Biancoscuro Art Magazine #38

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biancoscuro r i v i s tA d ’ A r t e Numero 38 - febbraio/marzo 2020 - Bimestrale d’Arte, Cultura e Informazione

In questo numero

9 772385 170005

ISSN 2385-1708

Il Novecento di Giacometti L’avventura culturale Europea Banksy: somministrazione di verità A Genova una nuova esposizione “non autorizzata” ArteFiera Bologna Qualità e quantità di pubblico fanno la differenza Art Basel Hong Kong Encounters: 12 ambiziose installazioni provenienti da tutta l’Asia Memoria e Passione. Da Capa a Ghirri I maestri della fotografia in mostra a Torino Passeggiando all’indietro L’India di Centro/Nord

Vittorio Valente

Il suo nuovo progetto: #lumachineinviaggio


50 # 10 Chancery Lane 1335Mabini 303 Gallery 47 Canal A Miguel Abreu Acquavella Aike Alisan Sabrina Amrani Anomaly Antenna Space Applicat-Prazan Arario Alfonso Artiaco Artinformal Aye B Balice Hertling Beijing Art Now Beijing Commune Bergamin & Gomide Bernier/Eliades Blindspot Blum & Poe Boers-Li Tanya Bonakdar Ben Brown Gavin Brown C Gisela Capitain Cardi Carlos/Ishikawa Chambers Chemould Prescott Road Yumiko Chiba Chi-Wen Clearing Sadie Coles HQ Contemporary Fine Arts Continua Paula Cooper Pilar Corrias Cristea Roberts Chantal Crousel D Thomas Dane Massimo De Carlo de Sarthe Dirimart du Monde

E Eigen + Art Eslite Espace Gallery Exit Experimenter F Selma Feriani Konrad Fischer Fortes D‘Aloia & Gabriel Fox/Jensen Stephen Friedman G Gagosian Gajah gb agency Ghebaly Gladstone Marian Goodman Gow Langsford Richard Gray Greene Naftali Grotto H Hakgojae Hanart TZ Hauser & Wirth Herald St Max Hetzler Hive Xavier Hufkens I Ingleby Ink Studio Taka Ishii J Annely Juda K Kaikai Kiki Kalfayan Karma International Kasmin Sean Kelly Tina Keng Kerlin Peter Kilchmann David Kordansky Tomio Koyama Kraupa-Tuskany Zeidler Krinzinger

Kukje kurimanzutto L Pearl Lam Simon Lee Leeahn Lehmann Maupin Lelong Lévy Gorvy Liang Lin & Lin Lisson Luhring Augustine Luxembourg & Dayan M Maggiore Magician Space Mai 36 Edouard Malingue Matthew Marks Marlborough Mayoral Mazzoleni Fergus McCaffrey Greta Meert Urs Meile Mendes Wood DM kamel mennour Metro Pictures Meyer Riegger Mind Set Francesca Minini Victoria Miro Mitchell-Innes & Nash Mizuma The Modern Institute mother‘s tankstation N nächst St. Stephan Rosemarie Schwarzwälder Nadi Nagel Draxler Richard Nagy Nanzuka Taro Nasu neugerriemschneider nichido Anna Ning Franco Noero O Nathalie Obadia OMR

One and J. Lorcan O‘Neill Ora-Ora Ota

V Vadehra Van de Weghe Vitamin

P P.P.O.W Pace Pace Prints Paragon Peres Projects Perrotin Petzel Pi Artworks PKM Plan B Eva Presenhuber

W Waddington Custot Wentrup Michael Werner White Cube White Space Beijing Barbara Wien Jocelyn Wolff

R Almine Rech Regen Projects Nara Roesler ROH Projects Tyler Rollins Thaddaeus Ropac Rossi & Rossi Lia Rumma S SCAI The Bathhouse Esther Schipper Rüdiger Schöttle ShanghART ShugoArts Side 2 Sies + Höke Silverlens Skarstedt Société Soka Sprüth Magers Star Starkwhite STPI Sullivan+Strumpf T Take Ninagawa Tang Templon The Third Line TKG+ Tokyo Gallery + BTAP Tornabuoni Two Palms

March 19 – 21, 2020

Y Yavuz Z Zeno X Zilberman David Zwirner Insights A Thousand Plateaus Asia Art Center Bank Baton Beyond Empty Gallery Hunsand Space Yoshiaki Inoue Johyun Kogure Richard Koh Leo MadeIn Jan Murphy Nova Contemporary Pifo Misa Shin The Third Gallery Aya Axel Vervoordt Watanuki / Toki-noWasuremono Wooson Discoveries A+ Contemporary Bangkok CityCity Capsule Château Shatto Commonwealth and Council Crèvecoeur Don Fine Arts, Sydney Green Art

High Art Jhaveri JTT Maho Kubota Emanuel Layr David Lewis mor charpentier P21 Project Native Informant Jessica Silverman Park View / Paul Soto Southard Reid Gregor Staiger Tabula Rasa Yuka Tsuruno Vanguard

Henry Moore with his sculpture Seated Woman at ART 01, 1970 by Kurt Wyss (Above); David Zwirner at Art Basel Hong Kong 2019 (Below)

YEARS

Participating Galleries


M A R K KO S T A B I

Memories of the future, 2018, 60x45cm.

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NEW ART p r o m o t i o n

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biancoscuro r i v i s tA d ’ A r t e Bimestrale d’Arte, Cultura e Informazione

009

052

L’Editoriale di Vincenzo Chetta

Semplicemente Modì La retrospettiva nella città natale

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Il Novecento di Giacometti ArteFiera Bologna L’avventura culturale europea Qualità e quantità di pubblico fanno la differenza

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De Nittis celebrato a Ferrara La vita del suo tempo, impressa su tela

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Penetrare la realtà, oltre le apparenze. Natura in posa al Museo Santa Caterina di Treviso

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038

In copertina: (on the cover)

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ART Innsbruck. Johanna Penz chiude con successo la 24ª edizione

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Vittorio Valente Il suo nuovo progetto: #lumachineinviaggio

Art Basel Hong Kong Encounters: 12 ambiziose installazioni provenienti da tutta l’Asia

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I capolavori di Canova A Roma: l’ultimo degli antichi, il primo Pompei 79 d.C. al FMAVdei moderni MATA. La celebrazione della civiltà a riflessione sull’umanità

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La rivoluzione della luce Il Divisionismo nell’Italia del Nord

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Banksy: somministrazione di verità. A Genova una nuova esposizione “non autorizzata”

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Gli anni Venti nell’Arte Le inquiete attese

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Street Art Alfa Romeo incontra la Street Art 052

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L’architettura fotografata Louis Kahn nelle fotografie di Roberto Schezen

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Memoria e Passione. Da Capa a Ghirri. I maestri della fotografia in mostra a Torino

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Passeggiando all’indietro: l’India di Centro/Nord. Introduzione ai Percorsi del mito [15ª puntata] 014

112

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Over the Cover: Simonetta Rossetti Ibridi: i suoi micromondi vegetali

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biancoscuro r i v i s tA d ’ A r t e

38 ISSUE February / March 2020

Bimestrale di Arte, Cultura e Informazione

Art Fair. Fiere ed esposizioni internazionali

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MIA Photo Fair. Al “The Mall”, Milano

ART FAIRS

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Bergamo Arte Fiera e Italian Fine Art. Interazione e condivisione tra antico, moderno e contemporaneo

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Emozione Barocca. I capolavori del Guercino

EXHIBITIONS

SPECIALS

Katariina Mansikkaniemi. Emozioni su tela

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BI-MONTHLY OF ARTS, CULTURE AND INFORMATION

Vernice Art Fair 2020. Con un’esclusiva novità

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Qazim Arifi. Raffinatezza e grandi capacità esecutive Annette Tan. Arte e trasporto emotivo Khrissy Clement. La fotografa ha trionfato a Montreux

Dürer a Bagnacavallo 50 anni dopo. L’intricata storia della Madonna del Patrocinio Hinthial. La scoperta in mostra a San Giminiano Il sogno degli anni Venti. Ubaldo Oppi La storia della bicicletta. Figurine, grafiche, pubblicità, tutte a due ruote Carlo Scarpa. Vetri, disegni e fotografie d’epoca ...il materiale più resistente: l’Arte. Nel quarantesimo anniversario, Gio Ponti al MAXXI Il “qualcos’altro” di Schifano. In mostra da Giò Marconi Le logiche dell’arte. Le conseguenze del dopoguerra La Collezione di Franco Farina. L’Arte secondo il memorabile Direttore Novecento privato. I Maestri italiani da Bottegantica Un nuovo polo espositivo a Piacenza. Un centro interamente dedicato all’arte contemporanea

L’attività pioneristica di Marcello Rumma. L’Italia culturale dei fine anni sessanta

083 084 085 087 089 116

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Arte e scienza. Alla Galleria Centro Steccata di Parma Vincenzo Agnetti. Prorogata la mostra Zehra Dogan. L’Artista e giornalista curda a Brescia KAMI. Le sue presenze fluttuanti da Gagosian L’evoluzione del mezzo fotografico. A Milano, la fotografia di ricerca 104

EDITORSHIP & GRAPHIC Liberementi viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.liberementi.it

CONTRIBUTORS Giuseppe Carnevale, Franco Crugnola, Vincenzo Chetta, Rebecca Delmenico, Flavio Ennante, Mario Gambatesa, Lucia Garnero, Daniela Malabaila, Rebecca Maniti, R.Molino, Ettore Tiretto. PHOTOGRAPHERS Adele Arati, Luigi Caracappa, Vincenzo Chetta, Liberementi, Enrico Mangano, Isabella Rigamonti, Ruve Afanador, Bottallo, Mirko Colombo, Erich Dapunt, Anna Maconi, Ugo Mulas, Linda Nylind, Perottino, Piva, Marco Poma, Victoria Tomaschko, Emilio Tremolada, Andrea Valentini, Mathias Völzke, Matthieu Verdeil. PUBLISHER Biancoscuro viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.biancoscuro.it PRINTING Pixartprinting SpA Via 1° Maggio, 8 30020 Quarto d’Altino (VE) Printed on certified paper FSC® C147178 (www.fsc.org)

La foresta in città. Due giorni di performance

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EDITOR IN CHIEF Vincenzo Chetta

MANAGING EDITOR Daniela Malabaila

Dany Charlotte Rodriguez. 25 anni di carriera

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BIANCOSCURO Art Magazine

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SOCIAL NETWORK Facebook.com/BiancoscuroArtMagazine Instagram.com/BiancoscuroMag Twitter.com/BiancoscuroMag The publisher is available for persons entitled for any iconographic sources. Manuscripts, photos or other materials even if unpublished are not given back. In addition to the signed articles, texts published on Biancoscuro Art Magazine are taken from the mentioned sources or text available l under the creative commons license. s Reg. Trib. Pavia n.4 of 21/1/2014. ISSN 2385-1708 © BIANCOSCURO 2020. Reserved artistic and literary copyright. Reproduction in whole or parts is forbidden save with the written permission of the publisher.

BIANCOSCURO Rivista d’Arte NUMERO 38 febbraio / marzo 2020 BIMESTRALE DI ARTE, CULTURA E INFORMAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE Vincenzo Chetta REDAZIONE & GRAFICA Liberementi viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.liberementi.it CAPOREDATTORE Daniela Malabaila COLLABORATORI Giuseppe Carnevale, Vincenzo Chetta, Franco Crugnola, Rebecca Delmenico, Flavio Ennante, Mario Gambatesa, Lucia Garnero, Daniela Malabaila, Rebecca Maniti, R.Molino, Ettore Tiretto. FOTOGRAFI Adele Arati, Luigi Caracappa, Vincenzo Chetta, Liberementi, Enrico Mangano, Isabella Rigamonti, Ruve Afanador, Bottallo, Mirko Colombo, Erich Dapunt, Anna Maconi, Ugo Mulas, Linda Nylind, Perottino, Piva, Marco Poma, Victoria Tomaschko, Emilio Tremolada, Andrea Valentini, Mathias Völzke, Matthieu Verdeil. EDITORE Biancoscuro viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.biancoscuro.it STAMPA Pixartprinting SpA Via 1° Maggio, 8 30020 Quarto d’Altino (VE) Stampato su carta certificata FSC® C147178 (www.fsc.org) SOCIAL NETWORK Facebook.com/BiancoscuroArtMagazine Instagram.com/BiancoscuroMag Twitter.com/BiancoscuroMag L’Editore è a disposizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche non individuate. Manoscritti, foto o altri materiali inviati alla redazione anche se non utilizzati non verranno restituiti. Oltre agli articoli firmati, i testi pubblicati su Biancoscuro Rivista d’Arte sono tratti dalle fonti citate oppure da testi disponibili l secondo le licenze creative commons. s Registrazione al Tribunale di Pavia n.4 del 21/1/2014. ISSN 2385-1708 © BIANCOSCURO 2020. Tutti i diritti di produzione in qualsiasi forma, compresa la messa in rete, che non siano espressamente per fini personali o di studio sono riservati. Per qualsiasi utilizzo che non sia individuale è necessaria l’autorizzazione scritta dell’Editore.


R e a l A rt 5

FRANCESCO DE DE MOLFETTA MOLFETTA FRANCESCO GINO GINI GINI GINO MARCO GRASSI GRASSI MARCO HACKATAO HACKATAO MASSIMO KAUFMANN KAUFMANN MASSIMO MARK KOSTABI KOSTABI MARK MAX MARRA MARRA MAX FABRIZIO MOLINARIO MOLINARIO FABRIZIO OLINSKY OLINSKY PETER HIDE HIDE 311065 311065 PETER ISABELLA RIGAMONTI RIGAMONTI ISABELLA MAX HAMLET HAMLET SAUVAGE SAUVAGE MAX CATERINA TOSONI TOSONI CATERINA BETTY ZOLA ZOLA BETTY

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l’Editoriale di Vincenzo Chetta

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l numero #38 di BIANCOSCURO è pronto per la stampa e, come sempre, attende solo il mio pezzo per l’Editoriale. In questi giorni, già normalmente frenetici, è arrivata la notizia del ritrovamento di “Ritratto di Donna” di Gustav Klimt, rubato nel 1997 alla galleria Ricci Oddi di Piacenza. Un’opera con una storia particolare, dipinta sopra ad un precedente ritratto dello stesso autore (scoperta del 1996, grazie ad una studentessa che in quell’anno si preparava per la maturità), portata via dopo 60 anni in galleria, e ora ritrovata, pare in ottime condizioni, in una intercapedine del muro esterno della stessa galleria: mi domando da quanto tempo si si trovasse in quell’anfratto... mistero! A incuriosire in questo fine mese c’è stata anche ArteFiera a Bologna, giunta alla 44ª

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edizione. Attendevo le critiche, e infatti sono arrivate puntuali anche quest’anno, sarà che oramai il genere umano non è più capace ad essere obiettivo e tende a portare nella realtà le polemiche in stile social… Cambio di data (un anticipo di una sola settimana per non coincidere con l’altrettanto blasonata Art Genève, ma anche per essere la prima fiera di livello dell’anno), e dunque cambio di padiglioni: una diversità che non è piaciuta agli habitué del “posto fisso”, nonostante la nuova area fosse forse più adatta alla fiera e nonostante una navetta da Piazza Costituzione all’ingresso Nord. Rispetto alla scorsa edizione sono anche saliti gli ingressi ed il numero delle vendite, non come negli anni d’oro, ma comunque molto soddisfacenti, un chiaro segnale che la direzione Menegoi sta dando i suoi risultati. Buona lettura

Vincenzo Chetta

ArteFiera 2020 Eva Marisaldi, “Welcome” 2019

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GIANMARIA

POTENZA

I TAROCCHI

La ricerca grafica di Gianmaria Potenza torna protagonista in Italia e in Russia con una serie di mostre dedicate alla serie dei Tarocchi. Realizzata a partire dagli anni Novanta, la serie di 22 serigrafie riproduce fedelmente le omonime 22 tavole in legno a più spessori del 1986, oggi parte della collezione del Monte dei Paschi di Siena di Padova. “I Tarocchi” esposti in mostra sono parte delle 99 tirature numerate con numeri arabi, 40 con cifre romane e 10 prove d’artista, stampate fino a 40 colori su carta Fabriano con inserimento di metalli.

19/11 01/12

SAN PIETROBURGO MISP - Museo dell’Arte del XX e del XXI Secolo di San Pietroburgo

12/12 15/01

VOLOGDA Museo Regionale d’Arte di Vologda

01/02 28/02

VENEZIA Istituto Rumeno di Cultura e di Ricerca Umanistica di Venezia “I TAROCCHI” - 22 Serigrafie Tiratura 8/99 Stampa fino a 40 colori su carta Fabriano con inserimento di metalli, 50x70 cm, Venezia 1991

Dorsoduro 1450, 30123 Venezia - studio@potenzagianmaria.it - www.gianmariapotenza.it - Tel + 39 041 5287266


Il SOLE - Serigrafia 19/22 “I TAROCCHI”, Tiratura 8/99 Stampa fino a 40 colori su carta Fabriano con inserimento di metalli, 50x70 cm, Venezia 1991


DAL DAL 2003 2003

PETER PETER HIDE 311065 L’INIZIATORE L’INIZIATORE DELLA DELLA “MONEY “MONEY ART”


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biancoscuro

Georges Braque - Atelier VI 1950-1951, olio su tela, 130x162,5 cm. Saint-Paul-de-Vence, Fondation Marguerite et Aimé Maeght © Claude Germain - Archives Fondation Maeght (France) © Georges Braque by SIAE 2019

Il Novecento di Giacometti L’avventura culturale europea di

Mario Gambatesa

A

lberto Giacometti è stato uno dei maggiori scultori del Novecento. Dopo aver frequentato la Scuola di arti e di mestieri di Genova, nel 1919 si iscrisse a Parigi ai corsi di scultura di Émile-Antoine Bourdelle, all’Accademia della Grande Chaumière nel 1922. Sei anni dopo, entrò a far parte del

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movimento d’avanguardia noto con il nome di Surrealismo, diventando l’artista più quotato sul mercato delle aste internazionali. Ed è a lui che si dedica la mostra intitolata “Il tempo di Giacometti da Chagall a Kandinsky. Capolavori della Fondazione Maeght” aperta al pubblico dal 16 novembre scorso al Palazzo della Gran Guardia a Verona. L’e-

sposizione, organizzata da Linea d’Ombra e curata da Marco Goldin, vuole mettere in luce una vera e propria monografica dedicata a Giacometti, con oltre settanta opere provenienti dalla Fondazione Aimé e Marguerite Maeght di Saint-Paul-de-Vence, dalle sculture più celebri, ai disegni e ai dipinti. Si passa quindi dal suo tempo giovanile in Svizze-

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ra con i primi, meravigliosi disegni fatti a poco più di dieci anni, alle sculture inaugurali (attorno ai quindici anni) fino alle prove surrealiste e a quelle della maturità. Nel mezzo delle sale del Palazzo è presente la ricostruzione, precisa e puntigliosa, poetica, dell’intera vita di Giacometti, anche con i suoi mitici disegni. E poi le pitture, e ancora con tante sculture famosissime, dai busti e le teste del fratello Diego, ai cani, ai gatti, alle foreste fatte di figure quasi liquefatte in una cera che diventa bronzo, fino alla notissima figura femminile del 1956, detta “Femme de Venise”, scultura filiforme di grande bellezza, esposta alla Biennale veneziana di quell’anno, che ebbe un enorme successo. Una visione unica del Novecento internazionale, avendo Parigi come centro nevralgico, il tutto unito alle opere di altri artisti da Kandinsky a Braque, da Chagall a Mirò. La storia di Aimé e Marguerite Maeght è particolare: fondano a Cannes la loro prima galleria, prima dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale; nell’ottobre del 1945 apre le porte per la prima volta con un’esposizione dei disegni recenti di Matisse. Nel luglio del 1947, AiméMaeght presenta, in collaborazione con André Breton e Marcel Duchamp, l’Esposizione Internazionale del Surrealismo ottenendo un successo senza precedenti. Aimé espone le opere di tutti gli artisti più importanti e nuovi di quel periodo affascinante a Parigi. Le mostre si succedono e in scena vanno Kandinsky e Miró, Léger e Chagall, Braque e Giacometti. Nel 1964 fu poi inaugurata la Fondazione Maeght a Saint-Paul de Vence: il suo insieme architet-

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Alberto Giacometti - L’homme qui marche I - 1960, bronzo, 183x26x 95,5 cm. Saint-Paul-de-Vence, Fondation Marguerite et Aimé Maeght © Claude Germain Archives Fondation Maeght (France) © Alberto Giacometti Estate / by SIAE in Italy 2019 Sotto: Wassily Kandinsky - Noeud rouge 1936, olio su tela, 89x116 cm. Saint-Paul-de-Vence, Fondation Marguerite et Aimé Maeght © Claude Germain - Archives Fondation Maeght (France)

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biancoscuro

tonico venne concepito per presentare l’arte moderna e contemporanea in tutte le sue forme. Ad oggi la Fondazione possiede una delle più importanti collezioni in Europa di dipinti, disegni,

sculture e opere grafiche del XX secolo, con nomi di straordinaria importanza. In questa mostra, aperta al pubblico fino al 5 aprile prossimo, si possono ammirare opere che hanno fatto la sto-

ria, opere che si guardano con curiosità ed interesse, ma ancor di più si evidenzia il legame profondo tra gli artisti ed il periodo storico in cui hanno vissuto, così affascinante che tutt’ora ci emoziona quando, a modo nostro, lo riviviamo. In fondo, così l è l’arte, così è la vita! s Sopra: Alberto Giacometti - Le chien 1951, bronzo, 47x100x15 cm. Saint-Paul-de-Vence Fondation Marguerite et Aimé Maeght © Claude Germain - Archives Fondation Maeght (France) © Alberto Giacometti Estate by SIAE in Italy 2019 A sinistra: Joan Miró - Femme et oiseau 1964, olio su tela, 162x130 cm. Saint-Paul-deVence, Fondation Marguerite et Aimé Maeght © Claude Germain - Archives Fondation Maeght (France) © Successió Miró by SIAE 2019

IL TEMPO DI GIACOMETTI DA CHAGALL A KANDINSKY

Capolavori dalla Fondazione Maeght 16 novembre 2019 - 05 aprile 2020 Palazzo della Gran Guardia, Verona INFO T. +39 045 8077111 Da martedì a giovedì 10.00 - 18.00 Da venerdì a domenica 10.00 - 19.00 Apertura straordinaria 24 febbraio 10.00 - 18.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.lineadombra.it

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Tina Lupo

“Vocatus” - 2012 - tela, 100x100 cm.

tinaluposcultore@libero.it

www.kultrunmuseum.it


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De Nittis celebrato a Ferrara La vita del suo tempo, impressa su tela di

Daniela Malabaila

L’

artista di Barletta, figura di spicco della Parigi di fine ottocento, viene celebrato a Palazzo dei Diamanti (Ferrara) con una mostra completa ed immersiva, proprio per natura delle opere del grande Giuseppe De Nittis. “De Nittis e la rivoluzione dello sguardo” sarà visitabile dal grande pubblico fino al 13 aprile prossimo, ma vanta già un buon risultato di spettatori: come lasciarsi scappare l’occasione di ammirare un corpus di opere come quello proposto? Il progetto di questa mostra, organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dalle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, in collaborazione con il Comune di Barletta, nasce infatti dal rapporto di interscambio culturale instauratosi tra due istituzioni civiche simili per storia e natura: il Museo Giovanni Boldini di Ferrara e la Pinacoteca Giuseppe De Nittis di Barletta. Come è facile immaginare, questo tipo di collaborazioni porta la possibilità di mostrare delle opere di grande pregio, non solo nel museo di appartenenza, ma anche in un’altra sede. Grazie a questa collaborazione, i curatori Maria Luisa Pacelli, Barbara Guidi ed Hélène Pinet, hanno potuto dare all’esposizione un taglio molto originale, ricreando l’attività artistica di De Nittis da una nuova prospettiva, evidenziando le sue innovazioni nel campo (da subito De Nittis vanta una Sopra: Giuseppe De Nittis Tra le spighe del grano 1873, olio su tavola, 35x27,5 cm. Collezione privata A destra: Giuseppe De Nittis Al Bois 1873, olio su tela, 20x30 cm. Courtesy Archivi Boldini-De Nittis-Zandomeneghi

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pittura ariosa, senza gli artifici dell’accademia, come negli studi di cieli e nelle marine).

