand di Gianmaria Potenza [9] Giò Art presenta opere di Gianfranco Paulli, Roy Lichtenstein e Andy Warhol [10] Visitatori davanti alle opere di Gost [11] Marilin allo stand di GlobArt Gallery [12] Opera di Vittorio Valente proposta dalla Galleria Centro Steccata

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Chester Arts Fair 2015 Creatività e innovazione

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i è svolta dal 20 al 22 novembre 2015 A Chester (UK) la 4ª edizione della Chester Arts Fair, presso il Chester Racecourse. Oltre 40 gallerie hanno presentano collezioni di arte moderna e contemporanea, fotografia, scultura, opere in vetro e ceramica. A Chester sono state esposte anche le opere originali di Nelson Mandela, in mostra con la Galleria Belgravia da Londra. Quest’anno, oltre a mostrare opere d’arte di importanti gallerie e artisti affermati, la Fiera ha presentato anche una zona dedicata ad artisti emergenti, Momento chiave della Chester Arts Fair sono stati i “Live Painting”, presentati da artisti nazionali, che spiegando prima la tecnica usata hanno parlato poi della loro fonte di ispirazione per finire con la realizzazione Live. Dal 2013, Chester Arts Fair ospita “Art in Education”, coinvolgendo scuole della zona mostrando una selezione di lavori, Chester Arts Fair 2015, ha presentato il lavoro di alcune scuole regionali meritevoli. Punto culminante della fiera, il permettere agli studenti di sperimentare il loro lato commerciale/artistico diventando parte di un prestigioso evento nella propria città. Deepbridge, specializzata in investimenti con le imprese del Regno Unito, apprezza creatività e l’innovazione, queste caratteristiche, proprie anche degli artisti di successo, sono il motivo per cui i DeepBridge sostiene la promozione artistica sponsorizzando Deepbridge l Chester Art Fair 2015.s

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Mona Youssef Gallery - CANADA Mona Youssef is a gallerist, curator, jurist and poetic Artist. She has been presenting and promoting professional and international artists to reputable exhibitions and has won the Prize of Excellence for her gallery at ArtMonaco 2015. Mona sold her first oil painting at the age of 12 and obtained a B.F.A. and several Diplomas in the Art Field with honors Awards. Her artwork combines previous experience of interior/exterior

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eepbridge Chester Arts Fair 2015, returning for its fourth successive year from 20-22 November at Chester Racecourse. Visitors can view and buy art from over 40 galleries and artists presenting collections of visual art, photography, sculpture, glass work and ceramics. At Chester Arts Fair was exhibit the original artwork of Nelson Mandela, exhibit with the Belgravia Gallery from London. This year, in addition to showcasing artwork by leading galleries and established artists, the Fair will also present a New Artist area. A highlight of the Chester Arts Fair are the Live Art, presented by regional and national artists who will talk through their unique processes and techniques and where their inspiration has come from. In 2013, Chester Arts Fair was proud to announce the Art in Education Programme, whereby the Fair involved local schools. Chester Arts Fair 2015, the fair showcase work from regional schools including but not limited to The Firs school, The Queens school, and Ellesmere College. A highlight of the fair, the competition allows students to experience the commercial side of a career in art and be part of a prestigious art event in their own city. Deepbridge, investment managers specialising in tax-efficient investments, in growing UK businesses, we appreciate the creativity and innovation. These features are, of course, also required to be a successful or appreciated artist. Deepbridge is sponsor of the Deepl bridge Chester Arts Fair 2015.s

[1] Chester Racecourse. [2] Chester Racecourse. [3] Studenti delle scuole locali che aderiscono al programma “Art in Education” [4] Un momento del “Live painting” [5] Stand Mona Youssef Gallery www.mona-gallery.com

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Isabelle Malo www.i-malo.com

www.chesterartsfair.co.uk

and graphic design and architectural presentation which added special depth that has caught the eyes of those from royal families and became her collectors of her realism oil paintings on which she received universal acclaim and won numerous national and international Awards. Her work is found in large museums and with private collectors who found her artwork to be equal to Carl Barks and Don Rosa.

Artists being represented by the Mona Youssef Art Gallery at Chester Arts Fair include Barbara Walder, Emma Childs, Isabelle Malo, Jacob Surland, Jose Cuevas, Kristen Cauble and Monika Wittrich. INFO www.mona-gallery.com info@mona-gallery.com

Barbara Walder Jose Cuevas Monika Wittrich Kristen Cauble-Morse Jacob Surland Emma Childs www.barbarawalder.gallery www.josecuevasphoto.com www.kunst-und-emotionen.de www.KristenCaubleMorse.com jacobsurland.smugmug.com www.ejloriginalart.co.uk


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Art Verona Art Project Fair

A

rtVerona, Art Project Fair, evento sotto la Direzione Artistica di Andrea Bruciati, è giunto alla undicesima edizione con un crescendo sempre maggiore sia sul versante espositori (115 le gallerie presenti) che su quello dei visitatori e dei collezionisti, sempre tantissimi quelli accorsi ad ammirare l’Arte ed i nuovi progetti artistici proposti. ArtVerona è una fiera d’Arte moderna e contemporanea innovativa, ricca di nuovi contenuti e nuove proposte concrete, un punto molto importante per comprendere il vento dell’Arte oggi, sia in termini di creatività e di innovazione, che in termini di investimenti e collezionismo. Da non perdere la Raw Zone con le gallerie più giovani, e lo spazio dedicato alle realtà indipendenti italiane “i6” con progetti culturali inediti, zone queste in cui si respira finalmente un po’ di aria fresca, un’atmosfera quasi berlinese, in cui giovani artisti possono dire la loro. Molto interessante anche King Kong, con le sue installazioni monumentali all’ingresso dei padiglioni, un modo di accogliere i visitatori che funziona molto già all’estero. I padiglioni di Verona Fiere ben si prestano ad accogliere e contenere l’evento, l’organizzazione impeccabile lascia ammirare con piacevolezza le grandi opere d’arte presenti, e la disposizione azzeccata delle tante proposte, quelle già famose e quelle inedite, fa sì che la visita si snodi senza la noia del banale, ma anzi, con rinnovata energia. Tra le tante iniziative della manifestazione artistica è obbligo citare il Premio ICONA, che intende dare riconoscimento alle Gallerie che di anno in anno partecipano alla manifestazione, attraverso l’acquisto, da parte di un collezionista, dell’opera che diventerà l’immagine della campagna di comunicazione di ArtVerona dell’anno successivo. L’opera selezionata come ICONA 2015 è “In the silence of your bones” (n.d.r. in alto a destra), di Robert Montgomery (2013) LED, struttura in legno verniciata cm 280 x 315 x 180 presentata in fiera dalla Galerie Analix

Forever – Art Contemporain di Ginevra. Il concorso di ArtVerona dedicato agli Indipendenti è stato vinto da Centrale Fies di Dro, con la sua “Collezione Fies”, quale migliore progetto declinato sul tema indicato quest’anno, “la qualità”: una collezione di opere mutuate dalle arti performative e dalle pratiche live. AMIA, assegna un premio di 2000 euro, con la seguente motivazione espressa della Giuria: «Premiare la qualità - tema di quest’anno per i6 – spazi indipendenti italiani - significa guardare a realtà non profit che negli anni hanno saputo coniugare coraggio e realismo, creatività e progettualità.» Assolutamente da citare l’iniziativa del main partner di ArtVerona, la Fondazione Domus per l’arte moderna e contemporanea, che ha messo a disposizione per il secondo anno un Fondo Acquisizioni di 100mila euro. Le opere acquisite che andranno ad arrichire le collezione museali scaligere sono: Dinamica Visuale di Toni Costa, presentato da Galleria Spazia; Grammature di colore di Elio Marchegiani, presentato da Galleria Giraldi; Senza titolo di Arcangelo Sassolino, presentato da Lara & Rino Costa Arte Contemporanea; TeXtMessAgeGlow di Roberta Busechian, presentato da Melepere & rosso18; Depositi della Galleria degli Uffizi - Firenze di Mauro Fiorese, presentato da Boxart Galleria d’Arte; Overlap (Gray) di Anna Gramaccia, presentato da Rizzutogallery; L’undicesima ora n.3 di Jacopo Candotti, presentato da Galleria Arrivada; Senza titolo #4 di Sten & Lex, presentato da Doppelgaenger; Untitled di Nebojša Despotović, presentato da Boccanera; Still life with pear and bushfly di CJ Taylor, presentato da Galleria Marcolini; Untitled di João Freitas, presentato da Galleria Fuoricampo; Scatola # 85 di Ekaterina Panikanova, presentata da Z20 Sara Zani Gallery. Art Verona 2015 si conclude sicuramente in positivo, una quattro giorni d’Arte che ha saputo dare nuove linee guida, sia per i collezionisti ed il mercato, sia per gli artisti emergenti che iniziano ora ad interfacciarsi con il reale mondo artistico. Arrivederci al prossimo anno, per una nuova edizione sicuramente interessante. Daniela Malabaila Tutte le foto sono © Liberementi

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Art Zurich

ner Media Part artmagazine.biancoscuro.it

17 anni di successi artistici

L’

Art International Zurich è un importante appuntamento per l’Arte a Zurigo, tenutosi dal 16 al 18 ottobre 2015, la 17ª edizione della kermesse internazionale è stata un grande successo. L’esclusiva inaugurazione del 15 ottobre ha ben rivelato l’unicità dell’evento, mettendo in luce l’Arte moderna e contemporanea internazionale, Arte proveniente da ben 20 diversi paesi, il tutto accompagnato dalle note del sax di Benny Horatschek, alias signor Soulsax, che ha portato la sua arte musicale per tutto il Palazzo. Il Kongresshaus è la location perfetta per accogliere l’elegante creatività delle opere esposte, ma non mancano le opere di “rottura”, installazioni a carattere sociale che vogliono poter lanciare il loro forte messaggio, come l’installazione “Cat Walk Switzerland” di Joey Schmidt-Muller (“Our body is an island”), artista svizzero già visto a Rhy Art Fair Basel e a Berliner Liste 2015. Omogeneo il collegamento tra l’Artist Positions e l’Art Galleries, un’esposizione che sembra addirittura ampliata rispetto alla scorsa edizione, un sicuro punto di rilievo per gli incontri tra artisti, galleristi e

collezionisti d’Arte, che rimangono affascinati dalle opere proposte. Da citare l’Arte di Gisela Zimmermann, artista svizzera di comprovata esperienza, Michelle Purves, artista australiana che con le sue grandi tele ha ammaliato i visitatori, e poi Armando Garlun, Nadia Heitman, Lilu, Jim Ter Kuile, Marcos Amaro, Alexandra von Burg e Gianluca Piaccione. Questi sono solo alcuni dei grandi creatori d’Arte che hanno saputo suscitare l’interesse e l’emozione del pubblico visitatore (più di 20mila persone): Art International Zurich si è rivelata ancora una volta una grande istituzione del mercato fieristico internazionale. Salvatore Mainardi

Alcune immagini del vernissage Art Zurich International 2015.

