Biancoscuro Art Magazine #42

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biAncoscuro r i v i s tA d ’ A r t e Numero 42 - ottobre/novembre 2020 - Bimestrale d’Arte, Cultura e Informazione

In questo numero

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ISSN 2385-1708

L’eternità in un attimo L’arte visionaria di Vincent Van Gogh Frida Kahlo Alla Fabbrica del Vapore BIANCOSCURO Art Contest I 100 artisti selezionati Jacques Henri Lartigue Alla ricerca della felicità Passeggiando all’indietro Minorca: la valigia rapita

Piero Manzoni

Anticonformismo e giocosa ironia


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M A R K KO S T A B I

The Force of Fate, 2020, oil on canvas, 40 x 60 cm.

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biancoscuro r i v i s tA d ’ A r t e Bimestrale d’Arte, Cultura e Informazione

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L’Editoriale di Vincenzo Chetta

BIANCOSCURO Art Contest 2020. I 100 artisti selezionati

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L’eternità in un attimo L’arte visionaria di Vincent Van Gogh

Diari da casa. Racconti di un ordinario lockdown

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043

Semplicemente l’Impressionismo. Le Collezioni del Musée Marmottan Monet

Orazio Gentileschi. Le due versioni della “Fuga”

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Andrea Francolino. Crepe e nuove possibilità di vita

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Banksy VS Piero della Francesca. Quando l’arte diventa comunicazione

“Ciò che sentivo dentro e fuori di me”. Frida Kahlo protagonista alla Fabbrica del Vapore Marc Chagall. L’influenza della cultura popolare russa nelle sue opere

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La forma nascosta delle cose. L’arte di Guerzoni al Museo del Novecento

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La voce dell’Adda Natura, comunità e industria

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Jacques Henri Lartigue Alla ricerca della felicità

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Piero Manzoni Anticonformismo e giocosa ironia

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Street Art: “Logo al Rogo” Minorca: la valigia rapita Memoria e oblio: il ricordo manda in fiamme l’ideologia Mrfijodor al Bunker Introduzione ai percorsi del mito [19ª puntata] H di Bolzano

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In copertina: (on the cover)

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Over the Cover: Mattia Consonni La nuova installazione “Crocodile Rock” è arrivata a Milano

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biancoscuro r i v i s tA d ’ A r t e

42 ISSUE October / November 2020

Bimestrale di Arte, Cultura e Informazione

ART FAIRS

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Art Fair Fiere ed esposizioni internazionali

BI-MONTHLY OF ARTS, CULTURE AND INFORMATION

Berlin Art Week. La settimana in cui Berlino diventa polo artistico internazionale

Miart digital edition. Chiusa con successo la prima edizione digitale della fiera d’arte milanese

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SPECIALS

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EDITOR IN CHIEF Vincenzo Chetta

ArtePadova. La 31ª edizione dal 13 novembre 2020 Art Parma Fair - Edizione autunno ‘20 I vincitori del BAC Winter Edition

Gianni Depaoli Regala “EMOZIONI”, nel vero senso della parola! MARLO Mylonas-Svikovsky Poesie visive, testimonianze dei nostri tempi Lilly Nardi. Arte per la Pace Sebastiano Accardi. Separazione cablata: una riflessione tra psicologia e tecnologia Michelangelo Monte. Il connubio tra arte e funzionalità

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Fontana, Baj, Manzoni. I tre indiscussi maestri dell’arte italiana del secondo dopoguerra

Vetro in laguna. La Fondazione Cini ospita l’arte americana contemporanea

EXHIBITIONS

La forza della pittura. Orazio Borgianni

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Ottone Rosai. L’inedita retrospettiva a Montevarchi La visione di Leone Piccioni. A Pienza la Collezione

Fondazione Prada. Tre progetti per un’unica sede Daniel Buren. Illuminare d’arte Robert Breer. La sua prima personale in Italia

Nel Giardino di Boboli. Le grandi mani di Quinn La traccia creata dalla luce. Mario Cresci Immagini stenopeiche A Varese la personale di Pelagagge

Monika Bulaj: Broken Songlines La mostra personale a Palau

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NUMERO 42 ottobre / novembre 2020 BIMESTRALE DI ARTE, CULTURA E INFORMAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE Vincenzo Chetta REDAZIONE & GRAFICA Liberementi viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.liberementi.it CAPOREDATTORE Daniela Malabaila COLLABORATORI Giuseppe Carnevale, Vincenzo Chetta, Franco Crugnola, Flavio Ennante, Mario Gambatesa, Lucia Garnero, Daniela Malabaila, Rebecca Maniti, R.Molino, Ettore Tiretto.

PHOTOGRAPHERS Adele Arati, Luigi Caracappa, Vincenzo Chetta, Liberementi, Enrico Mangano, Isabella Rigamonti, Merrild Production, Giuliano Brenna, Martino Bombonato, Mirko Colombo, Alberto Novelli, Rob Vinnedge, Stephen Rolfe Powell, Cathy Carver, Esteban Salazar, Enrico Fiorese, Delfino Sisto Legnani, Marco Giugliarelli, Søren Gammelmark, Studio Other Spaces, Daniel Von Johnston, Erik-Jan Ouwerkerk, Alexander Rentsch.

FOTOGRAFI Adele Arati, Luigi Caracappa, Vincenzo Chetta, Liberementi, Enrico Mangano, Isabella Rigamonti, Merrild Production, Giuliano Brenna, Martino Bombonato, Mirko Colombo, Alberto Novelli, Rob Vinnedge, Stephen Rolfe Powell, Cathy Carver, Esteban Salazar, Enrico Fiorese, Delfino Sisto Legnani, Marco Giugliarelli, Søren Gammelmark, Studio Other Spaces, Daniel Von Johnston, Erik-Jan Ouwerkerk, Alexander Rentsch.

PUBLISHER Biancoscuro viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.biancoscuro.it

Printed on certified paper FSC® C147178 (www.fsc.org)

Olafur Eliasson e Sebastian Behmann La prima volta dello Studio Other Spaces in Italia

BIANCOSCURO Rivista d’Arte

CONTRIBUTORS Giuseppe Carnevale, Franco Crugnola, Vincenzo Chetta, Flavio Ennante, Mario Gambatesa, Lucia Garnero, Daniela Malabaila, Rebecca Maniti, R.Molino, Ettore Tiretto.

PRINTING Pixartprinting SpA Via 1° Maggio, 8 30020 Quarto d’Altino (VE)

Brian Eno. Seducenti paesaggi di colore

EDITORSHIP & GRAPHIC Liberementi viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.liberementi.it MANAGING EDITOR Daniela Malabaila

Montreux Art Gallery 2020 Nuovo appuntamento con l’Arte in Svizzera

040 044 046 054

064 066 070 077 078

BIANCOSCURO Art Magazine

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EDITORE Biancoscuro viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.biancoscuro.it STAMPA Pixartprinting SpA Via 1° Maggio, 8 30020 Quarto d’Altino (VE) Stampato su carta certificata FSC® C147178 (www.fsc.org) SOCIAL NETWORK Facebook.com/BiancoscuroArtMagazine Instagram.com/BiancoscuroMag Twitter.com/BiancoscuroMag L’Editore è a disposizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche non individuate. Manoscritti, foto o altri materiali inviati alla redazione anche se non utilizzati non verranno restituiti. Oltre agli articoli firmati, i testi pubblicati su Biancoscuro Rivista d’Arte sono tratti dalle fonti citate oppure da testi disponibili l secondo le licenze creative commons. s Registrazione al Tribunale di Pavia n.4 del 21/1/2014. ISSN 2385-1708 © BIANCOSCURO 2020. Tutti i diritti di produzione in qualsiasi forma, compresa la messa in rete, che non siano espressamente per fini personali o di studio sono riservati. Per qualsiasi utilizzo che non sia individuale è necessaria l’autorizzazione scritta dell’Editore.


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biancoscuro

l’Editoriale di Vincenzo Chetta

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anksy, famoso e controverso street artist, basa il suo operato sulla feroce critica alle ingiustizie e alle contraddizioni del sistema economico e politico. L’artista misterioso (anche se i riconoscimenti si sprecano e ci sono forti sospetti che possa essere Robert Naja dei Massive Attack), ha recentemente perso i diritti sul suo lavoro più iconico: “The Flower Thrower” (il lanciatore di fiori), murale che mostra un manifestante che lancia un mazzo di fiori, apparso per la prima volta a Gerusalemme nel 2003. Tutto è nato da una disputa tra Full Color Black (azienda che produce biglietti di auguri) e lo street artist di Bristol. La sentenza ha dichiarato che il suo “marchio” non è valido e Banksy dovrà anche pagare anche i costi legali sostenuti da Full Color Black. Il ricorso dovrà essere presentato entro due mesi, staremo a vedere cosa accadrà, se continuerà la disputa, e soprattutto se questa causa in tribunale si rivolterà contro di lui davvero. Dico questo perchè, come sapete, mi piace verificare i fatti. Ho quindi visitato il sito di Full Color Black: un bel sito di eCommerce, semplice e funzionale, che sotto alcuni aspetti mi ricorda molto lo shop online temporaneo di Banksy, il Gross Domestic Product (Prodotto Interno Lordo). Sul sito di FCB possiamo sfogliare un enorme catalogo di biglietti del writers, riprodotti su carta e acquistabili. Ho visitato anche le pagine social di FCB e ho notato che promuovono solo notizie su Banksy, mentre non si fanno molti accenni a quello che dovrebbe essere il loro core business, ovvero i biglietti di Auguri. Ognuno è libero di impostare il proprio marketing come vuole, ma la cosa mi ha insospettito. Magari mi sbaglio, ma conoscendo Banksy ed i suoi colpi di scena, un collegamento non mi sorprenderebbe… “Nella migliore delle ipotesi, tutto il lavoro registrato nel portafoglio di Banksy è a rischio”, dice l’avvocato. Se da un lato farebbe perdere entrate all’artista, dall’altra porterebbe ad un’enorme viralità dei suoi murales, e di conseguenza i suoi messaggi sarebbero riprodotti ovunque. Una cosa è certa, l’interesse mediatico di questa diattriba (vera o finta che sia) è enorme, e se fosse una nuova geniale trovata di Banksy? Prima di salutarvi, vi devo svelare un segreto: la maggioranza degli italiani vede BANKSY e legge BANSKI o BASKI, la pronuncia corretta è Benksi (la “K” viene prima della “S”), e so che per noi italiani è strano, ma facciamo uno sforzo e chiamiamolo con il suo nome. Buona lettura.