Innovazioni non solo formali o dettate dal carattere, infatti alla sua morte vennero trovate nel suo atelier circa cento fotografie, utilizzate molto probabilmente come supporto mnemonico per ritrarre fedelmente una scena di vita precedentemente vissuta: sicuramente una metodologia al passo con i tempi rispetto ai suoi colleghi. Forse anche grazie alla fotografia continuò così bene a rendere vive e pulsanti le sue opere, immediate e con “inquadrature” diverse dal solito, fuori dagli schemi prospettici usuali, con quella luce che in pochi sapevano dosare così bene. Possiamo dire che i suoi dipinti sono quasi delle istantanee della sua vita, dei luoghi da lui visitati (che fosse l’amata Parigi o il caldo sole del Sud Italia da cui tanto amava tornare), De Nittis ha rappresentato il mondo nel suo apparire fugace, partecipando attivamente a quel “nuovo sguardo” che ha aperto la strada alla modernità nel mondo dell’arte. Abbiamo perciò il confronto tra la pittura ed i nuovi codici della fotografia, e quelli dell’arte giapponese (che l’artista stesso studiò e collezionò). Interessante come la pittura segua i traguardi della fotografia,

Sopra: Henri Lemoine Bois de Boulogne, lago ghiacciato e pattinatori 1894-1900, aristotipo, 6,7x8,3 cm. Parigi, Musée d’Orsay. Acquisito nel 1987 Giuseppe De Nittis Alle corse di Auteuil – Sulla seggiola 1883, olio su tela, 107x55,5 cm. Barletta, Pinacoteca Giuseppe De Nittis Sotto: Giuseppe De Nittis La National Gallery e la chiesa di Saint Martin a Londra 1877, olio su tela, 71x105,5 cm. Parigi, Petit Palais, Musée des Beaux-Arts de la Ville de Paris

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DE NITTIS E LA RIVOLUZIONE DELLO SGUARDO Palazzo dei Diamanti, Ferrara December 01, 2019 - April 13, 2020

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e Nittis, like Boldini, was a prominent figure on the late-nineteenth-century Parisian scene throughout his career, first as avant-garde exponent of the realist school in southern Italy, and later as a full-fledged part of the Parisian innovators with whom he shared interests in photography and Japanese art, fields that profoundly influenced his work. As a landscape painter, he was as much a virtuoso at translating the dazzling light of his native land as he was of Île-de-France’s misty skies or the London fog. Yet he was also skilled at depicting a rapidly changing world and society, focusing his pictorial lens on cities in transformation, on street life, leisure, and the beau monde. After moving to the French capital in 1868, De Nittis came into contact with the major collectors and dealers, at the same time developing fundamental and productive relationships with his French colleagues, including Degas, Caillebotte, Manet, and Monet. With an approach that was at once sophisticated and enormously visually appealing, his art helped to renew dominant painterly aesthetics, able to answer the call of modernity without sacrificing a personal style with roots in his youth and fostered by his close relationship with his wife Léontine, his “manager” and favourite model. The Palazzo dei Diamanti exhibit proposes a new interpretation of De Nittis’ creative trajectory, for the first time analyzing his oeuvre from a formal and technical point of view in order to highlight his unique response to the poetics of modernity. The exhibit will follow a chronological-thematic itinerary, whose structure is also inspired by a statement about De Nittis from a critic of the time highlighting the painter’s uniqueness: “A Southerner in the South, a Frenchman in Paris, and a Londoner in London.” Thus Vittorio Pica in 1914 described the universality and ante litteram Europeanism of De Nittis’ art. The exhibition is curated by Maria Luisa Pacelli (curator of of the Modern and Contemporary Art Gallery, Ferrara), Barbara Guidi (curator of the Modern and Contemporary Art Gallery, Ferrara) and Hélène Pinet (former Head of the Photography Department and of Reaserch of the Musée Rodin, Paris). The exhibit will be accompanied by an illustrated catalogue which, thanks to contributions from several distinguished scholars, explores themes that have remained largely unexplored, such as the relationship between De Nittis and photography of his time, his involvement in the market dynamics at the turn of the century, the techniques the artist used, and his wife Léontine’s decisive role in his career. s

attraverso un’esecuzione sempre più rapida e una forte sintesi formale: velocità nel gesto e pochi colori, gli essenziali, ma comunque sufficienti a De Nittis per restituirci una scena reale. In mostra possiamo capire meglio questo legame tra le diverse arti, grazie all’affiancamento dei dipinti di De Nittis alle celebri fotografie d’epoca (di Edward Steichen, Gustave Le Gray, Alvin Coburn e Alfred Stieglitz) oltre che ad alcune delle prime immagini in movimento dei fratelli Lumière. Sotto a sinistra: Giuseppe De Nittis Léontine in canotto 1874, olio su tavola, 24,9x60,2 cm. Collezione privata Sotto: Giuseppe De Nittis Signora sul divano rosso 1876, olio su tavola, 41x27 cm. Collezione privata

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Pur senza dimenticare le esigenze del mercato, e facendosi interprete del gusto delle esposizioni ufficiali, attraverso un linguaggio teso alla sperimentazione ed una sensibilità ottica affine a quella degli amici Manet (Degas e Caillebotte), De Nittis ha abbracciato quella “rivoluzione dello sguardo” che segna l’avvento della modernità in arte.

Il percorso espositivo a Palazzo dei Diamanti conta quasi 150 opere, provenienti da importanti collezioni pubbliche e private, sia italiane che estere, scelte e avvicinate proprio per mettere in evidenza quanto De Nittis abbia contribuito alla creazione del linguaggio visivo della modernità. Il catalogo, illustrato, conta validi approfondimenti sui temi ancora poco toccati, come la sua posizione nelle trasformazioni del mondo dell’arte a Parigi e la figura della moglie Léontine nella sua carriera. Una mostra intelligente e stimolante, da non perdere sia per approfondire Giuseppe De Nittis, sia l per conoscerlo, “dal vivo”, per la prima volta. s

Gustave Le Gray Barca al chiaro di luna 1856-57, stampa su carta all’albumina, 29,6x41,1 cm. Parigi, Bibliothèque Historique de la Ville de Paris Alfred Stieglitz Giorno di pioggia a Parigi 1895, Photogravure, 9x16 cm. Parigi, Musée d’Orsay Giuseppe De Nittis Westminster 1878, olio su tela, 110x192 cm. Collezione privata Courtesy Marco Bertoli

DE NITTIS E LA RIVOLUZIONE DELLO SGUARDO 01 dicembre 2019 – 13 aprile 2020 Palazzo dei Diamanti, Ferrara INFO T. +39 0532 244949 diamanti@comune.fe.it Tutti i giorni 09.00 - 19.00 Apertura straordinaria 12 e 13 aprile 2020 09.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.palazzodiamanti.it

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Penetrare la realtà, oltre le apparenze Natura in posa al Museo Santa Caterina di Treviso di Lucia Garnero

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al 30 novembre 2019 al 31 maggio 2020, con la mostra “Natura in posa. Capolavori dal Kunsthistorisches Museum di Vienna in dialogo con la fotografia contemporanea”, il Museo Santa Caterina di Treviso ospita la grande arte. L’esposizione è curata, per la sezione antica, da Francesca Del Torre, con Gerlinde Gruber e Sabine Pénot - responsabili del Kunsthistorisches Museum di Vienna rispettivamente per la pittura italiana, fiamminga e olandese - e da Denis Curti, direttore artistico

della Casa dei Tre Oci di Venezia, per la sezione fotografica. L’evento documenta come il soggetto pittorico si sia sviluppato tra la fine del Cinquecento e lungo tutto il XVII secolo, nel dare vita ad uno dei generi più suggestivi di tutta la pittura europea. Il termine “natura morta”, nato in Francia nel Settecento e poi adottato anche in Italia, indica una categoria di opere d’arte che ha come soggetto scene di mercato e di cucina, mazzi di fiori, strumenti musicali e accessori per la caccia. La cultura nordica descrive queste composizioni come still leffen – still leben e still life, rispettivamente,

in tedesco e in inglese – ad indicare pitture che ritraggono oggetti immobili al naturale. Il termine nordeuropeo mette in rilievo la dimensione contemplativa di queste rappresentazioni che invitano lo spettatore alla meditazione sulla caducità delle cose umane. La ricchezza delle invenzioni, la varietà dei soggetti e la preziosità di esecuzione caratterizzano tale genere di pittura che raggiunge, a tutti gli effetti, il rango di rappresentazione autonoma nei Paesi Bassi intorno al 1600. Vengono presentati, per la prima volta in Italia, 50 capolavori di artisti quali Francesco Bassano, Jan Brue-

Evaristo Baschenis - Natura morta con strumenti musicali, mappamondo e sfera armillare XVII secolo, olio su tela, 78x118 cm. Courtesy KHM-Museumsverband

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Francesco da Ponte, detto Francesco Bassano Estate - 1585/1590 circa, olio su tela, 111x145,5 cm. Courtesy KHM-Museumsverband A sinistra: Willem Claesz Heda Tavola imbandita datato 1634, olio su tavola, 60,5x48,9 cm. Courtesy KHM-Museumsverband

ghel, Pieter Claesz, Willem Claesz Heda, Jan Weenix, Gerard Dou, Evaristo Baschenis, Gasparo Lopez dei Fiori, Elisabetta Marchioni, le cui opere dialogano con le più iconiche fotografie contemporanee. Si passa, così, dalle vanitas di David LaChapelle ai crudi reportage di Martin Parr sul consumo di massa, dai sensuali fiori di Robert Mapplethorpe ai Flowers di Nobuyoshi Araki, dalla serie dedicata alle zuppiere di Franco Vimercati all’idea di classicità pittorica di Hans Op De Beeck, fino al progetto Herbarium di Nino Migliori. La selezione di

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queste immagini, nella sezione che chiude la mostra, parte dall’assunto che la fotografia è sempre il NATURA IN POSA

Capolavori dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, in dialogo con la fotografia contemporanea 30 novembre 2019 - 31 maggio 2020 Complesso di Santa Caterina, Treviso INFO T. +39 0422 1847320 Da martedì a venerdì 9.00 - 18.00 Sabato e domenica 10.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.mostranaturainposa.it

A destra: David LaChapelle Earth Laughs in Flowers (Risk) 2008-2011, C-Print, 152x107 cm. Courtesy Studio David LaChapelle Sotto: Hans Op De Beeck - Vanitas (1) 2011, lambda print mounted on dibond back in wooden frame, 108,1x163,1 cm. Credit: Collezione Fabio Castelli (Milano Italia) Courtesy Galleria Continua San Gimignano / Beijing / Les Moulins / Habana.

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A sinistra: Ferdinand van Kessel Allegoria dell’Europa datato 1689, olio su tela, 52x72 cm. Courtesy KHM-Museumsverband Sotto: Martin Parr SPAIN Benidorm, 1997 © Martin Parr/Magnum Photos.

risultato di una messa in scena: ogni scatto asserisce la necessità di penetrare la realtà e di andare oltre le apparenze. Francesca Del Torre, nel descrivere l’evento, spiega: “Le nature morte rappresentano oggetti, animali e fiori familiari a tutti noi e che, tuttavia, non conoscono decadenza. Esse ingannano l’osservatore, stimolandone allo stesso tempo la riflessione sulla transitorietà della vita. In questo risiede il loro fascino che crediamo eserciti ancora oggi una forte attral zione sul pubblico”. s

NATURA IN POSA

Masterpieces from the Kunsthistorisches Museum of Vienna in dialogue with contemporary photography

Santa Caterina Complex, Treviso - November 30, 2019 - May 31, 2020

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journey to discover still life, through 50 masterpieces - displayed for the first time in Italy - from the collection of the Kunsthistorisches Museum in Vienna. The exhibition, curated by Francesca Del Torre with Gerlinde Gruber and Sabine Pénot, documents how this subject developed between the end of the sixteenth and throughout the seventeenth century in Europe, inviting us to look at one of the most reminiscent genres of European painting. The term Still life, born in France in the eighteenth century and then adopted also in Italy, implies an artistic genre where the subject varies from markets and cooking scenes, flower bouquets, fruits, musical instruments to hunting accessories. The “Nordic” culture refers to this as still leffen

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or still leben as in English, still life, emphasising that the paintings portray inanimate objects. Whereas in Italian, for example, Natura Morta is translated to dead nature. The Northern European term highlights the contemplative dimension of these paintings, which invite the viewer to meditate on the transience of human-made objects. The wealth of new inventions, the variety of subjects, the creativity of the different artists and the precision inserted characterise these works of art which around 1600 a.c. gained autonomous representation in the Netherlands. The exhibition follows both a thematic and chronological path, taking the first steps from the second half of the sixteenth century, with a final selection of market scenes and depictions of the seasons by Francesco

Bassano and Lodovico Pozzoserrato, solidly relating to the theme in the Veneto geographical context. The comparison with the Flemish markets of Frederik van Valckenborch and Jan Baptist Saive the old leads the visitor beyond the Alps. It is here above all, in the geographical, cultural and political context of the Netherlands, that these creations specialise and are perfected, declining in different categories, such as scientific still lifes with bouquets, Vanitas or allegories of transience, laid tables, religious Still Life and hunting scenes. The exhibition is completed by a selection, cured by Denis Curti, dedicated to contemporary photography which proves how the Still Life theme is currently present in the shots of some of the most prominent l photographers at international level. s

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I capolavori di Canova A Roma: l’ultimo degli antichi, il primo dei moderni di Vincenzo Chetta

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i Museo di Roma ospita, dal 9 ottobre scorso, la mostra dedicata al grande scultore: “Canova. Eterna bellezza”. La cura è stata affidata a Giuseppe Pavanello ed è stata realizzata in collaborazione con l’Accademia Nazionale di San Luca, con Gypsotheca e Museo Antonio Canova di Possagno. Promossa dall’Assessorato alla Crescita culturale di Roma Capitale, prodotta dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Arthemisia, e organizzata con Zètema Progetto Cultura, si configura come una mostra-evento, atta a riscoprire il legame di Canova con la città di Roma che, fra Sette e Ottocento, fu la sua inesauribile fonte di ispirazione. Importanti i prestiti

provenienti, fra l’altro, dall’Ermitage di San Pietroburgo, dai Musei Vaticani, dai Musei Capitolini, dal Museo Correr di Venezia, e tanti altri Musei, Accademie ed Istituzioni. Lungo il percorso espositivo, sapientemente studiato, possiamo ammirare oltre 170 opere (alcune di esse, di artisti vicini a Canova, come Gavin Hamilton, pittore francese definito proprio da Antonio Canova: “Il migliore di tutti”) suddivise in ben tredici sezioni, ciascuna dedicata ad un momento della sua carriera nel mondo dell’arte nelle città capitolina. Si inizia questo cammino nell’arte del talentuoso scultore con una data ben precisa: 1779, Canova arriva a Roma, dopo essersi formato a Venezia, inizia la sua espe-

Antonio Canova (1757-1822) Studio per un monumento funebre ad un Papa penna e acquarello, 50,6x39,7 cm. Fondazione Musei Civici di Venezia, Museo Correr. Gabinetto dei Disegni e delle Stampe

Antonio Canova (1757-1822) Endimione dormiente 1819, gesso, 183x85x95 cm. Possagno, Gypsotheca e Museo Antonio Canova 2019, Possagno (TV) Fondazione Canova onlus - Gypsotheca e Museo Antonio Canova | Archivio Fotografico interno Ph. Lino Zanesco

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biancoscuro Antonio Canova (1757-1822) La Religione 1814/1815, gesso 110x116x55 cm. Roma, Accademia Nazionale di San Luca

rienza nella società romana. Si prosegue con “La nascita del nuovo stile tragico” e col rapporto tra Cavova e la Repubblica romana, lo scultore infatti abbandonò Roma all’epoca della Repubblica, verso la fine del Settecento, per rifugiarsi nella natia Possagno. Dipinti, sculture, disegni e incisioni documentano quel momento che vide la fine provvisoria del potere temporale del papato con l’esilio di Pio VI Brasch. Le successive sezioni vengono dedicate a “Ercole e Lica”, a “I Pugilatori”, per sfociare poi nel confronto tra Antico e Moderno: “L’Antico bisogna mandarselo in sangue - per usare le parole dello stesso Canova - sino a farlo diventare naturale come la vita stessa”. La settima sezione della mostra è titolata “Canova e l’Accademia di San Luca”, l’ottava è dedicata al suo impegno nella tutela e valorizzazione del patrimonio artistico, ebbe infatti l’incarico di Ispettore Generale delle Antichità e Belle Arti dello Stato della Chiesa. “Canova e i busti del Pantheon”, “Ultime opere per Roma”, “Lo studio di Canova”, “La Danzatrice” (qui possiamo ammirare uno dei marmi più straordinari di Canova: “La Danzatrice con le mani sui fianchi”, proveniente da San Pietroburgo. Gira sulla sua base, come Canova desiderava, in un ambiente rivestito di specchi), sono le stanze che si susseguono, fino ad arrivare all’ultimo atto: la sezione numero tredici, “Morte e glorificazione”. Il percorso espositivo è stato studiato in maniera da dare al visitatore anche l’atmosfera di quel tempo, come se si fosse a lume di torcia, come quella con cui l’artista, a fine Settecento, mostrava le proprie opere agli ospiti, di not-

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Antonio Canova Maddalena penitente marmo, 95x70x77 cm. The State Hermitage Museum, San Pietroburgo © Mimmo Jodice

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CANOVA

modellini e gessi per approfondire il lavoro del grande Antonio Cal nova. s

CANOVA Canova. Eternal Beauty

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Palazzo Braschi, Roma October 09, 2019 - March 15, 2020

anova. Eternal Beauty’, an exhibition and event devoted to the link between Canova and the city of Rome, the forge of his genius and a boundless source of inspiration in the 18th and 19th centuries, will open on 9 October 2019. The relationship between the sculptor and city emerges in a myriad of unique and unparalleled ways. The ‘Canova. Eternal Beauty’ exhibition – with the patronage of the Assessorato alla Crescita culturale di Roma Capitale, produced by the Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali and Arthemisia, and organized with Zètema Progetto Cultura – is curated by Giuseppe Pavanello and will run until 15 March 2020 at the Museo di Roma. The exhibition has been developed in collaboration with the Accademia Nazionale di San Luca and the Gypsotheca e Museo Antonio Canova in Possagno. Displayed in an exceptionally eye-catching setting, more than 170 works by Canova and a number of his contemporaries embellish the rooms of the Museo di Roma in Palazzo Braschi. The exhibition is divided into thirteen sections that illustrate Canova’s art and the context he encountered upon arriving in Rome in 1779. The warm torchlit atmosphere with which the artist used to welcome guests by night to his studio on Via delle Colonnette in the late 18th century is evoked throughout the exhibition thanks to advanced lighting solutions. The story is enhanced by a number of prestigious loans from the State Hermitage Museum in St Petersburg, the Musei Vaticani, the Gypsotheca e Museo Antonio Canova in Possagno, the Museo Civico in Bassano del Grappa, the Musei Capitolini, the Museo Correr in Venice, the Museo Archeologico Nazionale in Naples, the Accademie di Belle Arti in Bologna, Carrara and Ravenna, the Accademia Nazionale di San Luca, the Musée des Augustins in Toulouse, the Musei di Strada Nuo-

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va-Palazzo Tursi in Genoa and the Museo Civico in Asolo, among others.. Captivated by their beauty, the artist studied numerous artworks in great detail, including the treasures in the Musei Capitolini and Musei Vaticani, the Farnese and Ludovisi collections and the marble sculptures to be seen around the city at the time. They testified to and featured heavily in his close relationship with the city. The exhibition explores the paths trodden by the sculptor during his discovery of Rome, right from his very first visit. For example, he jotted down some surprising words of admiration in his Travel Journals upon seeing Bernini’s Apollo and Daphne at Villa Borghese. It will also be possible to explore the artist’s work for the great Funerary Monuments to Clement XIV and Clement XIII, and for the Monument to the Last Stuarts, thanks to the display of drawings, sketches, models and plaster casts, including a number of large pieces. Two of these that really stand out for their fine executive quality are the marble sculpture of the Rezzonico Genius on loan from the State Hermitage Museum in St Petersburg and the small model of the Stuart Monument from the Gypsotheca in Possagno. Canova’s link with the classical world was deep and centred around a number of crucial issues, first and foremost the desire to bring the Ancient back to life within the Modern and to shape the Modern through the filter of the Ancient. “You have to channel the Ancient into your blood, until it becomes as natural as life itself,” to cite Canova. For this reason too, the sculptor can be considered the last of the ancients and the first of the moderns: he always refused to make copies of classical sculptures, deeming it to be something unworthy of a creative artist, just as he never wanted to carry out restoration work on ancient sculptures, which were “untouchable” l by definition. s

09 ottobre 2019 - 15 marzo 2020 Museo di Roma - Palazzo Braschi, Roma INFO T. +39 06 0608 Da lunedì a venerdì 10.00 - 19.00 Sabato e domenica 10.00 - 22.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.museodiroma.it

Due viste del percorso espositivo

te, nell’atelier di via delle Colonnette. In mostra anche installazioni multimediali, disegni, bozzetti,

Eterna bellezza

Antonio Canova - Amore e Psiche gesso 148x68x65 cm. Veneto Banca spa in L.C.A. Ph. Andrea Parisi

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RUGGERO ROTONDI

R.Rotondi - Attesa 2019 - olio su tela - 70x80 cm.

ruggerugo@gmail.com


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La rivoluzione della luce Il Divisionismo nell’Italia del Nord di Mario

Gambatesa

È

intitolata il “Divisionismo. La rivoluzione della luce”, l’esposizione allestita presso il Castello Visconteo Sforzesco di Novara dal 23 novembre scorso, uno dei luoghi più affascinanti della città che, nel 1500, vide la prigionia di Ludovico il Moro e non solo. La mostra, aperta a pubblico fino al prossimo 5 aprile è curata dalla storica dell’arte Annie-PauleQuinsac e si incentra soprattutto sul Divisionismo lombardo-piemontese ed è sicuramente una delle

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esposizioni più complete mai presentate prima. L’allestimento prevede circa settanta opere, suddivise in sezioni tematiche, provenienti per la maggior parte da collezioni private, musei e istituzioni pubbliche. Alla fine dell’800, nasce in Italia il Divisionismo, una corrente artistica che mette in atto le nuove conoscenze e lo studio dei trattati d’ottica, rivoluzionando il concetto stesso di colore attraverso l’utilizzo di una tecnica innovativa. Questa tecnica dai trattini, lunghi, corti,

addirittura filamentosi, nasce a Milano e si sviluppa in particolare nel Nord Italia. Un personaggio importante di questa scena è Vittore Grubicy de Dragon, mercante d’arte, critico, pubblicista e a sua volta pittore, che con il In alto a destra: Emilio Longoni Riflessioni di un affamato, Contrasti sociali 1894, olio su tela, 190x155 cm. firmato in basso a destra Museo del Territorio Biellese, Biella Sotto: Carlo Fornara Fontanalba, non datato (1904-1906) olio su tela, 96x166 cm. siglato in basso a sinistra Collezione privata

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Il Divisionismo è la risposta italiana alle teorie francesi e inglesi sulla scomposizione e sull’uso del colore. Lo scenario è principalmente quello tipico del Nord Italia, immerso in una realtà delicata...

fratello Alberto gestisce, a partire del 1876, una galleria d’arte a Milano. È convinto, infatti, che sia necessaria la sostituzione della miscela chimica dei colori tradizionalmente ottenuta sulla tavolozza, con un approccio diretto all’accostamento dei toni complementari sulla tela. Il colore, da dato chimico diventa fenomeno ottico: alla dovuta distanza, l’occhio dello spettatore può ricomporre le sue pennellate “staccate”, divise appunto, in una sintesi di toni che regala al dipinto una maggior luminosità. La pennellata si scompone e si trasforma in una nuova visione della natura e in uno strumento importante per raccontare certe tematiche sociali, come fecero Giovanni Segantini e Pellizza da Volpedo. La mostra si apre nella prima sala, intitolata “Il prologo”, che pone lo sguardo alla scuderia di artisti della galleria Grubicy. Sono presenti quindi le opere di Tranquillo Cremona, Daniele Ranzoni, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Angelo Morbelli, Gaetano Previati, Emilio Longoni, Vittore Grubicy, Giovanni Segantini. Pro-

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Sotto: Giuseppe Pellizza Il Mediatore 1891, olio su tela, 121x93 cm. Firmato e datato in alto a destra Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”, Milano

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DIVISIONISMO

La rivoluzione della luce

Il godimento della vita sta nel saper amare, nel fondo di ogni opera buona, c’è l’amore...

23 novembre 2019 - 05 aprile 2020 Castello Visconteo Sforzesco, Novara INFO T. +39 0321 394059 info@turismonovara.it Da martedì a domenica 10.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.metsarte.com

Giovanni Segantini

Giovanni Segantini Savognino sotto la neve non datato (1890), olio su tela, 35x50 cm. Firmato e dedicato “All’intelligente in arte Luigi Dell’Acqua” Collezione privata

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seguendo troviamo una sezione dedicata alla I° Triennale di Brera tenutasi a Milano nel 1891, ricordata come “uscita ufficiale del Divisionismo in Italia”. La terza sezione è intitolata “L’affermarsi del divisionismo”, mentre la quarta sala è interamente dedi-

cata a Pellizza da Volpedo, con cinque opere fondamentali nel percorso dell’artista: “Il ponte”, “Il roveto”, “La processione”, “Sul fienile” e “Nubi di sera sul Curone”. La quinta sezione, “Il colore della neve”, propone un focus sul tema, mentre nella sesta sala

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(“Verso il sogno”), troviamo la migrazione in Val Padana di Previati e vengono introdotte altre quattro splendide opere dell’artista tra cui le tre “Marie ai piedi della croce”, il trittico “Sacra fami-

glia” e “Il vento o fantasia”. Nella settima sala “Il gioco dei grigi” si ammirano dei disegni di Giovanni Segantini, che ci permettono di concludere citando le sue stesse parole scritte in una lettera indi-

rizzata a Victor Grubicy: “[…] Io non so se il Rosso sia più Bianco del Nero, ma è certo che l’arte della Pittura è, e sarà sempre, lo spirito della materia e non mai la l materia della spirito...”. s

Gaetano Previati - Maternità - 1890-1891, olio su tela, 175,5x412 cm. firmato in basso a destra. Banco BPM

FRA N C E S CA PA VE S I F R I D A L A G R A N D E - 2 0 1 9 - t e c n i c a mi s t a 9 0 x 1 6 2

M ATE L I E R http://diversi-pinti.weebly.com/ PVia Montegrappa, N.2 h BIANCOSCURO 20098 San Giuliano M.se (MI) RIVISTA d’ARTE Instagram: pittricedinotte n3387363097 Ordina la versione cartacea o PDF su https://artshop.biancoscuro.it Uffici stampa, gallerie ecc. possono chiedere il PDF gratuito a info@biancoscuro.it

FA C E B O O K :

Francesca Pavesi @diversipinti E francesca.pavesierl3@gmail.com


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Banksy: somministrazione di verità A Genova una nuova esposizione “non autorizzata” di

Flavio Ennante

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l secondo principio di un artista chiamato Banksy” è il titolo della mostra in corso a Palazzo Ducale di Genova. In esposizione oltre 100 opere e oggetti originali dell’artista misterioso: dai dipinti a mano libera della primissima fase della sua carriera agli stencil, dalle serigrafie agli oggetti provenienti da Dismaland (come la scultura

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Mickey Snake con Topolino inghiottito da un pitone). A cura di Gianluca Marziani, Stefano Antonelli e Acoris Andipa, ideata e prodotta da MetaMorfosi Associazione Culturale, in collaborazione con Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e promossa da Comune di Genova e Regione Liguria, la mostra non è fra quelle “autorizzate” dalla società che gestisce il lavoro di Banksy, ma non è una

“mostra-fake”, in quando composta da tutte opere originali proveniente da collezioni private. Il discorso della “mostra fasulla” è di recente discussione sui social, dove è acceso il dibattito sulla moralità di una mostra in un museo di opere che dovrebbero vivere solo in strada, chi crede sia una speculazione ai danni dell’artista celato, dato che non è organizzata dalla sua società, chi invece è semplicemen-

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te contento di poter ammirare le opere di questo leggendario street-artist, considerato ormai il più grande artista globale del nuovo millennio. Tra il 2002 e il 2009 Banksy ha pubblicato 46 edizioni stampate che vende tramite la sua casa editrice Pictures On Walls di Londra. Si tratta di serigrafie che riproducono alcune tra le sue più famose immagini, molte delle quali sono state usate nei suoi interventi all’aperto, che sono diventate “affreschi popolari”. Oltre trenta serigrafie originali sono state selezionate dai curatori per la mostra genovese, un percorso di approfondimento che prevede ricche schede testuali, affinché il pubblico possa scoprire l’artista nelle sue molteplici angolazioni. La serigrafia, il multiplo, non è da demonizzare in questo caso, perchè è l’evoluzione della precedente PoP Art: Banksy rappresenta la miglior evoluzione della Pop Art originaria, l’unico che ha connesso le radici del Pop, la cultura hip hop, il graffitismo anni Ottanta e i nuovi approcci del tempo digitale. Uno dei curatori della mostra, Gianluca Marziani afferma: “La sua forza sta nell’aver capito che in un mondo digitale come il nostro, l’arte doveva fermarsi un attimo prima della sua digitalizzazione, nascendo solida per poi diventare liquida. Un’arte facile in apparenza, ma complessa oltre l’apparire, ovvia eppure controversa, empatica per attitudine e cattiva per natura.” Quello di Banksy è un immaginario semplice, ma non elementare, con messaggi che esaminano i temi del capitalismo, della guerra, del controllo sociale e della libertà in senso esteso

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Sopra:Love Rat 2004, serigrafia su carta, 50x35 cm. A sinistra: Festival (Destroy Capitalism) 2006 serigrafia su carta, 56x76 cm.