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Tutte le foto sono © Liberementi



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Montreux ART 2015 Colore e creatività al 2M2C

S

i è conclusa lo scorso 8 novembre l’11esima edizione del MAG, Montreux Art Gallery, fiera d’arte contemporanea che illumina di colore e satura di creatività il Montreux Music & Convention Centre. Un grande successo che conferma nuovamente la solidità del mercato svizzero ed il forte interesse del pubblico internazionale verso l’Arte in tutte le sue forme. Nella splendida cornice del lago di Ginevra e dei giardini che lo contornano, sorge il famoso 2M2C, che anche quest’anno ha ospitato la kermesse organizzata egregiamente dalla Fondazione MAG, nelle persone di Jean-François Gailloud e Marie-Hélène Heusgem. Una cinque giorni d’arte, un’esposizione mai uguale a se stessa, tanti infatti gli eventi che ogni giorno si sono tenuti all’interno del Montreux Art Gallery, a partire dalla vernice d’inaugurazione il 4 novembre, tantissimi gli ospiti illustri intervenuti ad ammirare il meglio dell’Arte contemporanea internazionale. Nei giorni successivi si è tenuto un incontro molto interessante sul collegamento tra arte e danza con la partecipazione di Isabelle Calabria, noto critico di danza e giornalista di Parigi; e poi ancora una serata di happy hour organizzata dagli espositori, momento frizzante e ricco di graditi ospiti che hanno riempito i circa 8000 metri quadrati del 2M2C. Quest’anno l’ospite d’onore della manifestazione è stato il Porto-

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gallo, che ha dato bella mostra di se con un’esposizione curatissima a cura di Idea Gallery, che ha presentato 10 artisti selezionati tra quelli vincitori di diversi premi internazionali. Il Portogallo non ha solo portato la sua arte visiva, ma anche musica e balli tradizionali, inoltre ha offerto a tutti i visitatori un ricco buffet di specialità tipiche portoghesi, creando un momento di convivialità unico e raro da trovare all’interno di una fiera d’arte. Più di 120 espositori, tra gallerie, artisti indipendenti e mostre tematiche, arte proveniente da tutto il mondo che non è rimasta in un’esposizione fine a se stessa, durante la manifestazione sono infatti stati selezionati 3 artisti da un’attenta giuria critica presieduta da Jean-François Gailloud e Marie-Hélène Heusgem, composta tra gli altri da Salvatore Mainardi, Edo Roddaro e Vincenzo Chetta. I premiati sono stati: primo posto per Pascale Simonet (Francia), Mariana Abracheva al secondo posto (Svizzera) e terzo posto Sabine Fahrlaender (Francia). MAG vi attende dal 9 al 13 novembre 2016, per una grande l 12esima edizione. s [1] Pascale Simonet riceve il premio dalla giuria MAG [2] Mariana Abracheva riceve il premio dalla giuria MAG [3] Sabine Fahrlaender riceve il premio dalla giuria MAG [3] Jean-François Gailloud e Marie-Hélène Heusgem presentano il paese ospite rappresentato dall’Ambasciatore e dal console del Portogallo. Tutte le foto sono © Liberementi Guarda tutte le foto su Facebook: https://goo.gl/UuxZR8

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Alcune immagini di Montreux Art Gallery 2015. Qui sotto Pedro Marques scultore portoghese.

ner Media Part

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artmagazine.biancoscuro.it BIANCOSCURO, Media Partner dell’evento, è stata presente tra le gallerie con la sua Contemporary Selected Artist, esponendo le opere di: Alessandro Trani, Gisela Zimmermann, Michele Pinto, Antoinette Lüchinger, Tullio Mesi, Anita Peghini-Räber, Rosario Aufiero, Alexandra von Burg e Marysol Agudelo. Nelle pagine seguenti gli artisti selezionati da BIANCOSCURO per Montreux Art Gallery.

Michele Pinto

presentato da BIANCOSCURO a Montreux ART 2015

Parole in libertà, smalto su tela, 2011, 86x65 cm.

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biancoscuro

Antoinette L端chinger presentata da BIANCOSCURO a Montreux ART 2015

Lebenselemente, 2015, 80x100cm.

Tullio Mesi

presentato da BIANCOSCURO a Montreux ART 2015

Spazi, tecnica mista su tela, 60 x 70 cm.

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Anita Peghini-R채ber

presentata da BIANCOSCURO a Montreux ART 2015

Blue nude, acrilico su tela, 2012, 76x61 cm.

Marysol Agudelo

presentata da BIANCOSCURO a Montreux ART 2015

Il segreto 1, acrilico su tela, 2015, 80x40 cm.

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Alessandro Trani

presentato da BIANCOSCURO a Montreux ART 2015

Omega paradiso (trittico), tecnica mista, 2015, 60x80 cm.

Alexandra von Burg presentata da BIANCOSCURO a Montreux ART 2015

Open mind, acrilico su tela, 2015, 80x90 cm.

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Gisela Zimmerman presentato da BIANCOSCURO a Montreux ART 2015

Emotions of Motion, acrilico su tela, 2015

RosarioAufiero

presentato da BIANCOSCURO a Montreux ART 2015

Aurora boreale, olio su tela, 2015, 100x80x2 cm.

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Art Fair

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Fiere, manifestazioni ed esposizioni internazionali

Italia

BERGAMO Bergamo Arte Fiera 28-30 novembre 2015 www.bergamoartefiera.it BOLOGNA Arte Fiera 29 gennaio - 1 febbraio 2016 artefiera.bolognafiere.it

MILANO MiArt 8-10 aprile 2016 www.miart.it

PAVIA PaviArt 2 - 3 aprile 2016 www.paviart.it

Affordable Art Fair 17 - 20 marzo 2016 www.affordableartfair.com

Europe

AMSTERDAM (NL) Affordable Art Fair october 26-30, 2016 www.affordableartfair.com

StepArtFair novembre 2016 www.stepartfair.com

PIACENZA ArtePiacenza 16-18 gennaio 2016 www.artepiacenza.it

BARCELONA (E) Loop Fair june 2 - 4, 2016 www.loop-barcelona.com

MONTICHIARI (BS) Expo Arte 23-25 settembre 2016 www.deaservizi.it

RIMINI Rimini Arte 11-14 dicembre 2015 www.riminiarte.it

BASEL (CH) ART Basel june 16 - 19, 2016 www.artbasel.com

CREMONA ArteCremona 12 - 14 marzo 2016 www.artecremona.it

NAPOLI Napoli Arte Fiera maggio 2016 www.napoliartefiera.it

TORINO Artissima novembre 2016 www.artissima.it

FORLI’ Vernice ArtFair 18-20 marzo 2016 www.verniceartfair.it

PADOVA Arte Padova novembre 2016 www.artepadova.com

Arte Forlì Contemporanea novembre 2016 www.fieracontemporanea.it GENOVA Arte Genova 12 -15 febbraio 2016 www.artegenova.org

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VENEZIA La Biennale di Venezia 9 maggio - 22 novembre 2015 www.labiennale.org

Rhy Art Fair Basel june 17-19, 2016 www.rhy-art.com BERLIN (D) Art Berlin Contemporary september 2016 artberlincontemporary.com

PARMA ArtParma 27-28 feb. e 4-5-6 mar. 2016 www.artparmafair.it PER INFORMAZIONI: SEGRETERIA ORGANIZZATIVA: +39 049 8800305

VERONA ArtVerona 14-17 ottobre 2016 www.artverona.it

BRUXELLES (B) Art Brussels april 22-24, 2016 www.artbrussels.com


Salon d’Art Contemporain par excellence | Côte d’Azur

World

CHESTER (ENG) Chester Arts Fair november, 2016 www.chesterartsfair.co.uk

2015

COLOGNE (D) Art Cologne april 14-17, 2016 www.artcologne.com

MONTE-CARLO (MC) Art Monaco april 28 - may 1, 2016 www.artemonaco.com

KARLSRUHE (D) Art Karlsruhe february 18-21, 2016 www.art-karlsruhe.de

MONTREUX (CH) Montreux Art Gallery november 9-13, 2016 www.mag-swiss.com

us-Eventi

Salon d’Art Contemporain par excellence | Côte d’Azur INNSBRUCK (A) Art Innsbruck january 28-31, 2016 www.art-innsbruck.at

PARIS (F) Fiac october 20-23, 2016 www.fiac.com Art Paris march 31 - april 3, 2016 www.artparis.com

la fiera internazionale d’arte contemporanea

international fair(TR) for contemporary art ISTANBUL CI contemporary istanbul 20-23 feb 2014 november 2016 edizione 18 | 18 edition fiera internazionale d’arte contemporanea contemporaryistanbul.com 70 gallerie da 10 paesi · 700 artisti th

international fine art 20/21 century 70 galleries from 10 nations · 700 artists

LONDON (ENG) Frieze London october 5-8, 2016 www.friezelondon.com member of ...

padiglione | fair hall d + e · Innsbruck online tickets · www.art-innsbruck.at

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London Art Fair january 20-24, 2016 www.londonartfair.co.uk

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Art Shopping Carrousel du Louvre may 28-29 october 22-23, 2016 www.salon-artshopping.com VIENNA (A) Vienna Fair october 6–9, 2016 www.viennafair.at

30.01.14 14:45

ZURICH (CH) Art International Zurich september 30, october 2, 2016 www.art-zurich.com