BIANCOSCURO

La silhouette sullo sfondo non ha bisogno di didascalia

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Vincenzo Chetta


GIANMARIA

POTENZA

Grappolo d’Uva (2016)

w w w. g i a n m a r i a p o t e n z a . i t



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L’eternità in un attimo L’arte visionaria di Vincent Van Gogh di Mario

I

Gambatesa

l cavalletto sulle spalle, la tavolozza e i colori nella mano destra, una tela sotto il braccio sinistro, assieme a un bastone molto sottile. Sotto il cappello di paglia a larghe tese, del giallo come del grano, lampeggiano i suoi occhi chiari, di quell’azzurro che

sfuma nel verde e così si confonde. Ecco Van Gogh! La mostra “I colori della vita”, organizzata presso il Centro San Gaetano a Padova, è un percorso sorprendente volto a far conoscere alcune trame della vita e dell’opera di questo grande artista. Sarà lo stesso Vincent a

raccontarsi, attraverso le lettere scritte al fratello Theo. L’esposizione, aperta al pubblico dal 10 ottobre di quest’anno ad aprile 2021, ripercorre l’intera attività artistica di Van Gogh, analizzando il rapporto tra l’esterno della natura, e l’interno dell’uomo. Le 83 opere presenti in mostra, tra quadri e disegni, rappresentano un percorso, un itinerario che terrà insieme l’esigenza del vedere fisico e quella dello sprofondamento interiore. Grazie alla collaborazione del Kröller-Müller Museum e del Van Gogh Museum, la mostra proporrà capolavori famosissimi come “Autoritratto con il cappello di feltro”, “Il seminatore”, “Il postino Roulin”, “Il signor Ginoux”, “L’Arlesiana”, i vari paesaggi attorno al manicomio di SaintRémy e molti altri. A queste grandi opere sarà affiancata una selezione di una quindicina di capolavori di artisti, come Millet, Gauguin, Seurat, Signac e Hiroshige. Ma non solo, si potranno ammirare le tre grandi Vincent van Gogh L’arlesiana (Ritratto di Madame Ginoux) 1890, olio su tela, 61x50 cm. Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma. © Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea. Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo

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Vincent van Gogh Ritratto di Armand Roulin 1888, olio su tela, 65x54,1 cm. Folkwang Museum, Essen trasferito dal Museum Folkwang, Hagen, nel 1922 © Jens Nober, Museum Folkwang

Van Gogh sopravvivrà fin quando a restare in vita sarà il sogno della pittura. Il sogno che con la pittura egli avrebbe potuto dire quel grumo di lacrime e sangue, di poltiglia di terra e cenere di cielo, che gli cadeva davanti agli occhi ogni mattina.

Marco Goldin

Vincent van Gogh Ritratto del postino Joseph Roulin 1888 , olio su tela, 65x54 cm. Kunstmuseum, Winterthur, dono degli eredi di Georg Reinhart, 1955 © SIK-ISEA, Zürich

e splendide tele di Francis Bacon, come monito, a indicare come la figura dello stesso Van Gogh abbia influenzato i grandi artisti del XX secolo, ma soprattutto, diventa la possibilità di far rivivere, attraverso l’arte di Bacon, un’opera di Vincent che fu distrutta durante i bombardamenti del secondo conflitto mondiale a Magdeburgo. La mostra è suddivisa in cinque sezioni (“Il pittore come eroe”; “Gli anni della formazione. Dalla miniera di Marcasse all’Aia”; “Da Nuenen a Parigi. Un colore che cambia”; “Un anno decisivo, 1888”; “Di lune e nuvole. Van Gogh e la fine del suo viaggio”) al cui interno sono presenti ulteriori approfondimenti. Da citare le cinque opere che sarebbero dovute essere esposte in una mostra in Giappone, dirottate a Padova dato il suo annullamento: “Natura morta con mele e zucche” (“Si tratta di uno degli ultimi quadri dipinti a Nuenen in Olan-

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da, prima che l’artista si trasferisse ad Anversa e poi a Parigi. È un quadro in cui, al pari di certi paesaggi contemporanei, si accendono i primi colori luminosi”, anticipa il curatore); “Aringhe affumicate”; “Rose e peonie” del giugno 1886; “Natura morta con fiori di campo e rose” (la natura morta dal formato più grande mai dipinta da Van Gogh) e infine “Fiori in un vaso blu”. L’arte di Van Gogh nasce dal connubio fatto di spirito e materia, quest’ultima si muove drammaticamente in un vortice di tensione artistica, composta di colore e di luce. Il suo lato visionario deriva dal suo bisogno incessante del sole, i gialli ad esempio, sono i colori prediletti di Vincent, come il giallo cromo, un autentico veleno che, incurante del pericolo, spalmava con le mani sulla tela, proprio a definire la potenza della materia e la forza del colore che gli entrava dentro, nelle viscere. La sua dedizione per l’arte non aveva limiti, quasi assoluta, dannata e allo stesso tempo fondamentale, sacrificò tutto per un bene più importante, la natura e la sua grande bellezza. [1] Vincent van Gogh Telaio con tessitore 1884, olio su tela, 61x93 cm. Collection Kröller-Müller Museum, Otterlo, the Netherlands © 2019 Collection Kröller-Müller Museum, Otterlo, the Netherlands Ph. Rik Klein Gotink, Harderwijk [2] Vincent van Gogh Distese di fiori in Olanda 1883 circa, olio su tela applicata su tavola, 48,9x66 cm. National Gallery of Art, Washington Collezione di Mr. e Mrs. Paul Mellon

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[3] Vincent van Gogh La vecchia torre a Nuenen 1884, olio su tela, 36x44,3 cm. Collection Kröller-Müller Museum, Otterlo, the Netherlands © 2019 Collection Kröller-Müller Museum, Otterlo, the Netherlands Ph. Rik Klein Gotink, Harderwijk

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VAN GOGH

I colori della vita

10 ottobre 2020 - 11 aprile 2021 (verifica l’effettiva apertura della mostra sul sito di riferimento) Centro San Gaetano, Padova INFO T. +39 0422 429999 info@lineadombra.it Da lunedì a giovedì 10.00 - 18.00 Venerdì 10.00 - 19.00 Sabato 9.00 - 20.00 Domenica 9.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.lineadombra.it

A destra: Vincent van Gogh Autoritratto con cappello di feltro grigio 1887, olio su tela, 44,5x37,2 cm. Van Gogh Museum (Vincent van Gogh Foundation), Amsterdam Sotto a sinistra: Francis Bacon Studio per un ritratto di Van Gogh IV 1957, olio su tela, 152,4x116,8 cm. Tate, Londra, dono della Contemporary Art Society 1958 © The Estate of Francis Bacon All rights reserved by SIAE 2019 © Tate Sotto a destra: Vincent van Gogh Autunno, paesaggio al crepuscolo 1885, olio su tela applicata su tavola 53,3x92,6 cm. Centraal Museum, Utrecht © Centraal Museum, Utrecht / Ernst Moritz

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Un’ossessione della vita, e come diceva Bacon, poiché siamo degli esseri umani, siamo noi il soggetto della nostra ossessione. Gli artisti, quelli maledetti, sono tutti condannati a una sorte fatale, alla ricerca di un riscatto impossibile, dove l’arte diventa la

missione per la salvezza. Nella sua vita, Vincent ha dipinto solo per dieci anni vendendo un solo quadro, un anno prima di morire. Una vita intensa, durata un attimo, un battito d’ali, definendo la pittura la sua condanna, la l sua salvezza, la sua follia. s

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Semplicemente l’Impressionismo Le Collezioni del Musée Marmottan Monet di

Daniela Malabaila

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anet, Renoir, Degas, Corot, Sisley, Caillebotte, Morisot, Boudin, Pissarro e Signac: sono gli artisti che hanno creato le opere che compongono il corpus della mostra “Monet e gli Impressionisti. Capolavori dal Musée Marmottan Monet, Pa-

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rigi”. I dipinti esposti sono tutti provenienti dal Musée Marmottan Monet (l’hôtel particulier di Paul Marmottan, situato nel XVI arrondissement di Parigi, lasciato in eredità all’Académie des Beaux-Arts nel 1932, che ha trasformato l’abitazione in museo nel 1934), noto nel mondo per essere la “casa dei grandi Impressionisti”.

Prodotta e organizzata da Arthemisia presso Palazzo Albergati a Bologna, curata da Marianne Mathieu (Direttore scientifico del Musée Marmottan Monet), è aperta al pubblico fino al 14 febbraio prossimo: un’occasione irripetibile per ripercorrere l’evoluzione del movimento pittorico più amato a livello globale. Il percorso espositivo, suddiviso

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in sei sezioni, inizia con “Claude Monet: l’origine delle collezioni del Musée Marmottan Monet” (il museo oggi possiede la più vasta collezione di Monet al mondo) e due dei capolavori di Monet donati da Victorine Donop de Monchy al museo: “Il Ponte dell’Europa, Stazione Saint Lazare” e “Il treno nella neve. La locomotiva”. Nella seconda sezione, “Berthe Morisot al Musée Marmottan Monet”, possiamo ammirare “Giove e Antiope” di Manet, che evoca l’incontro di Morisot con Monet avvenuto nel 1868 al Louvre. Si prosegue con “Dipingere en plein air”, con l’impressionista che dipinge ciò che vede e si allontana dalla tradizione della

pittura religiosa e mitologica. La quarta sezione è dedicata a “La pittura di figura”, e mette in risalto opere come “Ritratto di Hen-

Nella pagina precedente: Alfred Sisley (1839-1899) Il canale del Loing in primavera 1892, olio su tela, 54x66 cm. Parigi, Musée Marmottan Monet, dono Nelly Sergeant-Duhem, 1985 © Musée Marmottan Monet, Paris / Bridgeman Images A sinistra: Pierre Auguste Renoir (1841-1919) Ritratto di Julie Manet 1894, olio su tela, 55x46 cm. Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Annie Rouart, 1993 © Christian Baraja SLB In alto: Claude Monet (1840-1926) Il treno nella neve. La locomotiva 1875, olio su tela, 59x78 cm. Parigi, Musée Marmottan Monet, dono Eugène e Victorine Donop de Monchy, 1940 © Musée Marmottan Monet, Paris / Bridgeman Images Sotto: Berthe Morisot (1841-1895) Donna con ventaglio o Il ballo 1875, olio su tela, 62x52 cm. Parigi, Musée Marmottan Monet, dono Eugène e Victorine Donop de Monchy, 1940 © Musée Marmottan Monet, Paris / Bridgeman Images

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ri Rouart” e “Ritratto di Madame Ducros”, entrambi di Degas. Le successive sezioni racchiudono i

temi di “Monet: da Argenteuil a Giverny” e “Da Monet a Signac”. Una mostra imperdibile,

una Collezione tra le più ricche e importanti della memoria iml pressionista. s MONET E GLI IMPRESSIONISTI Capolavori dal Musée Marmottan Monet, Parigi 26 agosto 2020 - 14 febbraio 2021

(verifica l’effettiva apertura della mostra sul sito) Palazzo Albergati, Bologna INFO T. +39 051 030141 Tutti i giorni 10.00 - 20.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.palazzoalbergati.com

Camille Pissarro (1830-1903) Boulevard esterni, effetto di neve 1879, olio su tela, 54x65 cm. Parigi, Musée Marmottan Monet, dono Eugène e Victorine Donop de Monchy, 1940 © Musée Marmottan Monet, Paris / Bridgeman Images

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MONET E GLI IMPRESSIONISTI. Capolavori dal Musée Marmottan Monet, Parigi. Palazzo Albergati, Bologna August 26, 2020 - February 14, 2021

xhibition activity is getting underway again at Palazzo Albergati in Bologna on 29 August 2020, which will mark the start of the eagerly awaited exhibition ‘Monet and the Impressionists. Masterpieces from the Musée Marmottan Monet, Paris’: a collection of fifty-seven masterpieces bearing the signatures of Monet and the biggest names in French Impressionism such as Manet, Renoir, Degas, Corot, Sisley, Caillebotte, Morisot, Boudin, Pissarro and Signac – all from the Musée Marmottan Monet in Paris, renowned throughout the world as the “home of the great Impressionists”. This is a real first, given that this is the only time since its foundation in 1934 that the Parisian museum has loaned out a corpus of unique pictures, many of which have never been exhibited anywhere else in the world. Going against the current international trend, as well as being a truly major event in exhibition terms this show also represents a huge challenge during a period