Sotto: Radar Rat 2008, stampa offset su copertina per vinili, 31x62 cm. Brentwood (UK), Brandler Galleries, BGi/25

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Jack & Jill (Police Kids) 2005 serigrafia su carta, 50x70 cm.

e dentro i paradossi del nostro tempo. Per la prima volta una mostra esamina le immagini di Banksy all’interno di un quadro semantico che ne veicoli origini, riferimenti, relazioni tra gli elementi e piani di pertinenza. A corredo dell’esposizione, un importante catalogo in cui sono raccolte tutte le opere della mostra, oltre ai saggi critici di Stefano Antonelli, Gianluca Marziani e Acoris Andipa. L’occasione di vedere certe opel re è da non perdere! s

Mickey Snake fibra di vetro, poliestere, resina, acrilici / fibreglass, polyester resin, acrylic 72x82x262 cm. Brentwood (UK), Brandler Galleries, BGi/30

THE SECOND PRINCIPLE OF AN ARTIST CALLED BANKSY

Palazzo Ducale, Genova November 23, 2019 - March 29, 2020

N

Grannies 2006 serigrafia su carta, 56x76 cm.

o one has ever seen him, no one knows his face, and no photos showing him are circulating: yet BANKSY conquers the world through his work of unprecedented ethical, evocative and thematic power. Born in Bristol around 1974, generically classified as Street Artist, Banksy is an exemplary case of popularity for a living artist since the days of Andy Warhol. Today, many consider him the greatest global artist of the new Millennium. The exhibition is an impressive event that brings together over 100 original works and objects by the British artist. There are freehand paintings from his very early career and many of hisstencils. There are silkscreen prints that Banksy considers vital to spreading his messages. There are installations, and other works from Dismaland (such as the Mickey Snake sculpture where Mickey Mouse swallowed up by a python). Between 2002 and 2009, Banksy published 46 editioned prints sold through his publishing company Pictures On Walls in London. They are silkscreens reproducing some of his famous images many of which have also been used in his outdoor interventions that have become “popular frescoes,” The curators selected more than thirty original silkscreens for the Genoese exhibition, a path of study that includes complete text cards allowing the visitors to discover the Precision Bombing 2000 spray su tela, 43x47 cm. Brentwood (UK), Brandler Galleries, BGi/04

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different faceted of the artist. Banksy has always preferred the horizontal spread of images to the creation of unique items. A lesson borrowed from Andy Warhol with his serial approach and the methodical use of screen printing. As many international experts said, Banksy represents the best evolution of the original Pop Art. The sole artist able to create a link among the Pop roots, the hip hop culture, the Eighties graffiti, and the new approaches of the digital era. Banksy’s imaginary is simple but not elementary; with messages that, examine the themes of capitalism, war, social control, and freedom in the broadest sense, and within the paradoxes of our time. For the first time, an exhibition explores Banksy’s images within a semantic framework that brings their origins, references, relations between the elements, and the relevant planes. The exhibition includes also collectible posters, the Banksy of England banknotes – Banksy’s only work acquired by a public museum (British Museum) –, some very rare t-shirts, and vinyl cover projects. Among educational materials there are also a selection of videos and infographic items. For this occasion, an important catalogue was published to show all the works displayed in the exhibition. Critical essays by Stefano Antonelli, Gianluca Marziani and Acoris Andipa will supplement the volume. Exhibition produced by “Metamorfosi”. s l

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Rifiutando di essere rappresentato da una galleria, Banksy continua a infrangere le regole, e in questo modo smaschera il mercato stesso dell’arte. È un peccato che non importi cosa produca l’artista, quanto siano impegnate le opere o il lavoro pubblico che affronta i temi delle inadeguatezze sociali: ciò che interessa la maggioranza delle persone è il suo valore economico.

Girl with Balloon 2004-2005, serigrafia su carta, 76x56 cm.

Acoris Andipa

IL SECONDO PRINCIPIO DI UN ARTISTA CHIAMATO BANKSY 23 novembre 2019 – 29 marzo 2020 Palazzo Ducale, Genova INFO T. +39 010 8171600 palazzoducale@palazzoducale.genova.it Da martedì a domenica 10.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.palazzoducale.genova.it

Sopra: Virgin Mary (Toxic Mary) 2003, serigrafia su carta, 76x56 cm. A destra: Nola 2008 serigrafia su carta, 76x56 cm. Genova, Collezione privata Stefano Agnese/ Genoa, Stefano Agnese private collection

Loredana BOLDINI w w w . l o r e d a n a b o l d i n i . i t loredana@loredanaboldini.it l_bold28graphic

BIANCOSCURO RIVISTA d’ARTE Ordina la versione cartacea o PDF su https://artshop.biancoscuro.it 2019, acrilico su Uffici stampa, gallerie ecc. possono chiedere il PDF gratuito a info@biancoscuro.it

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BUONA FORTUNA EUROPA tela con fondo a stucco, 50x60 cm.


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Vittorio Valente Il suo nuovo progetto: #lumachineinviaggio di Vincenzo Chetta

... La lumachina porta con sè la forza della mollezza, le punte dritte per difendersi seppur non siano in realtà offensive... Vittorio Valente

#lumachineinviaggio Innbrücke (ponte sull’Inn) - Innsbruck, Austria.

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stigiano di nascita, ma genovese d’adozione, Vittorio Valente è l’Artista del “non visibile ad occhio nudo”. Le sue opere sono all’apparenza molto semplici: che siano riflessi colori sgargianti o trasparenze, esse nascondono e portano in luce tutto il mondo del micro. L’attività in Microbiologia porta a Valente determinate riflessioni che hanno spinto la sua vena artistica e quella di comunicatore alla rappresentazione del mondo organico e naturale (indagato dal microscopio), con l’utilizzo di un materiale inusuale per la normale espressione artistica: il silicone. Una produzione artistica la sua, che collega e fa dialogare l’arte con la scienza: la rappresentazione delle cellule, mai statiche nel loro evolversi. E così anche lui, ha elaborato un nuo-

BIANCOSCURO #lumachineinviaggio RIVISTA d’ARTE Goldenes Dachl - Innsbruck, Austria. Ordina la versione cartacea o PDF su https://artshop.biancoscuro.it Uffici stampa, gallerie ecc. possono chiedere il PDF gratuito a info@biancoscuro.it

vo concetto. Abbiamo avuto il piacere di averlo ospite qui a BIANCOSCURO per fargli alcune domande su questo nuovo progetto. Vincenzo Chetta: È sempre un piacere incontrarti Vittorio! Vittorio Valente: Anche per me lo è, e oggi sono particolarmente contento perché sono venuto a trovarvi nella vostra sede di Pavia, che non conoscevo: vedere voi nel vostro ambiente è estremamente interessante, quindi grazie di questo invito! V.C.: Rinfreschiamo la memoria ai lettori, quando nasce l’Artista Vittorio Valente e con quale mezzo espressivo trova la sua cifra stilistica? V.V.: Dal punto di vista artistico nasco nel 1985 con i primi lavori in silicone e la serie delle cellule, fatti con silicone su vetro, e lì

#lumachineinviaggio Landhausplatz - Innsbruck, Austria.

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il silicone nasceva già colorato e trasparente, quindi in quegli anni avevo già sperimentato sia l’uso in trasparenza, che le possibilità del colore. V.C.: Parliamo adesso del tuo nuovo progetto: come sono nate le Lumachine? V.V.: Il progetto è “Lumachine in viaggio” e sono nate per il desiderio quasi di trasfigurare la persona “dell’artista” con un simbolo, e poter creare un percorso attraverso questo simbolo. Un percorso che unisce sia chi crea (dunque l’artista) sia chi possiede la Lumachina, e così ha modo di viaggiare attraverso questo simbolo, che è la lumaca in silicone trasparente o colorato. Sono importanti anche i luoghi che toccano: in ogni città che attraversano si fotografano per testimoniare il loro passaggio, anche a livello geografico. A conclusione del progetto sarà realizzato un libro, principalmente di immagini, che teorizzerà questo viaggio e parlerà anche

della bellezza e del valore dei luoghi visitati. Oltre a questo tipo di percorso geografico, si possono seguire altre vie, come quella dell’avvicinamento con altri animali in carne e ossa, o viaggi in luoghi tematici molto particolari… V.C.: La lumaca è lenta, ma con te gira l’Europa (per ora…), oltre a questa contrapposizione si possono trovare altri significati? V.V.: Certo, intanto questo simbolo è interessantissimo perché “la lumaca è lenta”, ma andando in tutte le città d’Europa si ha l’idea che viaggi velocissima. Porta con se la forza della mollezza, le punte dritte per difendersi seppur non siano in realtà offensive. Oltre a questo, è interessante il trovarci altri significati, quelli del popolo, dell’immigrazione, della transumanza, di tutta una serie di soggetti che possono essere identificati in individui che si spostano, per necessità o per

#lumachineinviaggio Castello Visconteo - Pavia, Italia

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altro: questa è una metafora del “chiunque”, certo, questa è un animale, ma ovviamente può essere trasposta come persona, e data l’epoca nella quale viviamo direi che è più che giustificata nel rappresentare questo tipo di immigrazione. Fra l’altro ogni lumachina è unica, diversa dalle altre, sono tutte simili, ma nessuna è uguale ad un’altra: popoli che si mischiano che cercano possibilità altre, insieme. La cosa che mi piace è che cercano comunque di stare insieme, di fare un percorso in una unità, nonostante le diversità. V.C.: Le lumachine ricordano i tuoi “Dermascheletri”, opere degli anni ‘90 realizzate sempre in silicone. Mi avevi già parlato della realizzazione del dermascheletro, penso sia simile per le Lumache, oppure differiscono nella creazione tecnica? V.V.: Questo è un tassello in più nel mio percorso artistico, in quanto il Dermascheletro aveva uno scheletro di ferro che lo sosteneva. Qui invece non abbiamo una struttura interna, le “Lumachine in viaggio” non hanno alcun tipo di scheletro, sono vuote, proprio a testimoniare la possibilità del pieno e del vuoto; possono apparire piene, ma a livello tattile sono vuote. C’è questo concetto dualistico che percorre un po’ tutta la mia creazione, che si va a raffigurare anche nella punta che sembra aguzza, ma è morbida: è un gioco continuo tra essere e apparire. Il

bello è che spesso ciò che appare non è e viceversa. Deve essere una continua scoperta dello spettatore che deve entrare in questa mentalità apparentemente ambigua, ma che è una via per entrare in mondi diversi. V.C.: I colori sgargianti delle lumachine sono una scelta prettamente estetica? V.V.: No, servono per attrarre come in natura. É un po’ la simulazione della pianta carnivora che attira con le sue meraviglie, e lo shock arriva dopo… Si può presentare un mondo diverso, alternativo, magari un mondo fatto di cose a cui magari uno non aveva mai pensato, ma che può essere interessante, celato. La trasparenza serve giusto come gioco stilistico, il silicone infatti è derivato dal vetro, quindi dalla chimica del silicio, crea questa “trasluccicanza”, e poi il colore che rimane traslucido, che, oltre allo scopo estetico, crea la possibilità che lo spettatore venga attirato da queste “meraviglie” per iniziare un percorso personale all’interno dell’arte contemporanea. V.C.: Cosa ci aspetta nel prossimo futuro? Nuovi progetti, nuovi animali prenderanno forma nel tuo studio? V.V.: Eh, sì, nuovi animali prenderanno forma, ma non spoileriamo altro. Questo nuovo progetto “in viaggio” sarà lungo diversi anni, sfocerà poi in un libro che racchiuderà tutto, quindi al momento seguirò solo il percorso

#lumachineinviaggio Piazza Duomo - Pavia, Italia

#lumachineinviaggio Ponte Coperto - Pavia, Italia

#lumachineinviaggio Castello Visconteo - Pavia, Italia

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C’è questo concetto dualistico che percorre un po’ tutta la mia creazione, che si va a raffigurare anche nella punta che sembra aguzza, ma è morbida, quindi è un gioco continuo tra essere e apparire. Il bello è che spesso ciò che appare non è e viceversa. Vittorio Valente

Vittorio Valente ha iniziato la sua carriera artistica negli anni ‘80 e vanta numerosissime apparizioni in gallerie e musei. Ha sviluppato un percorso artistico e creativo estremamente personale ed originale che negli anni si è sviluppato all’interno del confine di indagine del rapporto tra arte e scienza. Con coerenza di percorso e di analisi, ha concretizzato la sua visione artistica rappresentando il rapporto tra scienza, percezione ed arte e, partendo dalle continue scissioni delle strutture cellulari che generano l’evoluzione dell’universo, ha creato opere artistiche minimali, sculture sensoriali, “dermascheletri” e “griglie” di materia e di colore. La sua ricerca e la sua poetica non vertono sulla figurazione, ma nella messa a fuoco dell’infinitesimale, nella struttura organica della vita e nella narrazione della potenza creativa intrinseca nella mutazione. Valente con sguardo attento ed indagatore coinvolge lo spettatore in questo viaggio artistico emozionale all’interno della materia, del colore e dell’esperienza tattile. Le sue opere, che siano quadri o sculture, sono la sintesi della tridimensionalità della materia stessa, sono morbide al tatto e grazie all’utilizzo del silicone assumono forme e pigmentazioni completamente nuove. L’artista nella sua lunga carriera ha condotto una ricerca tecnica importante nell’utilizzo del silicone che è diventato lo strumento realizzativo ed espressivo delle sue opere, sia che si presentino sottoforma di monocromi, sia, grazie alla misce-

lazione con pigmenti, che creino nuove tonalità cromatiche. La materia e il colore non sono però il suo fine, ma il suo mezzo espressivo che gli consente di parlarci di contrasti: di indagare la “morbidezza” della materia e la “durezza” della “duttilità”. Le sue “punte molli” presenti in diverse opere, ci riportano di fatto in una dimensione ancestrale organica originale e le sue “griglie”, che si ispirano alle catene del DNA, colorate, riflettenti, morbide, delineano la logica di un’idea di progettazione artistica unitaria. Importanti artisticamente e come riflessione di pensiero, sono suoi i “guerrieri silenziosi” e la serie di opere denominate “virus installati”, in cui l’artista riveste oggetti di uso quotidiano con un “dermascheletro”, che di fatto li lascia intravvedere allo spettatore, ma allo stesso tempo li sottrae al suo utilizzo e alla dimensione del reale. Vittorio Valente che è uno degli artisti firmatari e fondatori del movimento/azione Cracking Art, partendo da una rappresentazione nelle sue opere della vita organica, è riuscito nel suo percorso artistico a giungere a una riflessione sintetica sul deterioramento culturale e sociale, sulla potenzialità della trasformazione come elemento induttivo di sviluppo e sull’equilibrio di elementi/strutture potenzialmente instabili. Palmira Rigamonti

Segui le lumachine su instagram @vittoriovalente4548 Hashtag ufficiale #lumachineinviaggio 42

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#lumachineinviaggio Ponte Meier - Alessandria, Italia

delle lumachine, si aggiungeranno nuovi “popoli”, sicuramente, ma non ora. V.C.: Mi ricordo una tua performance di qualche anno fa, dopo la quale i visitatori ti hanno soffocato di domande, alcune anche troppo tecniche forse. Senza dunque finire nel “tecnico”, hai dei consiglio da lasciare per i giovani artisti che si stanno affacciando nell’odierna società dell’arte? V.V.: È una domanda difficilissima, per i giovani mi viene da dire solo di avere coraggio, di sperimentare, usare materiali nuovi, di ricerca, prodotti dell’industria che possono essere affascinanti e duttili per l’arte. È molto difficile dare dei consigli... V.C.: Hai in programma nuove performance o mostre? V.V.: Ho deciso di non fare più performance, ma iniziare a fare installazioni dedicate al progetto delle Lumachine in viaggio. Col 2020 dunque inizia questa mia nuova fase artistica. A livello di mostre, a febbraio sarò presente a “Arte e Scienza”, una nuova rassegna in programma dal 1 febbraio al 30 maggio alla Galleria Steccata di Parma. Ci sono poi per il 2020 tanti altri appuntamenti in preparazione di cui non posso ancora svelare nulla. V.C.: Grazie per esserti raccontato e averci presentato il tuo nuovo progetto, alla prossima! V.V.: Grazie a voi, è sempre un piacere l chiacchierare insieme, a presto... s

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#lumachineinviaggio Piazza Duomo Milano, Italia

#lumachineinviaggio Pasturana Italia

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Emozione Barocca

I capolavori del Guercino, ammirabili a Cento Di Flavio Ennante

Tutti coloro che hanno studiato Guercino, compresi i suoi contemporanei, sono rimasti colpiti dalla sua precoce e naturale attitudine per il disegno, manifestata già quando, ancora bambino, dipinge la Madonna della Ghiara sulla facciata della casa colonica paterna. Fausto Gozzi

Guercino Madonna col Bambino benedicente 1629, olio su tela Cento, Pinacoteca Civica

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sattamente 27 dipinti, 32 affreschi e 20 disegni: sono opere in gran parte appartenenti al patrimonio culturale della città di Cento, mai più esposte al pub-

blico dopo il terremoto del 2012, come le tele della Cappella Barbieri della Chiesa del Rosario (cappella di famiglia del pittore ricostruita all’interno del percorso espositivo), insieme ad altre opere della Pinacoteca Civica di Cento, attualmente inagibile. Con questa mostra, aperta al pubblico fino al 15 febbraio, si documenta l’evoluzione dell’artista centese, dagli esordi alla maturità, oltre a ridare luce a queste opere, per troppo tempo non fruibili. “Emozione barocca. Il Guercino a Cento” è curata da Daniele Benati, promossa e organizzata dal Comune di Cento, Assessorato alla Cultura e Centro Studi Internazionale “Il Guercino”. La Pinacoteca San Lorenzo apre la mostra con i lavori dei tre maestri del Guercino: Ludovico Carracci (vero modello per il pittore di Cento), Carlo Bononi (da cui apprese il senso plastico delle forme) ed il ferrarese Scarsellino, dal quale imparò il cromatismo della pittura veneta. Qui, alla Pinacoteca San Lorenzo, è inoltre possibile vedere la collezione di disegni di Guercino di proprietà della Pinacoteca Civica di Cento, oltre ad altri fogli che provengono da collezioni private. Cambiando location, alla Rocca possiamo ammirare le opere giovanili, caratterizzate da un forte chiaroscuro e da intensi contrasti cromatici (di derivazione veneziana). Se prima avevamo visto i Maestri, ora si possono vedere gli allievi del Guercino, un ciclo decorativo acquisito di recente dal Comune e ancora mai esposto prima d’ora. In chiusura del progetto espositivo abbia-

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EMOZIONE BAROCCA mo la prima opera di Guercino finora conosciuta, realizzata all’età di otto anni sul muro della casa paterna a Cento, che raffigura la Madonna della Ghiara. Se la mostra vera e propria termina qui, si possono in realtà seguire diversi itinerari cittadini per scoprire tanti altri lavori dell’artista, come nelle chiese di San Sebastiano, di Santa Maria Maddalena, di San Biagio, di Sant’Isidoro di Penzale, dei SS. Rocco e Sebastiano. Al “Centro Pandurera” della Fondazione Teatro Borgatti, sono esposte altre 33 incisioni, provenienti dalla collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Cento, realizzate sui modelli del Guercino da artisti del ‘600, ‘700 e ‘800. Gli organizzatori non si sono limitati a questo, infatti hanno cercato (e credo ci siano proprio riusciti) di coinvolgere completamente città e visitatori, attraverso una serie di eventi collaterali come i led wall nel Palazzo del Governatore, l’applicazione per smartphone che accompagna il visitatore alla scoperta dei luoghi guerciniani della città, e le lavagne interattive che presentano i lavori effettuati sulle opere. Interessante queste informazioni per gli appassionati, infatti non è usuale in una mostra il poter conoscere la tecnica ed i materiali dei pigmenti usati dagli artisti. La mostra

Il Guercino a Cento

09 novembre 2019 – 15 febbraio 2020 Pinacoteca San Lorenzo / Rocca, Cento INFO T. +39 0516 843334 informaturismo@comune.cento.fe.it Da martedì a venerdì 10.00/13.00 - 15.00/19.00 Sabato e domenica 10.00 - 18.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.guercinoacento.it

è accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale, per approfondire il l Guercino ed il suo tempo. s

In alto: Guercino - Studio per Giacobbe 1620, inchiostro su carta Cento, Pinacoteca Civica A sinistra: Guercino- Mietitura 1615, affresco Cento, Pinacoteca Civica

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Guglielmo Meltzeid

G. Meltzeid - Giulia, la modella. Al fondo del celeste - 2019 - acrilico su tela - 100x100 cm.

S tudio e Galleria a Pianezza (To r in o ) e Sa n t a M a r g e r it a L ig u r e (Ge n o va )

gmeltzeid@gmail.com

-

meltzeid.com


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Dürer a Bagnacavallo 50 anni dopo L’intricata storia della Madonna del Patrocinio

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a celebre tavola del Maestro di Norimberga è tornata a Bagnacavallo dopo 50 anni. Protagonista di un focus nelle sale del Museo Civico (un tempo Monastero delle suore Clarisse Cappuccine dove fino al 1969 il dipinto era custodito e venerato nel segreto della clausura), dallo scorso settembre le sale del Museo ospitano la mostra “Albrecht Dürer. Il privilegio dell’inquietudine”, un ambizioso progetto espositivo sulla produzione grafica di Dürer, con più di 120 opere provenienti da prestigiose collezioni pubbli-

che e private italiane. Fino al 2 febbraio il Museo ospiterà la speciale esposizione della “Madonna del Patrocinio”, nota anche come Madonna di Bagnacavallo, uno straordinario dipinto di Albrecht Dürer, “scoperto” nel 1961 da un sacerdote. L’improvviso interesse mediatico e della comunità scientifica intorno a quel dipinto rappresentò un motivo di turbamento per le monache che, all’inizio del 1969 la vendettero al collezionista Luigi Magnani. In quella data la Madonna del Patrocinio lasciò così per sempre Bagna-

cavallo, senza che ci fosse mai stato un solo momento di esposizione ai cittadini bagnacavallesi. A cura di Diego Galizzi, direttore del museo, e organizzata dal Comune di Bagnacavallo grazie alla collaborazione della Fondazione Magnani Rocca e con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dell’IBC Emilia Romagna, il progetto vuole anche essere l’occasione per fare il punto sulle ricerche storico-artistiche intorno all’opera per ricostruire la sua intricata vicenda: dalle più antiche notizie circa la sua origine fino alla passione collezionistica di Luigi Magnani e all’attuale conservazione presso la Fondazione Magnani-Rocca di Mamiano di Traversetolo. La mostra vuole dunque riordinare e sintetizzare le principali ipotesi formulate sulla Madonna del Patrocinio, gettando luce sulle argomentazioni e soprattutto su quegli elementi concreti che, esaminati nell’insieme, non solo avvalorano la paternità düreriana dell’opera, ma ne rivelano una qualità tale da configurarla come una prova di asl soluto valore dell’artista. s Albrecht Dürer - Madonna del Patrocinio 1495 ca, olio su tavola, 47,8x36,5 cm.

ALBRECHT DÜRER

Il privilegio dell’inquietudine

14 dicembre 2019 - 02 febbraio 2020 Museo Civico delle Cappuccine, Bagnacavallo INFO T. +39 0545 280911 Martedì e mercoledì 15.00 - 18.00 Giovedì 10.00/12.00 - 15.00/18.00 Da venerdì a domenica10.00/12.00 - 15.00/19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.museocivicobagnacavallo.it

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Hinthial

La scoperta archeologica ora in mostra a San Giminiano di

Flavio Ennante Il monolite squadrato

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a mostra “Hinthial. L’Ombra di San Gimignano. L’Offerente e i reperti rituali etruschi e romani” presenta per la prima volta al pubblico la scoperta avvenuta sulle alture della Torraccia di Chiusi, da San Gimignano verso la Valdelsa. Era il 2010 quando durante dei lavori di ristrutturazione di un edificio privato, gli addetti allo scavo si sono imbattuti in una statua in bronzo. La campagna di scavi che ne è conseguita ha fatto emergere una straordinaria area sacra etrusca, ricondotta al culto per una divinità legata all’acqua e alla terra, in uso per almeno cinquecento anni, dal III secolo a.C. fino al II secolo d.C. Presumibilmente era uno dei santuari di confine del territorio Volterrano, e attualmente vi passa la Via Francigena. La statua, elemento principe di questa scoperta, era sepolta vicino ad un altare su cui probabilmente si compivano riti religiosi con offerte alle divinità, infatti nell’area sono state rivenute monete, frammenti ceramici, unguentari integri e frammenti di laterizi. Anche il Sindaco Andrea Marrucci si è

espresso su questo scoperta archeologica: “Grazie a questo ritrovamento possiamo conoscere di più il nostro passato e le nostre origini, quando la nostra terra era già luogo di scambi e incontri fra popoli e culture, proprio lungo il tracciato di quella che sarà poi chiamata Via Francigena”. L’esposizione, curata da Enrico Maria Giuffrè e Jacopo Tabolli, vanta un Comitato Scientifico che riunisce accademici nazionali ed internazionali, che hanno ricostruito l’intero contesto archeologico. L’Assessore alla Cultura, Carolina Taddei, commenta così l’evento: “Con questa scoperta San Gimignano, sito Unesco noto per le architetture Medievali, non sarà più soltanto la città dalle belle torri, ma anche la terra di questo bronzetto etrusco che nella sua verticalità rimanda al profilo delle nostre case turrite”. La mostra è corredata da un catalogo edito da Sillabe, a firma del Comitato Scientifico e con contributi anche di altri autori esperti del territorio di San Gimignano. Visitabile fino alla fine di maggio, è una l mostra che apre infiniti nuovi percorsi. s Gruppo di balsamari (III secolo a.C.)