MADRID (E) Art Madrid february 24-28, 2016 www.art-madrid.com

CHICAGO (USA) Expo Chicago september 22-25, 2016 www.expochicago.com

NEW DELHI (IND) january 28 - 31, 2016 www.indiaartfair.in NEW YORK (USA) ArtExpo NewYork april 14-17, 2016 www.artexponewyork.com

DUBAI (UAE) Art Dubai march 16-19, 2016 www.artdubai.ae Affordable Art Fair march 30-april 3, 2016 www.affordableartfair.com SHANGHAI (CN) HONG KONG (CN) ART Basel march 24-26, 2016 www.artbasel.com

Shanghai Art Fair november, 2016

www.sartfair.com

Affordable Art Fair may 13-15, 2016 www.affordableartfair.com

SINGAPORE (SGP) Affordable Art Fair april 22-24, 2016 www.affordableartfair.com

MIAMI BEACH (USA) ART Basel december 3-6, 2015 www.artbasel.com

TOKYO (J) Art Fair Tokyo may 12-14, 2016 artfairtokyo.com

MEXICO CITY (MEX) Zona MACO february 3-7, 2016 www.zonamaco.com

TORONTO (CDN) Art Toronto october 28-31, 2016 www.arttoronto.ca SEOUL (ROK) Affordable Art Fair september, 2016 www.affordableartfair.com

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Kvision Cult Jeff Buckley e la stirpe dei Kurt Cobain

Jeff aveva sette anni quando sentì per la prima volta l’ignota voce di suo padre. Proveniva da un disco che sua madre stava suonando per lui quel pomeriggio

I

l racconto, intrinseco di rabbia e d’amarezza, ci arriva da un inedito Penn Badgley nel film “Greetings from Tim Buckley”, di Daniel Algrant. La pellicola si srotola senza incepparsi, riesce ad essere commovente e convincente pur nel suo linguaggio cinematografico e gli attori, Penn per Jeff e Ben Rosenfield per Tim, disegnano fedelmente i drammi interiori dei due protagonisti, scanditi più da una cornice fatta da silenzi che d’ammissioni e che ben si amalgama alla reale personalità dei due artisti. Sono proprio questi silenzi a parlare allo spettatore, lasciandone intendere i profondi travagli interiori determinati da rimpianti e rimorsi, a cui l’infausto fato non avrebbe dato il tempo di riparare. Non sappiamo se effettivamente Jeff abbia sentito per la prima volta la voce di papà Tim attraverso un vinile, ma immaginiamo, per un’istante, che possa essere vero

consapevole che quell’estraneo che gli si stava presentando era suo padre. Successe nel 1975 e Tim sarebbe morto d’overdose quello stesso anno. Nel 1991, il destino, che per i Buckley provò sempre una certa passione, tornò da Jeff sotto le sembianze di Hal Willner: New York, lo informò, stava preparando un evento, un concerto tributo a Tim Buckley e Jeff, non solo era invitato a prenderne parte in qualità di parente, ma era convocato, in qualità di musicista, per l’esibizione commemorativa che prevedeva l’esecuzione di brani estrapolati dal largo repertorio di Buckley Sr. affinché il “figliolo” ne potesse celebrare il ricordo, intonandone qualcuno. Nel film, la reazione che Jeff ha di fronte a quest’invito è scandita da un’amarissima chiusura. In verità, in tutte le interviste rilasciate Jeff non fece mai mistero dell’astio provato nei confronti del genitore proprio a

Possiamo quindi solo intuire il groviglio di sentimenti che lo attanagliò in quei giorni. Tuttavia stiamo parlando di un maestro d’arte e quando si è tale, si posseggono anche doti da vero professionista: il concerto si rivelò un successo e Jeff ricevette splendide recensioni. Quella performance, che pareva quasi una beffa, decise di fatto l’inizio della sua carriera. Tre anni dopo nacque “Grace”, l’album che lo consacrò, considerato uno dei dischi più belli della storia del rock, dei più importanti degli anni novanta e il solo che avrebbe mai inciso in studio. Perchè pochi anni dopo, nel 1997, quel ragazzo annegherà nel Wolf River, un emissario del Mississipi, terra del Blues. 31 anni soltanto, appena quattro in più del padre quando questi morì. Ad onor di cronaca, l’autopsia non rivelò segni di intossicazione alcuna. Pare che il “nostro”, contrariamente alla favola dei belli e dannati, non fosse dedito al con-

“From every sound along that rushes near, it’s just the breeze” (Per ogni suono che viene dal trambusto vicino, è solo la brezza) “Chase the Blues Away”, Tim Buckley, 1969 e confrontiamolo con ciò che sappiamo invece essere realmente tale. E se è vero che la realtà supera la fantasia, la storia di Tim e Jeff è degna di un romanzo. Sappiamo che quel padre era un certo Tim Buckley, celebre musicista, compositore geniale, folk singer “una spanna sopra Dylan” che tra gli anni sessanta e settanta sfornò pezzi d’avanguardia, se non addirittura interi album, che entrarono a pieno titolo come pietre miliari nella storia del rock. Buckley Sr., nella sua vita aveva fatto visita al figlio soltanto due volte e soltanto in uno di quei due episodi, Jeff era stato

causa della sua assenza. Al concerto che si tenne nella chiesa di St. Ann a Brooklyn il 26 aprile 1991, in onore del padre Tim scomparso ormai da quindici anni, Jeff alla fine partecipò e tale evento determinò anche la sua prima apparizione in pubblico. L’esperienza gli rivelò quanto fossero simili e ciò produsse in lui una rabbia tale che non gli permise mai, né di ammetterne il talento, né di riconoscere quanto quel padre, dotato delle sue stesse inclinazioni artistiche, gli somigliasse. Scoperta che per Buckley Junior fu (a detta di molti) mostruosa e inaccettabile.

sumo di alcool o droghe. Pare invece che fosse affetto da un disturbo bipolare. Ma chi può saperlo veramente? Il disturbo bipolare esiste, ma sembra che al giorno d’oggi sia frequente definire come tale ciò che è in realtà un male dell’anima. Un po’ come quando agli inizi del novecento si fosse solito definire questo stesso male, utilizzando il termine “schizofrenia”. Ma se Tim era stato un genio della composizione e un maestro della tecnica, qual’era la particolarità di suo figlio Jeff? Con un solo album divenne ancora più famoso del padre. Perché? Jeff possedeva un dono unico come

Kvision Cult 64


Kvision Cult

biancoscuro

pochi altri. Mirko Ruckles su Lone Star, fanzine italiana dedicata all’artista, ne illustra bene le eccezionalità: “Jeff aveva una voce eterea e un’incredibile estensione vocale. Nel mondo dell’opera, è usato il termine leggero o tenore di grazia, ovvero, era un tenore in grado di cantare in falsetto. L’estensione della voce umana è compresa nel limite di circa quattro ottave, precisamente essa va dalle note sotto il rigo della chiave di basso, alle note sopra il rigo della chiave di violino. Entro questi limiti si stabiliscono le tessiture della voce, che variano a seconda egli individui e del sesso. Per tessitura s’intende quella parte dell’estensione vocale generale che più s’addice a ciascun cantante. In base a ciò la voce umana viene a distinguersi in voci di basso (voce grave), baritono (voce media), tenore (voce acuta), per gli uomini (contralti, mezzosoprani e soprani per le

come fosse uno strumento e nell’arricchirla d’emozione, cosa che raramente qualcuno di così giovane riesce a fare. Maestria tecnica unita ad una sincera passione: queste due abilità sono inutili se una delle due manca e la maggior parte delle persone riesce difficilmente a possederne una. Jeff le possedeva entrambe”. Tim, a differenza di Jeff, era un meraviglioso cantautore. Jeff un incredibile interprete in grado di trasmutare l’essenza in vibrato rendendo possibile la voce degli angeli qui sulla Terra. Tim, poeta e chitarrista, allo stesso modo traduceva in musica quella stessa essenza. Padre e figlio. L’eterea voce, la profonda sensibilità, la malinconia dello sguardo e il romanzo della sua vita annoveravano naturalmente Jeff Buckley tra le personalità bohémienne circondate dal tipico esprit decandent, ma sul palco, lasciava intravedere

La grazia? È quella cosa che ti trattiene dal raggiungere una pistola troppo in fretta, ti trattiene dal distruggere le cose troppo in fretta.

che lo elevano e lo sotterrano, violente e sublimi, ineluttabili e sconvolgenti. Voce e melodia sono perfettamente sinergiche, evocative, contengono disperazione e santificazione, diventano un tripudio delle passione umane che si esprimono nella catarsi spirituale finale. Un capolavoro. Quest’album, che lo rese immortale, fu prodotto da Andy Wallace, lo stesso che produsse l’indimenticabile Nevermind dei Nirvana. A tal proposito, il vecchio Andy ricorda: “Intuii subito che Jeff apparteneva alla stirpe dei Kurt Cobain, quello un demonio, questo un angelo, ma che provenivano entrambi, dalla stessa zona”. Nina Baudelaire Non perdere il prossimo numero di BIANCOSCURO si parlerà di Tim Buckley, fondamentale per per dare un senso a quest’articolo