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still dominated by great uncertainty due to the Covid-19 health crisis. With the intention of catering to the public interest and relaunching Bologna’s cultural offer, five months later the Musée Marmottan Monet and Arthemisia are once again presenting the key exhibition that will be held from 29 August 2020 to 14 February 2021: an unmissable opportunity to explore the development of the world’s best loved movement in painting. The Comune di Bologna, in partnership with Bologna Welcome, is playing an active part in promoting the exhibition, partly through its Card Culture tool. Alongside key masterpieces of French Impressionism such as Portrait of Madame Ducros (1858) by Degas, Portrait of Julie Manet (1894) by Renoir and Water Lilies (c. 1916–19) by Monet, the exhibition also showcases a number of works that have never been seen by the public at large because they have never left the Musée Marmottan Monet. This is the case of the Portrait of Berthe Morisot

Reclining (1873) by Édouard Manet, Pont de l’Europe, Gare Saint-Lazare (1877) by Claude Monet and Seated Young Girl in a White Hat (1884) by Pierre Auguste Renoir. The ‘Monet and the Impressionists. Masterpieces from the Musée Marmottan Monet, Paris’ exhibition also seeks to pay tribute to all those collectors and benefactors – including the many descendants and friends of the artists in display – who, from 1932 onwards, have helped to expand the prestigious collection at the Parisian museum, making it one of the richest and most important in terms of preserving the memory of the Impressionist movement. Sponsored by the Regione Emilia Romagna and the Comune di Bologna, this exhibition has been developed and organized by the Gruppo Arthemisia in partnership with the Musée Marmottan Monet in Paris and has been curated by the museum director Marianne Mathieu. An event recommended by Sky Arte; catal logue published by Skira. s

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FAUSTO SEGONI IV° MILLENNIO

a cura di Franco Profili e Davide Silvioli testo critico di Anna Cochetti TERNI, MUSEO ARCHEOLOGICO

Fausto Segoni - “Marte in assalto, II” - 2020, olio su tela, 70x90 cm.

Dal 21 novembre 2020 al 31 gennaio 2021 presso CAOS - Centro Arti Opificio SIRI Viale Campofregoso 98, Terni

info: 0744 1031864 faustosegoni@alice.it

franco.profili@cavourart.it info@caos.museum

www.caos.museum


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“Ciò che sentivo dentro e fuori di me” Frida Kahlo protagonista alla Fabbrica del Vapore di

Lucia Garnero

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al 10 ottobre 2020 al 28 marzo 2021, la Fabbrica del Vapore di Milano ospita la mostra “Frida Kahlo: il caos dentro”, spettacolare evento espositivo che comprende un percorso fotografico ed interattivo, di forte impatto sensoriale, capace di coinvolgere il visitatore nel ripercorrere la dimensione artistica, umana, spirituale dell’artista messicana, grazie all’uso della multimedialità. Prodotta da Navigare con il Comune di Milano, con la collabo-

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razione del Consolato del Messico di Milano, della Camera di Commercio Italiana in Messico, della Fondazione Leo Matiz, del Banco del Messico, della Galleria Oscar Roman, del Detroit Institute of Arts e del Museo Estudio Diego Rivera y Frida Kahlo, la mostra è curata da Antonio Arèvalo, Alejandra Matiz, Milagros Ancheita e Maria Rosso. Questa “mostra sensoriale” presenta una visione della vita e degli amori di Frida Kahlo, donna forte e determinata, attraverso le sue vibranti lettere, le sue candi-

de fotografie e le sue opere, viste in una prospettiva immersiva e coinvolgente, da cui si percepisce ancora l’essenza della sua anima. La mostra è concepita come un percorso in cui le tappe fondamentali sono in corrispondenza agli eventi più significativi della vita dell’artista: l’affermarsi del suo stile creativo avviene contemporaneamente alle complicazioni di salute cui, nei decenni, va incontro; allo stesso modo, la sua grande passione politica e sociale si affianca agli aspetti sentimentali che riguardano le sue vicende amorose.

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Al piano superiore, la mostra prosegue con una sezione dedicata a Diego Rivera: qui sono proiettate le lettere che Frida scrisse al marito. La stanza è dedicata alla cultura e all’arte popolare in Messico, trattate su grandi pannelli grafici dove se ne raccontano le origini, le rivoluzioni, l’iconografia, gli elementi dell’artigianato: gioielli, ceramiche, giocattoli. Nella sezione seguente sono esposti gli abiti della tradizione messicana che hanno ispirato ed influenzato i modelli dell’artista: gonne coloratissime, scialli e camiciole, copricapo e collane. Milagros Ancheita afferma:“Nel campo della moda, Frida è stata fonte di ispirazione case di moda internazionali”. Il focus sulla tradizione messicana procede con la sezione dedicata ad alcuni dei più conosciuti murales realizzati da Diego Rivera in varie parti del mondo: per l’occasione Pagina precedente: Mostra Frida Kahlo – Il Caos Dentro Camera da letto di Frida (riproduzione fedele del letto a baldacchino in legno massello e specchio, con stampelle ed elementi di arredo) Casa Azul, Coyoacàn, Città del Messico © NAVIGARE Srl

Obiettivo dei curatori è introdurre lo spettatore al mondo trasgressivo di Frida Kahlo: un universo complesso nel quale il dolore e l’estasi si mescolano. “L’opera di Frida - afferma Arèvalo - affonda le proprie radici nella tradizione popolare, ma anche nelle sue esperienze di vita e nelle sofferenze patite, che riesce a esprimere con straordinario talento: il caos interiore e il travaglio esistenziale sono espressi attraverso una produzione artistica eccezionale, capace di trascendere ogni epoca e frontiera”. La mostra, dopo una spettacolare sezione multimediale all’ingresso, con immagini animate e una cronistoria raccontata attraverso le date che hanno segnato le vicende

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Sopra: Leo Matiz Frida Kahlo Coyoacàn, Città del Messico, 1944 Fotografia a colori © Fondazione Leo Matiz

Sotto: Diego Rivera Senza Titolo, anno ND Litografia acquerellata, 32,5 × 44 cm Collezione privata (Messico) © Galerìa Oscar Romàn

personali e artistiche della pittrice, ha inizio con la riproduzione dei tre ambienti più vissuti da Frida a Casa Azul, la celebre magione messicana costruita da Guillermo Kahlo nel 1904 e meta di turisti e appassionati da tutto il mondo: la camera da letto, lo studio realizzato nel 1946 al secondo piano ed il giardino. Segue la sezione I colori dell’anima, curata da Alejandra Matiz, direttrice della Fondazione Leo Matiz di Bogotà, con i magnifici ritratti fotografici di Frida realizzati dal celebre fotografo colombiano Leonet Matiz Espinoza (1917-1988), che coglie le sfumature espressive dell’amica Frida, poco più che trentenne.

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Sotto: Frida Kahlo Autoritratto con vestito di velluto 1926, olio su tela, 79,7x59,9 cm. Museo Dolores Olmedo, Messico Riproduzione formato Modlight © Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F.

Sopra: Mostra Frida Kahlo – Il Caos Dentro Particolare dello Studio di Frida (sedia a rotelle, pennelli e cavalletto) Casa Azul, 1946 Coyoacàn, Città del Messico © NAVIGARE Srl

sono proiettati i 27 pannelli murali che compongono il Detroit Industry Murals (Detroit, 1932), il Pan American Unity Mural (San Francisco, 1940) e Sueño de una tarde dominical en la Alameda Central (Città del Messico). Nella sezione Frida e il suo doppio sono esposte le riproduzioni in formato modlight di 15 tra i più conosciuti autoritratti di Frida, tra cui Autoritratto con collana (1933), Autoritratto con treccia (1941), Autoritratto con scimmie (1945), La colonna spezzata (1944), Il cervo ferito (1946), Diego ed io (1949). Il modlight è una forma di retroilluminazione omogenea, in cui ogni dipinto, digitalizzato, viene riprodotto in dimensioni originali su uno speciale film.

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Pagina successiva, in basso: Mostra Frida Kahlo – Il Caos Dentro Particolare dello Studio di Frida (tavolo scrittoio con Diario e colori) Casa Azul, 1946 Coyoacàn, Città del Messico © NAVIGARE Srl

Frida spiega per quale ragione, per affermare la propria tensione artistica, abbia prediletto l’autoritratto: “Dal momento che i miei soggetti sono stati sempre le mie sensazioni, i miei stati mentali […] ho di frequente oggettivato tutto questo in immagini di me stessa, che erano la cosa più sincera che io potessi fare per esprimere ciò che sentivo dentro e fuori di me”. Maria Rosso conclude: “Le visioni da lei dipinte non sono situazioni impossibili, ma stati fisici e mentali che la tengono in ostaggio, le creano costrizioni da cui cerca una via di fuga, trovandola unicamente nella libertà del fare artistico. André Breton definì l’arte della Kahlo come “un nastro intorno l ad una bomba””. s

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FRIDA KAHLO Il Caos Dentro

10 ottobre 2020 – 28 marzo 2021 (verifica l’effettiva apertura della mostra sul sito) Fabbrica del Vapore, Milano INFO T. +39 388 8507930; T. +39 333 6095192 info@navigaresrl.com Da lunedì a venerdì 9.30 - 19.30 Sabato, domenica e festivi 9.30 - 21.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.mostrafridakahlo.it

A destra: Frida Kahlo Autoritratto con scimmie 1943, olio su tela, 81,5x63 cm. Collezione Jacques - Natasha Gelman (Città del Messico, Messico) Riproduzione formato Modlight © Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F.

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Marc Chagall L’influenza della cultura popolare russa nelle sue opere di

Flavio Ennante

Pur partecipando a quella che fu una rivoluzione unica del linguaggio dell’arte in Francia, io sempre tornavo col pensiero, nella mia anima, al mio paese natale. March Chagall

Marc Chagall Il mondo sottosopra 1919, Parigi, collezione privata © Chagall ® by SIAE 2020

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no dei più grandi Maestri del Novecento, uno dei più riconoscibili per stile, uno dei più longevi con una carriera durata circa ottant’anni: Marc Chagall, il bielorusso di Parigi, è il protagonista della nuova

mostra di Palazzo Roverella, “Marc Chagall. Anche la mia Russia mi amerà”. L’evento si avvale della collaborazione della Fondazione Culture Musei e del Museo delle Culture di Lugano, ed è accompagnato da un ricco catalogo pubblicato da Silvana Editoriale. Sotto la cura di Claudia Zevi, l’esposizione è volta a raccontare ai visitatori la profondità dell’influenza delle origini culturali e religiose su Chagall. Tra le oltre cento opere esposte (circa 70 i dipinti su tela e su carta oltre alle due straordinarie serie di incisioni e acqueforti pubblicate nei primi anni di lontananza dalla Russia), possiamo ammirare “Il mondo sottosopra”, dipinto nel 1919 a Parigi. Quest’opera, già presa ad esempio in passate monografiche come simbolo del Surrealismo di Chagall, è molto probabilmente il risultato di più influenze messe insieme da un’unica mente. Esaminandola vi troviamo la religione ebraica e la rivoluzione d’ottobre alla quale prese parte, oltre a fattori culturali e artistici. Le opere che compongono il percorso espositivo provengono dagli eredi dell’artista, dalla Galleria Tretyakov di Mosca, dal Museo di Stato Russo di S. Pietroburgo, dal Pompidou di Parigi, dalla Thyssen Bornemisza di Madrid e dal Kunstmuseum di Zurigo, oltre che da importanti e sto-