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HINTHIAL The Shadow of San Gimignano. The Offerer and the Etruscan and Roman Ritual Finds Museo Archeologico, San Gimignano / December 01, 2019 - May 31, 2020

T

he exhibition presenting to the public for the very first time an outstanding discovery unearthed on the heights of Torraccia di Chiusi in the territory of San Gimignano, a short distance from the Fosci stream, in the foothills descending from San Gimignano towards the Valley of the Elsa River. The archaeological discovery was made in the course of renovation work on a private building in 2010. Workmen engaged in digging stumbled upon a discovery that can only be described astonishing. A bronze statue lay buried in a supine position at the bottom of the trench. Halting all work, the Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo embarked on a series of

investigations in 2011, followed by an archaeological excavation that brought to light an extraordinary open-air Etruscan sacred area, which had been in use for at least 500 years, from the 3rd century BC to the 2nd century AD. The statue had been buried close to a squared stone monolith, which must have served as an altar, and on which ritual sacrifices in the form of religious offerings were made to the local gods. The block of stone showed clear signs of having been exposed to fire. The archaeologists also found coins, potsherds, whole unguent pots and fragments of brick in the vicinity. The sacred area was situated close to a spring, so it may have been assol ciated with the worship of a god linked to water and earth. s

HINTHIAL

L’Ombra di San Gimignano. L’Offerente e i reperti rituali etruschi e romani 1 dicembre 2019 - 31 maggio 2020

Museo Archeologico, San Gimignano INFO T. +39 0577 286300 Fino al 31 marzo 11.00 - 17.30 / 1 aprile - 31 maggio 10.00 - 19.30 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.sangimignanomusei.it Hinthial bronzo prima metà del III secolo a.C. Sopra: un dettaglio di Hinthial

Antonella Pecoraro

“NINNI”

a n t o n e l l a @ a r t e c u l t u r a . n e t

Particolare di CARRETTO SICILIANO - 2019, acrilico e smalto, 40x50 cm.

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“Tornano i colori della Sicilia in quest’ultima opera di Ninni, con un soggetto ben riconoscibile dal particolare della ruota di carretto siciliano. Il fondo policromo riporta alla tradizione della pittrice delle sfumature informali, ma gioiose, serene, luminose, come una festa siciliana, come la tradizione multicolore dei carretti e dei pupi: la folcloristica spensieratezza di un ricordo d’infanzia o di un lontano viaggio rimasto impresso nella memoria, pensieri che tornano rievocati da un particolare ben definito, fra evanescenti note colorate.” Iacaruso Domenico

Pecoraro Pecoraro Antonella Antonella

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Il sogno degli anni Venti Ubaldo Oppi e le donne del dopoguerra di Mario

Gambatesa

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al 6 dicembre scorso la Basilica Palladiana di Vicenza ospita la mostra “Ritratto di donna. Il sogno degli anni Venti e lo sguardo di Ubaldo Oppi”. L’esposizione curata da Stefania Portinari e aperta al pubblico fino al 13 aprile prossimo, presenta il pittore Ubaldo Oppi (Bologna

Gian Emilio Malerba L’attesa 1914 Collezione privata Courtesy Matteo Mapelli / Galleria Antologia Monza

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1889 - Vicenza 1942) protagonista assoluto della vita culturale e mondana degli anni Venti. Cresciuto a Vicenza, si forma a Vienna dove frequenta nel 1906 l’Accademia di nudo, in quel periodo viene attratto dal gruppo della Secessione, e nel 1910 arriva a Venezia dove espone come esordiente a Ca’ Pesaro e nel 1911 a Parigi conosce e frequenta Severini; quest’ultimo lo introduce negli ambienti parigini dell’epoca, in cui incontrerà Amedeo Modigliani e Pablo Picasso. Oppi viene scoperto a Milano da Margherita Sarfatti e Ugo Ojetti che promuovevano all’epoca un’arte nuova, all’insegna di una “classicità moderna”, che prenderà forma anche nel Realismo Magico di cui diventerà l’esponente più rappresentativo. In mostra non sono esposte solo le opere di Oppi, ma anche quelle di artisti che sono entrati in contatto con lui come ad esempio Klimt, Picasso, Modigliani, Sironi, Casorati, Donghi, Funi, Marussing, Cavaglieri, Cadorin e Campigli: in tutto 120 opere. Le grandi protagoniste di questi anni del dopoguerra, sono le donne ed è a loro che viene dedicata l’intera mostra. Nell’Europa degli anni Venti, le donne cominciano a conquistare un ruolo autonomo: sempre più indipendenti, moderne, i loro capelli si accorciano così come la lunghezza delle gonne, mentre la loro influenza nella società e nella cultura si fa sempre più intensa. Coco Chanel cambia la moda, Amelia Earhart attraversa in volo l’Atlantico e i balli di Josephine Baker incantano Parigi. Ubaldo Oppi dedica un ritratto nuo-

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vo, una figura della donna diversa, tanto da rievocarne un mito: donne fatali e potenti, di carattere, eleganti e con uno stile classicheggiante. Ma anche trasfigurate in amazzoni, simboli erotici e ambigui, o in felini. Il tutto in immagini di grande fascino fra dipinti, disegni, sculture, abiti e gioielli. La mostra è promossa dal Comune di Vicenza, in collaborazione con il CISA Andrea Palladio, la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza e l’Accademia Olimpica. Il visitatore, si troverà dinanzi opere uniche nel loro genere, le une accanto alle altre in una narrazione senza precedenti, di un’epoca controversa in cui molti dei cambiamenti hanno contribuito a creare la modernità, attraverso un’evoluzione di ruoli e di fermento artistico che immortala il volere del popolo, cioè quello di lasciarsi alle spalle la Grande Guerra per godersi la vita, quella vera e sfuggente, l impressa per sempre. s RITRATTO DI DONNA

Il sogno degli anni Venti e lo sguardo di Ubaldo Oppi 06 dicembre 2019 - 13 aprile 2020 Basilica palladiana, Vicenza INFO T. +39 0444 326418 Tutti i giorni 10.00 - 18.00

Ubaldo Oppi - Ritratto della moglie

Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.mostreinbasilica.it

A destra: Gustav Klimt - Giuditta II 1909, Fondazione Musei Civici di Venezia In alto: Kees van Dongen - Ritratto di Fernande Olivier 1907, Musée Fabre, Montpellier

Maria

Cavaggioni Senza confini - 2019 - olio su tela - 80x80 cm.


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Semplicemente Modì

La retrospettiva nella città natale dell’artista in occasione del centesimo anniversario della sua scomparsa di

Rebecca Maniti

P

er ora è l’unico evento dedicato a “Modì” nell’anno del centenario dalla sua morte: “Modigliani e l’avventura di Montparnasse. Capolavori dalle collezioni Netter e Alexandre” celebra Amedeo Modigliani nella sua Livorno. L’esposizione, fortemente voluta dal Comune di Livorno, è curata da Marc Restellini con il coordinamento di Sergio Risaliti ed offre al pubblico l’occasione di ammirare 14 dipinti e 12 disegni di Modigliani raramente esposti al pubblico. Sono infatti ammirabili i pezzi di due dei collezionisti che più hanno amato quando era in vita: Paul Alexandre, che era il legame tra Livorno e Parigi, lo ha sostenuto ed aiutato anche nel progetto scultoreo delle Cariatidi; Jonas Netter che ha riunito, come un esperto e geniale collezionista, i più bei capolavori del giovane livornese. Il curatore così sintetizza: “La mostra è un ritorno a casa. Non poteva esserci decisione migliore di portare la mostra di Modigliani nella sua città nell’anniversario del centenario della morte”. Modigliani ha avuto una vita travagliata, ma con il suo stile inconfondibile era riuscito a rendere immortali tutti i personaggi che animavano la sua esistenza: amici, amanti, collezionisti, sono immortali nei suoi dipinti. Incantava le creature di

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Chaïm Soutine (Smilovitchi, 1893 − Paris,1943) - La Folle c. 1919, olio su tela, 87x65,1 cm. Collezione Jonas Netter

Montparnasse e di Montmartre con il suo carisma e col suo talento geniale e passionale. Tra le opere in mostra fino al 16 febbraio, troviamo “Fillette en Bleu” del 1918; il ritratto di Chaïm Soutine (suo caro amico duran-

te gli anni parigini più difficili) e “Elvire au col blanc (Elvire à la collerette)” raffigurante la giovane Elvira. Completano la rassegna circa cento opere provenienti dalla collezione di Jonas Netter, opere rappresentative della

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MODIGLIANI AND THE MONTPARNASSE ADVENTURE Masterpieces from the Netter and Alexandre Collections Museo della Città, Livorno November 07, 2019 – February 16, 2020

I

nstitut Restellini presents a series of cultural events exploring the life and the art of Amedeo Modigliani: “Modigliani and the Montparnasse Adventure. Masterpieces from the Netter and Alexandre Collections”. This autumn, for the first time ever, his masterpieces will be admired in the heart of his native city. An international seminar will gather experts from around the world presenting their studies on the artist’s early years, which influenced his artistic path. The three exhibitions – in Livorno, Mexico and Vienna – will allow art lovers to discover all aspects of Modigliani’s rich artistic heritage, seeing his iconic works which belonged to two of his most important collectors, exploring the international Parisian artistic community to which Modigliani belonged, and discovering the controversial Modigliani-Picasso relationship. This exhibition of historic value for the city of Livorno, organized by the Comune di Livorno in collaboration with Institut Restellini and with the participation of the Fondazione Livorno, is curated by Marc Restellini in conjunction with Sergio Risaliti, offering visitors a unique opportunity to admire 26 works by Amedeo Modigliani, as well as about 100 other masterpieces of the École de Paris. According to the curator, Marc Restellini: “The exhibition is a return home. I am happy with the occasion and I thank and congratulate the City Council

as a whole for the courage and rapidity of their decisions. There could have been no better decision than to bring the Modigliani exhibition to his native city on the 100th anniversary of his death. It was here in Livorno that Amedeo Modigliani first developed his creative talent and his Jewish spiritualism, and I hope that here in Livorno, history rather than simply the market can benefit from this marvelous opportunity to accord him the place that is rightfully his in the history of Western art”. Luca Salvetti, the Mayor of Livorno, also considers the exhibition to be a unique and unrepeatable occasion: “This is an event of exceptional value for Livorno. Amedeo Modigliani returns to his native city, the city where he was born and where he spent his formative years as an artist. He wished to return to live in Livorno with his Jeanne, as he told his painter friends, and many people in Paris were aware of his wish. But death had a different fate in store for him. 100 years after his death, we have succeeded with immense courage in bringing Dedo’s soul back to his native city. That soul is embodied in his works, his finest works that will be hosted in the rooms of the Museo della Città for four long months”. In the Montparnasse and Montmartre neighbourhoods Modigliani forged friendships with Guillaume Apollinaire, Chaïm Soutine, Paul Guillaume, Blaise Cendrars, Andrè Derain and Maurice Utrillo and he was admired by all of them for his culture, his charm and his

Maurice Utrillo (Paris, 1883 −Dax, 1955) - Paysage de Corse c. 1912, olio su tela, 60x82 cm. Collezione Jonas Netter

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charisma. He enchanted them with his genius and his intransigent approach to art, with his good looks and his passionate Mediterranean temperament. But for all that he was a prisoner to alcohol and drugs, he worked himself to the bone and defied death on a daily basis, seeking refuge from his tragic fate in his art. One of the great rivals of Modì, as he was known in Paris, was Pablo Picasso whom he both admired and loathed. Picasso, for his part, was fascinated by the young Italian artist and by his work, which reflected the full beauty of Renaissance art yet expressed in a thoroughly modern style. Despite living life to the full, despite his countless lovers who included the poetesses Anna Akhmatova and Beatrice Hastings, despite his energy and his youth, Modigliani could not escape death, a tragedy that overwhelmed the whole of the Paris Avant-garde world. And to cap it all, his young lover Jeanne Hébuterne, herself a talented artist loved by all, chose to take her own life in order be with him in death despite the fact that she was expecting his second child. The upshot of all this was the birth of an instant myth that turned Modigliani into a creature of legend, a fleeting and faintly scandalous figure embodying a Bohemian world, who imbued his portraits and his nudes with a sense of his own outward vitality tempered with a hint of tedium and a deeply l melancholic fatalism. s

Amedeo Modigliani (Livorno,1884 - Paris, 1920) Chaïm Soutine - 1916, olio su tela, 100x65 cm. Collezione Jonas Netter

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grande École de Paris. Troviamo dunque Chaïm Soutine, Maurice Utrillo, Suzanne Valadon e Moïse Kisling, artista polacco che ci ha lasciato uno dei ritratti più emblematici del collezionista Jonas Netter. Numerosi gli eventi collaterali che faranno da cornice alla mostra e che proseguiranno per tutto il 2020. Questa mostra è un’occasione unica e irripetibile. Un evento che per Livorno ha una valenza eccezionale. Amedeo Modigliani è tornato nella sua l città natale. s In alto a sinistra: Amedeo Modigliani (Livorno,1884 - Paris, 1920) Elvire au col blanc (Elvire à la collerette) 1917 o 1918, olio su tela, 92x65 cm. Collezione Jonas Netter

MODIGLIANI E L’AVVENTURA DI MONTPARNASSE

Capolavori dalle Collezioni Netter e Alexandre 7 novembre 2019 – 16 febbraio 2020 Museo della Città, Livorno INFO T. +39 0586 824551 museodellacitta@comune.livorno.it Da lunedì a giovedì 10.00 - 19.00 Da venerdì a domenica 10.00 - 23.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.mostramodigliani.livorno.it

A sinistra: Moïse Kisling (Kraków, 1891 Bandol, 1953) - Portrait d’homme (Jonas Netter) 1920, olio su tela, 116x81 cm. Collezione Jonas Netter Sotto: Maurice Utrillo (Paris, 1883 − Dax, 1955) Rue Marcadet à Paris 1911, olio su tela,54x81 cm. Collezione Jonas Netter

Valentina Guadagnucci w w w. v a l e n t i n a g u a d a g n u c c i . i t valentina.g.valegarte@gmail.com

VALEGart

valeg_art Il rosso e il nero - olio su tela - 100x80 cm.

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Guido

Mannini

“Metamorphosis”

w w w . m a n n i n i g u i d o . c o m

In alto: CAROVANA - 2010, olio su tela, 50x50 cm Sotto: GHARDAIA - 2000, olio su tela, 140x120 cm.

mannini.guido@gmail.com Guido Mannini -

guido_mannini


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Gli anni Venti nell’Arte Le inquiete attese di Daniela Malabaila

G Achille Funi Autoritratto con brocca blu 1920, olio su tela, 39,5x36,5 cm. Studio d’arte Nicoletta Colombo, Milano

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enova accoglie, negli spazi dell’Appartamento del Doge in Palazzo Ducale, la mostra “Anni venti in Italia. L’età dell’incertezza” fino al 1 marzo di quest’anno. Il tema è incentrato su un periodo storico ben definito, quello intercorso tra la Grande Guerra e la crisi successiva al crollo di Wall Street, che portò all’ancor più tragico conflitto mondiale. La scena dunque è difficile, inquieta, fatta di tensioni palpabili, ma non visibili, come se l’umanità fosse in una infinita attesa. In Italia si arrivò all’ascesa al pote-

re del fascismo e della dittatura, mentre si cercava di ritrovare la Belle Époque ed i suoi cambiamenti culturali, generando così una grande confusione ed un forte senso di incertezza. Il percorso della mostra vuole dunque ritrarre questo momento, riunendo oltre cento opere per indagare sull’impatto che la vita di quel tempo ha avuto sulla produzione pittorica e plastica. L’esposizione si articola in nove sezioni: “Volti del tempo”, “Sospensione. Malinconia. Inquietudine”, “Il trauma della guerra”, “Disagio. Violenza. Solitudine”, “Angoscia. Incubo. Mistero”, “Maschera. Marionetta. Uomo meccanico”, “Nostalgia. Sogno. Magia”, “Stereotipo. Ambiguità. Desiderio”, “Eleganza. Lusso. Edonismo”. Si inizia dunque con una sequenza di ritratti con opere di Gino Severini, Giorgio de Chirico, Felice Casorati, Achille Funi, Baccio Maria Bacci, Ubaldo Oppi, Carlo Levi, Alberto Savinio, Fillia, Pippo Rizzo. Una curiosità: Funi in realtà si chiamava Virgilio Socrate, ma decise di cambiare nome fin da bambino, dopo la lettura dei classici. Possiamo vedere quanto fosse importante per lui questo nel suo “Autoritratto con brocca blu”, dove il nuovo nome compare proprio sulla brocca. Si prosegue con visioni di attese, come se il tempo fosse fermo, una “sospensione” non serena, e poi con le immagini del trauma del dopoguerra, ad un certo punto soffocate e rimpiazzate da quelle che venivano “ordinate” per distogliere l’attenzione dai lutti e portarla invece sulle celebrazioni degli eroi. Questo “nascondere”, non lasciar elaborare lutti e tragedie, porta a situazioni di disagio, di angoscia, come nelle opere di Sexto Canegallo, Domingo Motta, Primo Conti,

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ANNI VENTI IN ITALIA L’età dell’incertezza

05 ottobre 2019 – 1 marzo 2020 Palazzo Ducale, Genova

Valeria

Blasetti

INFO T. +39 010 8171600 Lunedì 14.00 - 18.00 Da martedì a domenica 9.00 - 18.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.palazzoducale.genova.it

Gigiotti Zanini e Scipione, o come in quelle di Alberto Martini e Dario Wolf. Gli anni Venti portarono anche alla nascita del Futurismo di Marinetti, ma anche qui dalla celebrazione si passò in fretta alla paura verso “il robot”. Nonostante si sia sempre messo in rilievo il carattere “ruggente” di questo decennio, gli anni venti nell’arte hanno manifestato pienamente l’inquietudine, l’ansia, la paura. Una fuga

In alto a sinistra: Gian Emilio Malerba - Femina volgo 1920, olio su tela, 134x151 cm. Collezione privata Courtesy Matteo Mapelli, Galleria Antologia, Monza Sotto: Anselmo Bucci - Odeon 1919-1920, olio su tela, 101x123 cm. Courtesy Matteo Mapelli, Galleria Antologia, Monza

“Studio di fisiognomica I” 2019, olio su tela, 50x70 cm.

da tutto questo però l’hanno trovata Anselmo Bucci, Ubaldo Oppi e Libero Andreotti con la rappresentazione dell’eleganza e del lusso, la voglia di dil vertimento per fuggire all’incerto. s

“Senza titolo” 2017, olio su carta, 15x20 cm.

instagram.com/valeriablasettiart

valeria0blasetti@gmail.com

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www.newartpromotion.it


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La storia della bicicletta Figurine, grafiche, pubblicità, tutte a due ruote di

Ettore Tiretto

I A destra: Escursione ciclistica 1899, pubblicità grandi magazzini Au Bon Marché, Parigi Dalla serie di 4 figurine Scene diverse Courtesy Comune di Modena, Collezione Museo della Figurina – Fondazione Modena Arti Visive Sotto, a sinistra: Un giro in bicicletta dopo il 1905, pubblicità latte condensato La Lattaia, Cham Dalla serie di 12 figurine Sport Courtesy Comune di Modena, Collezione Museo della Figurina – Fondazione Modena Arti Visive Sotto a destra: Il velocipede 1950, pubblicità caffè Lavazza, Torino. Dalla serie di 6 figurine Veicoli Ottocento Courtesy Comune di Modena, Collezione Museo della Figurina – Fondazione Modena Arti Visive

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l Museo della Figurina di Modena, una delle realtà che fa parte di Fondazione Modena Arti Visive, presenta la mostra “BICI DAVVERO! Velocipedi, figurine e altre storie”, che ripercorre ben due secoli di storia della bicicletta, attraverso 350 pezzi tra album e figurine. La rassegna, con il patrocinio della Federazione Ciclistica Italiana, è curata da Francesca Fontana e Marco Pastonesi, che commenta la passione per questo mezzo di trasporto così: “La libertà del pedalare, correre, viaggiare, sconfinare, perfino sorpassarsi e superarsi, perché in sella non si è mai soli, c’è sempre qualcuno con cui confrontarsi e accompagnarsi, ed è se stessi. E poi anche la libertà di sognare, fantasticare, inventare”. Il percorso espositivo si apre con la sezione storica che analizza l’evoluzione della bicicletta: dalla Draisina, una “macchina da corsa” spinta dalla sola forza delle gambe, passando per Pierre ed dell’Ottocento applicarono i pedali alla Ernest Michaux che negli anni sessanta ruota anteriore, fino alle leggerissime biciclette in carbonio di oggi. Noteremo come le figurine lavorano esattamente come una serie di quadri, documentano l’evoluzione dell’abbigliamento sia nell’uomo che nella donna, così

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BICI BICI BICI DAVVERO!

Velocipedi, figurine e altre storie 11 ottobre 2019 - 13 aprile 2020

Palazzo Santa Margherita - Museo della Figurina, Modena

Rosa Maria

Falciola

INFO T. +39 059 2032919 Da mercoledì a venerdì 11.00/13.00 - 16.00/19.00 Sabato, domenica e festivi 11.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.fmav.org

A sinistra: una pausa rigenerante prima del 1916, pubblicità ferro china Guasti, Prato Da una serie di figurine Courtesy Comune di Modena, Collezione Museo della Figurina – Fondazione Modena Arti Visive

come i cambiamenti nella società in generale. L’uso del biciclo da parte delle donne viene costantemente osteggiato sia dai moralisti che lo ritenevano poco decoroso, sia dai medici; sarà solo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento che, supportata anche dalle riviste femminili dedicate al “cavallo meccanico”, la moda della bicicletta si diffuse in modo capillare e “persino” al gentil sesso fu permesso pedalare. La mostra prosegue con una serie di copertine di riviste, cartoline e bolli chiudilettera, e alcune grafiche realizzate da artisti quali Plinio Codognato e Leopoldo Metlicovitz. La sezione “Attenzione, ciclisti in giro” propone figurine di fine Ottocento/ inizio Novecento che ironizzano sulle difficoltà dei primi ciclisti; mentre in un’altra sezione si raccontano i concorsi a premio associati alle figurine, che conobbero un vero e proprio boom nell’Italia degli anni trenta: tra i vari regali da scegliere o premi da vincere, la bicicletta non mancava quasi mai. La mostra si conclude con le sezioni dedicate alle corse e ai ciclisti, considerati veri e propri eroi; una vetrina rende omaggio a Fausto Coppi, di cui nel 2020 ricorre l il sessantesimo della morte. s

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Sotto: vedute della mostra BICI DAVVERO. Velocipedi, figurine e altre storie FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE, Museo della Figurina, Palazzo Santa Margherita Modena (11 ottobre 2019 – 14 aprile 2020) Ph ©Rolando Paolo Guerzoni, 2019.

Untitled 2019 tecnica mista su polistirolo diametro 100 cm.

Untitled 2019 tecnica mista su tela diametro 50 cm.

instagram.com/valeriablasettiart

falciola@rosamaria-falciola.it

www.rosamaria-falciola.it


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Carlo Scarpa Vetri, disegni e fotografie d’epoca diFlavio

I

Ennante

l Museo di Castelvecchio accoglie la produzione di Carlo Scarpa che va dal 1925 al 1931. A cura di Marino Barovier con Alba Di Lieto e Ketty Bertolaso, in collaborazione con Le Stanze Del Vetro e Pentagram Stiftung, “Carlo Scarpa. Vetri e Disegni. 1925-1931” è un’ottima occasione per scoprire anche i progetti dei vasi creati da Scarpa nella vetreria Cappellin. “Un’interessante opportunità -

spiega l’assessore alla Cultura Francesca Briani - per vedere alcune delle più importanti realizzazioni della produzione vetraria del giovane Carlo Scarpa, al tempo designer e futuro promettente architetto, studente dell’Accademia di Belle Arti di Venezia. Inoltre, l’esposizione permette di valorizzare l’attività dell’Archivio digitale Carlo Scarpa, di cui il museo di Castelvecchio è custode, offrendo allo stesso tempo la possibilità di ammirare opere di design

Vaso con piede a disco, in vetro nero con applicazione di foglia d’argento ossidata. Il modello si caratterizza per una doppia strozzatura alla base del collo 1929 ca. Firma ad acido M.V.M. Cappellin Murano Collezione privata, Udine

di altissimo livello. Le creazioni prodotte da Scarpa dal 1925, infatti, aprirono la vetreria Cappellini alla modernità e alla fama internazionale”. Sono una sessantina le opere esposte, eseguite dalla “Maestri Vetrai Muranesi Cappellin & C.” negli anni di collaborazione con Scarpa, accostate ad alcuni disegni attribuibili all’architetto veneziano, realizzati per la vetreria. Si ha così tutto il processo creativo: dal progetto all’oggetto realizzato. L’eredità lasciata da Carlo Scarpa con il suo limpido restauro e allestimento, che oggi costituisce un modello museografico inscindibile dal suo archivio dei disegni, è un impulso continuo per l’attività di valorizzazione del patrimonio museale. La mostra

A destra: disegno preparatorio di un vaso per un catalogo grafite su carta da schizzo, 307x233 mm. Archivio Carlo Scarpa - Museo di Castelvecchio, Verona

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Così come si provvede alla necessità, mi pare molto logico provvedere alla bellezza, un fatto, questo, insito negli uomini sin dalle origini. Alle origini l'uomo delle caverne, prima di arredarle, ornò le grotte: è inequivocabile il fatto che non ci sono pervenuti esempi di arredi cavernicoli, bensì meravigliose forme estetiche di decorazione.

Carlo Scarpa Vaso sferico in pasta vitrea corallo incamiciata cristallo, con applicazione di foglia d’oro, 1929 ca. Collezione privata

Sotto: grande vaso in vetro cristallo con piede troncoconico in vetro trasparente ametista. Superficie rifinita da iridazione,1927. Collezione privata

Sopra: disegno preparatorio di un vaso per un catalogo. Grafite, acquerelli colorati su cartoncino 325x224 mm. Archivio Carlo Scarpa Museo di Castelvecchio, Verona Sopra, a sinistra: disegno preparatorio di un vaso per catalogo grafite su carta da schizzo, 307x233 mm. Archivio Carlo Scarpa - Museo di Castelvecchio, Verona

A sinistra: vaso in pasta vitrea corallo con applicazione di foglia d’oro, rifinito da iridazione. Piede ad anello con filo avvolto, 1929 ca. Collezione privata, Treviso

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è una opportunità per conoscere un ulteriore tassello dell’opera di uno dei maestri dell’architettura del Novecento, e aprire ad un più vasto pubblico un segmento nascosto dell’Archivio dei disegni, visibile solo in questa rara e temporanea occasione. La mostra veronese trae spunto e approfondisce ulteriormente quella tenutasi nel Le Stanze del Vetro lo scorso anno, in questa maniera si è delineata una precisa linea espositiva da dedicare al grande architetto veneziano. Un altro fatto importante è che l’allestimento di questa mostra

ha dato seguito al percorso di valorizzazione dell’arte vetraria avviato nel 1960 da Licisco Magagnato con la mostra “Vetri di Murano 1860-1960”, allestita dallo stesso Carlo Scarpa al Palazzo della Gran Guardia. Negli ultimi anni altre due mostre sono testimonianza del costante interesse per l’attività artistica legata al vetro: “Vinicio Vianello: il design del Vetro” e “Giorgio Vigna. Stati Naturali”. In quest’ultima esposizione l’artista ha saputo creare un intenso e serrato dialogo tra le proprie opere, l’arte antica e l’architet-

tura del celebre complesso museale scarpiano. Una mostra che può offrire molti e nuovi spunti di riflessione sull’arte del vetro, l da diversi punti di vista. s

CARLO SCARPA

Vetri e disegni. 1925-1931 23 novembre 2019 - 29 marzo 2021 Museo di Castelvecchio, Verona INFO T. +39 045 8062611 castelvecchio@comune.verona.it Lunedì 13.30 - 19.30 Da martedì a domenica 8.30 - 19.30 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

museodicastelvecchio.comune.verona.it “Polipo grande” in vetro incamiciato lattimo e blu con murrine millefiori (“perle”) blu Savoia e tentacoli costolati in vetro trasparente blu chiaro. Superficie fortemente iridata, 1929-1930. Collezione privata

Vaso sferico in vetro lattimo con decoro fenicio ametista. Bocca in vetro ametista. Superficie rifinita da iridazione,1928-29. Collezione privata

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Vaso sferico in filigrana a reticello con canne verdi, gialle e bianche (incolori), 1927 ca. Collezione privata, Udine

Vaso sferico in vetro trasparente fumé con piede troncoconico e bocca in vetro trasparente verde. Superficie rifinita da iridazione, 1928 ca. Firma ad acido M.V.M. Cappellin Murano. Collezione privata

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Luigi Mapelli MAPO

info@artemape.com

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w w w. a r t e m a p e . c o m

L.Mapelli “Mapo� - Eterotopia, olio su tela, 50x70 cm.