Tim Buckley donne). Si può misurare l’estensione vocale di un tenore partendo dal DO centrale al FA acuto, in chiave di basso. La voce di Jeff Buckley sconfinava questi limiti, estendendosi lungo tre ottave e mezza. Oltretutto, in modo completamente naturale sapeva unire magistralmente i suoi differenti registri vocali: la voce che proveniva dal suo torace (voce di gola) e la Head Voice, erano perfettamente integrate. La sua capacità di oscillare tra il falsetto e la Head Voice è qualcosa di invidiato tra molti cantanti, in quanto nel mondo del rock questo tipo di maestria vocale è molto rara (Thom Yorke dei Radiohead ne è un altro particolare esempio). Era un tenore che senza saperlo, possedeva tutta la gamma di Pavarotti”. Se ci sono note difficili da raggiungere persino per un tenore, questo non valeva per Jeff. Vediamo come: “Per esempio, in So Real intona un MI acuto e poi sale fino a un FA diesis acuto. È una nota molto alta persino per un tenore, e non è in falsetto. Il falsetto è piuttosto semplice da fare per la maggior parte delle voci maschili. In “Head Voice” coordinata, (voce a suono pieno), è molto difficile da ottenere (o per lo meno, da raggiungere), ad una tale altezza d’intonazione! La Head Voice di Jeff (che non è falsetto) era davvero unica.” Invito gli appassionati a leggere l’intero pezzo di Ruckles il cui riferimento è inserito nella bibliografia. Ma proseguiamo: “La sua voce era senza dubbio straordinaria e la tecnica di controllo del respiro eccezionale. Era un maestro nell’usare la voce

bene il carisma del rocker. E se molti amano ricordarne il lato quai “ultraterreno”, bisogna invece ben considerarne le passioni e i sentimenti che facevano di lui un essere del tutto umano: sapeva essere ambizioso, sapeva indossare la baldanza, conosceva bene la leggerezza così come l’ira. Gary Lucas, co-creatore di Grace, immenso e stimato chitarrista che vanta collaborazioni con musicisti dal calibro di Lou Reed, Iggy Pop, Nick Cave, Patti Smith, Bryan Ferry, John Cale, John Zorn, Chris Cornell etc., troppo poco conosciuto in Italia se non tra i “fanatici” e che la Columbia Records ha praticamente celato nell’ombra per quanto concerne il contributo fondamentale espresso in Grace (il riff di chitarra che sentite all’inizio dell’omonimo brano è il suo), ne fa un ritratto sinceramente terreno che lascia intendere tutte le difficoltà di relazione del caso: “Jeff a modo suo era un punk, che si contrapponeva sempre contro le figure autoritarie, e credo che come musicista quale ero nel suo pantheon, potevo rappresentare una di queste figure, specialmente una figura paterna che doveva essere umiliata e a cui andavano voltate le spalle (a parte quando aveva bisogno)”. Il picco creativo raggiunto da Jeff e Gary è altissimo. Possiamo dire, senza sbagliare, che la loro è stata una vera comunione artistica e l’album che ne deriva ne è testimone. L’atmosfera che determina Grace, nefasta e allo stesso tempo gloriosa, trascina l’ascoltatore in un turbine di oscillazioni

Ascolta su YouTube Original Version “Grace” (Official Video) Jeff Buckley, 1994 Bibliografia: “Stile ed estensione vocale di Jeff Buckley”, Lone Star Touched by Grace - Intervista con Gary Lucas, All Rock La grazia di “Grace”, l’album che rese immortale Jeff Buckley, Carmine Saviano Su AMAZON potrai trovare Dream Brother. Vita e musica di Jeff e Tim Buckley libro di David Browne http://goo.gl/w0j1s2 Inquadra il QR per andare alla pagina web

Di Kvision Cult ne esiste solo uno. Questo: www.kvisioncult.com Guida alle Arti Stilata originariamente nel 1923 dal poeta italiano Ricciotto Canudo, fu ampliata con le ultime due voci (Ottava e Nona Arte) dal critico francese Claude Beylie nel 1964: Prima Arte: Architettura Seconda Arte: Pittura Terza Arte: Scultura Quarta Arte: Musica Quinta Arte: Poesia Sesta Arte: Danza Settima Arte: Cinematografia Ottava Arte: Radio-Televisione Nona Arte: Fumetto Decima Arte: La Fotografia

Kvision Cult

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Fiorenza

Ranocchina Gurina, su tela cotone, acrilici, gessetti, pastina - 60x80 cm.

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La pittura di Fiorenza Orseoli ci riporta alla nostra vera natura semplice primitiva..., originaria..., dello stupore incantato dei sensi... dello sguardo innocente.. come i bambini... Emozioni ricercate nella globalizzazione economica dei consumi e della violenza gratuita delle Tv delle attualitĂ fiction spudorate... il mondo sognato di Pinocchio e delle Fiabe di Andersen... e di Grimm, che ci riscopre ancora la voglia di rivivere quelle bontĂ semplici e pure... di credere... come ci insegna lei, Fiorenza, la fata buona..., con la festa dei suoi colori... con il rimpianto della tradizione della maestra e dei pastelli colorati... vera gioia! Alfredo Pasolino

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O r s e o l i Tieffe (Artista TFG) su tela cotone, acrilici, gessetti - 50x70 cm.

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L’innata fantasia creativa della Orseoli si unisce ad una tecnica rigorosa e preziosa, con un delicato lavoro di labor limae, che non lascia spazio a imprecisioni e sbavature, a partire dalla quadrettatura, l’artista riporta le sue figure bidimensionali sulla tela. In seguito campiture precise e pulite animano immagini,di rigorosa eleganza. Francesca Grosso

INFO fiorseoli@virgilio.it - www.facebook.com/pages/Fiorenza-Orseoli-Artista

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G

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ià al tempo dei romani, Petra era considerata come una delle sette meraviglie del mondo, la prima al di fuori del bacino del Mediterraneo. Un tempo una delle città più dinamiche ed attive del Medio Oriente, oggi si ritrova inserita in un paesaggio desertico che, comunque, non riesce a spegnere la spettacolarità dei suoi palazzi, tra gole e pareti di roccia a strapiombo, che la rendono una meta dal fascino incredibile. Nonostante ci siano elementi che fanno supporre che la storia di Petra abbia inizio nel neolitico, gli archeologi la fanno partire dal settimo secolo a.C., anche se il vero e proprio splendore della città iniziò con l’arrivo dei Nabateri, popolo nomade arabo, che si installò in modo stabile e costruì Petra. Luogo strategico per gli scambi commerciali, la sua ricchezza crebbe rapidamente, come altrattento subì il declino, a favore di un altro punto cruciale in Siria. Fu poi annessa all’Impero Romano, che vi costruì il grande Teatro Romano. Passato questo periodo, iniziò quello arabo, ma ormai la città era caduta nel disinteresse del mondo commerciale. Nel 1800 però, l’esploratore Bur-

Foto © Berthold Werner

La città perduta

Perta

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Foto Š Cristiano Galbiati

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Foto Š Berthold Werner

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http://visitpetra.jo

“Il più bel luogo della terra, non per le rovine, ma per i colori delle rocce” Lawrence d’Arabia

ckhardt, riuscì a ritrovare la città perduta, e Petra tornò in auge fra i viaggiatori. Nel 1985, per la sua bellezza, è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, mentre la zona circostante è Parco Nazionale Archeologico. Una città da scoprire e da visitare, a partire dai canali scavati nella roccia per indirizzare l’acqua, i sepolcri e le Tombe Reali, monumenti scavati nella roccia come El Khasneh (il Tesoro del Faraone) e l’Altura del Sacrificio. Da percorrere la strada colonnata, decumano massimo costruito dai Romani, con la Porta di Traiano.

Foto © Eva Serna

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MESSEHALLE A

FRANCIS BACON

HERMANN NITSCH

fiera internazionale di arte contemporanea e antichità io

20°

C.H. ATTERSEE

sar r e v i ann

28-31 gennaio 2016 90 gallerie da 10 paesi 800 artisti

AXEL CRIEGER

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padiglione fiera A www.art-innsbruck.at


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FLORA ad ArteParma con l’artista nizzardo Patrick Moya. Sullo sfondo l’opera “L’antique présence” (dittico) tecnica mista su tela, 162x100 cm. Sotto a destra un dettaglio dell’opera.

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FLORA

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Flora Castaldi, Maître franco-italien de l'Art Contemporain, créatrice du Langage Styl-Cosmogéologique"© FLORA, peintre français, née en Italie, vit et travaille en région Toulousaine, Haute Garonne, France. Présente sur le marché de l'art depuis 1983, Flora expose en Europe, Etats Unis d'Amérique, Japon, Emirats Arabes Unis, Canada, Russie...

INFO www.flora-artiste-peintre.fr

Flora ha esposto alla terza edizione di Art Parma Fair, a ottobre 2015, ed alla 26ª edizione di ArtePadova a novembre 2015

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2ª puntata

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In collaborazione con:

Un articolo di approfondimento su uno degli argomenti in campo fotografico/artistico che più fanno discutere...

L’arte controversa di dare colore al passato

Date un’occhiata al colore che è stato aggiunto alla foto sopra riportata. Cosa vedete? È il passato riportato in vita o il lavoro blasfemo di un revisionista storico? Avete la sensazione di essere più intimamente connessi con gli echi del bel tempo andato o avete l’impressione che il colore distolga l’attenzione dalla “storia” che la foto sta cercando di raccontare? L’arte perduta della colorizzazione delle foto sta vivendo una vera e propria rinascita e, se per un verso, alcuni sono entusiasti dell’opportunità di rivivere e rivisitare la storia in una veste del tutto nuova, altri sono riluttanti a vedere frammenti di storia “ricoperti di colore”. Le reazioni si estendono su un ampio spettro di sentimenti opposti, che variano dal disgusto e orrore, quel tipo di sentimento che si potrebbe provare di fronte a grosse labbra carnose dipinte sul David di Michelangelo,

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alla capacità di emozionarsi, guardando le foto colorizzate come un collegamento più viscerale e immediato con il passato, e una forma d’arte a pieno titolo. La pratica della colorizzazione delle foto non è una novità, esiste da oltre 175 anni, ma anche nel suo periodo di massimo splendore, ha sempre diviso la critica e il pubblico in convinti sostenitori e accesi detrattori. Già verso la fine del 1800 quando i clienti “facevano a gomitate” per acquistare immagini a colori, alcuni fotografi denunciavano come la colorizzazione depredasse la foto della sua vera identità, un medium presumibilmente privo di talento che mancava di creatività e comprometteva il lavoro dell’artista originale. Per capire a fondo le controversie, le motivazioni e la storia sottostante la pratica della colorizzazione delle foto, è necessario rivisitarne il passato e fare qualche passo indietro nel tempo.


...le prime pennellate di colore...