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riche collezioni private. Il tema centrale, attorno il quale è costruito l’evento espositivo, è quello dell’influenza che la cultura popolare della Russia profonda ha avuto sul fare arte di Chagall. Nelle sue opere troviamo infatti tanti rimandi all’iconografia religiosa e alle vignette dei lubki (stampa popolare russa con racconti e notizie sotto forma di vignette provviste di didascalie, importantissima nelle zone rurali). Questo mezzo giornalistico per far arrivare le notizie ai più, è composto da elementi che possiamo facilmente riconoscere ammirando le opere del Maestro: il gallo ( che ha avuto anche un ruolo nei riti religiosi come l’incarnazione delle forze del sole e del fuoco), le capre e le vacche che popolavano la quotidianità dei villaggi russi, popolano i racconti visivi di Chagall. É un realismo favoleggiante, poetico, connubio tra la tradizione russa, il mondo ebraico e quello cristiano ortodosso. Il titolo della mostra, “Anche la mia RusMARC CHAGALL

“Anche la mia Russia mi amerà”

19 settembre 2020 - 17 gennaio 2021 (verifica l’effettiva apertura della mostra sul sito) Palazzo Roverella, Rovigo INFO T. +39 0425 460093 Dal lunedì al venerdì 9.00 - 19.00 Sabato e domenica 9.00 - 20.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.palazzoroverella.com

sia mi amerà”, è composto dalle parole con cui Chagall conclude “Ma Vie”, l’autobiografia illustrata che pubblicò, appena trentaquattrenne, a Berlino, all’inizio dell’esilio, sicuramente consapevole che questa volta la separazione dalla Russia sarebbe stata definitiva. Russia che rimane il luogo delle radici, della memoria di un amore deluso che sogna potersi realizzare. Lungo il percorso espositivo si possono ammirare capolavori come “Passeggiata”, “Ebreo in rosa”, “Matrimonio”, “Il Gallo” e “Guanto nero”. Aperta fino al 17 gennaio l 2021, da non perdere. s

Sopra: Marc Chagall Il Gallo 1928, Madrid, Museo Nazionale Thyssen-Bornemisza © Chagall ® by SIAE 2020

GIANCARLO DE LUCA (LACHI LEA) lachilea12@gmail.com

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25 LACHI LEA - Nudo verde - 2003, olio su masonite, 35,5x46,5 cm.


Catalogo d’arte materica | Materico, stucco, acrilico, foglia oro, rame, argento. Su 12 tele, 50x68 cm. con supporto in legno.

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“Non c’è nulla da dire: c’è solo da essere, c’è solo da vivere”

Piero Manzoni

Piero Manzoni nella sua casa in via Cernaia con le scatolette di Merda d’artista, Milano 1961

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Piero Manzoni Anticonformismo e giocosa ironia di Vincenzo Chetta

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ortemente ironico, il suo lavoro è profondamente filosofico, il suo essere artista ha messo in discussione la natura dell’oggetto d’arte prefigurando l’arte concettuale, anche attraverso le scatolette di “Merda d’artista”. Piero Manzoni, nato il 13 luglio del 1933 a Soncino, in provincia di Cremona, figlio del conte Egisto Manzoni di Chiosca e Poggiolo e dell’industriale soncinese Valeria Meroni, cresce a Milano, città nella quale studia prima presso il Liceo Classico Leone XIII e successivamente alla Facoltà di Legge presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Nel 1953, ancora ragazzo, Piero Manzoni inizia a realizzare qualche opera figurativa, in seguito, nel 1955, comincia a cimentarsi nella realizzazione di dipinti che hanno per soggetto ominidi e piccoli marziani, opere prevalentemente senza titolo, oppure intitolate in base alla scritta all’interno del quadro. Poi, nel 1956, pubblica il suo primo manifesto “Per la scoperta di una zona di immagini”, nel quale anticipa alcuni

importanti aspetti che caratterizzeranno il suo successivo sviluppo artistico. L’anno successivo, pubblica diversi altri manifesti, tra i quali citiamo “L’arte non è vera creazione...” e “Per una pittura organica”; inoltre compare tra i firmatari del manifesto “Contro lo stile” dei pittori del gruppo Nucleare. Lo stile di Manzoni diventa sempre più radicale. Supera la superficie del quadro e propone una serie di opere filosofiche, insofferenti nei confronti della tradizione: Manzoni vuole cambiare le cose, vuole comunicare qualcosa di nuovo e si scaglia contro l’informale. Nel 1959 fonda con Enrico Castellani la rivista Azimuth, di cui usciranno 2 numeri; sulla rivista compaiono molti testi tra cui quelli di Vincenzo Agnetti, Nanni Balestrini, Udo Kultermann e Edoardo Sanguineti ed illustrazioni di Yves Klein, Arnaldo Pomodoro, Lucio Fontana, Heinz Mack, Otto Piene, Robert Rauschenberg, Jasper Johns e Franco Angeli, per citarne alcuni. Nel 1959 entra a far parte del celebre gruppo ZERO di Düsseldorf, di Otto

In alto: Achrome, 1962 c. panini e caolino, 31x31 cm. Sopra: Achrome, 1961-62, fibra di vetro, 33,5x24 cm. Collezione privata A sinistra: Achrome, 1958 tela grinzata e caolino 70x90 cm. In copertina: Linea di lunghezza infinita, 1960, cilindro di legno, etichetta di carta, 15 x ø 4,8 cm. Collezione privata Tutte le immagini dell’articolo: © Fondazione Piero Manzoni, Milano

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Piene e di Heinz Mack. L’opera di Piero Manzoni diviene un punto di riferimento per la futura generazione di artisti italiani, quelli che saranno poi riuniti dal critico Germano Celant nella prima mostra di Arte Povera nel 1967. Il 21 luglio del 1960 Manzoni presenta alla galleria Azimut di Milano una delle sue performance più famose: Consumazione dell’arte, dinamica del pubblico, divorare l’arte. L’artista firma con l’impronta del pollice alcune uova sode, che vengono consegnate al pubblico presente e poi consumate sul posto. L’anno dopo firma per la prima volta degli esseri umani trasformandoli di fatto in “Sculture viventi” e nello stesso anno pone in vendita le famose scatolette di “Merda d’artista”. Nel 1962, Manzoni progetta con l’editore Jes Petersen la pubblicazione di un libro dalle pagine trasparenti :“Piero Manzoni. The Life and the Works”. Piero Manzoni morirà giovanissimo, colto da infarto, il 6 febbraio 1963, nel

suo studio in via Fiori Chiari a Milano. I suoi legami più importanti furono quelli con Lucio Fontana, Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, Uliano Lucas e Vincenzo Agnetti. Di lui rimarranno per sempre impresse nella storia le sue geniali opere concettuali: “Linee”, linee tracciate su strisce di carta, arrotolate e chiuse in un contenitore, etichettato e firmato (la più lunga, creata ad Herning, in Danimarca, nel 1960, gra-

zie al mecenatismo di Aage Damgaard, misura 7200 metri); “Corpo d’aria” e successivamente “Fiato d’artista”, palloncini contenenti il fiato di Manzoni; “Uovo scultura”, uova autenticate dall’impronta digitale del pollice dell’artista; “Basi magiche”, un semplice piedistallo, da lui firmato, capace di elevare al ruolo di opera d’arte chiunque vi fosse salito sopra; “Achromes” (in francese: incolore), superfici bianche in diversi materiali tra cui gesso grezzo, caolino, tela cucita, fibra sintetica, cotone idrofilo, quadrati di stoffa, peluche o altro. Infine ricordiamo la sua opera più celebre, la “Merda d’artista”; riprodotta in 90 pezzi dal peso di 30 grammi ciascuna, era venduta al prezzo equivalente di 30 grammi d’oro. Oltre ad alludere, ironicamente, che si può vendere a peso d’oro qualunque cosa se vi si appone una firma importante, voleva anche richiamare alla mente l’antica equivalenza tra sterco e denaro… Insomma, l’opera, con sagace ironia, voleva mettere in discussione il valore delle cose. Attualmente i barattoli sono conservati in diverse collezioni d’arte in tutto il mondo, per esempio l’esemplare n. 4 è esposto alla Tate Modern di Londra, il barattolo n. 80 è esposto a Milano presso il Museo del Novecento, il barattolo n. 14 al MOMA di New York ed il barattolo n. 31 a Parigi, al Centre Pompidou.

Sopra: Linee, 1959, inchiostro su carta, tubo di cartone A destra: Linea lunga 7200 metri, 4 luglio 1960, inchiostro su carta, cilindro di zinco ricoperto da fogli di piombo, 66 x ø 96 cm. Heart - Herning Museum of Contemporary Art, Herning (DK) - Ph. Merrild Production © Heart - Herning Museum of Contemporary Art / Fondazione Piero Manzoni, Milano

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Corpo d’aria n. 28, 1959-60, scatola in legno con palloncino in gomma, tubo per gonfiare e piedistallo, 4,8 x 42,7 x 12,4 cm.

Ma cosa contengono veramente queste scatolette? Lo rivelò Agostino Bonalumi, grande amico di Piero Manzoni, al Corriere della Sera: “Posso tranquillamente asserire che si tratta di solo gesso”. Secondo altre fonti però, Piero si sarebbe limitato ad acquistare una partita di scatolette di carne a lunga conservazione e a sostituire le etichette originali con le proprie. In questo caso, i barattoli con-

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terrebbero semplicemente cibo. Da quanto si sa, solo uno dei 90 barattoli è stato aperto: durante una performance, l’artista Bernard Bazile ha compiuto l’apertura e all’interno ha trovato un’altra scatoletta. Chissà, forse ogni scatoletta ha un contenuto differente, ciò che è certo è il suo “valore” odierno, la stima oscilla “tra i 250.000 e i 300.000 €”: aprire una di queste scatolette oggi ne az-

zererebbe il valore, non proprio una mossa azzeccata per un collezionista! Ma chi è veramente Piero Manzoni, pioniere dell’arte concettuale? Lo abbiamo chiesto a Rosalia Pasqualino di Marineo, direttrice della Fondazione Piero Manzoni, la quale afferma:“Il Manzoni più facile è quello che girava i bar con gli amici, bevendo e discutendo su molte cose… Ma questa è solo una picco-

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re sul lavoro, poiché la famiglia - orfano di padre a 15 anni, molto legato alla madre Valeria e ai quattro fratelli e sorelle minori - lo ha sempre amato e supportato, economicamente e non solo; e dopo la sua morte si è presa da subito la responsabilità di curare la sua eredità intellettuale. V.C.: Quali sono le opere a cui è più affezionata? R.P.M.: Tra gli Achrome amo molto quelli in “panno cucito”: una sola cucitura centrale, davvero assoluti. Geniali le Linee, in particolar modo trovo straordinaria la Linea di lunghezza infinita. Fontana dichiara che la Linea di Manzoni è un “innovazione artistica di portata internazionale”. Il Socle du Monde poi è pura poesia. V.C.: Secondo te, qual era l’artista che stimava di più? R.P.M.: Manzoni non si sbilancia spesso in apprezzamenti. Riconosce l’importanza e il debito verso i suoi “predecessori” Burri e Fontana e stima certamente diversi colleghi con cui collabora, anche se spesso poi finisce per allontanarsi da chiunque e avanzare in un cammino fondamentalA sinistra: Piero Manzoni mentre firma una Scultura vivente, durante le riprese per il Filmgiornale Sedi, Milano, 13 gennaio 1961 Sotto: Base magica - Scultura vivente, 1961, legno, 60x79x79 cm.