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...il materiale più resistente: l’Arte Nel quarantesimo anniversario, Gio Ponti al MAXXI di

Lucia Garnero

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io Ponti, architetto, designer, art director, scrittore, poeta, critico, artista e maestro indiscusso del panorama creativo italiano del XX secolo, arriva a Roma. A quarant’anni dalla sua scomparsa, il MAXXI gli dedica una grande retrospettiva che ne studia e comunica la poliedrica attività, a partire dal racconto della sua architettura e dello sterminato archivio di opere e progetti realizzati nel corso della sua vita. Nell’assoluta impossibilità di narrarne i caratteri dominanti, assegnandogli un ruolo e circoscriven-

dolo in una definizione, la mostra “Gio Ponti. Amare l’architettura” (titolo che richiama il noto testo di Ponti Amate l’architettura), dal 27 novembre al 13 aprile 2020, a cura di Maristella Casciato (Senior Curator of Architectural Collections al Getty Research Institute di Los Angeles), Fulvio Irace (critico e storico dell’architettura), Margherita Guccione (Direttore MAXXI Architettura), Salvatore Licitra (Responsabile Gio Ponti Archives) e Francesca Zanella (Presidente CSAC), nella moltitudine di concetti spaziali, tecniche compositive ed esiti formali che vengono esposti per l’occasione,

riesce, in modo del tutto inedito, a tracciarne un ritratto completo. L’evento è stato reso possibile grazie ad un proficuo rapporto di collaborazione, che ha consentito al MAXXI di attingere ai documenti del Centro studi e archivio della comunicazione dell’Università di Parma e ai Gio Ponti Archives; in tal modo, viene offerta al pubblico una straordinaria selezione di 300 oggetti fra progetti, schizzi, lettere, fotografie, ceramiche, arredi, riviste e modelli originali, che ripercorrono le tappe del pensiero e della poetica dell’architetto. All’ingresso, accompagnati dal “giallo fantastico” che Ponti ha realizzato Gio Ponti Ph.© Musacchio Ianniello Pasqualini. Courtesy Fondazione MAXXI

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Gio Ponti Ph.© Musacchio Ianniello Pasqualini. Courtesy Fondazione MAXXI

per gli interni del grattacielo Pirelli, si arriva alla galleria in salita del terzo piano dell’edificio progettato da Zaha Hadid. Qui, lo spazio espositivo per la mostra è diviso in otto sezioni che evocano concetti-chiave espressi dallo stesso Ponti, in un allestimento descritto come “immersivo e scenografico”, che “suggerisce l’idea dello spazio del maestro: fluido, dinamico, colorato”. Ne emergono, con straordinaria efficacia comunicativa, le tematiche principali dell’opera di Ponti: dal classicismo degli anni Trenta alla definizione della sua idea di casa esatta, fino alla formulazione del modello di casa adatta, che corrisponde alle esigenze di chi la abita (con la sua sintesi nella casa in Via Dezza a Milano), passando per l’opera d’arte totale di villa Planchart a Caracas, progettata in ogni minimo dettaglio sia interno che esterno. Si passa, poi, ad affrontare i temi dell’equilibrio fra costruito e ambiente naturale: l’aspirazione alla leggerezza nell’architettura, intesa come metafora di una nuova etica del vivere; lo sviluppo di

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Gio Ponti “Superleggera” Ph.© Musacchio Ianniello Pasqualini. Courtesy Fondazione MAXXI Gio Ponti Ph.© Musacchio Ianniello Pasqualini. Courtesy Fondazione MAXXI

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GIO PONTI

Amare l’architettura

27 novembre 2019- 13 aprile 2020 MAXXI, Roma INFO T. +39 06 3201954 infopoint@fondazionemaxxi.it Martedì, venerdì e sabato 11.00 - 20.00 Mercoledì, giovedì e domenica 11.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.maxxi.art

Sopra e sotto: Gio Ponti Ph. © Musacchio Ianniello Pasqualini. Courtesy Fondazione MAXXI

Sotto: Gio Ponti “Concattedrale di Taranto“ Ph.© Musacchio Ianniello Pasqualini. Courtesy Fondazione MAXXI

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costruzioni verticali e la grande attenzione per i progetti di grattacieli. Si arriva, infine, alla metafora del cristallo, che Ponti usa per definire la sua idea di un’architettura pura, rappresentata dal progetto del Denver Art Museum. È stata inoltre allestita per l’occasione anche una mostra nella mostra, che presenta “una serie di sguardi contemporanei sulle opere pontiane”: sette fotografi sono stati scelti da Paolo Rosselli per puntare l’obiettivo su altrettante opere dell’architetto milanese, per guardarle nella loro vita odierna e mostrarle al visitatore di oggi: le creazioni del maestro vengono palesate nel loro essere, al contempo, opere di storia e presenze costanti della nostra contemporaneità. “Non è il cemento, non è il legno, non è la pietra, non è l’acciaio, non è il vetro l’elemento più resistente. Il materiale più resistente nell’edilizia è l’arte”, diceva Gio Ponti e questa mostra è una prova di quanto le idee e le opere del maestro milanese si siano rese permeabili e malleabili nel rispondere ai mutamenti del tempo, al susseguirsi delle epoche e ai caml biamenti dei gusti. s

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MAURO SCARDIGLI

LUCIDO 404 – 2019 - tecnica mista su plexiglass realizzata con mani e coltello – 50x50 cm.

Fb. Mauro Scardigli – scardiglim@scardiglimauro.it

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Il “qualcos’altro” di Schifano In mostra da Giò Marconi di Ettore Tiretto

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uova esposizione alla Galleria Gió Marconi di Milano:”Mario Schifano. Qualcos’altro”. Nato a Homs, in Libia, nel 1934, Mario Schifano si trasferisce a Roma nell’immediato dopoguerra. Inizia a dipingere tele di matrice informale, realizza poi opere monocrome con smalti industriali, dove la carta da imballaggio è incollata sulla tela e ricoperta da un solo colore. Invitato alla Biennale di Venezia nel 1964, partecipa l’anno seguente alla mostra inaugurale dello Stu-

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dio Marconi, di cui diventa uno degli artisti più rappresentativi. La mostra, incentrata su un nucleo di monocromi creati tra il 1960 e il 1962, è curata da Alberto Salvadori, in collaborazione con l’Archivio Mario Schifano. Curioso il titolo della rassegna che si riferisce semplicemente ad un’opera di Schifano del 1960, creata come uno “slogan”. Voleva intendere di voler creare qualcosa di diverso da quello che già tutti facevano, ma se pensiamo al monocromo possiamo pensare a questo titolo anche in maniera differente, si può addirittura pen-

Mario Schifano - Tempo moderno 1962, enamel on paper mounted on canvas, 180x160 cm. Private collection. Courtesy Fondazione Marconi, Milan Ph. Fabio Mantegna Mario Schifano - Congeniale 1960, enamel on paper mounted on canvas. 100x151 cm. Private collection. Courtesy Fondazione Marconi, Milan Photo: Fabio Mantegna

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sare che questi quadri si riempiranno di segni altri. Come detto prima, Schifano comincia a realizzare questi smalti su carta telata dopo alcune esperienze informali; in anticipo rispetto ad altri protagonisti della scena romana, non vuole solo azzerare la superficie del quadro, anche come risposta all’informale, ma attribuirle un altro punto di vista. Comune denominatore di un’intera generazione di artisti, il monocromo non è una novità tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta e Schifano ne è perfettamente consapevole: “Pensavo che dipingere significasse partire da qualcosa di assolutamente primario…”. Dunque toglie tutto, toglie il gesto ed il senso, per poter ripartire da zero verso qualcosa di diverso, qualcos’altro! La superficie dei quadri, dai colori accesi e privi di sfumature, alla stregua di una lastra fotografica, prelude all’impressione di nuove immagini: è un nuovo spazio da indagare, un campo di germinazione che si dispone a produrre qualcos’altro. Il percorso espositivo è completato da un nucleo di lavori su carta

I primi quadri soltanto gialli con dentro niente, immagini vuote, non volevano dir nulla. Andavano di là, o di qua, di qualsiasi intenzione culturale. Volevano essere loro stessi… Fare un quadro giallo era fare un quadro giallo e basta...

degli stessi anni, oltre che da una speciale edizione di un giornale della mostra in formato tabloid, con contenuti inediti dell’artista e un contributo di Riccardo l Venturi e Alberto Salvadori. s

Mario Schifano

Mario Schifano - Qualcos’altro 1962, enamel on paper mounted on canvas, 200x230 cm. Private collection. Courtesy Fondazione Marconi, Milan Ph. Fabio Mantegna Sotto: Mario Schifano nel suo studio davanti all’opera “Qualcos’altro”, Roma 1962 Courtesy © Archivio Mario Schifano

MARIO SCHIFANO Qualcos’altro

22 gennaio – 20 marzo 2020 Galleria Gió Marconi, Milano INFO T. +39 02 29404373 info@giomarconi.com Da martedì a sabato 11.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.giomarconi.com

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Le logiche dell’arte Le conseguenze artistiche del dopoguerra in Italia di

Rebecca Maniti

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allo scorso dicembre, a Palazzo Montani Leoni a Terni, è possibile immergersi nell’arte con una mostra dal titolo enigmatico: “Immaginaria. Logiche d’arte in Italia dal 1949”. A cura di Bruno Corà, la mostra ed il Palazzo che la ospita sono ad entrata libera, per far sì che a nessuno sia negata la possibilità di ammirare le opere e approfondirne il contesto storico. Una mossa importante questa, sicuramente non attuabile da tutte le realtà, ma che fa riflettere sull’importanza di promuovere la cultura artistica, attraverso la quale possiamo fare memoria degli avvenimenti storici, dei grandi sbagli dell’umanità come dei nei momenti, ugualmente importanti e da non dimenticare. La mostra propone una riflessione sulle esperienze artistiche di maggiore incisività avvenute in Italia dall’immediato dopoguerra sino all’era della digitalizzazione. Il curatore spiega: “La mostra è volta a sottolineare il contributo delle singole logiche de-

Sopra: Afro - La comare 1950, tecnica mista su tela, 78x40 cm. A sinistra: Bice Lazzari - Misure e ritmo verticale 1 1966, tempera e matita su tela, 88,5x100 cm.

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IMMAGINARIA

Logiche d’arte in Italia dal 1949 20 dicembre 2019 - 01 marzo 2020 Palazzo Montani Leoni, Terni INFO T. +39 0744 421330 Venerdì, sabato e domenica 10.00 - 18.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.fondazionecarit.it

gli artisti che si sono distinti in determinati momenti salienti nello sviluppo della cultura visiva in Italia, senza presumere, naturalmente, di poter rispecchiare totalmente il complesso tessuto artistico generatosi nel nostro Paese nel corso di oltre mezzo secolo”. Tra le opere in mostra possiamo ammirare quelle di Fontana, Burri, Capogrossi, Afro, Cagli, Colla, Dorazio, Accardi (relativamente agli anni Quaranta-Cinquanta) e successivamente di Rotella, Lo Savio, Uncini, Schifano, Manzoni, Castella-

Enrico Baj - Generale con il suo aiutante di campo 1959, tecnica mista su tela, 85x90 cm.

ni, Agnetti (anni Sessanta-Settanta), ma anche di Kounellis, Merz, Fabro, Boetti e molti altri, fino al clima del ritorno alla pittura degli anni Ottanta. Tutti i prima citati hanno creato esprimendo fortemente la loro identità, senza gabbie accademil che, ma con sperimentazione e libertà. s

DANIELA FABBRI

D.Fabbri - Profondità terrene - 2017, acrilico su tela, 40x40 cm.

danielafabbri.62@outlook.it

Daniela Fabbri


Gianluca Giuseppe

SEREGNI

"SECRET ILLUMINATION" mixed media on canvas 80 x 80 cm.

s a n t i e p r e s e p e @ g m a i l . c o m


La Collezione di Franco Farina

Antonio

L’Arte secondo il memorabile Direttore di

MANCINI

Flavio Ennante

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ino al 15 marzo prossimo sarà possibile ammirare una parte della grande collezione del compianto Franco Farina, Direttore storico della Civica Galleria d’Arte Moderna di Ferrara. Scomparso nel 2018, continua però a far ricordare e fare ammirare iconiche opere d’arte, grazie alla donazione fatta al Comune di Ferrara ed alle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea. In mostra opere proprio del trentennio da lui vissuto “sul campo”: da Carrà a Fontana, da Vedova a Rotella, l fino alle sperimentazioni di Colombo. s

Franco Farina davanti a Palazzo dei Diamanti © Ph. Marco Caselli Nirma

“DONNA SOLARE” (rigenerarsi) 2013 acrilico su tavola 80x64 cm.

Sopra: Alberto Burri - Senza titolo, 1983 © Fondazione Palazzo Albizzini-Collezione Burri, Città di Castello A sinistra: Mario Schifano - Particolare di oasi post 1966 © by SIAE 2019

LA COLLEZIONE FARINA

Arte e Avanguardia a Ferrara 1963-1993 21 Dicembre 2019 - 15 Marzo 2020

Padiglione d’Arte Contemporanea, Ferrara INFO T. +39 0532 244949 Da martedì a domenica 9.30/13.00 - 15.00/18.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.palazzodiamanti.it

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antonio.mancini.9843


Alby

Milano

Novecento privato I Maestri italiani da Bottegantica di Ettore Tiretto

A

cura di Stefano Bosi, Valerio Mazzetti Rossi e Enzo Savoia, con la consulenza scientifica di Fabio Benzi, è la mostra “Novecento privato. Da de Chirico a Vedova” a riportare alcuni dei Maestri del ‘900 italiano in via Manzoni 45, dove una volta sorgeva la Galleria del Naviglio, oggi BottegantiEnigma “... I puntini in nero visibili nell’opera, raffigurano il volto di Gesù della Sindone ed il Dna”

ca. Enzo Savoia così racconta e sintetizza l’esposizione:“Trenta opere che si legano fra loro in un dialogo appassionato, a formare idealmente una raccolta filologica dei principali fenomeni artistici italiani del secolo scorso. Una raccolta dal forte carattere meditativo e intimo, in cui è privilegiato il rapporto tra le opere e gli artisti che le hanno create”. Lungo il percorso espositivo attraversiamo le diverse correnti artistiche, passando dal Futurismo di Marinetti, Boccioni e Balla agli anni del dopoguerra con De Chirico, Casorati, Marini. Seguendo il filo cronologico, ecco, ad esempio, le opere di Carrà, Guttuso, Manzù per poi arrivare al dopo guerra con l’affermazione dell’arte astratta di Fontana, Burri, Capogrossi, Vedova e Pomodoro. Una mostra interessante e di facile lettul ra, alla portata di tutti. s

Sopra: Felice Casorati - Ritratto della sorella Elvira A destra: Agostino Bonalumi - Scultura estroflessa, 1965

La Sindone

NOVECENTO PRIVATO Da de Chirico a Vedova 17 gennaio - 29 febbraio 2020 Galleria Bottegantica, Milano

Alby Alberto Milano Albydance albydance@hotmail.com

INFO T. +39 02 35953308 Da martedì a sabato 10.00/13.00 - 15.00/19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.bottegantica.com

Youtube Alby - Alberto Milano www.pitturiamo.com

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Un nuovo polo espositivo a Piacenza Un centro interamente dedicato all’arte contemporanea di

Rebecca Maniti

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i inaugura il primo febbraio il nuovo polo per l’arte di Piacenza, con la mostra “La rivoluzione siamo noi. Collezionismo italiano contemporaneo”, nell’edificio Ex-Enel della Fondazione di Piacenza e Vigevano, nasce XNL Piacenza Contemporanea, un vero e proprio centro culturale interamente dedicato all’arte contemporanea. Il presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Massimo

Toscani, afferma: “Per la nostra città l’apertura del Centro XNL è un evento che non ha precedenti: è la prima volta, infatti, che un progetto finalizzato precisamente alla cultura contemporanea prende forma e si concretizza in un luogo aperto a tutte le sperimentazioni” La mostra, in programma fino a maggio prossimo, è curata da Alberto Fiz, organizzata dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, col patrocinio del MiBACT - Mi-

nistero per i beni e le attività culturali e per il turismo, della Regione Emilia-Romagna, con un progetto di allestimento di Michele De Lucchi e AMDL CIRCLE e la consulenza scientifica del Polo Territoriale di Mantova del Politecnico di Milano. Lungo il percorso espositivo davvero pieno e completo, possiamo ammirare oltre 150 opere, tra dipinti, sculture, fotografie, video e installazioni di autori come Piero Manzoni, Maurizio Cattelan,

Aldo Mondino - Torre di torrone 1968, scatole di torrone (legno e carta), 180x260 cm. Collezione La Gaia (Busca)

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Katja Novitskova Approximation (polar bear) 2017, digital print on aluminum, cutout display, acrylic glass 148x226x38 cm. Collezione Sandretto Re Rebaudengo (Torino)

Sislej Xhafa - Barka 2011, scarpe. Collezione Nomas Foundation (Roma)

Pietro Roccasalva - Jockey full of Bourbon II 2006, neon, acrilico su carta su forex, specchio, resina, piume dipinte a mano, 290x680x580 cm. Collezione Giuliani (Roma)

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Marina Abramović, Tomás Saraceno, Andy Warhol, Bill Viola, Dan Flavin e tantissimi altri. Le opere provengono da ben 18 collezioni d’arte, tra le più importanti in Italia a fare questo lavoro di indagine trasversale. In questo progetto, la figura del collezionista non è per niente marginale, non solo per i termini dei prestiti delle opere, ma anche come centro attorno il quale si muove un certo tipo di arte: “La rivoluzione siamo noi dichiara Alberto Fiz - analizza la figura del collezionista intesa come mecenate del Terzo Millennio. Ma anche come ordinatore del caos e costruttore di una nuova progettualità dove lui stesso diventa responsabile. In tal senso, il collezionista non è un semplice acquirente di opere d’arte, ma con le sue scelte assume un ruolo da protagonista nella vita pubblica”. Il percorso espositivo è diviso in diverse sezioni: “Complicità” (con, fra gli altri, Mendini, Helmut Newton, Pistoletto), “Domestiche alterazioni”(Pino Pascali, Paola Pivi, Armando Testa, e tanti altri), “Rovesciare il Mondo” (Marina Abramović, Baselitz, Burri, Lara Favaretto, Rotella,), “Enigma” (con, fra i tanti, Alighiero Boetti, de Chirico, Emilio Isgrò, Marisa Merz, Morandi), “L’altro visto da sé” (Vincenzo Agnetti, Cattelan, Mario Ceroli, Pistoletto, Bill Viola), “Controllare il caos” (con opere di Ben, Tony Cragg, Fontana, Keith Haring, Damien Hirst), “Esplorazioni” (Gabriele Basilico, Corrado Bonomi, Cuoghi, Urs Fischer, Piero Gilardi, Fausto Melotti e tanti altri), e infine “Spazi di Monocromia”, con opere anche di Castellani, Jodice, Piero Manzoni, Schifano.

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La mostra documenta il fenomeno del collezionismo nella sua globalità attraverso le vicende di oltre cinquant’anni. Ne emerge una grande “collezione delle collezioni” che consente al visitatore di entrare in uno straordinario museo privato, ricco di sorprese, ordinato dal curatore che ha instaurato un rapporto di complicità con i collezionisti, liberi da qualsiasi tentazione l autoreferenziale. s LA RIVOLUZIONE SIAMO NOI Collezionismo italiano contemporaneo 01 febbraio - 24 maggio 2020

XNL Piacenza Contemporanea, Piacenza Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi, Piacenza

Mimmo Jodice - Ercolano 1999, stampa giclée, 74x74x2 cm. Collezione De Iorio (Trento)

INFO T. +39 02 45395116 info@lafondazione.com Da martedì a domenica 10.00 - 19.00

Bruno Greco www.brunogreco.com

-

brown777@libero.it

“Colori... Tra le ombre” - 2018, acrilici su tela, 80x100 cm.

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18a edizione

Artisti e Associazioni Culturali in Fiera

20.21.22 marzo 2020 La Manifestazione per gli Artisti dove l’Arte è Accessibile a tutti!

www.verniceartfair.it Organizzazione Via Punta di Ferro, 2 - 47122 Forlì - tel. 0543 798466 - 777420 francesca@romagnafiere.it - cell. 346 5050521

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L’attività pioneristica di Marcello Rumma L’Italia culturale dei fine anni sessanta di Mario

Gambatesa

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a Fondazione Madre - Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina di Napoli, ha inaugurato, dal 15 dicembre scorso, la prima mostra retrospettiva, a cura di Gabriele Guercio con Andrea Viliani, dedicata a Marcello Rumma (Salerno, 1942-1970), grande figura centrale nel dibattito culturale italiano e internazionale fra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento. Promotore di progetti cul-

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turali, imprenditore, collezionista ed editore, Rumma è stato un simbolo di spicco nell’Italia culturale dei fine anni sessanta. Nel corso di soli sei anni, riuscì a sviluppare una ricerca intensa e pioneristica organizzando mostre, promuovendo artisti e realizzando numerose pubblicazioni, come ad esempio le tre edizioni della Rassegna Internazionale di Arti Figurative di Amalfi (Aspetti del “Ritorno alle cose stesse”, a cura di Renato Barilli, 1966; “L’impatto

percettivo”, a cura di Alberto Boatto e Filiberto Menna, 1967; “Arte povera più azioni povere”, a cura di Germano Celant, 1968). Alla fine degli anni sessanta, lanciò la casa editrice Rumma Editore, pubblicando numerosi testi di filosofia, arte, cinema e teatro, tra cui la prima traduzione italiana degli scritti di Marcel Duchamp, Marchand du Sel, e il libro d’artista “L’uomo nero”, il lato insopportabile di Michelangelo Pistoletto. L’esposizione,

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Dal primo giorno della mia presidenza al Madre ho voluto fortemente cominciare a lavorare perché la Fondazione avesse finalmente un archivio. A distanza di poco più di un anno possiamo dire che è stata conclusa la prima fase di raccolta documentale e catalogazione propedeutica alla costituzione di un Archivio Digitale del Madre.

Laura Valente aperta al pubblico fino al prossimo 13 aprile, comprende opere provenienti dalla sua collezione privata, ma anche una selezione di quelli che furono pilastri centrali delle mostre da lui organizzate e sostenute: un panorama ricchissimo con più di 80 lavori di autori come Pino Pascali, Piero Gilardi, Alighiero Boetti, Andy Warhol, Luciano Fabro, Mario e Marisa Merz, Frank Stella, Richard Long, Jan Albers, Jannis Kounellis, Mario Schifano, Roy Lichtenstein, Piero Dorazio, Enrico Castellani, Michelangelo Pistoletto, Aldo Mondino, Giulio Paolini e molti altri. Le opere degli artisti, si alternano a una selezione di oltre 150 documenti, molti dei quali inediti: corrispondenze originali con artisti e curatori, schizzi di progetti, cartoline di invito, brochure, manifesti, comunicati, cataloghi, libri d’artista evocativi del metodo di lavoro, di questo poliedrico intellettuale scomparso prematuramente. In soli sei anni di attività, dal 1965 al 1970, Marcello Rumma sviluppò relazioni con

Tutte le immagini: I sei anni di Marcello Rumma, 1965-1970. Veduta della mostra al Madre · museo d'arte contemporanea Donnaregina, Napoli. Courtesy Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, Napoli. Foto © Amedeo Benestante.

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Fabiana Macaluso fabiana19802@gmail.com

Lamborghini Sian kisses the space aresol art acrilici e olio su tela, 100x80 cm. Italian artist, studies and dedicates his life to art and teaching at his social art laboratory of art-therapy in Turin, participates in many exhibitions, biennials and international and national fairs receives prizes and high artistic awards: master type of art Artemisia Gentileschi and Monna lisa and for the social commitment Lev Tolstoj from academy in art in the world delivered by military and religious forces. Invited to participate in private events Lamborghini with his art in Dubai with the presence of the royal family. At events at the Maco Museum for Ferrari team projects and wins the stay at the museum during the award ceremony! It is reported to Franca Villa al Mare Michetti Museum during one of the exhibitions by the C.i.a.c of Rome! In addition to prizes and awards, she also wins mini-personals and stays at italian, american and european galleries! Receives an honorary diploma from New York City signed by Mayor Bill De Blasio for artistic commitment; it is present in several art catalogs and art atlases including the Cam Mondadori and others also present at the Metropolitans Musium J. Thomans in New York. Participate in several television art broadcasts of national and international private networks. Macaluso’s art speaks of still existing tribal peoples of customs and customs but also of daily facts of their existence. Projected also to street art to pop art and to the future: his choices and his artistic interests are ramified in new research not never abandoning his tribal evocation.

The Dragon Morgul aresol art e acrilici, 70x80 cm.

le più importanti figure del panorama internazionale dell’arte, che contribuirono, in modo davvero entusiasmante alla sua ricerca fuori dal comune, ridisegnando un intero territorio voglioso di emergere. Attraverso nuovi metodi di ricerca ed esperienza, riuscì nell’impresa mai raggiunta prima, definendo uno scenario contemporaneo attraverso un clima culturale innovativo e all’avanguardia, esteso e connesso ad l una nuova alta ed altra realtà. s

I SEI ANNI DI MARCELLO RUMMA 1965-1970

15 dicembre 2019 - 13 aprile 2020 Madre · Museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli INFO T. +39 344 1301306 Lunedì 10.00 - 19.30 Da mercoledì a sabato 10.00 - 19.30 Domenica 10.00 - 20.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

info@madrenapoli.it

Sotto: Michelangelo Pistoletto - Mappamondo 1966-1968. Collezione privata. Courtesy Lia Rumma. Veduta dell’allestimento al Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina di Napoli, nell’ambito della mostra I sei anni di Marcello Rumma, 1965-1970. Foto © Amedeo Benestante.