U

n Ministro americano di nome Levi Hill suscitò molto scalpore quando annunciò che aveva inventato un procedimento per l’applicazione del colore alle foto che soprannominò “eliocromia”. I fotografi si infuriarono, denunciando Hill come un ciarlatano che colorava a mano le sue foto, ma così tante persone diedero credito alla sua storia che l’entusiasmo anticipato per il nuovo e più semplice processo fece crollare la domanda delle foto colorate a mano. Hill prese tutti in giro con le sue affermazioni fino al 1856, quando cominciò a vendere un libro che prometteva di rivelare i suoi segreti, il tutto all’esorbitante cifra di $25 (un costo all’epoca senza precedenti). Come si scoprì in seguito, il suo processo era tanto chimicamente pericoloso quanto praticamente irrealizzabile. Le asserzioni di Hill furono respinte come ingannevoli (probabilmente immeritatamente, secondo il Smithsonian), e per un po’ il fronte del progresso si mosse lentamente. Poi, nel 1861, fece il suo debutto la prima foto a colori. James Clerk Maxwell, un fisico e matematico scozzese, creò la pri-

Inquadra il QR per andare alla pagina web

www.pixartprinting.it/content/controversial-art-colourising-past/

ma legittima immagine fotografica a colori senza colorazione a mano quando scattò una foto (o più precisamente, tre foto) di un nastro a motivi tartan e le dispose su un proiettore. Sebbene lungi dall’essere perfetta, questa istantanea prodotta mediante un processo a tre colori (gli scatti venivano ripresi attraverso filtri rosso, verde e blu) segnò la prima volta in cui il colore veniva applicato senza alcun intervento umano. Curiosamente, il suo lavoro fu rapidamente dimenticato per quasi trenta anni. Nel frattempo, la colorazione a mano stava prendendo sempre più piede in Giappone. Mentre Maxwell stava tentando di naturalizzare il processo di colorizzazione, la tecnica di colorazione a mano delle fotografie si era diffusa dall’Europa in Giappone, dove divenne una forma d’arte molto popolare e rispettata. Un fotografo pioniere in Giappone, Yokoyama Matsusaburō, sfruttò la sua formazione come pittore e litografo per creare quello che lui stesso chiama shashin abura-e (写 真油絵) o “dipinti a olio fotografici”. Il procedimento prevedeva il taglio del supporto cartaceo della foto e l’applicazione di pigmenti all’emulsione con un olio essic-

cante. Le immagini fotografiche venivano acquistate come souvenir iconici e continuarono a essere prodotte per tutto il secolo successivo. L’invenzione e la diffusione del ferrotipo nel corso del 1860 contribuirono a rendere le fotografie accessibili al grande pubblico. I ferrotipi potevano essere colorati utilizzando una varietà di metodi: colori a olio, matite colorate, pastelli e persino gessetti colorati (anche se l’uso dell’acquerello era diventato impraticabile). La colorazione a mano cominciò a decollare vertiginosamente, al punto che i fotografi negli Stati Uniti “si accapigliavano” per accaparrarsi i migliori “coloristi”, principalmente donne. Da quel momento, le tecniche hanno cominciato a diversificarsi in modo significativo. Quando le stampe cartacee hanno iniziato a godere di grande popolarità, ha fatto il suo debutto il “disegno al tratto”. Sia che si utilizzassero matite colorate, pastelli o carboncino, le stampe venivano ingrandite a grandezza naturale e colorate, producendo un risultato più simile a un quadro moderno che a una foto. Il pubblico amava le foto a colori e tutti volevano imparare a farle da soli. ...continua sul prossimo numero

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Si ringraziano per i contenuti e le immagini Pixart, Jordan J Lloyd, Wayne Degan, Mads Madsen.

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Angolo narrativo, il racconto di...

Il racconto non è ancora iniziato. Riccardo Covi

Nasce nella nebbiosa provincia di varese, alla fine del ‘900. Inizia a scrivere, senza successo, all’età di 14 anni. Continua tuttora, sempre senza successo. Amante delle arti, della musica e della retorica, delle storie cervellotiche e contorte. Strenuo nemico dell’ipocrisia, della banalità, dell’ignavia e delle biografie, sopratutto se scritte in terza persona. “Abbiate il coraggio di fare uso della vostra propria intelligenza pubblicamente” [I. Kant]

INFO cogitoergoposto@gmail.com cogitoergoposto.blogspot.it

Si chiese Marco: “Che ruolo hanno le parole?”. Trovò che fossero una convenzione, che cominciare un racconto con “Il racconto non è ancora iniziato” o terminarlo con “Il racconto è appena finito” fosse la prova di questa teoria. Sorrise, terminò il programma con cui la stava abbozzando, uscì e si incamminò. Scriveva spesso, ma abbandonava sempre la bozza avida di caratteri nella memoria del suo computer, e camminava. Si stava avvicinando l’imbrunire quando entrò in un piccolo albergo. Non voleva soggiornarvi, ma talvolta visitava il luogo per sedersi sotto il porticato esterno d’estate, al fresco, o nel caldo ed elegante vestibolo d’inverno. Si dilettava a discorrere con ospiti distratti, inseriti in un contesto che non apparteneva loro. Lì infatti si respirava un’atmosfera anacronistica: i clienti si riunivano in un microkosmos: una selva ariostesca fitta di storie ed intrecci. Quella sera incontrò Angelica. Il suo vero nome lo dimenticò. Lei appariva incerta: Marco le chiese se quello fosse il primo tramonto impregnato di polveri sottili a cui aveva pianificato di assistere. Egli, a dispetto di ogni ipotesi, non sapeva innamorarsi. Gli premeva mettere alla prova la sua retorica: incatenare quella ragazza alla sua mente più per gioco che per effettivo interesse. Al netto della sua straordinaria capacità di affabulazione era però incapace di agire con determinazione. La ragazza era solo una prova: superarla imponeva di dimenticarla subito dopo. Riteneva l’amore una faccenda che non dovesse riguardarlo: non si è padroni delle parole se condizionati dai sentimenti. Parlarono molto. Lui cercava di arringare ma, dopo ore, quello che aveva ottenuto era solo una manciata di confidenze inutili e sterili. Si diedero appuntamento per il giorno dopo; Marco optò per passare la notte in albergo. Era sempre un gioco per lui, ma il migliore a cui avesse mai giocato. Passò la notte coricato sul letto e travolto da pensieri scanditi dal ticchettio di un infaticabile orologio che, beffardo, ricordava l’inesorabile. Lachesi e Atropo avevano già deciso. L’alba stava attenuando l’oscurità autunnale quando egli si rivestì, osservò impassibile il cortile, la sua agorà estiva, e uscì. Consegnò le chiavi al concierge. Si sedette allo stesso tavolo della sera precedente, ricolmo di residui delle storie raccontate, ed iniziò ad aspettare dissimulando la trepidazione con discreto successo. Angelica non si presentò mai. Né il bonario concierge, né i gestori dell’hotel seppero rassicurarlo e Marco, straniato, non insistette oltre. Aveva fallito la sua missione e percepiva una profonda malinconia. Non si era mai sentito così abbandonato: l’amava. Se ne rese conto solo in quel momento. Che l’amore fosse scattato già da prima è improbabile. Molto più coerentemente esso era destinato ad essere per lui un’insoddisfazione. Per sentirsi legato ad una ragazza doveva fallire. Forse non amava lei, non ne conosceva neppure il nome, amava il fatto che l’avesse abbandonato. Sentiva il suo bisogno, ma temeva che, se fosse tornata, non l’avrebbe più amata. Questo paradosso lo destinava all’infelicità di appassionarsi solo a ciò che non c’è più. Stava ultimando un racconto: l’unico che avesse avuto la capacità di concludere. Aveva scoperto se stesso. Guardò fuori, si alzò dalla sedia. Si sentiva ormai pronto a subire la giustizia della gravità. Volle però scrivere un’ultima riga. Questa: il racconto è appena finito.

Ai lettori BIANCOSCURO rivista d’arte, ti dà la possibilità di pubblicare un racconto in questa rubrica “Angolo narrativo,

il racconto di...”. Vai sul sito www.biancoscuro.it, oppure inquadra con il tuo smartphone il codice QR, invia un tuo racconto, verrà esaminato e successivamente pubblicato!

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LAURA GHILARDUCCI

laura_ghilarducci@virgilio.it

www.lauraghilarducci.it

Camellia Japonica Lady Clare pura matita su carta, 2014, 65x85 cm

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Richard Feeling

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biancoscuro P a r t n e r


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Sabine Fahrlaender Vincitrice del Premio MAG 2015

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Dark City Building Metallo ossidato e vetro sovrapposto Métal oxydation à l’eau et verre superposè 51x18x8 cm.

Particolare dell’opera Détail de l’oeuvre

Particolare dell’opera Détail de l’oeuvre

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Particolare dell’opera Détail de l’oeuvre

ontreux - novembre 2015, la commissione critica del MAG 2015 composta da: Jean-François Gailloud, Marie Hélène Heusghem, Salvatore Mainardi, Edo Roddaro e Vincenzo Chetta, ha assegnato a Sabine Fahrlaender il premio MAG2015. L’artista, nata a Friburgo (D) nel ‘63 attualmente vive e opera a Marckolsheim (F), Sabine realizza opere che ama definire “grattacieli”, questi totem dell’architettura moderna sono mostri che sfidano la gravità, evocano una leggerezza e al contempo una terribile bellezza. Il messaggio che queste opere trasmettono è forte, ed insieme alle sue forme solenni e sobrie mille domande affiorano alla nostra mente. L’ossidazione del metallo unita alla trasparenza del vetro sovrapposto creano una dimensione dibellezza che alimenta l’emozione, da l questo strano dilemma uomo/natura. s Destrutturazione armonizzata “La mia ispirazione deriva dal cubismo. L’aspetto lineare mi affascina come il materiale destrutturato in chiave “moderna” da qui la presenza di metallo e vetro. È per me un modo per esprimere un avvertimento sulla costruzione di grattacieli, vi è una vera e propria competizione tra i paesi che cercano di avere edifici dalle altezze e complessità impressionanti, ma che siano in primo luogo molto affascinanti. L’uso del vetro metter in rilievo la trasparenza e serve ad evidenziare il metallo. La luce, dopo aver tagliato il prisma di vetro, viene assorbita senza passare attraverso. Questo processo conferisce alla struttura complessità, rendendola unica e autentica. I miei lavori sono descritti come “minimalisti”, esprimendo rispetto per strutture complesse, ma anche una certa ironia quanto la follia sproposrzionata dell’uomo. Ossidando il metallo viene tolto il suo colore originale. Il ferro è un materiale freddo, trasformando il materiale viene consentito alla scultura avere una percezione differente in ognuno di noi.” S.F.