lissima parte della sua vita. Il Manzoni artista in realtà lavorava assiduamente e da solo, sia quando realizzava le opere, sia quando teneva la fitta corrispondenza con i suoi contatti stranieri e non, o scriveva i testi teorici, paralleli ai quadri. Un Manzoni aristocratico, che ben vestito accompagnava volentieri le sorelle (lui era il maggiore) alle feste danzanti e raccomandava loro di non frequentare gli artisti, gente non adatta alle signorine per bene…”. V.C.: Manzoni, come Agnetti, in un breve tempo ha lasciato un ricordo indelebile, raccontaci di come è riuscito ad affermarsi e porre le basi per entrare nella storia. R.P.M.: L’opera di Manzoni non si accontenta di “dire diversamente” ma dice “nuove cose” per citare l’artista stesso, in un suo testo del 1961. Anche dagli scritti si coglie il rigore e la lucidità con cui ha saputo fare un passo in più, aprire molte strade che sono state poi seguite e continuate dalle generazioni successive. Certo ha avuto anche un vantaggio nella vita: potersi concentra-

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mente solitario. V.C.: Quale consiglio avrebbe dato agli artisti di oggi? R.P.M.: Due aspetti che mi hanno sempre colpito di Manzoni sono da una parte la forte radicalità e dall’altra la capacità manageriale: dunque forse suggerirebbe di non scendere a compromessi sul lavoro, ma di curare anche le relazioni. V.C.: Parliamo dell’Archivio, ora diventato Fondazione, da chi è composto e di cosa si occupa? R.P.M.: Presidente e vicepresidente sono Elena e Giuseppe Manzoni di Chiosca, fratelli di Piero; oltre a me collaborano con noi Agnese Boschini, Daniela Migotto e Irene Stucchi. Il lavoro è molto e va dalla ricerca sulla vita e le opere, alle expertise e cura del catalogo generale (ne sono usciti tre e stiamo lavorando al quarto, che sarà solo online); dalle collaborazioni con le istituzioni per mostre collettive alle iniziative che richiedono più tempo ed energie, come può essere una grande mostra personale (le ultime tre: nel 2019 presso Hauser & Wirth New York sui materiali degli Achrome e le Linee e nel 2020 a Tokyo una monografica presso il prestigioso yu-un progettato da Tadao Ando). Ci sono poi le consulenze legate al restauro e conservazione, le pubblicazioni monografiche e non da

seguire (negli ultimi 10 anni più di 25 volumi usciti, tra cataloghi e libri), il lavoro legale per la lotta contro la circolazione dei falsi e molto altro. V.C.: Parliamo anche delle iniziative della Fondazione, come ad esempio KidLab, il

gadget della “Merda d’artista” ecc… R.P.M.: Nel 2013, anno dell’anniversario della nascita (1933) e della morte (1963) abbiamo avuto l’idea di produrre un delizioso gadget che riprende la Merda d’artista di Manzoni: 9.000 scatolette (non è una replica, ma un oggetto fatto in larga scala… potrebbero anche diventare 90.000!). Sono sicura che a Manzoni sarebbe piaciuto molto! Invece quest’anno abbiamo ideato un laboratorio (gratuito) per bambini “C’era una volta Piero…” da portare nelle scuole materne e le prime classi delle primarie: prima in un teatrino giapponese (Kamishibai) scorrono le immagini tratte dal bellissimo libro per bambini “Piero Manzoni” di Fausto Gilberti e poi i piccoli creano Fiati d’artista, posano sulla Base magica e mettono l’impronta sulle Uova scultura… divertendosi, si avvicinano all’arte di Piero e forse più di alcuni adulti ne colgono la giocosa e ironica profondità. V.C.: Complimenti per la cura che dedicate alla Fondazione e alle sue attività, e grazie mille per il tempo speso a racconl tarci Piero Manzoni. s In alto: Merda d’artista n. 63, maggio 1961, scatoletta di latta, carta stampata, 4,8 x ø 6,4 cm. A sinistra: Uovo scultura n. 29, 1960, uovo in scatola di legno, 5,7x8,2x6,7 cm. Collezione privata

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Mattia Consonni in piazza Duomo a Milano, con l’installazione “Crocodile Rock” © Ph. Giuliano Brenna

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Mattia Consonni

La nuova installazione “Crocodile Rock” è arrivata a Milano di Vincenzo Chetta

ody La Mucca Mel

C

i aveva sorpreso a settembre 2019 con la realizzazione della “Mucca Melody” una mucca pop, affamata di dischi in vinile che, nella sua percezione immaginaria, pascola in prati colmi di LP, 45 e 78 giri usurati e non più udibili. A gennaio 2020 è apparso nei boschi intorno a Meda (MB) il “Cinghiale Demo”, discendente dei famosi cinghiali della leggenda di Sant’Aimo e Vermondo (Santi Patroni di Meda), ma assolutamente innocuo e anch’esso ghiotto di vecchi vinili. Sempre nel 2020, a cavallo tra marzo e aprile (nonostante il lockdown) davanti al laboratorio di Consonni, è apparso un gorilla albino, dal nome “Gorilla Rap”. Mattia ha provato a dialogare con il gorilla, amichevole fin da subito; all’offerta di uno spuntino a base di banane, ha risposto con enfasi gorillesca: “No, grazie! Se hai qualche vecchio vinile lo preferisco!”. E infine, ecco venire allo scoperto lui: “Crocodile Rock”, un coccodrillo adulto custodito in segreto nel laboratorio dell’artista, fuggito a inizio agosto dopo il grosso temporale che si è abbattuto sul Nord Italia, molto probabilmente diretto verso il Seveso, fiume che lo avrebbe condotto a Milano. Mattia, seriamente allarmato che la visione di un coccodrillo a Milano avrebbe potuto creare preoccupazioni ed allarmismi, cominciò a spargere la voce della fuga, tranquillizzando sul fatto che l’animale da tempo non si nutriva più di carne, ma, in seguito al suo adattamento

Ph.Mirko Colombo

emo Il Cinghiale D

ap Il Gorilla R

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all’ambiente, aveva iniziato a nutrirsi prevalentemente di plastica, con una forte predilezione verso i dischi in vinile. Nel frattempo Rock, tramite navigli e tunnel della metropolitana, è arrivato fino a Piazza Duomo ed è stato ritrovato per caso da Giuliano Brenna, di professione regista, che passeggiava all’alba nel centro

sto di vinili, giusto in tempo per vedere il suo “cucciolo” attorniamo di passanti curiosi, pronti a fare dei selfie con lui. Si capiva benissimo che l’esemplare era “innocuo”, solamente affamato, ed ha convinto così bene i suoi nuovi amici che dopo qualche chiacchiera alcuni passanti sono tornati con dei vinili per sfamarlo.

...we were hopping and bopping to the Crocodile Rock. Well Crocodile Rocking is something shocking! ...noi saltavamo e ci contorcevamo con il Crocodile Rock. Beh, il Crocodile Rock è qualcosa di sconvolgente! Elton John Il “Crocodile Rock”davanti all’ingresso della Galleria Vittorio Emanuele II a Milano © Ph. Giuliano Brenna

milanese in cerca di ispirazione. Notando dei movimenti sospetti dietro le palme di piazza Duomo, ha prontamente informato il suo amico artista del ritrovamento. Mattia è subito accorso con un grosso ce-

Se qualcuno si stesse mai domandando: “Ma la fuga del coccodrillo rock sarà successa davvero?”, per rispondere potrei citare una frase del film “Big Fish” di Tim Burton “Non tutto quello che si

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dice è frutto della fantasia”. Il “Coccodrillo Rock” la “Mucca Melody”, il “Cinghiale Demo”, il “Gorilla Rap” sono veri, sono reali e tutti con un punto comune che li lega: sono infatti tutte installazioni “animalesche” in chiave musicale dell’Artista Mattia Consonni alias Musica per gli Occhi. Questi “animali” fanno parte di un progetto avviato a settembre 2019 che invita le persone a “nutrirli” con vinili inutilizzati. Mattia cosa altro hanno di particolare questi animali? “Gli animali che creo hanno tutti la stessa particolarità: hanno sette vinili, sette macchie che rappresentano le sette note musicali”. È una gran bella trovata, nello specifico, parlaci ora di Rock: “Mi sono messo in contatto con il comune di Milano per ottenere tutte le autorizzazioni del caso e poter allestire la mia installazione in Piazza Duomo, dove ha goduto di una grande visibilità. È infatti rimasta visibile per tutta la giornata di venerdì 21 agosto, in tanti si sono fermati a scattare selfie e fare video”. Come ormai ben sappiamo ogni tua opera si ispira ad una canzone, il Coccodrillo Rock,

anche se in molti come me già lo immaginano, da quale canzone prende ispirazione? “Il Coccodrillo Rock prende ispirazione da una delle hit più note dell’artista britannico Elton John, “Crocodile Rock”, brano del 1972. Pare che ad Elton sia venuta l’ispirazione dopo aver ascoltato il singolo Eagle Rock della band australiana dei Daddy Cool… Bizzarro non trovate? I cori invece ricordano volutamente Speedy Gonzales di Pat Boone, una canzone fantastica!”. Certo la canzone è fantastica, ma il tuo Coccodrillo Rock è qualcosa di sconvolgente (per citare le Elton John). Mattia vuoi dire qualcosa ai nostri lettori? “Aiutatemi a sfamare i miei animali! Chiunque porterà vinili inutilizzati (grandi protagonisti delle mie creazioni) avrà un regalo: una mia tela della serie “Listening”, una sorta di baratto artistico per rendere l’arte interattiva e favorire lo scambio tra artista e pubblico”. Quale nuovo cucciolo animale farà la sua comparsa nel tuo laboratorio? “Sento già qualche rumore strano... Ma per ora non posso dire nulla...”. Ne parleremo sicuramente più avanti sulle pagine di l BIANCOSCURO! s

Sopra, alcuni passanti si soffermano curiosi domandano a Mattia Consonni di parlare dell’installazione “Crocodile Rock” © Ph. Giuliano Brenna

INFO

MATTIA CONSONNI Musica per gli Occhi

mattiaconsonni Musica per gli occhi

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Tina Lupo

“Delirio” - 2013, tela, 98x98 cm.

www.kultrunmuseum.it 38

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Tina Lupo - “Fortezza” - 2013, tela, 100x100 cm.

tinaluposcultore@libero.it - www.tinalupo.it BIANCOSCURO RIVISTA d’ARTE Ordina la versione cartacea o PDF su https://artshop.biancoscuro.it Uffici stampa, gallerie ecc. possono chiedere il PDF gratuito a info@biancoscuro.it

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La forza della pittura Le vicende artistiche di Orazio Borgianni di

Mario Gambatesa

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al 6 marzo al 1° novembre 2020, le Gallerie Nazionali di Arte Antica presentano, nella sede di Palazzo Barberini, la mostra “Orazio Borgianni. Un genio inquieto nella Roma di Caravaggio”, a cura di Gianni Papi. La prima mostra monografica, dedicata a Orazio Borgianni, ha luogo a Palazzo Barberini, dove sono conservati due capolavori dell’artista: “Autoritratto” e la “Sacra Famiglia con san Giovannino, sant’Elisabetta e un angelo”, insieme a uno dei più ricchi e importanti nuclei di dipinti caravaggeschi. Borgianni,

nacque a Roma nel 1576, dove ebbe la prima formazione in un ambiente artistico di gusto manieristico. Si trasferì in Sicilia assieme al fratellastro Giulio Lasso, pittore e scultore, in seguito andò in Spagna, dove maturò il proprio linguaggio artistico sugli esempi di Jacopo Bassano e di El Greco e sarà proprio quest’ultimo ad influire in maniera determinante sul suo stile, con il luminismo violento e con l’allungamento visionario delle figure. Tornò in Italia nel 1602, proprio nel momento più vivo della polemica caravaggesca. Il Caravaggio, benché fosse diventato un nemico personale del Borgianni, per