Tutte le immagini sopra: I sei anni di Marcello Rumma, 1965-1970. Veduta della mostra al Madre · museo d'arte contemporanea Donnaregina, Napoli. Courtesy Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, Napoli. Foto © Amedeo Benestante.

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La foresta in città Due giorni di performance a Torino di

Rebecca Maniti

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enerdì 7 e sabato 8 febbraio Mali Weil (una piattaforma artistica costituita nel 2012 da Elisa Di Liberato, Lorenzo Facchinelli e Mara Ferrieri, di base a Trento) presenta per la prima volta a Torino la performance Forests | Experimenting per PAV – Parco Arte Vivente. Il progetto vuole che la foresta diventi un luogo in cui ripensare l’essere cittadini, è un atto di “forestazione” del quotidiano che apre un passaggio verso altri mondi possibili. La performance si struttura in 2 giornate: nella prima, venerdì 7 febbraio, l’azione sarà affidata ad un gruppo di ragazze e ragazzi della scuola media IC Sinigaglia - Succ. Ada Negri di Torino, mentre nella seconda, sabato 8 febbraio, a dei performer professionisti. Forests | Experimenting è il terzo episodio del loro processo di fo-

restazione, preceduto da Forests | Recomposing (svoltosi in forma di lecture al Trento Film Festival in aprile) e Forests | Unlearning (performance presentata a SAAL Biennaal International Performing Arts Festival di Tallinn lo scorso agosto).Oltre alla parte performativa, il progetto comprende un film e un’open school che apre in l maniera temporanea e su invito. s

FORESTS | EXPERIMENTING Performance di Mali Weil 07 e 08 febbraio 2020

PAV - PAV – Parco Arte Vivente Torino Centro Sperimentale d’Arte Contemporanea, Torino Venerdì 7 febbraio 16.00 Sabato 8 febbraio 18.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito www.parcoartevivente.it

A destra e sotto: Mali Weil_Forests. Courtesy Mali Weil

GIAN REVERBERI gian.reverberi@tim.it

L’opera “Lo spino” è simbolo del dolore e della mortificazione fisica e morale inflitta dalla shoah.

BIANCOSCURO “LO SPINO” - installazione in cemento, 100x340x192 cm. RIVISTA d’ARTE Ordina la versione cartacea o PDF su https://artshop.biancoscuro.it Uffici stampa, gallerie ecc. possono chiedere il PDF gratuito a info@biancoscuro.it

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Arte e scienza Alla Galleria Centro Steccata di Parma di Vincenzo Chetta

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uovo progetto espositivo alla Galleria Centro Steccata di Parma: “Arte e scienza. Analisi di un inganno”. La mostra vuole raccontare i profondi legami dell’arte con l’evoluzione scientifica, partendo dall’alchimia del Parmigianino che, con “Le vergini sagge e le vergini stolte” è il punto di partenza di questo percorso storico-artistico. Il prologo dell’esposizione è dedicato a Duchamp: “La mariéé avec ses celibataires” è accompagnata dalla “Mariéé” (acquatinta del 1934), e dal ready-made in porcellana “Fountain” del 1917. La mostra è poi divisa in due sezioni: una

dedicata agli artisti del Novecento che si sono rapportati con le nuove scoperte scientifiche (Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, Roberto Crippa, Salvador Dalì, Mario Deluigi, Marcel Duchamp, Agostino Ferrari, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Mario Merz, Mattia Moreni, Hermann Nitsch, Claudio Parmiggiani, Arnaldo Pomodoro, Piero Ruggeri, Gilberto Zorio); l’altra dedicata agli artisti contemporanei che, animati dai medesimi interrogativi, hanno continuato a sperimentare e a fare ricerca (Corrado Bonomi, Dario Brevi, Gianni Cella, Silvano De Pietri, Candida Ferrari, Battista Luraschi, Giuseppe Maraniello, Antonella Mazzoni, Plumcake, Alberto Reggianini, Cristina Roncati, Vittorio Valente, Andrea Vettori, Wal). Compresi nel percorso la Chiesa della Steccata e la visita all’Antica Farmacia San Filippo Neri, con i suoi vasi ed i suoi alambicchi: una l mostra da non perdere! s

Sopra: Vittorio Valente - Cellule 2019, silicone colorato, 80x80 cm. Sotto: Gianni Cella La riscoperta della legge di gravità 2019, resina, h70 cm.

ARTE E SCIENZA

Analisi di un inganno 01 febbraio - 30 marzo 2020

Sopra: Dario Brevi - Nel mare della tranquillità 2018, acrilici su mdf, 60x78 cm. A destra: Corrado Bonomi - Fenomeno naturale 2000, tecnica mista - frutta artificiale Courtesy ph. M. Finotti.

Galleria Centro Steccata, Parma INFO T. +39 0521 285118 Orari 10.30/13.00 - 16.00/19.30

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Vincenzo Agnetti Prorogata la mostra ai Chiostri di Sant’Eustorgio di

Rebecca Maniti

È

stata prorogata fino all’8 marzo la mostra “Vincenzo Agnetti – Autoritratti Ritratti, Scrivere – Enrico Castellani Piero Manzoni”, a cura di Giovanni Iovane, ma solamente nella sezione disponibile ai Chiostri di Sant’Eustorgio a Milano. La mostra in origine era articolata in due sezioni: “Autoritratti Ritratti” e “Scrivere”. Non soltanto i celebri “feltri”, ma anche molti altri lavori tra cui “Identikit”, “Autotelefonata (No)”,

“Elisabetta d’Inghilterra” e “Quando mi vidi non c’ero”, dedicato al tema dell’autoritratto con “Il suonatore di fiori” (1982), ultima sua opera rimasta incompiuta. Nella sezione intitolata “Scrivere”, sono state presentate opere di Castellani e Manzoni legate alla ricerca di Agnetti; di Piero Manzoni esposte le “tavole di accertamento” e le “linee”, oltre a opere attinenti al tema del ritratto, mentre il legame con Castellani viene raccontato attraverso “Lito-

grafia originale” , in cui da un lato (recto) c’è l’opera di Castellani e dall’altro (verso) un testo con dial gramma di Vincenzo Agnetti. s VINCENZO AGNETTI

Autoritratti Ritratti, Scrivere – Enrico Castellani Piero Manzoni 23 ottobre 2019 – 08 marzo 2020 Chiostri di Sant’Eustorgio, Milano INFO T. +39 02 89402671 museo@museosanteustorgio.it Tutti i giorni 10.00 - 18.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.building-gallery.com

Da sinistra verso destra: Vincenzo Agnetti Autoritratto 1971, feltro grigio con scritta dipinta di grigio, 120x80 cm. © Archivio Agnetti, courtesy BUILDING Installation view della mostra “Vincenzo Agnetti - Autoritratti Ritratti”, “Scrivere - Enrico Castellani Piero Manzoni” Courtesy BUILDING, © Roberto Marossi Sotto: Vincenzo Agnetti - Autotelefonata (No) 1972, fotografie con testo scritto a mano, 29,5x23,5 cm. cad. © Maurizio Elia & Matteo Borzone Courtesy Collezione La Gaia, Busca (CN)

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Flora Castaldi

FLORA Castaldi FLORA - Maître franco-italien de l’Art Contemporain

Galeries - Musées - Collections Paris, New York, Moscou, Genève, Bruxelles, Barcellone, Rome, Osaka, Londres artisteflora@email.com i-cac.fr/artiste/castaldi-flora.html fr.artprice.com/artiste/flora-castaldi flora.artistecote.fr


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Zehra Dogan

AVREMO ANCHE GIORNI MIGLIORI

Zehra Doğan. Opere dalle carceri turche 16 novembre 2019 – 1 marzo 2020

L’Artista e giornalista curda a Brescia di

Museo di Santa Giulia, Brescia INFO T. +39 030 2977833

Ettore Tiretto

B

rescia, in particolare il Museo di Santa Giulia, ospita per la prima volta in Italia il progetto dedicato a Zehra Doğan: “Avremo anche giorni migliori – Zehra Doğan. Opere dalle carceri turche”, sotto la cura di Elettra Stamboulis, in occasione della sua partecipazione al Festival della Pace, organizzato dal Comune di Brescia e dalla Provincia di Brescia. Zehra Doğan è la fondatrice dell’agenzia giornalistica femminista curda “Jinha”, ha scelto provvisoriamente di vivere il proprio esilio a Londra, e racconta il suo periodo di detenzione nelle carceri di Mardin, Diyarbakir e Tarso (2 anni, nove mesi e 22 giorni per aver postato su Twitter un acquarello tratto da una fotografia scattata da un soldato turco). Il percorso espositivo vanta circa 60 opere inedite, tra le quali disegni, dipinti e opere a tecnica mista con l’utilizzo anche di oggetti inconsueti e fragili. Logicamente Zehra mette nelle sue

opere il suo vissuto, fatto di drammi personali, ma soprattutto sociali e politici, legati inevitabilmente alla triste realtà. Una mostra potente, capace di far l tremare la terra sotto ai piedi. s

Da martedì a venerdì 09.00 - 17.00 Sabato, domenica e festivi 09.00 - 18.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito www.bresciamusei.com

Sotto: Zehra Doğan - Kervan 1, Caravan 1 2017, carcere di Diyarbakir, curcuma, caffè, penna da disegno su carta, 21x30 cm. Ph.Jef Rabillon A destra: Zehra Doğan - Parçalanmış birliktelik 2018, carcere di Diyarbakir, penna a sfera su pagina di atlante, 23x28 cm. Ph. Jef Rabillon

GIORGIO MELIS visualart

“Spazio Tempo” - t.m.su tela con nitro spray oro, olio e acrilico a spatola, 2 sfere in acciaio con acrilico a materia, 60x80 cm.

giorgiomelisvisualart@gmail.com

giorgiomelisvisualart



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KAMI

Y.Z. KAMI

Le sue presenze fluttuanti da Gagosian di

Flavio Ennante

Night Paintings

18 gennaio – 21 marzo 2020 Gagosian, Roma INFO T. +39 06 42086498 Da martedì a sabato 10.30 - 19.00

F

ino al 21 marzo abbiamo la possibilità di ammirare il lavoro di Y.Z. Kami (l’artista nato a a Teheran, vive e lavora a New York, nel 2007 ha partecipato alla 52a Biennale Arte di Venerzia) da Gagosian a Roma, nella mostra “Night Paintings”. I misteriosi dipinti di Kami presentano praticamente un’unica sfumatura di indaco mescolato a varie gradazioni di bianco. Questo gioco di colori mostra così delle presenze immateriali che volano nella notte buia, dei vapori, fumo, quasi al limite della rappresentazione concreta. L’arte di Kami è influenzata dal suo retaggio culturale, ma oramai guarda al futuro con una nuova consapevolezza filosofica e spirituale, quasi religiosa. Al Gagosian Shop è possibile trovare la monografia dedicata a Kami, edita da Skira e Gagosian, per approfondire il suo l operato, dal 1985 al 2018. s

G

agosian is pleased to present Night Paintings, an exhibition of new works by Y.Z. Kami. This is his first solo exhibition in Italy, following his participation in The Spark Is You, a group exhibition organized by the Parasol unit foundation for contemporary art, in conjunction with the 58thBiennale di Venezia, With their soft edges and shimmering biomorphic patterns, Kami’s paintings limn the boundaries between the earthly and the sublime. Subtly informed by his cultural heritage yet resolutely cosmopolitan and secular, Kami’s oeuvre communicates a philosophical and spiritual reflectiveness; at the same time, he visually obscures and anonymizes his subjects, preferring to approach broader questions of the infinite and the ineffable rather than delving into the specifics of a religious existence.

Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito www.gagosian.com

Y.Z. Kami - Night Painting II (for William Blake) 2017–18, olio su lino, 259.1x274.3 cm. © Y.Z. Kami

MARIA STEFANIA FUSO

M.S. Fuso - Anelito / Yearning - 2019, tecnica mista su tavola da riciclo, 118x87 cm.

mariastefaniafuso@hotmail.com

Fuso Maria Stefania Pittrice


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ART Innsbruck 2020 Johanna Penz chiude con successo la 24ª edizione di Vincenzo Chetta

N Vincenzo Chetta e Johanna Penz

Alcune opere presso lo stand BIANCOSCURO

I visitatori durante il vernissage

umerosi come sempre gli appassionati d’arte ed i collezionisti al vernissage del 15 gennaio, una festa a cui nessuno vuole mai rinunciare, come ormai da 24 anni a questa parte. “Hang on to your own vision, never give up and carry on relentlessly” (Aggrappati alla tua visione, non mollare mai e vai avanti incessantemente), è questo il motto di Johanna Penz che 25 anni fa ha istituito la prima fiera d’arte internazionale nell’Austria occidentale trasformandola in un punto fisso popolare e controverso nel calendario delle fiere e degli eventi regionali. Nel tempo, grazie alla sua coerenza, i suoi galleristi sono rimasti fedeli: infatti, diversi mesi prima del vernissage, la 24ª ART Innsbruck era già al completo. “Siamo sempre stati diversi dalle altre fiere d’arte, in quanto più colorati, diversi, glamour, questo è sempre stato un argomento di disputa. Ma ora è stato dimostrato e dimostrato che questo è esattamente ciò che i nostri espositori, artisti e visitatori apprezzano e amano l’arte di Innsbruck”, afferma Penz, “Offrendo un programma fieristico unico e straordinario, premiamo tutti coloro che ci hanno incoraggiato e coloro che non credevano in noi vedranno che ART Innsbruck è ancora un evento vivace e vigoroso.” La mostra collaterale di quest’anno è stata dedicata a John Kiki, che rappresenta perfettamente il focus di ART Innsbruck. L’arte di Kiki è unica e inconfondibile, un mix di pittura figurativa, astrazione e pop art. Come partner per questa mostra, Penz è stata in grado di coinvolgere la galleria WOS, a proposito, un’alleanza dei tre rinomati

galleristi e commercianti d’arte svizzeri Daniel Wahrenberger, Claudius Ochsner e Thomas Schafflützel, che hanno affascinato i visitatori dell’Art Salzburg Contemporary di Settembre con il loro straordinario spettacolo speciale dedicato a Pablo Picasso, il grande maestro del modernismo. WOS possiede la più grande collezione al mondo di questo straordinario artista originario di Cipro, che ha studiato tra l’altro presso la Camberwell School of Art e le Royal Academy Schools, e ha esposto le sue opere in punti caldi come la Royal Academy, la Hayward Gallery, le Serpentine Galleries come così come la OK Harris Gallery di Soho, New York. Kiki, nato nel 1943, trova la sua ispirazione soprattutto nell’antica mitologia, ma anche nell’osservare da vicino i suoi simili e le loro azioni. Oltre ai grandi nomi affermati dell’arte moderna nazionale e internazionale, come Niki de Saint-Phalle, Roy Lichtenstein, Pablo Picasso, Max Ernst, Christian Ludwig Attersee, Kiki Kogelnik ed Hermann Nitsch, la 24ª ART Innsbruck ha presentato molti talenti di una generazione più giovane, che sta per iniziare la propria carriera. La galleria Hartl di Vienna ha esposto opere del famoso artista tirolese Herbert Danler, scomparso nel 2011. Johanna Penz, inoltre, è particolarmente orgogliosa della partecipazione di Arts of Africa di Città del Capo, che ha presentato l’arte sudafricana. La 25ª edizione è già fissata per gennaio 2021, dal 14 al 17, il merito di questo quarto di secolo di successi va alla direttrice Johanna Penz, coal diuvata come sempre dal suo team. s

Lo stand BIANCOSCURO Art Magazine

I visitatori durante il vernissage

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ArteFiera Bologna 2020 Qualità e quantità di pubblico fanno la differenza di

Flavio Ennante

S

i è chiusa domenica 26 gennaio la 44ª edizione di ArteFiera, organizzata da BolognaFiere. Confermato il successo della manifestazione che ha registrato una crescita delle presenze di circa il 5 per cento rispetto al numero già cospicuo dell’anno passato, consolidandosi punto di riferimento per i collezionisti e gli appassionati d’arte. L’edizione 2020, la seconda guidata da Simone Menegoi e da Gloria Bartoli come vicedirettrice, ha accolto i visitatori nei padiglioni 15 e 18 del Quartiere fieristico di Bologna con la proposta artistica di 155 gallerie: 108 nella Main Section, 47 nelle tre sezioni curate e su invito: Fotografia e immagini in movimento, Focus e Pittura XXI, per un totale di 345 artisti coinvolti. 38 i partner e gli sponsor di questa edizione e 350 i collezionisti ospitati. Consenso unanime di pubblico ed espositori per la qualità complessiva della fiera e, in particolare, per le nuove sezioni: Focus (incentrata sulle ricerche artistiche della prima metà del XX secolo e del secondo dopoguerra) e Pittura XXI (dedicata agli artisti emergenti e mid-career che lavorano con questo medium). Molte e qualificate le presenze della Main Section; riconfermata l’importanza di Fotografia e immagini in movimento, la sezione che rappresenta le tendenze della fotografia e del video. 5 i Premi assegnati durante ArteFiera 2020: Premio per la pittura Mediolanum all’artista Michael Bauer (Galleria Norma Mangione, Torino); Premio Wide a due opere dell’artista Armin Linke (Galleria Vistamare, Pescara); Premio A Collection al duo The Cool Couple (MLZ Art Dep, Trieste); Premio Rotary alla galleria Pinksummer di Genova e

all’artista Luca Trevisani; Premio ANGAMC 2020 conferito a Roberto Casamonti, fondatore della Tornabuoni Arte. Sempre centrale in ArteFiera l’offerta del public program: la mostra L’opera aperta a cura di Eva Brioschi, che ha coinvolto le istituzioni pubbliche e private dell’Emilia-Romagna nell’ambito del ciclo Courtesy Emilia-Romagna; Oplà. Performing Activities a cura di Silvia Fanti (Xing), il programma di live arts di ArteFiera con gli artisti Luca Vitone, ZAPRUDER filmmakersgroup e Alessandro Bosetti; Welcome, il progetto speciale dell’artista Eva Marisaldi che ha accolto i visitatori all’ingresso del padiglione 18 con un’installazione di grande poesia. Da venerdì a domenica i Talk a cura di Flash Art hanno offerto occasioni di riflessione sui temi del dibattito artistico, mentre i laboratori della Fondazione Golinelli hanno coinvolto il pubblico di tutte le età nelle loro attività al confine tra arte e tecnologia. Ricco e versatile il programma di accoglienza ai collezionisti italiani e stranieri a cui si sono aggiunte, per il primo anno, le visite guidate in Fiera in collaborazione con un partner di eccezione: UBS. Apprezzata, infine, la cura che ArteFiera ha riservato al tema della gastronomia di qualità, con la presenza del punto ristorazione e vendita dei prodotti di eccellenza del territorio di FICO Eataly World Bologna e, per la Vip Lounge, le offerte di dettagli e dello special guest Giuseppe Palmieri, restaurant manager dell’Osteria Francescana, con l i piatti gourmet del suo “Da Panino”. s

L uca Cordero di Montezemolo con Simone Menegoi

Vittorio Sgarbi durante il vernissage

“L’opera aperta”, veduta della mostra

Alcuni visitatori durante i giorni di apertura

L’artista Alessandro Sciaraffa vicino alla sua opera esposta dalla Galerie Mazzoli

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“Welcome”, veduta della mostra

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Bergamo Arte Fiera e Italian Fine Art

Interazione e condivisione tra antico, moderno e contemporaneo di

Ettore Tiretto

I Vista esterna della Fiera di Bergamo

Studio Pivuelle Arte - S. Giovanni Valdarno

Galleria Melesi - Lecco

naugurate l’11 gennaio 2020 l’edizione 2020 di IFA – Italian Fine Art e BAF – Bergamo Arte Fiera, le due manifestazioni artistiche che ogni anno si svolgono presso il quartiere fieristico di Bergamo, sono state un successo. Molte le novità del 2020, tra cui l’esposizione di opere di Banksy, Warhol, Fontana e Yin Kun nel padiglione di BAF e opere di Artemisia Gentileschi, il Todeschini e Hendrik Frans van Lint nell’area dedicata a Italian Fine Art. Le oltre 150 gallerie presenti, nazionali e internazionali, hanno creato un inedito percorso che va dall’arte antica a quella moderna, fino a permettere di immergersi nel panorama artistico contemporaneo. “Bergamo si riconferma la capitale dell’arte nella stagione invernale”, dichiara Sergio Radici, Direttore Artistico delle mostre mercato, “Con i suoi 170 espositori abbiamo raggiunto il nostro obiettivo”. Partecipazione e condivisione: ecco le parole chiave di IFA-BAF 2020.

Domenica 12 gennaio a partire dalle ore 10:00 è stato possibile assistere alla performance di street-art diretta dall’artista milanese Leonardo Gambini e ai talk dell’arte curati da Cesare Biasini Selvaggi - giornalista e manager culturale - ideati con l’obiettivo di presentare al pubblico la situazione attuale del collezionismo e della figura del collezionista 3.0. Tra gli eventi collaterali anche la mostra fotografica dedicata a Gabriele Basilico, realizzata grazie all’omonimo archivio diretto da Giovanna Calvenzi e con la courtesy di ANCE Bergamo; l’esposizione delle principali opere dei pittori dell’Ottocento bresciani, un omaggio che IFA-BAF ha voluto offrire al territorio locale con la rappresentazione naturalistica propria della pittura en-plein-air del XIX secolo. Infine, la mostra esclusiva nella galleria centrale di Carlo Corsi, pittore italiano (Nizza 1879 / Bologna 1966) che vinse il premio Bergamo nel 1941 all’età l di 62 anni. s

Vernice Art Fair 2020

Con un’esclusiva novità di Daniela Malabaila

N

uova edizione della consolidata Vernice Art Fair a Forlì, dal 20 al 22 marzo, giunta così alla sua diciottesima edizione. Rimangono ormai un appuntamento fisso gli eventi Euro Expo Art ed il concorso per le scuole primarie e secondarie (quest’anno dall’attuale titolo “Terra, la mia casa”), oltre naturalmente all’immancabile installazione dello scultore cagliaritano Ignazio Fresu, che in questa edizione della rassegna propone “Nel pensier mi fingo”, opera che trae spunto da “L’Infinito” di Giacomo Leopardi (“Fingersi” è immaginare e dove ciò avviene è “nel pensier”). La 18ª edizione di Vernice Art Fair ospiterà anche una mostra esclusiva di Moreno Diana e Barbara Taglioni, coppia di artisti che insieme ha dato vita a INTAMOART, ed il consueto spazio quattroxquattro.com a cura di OscarDominguez e Matteo Lucca. Grande novità di questa edizione è il “BIANCOSCURO Award || Best Booth

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in Vernice Art Fair”, con il quale verrà premiato l’allestimento più efficace, lineare e adeguato alla manifestazione: sabato 21, alle ore 11.30 verrà proclamato il vincitore. Una fiera d’arte ricca di eventi e di l contenuti, da non perdere! s

Lo stand BIANCOSCURO a Vernice 2019

L’installazione di Ignazio Fresu a Vernice 2019

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Art Basel Hong Kong

Encounters: 12 ambiziose installazioni provenienti da tutta l’Asia di Vincenzo Chetta

A

rt Basel ha annunciato le 241 gallerie internazionali selezionate per la sua edizione 2020 a Hong Kong ed in occasione del suo 50° anniversario, Art Basel metterà in scena un ambizioso progetto artistico, che si svolgerà in tutte e tre le fiere. Il progetto partirà da Hong Kong il prossimo marzo, proseguendo a Basilea a giugno e concludendo a Miami Beach a dicembre 2020. Il progetto internazionale sarà organizzato da un team curatoriale con diversi background, sotto la direzione artistica del famoso curatore berlinese Kasper König. Nello specifico il progetto che vedrà luce a Hong Kong sarà seguito da Christina Li, già curatrice del Padiglione Hong Kong alla 58ª Biennale di Venezia (2019). Quest’anno Encounters si intitolerà “While We Are Here” e sarà a cura di Alexie Glass-Kantor, direttore esecutivo di Artspace a Sydney.