INFO sabinemaitre@orange.fr www.sabine-maitre.com

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ontreux - novembre 2015, la commission critique constitué de: Jean-François Gailloud, Marie Hélène Heusghem, Salvatore Mainardi, Edo Roddaro e Vincenzo Chetta, décerné à: Sabine Fahrlander le prix MAG2015. L’artiste, né à Freiburg (D) dans le ‘63, vit et travaille à Marckolsheim (F). Sabine crée des œuvres qui aime à appeler “Skyscrapers”, totems de l’architecture moderne, des monstres qui défient la gravité, évoqués en toute apesanteur et leur terrible beauté. Le sous locataire l’homme, par sa quête d’absolu, réalise des constructions toujours plus fascinantes sur cette terre, dont il n’est que l’humble passager. Le message reste fort, et les formes hiératiques et sobres de ces œuvres Architectural nous interrogent. Oxydation du métal et transparence du verre taille une trace emprunte de beauté et d’émotion, nourrie par cet étrange dilemme l homme/nature. s Déstructuration Harmonisé “Mon inspiration vient en grande partie du cubisme. L’aspect linéaire me fascine tout comme les matériaux deconstruction « modernes » d’où la présence de métal et de verre. C’est pour moi une manière d’exprimer une forme d’avertissement envers la globalisation des constructions de gratte-ciel ou il y a une véritable compétition entre les pays qui cherchent toujours à avoir des bâtiments qui atteigne deshauteurs et de complexités impressionnantes, mais qui reste toute mêmefascinantes. La lumière qui à la fois intrigue etattire, tout en reprenant la complexité des structures. L’utilisation du verre est destinée à mettre en relief une certaine transparence rendant originale la structure enmétal. Le fait de tailler le verre en prisme, permet à la lumière d’être absorbée sans toutefois le traverser. Ce processus confère à la structure complexe, un rendu unique et authentique. Mes œuvres sont à qualifier deminimalistes, exprimant le respect des structures complexes mais aussi une certaine ironie quant à la folie démesurée des hommes. En oxydant le métal on fait sortir l’harmonie de couleurs que celui-ci porte. Le fer étant une matière froide même devue, en transformant la matière on permet à la sculpture d’avoir une perception toute à fait différente.” S.F.


biancoscuro Nation Tower Building 8 Metallo ossidato e vetro sovrapposto Métal oxydation à l’eau et verre superposè 140x19x19 cm.

Particolare dell’opera Détail de l’oeuvre

Particolare dell’opera Détail de l’oeuvre

Particolare dell’opera Détail de l’oeuvre

Particolare dell’opera Détail de l’oeuvre

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Luciano Iannucci Acuto alchimista di forme, capace di restituire il senso della nostra contemporaneità

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cultore autodidatta, nato a Ravenna nel ‘55, vive e lavora a Macerata. Laureato in medicina, si è avvicinato all’arte nel 1995, producendo dapprima opere in legno, passando poi ad assemblaggi con materiali di recupero, di medie-grandi dil mensioni, per interni ed esterni. s

Sotto: Velocifero, assemblaggio, 2011, 140x140x330 cm

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Luciano Iannucci guarda all’essenzialità dei canoni dell’arte concettuale. Nelle sue sculture si assemblano materiali diversi, oggetti di uso quotidiano, che concorrono insieme a definire i profili delle sue riflessioni plastiche; nei suoi lavori è infatti presente un chiaro richiamo a tutto ciò che popola l’immaginario collettivo. Sono presenze familiari che

estrapolate dal loro contesto acquistano nuove valenze di significato, grazie anche alla perizia manuale di un artista capace di unire sensibilità e abilità tecnica. Le sue opere sono enigmatiche, criptiche a prima vista, e tuttavia capaci di veicolare il loro messaggio con straordinaria immediatezza ed efficacia. Lo scultore sa dare forma ordinata al caos, ovvero tradurre nel proprio linguaggio anche soggetti traslati dall’iconografia classica: con l’intenzione di mettere in scena una natura morta, per esempio, egli non apparecchia la consueta rappresentazione di fiori e frutti, bensì sceglie di armonizzare un bizzarro insieme di strumenti presi in prestito da un laboratorio scientifico. Per quanto riguarda le cromie, Iannucci


biancoscuro

Sopra: Cavallo, assemblaggio, 1995, 140x145x300 cm A sinistra: Don Chisciotte, assemblaggio, 2010, 140x320x160 cm

opera scelte sobrie ed essenziali, lasciando che i materiali brillino nella loro naturalezza: legno, metallo, latta sono giustapposti con attenzione ai rapporti volumetrici di distanza. Dialogando tra loro, gli elementi perdono la propria accezione originaria per diventare corpose interpretazioni di un universo alieno, ma plausibile. Poi, su qualche particolare, egli applica colori vivi e squillanti, accenti gioiosi, che sottolineano l’intenzione ironica, vivacizzando la visione anche tramite reminiscenze riconducibili alla pop art. Va detto, infine, che ci troviamo di fronte a un acuto alchimista di forme, capace di restituire il senso della nostra contemporaneità in forma d’arte compiuta. Paolo Levi

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VITO

SPADA

La Grande Guerra: elogio della Memoria Polimaterico su lamiera, 2015, 80x80x4 cm.

Franco Bulfarini bulfarte@gmail.com

ideatore dell’Indeterminismo estetico di Bulfarini e Lecchi

Verso un punto di singolarità. Tecnica mista su tela, 2015, 80x80cm. Pezzo unico con cerificato d’autenticità a tergo opera.

www.vitospada.it vspada57@libero.it


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viale dell’indipendenza 26 - 27100 Pavia tel. 0382.1902778 fax 0382.1632062 info@liberementi.it www.liberementi.it


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Mara Destefanis Un senso nostalgico di tempi remoti

T Moncalieri - Mercato di Testona, 60x40 cm.

Moncalieri - Rievocazione storica, acrilico su tela, 2014, 60x50cm.

INFO mara.destefanis@virgilio.it http://maradestefanis.xoom.it

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orinese, di origini bolognesi, vive a Revigliasco dove frequenta una scuola artistica ed un corso di ceramica. Sperimenta la scultura nello studio di Rosanna Costa. Entra a far parte del gruppo “Bottega dell’arte” di Revigliasco, con attenzione al disegno dal vero e all’acquerello. Approfondisce la tecnica della pittura ad olio iniziando a dipingere con passione esprimendosi in l svariati soggetti. s Le opere della Destefanis evidenziano una profonda aderenza alle forme espressive nel novecento, rivisitate in chiave moderna. La sua personalità, la spinge verso l’ignoto, oltre i livelli della percezione, dilatando le possibilità dello sguardo dell’intelletto. Il suo è un descrittivismo ai limiti del pop, capace di trasmettere atmosfere intime, così come è ravvisabile negli acrilici di ascendenza surreale, sino alla scelta della tecnica ad olio, per mezzo della quale descrive paesaggi che la circondano e che la riportano nella sfera di ricordi personali. A tratti, trasmette un senso nostalgico, di tempi fermi, sospesi, ormai remoti, ma immersi nell’inconscia consapevolezza di un eterno ritorno. Nella ciclicità temporale, correlata dalla delicatezza cromatica al ritmo delle tonalità, dal peso direzionale della forma all’equilibrio classico. Sono costanti che evidenziano la sua profonda dedizione all’arte e una lunga esperienza nel vasto universo della creatività . Andrea Domenico Taricco


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Francesco Colonna Un connubbio tra grafica e pittura

L Il tramonto e il profumo acrilico su foglio telato, 30×40 cm. Una calda giornata primaverile impreziosita da un tramonto, evoca momenti importanti, istanti, che l’esistenza ci regala, emozioni, sentimenti e tanti altri sogni ancora racchiusi nell’essenza di un profumo.

Il venditore di palloncini olio su tela, 40×50cm. La solitudine dell’anziano inquieta il suo animo anche nella notte più profonda. Nè legge la realtà a volte cru-

a passione per l’arte per Francesco Colonna, nato nel ‘61 a Grumo Appula (BA), fiorisce nel suo cuore sin dall’infanzia, quando con una matita e un foglio realizzava i suoi primi disegni. Con l’adolescenza questo amore, si consolida frequentando il liceo artistico statale di Bari e ottenendo la maturità artistica. Frequenterà con profitto anche l’Accademia di Belle Arti, che dovrà però lasciare a malincuore. Francesco Colonna, che attualmente risiede a Sannicandro di Bari, è un artista di talento, la sua passione gli ha permesso una lunga serie di presenze in personali e collettive. La sua arte è connubio tra grafica e pittura. Questa continua ricerca si concretizza, attraverso il consenso del pubblico che resta suggestionato ed affascinato dalle sue opere. La sua creatività si misura costantemente non solo con lo spazio, ma anche con il tempo, in una

complessa ricerca che è la molteplicità della sua arte. L’artista utilizza le varie tecniche, mostrando attenzione e precisione, qualità che emergono dai suoi elaborati. Al giorno d’oggi, in cui tanti “artisti” vengono definiti tali, Colonna si distingue, per il rispetto di quell’arte in cui predomina fortemente il figurativo e l’ornato seml pre amato dal pittore. s

INFO www.colonnafrancesco.it francesco.colonna61@libero.it

Decadente parafrasi di un potere Olio su tela, 50×70 cm. L’imperialismo antico, oggi quanto mai attuale, l’attuazione del proprio io, che predomina sulla società non porta che ad un’inevitabile decadenza. La bellezza di un’immagine vera ed umana, appare deteriorata, soffocata da poteri che inneggiano al proprio egoismo. Così l’artista propone l’opera quasi in chiave surrealista.

da, gli occhi guardano lontano alla spensieratezza, alla gioventù di un tempo, ormai dispersa. Qui l’artista ha voluto rappresentarlo come un venditore per attrarre a se quella umanità di cui ha bisogno e sentirsi amato. Siede accanto al suo cane l’unico rimastogli fedele.