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L’intensità espressiva della ritrattistica di Borgianni, il rigoroso sperimentalismo della sua pennellata, attuati a una data precocissima, che certo segna un indubitabile avanzamento (nella direzione del cosiddetto ‘ritratto parlante’) rispetto alla ritrattistica di Caravaggio (ancora vivo quando Orazio eseguiva alcuni di questi esiti), costituiscono un’altra novità importante per l’ambiente romano.

i rapporti molto tesi che intercorsero fra i due, influì molto sulla sua evoluzione artistica, fino alla sua morte nel 1616. Con la forza innovativa e l’attenzione drammatica della sua pittura, nasce uno degli stili più belli e caratteristici dell’epoca, in virtù della tecnica libera e pastosa e del colore ricco ed intenso. In molte sue opere, inoltre, si evidenzia un appassionato interesse archeologico, che si traduce con l’inserimento nelle composizioni, di elementi di scavo come bassorilievi e frammenti, che lasciano intravedere la malinconia dell’artista per un mondo perduto. Nella prima parte della mostra sono esposte diciotto opere autografe che evidenziano e mettono in luce la vicenda storico-artistica di Borgianni dando un ritratto esauriente della sua attività a Roma. Una seconda sezione, composta da 17 opere, riguarda quella schiera di grandi pittori rispetto ai quali

Gianni Papi

A sinistra: Simon Vouet (Parigi, 1590 - 1649) Buona ventura 1617, olio su tela, 95x135 cm. Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica – Palazzo Barberini In alto: Orazio Borgianni (Roma, 1574 – 1616) Democrito 1609-1610, olio su tela, 69,3x53,4 cm. A destra: Orazio Borgianni (Roma, 1574 – 1616) Eraclito 1609-1610, olio su tela, 69,3x53,4 cm. Firenze, Musei del Bargello - Museo di Casa Martelli

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l’influenza di Borgianni, fu significativa e talvolta decisiva. Fra questi Carlo Saraceni; Antiveduto Gramatica; Giovanni Lanfranco, Simon Vouet, Giovanni Serodine, Marcantonio Bassetti, Carlo Bononi, Guido Cagnacci, Tanzio da Varallo, Giovan Francesco Guerrieri, Luis Tristan e Claude Vignon. A Roma, eseguì capolavori assoluti e definì uno stile del tutto originale e innovativo. Ricordiamo ad esempio la “Visione di San Francesco” di Sezze, il “San Carlo Borromeo” della Chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, la “Natività della Vergine” di Savona, il “Cristo fra i dottori”, ad oggi situato presso il Rijksmuseum di Amsterdam, la “Sacra Famiglia” appartenente alla collezione delle Gallerie Nazionali. Quelle di Borgianni sono tutte opere che risuonano di echi caravaggeschi e presentano al contempo una varietà di soluzioni stilistiche inedite e anticipatrici, che lo rendono, senza ombra di dubbio, uno dei più importanti precursori e protagonisti l indiscussi di quegli anni e di quelli avvenire. s A sinistra: alcune viste della mostra a Palazzo Barberini Ph. Alberto Novelli

ORAZIO BORGIANNI

Un genio inquieto nella Roma di Caravaggio 06 marzo - 01 novembre 2020 (verifica l’effettiva apertura della mostra sul sito di riferimento) Palazzo Barberini, Roma INFO T. +39 06 4814591 Da giovedì a domenica 10.00 - 18.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.barberinicorsini.org

Nadia MARTORANO Martorano Nadia martorano.nadia@gmail.com

I miei papaveri - 2020, olio su tela, 100x70 cm.


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Orazio Gentileschi

ORAZIO GENTILESCHI

La fuga in Egitto e altre storie 10 ottobre 2020 - 31 gennaio 2021

Le due versioni della “Fuga”

(verifica l’effettiva apertura della mostra sul sito) Pinacoteca Ala Ponzone, Cremona INFO T. +39 0372 407770

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al 10 ottobre 2020 al 31 gennaio 2021, per la prima volta, alla Pinacoteca Ala Ponzone di Cremona, si possono ammirare l’una di fianco all’altra due versioni del “Riposo durante la fuga in Egitto”, capolavori di Orazio Gentileschi. La mostra è promossa dal Comune di Cremona attraverso i suoi Civici Musei, con la curatela da Mario Marubbi. Accanto alle due magnifiche tele, la prima del Kunsthistorisches Museum di Vienna e la seconda di collezione privata, la mostra propone una selezione molto precisa di avori, sculture, miniature, dipinti e incisioni sul tema nelle sue varie declinazioni iconografiche. Per la prima volta nella storia, le due versioni dell’opera vengono esposte vis a vis: un’occasione unica anche per gli esperti. Le due opere risalgono al momento in cui Gentileschi (forse il più precoce, intelligente e spregiudicato interprete tra i pittori caravaggeschi)

godeva di enorme fama internazionale. Fama accresciuta a Parigi, dove era stato chiamato alla corte di Maria de’ Medici, e ampliata a Londra dove era stato chiamato da George Villiers, primo duca di l Buckingham. s

Da martedì a domenica 10.00 - 17.00 Orazio Gentileschi Riposo durante la fuga in Egitto olio su tela. Vienna, Kunsthistoriches Museum

GIUSEPPE PORTELLA

Festoso d’Agosto - ciclo i festosi - 2020, resine e dibond su tavola, 50x50 cm.

giuseppe.portella

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www.newartpromotion.it/giuseppe-portella


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Ottone Rosai L’inedita retrospettiva a Montevarchi di

Flavio Ennante

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l lockdown ne aveva precluso l’apertura ad aprile, ma per fortuna non è stata cancellata la mostra dedicata a Ottone Rosai, uomo dalle travolgenti passioni, artista che scelse di leggere le novità del suo tempo alla luce della grande arte del Tre-Quattrocento toscano. Palazzo del Podestà a Montevarchi ospiterà dunque, dal 25 ottobre 2020 al 31 gennaio 2021, la retrospettiva, curata dal Professor Giovanni Faccenda, massimo esperto di Rosai e curatore del catalogo generale delle sue opere, che si colloca come una celebrazione nel centenario dalla prima personale fiorentina, avvenuta nel 1920. Ci racconta di come è nata come rassegna, il Sindaco di Montevarchi, Silvia Chiassai

Martini:“Quando il Professor Faccenda diversi mesi fa, ci propose di realizzare la mostra, introducendoci nella storia complessa e particolare di questo maestro dell’arte del ‘900, rimanemmo catturati dalla delicatezza e dalla grande espressione di umanità che emerge dalle sue opere. Allora pensammo che ospita-

re un’esposizione dei suoi capolavori nel nostro Palazzo del Podestà, in un luogo tornato alla sua antica bellezza, fosse un’opportunità culturale che dovevamo cogliere subito, tanto più ne siamo convinti ora poiché la mostra segnerà anche la ripresa culturale del nostro Paese”. La retrospettiva riunisce cinquanta

A destra: Ottone Rosai Partita a briscola (La partita a scopa) 1920, olio su tela, 70x50 cm. Sotto: Ottone Rosai Paesaggio 1939, olio su tela, 40x50 cm.

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opere di Rosai, tra disegni e oli, tutti riferiti ad un momento preciso dell’artista: gli anni tra il 1919 e il 1932, il ventennio tra le due Grandi Guerre. Le opere provengono tutte da collezioni private, potremo dunque ammirare opere del tutto inedite, emerse dalle ricerche del curatore, che ci anticipa:“Una delle maggiori peculiarità di questa esposizione pubblica deriva dalla riscoperta di una decina di capolavori assoluti di Rosai degli anni Venti e Trenta, tutti provenienti da una raccolta privata romana, presenti alla mostra di Palazzo Ferroni, a Firenze, nel 1932. Accanto ad essi, le eccellenze più note di un periodo – quello fra le due guerre (1918-1939) – che rappresenta l’aristocrazia della pittura e del disegno di Rosai. Vi si aggiunga la volontà di superare una lettura esegetica ormai antiquata e limitata dell’opera di questo Maestro fra i maggiori del Novecento, sovente priva dei necessari riferimenti culturali che vi si debbono cogliere (Dostoevskij, Campana e Palazzeschi, fra gli altri) e di una riflessione filosofica che tenga conto delle affinità con il pensiero di Schopenhauer e il pessimismo cosmico l di Leopardi.” s

Paolo Camporota

In attesa 2008, olio su tela, 140x100 cm.

In alto: Ottone Rosai Collina d’ulivi 1922, olio su tela, 46x38 cm. A sinistra: Ottone Rosai Incontro in via Toscanella 1922, olio su tela, 70x35 cm.

OTTONE ROSAI

25 ottobre 2020 - 31 gennaio 2021 (verifica l’effettiva apertura della mostra sul sito di riferimento) Palazzo del Podestà, Montevarchi INFO T. +39 055 91081

Maschera di fuoco 2005, olio su tela, 120x80 cm.

Giovedì e venerdì 15.00 - 19.00 Sabato, domenica e festivi 10.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.comune.montevarchi.ar.it

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www.paolocamporota.it


ALBY MILANO

La visione di Leone Piccioni A Pienza la Collezione di Rebecca Maniti

U Peace between good and evil 2020, olio su tela con inserti in gesso su acrilico, 60x70 cm.