Encounters 2020 riunirà artisti di diversa estrazione e generazione. Nove delle opere esposte saranno presentate in anteprima a Hong Kong SAR, in Cina, tra cui: un nuovo intervento scultoreo a base tessile dell’artista rumeno novantenne Marion Baruch che mette in discussione i processi di produzione del settore dell’abbigliamento e l’uso delle risorse naturali. Alexie Glass-Kantor, la curatrice del settore, ha commentato: “Il contesto in cui viviamo modella il modo in cui affrontiamo il momento presente. Il nostro contesto culturale, le nostre esperienze e le nostre storie cambiano costantemente per creare nuove forme di conoscenza vernacolare. ‘While We Are Here’ rifletterà sull’impatto che abbiamo sul mondo che ci circonda e sull’impatto che il mondo in cui viviamo ha su noi stessi”. Per l’elenco completo degli eventi e delle gallerie visita il sito: artbasel.com/hongl kong s

Handiwirman Saputra, Tak Berakar, Tak Berpucuk - no. 7 (No Roots, No Shoots - no.7), 2011 © Gajah Gallery. Courtesy Art Basel

Marion Baruch, Endless Going Trying To Say, 2020 © Galerie Urs Meile, Ph. by Noah Stolz. Courtesy Art Basel

MIA Photo Fair

Al “The Mall”, Milano, dal 19 al 22 marzo 2020 di

Flavio Ennante

L

a squadra è pronta a scendere in campo, è stata definita la lista delle gallerie che parteciperanno all’edizione del decennale di MIA Photo Fair, la fiera italiana dedicata alla fotografia d’arte, diretta da Fabio Castelli e Lorenza Castelli. 87 gli espositori che nel quartiere di Porta Nuova a Milano, presenteranno al pubblico quanto di meglio il mercato riesce attualmente a proporre. Il nucleo consistente giunge dall’Italia. Un terzo delle gallerie proveniene dall’estero: dalla Francia, Belgio, Germania, Inghilterra, Paesi Bassi, Spagna, Ungheria, Svizzera, Grecia, Russia, Marocco, Turchia e Israele. Gli altri continenti saranno rappresentati da gallerie che arriveranno dagli USA, dalla Cina e dall’Australia. The Mall ospiterà, nei giorni di MIA Photo Fair, la mostra Beyond Photo-

Larry Marchant, “Breeze of Abandoned”, 1997, Plus X film shot in studio, Silver Gelatin Print on fiber base paper, 47x70cm. Courtesy Larry Marchant / Fine-Art Images Gallery

graphy Italia / Anni settanta, curata da Elio Grazioli, che presenterà le fotografie dei protagonisti italiani di quel passaggio determinante, dalla fotografia tradizionale di tipo documentario e di reportage, a quella definita sperimentale o estetica, tutta interna alle avanguardie artistiche, utilizzata da quegli “artisti che usavano la fotografia” come linguaggio d’arte contemporanea. Il percorso espositivo si articolerà in una serie di stand monografici in cui Galleria Clivio, Die Mauer, Galleria Elleni, Galleria del Cembalo, Il Ponte, Galleria Melesi e Photo & Contemporary, Galleria Six proporranno le opere di alcuni dei maestri che parteciparono a quella stagione, quali Lamberto Pignotti, Gianfranco Chiavacci, Aldo Tagliaferro, Paolo Gioli, Luca Maria Patella, Luigi Erba, Franco Fontana, Michele l Zaza. s

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Art Fair

biancoscuro

Fiere, manifestazioni ed esposizioni internazionali International fairs, exhibitions and exhibitions

Italia

MiArt 17-19 aprile 2020 www.miart.it

BERGAMO Bergamo Arte Fiera gennaio 2021 www.bergamoartefiera.it BOLOGNA Arte Fiera 22-24 gennaio 2021 www.artefiera.it

Affordable Art Fair 7-9 febbraio 2020 www.affordableartfair.com Grand Art ottobre 2020 www.grandart.it

FORLI’-CESENA Vernice ArtFair 20-22 marzo 2020 www.verniceartfair.it

Arte Forlì Contemporanea novembre 2020 www.fieracontemporanea.it GENOVA Arte Genova 14-17 febbraio 2020 www.artegenova.com

MILANO Mia Photo Fair 19-22 marzo 2020 www.miafair.it

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MONTICHIARI (BS) Expo Arte 9-11 maggio 2020 www.expoartemontichiari.it

Pavia Art Talent 28-29 novembre 2020 www.patpavia.it TORINO Artissima 6-8 novembre 2020 www.artissima.art

Paratissima 6-8 novembre 2020 www.paratissima.it

BASEL (CH) Art Basel june 18-21, 2020 www.artbasel.com

VENEZIA La Biennale di Venezia mag. - nov. 2021 www.labiennale.org Liste Basel june 18-21, 2020 www.liste.ch

VERONA ArtVerona 16-18 ottobre 2020 www.artverona.it PARMA ArtParma 29 feb.- 8 mar. 2020 www.artparmafair.it PER INFORMAZIONI: SEGRETERIA ORGANIZZATIVA: +39 049 8800305

AMSTERDAM (NL) Affordable Art Fair oct. 29-nov. 1, 2020 www.affordableartfair.com BARCELONA (E) Loop Fair november 17-19, 2020 www.loop-barcelona.com

PADOVA Arte Padova novembre 2020 www.artepadova.com

PAVIA PaviArt 4-5 aprile 2020 www.paviart.it

Europe

VICENZA ArtVerona 14-16 marzo 2020 www.artevicenza.net

BERLIN (D) Berlin Art Week september, 2020 www.berlinartweek.de Art Berlin september, 2020 www.artberlinfair.com

Positions Berlin september, 2020 www.positions.de


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BRUXELLES (B) Art Brussels april 23-26, 2020 www.artbrussels.com

MADRID (E) Art Madrid feb. 27-mar. 3, 2020 www.art-madrid.com

Brafa jan. 25-feb. 2, 2020 www.brafa.be

MARBELLA (E) Art Marbella july 29-august 2, 2020 www.marbellafair.com

CHESTER (ENG) Chester Arts Fair november 13-15, 2020 www.chesterartsfair.co.uk COLOGNE (D) Art Cologne april 23-26, 2020 www.artcologne.com

MONTE-CARLO (MC) Art Monte-Carlo may 1-3, 2020 www.artmontecarlo.ch MONTREUX (CH) Montreux Art Gallery november 4-8, 2020 www.mag-swiss.com

GENEVE (CH) Art Genève jan. 30-feb. 2, 2020 www.artgeneve.ch KARLSRUHE (D) Art Karlsruhe february 13-16, 2020 www.art-karlsruhe.de INNSBRUCK (A) Art Innsbruck january 14-17, 2021 www.art-innsbruck.at

PARIS (F) Fiac october 22-25, 2020 www.fiac.com Art Paris april 2-5, 2020 www.artparis.com

VIENNA (A) LONDON (ENG) Vienna Contemporary Frieze London september 24-27, 2020 october 8-11, 2020 www.viennacontemporary.at www.frieze.com ART SALZBURG CONTEMPORARY & ANTIQUES INTERNATIONAL ZURICH (CH) London Art19 Fair– 21 OTTOBRE Art International 2018 Zurich CENTRO FIERA DI SALISBURGO january, 2021 october 1-4, 2020 www.londonartfair.co.uk www.art-zurich.com Bild: Roman Träxler

11.00 – 1900 – 1700

DUBAI (UAE) Art Dubai march 25-28, 2020 www.artdubai.ae HONG KONG (CN) Art Basel Hong Kong march 19-21, 2020 www.artbasel.com

Affordable Art Fair may 17-19, 2020 www.affordableartfair.com MEXICO CITY (MEX) Zona MACO february 5-9, 2020 www.zonamaco.com

fiera internazionale d’arte contemporanea, classico moderno & antiquariato | 19° – 21° secolo

NEW DELHI (IND) India Art Fair jan. 30 - feb. 2, 2020 www.indiaartfair.in NEW YORK (USA) Art NewYork may 7-10, 2020 www.artnyfair.com ArtExpo NewYork april 23-26, 2020 www.artexponewyork.com

Affordable Art Fair march 26-29, 2020 www.affordableartfair.com SHANGHAI (CN) Shanghai Art Fair september, 2020 www.sartfair.com SINGAPORE (SGP) Affordable Art Fair november 20-22, 2020 www.affordableartfair.com TOKYO (J) Art Fair Tokyo march 20-22, 2020 www.artfairtokyo.com

MIAMI BEACH (USA) Art Basel Miami Beach december 3-6, 2020 www.artbasel.com

ISTANBUL (TR) CI contemporary istanbul – 20 GENNAIO september2019 24-27, 2020 O FIERA INNSBRUCK contemporaryistanbul.com

nsbruck.com

CHICAGO (USA) Expo Chicago september 24-27, 2020 www.expochicago.com

SALZBURG (A) Art Salzburg Contemporary september, 2020 art-salzburg-contemporary.com

A INTERNAZIONALE CONTEMPORANEA | 19°– 21° SECOLO

rincipale A

World

MOSCOW (RUS) Cosmoscow september, 2020 www.cosmoscow.com

TORONTO (CDN) Art Toronto october, 2020 www.arttoronto.ca VANCOUVER (CDN) Art! Vancouver april 16-19, 2020 www.artvancouver.net Per visualizzare l’elenco completo aggiornato inquadra con il tuo smartphone il codice QR e collegati al nostro sito ufficiale: w w w.b ian c o s c u ro.it /ar t -fai r s

In contemporanea alla più importante fiera austriaca di auto d‘epoca. www.art-salzburg-contemporary.com

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on un aereo diretto, da Lhasa tornai a Xi’an, salutai la mia guida Cinese ShuiShé e mi imbarcai con un nuovo volo verso l’India. Mentre attraversavo il Gate (passeggiando all’indietro), riflettevo: “Le nostre origini sono molto più complesse di quelle semplificate nei libri di storia”. Ma qualche istante dopo essermi accomodata nella mia poltrona di viaggio, da dietro come al suo solito, sbucò con ciglio indagatore ShuiShé. Con sorriso da scherzo avvenuto e con quel suo particolare accento mi chiese: “Ora dove siamo diretti?”. Non troppo sorpresa risposi: “Nel caso ti volessi aggregare, andiamo alla ricerca di tavolette in argilla e corteccia di betulla perdute. E laggiù ci aspetta un esperto di linguaggi, Emiri la mia guida Kahuna, vedrai, ti piacerà”. Annuendo, quasi strisciando, sprofondò nel sedile e iniziò a favoleggiare: “In India esistono pittogrammi, antichi libri e tavolette in sanscrito, che raccontano di creazione e distruzione all’origine preistorica della civiltà. Racconti epici che riprendono antichi oracoli tramandati in tutto il globo, che si trovano anche incisi in alcune tavolette sumere. Ma la lingua sumera a differenza di quella sanscrita, è una lingua irrelata, come il basco o l’ainu, ossia di origine sconosciuta e dunque isolante. Perciò, com’è possibile che culture così distanti riportino qualcosa d’identico, se non ci fosse alla base una fonte di verità?”. Abbassai la testa, e giocherellando con le dita sulla fronte risposi: “Forse c’è la possibilità che siano fatti accaduti molto

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96 Mohenjodaro, antica civiltà indo © Photo by Adele Arati

[15ª puntata]

Le terre di mezzo, i percorsi del mito, il cammino piramidale dell’essere

Passeggiando all’indietro: l’India di Centro/Nord

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tempo prima, quando vi era un linguaggio, un Albero di Babele ed un’origine comune da noi dimenticata, non credi? È noto che il linguaggio, come la genetica, riesce a ricostruire l’albero genealogico umano e i suoi percorsi storici. Sai, Emiri è un esperto di grafemi, ed è pronto ad aiutarci in questo percorso, dobbiamo seguire con l’intuito le somiglianze e ricostruire i fili-rami mancanti di questa nostro Albero di vita”.

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In India, oltre la nebbia dei soliti percorsi battuti dal turismo di massa, vi sono luoghi misteriosi ancora integri e che hanno qualcosa d’importante da raccontarci. Dobbiamo recarci nel suo Centro ed in seguito al Sud per trovare reperti significativi, ma ne esistono anche al Nord, oggi attuale regione Pakistana del Sindh, un tempo culla delle civiltà neolitiche della valle dell’Indo. Con le sue antiche città, stranamente radioattive: Mohenjo-Daro e Harappa, situate sulla riva del fiume Indo nell’omonima valle e con architetture ingegneristiche estremamente avanzate per l’età di appartenenza. Inoltre abbiamo già scritto del suo confine nord-orientale, il Nepal, la via per il Tibet. Ed è proprio da questa gelida strada che antichi manoscritti indiani arrivarono a Shigatse, per essere conservati. (Ma ero sicura che in India qualcosa d’importante era rimasto e necessario per dipingere la mia tela) All’aeroporto di Nuova Delhi mi aspettava Emiri, con lui c’era Morya, un amico e autista indiano. Oltre al nome vagamente famigliare, aveva dipinto in fronte uno strano simbolo, simile a quello del vecchio incontrato alle canarie sul Teide e al Cenobio di Valeron. Inoltre, come Emiri, aveva gli occhi chiari nonostante la pelle olivastra. Morya, attraversando la nebbia, in mezz’ora ci condusse alla stazione della capitale, per salire su un treno (con posti pre-assegnati per stranieri) con non pochi problemi, considerando l’inserimento a sorpresa di ShuiShé, ci dovemmo stringere, iniziammo ad essere un team. Ci dirigemmo verso la regione del Madhia Pradesh, il cuore dell’India, il suo stato più esteso appena usciti dai suoi gremiti centri nevralgici, un paese profondamento agricolo, il quale ricorda

Taj Mahal, India turistica © Photo by Adele Arati

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per certi aspetti paesaggistici le pianure Europee meridionale e orientali. Dovevamo passeggiare all’indietro per ritrovare le colonne portanti della storia di cui siamo orfani, anche scritta in antichi testi in sanscrito, quell’antico gergo che si presuppone ispirato al proto-pelasgico e precedente al sumero. Emiri dinnanzi a me, mentre il treno viaggiava spedito verso Bhopal, iniziò a guidarci nella conoscenza dell’origine del linguaggio: “Il sanscrito ha dunque un’origine indoeuropea, nella sua sottofamiglia indo-iranica e quest’ultima raggruppa anche altri idiomi: ellenico, celtico, germanico, baltico, slavo, albanese, armeno, e uno delle radici italiche. Queste, in seguito, per avvenimenti della storia, ebbero conseguenti diramazioni molto dibattute e solo alcune oggi maggiormente utilizzate: il pelasgico, il messapico, il greco, le latine, il cinese, l’inglese, il britannico, il tedesco e il celtico. Ma dobbiamo fare altri passi indietro per trovare una lingua comune a tutte, definita nostratica, che va a raggruppare all’indoeuropeo appena menzionato, quelle afro-asiatiche, uraliche, altaiche, caucasiche, sino-tibetane e infine alle dravidiche dell’India. Ma se arretriamo ulteriormente troviamo una lingua madre (da tempo ricercata) che, uscita dall’Africa, maturò nel nostratico, nelle lingue native (amerinde, mundo-polinesiane, bantù-sudanesi e indocinesi), e in tutte le altre non ancora decifrate. Per concludere, una prova a favore di un “Albero Comune” è la particolarità dell’indocinese, un tempo considerata anch’essa una lingua isolante: in realtà si è scoperto che era nata flessiva, e trasformata solo in un secondo tempo in monosillabica. Questo vale anche per l’agglutinante altaica, delle popolazioni delle terre di mezzo”. Mentre la mia guida Kahuna portava avanti il suo discorso, la mappa mentale delle mie ricerche preistoriche si illuminava nei Punti chiave e diventava tutto così logico. Esclamai: “È sorprendente come questo tuo discorso ci faccia capire a colpo sonoro immaginativo, le implicazioni storiche della scelta di navigare per mare, piuttosto che affrontare i percorsi delle terre di mezzo”. ShuiShé essendo contemporaneamente cinese e appartenente alle terre di mezzo, rimase per un attimo frastornato e domanIndia del Nord © Photo by Adele Arati

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dò: “Ma cosa si intende per “lingua madre” e cosa significa la parola “flessiva”?”. Emiri, guardandomi con complicità rispose: “Tale tipicità consiste nell’idea di fondo nata da una situazione primordiale. Il bisogno primario era arrivare a comunicare. Il flessivo primitivo era alla base, si è poi semplificato e criptato per motivi superiori. Ascoltando le antenate guide Kahuna del Pacifico, si oracola che la Lingua Madre fosse matematica e avesse un’algoRitmica sonorità danzante, che veniva denominata TaSenzar, caratteristica che troviamo nel sanscrito”. In Realtà in quel momento anch’io fui perplessa, perché senza conoscere le prove a sostegno, rimanevamo nel campo delle ipotesi. Ma in seguito tutto mi fu più chiaro, l’importante restava trovare l’errore di fondo della Storia, che in quel discorso si evidenziava così chiaramente. È arrivato il momento di mettere il nostro 18esimo punto: “C’è la possibilità che la traccia linguistica racconti la derivazione ed il cammino dei popoli come la genetica, ed entrambe le ricerche si possano completare in un quadro importante. Se poi intrecciamo tale trama ai miti della storia ed alla ricerca paleontologica, ne esce un interessante dipinto di fili intrecciati.”

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[...] continua sul prossimo numero di BIANCOSCURO

Ora dovevamo restare su questo cammino inverso, alla ricerca dell’Albero di Babele, dei suoi rami abbattuti e con i fili della conoScienza ricostruire il substrato di quell’unica cultura di fondo. Seguiamoci nel nome dell’Arte, perché ci porterà all’origine della nostra Cultura e delle Origini di cui siamo orfani. Prossima direzione il Centro dell’India, nuovi misteri da inserire nel quadro d’insieme ci aspettano. Adele Arati Ogni riferimento a cose e persone è puraMente casuale, le parti culturali sono Vere, ma intrecciate dai fili della Fantasia Crea_R_ Evolutrice; i testi sono liberamente tratti dai miei futuri Romanzi Artistici Fanta ma Scientifici. <Opere d’art’è di Scrittura CreAttiva, Parole con apPunti, Tavole AlgoRitmiche d’artiStà>

Simbolo universale © Photo by Adele Arati

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Katariina Mansikkaniemi Emozioni su tela

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atariina Mansikkaniemi, artista finlandese, vanta una buona carriera internazionale; si è fatta conoscere in Europa con alcune mostre personali sia in Finlandia che a Roma e Piacenza in Italia, senza dimenticare la sua partecipazione a molte mostre in Gallerie di pregio e Musei anche in Spagna, Germania, Svizzera, Stati Uniti e Canada. Il tramite che usa per raccontare le sue storie è l’olio su tela, con il quale affronta la condizione umana,

sia attraverso la mitologia che con temi della vita odierna. Non solo l’umanità raffigurata nei ritratti (come Hypnos), ma anche il modo con cui ci si relazione con l’ambiente esterno, con la natura (come in Doria, in cui la persona è raffigurata in un contesto naturale che quasi prevale su di lei, ma al contempo le crea l’ambiente adatto alla sua condizione emotiva). Le parole di Katariina ci fanno comprendere ancora meglio il suo obiettivo: “Sono incuriosita dalla storia inespressa dietro l’aspetto ed i gesti di una persona”. Così racconta la vicenda umana, con pennellate veloci e cromie reali, per catturare ed esprimere la profondità dei sentimenti umani. Daniela Malabaila INFO katamans@hotmail.com [1] Doria, 2019, oil on canvas, 81x65 cm. [2] Hypnos, 2019, oil on canvas, 65x81 cm.

Carlo Magnolfi

P atrizia b alzamo www.patriziabalzamo.it

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pat.balzamo@gmail.com

carlo.magnolfi@alice.it CarloBalzamo Magnolfi Patriza Balzamo Patriza

C.Magnolfi - “La barca dei Folli” nov.2019, olio su tela, 50x60 cm.


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Qazim Arifi Raffinatezza e grandi capacità esecutive di

Ettore Tiretto

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rtista nato a Permet (Albania) nel 1942. È uno scultore di ambito figurativo, in special modo ritrattistico. Vive e lavora tra Tirana e Chicago. La sua produzione comprende opere in bronzo che trasmettono un senso di classicità, ma al tempo stesso personalità ed emozioni del soggetto. Qazim predilige l’utilizzo di argilla, gesso, bronzo, marmo, pietra e legno; le sue tematiche sono ritrattistica moderna, sviluppo scultureo, figurativo classico, letterario e filosofico. La sua formazione artistica comincia in Albania alla scuola “Jordan Misja”, nella sezione scultura, sotto la direzione della Prof. Kristina Koljaka di formazione Italiana (Firenze). Dal 1960 ha iniziato a studiare scultura presso l’Instituto Superiore di Arte, sotto la direzione del Prof. Shaban Haderi di formazione russa(Accademia di Belle Arti di Leningrado, oggi San Pietrobur-

go). Ha partecipato a diverse mostre nazionali (1965 - 1970), ma tra il 1970 ed il 1990, per importanti impegni nelle strutture del commercio estero albanese, ha dovuto interrompere la propria attivita artistica, allontanandosi dal mondo dell arte. Dal 1991 si dedica con continuità all’attivita artistica riscuotendo eccellenti risultati. Svolge la sua attività artistica tra l’Albania, l’Italia e gli USA. Partecipa a numerose mostre nazionali e internazionali esponendo in Albania, Italia, Spagna, Germania, Belgio, Ungheria, Kosovo e Monte-Carlo. Le sue opere sono pubblicate in vari cataloghi e riviste specializzate del settore. Diverse sue sculture sono inoltre presenti in collezioni pubbliche e private. Infatti il suo lavoro è apprezzato da autorevoli critici di fama internazionale e storici dell’arte, quali il Prof. Paolo Levi, Vittorio Sgarbi e molti altri, che hanno dedicato alla sua produzione significative recensioni.

La convincente scultura di Qazim Arifi nasce da una sapiente e meditata realizzazione d’ambito figurativo: le sue opere trasmettono un senso di antica classicità. Ci si trova dinnanzi a intuizioni immaginifiche eseguite, a livello plastico e formale, in modo ineccepibile. Esprime tramite la bellezza formale del costrutto, l’idealizzazione del soggetto, interpretata da un colto artista contemporaneo. Raffinatezza d’esecuzione e grandi capacità espressive, rendono il maestro in grado di essere ritenuto un importante esponente della scultura contemporanea. Paolo Levi

Ritratto della ragazza, 2008 , Bronzo, 50x41x33 cm.

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QAZIM www.qazimarifi.com

Ritratto di vecchio 2017 bronzo 73x63x44 cm.

Ritratto di Arturo Schwarz 2018 bronzo 95x75x60 cm.

Ritratto di Gazmend Leka 2004 bronzo 41x30x30 cm.


ARIFI qazim.arifi.marazzi@gmail.com

Ritratto di Naxhi Bakalli 2015 bronzo 72x51x41 cm.

Ritratto di Oprah Winfrey 2013 bronzo 89x75x60 cm.

Ritratto di Papa Francesco 2016 bronzo 120x110x75 cm.



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Dany Charlotte Rodriguez 25 anni di carriera artistica

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’urgenza artistica che si nota nelle opere di Dany Charlotte Rodriguez è sapientemente modulata in chiave armoniosa, quasi musicale. L’artista francese (che si sposta tra la Loira e la Costa Azzurra), ha una lunga carriera alle spalle: sono quasi 25 anni che dipinge, esplorando tecniche e materiali. La gavetta lunga dieci anni, trascorsa in un laboratorio di disegno e pittura, l’ha portata a dove è ora, al suo momento artistico. “Suo” perchè la Rodriguez non si è mai avvicinata a determinate correnti, non è rimasta affascinata dalle mode del momento, ha sempre studiato e ricercato per trovare la sua cifra stilistica, sfociata poi in un astratto carico di energie. “Di fronte alla mia tela bianca, dispongo tutta la mia energia creativa”, così l’artista si racconta, dando dunque ragione all’impressione ricca di energia che danno a prima vista le sue opere. Ognuna

racconta un momento diverso, possiamo ammirarli senza leggerne i titoli ufficiali, trovare nei colori carichi e nelle sfumature la “nostra” storia; possiamo capire il gesto dell’artista, veloce eppure preciso nel creare musicalità all’interno dell’opera stessa. Leggere e dinamiche, le opere create da Dany Charlotte sono immediatamente leggibili, non si nascondono dietro ai tecnicismi (nonostante si noti la grande dote tecnica dell’artista), rendono emozioni palpabili. Nella sua lunga carriera ha esposto al grande pubblico in diversi eventi artistici a Parigi e sulla Costa Azzurra, ma anche a Bordeaux e a Vandea (dove espone come artista permanente), ma è possibile trovare le sue opere anche alla casa d’aste Drouot di Losanna. L’arte fresca ed intuitiva di Dany Charlotte Rodriguez trasforma le sue emozioni nelle nostre, creando un circolo energetico in cui rimaniamo catturati. Daniela Malabaila

Surprise Party acrilico, 80x80cm.

Sopra: Metamorphose acrilico, 80x80cm. Sotto: Zizanie acrilico, 150x100 cm.

L’Artista nel suo Atelier

INFO

https://rodriguez.guidarts.com FB Dany Charlotte Rodriguez

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Annette Tan Arte e trasporto emotivo

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’artista californiana (ma cinese di nascita) prosegue la lunga strada verso il successo della sua carriera artistica. Viene da chiedersi come le sia stato possibile per Annette Tan sopire l’amore per l’arte in quegli anni in cui non ne faceva professione, e anzi si faceva forse scrupolo di iniziare una carriera nel mondo artistico.

Il suo talento, unito agli studi tecnici per gestire al meglio acquarello e acrilico, crea sulla tela in maniera leggera, senza ostentare, senza incidere, ma lasciando morbide e intatte le atmosfere dei luoghi che ritrae. I suoi paesaggi continuano a incantare l’osservatore, portandolo ogni volta in un luogo ed in un momento differente, avvolgendolo nelle proprie emozioni.