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Serena Martelli martelli.sere@libero.it

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Un grande fotografo: Berengo Gardin A Venezia, “grandi navi” in mostra al Negozio Olivetti

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ianni Berengo Gardin è uno dei più La mostra al Negozio Olivetti rappresenta apprezzati e conosciuti fotografi l’occasione per accendere anche un dibattito sul tema dell’eccesso di turismo, italiani viventi. Una carriera iniziata che potenzialmente interessa altre città d’arte italiane come Firenze o Roma, e di sessant’anni fa come fotoreporter per suscitare contributi autorevoli, italiani e le maggiori testate nazionali ed interstranieri, che possano mettere in campo idee e modelli di gestione e sviluppo nazionali (Il Mondo, Epoca, Le Figaro, Time), numesostenibili, alternativi e virtuosi, per il rosi premi ed altrettante mostre e pubblicazioni, uno bene di Venezia. sguardo sempre lucido ed attento alla vita quotidiana, al paesaggio, a ciò che accade intorno. din è quindi legato non solo per ragioni anagrafiche “Non sono un artista, io documento”, così si descri- (la sua famiglia è veneziana da cinque generazioni e ve Berengo Gardin parlando del suo mestiere ama- lui stesso vi ha vissuto per trent’anni), ma anche perché tissimo. La fotografia che gli interessa è quella di da lì, da quel vaporetto, è iniziato il suo viaggio documentazione, originaria, quella che tramanda nel mondo della fotografia. ai posteri certe tradizioni, certi luoghi, che forse Dopo aver dedicato alla Serenissima ben dieci libri, tra qualche tempo non esisteranno più. esaltandone ogni bellezza e fragilità, la personale La foto che gli apre la notorietà è “Vaporetto” (1960), dichiarazione d’amore del fotografo per la città uno scatto di “pura fortuna”, catturato una mattina prosegue, oggi, con la mostra “Venezia e le Grandi d’inverno sul vaporetto dal Lido di Venezia a San Navi”, finalmente aperta al pubblico lo scorso 22 Marco: un gioco perfetto riflessi, sguardi e pia-immagini ottobre presso il Negozio Olivetti in Piazza San Mar- cartella Per dil’utilizzo delle contenute nella presente ni sovrapposti. Alla città di Venezia Berengo Gar- co. Pur essendo già stata presentata lo scorso anno

GIANNI BERENGO GA

VENEZIA E LE GRAND

Didascalie immagini per carta sta

fotografico e la didascalia così come specificati in questo d Gianni Berengo Gardin, Davanti a San Marco. possono essere né tagliate néBerengo manipolate. © Gianni Gardin-Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia Non si possono utilizzare più di quattro immagini assieme alla c Tutte le fotografie sono state scattate tra il 2012 e il 2014.

1. Gianni Berengo Gardin, Bacino di San Marco, Punta della Do © Gianni Berengo Gardin-Courtesy Fondazione Forma per la Fotografi

2. Gianni Berengo Gardin, L’uscita dal canale della Giudecca ve Bacino di San Marco, tra San Giorgio, Punta della Dogana e la Salute © Gianni Berengo Gardin-Courtesy Fondazione Forma per la Fotografi

3. Gianni Berengo Gardin, Una grande nave, vista da via Garibaldi, m passa davanti alla Riva dei Sette Martiri, dopo aver lasciato il bacino d Marco. © Gianni Berengo Gardin-Courtesy Fondazione Forma per la Fotografi 92


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Gianni Berengo Gardin, Davanti alle Zattere, nel Canale della

Giudecca. © Gianni Berengo Gardin-Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia

Non sono un artista, io documento a Milano, la mostra ha incontrato non pochi ostacoli per approdare a Venezia, ovvero nella sede naturale di appartenenza, segno del fatto che il passaggio delle grandi navi in laguna è un proble-

Gianni Berengo Gardin

ma controverso, non ancora risolto dagli amministratori e in larga misura mal digerito dagli abitanti. Le trenta fotografie, rigorosamente in bianco e nero, che Berengo Gardin ha re-

Gianni Berengo Gardin, Bacino di San Marco, Punta della Dogana. © Gianni Berengo Gardin-Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia

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alizzato tra il 2013-2014 documentano il quotidiano passaggio di questi giganti da crociera nel bacino di San Marco, fenomeno in corso da diversi anni e contro il quale si sono levate voci di protesta, poiché è messa a rischio non solo la sostenibilità ambientale della laguna, ma anche l’identità stessa della città, in nome del profitto e del turismo di massa. Le foto parlano da sé, non c’è nulla di artificioso o costruito, sono la cruda testimonianza

Sopra: Gianni Berengo Gardin, Una grande nave, vista da

Sotto: Gianni Berengo Gardin, Nel bacino di San Marco

via Garibaldi, mentre passa davanti alla Riva dei Sette

con Palazzo Ducale e il Campanile di San Marco.

Martiri, dopo aver lasciato il bacino di San Marco.

© Gianni Berengo Gardin-Courtesy Fondazione Forma per

© Gianni Berengo Gardin-Courtesy Fondazione Forma per

la Fotografia

la Fotografia

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di una realtà attuale, ed è con quest’ottica che ci si deve approcciare. Nonostante le vivaci polemiche legate allo slittamento “a data da destinarsi” della mostra per volontà del sindaco Brugnaro (che non ha concesso la sede istituzionale di Palazzo Ducale), grazie al FAI, Fondo Ambiente Italiano, e a Fondazione Forma per la Fotografia e Contrasto è stato possibile individuare un’altra sede (lo storico negozio Olivetti, progettato da Carlo Scarpa nel 1958) ed inaugurare l’esposizione, curata da Alessandra Mauro e visitabile fino al prossimo 6 gennaio. Berengo Gardin, dall’alto della sua esperienza professionale e di vita, ha voluto sdrammatizzare infine su tutta la vicenda ringraziando ironicamente il sindaco che, nel tentativo di impedire la mostra, ha fatto invece in modo che la stampa di tutto il mondo ne parlasse, creando attorno all’evento un’attenzione ed una pubblicità che, diversamente, non ci sarebbero state. Più di 300 visitatori al giorno per l’esposizione, che unisce arte fotografica e denuncia sociale. Federica Senigagliesi


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GIANNI BERENGO GARDIN Venezia e le Grandi Navi 22 ottobre 2015 - 6 gennaio 2016 Negozio Olivetti, Piazza San Marco 101, Venezia INFO T. +39 041.5228387

fainegoziolivetti@fondoambiente.it Dal martedì alla domenica 11.00-16.30 Chiuso il lunedì INGRESSO GRATUITO PER GLI ISCRITTI AL FAI

Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito www.fondoambiente.it

Gianni Berengo Gardin, L’uscita dal canale della Giudecca

verso il Bacino di San Marco, tra San Giorgio, Punta della Dogana e la Salute. © Gianni Berengo Gardin-Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia

Ero turbato soprattutto dall’inquinamento visivo.Vedere la mia Venezia distrutta nelle proporzioni e trasformata in un giocattolo, uno di quei suoi cloni in cartapesta come a Las Vegas mi turbava profondamente. Gianni Berengo Gardin

Gianni Berengo Gardin è nato a Santa Margherita Ligure nel 1930. Dopo essersi trasferito a Milano si è dedicato principalmente alla fotografia di reportage, all’indagine sociale, alla documentazione di architettura e alla descrizione ambientale. Nel 1979 ha iniziato la collaborazione con Renzo Piano, per il quale documenta le fasi di realizzazione dei progetti architettonici. Nel 1995 ha vinto il Leica Oskar Barnack Award. È molto impegnato nella pubblicazione di libri (oltre 200) e nel settore delle mostre (oltre 200 individuali). Contrasto ha pubblicato di recente Il libro dei libri (2014) che raccoglie tutti i volumi realizzati dal maestro della fotografia (oltre 250) e Manicomi (2015). L’intera produzione e l’archivio di Gianni Berengo Gardin è gestito da Fondazione Forma per la Fotografia di Milano.

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Veduta notturna su Parigi da Notre-Dame, 1933-1934 © Estate Brassaï

Brassaï,pour l’amour de Paris Genova ospita 250 scatti del fotografo della notte

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al 3 ottobre al 24 gennaio sono in mostra a Genova, al Palazzo Ducale, le fotografie di Brassaï, artista ungherese naturalizzato francese, morto nel 1984. La mostra “Pour l’amour de Paris” raccoglie immagini di scorci inconsueti, momenti di vita quotidiana, i monumenti più conosciuti e gli artisti più famosi che hanno abitato la capitale francese. Gyula Halász nasce a Brasso, in Transilvania nel 1899. Brassaï, il nome che adotta, significa, appunto, “da Brasso”. Suo padre, professore di letteratura fran-

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cese lo porta, ancora bambino, a Parigi; a questi anni risale il suo amore per la città eterna. Studia all’Accademia di Budapest e a quella di Berlino; infine approda, nel 1924, a Parigi, dove si trasferisce lavorando come giornalista, disegnatore e pittore. Brassaï è in contatto con alcuni amici, i fratelli Korda e André Kertesz; fa la conoscenza di Desnos e Prèvert, i quali lo introducono all’ambiente degli artisti e degli intellettuali che faranno la fama degli Années Folles a Montparnasse. La fotografia non lo interessa finché, nel 1926, l’amico e compatriota André Kertész lo porta con sé nelle sue peregri-


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nazioni notturne per le strade di Parigi. Kertész scatta una foto e Brassaï rimane folgorato: acquista una macchina fotografica e comincia a fotografare. I suoi primi soggetti sono le architetture della capitale e con la raccolta “Paris de jour”, rende un vibrante omaggio ai suoi monumenti e ai suoi abitanti. Nel 1932, pubblica il suo libro fotografico

più famoso “Paris de Nuit”, un’opera incentrata sul gioco dell’oscurità: in spazi labirintici di ombre e penombre, Brassaï frequenta “coloro che appartengono al mondo del piacere, del vizio, del crimine e della droga”. In questi anni, conosce Picasso: è l’inizio di una lunga amicizia, che dura fino alla morte del maestro e da cui hanno origine nume-

“...Brassaï inizia a braccare nella luce notturna della città una Parigi insolita, sconosciuta e disprezzata. Rende visibili le umili prostitute dei quartieri “caldi” o i lavoratori della notte alle Halles, trasforma il rigore classico dell’architettura parigina in scene particolari e fissa l’insolita bellezza delle silhouettes fuggitive, delle illuminazioni accecanti o delle nebbie della Senna...”