“Peace between good and evil” rappresenta la pace tra il bene ed il male. Il simbolo della pace che ho inserito tenta di far luce per superare gli ostacoli delle guerre generate dall’uomo, le discriminazioni razziali che continuano tutt’ora a persistere e che per nessun motivo dovrebbero. Il simbolo cinese dello YIN e YANG l’ho inserito perchè rappresenta la notte e il giorno, nel Taoismo nessuna cosa può essere completamente YANG o YIN, ma essa contiene il seme per il proprio opposto. L’uno non può esistere senza l’altro, come il bianco e il nero, come il bene ed il male che non possono esistere soli, ma si può trovare una linea di condivisione, che io ho rappresentato nel quadro con la PACE. Questa battaglia continua da parecchio tempo, mi viene in mente Martin Luther King che diceva “I have a dream”... Alby milano

na buona occasione per ammirare la collezione d’arte di Leone Piccioni, intellettuale che, nel corso della sua vita, ha riunito capolavori che lo rispecchiano, con assonanze tra pittura, letteratura, poesia, musica, teatro. Piero Pananti e Gloria Piccioni (figlia di Leone), che curano la mostra pientina, sottolineano lo spirito con cui è stata nel tempo costituita la Collezione: “L’amore per il bello e per la cultura, l’impulso per la condivisione delle arti e della conoscenza, le affinità elettive che legano il critico ai pittori, poeti, intel-

lettuali suoi amici”. “Mio vanto, mio patrimonio” è il titolo di questa importante mostra sull’arte del Novecento che il Comune di Pienza propone fino al 10 gennaio 2121, nel Museo della Città, nel cuore della mal gnifica Città Ideale toscana. s

Sopra: Mino Maccari - Ungaretti 1960-1965, olio su cartone telato A sinistra: Giosetta Fioroni - Doppia identità 1969, smalto su tela Sotto: Alberto Burri - Cretto Bianco 1971, acquaforte e acquatinta

MIO VANTO, MIO PATRIMONIO

L’arte del ‘900 nella visione di Leone Piccioni 29 agosto 2020 – 10 gennaio 2021

Alby Alberto Milano Alby MIlano albydance@hotmail.com You tube Alby - Alberto Milano www.pitturiamo.com

Palazzo Piccolomini, Pienza INFO T. +39 0577 286300 info@palazzopiccolominipienza.it Da mercoledì a lunedì 11.00 - 18.00

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Antonella Pecoraro “NINNI” Pecoraro Antonella

antonella@artecultura.net

Ninni - 1-2-3 FEBBRAIO 2012 NEVE SUI CILIEGI - acrilico tecnica mista e vetri su tela, 40x50 cm. Opera premiata al Concorso biennale di Vignola, 2016

“L’opera presenta un tecnica mista, con applicazioni materiche e parti dipinte, con la quale l’artista ha voluto evocare l’atmosfera di una nevicata, le traparenze del ghiaccio, le tonalità del gelo. Opera informale dunque, seppur evocatrice di una realtà concreta, una realtà sensoriale più che immaginativa, ovvero la rappresentazione di una pura sensazione che pone in secondo piano l’immagine realistica.” Domenico Iacaruso


GIULIANA L’ INFORMALE FEMMINA DI GIULIANA MADDALENA FUSARI

ACQUA DI RIVO - WATER OF STREAM

2020, acrilici e guazzo su tela, 3 vere perle Dragone, 70x40 cm.


MADDALENA FUSARI Giuliana Maddalena Fusari

fusari.gmm@gmail.com

SOAVE - GENTLE

www.amaci.org

2020, acrilici e guazzo su tela, passamaneria sui bordi, 1 perla bianca e 1 perla rosa naturali, 70x40 cm.


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La forma nascosta delle cose L’arte di Guerzoni al Museo del Novecento di

Mario Gambatesa

Libro volante - 1976, stampa cromogenica e lito in copia unica, 40x70 cm. Courtesy MONITOR, Roma, Lisbona, Pereto

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l Museo del Novecento ha riaperto la sua stagione espositiva con una grande mostra sull’artista Franco Guerzoni. L’esposizione, intitolata “L’immagine sottratta”, è a cura di Martina Corgnati, ed è aperta al pubblico dallo scorso 9 settembre fino al prossimo 14 febbraio 2021. La mostra segna il ritorno di Franco Guerzoni nella città dove hanno avuto luogo alcune

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delle sue principali esposizioni. Nel 1970 intraprende diverse pratiche di produzione artistica, molto sperimentali e vicine alla fotografia. Il contesto è di forte influenza concettuale e intenso scambio con altri giovani artisti: Franco Vaccari, Claudio Parmiggiani, Giuliano Della Casa, Carlo Cremaschi e Luigi Ghirri. Nel 1973 tiene la sua prima personale alla Galleria G7 di Bologna, intitolata “Archeologia”. In questi

anni, l’artista presta grande attenzione al mondo archeologico e alla memoria, elaborando anche libri-opera che affrontano i temi del viaggio e dell’immagine. Viaggia in Turchia, Iran, Afghanistan, India e Nepal. Nei primi anni ‘80 si avvicina alla pittura intesa come materializzazione realizzando grandi carte gessose come “Carte di viaggio”, “Cosa fanno oggi i concettuali?” e “Scavi superficiali”. Alla fine del decen-

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nio, Guerzoni intraprende grandi cicli di opere come ad esempio “Decorazioni e rovine”, presentato alla Biennale di Venezia del 1990. In mostra si possono visitare le opere realizzate dall’artista nell’ultimo decennio: un itinerario intorno alle pareti, vecchie e scrostate, ricche di intonaci e rigonfiamenti, precarie per crepe, graffi, affioramenti e muffe. La mostra continua con l’ultima ricerca di Franco Guerzoni intitolata “Intravedere”: si tratta di piccole stanze di materiale gessoso che galleggiano come libri aperti, ma la cui immagine è nascosta, celata allo sguardo dell’osservatore. Questi lavori sono accompagnati da i libri-opera che vanno dal “Libro dei sogni” del 1970 al “Museo ideale” del 2014. Libri preziosi nella loro rarità, che contengono le riflessioni dei tanti poeti, critici e letterati, amici che da sempre seguono il percorso dell’artista. Nelle sale espositive, una bacheca è riservata a un labirinto di sequenze fotografiche, spesso inedite, che rac-

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contano progetti e aspirazioni risalenti alle sue origini inquiete, che l’artista chiama “Irrisolti” facente parte del suo ingresso giovanile nella ricerca artistica. Nelle opere di Guerzoni la stratigrafia si fa ricerca estetica, confrontandosi

Sopra: Epistola 2020, foglio di rame acidato e dorato in galvanica e pigmenti su coccio di scagliola, 13x18x13 cm. Courtesy MONITOR, Roma, Lisbona, Pereto Sotto: Dentro l’immagine 1974, fusaggini su tela emulsionata, 50x90 cm. Courtesy Galleria Studio G7, Bologna

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con pareti scrostate, edicole pagane, affreschi pompeiani asportati e facendo proprie le operazioni, la manualità e la meticolosità tipiche del restauratore. Ad esso rimane il colore, che lascia intuire forme e silhouette di un passato eterogeneo, tracciato ma non decodificabile. Una mostra questa, che non punta lo sguardo sulla vita di un grande artista, ma piuttosto ne narra la ricerca continua e costante, che Franco Guerzoni, ha sviluppato nel corso del tempo rendendo unico il passaggio tra la forma delle cose e il racconto l che si cela attraverso di essa. s

Epistola 2013, foglio di rame acidato e dorato in galvanica e pigmenti su coccio di scagliola, 33x18x10 cm. Courtesy MONITOR, Roma, Lisbona, Pereto

FRANCO GUERZONI L’immagine sottratta

09 settembre 2020 – 14 febbraio 2021 (verifica l’effettiva apertura della mostra sul sito) Museo del Novecento, Milano INFO T. +39 02 88444061 Da martedì a domenica 09.30 - 19.30 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.museodelnovecento.org

Maria Cavaggioni maria.cavaggioni@gmail.com Maria Cavaggioni

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maria.cavaggioni

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Ci si può anche perdere - 2020, su tela, cm. Ordinaolio la versione cartacea70x50 o PDF su https://artshop.biancoscuro.it Uffici stampa, gallerie ecc. possono chiedere il PDF gratuito a info@biancoscuro.it


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Guglielmo Meltzeid

G. Meltzeid - La vita dentro, la vita fuori - 2020 - acrilico su tela - 70x90 cm.

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Fontana, Baj, Manzoni I tre indiscussi maestri dell’arte italiana del secondo dopoguerra di Ettore Tiretto

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prirà il 15 ottobre la nuova mostra alla Galleria Mazzoleni a Torino: Lucio Fontana | Enrico Baj | Piero Manzoni. Curata da Gaspare Luigi Marcone, che unisce tre indiscussi maestri dell’arte italiana del secondo dopoguerra, l’esposizione è un omaggio al 1958, anno particolarmente significativo in cui le diverse ricerche dei tre artisti furono esposte e pubblicate insieme in due diverse mostre in Italia, a Bergamo e a Bologna. In quell’anno Manzoni

presentò le sue nuove opere “Achromes”, Fontana iniziò a lavorare sul suo primo “Concetto spaziale - Attese” realizzando “tagli” sulla superficie della tela e, sempre nel 1958 gli fu dedicata una sala della Biennale di Venezia con una panoramica sul suo percorso rivoluzionario. Nel settembre del 1958 fu pubblicato il terzo numero del periodico nucleare “Il Gesto”, a cura di Baj, Manzoni e Sergio Dangelo. La copertina della rivista, concepita da Fontana, è caratterizzata da una serie di “buchi” mentre all’interno sono riprodotte opere di artisti e poeti contemporanei (Gillo Dorfles, Jean Dubuffet, Marcel Duchamp, Asger Jorn e altri). In mostra non solo opere chiave di quell’anno, ma anche lavori precedenti e posteriori, a raccontare i diversi percorsi di Fontana, Baj e Manzoni, per indagaSopra: Enrico Baj (1924 - 2003) Peinture nucléaire (Dedicato ad André Kuhn) 1952, signed (lower left), oil on canvas, 80x60 cm. 31 1/2x23 5/8 in Courtesy Mazzoleni London-Torino A sinistra: Lucio Fontana (1899 - 1968) Concetto spaziale (Barocco) 1956, signed and dated (lower right): “l. fontana / 56” Signed, dated, titled and inscribed (on the reverse): “I. fontana / 56 / Concetto spaziale / N.99”, oil, mixed media and glitter on canvas, 70x100 cm. 27 1/2 x 39 3/8 in Courtesy Mazzoleni London-Torino

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re l’uso di nuovi metodi e materiali, sperimentazioni, fin dentro allo Spazialismo (fondato da Lucio Fontana) e all’Arte Nucleare (di Enrico Baj e Sergio Dangelo). L’allestimento evidenzierà il dinamico scambio di idee d’avanguardia, generato anche dalla rapida trasformazione tecnologica e culturale che caratterizzò l’Italia. Lungo il percorso espositivo potremo ammirare opere di Fontana come “Concetto spaziale. Barocco” (del 1956, con olio, buchi, tecnica mista e lustrini su tela) e “Concetto spaziale in terracotta” del 1957, che esemplifica la volontà dell’artista nell’interrogarsi sullo spazio con una intensa manipolazione della superficie e della materia. Verranno anche presentate importanti opere di Enrico Baj, uno dei maggiori promotori dell’avanguardia artistica che utilizzava tessuti, bottoni e oggetti decorativi nella creazione del suo lavoro, per andare oltre la pittura: “Peinture nucléaire” del 1952 e “Testa Montagna” del 1958. La mostra includerà una delle opere formative di Piero Manzoni vicina all’estetica del Movimento Arte Nucleare “Senza titolo” (1956, olio e catrame su tela) e un “Achrome” (1960, tela cucita e tecnica mista). In esposizione anche una parte della Collezione Mazzoleni,

opere degli anni cinquanta e settanta, per analizzare e ricostruire il contesto storico-artistico della ricerca artistica l italiana. s

Salvatore Privitera

Purezza...Dell’anima 2020, acrilico 60x80 cm.

Sopra: Piero Manzoni (1933-1963) Achrome, ca. 1960, squared sewn canvas and glass pieces, 70x50 cm. 27 1/2 x 19 3/4 in Courtesy Mazzoleni London-Torino Sotto a sinistra: Lucio Fontana (1899 - 1968) Concetto spaziale [Forma] 1958, signed (lower right), signed and titled (on the reverse) Aniline, ink and collage on canvas, 70x70 cm. 27 1/2 x 27 1/2 in Courtesy Mazzoleni London-Torino

sprivi57@gmail.com

Le opere di Salvo Privitera

Privi_arte www.gigarte.com/salvoprivitera

LUCIO FONTANA | ENRICO BAJ | PIERO MANZONI

16 ottobre – 19 dicembre 2020 (verifica l’effettiva apertura della mostra sul sito di riferimento) Mazzoleni, Torino INFO T. +39 011 534473 Da martedì a sabato 10.30 - 13.00 / 16.00 - 19.00 Lunedì su appuntamento Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.mazzoleniart.com

Frammenti

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2017, acrilico su tela 40x60 cm.