Attraverso le opere di Annette, possiamo passare dal tramonto di fine giornata carico di colore (ma oscurato da qualche nube passeggera, proprio come può essere stata una normale giornata di ognuno di noi), all’incontaminato sfogo di una cascata fra montagne e foreste, in una stagionalità resa nota dal colore delle foglie. Nulla è dunque lasciato al caso, l’artista non ha voluto ritratte il luogo in un momento qualsiasi, ma proprio in quel particolare periodo, forse facendo un parallelo tra l’autunno astronomico e quello che emotivo, che può arrivare nella nostra vita con tutta la sua malinconia, ma che può ritemprarci come gli schizzi d’acqua portati dal vento. Daniela Malabaila

Sopra: Annette Tan - Waterfall 2014, acrilico su tela, 18” x 24” A sinistra: Annette Tan - Afterglow 2018, acrilico su tela, 16” x 20”

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Pompei 79 d.C. al FMAV-MATA La celebrazione della civiltà a riflessione sull’umanità di Lucia Garnero

G Sopra: Kenro Izu - Pompei, Casa di Arianna - 2016, stampa inkjet, 61x76 cm. © Kenro Izu Courtesy Fondazione di Modena - Fondazione Modena Arti Visive Sotto: Kenro Izu - Pompei, Necropoli di Porta Nocera - 2016, stampa al platino, 42,5x55 cm. © Kenro Izu Courtesy Fondazione di Modena - Fondazione Modena Arti Visive

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li spazi della Fondazione Modena Arti Visive, nel complesso edilizio dell’ex Manifattura Tabacchi, ospitano, dal 6 dicembre al 13 aprile, gli scatti di Kenro Izu, nel corso dell’evento espositivo, esito del progetto iniziato nel 2015, in collaborazione con Fondazione Fotografia Modena, dedicato alla città campana all’indomani dell’eruzione del Vesuvio avvenuta nel 79 d.C.. Protagonisti indiscussi della mostra Requiem for Pompei, a cura di Chiara Dall’Olio e Daniele De Luigi, sono i resti dell’antica Pompei, come emersi nel corso degli scavi archeologici, a partire dagli edifici per arrivare alle forme esatte dei corpi degli abitanti nel momento in cui sono stati travolti dalla colata lavica. Il Parco archeologico di Pompei ha infatti concesso in prestito, per l’occasione straordinaria, alcune riproduzioni dei celebri calchi in gesso delle vittime dell’eruzione, eseguiti sui vuoti che hanno lasciato sotto la coltre pietrificata, in modo che venissero esposti insieme agli scatti dell’artista. La volontà del fotografo giapponese, noto per aver ritratto i più importanti siti archeologici del mondo, è, innanzitutto, quella di condividere con l’osservatore il dialogo tra la distruzione, scaturita dalle rovine, e quanto è rimasto, all’indomani dell’eruzione; gli scatti di Kenro Izu danno forma al dolore del dramma, restituen-

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KENRO IZU Requiem for Pompei

FMAV MATA, Modena December 6, 2019 - April 13, 2020

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rom 6 December 2019 to 13 April 2020, Fondazione Modena Arti Visive is hosting a captivating exhibition dedicated to Pompeii, curated by Chiara Dall’Olio and Daniele De Luigi, at one of its venues: FMAV MATA – Ex Manifattura Tabacchi. The exhibition is co-promoted by Pompeii Archaeological Park which is lending some reproductions of the famous plaster casts of the victims of the eruption for the occasion and will then host the exhibition on site in Pompeii. Headlining the exhibition is Japanese photographer Kenro Izu (Osaka, 1949), whose lasting fascination with the remnants of ancient civilizations has led to the creation of a series of images captured at the most important and best-known archaeological sites in the world. In Modena, Kenro Izu will be presenting Requiem for Pompei, a project he began in 2015, in collaboration with Fondazione Fotografia Modena, dedicated to the Campanian city. The exhibition presents 55 previously unseen photographs donated by the Japanese artist to the Fondazione di Modena, in a lyrical vision of what was left behind in Pompeii the day after the l eruption of Vesuvius in 79 AD. s

Sopra: Kenro Izu - Pompei, Foro 2016, stampa al platino, 55x42,5 cm. © Kenro Izu Courtesy Fondazione di Modena Fondazione Modena Arti Visive

Kenro Izu - Pompei, Tempio di Apollo 2016, stampa al platino, 42,5x55 cm. © Kenro Izu Courtesy Fondazione di Modena Fondazione Modena Arti Visive

KENRO IZU

Requiem for Pompei

06 dicembre 2019 - 13 aprile 2020 FMAV - MATA, Modena INFO T. +39 059 2032919 info@fmav.org Mercoledì, giovedì e venerdì 11.00/13.00 - 16.00/19.00 Sabato, domenica e festivi 11.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.fmav.org

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do al contempo, in chi guarda, un profondo senso di distruzione e meraviglia. La rassegna espositiva di Modena propone una selezione di 55 immagini inedite in bianco e nero, che, come spiega Daniele Pittèri, direttore di Fondazione Modena Arti Visive: “Tessono la partitura per un requiem della civiltà contemporanea, su cui incombe la possibilità della catastrofe. [...] Kenro Izu prefigura un futuro amaro per l’umanità, immemore del passato e incapace di valutare le conseguenze del proprio agire». Massimo Osanna, direttore del Parco Archeologico di Pompei, sottolinea, al riguardo, che:“Pompei rappresenta, oltre che la testimonianza di una civiltà, anche un simbolo, una riflessione sulla vita e sulla morte, declinati a seconda della sensibilità di ogni epoca l e artista”. s

Kenro Izu - Ercolano, Terme suburbane 2016, stampa inkjet, 76x61 cm. © Kenro Izu Courtesy Fondazione di Modena Fondazione Modena Arti Visive

www.excellenceartgallery.com giuseppe@excellenceartgallery.com organised by:

ARTE+EVENTO Giuseppe Carnevale


8A Mostra Mercato d’Arte MODERNA & CONTEMPORANEA

Pavia paviart.it

PaviArt

deaservizi_arte

4-5 Aprile 2020

PALAZZO ESPOSIZIONI P.LE EUROPA VERNISSAGE 3 APRILE ORE 18 ORARI SABATO &DOMENICA 10:30/19:30 INFOLINE DEA SERVIZI Tel. 0382.483430 Cel. 333.7296957

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L’architettura fotografata Louis Kahn nelle fotografie di Roberto Schezen di Ettore Tiretto

“A Entrambe le immagini qui sotto: Louis Kahn Sher-e-Bangla Nagar National Capital, Dhaka, Banglades Photo: Roberto Schezen, 2001 circa Courtesy: Fondazione MAXXI

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rchitettura, silenzio e luce. Louis Kahn nelle fotografie di Roberto Schezen”: così si intitola la mostra realizzata in occasione dell’acquisizione, nelle Collezioni di Fotografia del MAXXI Architettura, del Fondo donato da Mirella Petteni Haggiag. Il MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo, la ospita negli spazi del Centro Archivi, è a cura di Simona Antonacci ed Elena Tinacci, e sarà visitabile per lungo tempo, fino al 2 giugno di quest’anno. La mostra pre-

senta il corpus realizzato dal fotografo milanese Roberto Schezen (architetto di formazione, scomparso nel 2002, iniziò la sua carriera come fotografo nei primissimi anni Settanta, collaborando prima con l’agenzia Documents For Press poi con Gamma di Parigi, per poi interessarsi alla fotografia pubblicitaria e infine dedicarsi quasi interamente a quella d’architettura.) per una delle principali monografie su Louis I. Kahn (architetto di origini estoni, vissuto dai 4 anni di età negli Stati Uniti, docente prima a Yale e poi all’Università della Pennsylvania. Si afferma a livello internazionale diventando presto un maestro dell’architettura del Novecento: nei suoi progetti ricerca l’archetipo, la luce diventa un elemento fondamentale delle sue architetture), curata da Joseph Rykwert e pubblicata da Abrams nel 2001. L’esposizione è divisa in due parti e mostra i principali progetti di Kahn: dall’Indian Institute of Management di Ahme-

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dabad al Kimbell Art Museum di Forth Worth, dalla Phillips Exeter Library in New Hampshire all’Assemblea Nazionale di Dacca. Possiamo vedere questi edifici dal punto di vista di Roberto Schezen, che ha amato l’operato di Kahn e dal quale colse l’occasione di riflettere anche sulla propria ricerca: che ha trovato nei suoi progetti un’occasione per riflettere sulla propria ricerca: la luce, l’ombra e l’ordine sono elementi noti sia nell’architettura che nella fotografia. Una lunga parete accoglie il visitatore con riproduzioni realizzate a partire dalle diapositive 6x6 a colori: lunghe ombre proiettate dagli edifici, i vuoti neri e profondi, fanno comprendere quanto sia vera la precedente affermazione sugli elementi comuni tra le due materie. Possiamo vedere inquadrature più classiche, rigide e rigorose, e poi viste decisamente più inusuali, dettagli stranianti in cui l’interpretazione di Schezen appare più libera e sperimentale. Proseguendo nella visita, possiamo ammirare anche le stampe d’archivio realizzate dall’autore, insieme ai negativi in bianco e nero, alle diapositive 6x6 e alle 35mm con iscrizioni autografe. Anche il silenzio è un elemento comune al lavoro di Kahn e Schezen, ed in mostra è interrotto solo dai pensieri dell’architetto, che danno una lettura diversa, un perl corso in più, oltre quello visivo.s ARCHITETTURA, SILENZIO E LUCE

Louis Kahn Salk Institute for Biological Studies La Jolla, California Photo: Roberto Schezen, 2001 circa Courtesy: Fondazione MAXXI

Louis Kahn Library, Phillips Exeter Academy Exter, New Hampshire Photo: Roberto Schezen, 2001 circa Courtesy: Fondazione MAXXI

Louis Kahn Sher-e-Bangla Nagar National Capital, Dhaka, Banglades Photo: Roberto Schezen, 2001 circa Courtesy: Fondazione MAXXI

Louis Kahn nelle fotografie di Roberto Schezen 20 febbraio - 10 maggio 2020

Centro Archivi MAXXI Architettura, Roma INFO T. +39 06 3201954 infopoint@fondazionemaxxi.it Martedì, venerdì e sabato 11.00 - 20.00 Mercoledì, giovedì e domenica 11.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.maxxi.art

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Louis Kahn Sher-e-Bangla Nagar National Capital, Dhaka, Banglades Photo: Roberto Schezen, 2001 circa Courtesy: Fondazione MAXXI

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Memoria e Passione. Da Capa a Ghirri I maestri della fotografia in mostra a Torino di Mario

Gambatesa

Mario De Biasi Gli italiani si voltano, Moira Orfei, 1954 © eredi di Mario De Biasi

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Michele Zaza Mimesi, 1974 © Michele Zaza

e sale di CAMERA a Torino, aprono il nuovo anno con un mostra intitolata “Memoria e Passione. Da Capa a Ghirri”. In questa esposizione, aperta al pubblico dal 20 febbraio al 10 maggio prossimo, la storia diventa lo sfondo su cui si sviluppano innumerevoli racconti. Questa mostra è soprattutto la storia di un collezionista, Guido Bertero, che, a partire dalla fine degli anni Novanta ad oggi, ha raccolto circa duemila stampe. Lui stesso dice: “Quando compro una fotografia compio lo stesso atto di quando compro un’opera d’arte. La scelta è dettata dal gusto,[…] quando conosco l’autore ne riconosco l’originalità e, se non è possibile ne valuto la sua storia, la sua origine e le appartenenze successive”. Tra queste numerose opere, i curatori ne hanno scelte più di duecento, realizzate da circa cinquanta

autori provenienti da tutto il mondo: tra i tanti, spiccano i nomi di Bruno Barbey, Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Robert Capa, Lisetta Carmi, Henri Cartier-Bresson, Mario Cattaneo, Carla Cerati, Mario Cresci, Mario De Biasi, Mario Dondero, Alfred Eisenstaedt, Luigi Ghirri, Mario Giacomelli, Jan Groover, Mimmo Jodice, William Klein, Herbert List, Duane Michals, Ugo Mulas, Ruth Orkin, Federico Patellani, Ferdinando Scianna, Franco Vimercati e Michele Zaza. I protagonisti di queste fotografie sono contadini, preti, famiglie, nobildonne, militari, bambini e soprattutto i fotografi che, con gli accenti e le lingue più disparate, hanno impresso su pellicola il ricordo di queste vicende. In mostra, ci sono alcuni degli scatti più riconoscibili di questo periodo, capolavori che hanno fatto la storia della fotografia internazionale come “La strada per Palermo”, rea-

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MEMORIA E PASSIONE. DA CAPA A GHIRRI Capolavori dalla Collezione Bertero 20 febbraio - 10 maggio 2020

CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia, Torino INFO T. +39 011 0881150 camera@camera.to Lunedì 11.00 - 19.00 Da mercoledì a domenica 11.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

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lizzata da Robert Capa nel 1943, “American girl in Italy, Firenze” di Ruth Orkin del 1951 e il reportage dedicato all’Italia da Henri Cartier-Bresson nel 1952. Proseguendo troviamo “Gli italiani si voltano” (1954) di Mario De Biasi; i due amanti appartati fra le dune di un lido veneziano, scovati da Gianni Berengo Gardin nel 1958; “Palermo, via S. Agostino” (1960) di Enzo Sellerio; la serie “Mondo Cocktail”, realizzata da Carla Cerati all’inizio degli anni Settanta, durante le inaugurazioni di gallerie d’arte e negozi della Milano bene. Comprende inoltre racconti che hanno contribuito alla nascita di un nuovo modo di intendere l’immagine, come le celebri “Verifiche” (1969-72) di Ugo Mulas, attraverso cui il fotografo ha indagato e scardinato alcuni dogmi del linguaggio fotografico; il fondamentale viaggio che Luigi Ghirri compie nel 1973 attraverso gli stati, i deserti, gli oceani e le galassie sfogliando le pagine di un atlante; i “Ritratti di fabbriche” (1978-80) di Gabriele Basilico. Una mostra particolare in cui la fotografia domina gli spazi e raccoglie i pensieri al di là di ciò che si vede circoscritto sulla parete, su ciò che c’è dietro, perché alla fine è lo scatto che rappresenta l’opera e l non la sua materializzazione. s

In alto a sinistra: Gabriele Basilico Milano 1978-80 (3069 fot.13), 1980 © Gabriele Basilico / Studio Basilico, Milano In basso a sinistra: Mario Giacomelli Scanno, 1959 © Archivio Mario Giacomelli - Simone Giacomelli In basso a destra: William Klein Koffee and attendants, 1956 © William Klein

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L’evoluzione del mezzo fotografico A Milano, la fotografia di ricerca di Vincenzo Chetta

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Sopra: Mario Cresci dalla serie “Ritratti reali”. Tricarico,1972 Stampa vintage ai sali d’argento su carta baritata, 20x29 cm. (su foglio 24x30 cm.) Courtesy Collezione Fabio Castelli

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marzo sarà in scena una nuova edizione del MIA Photo Fair (la fiera italiana dedicata alla fotografia d’arte) e con l’occasione (ma anche a partire dal 26 febbraio) non può mancare una visita a “La fotografia di ricerca in Lombardia e in Italia” rassegna, curata da Elio Grazioli, ideata proprio da MIA Photo Fair in collaborazione con il Consiglio Regionale della Lombardia. La mostra ripercorrerà il periodo che va dalla metà degli anni sessanta a tutti gli

anni settanta, epoca che ha visto la fotografia spostarsi dall’ambito “tradizionale” (quello “serio”, di tipo documentale o di reportage), a quello definito “sperimentale” o “estetico”, quello degli “artisti che usano la fotografia” come linguaggio d’arte contemporanea, facendo dunque ricerca sulla luce, sulla percezione, sull’astrazione. Saranno in esposizione circa 80 opere di alcuni dei protagonisti di quel periodo: da Ugo Mulas a Carla Cerati, da Gabriele Basilico a Paola Mattioli, da

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Mara Riboli

Nino Migliori a Mario Giacomelli, da Gianfranco Chiavacci a Franco Vaccari, da Mimmo Jodice a Ketty La Rocca, da Mario Cresci a Luigi Ghirri, ad altri ancora. Possiamo così studiare i cambiamenti di linguaggio, la diversa rappresentazione dei temi più ampi, generali, come il paesaggio, il corpo, l’identità e la società. La mostra avrà un approfondimento a The Mall a Milano, durante MIA Photo Fair (19 - 22 marzo 2020), dove otto gallerie proporranno degli stand monografici con alcuni dei maestri che parteciparono a quella stagione. Una mostra che si preannuncia accattivante, visitabile anche il 22 marzo con una apertura straordinal ria di Palazzo Pirelli. s In alto a destra: Paola Mattioli Immagini del No/4, 1974 stampa baritata ai sali d’argento, 40x30 cm. Crediti fotografici e copyright - l’artista Courtesy l’artista e Frittelli arte contemporanea, Firenze In basso: Luigi Erba Brianza, 1973 – 2009 stampa ai pigmenti di inchiostro su carta cotone realizzata dallo Studio De Stefanis di Milano da vintage su carta baritata, eseguito con solarizzazione del negativo, 30x40 cm. (su foglio 34x43.5 cm.)

LA FOTOGRAFIA DI RICERCA IN LOMBARDIA E IN ITALIA 26 febbraio - 22 marzo 2020 Palazzo Pirelli, Milano

“N 214” 2019 acquarello su carta 8x24 cm.

Da lunedì a giovedì 9.30/12.30 - 14.15/17.30 Venerdì 9.30 - 13.30 Apertura straordinaria 22 marzo 11.00 - 18.00

“Untitled” 2019 acquarello su carta 8x24 cm.

INFO mara.riboli@gmail.com

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Simonetta Rossetti: ibridi I suoi micromondi vegetali Di Daniela Malabaila

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imonetta Rossetti ha trionfato al BIANCOSCURO Art Contest 2019 con l’opera “Ibrido”: la sua fotografia è stata molto apprezzata dalla Giuria, che ha confermato il proprio interesse verso questa giovane artista, soprattutto dopo aver visto gli altri pezzi del suo progetto principale. I suoi lavori esplorano la relazione tra ciò che viene considerato naturale e ciò che è artificiale, le sue bio-creature sono il risultato di una ricerca di nuovi esseri evoluti. É lei stessa che ci racconta i vari pezzi dell’opera completa e ci svela la loro filosofia: “Le opere “Ibridi” nascono come ricerca personale all’interno di una piccola Wunderkammer: un luogo privato e intimo che ospita oggetti di strana provenienza e dalla tipologia eterogenea. Si tratta di oggetti naturali, realizzati, documentati e racchiusi in “vasi dello stupore” in cui possono essere custoditi e osservati: rappresentano un tentativo di generare nuove forme di vita dall’aspetto inatteso. Questi tesori botanici ci conducono in luoghi

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lontani, sollecitando il nostro occhio a guardare cose che prima trascurava, a collegare nuovi pensieri e a scoprire ignote associazioni di idee. Il dettaglio bizzarro si presta ad aprire una finestra sorprendente verso il regno vegetale: piante essiccate dal sapore antico, minuscoli animali e ricordi d’infanzia qui si fondono.” Ibrido è stato il primo esperimento: un riccio dal delicato color pastello insieme a un vegetale aereo evocano una medusa che fluttua nell’aria. A questo ne sono susseguiti altri, così come ci racconta Simonetta: “Derviscio (una creatura fluttuante, si presta per la sua forma ad un’interazione con l’elemento aria), Vanità (una pianta aerea che si è dissociata dal riccio, mantenendone alcuni comportamenti), mentre Cornucopia si impadronisce di un guscio di lumaca per insediarsi come rigoglioso vegetale.” Queste opere vengono custodite come reperti archeologici da preservare e da studiare: “Un teatro eccentrico ed unico in cui, come un collezionista, è stata messa in scena la curiosità, rimodulando la realtà.” Il lavoro artistico della Rossetti è

Ibrido – stampa digitale 50x70 cm – 2018

una fusione fra fotografia, installazione e scultura, una ricerca su più fronti che così ci spiega: “È un progetto che parte dalla definizione dello scenario immaginifico e continua con la creazione di innesti e contaminazioni che si trovano cristallizzati nello scatto fotografico. La ricerca in questo settore è quantomai viva, anche in ambito scientifico, basti pensare ad Elysia, una curiosa lumaca di mare che ha abbandonato il suo guscio e ha fatte proprie le tecniche di fotosintesi del mondo vegetale, garantendosi la sopravvivenza in assenza di cibo”. Le ibridazioni così rappresentate indirizzano lo sguardo verso forme inattese di contaminazione in cui il mondo vegetale si adatta e si rinnova, nobilitando con la sua presenza anche i contesti più inospitali, come un guscio d’uovo dell’opera Biosfera o il freddo riccio d’argento su cui si avviluppa Snake. “Se di fronte a un mondo iper-tecnologico, abbiamo bisogno di più tecnologia, di fronte a un mondo disumano, abbiamo bisogno di più alterità. Ciò che si indaga attraverso queste sperimentazioni è l’artificio. In questo scenario, agenti biologici, ecologici, tecnologici e agenti culturali co-producono una realtà ironica, poetica, ibrida, frutto di assemblaggi creativi”. Con la Rossetti abbiamo finalmente l’opportunità di respirare un’arte nuova, attuale, di ricerca, l frutto di vero talento. s

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biancoscuro Vanità – 2019, stampa digitale, 50x70 cm.

Simonetta Rossetti si forma alla facoltà di Architettura di Venezia e matura la sua passione per la fotografia durante il periodo di studi parigino; la fotografia con cui si cimenta ha un sapore incantato e sognante che fatica a staccarsi dalla dimensione patinata e spesso frivola che avvolge la contemporaneità. È con questo tipo di immagini e con l’elaborazione digitale che concorre a numerosi concorsi fotografici. Nel 2019 ha partecipato a numerose mostre collettive e sempre nello stesso anno, a settembre, ha vinto il BIANCOSCURO Art Contest nella sezione fotografia, aggiudicandosi il premio Over the Cover sul numero #38, febbraio/mazo 2020. Oltre all'interesse prevalente per la fotografia, sperimenta le tecniche di incisione e stampa e realizza microinstallazioni vegetali. Nel 2014 ha ricevuto una segnalazione al concorso Foto Chat bandito dall’università di Khabarovsk (Russia); nel 2013 vince il concorso di iPhoneografia “Corteggiare”; nel 2009 partecipa alla collettiva di Artefatto con Modellare la superficie. Viene selezionata al concorso Qcoffee Flash per una mostra monografica presso la Fondazione Querini Stampalia di Venezia. Nel 2008 ha ricevuto una menzione al concorso Maninfesto del Centro d'arte contemporanea di

Villa Manin ed ha partecipato alla collettiva Spazio FVG “on the road”; ha ricevuto inoltre la menzione al concorso Pagine bianche d’autore nel 2008, venendo pubblicata all’interno di Pagine Bianche del Friuli-Venezia Giulia. All’XI Biennale di Architettura di Venezia è stata tra i vincitori dei concorsi Everyville e Relax in Cyprus. ALCUNE ESPOSIZIONI Something is missing, mostra collettiva, Khabarovsk, Russia; Uno sguardo che sfiora il tempo, mostra monografica, Venezia; #orange, mostra collettiva, Spazio 40 galleria d’arte+SC-artgallery, Roma; Fragili equilibri, mostra collettiva, Galleria circuiti dinamici, Milano; La città ideale di Leonardo, mostra collettiva, Spazio espositivo double room, Trieste; Chrysanthemum, mostra collettiva, Milano; Fragili miti, mostra collettiva, Trieste; ibridi, mostra collettiva, Chiesa di San Leonardo, Venezia; Fragili miti e passi fugaci, mostra collettiva, Piacenza; Ibridi e rayogrammi, mostra bipersonale, Galleria circuiti dinamici, Milano; Florilegio, mostra collettiva, Chiesa di San Severo al Pendino, Napoli; Myself - wunderkammern effimere, mostra collettiva, Milano; Uno sguardo che sfiora il tempo, mostra collettiva, Parma; Modellare la superficie, mostra collettiva, Trieste

Snake – 2019, stampa digitale, 50x70 cm.

Derviscio – 2019, stampa digitale, 50x70 cm.

INFO simonetta.rossetti@gmail.com instagram.com/simonetta.ross

Cornucopia – 2019, stampa digitale, 50x70 cm.

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Khrissy Clement La fotografa ha trionfato a Montreux Di Vincenzo Chetta

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o scorso novembre al MAG di Montreux, il Salone dell’Arte della città svizzera, BIANCOSCURO ha conferito il premio “Pubblicazione” alla talentuosa fotografa Khrissy Clement. Abbiamo approfittato dell’evento per fare qualche domanda all’artista e conoscerla meglio. Vincenzo Chetta: Khrissy è un piacere poter fare due chiacchiere con te e scoprire qualcosa in più sulla tua arte. Come è nata la tua passione per la fotografia? Khrissy Clement: Ciao Vincenzo, quando ero adolescente, per allontanarmi dalla mia vita quotidiana a casa, ascoltavo molta musica alla radio e partecipavo ai concerti. Lì è nato il mio interesse per la fotografia: l'impulso fu di catturare le emozioni che vedevo intorno a me. Con un dispositivo economico (che ho comprato in un mercato delle pulci, perchè una macchina di qualità era fuori dalla mia portata) tutto è iniziato. Successivamente la mia ispirazione si è sviluppata nei principali festival in Europa e negli Stati Uniti e durante il mio incontro con musicisti di grande talento, come il mio amico che mi ha permesso di scoprire questo magico mondo: è stato favoloso! Successivamente, seguendo i miei studi artistici in Svizzera, mi sono innamorata di castelli e luoghi storici, quindi ho voluto ampliare le mie capacità, e questo mi ha portato alla mia prima mostra in una galleria di Montreux

(e in seguito a molti altri, con altri temi e altri luoghi). V.C.: Quali sono le tue "Muse ispiratrici"? K.C.: La scelta è così vasta! Mi concentro maggiormente sul pittore Rembrandt e sulla sua tecnica del chiaroscuro. Sono affascinata dall'uso di luce e buio, vado alla ricerca di effetti di luce di grande impatto e li integro in tutti i miei scatti. Durante il mio soggiorno in America ho scoperto Edward Hopper e anche la sua arte mi ha ispirato molto. V.C.: Le tue immagini sono ricche di fascino, sono il risultato della realtà catturata dal tuo obiettivo, o fai anche un lavoro di post-produzione? K.C.: Per me la cosa principale è rimanere in contatto con la realtà per lavorare in maniera personale. Sono molto complice della mia macchina fotografica e utilizzo le varie impostazioni; man mano che cresce la mia professionalità, conosco di più la mia macchina e mi piace di più. A volte uso un software, ma il mio obiettivo principale è rimanere il più originale e autentico possibile. Ciò che m ispira di più è lavorare con i miei sentimenti e osservare il mondo in modo diverso. V.C.: Dove potremo ammirare le tue fotografie prossimamente? K.C.: Attualmente sto lavorando ad un progetto che non mi permette di fare anche esposizioni allo stesso tempo, dal momento che sono “affascinata” da piccoli dettagli.

Ma espongo regolarmente in fiere d'arte contemporanea, come il MAG in Svizzera, Art Innsbruck in Austria, ma anche in Germania e altri stati, nonché in gallerie che mi offrono di mostrare il mio lavoro artistico in Svizzera, a New York, in Francia, Spagna e Italia. Aggiorno regolarmente il mio sito web per fare in modo che chi è interessato sappia sempre dove vedere le mie opere, oltre che effettuare ordini personalizzati di mie opere artistiche, stampe fotografiche o cataloghi V.C.: È stato un piacere chiacchierare con te, grazie per la tua disponibilità. K.C.: Caro Vincenzo, che gioia poter condividere le mie emozioni e la mia arte nella tua rivista d'arte! Grazie mille per il tuo interesse. Sono molto onorata del Premio e vi ringrazio per la calorosa accoglienza! A l presto! s www.khrissy.photography contact@khrissyphotography.com

Sopra: Face - digital fine art photography alu butlerfinish, face mounting, pigments gold and copper sheets, 100x50 cm. 1/1 edition

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A sinistra: Golden Crack - digital fine art photography mix media pigments gold sheets, 1/5 edition

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ARTE+EVENTO Giuseppe Carnevale

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MASSIMO CEDRINI

Martini Art Party We attended… the Martini Art Party at Excellence Art Gallery and Art Caffe Marbella.

We enjoyed… the opportunity to meet artists from all across the globe including Italy, Spain, Egypt, The United States, The Netherlands, Lithuania, Switzerland and Ukraine all exhibiting for the first time in Marbella.

We loved… the fashion show presented by Eves & Grey and being able to collaborate on this event alongside our sister publication, Utopia.

Congratulations and a big thanks to… Collaborator of the evening Intenations; artistic director Giusepe Carnevale, owner Massimo Cedrini and all the team at Excellence Art Gallery and Art Caffe Marbella. Marbella Golden Mile. Urb. Alhambra del Mar. Local Tembo, Bloque 3. Tel. +34 951 507 845 info@excellenceartgallery.com www.excellenceartgallery.com


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T r A t e e r t S T r A t e e Str Alfa Romeo incontra la Street Art

“L’arte si svela nei luoghi più inaspettati”: questo il progetto di Street Art targato Alfa Romeo in corso Garibaldi a Milano. di

Flavio Ennante

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arte si svela nei luoghi più inaspettati è la nuova iniziativa Alfa Romeo per sorprendere i suoi appassionati con un’opera di Street Art. “Ogni vettura Alfa Romeo racchiude in sé il meglio della genialità italiana, oltre a un patrimonio tecnico inimitabile”, queste le parole del quartier generale di Torino per il lancio delle nuove Giulia e Stelvio, parole che hanno dato lo spunto per cercare un linguaggio nuovo, capace di stupire tanto quanto i prodotti del Biscione. La nuova campagna Alfa Romeo è infatti un vero e proprio murales dipinto in corso Garibaldi a Milano. Il soggetto è stato creato con la tecnica dell’anamorfosi, impiegata per creare un effetto tridimensionale che segue lo sguardo in ogni punto

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di osservazione. Il risultato: davvero sorprendente! Il progetto, è a cura di Urban Vision, pioniera e promotrice in Italia di questo trend. La realizzazione del murales porta la firma degli artisti dell’associazione torinese “il Cerchio e le Gocce”, realtà che si ispira alle culture underground e che promuove e supporta la street-art e il graffiti-writing all’interno della città. Arte e bellezza sono da sempre capisaldi della storia delle vetture del Biscione: le linee fluide, armoniche e allo stesso tempo dinamiche delle vetture Alfa Romeo, sono l’espressione della miglior scuola di design italiana. Meccanica ed emozioni, maestria e performance definiscono Alfa Romeo e catturano gli sguardi delle sue vetture anche a motore spento. s l

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