Picasso, rue des Grands-Augustins, 1939-1940 © Estate Brassaï

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Al bistrot, 1930-32

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Š Estate Brassaï


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rose fotografie: il pittore gli apre le porte dei suoi studi-atelier e il fotografo li ritrae, collocando fedelmente angoli, recessi, rientranze in tanti collage che collegano opere, oggetti e ricordi. Seguendo un approccio del tutto analogo, negli anni ’50, Brassaï cattura i graffiti che ornano i muri di Parigi: vuole farli conoscere per far uscire dall’ombra “l’arte degli umili privi di cultura e di educazione artistica”. L’opera di Brassaï è ora in mostra al Sottoporticato di Palazzo Ducale: sono 250 foto vintage e una proiezione; una raccolta di immagini accuratamente scelte, reperita negli archivi dell’artista. Agnès de Gouvion Saint Cyr, curatrice

della mostra, si è avvalsa delle collaborazioni di Claudio De Polo, presidente della Fondazione Fratelli Alinari, di Estate Brassaï, Mairie de Paris, e del patrocinio di Ambasse de France en Italie. La mostra racconta la storia eccezionale della passione che ha unito lo scrittore, fotografo e cineasta alla capitale francese; contemporaneamente rappresenta uno straordinario ritratto ed omaggio celebrativo di tutti coloro che, intellettuali, artisti, famiglie, prostitute e mascalzoni, hanno alimentato e animato la leggenda della Ville Lumière del XX secolo. Lucia Garnero

BRASSAÏ Pour l’amour de Paris 3 ottobre 2015 - 24 gennaio 2016 Palazzo Ducale, Genova INFO T. +39 010. 8171600/663

biglietteria@palazzoducale.genova.it Da martedì a domenica 11.00-19.00 Chiuso il lunedì Ingresso ridotto col biglietto della mostra “Luciano Borzone. Pittore vivacissimo nella Genova di primo Seicento” a Palazzo Nicolosio Lomellino dal 18 dicembre

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Montmartre, 1932 © Estate Brassaï

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Giorgio Donders I suoi “punti di vista” valgono il premio al Biancoscuro Art Contest 2015

Sul retro di copertina l’opera vincitrice nella sezione fotografia al Biancoscuro Art Contest 2015: Rinascita - Lat 45.0742 anno 2014 - Edizione limitata 3 esemplari numerati e certificati 60x80 cm. Giorgio Donders © www.imieipuntidivista.com

C’

è qualcosa di affascinante nelle opere di Giorgio Donders... qualcosa che attrae l’occhio e lo spinge a osservare meglio. Sarà forse per la difficoltà a catalogarle in una tecnica definita o in uno stile specifico o per quel loro giocare con i sensi, non saprei dire. Certo è che le sue opere, sospese tra fotografia e pittura, verità e immaginazione, sfidano lo sguardo e sollecitano la mente. Don-

per riuscire a trasformare insignificanti particolari della realtà che lo circonda in immagini astratte di straordinaria eleganza. La sua avventura è nata per caso, da una fotografia scattata a una lampada da un punto di vista inusuale. Da allora non ha più smesso di cercare, di indagare il vero attraverso nuovi occhi, a caccia di particolari da catturare attraverso l’obiettivo, meglio se quello, più agile e dinamico, del cellulare. Donders non è un fotografo: la sua ricerca trascende la questione tecni-

Le sue immagini vogliono suggerirci che la realtà ha sempre un lato meno scontato, a volte magico... ders si definisce un “curioso” e su questo non c’erano dubbi: solo un occhio curioso (e sensibile) riuscirebbe a cogliere aspetti della realtà tanto sottili e nascosti, mostrandoceli come non li avevano mai visti. Non credo sia un caso che Giorgio abbia praticato per anni la “magia”. La sua passione per i giochi di prestigio spiega molte cose. Spiega ad esempio la sua abilità nel lavorare sui dettagli, ma anche la sua capacità di ingannare il nostro occhio, accompagnandolo dove meglio crede. E mago, Donders, lo è davvero

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ca, prediligendo un approccio dinamico al mezzo espressivo. L’obiettivo fotografico è lo strumento con cui l’artista compie i suoi giochi di prestigio, presentandoci una realtà magica e sospesa, una realtà che non riconosciamo perché non siamo in grado di coglierla con i nostri occhi distratti, impegnati come siamo a osservare l’insieme, perdendo per strada i dettagli. Con uno scatto Donders mette in evidenza la struttura stessa delle cose, evidenziando il rigore di una linea, la sinuosità di una curva, la qualità tattile di


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A sinistra: Corsa contro il tempo - Lat 45.6193 anno 2014 - Edizione limitata 3 esemplari numerati e certificati 176x59 cm Giorgio Donders Š www.imieipuntidivista.com

Sopra: La terza dimensione - Lat 25.1409 anno 2015 - Edizione limitata 3 esemplari numerati e certificati 50x50 cm Giorgio Donders Š www.imieipuntidivista.com

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Sopra: L’infinito - Lat 45.6100 anno 2012 - Edizione limitata 3 esemplari numerati e certificati 100x67 cm Giorgio Donders © www.imieipuntidivista.com

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Sotto: Verso il futuro - Lat 45.6100 anno 2013 - Edizione limitata 3 esemplari numerati e certificati 100x73 cm Giorgio Donders © www.imieipuntidivista.com


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Giorgio Donders - L’uomo artista una superficie. Ne nascono opere dalle molteplici chiavi di lettura, sospese, sfuggenti, di sorprendente originalità: opere che nascono dal vero, ma da esso si astraggono, in un dialogo affascinante tra realtà e visione. Simona Bartolena Filosofia “I miei punti di vista” sono scatti fotografici tesi a cogliere un preciso particolare, un frammento di realtà che il nostro sguardo tende di solito a non osservare attentamente, proprio per la nostra attitudine a cogliere “l’insieme” delle cose. Ecco che invece l’occhio dell’obiettivo cattura e restituisce a quello umano quelle parti spesso affascinanti che, estrapolate dall’insieme a cui appartengono, assumono vita e caratteristiche proprie. È di chi le osserva, l’interpretazione libera e sognante di queste figure. Ogni opera, oltre al proprio titolo, è caratterizzata dalla cifra indicante il parallelo lungo il quale è stata scattata la foto, a simboleggiare l’inafferrabilità della rappresentazione: si potrebbe infatti individuare la circonferenza della terra, ma non il punto preciso dove l’oggetto è stato immortalato. È proprio la non contestualizzazione dell’immagine ad amplificarne l’efficacia, offrendo all’osservatore un’emozione del tutto simile a quella provocata da un gioco di prestigio: se ne coglie lo straordinario effetto, ma non il trucco. Lasciando intatta quella parte di mistero che ha il compito di affascinare l’essere umano. La raffigurazione proposta da Giorgio Donders è quindi qualcosa che non vuole appartenere al concreto, ma piuttosto sprigionare il libero volo dell’immal ginazione. s

G.D. nasce a Milano nel 1972, da madre italiana e padre olandese. È ancora poco più che adolescente quando rivela un carattere che può definirsi “fuori dagli schemi”, unitamente ad una particolare capacità di osservazione della realtà che lo circonda, per lui mai ovvia. Eclettico, intuitivo, pronto a cogliere il minimo particolare. Prosegue nella frequentazione delle scuole passando attraverso studi di ragioneria ed informatica, ma con spirito critico e una crescente voglia di “vedere più lontano”. Gran parte della sua cultura sarà infatti acquisita e completata nel tempo da autodidatta, da vero curioso del sapere. Il giovane Giorgio non è un ribelle, è piuttosto uno che non si accontenta di percorrere strade già tracciate. All’età di 15 anni, mentre la maggior parte dei suoi coetanei trascorre il proprio tempo fra partite di calcio ed i primi videogiochi, G.D. comincia a coltivare una passione del tutto singolare: quella per la prestidigitazione e l’illusionismo. Si iscrive quindi al Club Magico Piero Pozzi di Milano, al Club Magico Italiano e all’I.B.M. (The International Brotherhood of Magicians) imprimendo di fatto un nuovo corso alla propria vita. La spiccata attitudine verso questa espressione artistica lo fa approdare ancora giovanissimo al palcoscenico e lo porta a svolgere con successo attività di spettacolo per molti anni (dal 1988 fino al 2010). È un perfezionista, sia sul lavoro che nel quotidiano, scrupoloso e attento, guidato da un intuito e uno sguardo che pochi possiedono. Il suo principale motore, ciò che lo rende tenace nella ricerca ed efficace nel contatto col pubblico, è il desiderio di innescare meraviglia negli occhi del prossimo. Ed esattamente in linea con questa vocazione, dopo aver rappresentato lo stupore su di un palco, G. D. rivolge questa sua forte inclinazione alla realizzazione di diverse invenzioni, sempre frutto del suo pensare “oltre”. Brevetti e idee d’innovazione lo portano nel 2009 alla creazione di un ristorante dalla formula originale, inteso come luogo di vero incontro e scambio di positive energie umane. Malgrado questa nuova attività gli regali grandi soddisfazioni e lo impegni moltissimo, egli non può circoscrivere la propria creatività all’interno di alcun preciso luogo ed è durante questi anni che affina un’altra grande passione: la fotografia. Lo fa nel suo stile, cercando di cogliere ciò che non è sotto gli occhi di tutti e può quindi sorprendere. Ed ecco, attraverso un filo conduttore che accompagna da sempre la vita di G.D. e tesse di volta in volta le sue scelte professionali, palesarsi anche l’origine della sua arte fotografica: le immagini da lui proposte vogliono suggerirci che la realtà ha sempre

un lato meno scontato, a volte magico, quel qualcosa che la nostra fretta solitamente tralascia, ma che può essere decisamente affascinante... Come l’inatteso. Alcuni dati del percorso artistico del 2015: Vincitore del Primo Premio Viviani sezione fotografia conferito dal Bice Bugatti Club in collaborazione con la LAP Vincitore del Primo Premio Assoluto Biancoscuro Art Contest 2015 sezione Fotografia Prestigiosa collettiva dal titolo “CiBoh?!” con nomi di spicco tenutasi presso il museo MUST di Vimercate e la prestigiosa Galleria Biffi di Piacenza. Finalista alla 157° Mostra del Tigullio.

L’artista Giorgio Donders

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‘15 / gennaio ‘16 - Bimestrale d’Arte, Cultura e Informazione

Giorgio Donders

Vincitore sezione “Fotografia” “Biancoscuro Art Contest 2015”


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