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Vetro in laguna

La Fondazione Cini ospita l’arte americana contemporanea di

Lucia Garnero

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llestita ne Le Stanze del Vetro, sull’isola di San Giorgio Maggiore, la mostra “Venezia e lo Studio Glass Americano”, inaugurata il 6 settembre 2020, sarà aperta al pubblico fino al 10 gennaio 2021. La straordinaria selezione di opere, a cura di Tina Oldknow e William Warmus (curatori di vetro moderno e contemporaneo al The Corning Museum of Glass di New York), mettendo in scena la varietà dell’arte e del design del vetro americano contemporaneo, presenta opere d’impatto e stimolanti, talune di impronta tradizionali, altre fortemente innovative. Con 155 opere sorprendenti (vasi, sculture e installazioni in vetro create da 60 artisti, americani e veneziani), questa mostra è la prima a esaminare attentamente l’influenza che l’estetica e le tradizionali tecniche di lavorazione del vetro veneziano hanno avuto sullo Studio Glass americano dagli anni Sessanta ad oggi. L’obiettivo dichiarato degli artisti americani del movimento Studio Glass, nella seconda metà del XX secolo, consisteva nella Flora C. Mace and Joey Kirkpatrick The Edge of Certainty 2002, h. 200,7 cm. Ph. Rob Vinnedge

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rivolta ad incrementare progressivamente la conoscenza della lavorazione del vetro veneziano. Questo suggestivo evento, analizzando l’impatto che Venezia ha avuto sull’arte vetraria americana contemporanea, dimostra l’eredità duratura e versatile della produzione di vetro veneziano in America. Tutto l’allestimento si sofferma su come gli artisti americani e i maestri veneziani, soprattutto Lino Tagliapietra e Pino Signoretto, abbiano rinnovato il linguaggio storico artigianale, traendone motivi di ispirazione e oggetti di interpretazione, per realizzare magnifiche opere d’arte. Tra gli artisti presenti, alcuni si sono soffermati sulle tecniche tradizionali e sull’insegnamento, altri si sono rivelati maggiormente pionieristici. Si ricordano, in particolare, Dale Chihuly, Benjamin Moore, Richard Marquis, William Morris, Martin Blank, Flora Mace, Joey Kirkpatrick e la nuova generazione composta Stephen Rolfe Powell, Lascivious Torrid Cleavage (detail) 2003, h. 104.8 cm. Ph. Stephen Rolfe Powell.

volontà di sottrarre la produzione del vetro ai processi industriali, per “crearlo” interamente nello studio dell’artista e renderlo materia prima a servizio dell’arte contemporanea. Nel 1960, la soffiatura del vetro era ormai industrializzata. Molte abilità manuali e know how derivanti da pratiche artigianali, si stavano progressivamente perdendo; per questi motivi, gli artisti americani guardavano all’Europa, e in particolare a Venezia e ai soffiatori di vetro di Murano, come guida. Ne era nata una stretta collaborazione,

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Norwood Viviano, Cities Underwater - Thirteen Sites (detail New York City) 2018–2019, l. 45 m. Ph. Cathy Carver

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Richard Marquis Silhouettes and Stripes Marquiscarpa 1999, h 44.5 cm. Ph. Enrico Fiorese

Deborah Czeresko Stampede (Polar Bear) 2011, Ph. Esteban Salazar C.

da Josiah McElheny, Katherine Gray e Norwood Viviano. Il catalogo illustrato Venezia e lo Studio Glass Americano, edito da Skira, presenta un’introduzione di Laura de Santillana, i saggi di Tina Oldknow e di William Warmus, i contributi degli storici Rosa Barovier Mentasti e Howard Lockwood e dell’artista l Kim Harty. s

VENEZIA e lo Studio Glass Americano

6 settembre 2020 – 10 gennaio 2021 (verifica l’effettiva apertura della mostra sul sito) Le Stanze del Vetro - Fondazione Giorgio Cini, Venezia INFO T. +39 041 2710280 info@lestanzedelvetro.org Da giovedì a martedì 10.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.lestanzedelvetro.org

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ESPACE ART GALLERY PRÉSENTE

Claudio CERMARIA

L’ÂME DE LA MATIÈRE ( Sculptures )

Vernissages le 05/11 & 03/12/2020 de 18h 30 à 21h 30 et Exposition

Du 06/11 au 27/12/2020 Rue de Laeken, 83 à 1000 Bruxelles (Entre De Brouckère et Béguinage)

Ouvert du mercredi au samedi inclus et le dimanche sur rdv GSM: 0032 (0) 497 57 71 20 - E-mail : eag.gallery@gmail.com - www.espaceartgallery.eu


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Banksy VS Piero della Francesca Quando l’arte diventa comunicazione di

Mario Gambatesa

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al 20 giugno scorso il Museo Civico di Sansepolcro, in provincia di Arezzo, ospita la mostra “Affreschi Urbani. PIERO incontra un artista chiamato BANKSY”. Da tempo conosciuto in tutto il mondo, Banksy è un artista che sa sorprendere e di certo incuriosire, anche con il grande mistero che si cela dietro la sua identità. Nato intorno al 1974, viene inquadrato nei confini generici della Street Art, nota anche come

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Post-Graffiti e Guerrilla Art. Questo artista inglese rappresenta il più grande comunicatore globale del nuovo millennio. Banksy è stato il primo artista ad aver connesso le radici del pop, la cultura hip hop, il graffitismo anni Ottanta e i nuovi approcci del tempo digitale. La mostra, visitabile fino al 10 gennaio 2021, presenta una selezione di oltre venti serigrafie, quelle che Banksy considera tracce fondamentali per diffondere i suoi messaggi etici. Il tutto viene svolto all’interno di un luogo che fin dalla sua fonda-

zione celebra Piero della Francesca genio indiscusso del Rinascimento italiano. Una delle opere che il museo conserva è “La Resurrezione”, emblema e simbolo della città, definita da Huxley “la più bella pittura del mondo”. Tra le opere di Banksy troviamo l’iconica serigrafia “Girl with Balloon”, proseguendo incontriamo l’opera “Love is in the Air”, un lavoro su carta che riproduce lo stencil apparso per la prima volta nel 2003 a Gerusalemme, sul muro costruito per separare israeliani e palestinesi nell’area della West

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Bank. Altra opera fondamentale, con tutti i suoi rimandi all’iconografia del Rinascimento, reinterpretata secondo la tecnica del “détournement” che ne mette in crisi il significato classico, è la “Virgin Mary”, conosciuta anche come “Toxic Mary”, una serigrafia su carta del 2003 che rappresenta una dura critica di Banksy al ruolo della religione nella storia. Il legame tra i due artisti è l’immagine del Cristo, quello di Piero della Francesca è un leader di spirito e azione che indica percorsi e stigmatizza errori, offrendo alla città un modello inclusivo e partecipativo, basato su alchimie di pieA sinistra: Love Is In The Air (Flower Thrower) 2003, serigrafia su carta / silkscreen print, 50x70 cm. Collezione privata / Private collection Sopra: Pulp Fiction 2015, serigrafia su carta / silkscreen print, 50x70 cm. Collezione privata / Private collection A destra: Girl with Balloon 2004-2005, serigrafia su carta / silkscreen print, 76x56 cm. Collezione privata / Private collection

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tas e pathos, gli stessi temi tornano, con le dovute differenze, nel complesso immaginario di Banksy. Educazione dei giovani,

lotta ai soprusi e al potere, messa in guardia sul controllo sociale, amore per la natura, tolleranza e integrazione sono questi i punti

saldi affrontati dall’artista. L’arte di Banksy è immediata, affronta i temi del capitalismo, della guerra e del controllo sociale, mette in scena le contraddizioni e i paradossi del nostro tempo. I due artisti anche se lontani negli anni, utilizzano il vuoto della superficie, ed entrambi hanno cercato di creare opere di grande valore comunicativo, tale da interagire al meglio con le masse. Banksy sensibilizza l’uomo e usa l’arte come mezzo di riflessione diretta, per le strade e sui muri delle città in modo che ogni persona possa ammirarla con la libertà di l cui l’arte ha bisogno. s Get Out While You Can 2004, serigrafia su carta / silkscreen print, 50x33 cm. Collezione privata / Private collection

AFFRESCHI URBANI

PIERO incontra un artista chiamato BANKSY 20 giugno 2020 - 10 gennaio 2021 (verifica l’effettiva apertura della mostra sul sito) Museo Civico, Sansepolcro INFO T. +39 0575 732218 Da venerdì a domenica 10.00 - 13.30 / 14.30 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.museocivicosansepolcro.it

Loredana BOLDINI w w w . l o r e d a n a b o l d i n i . i t

loredana@loredanaboldini.it l_bold28graphic l_bold28

BIANCOSCURO RIVISTA d’ARTE

OMS - versione 2020,acrilico tela, 50x60 cm. Ordina la cartacea o PDF su su https://artshop.biancoscuro.it Uffici stampa, gallerie ecc. possono chiedere il PDF gratuito a info@biancoscuro.it


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Gianluca Giuseppe

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"INTERIOR THINK" - MIXED MEDIA ON CANVAS, 80x80 cm.

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Fondazione Prada

Tre progetti per un’unica sede di Ettore Tiretto

Sotto: immagine della mostra “K” Martin Kippenberger The Happy End of Franz Kafka’s “Amerika” 1994, tecnica mista (sedie, tavoli e altri oggetti), cavi elettrici, superficie verde dipinta con linee bianche, due gradinate, 30x20 m circa Collezione privata. Per questa installazione anche Memphis e Collezione privata, Milano © Estate of Martin Kippenberger, Galerie Gisela Capitain, Colonia

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ono gli ultimi giorni per poter visitare, alla Fondazione Prada fino al 25 ottobre, la mostra “K”, rassegna che rimanda ai tre romanzi incompiuti di Franz Kafka pubblicati postumi tra il 1925 e il 1927. La natura incompleta di questi libri consente letture multiple e aperte che hanno indotto l’artista Martin Kippenberger, il regista Orson Welles e la band di musica elettronica Tangerine Dream a riadattarli, esplorandone i soggetti e le atmosfere attraverso allusioni

Sopra: immagine della mostra “The Porcelain Room – Chinese Export Porcelain” a cura di Jorge Welsh e Luísa Vinhais Fondazione Prada, Milano Ph. Delfino Sisto Legnani Courtesy Fondazione Prada

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Gian

Reverberi

e interpretazioni soggettive. Ma non è solo questo l’evento proposto dalla Fondazione, infatti sono in corso, e fino al 10 gennaio prossimo, altre due mostre: “Storytelling” (mostra personale del pittore cinese Liu Ye, a cura di Udo Kittelmann) e “The Porcelain Room – Chinese Export Porcelain”, una mostra curata da Jorge Welsh e Luísa Vinhais che esplora il contesto storico, la finalità e l’impatto delle porcellane cinesi da esportazione. La mostra personale di Liu Ye (nato nel 1964 a Pechino, dove ancora oggi vive e lavora) è realizzata sul progetto espositivo inaugurato per la prima volta a Shanghai nel 2018, che prosegue dunque a Milano e include una selezione di 35 dipinti realizzati a partire dal 1992. I suoi dipinti generano un contrasto cromatico e materico con le pareti di cemento e l’architettura industriale di Fondazione Prada, attivando una nuova sequenza narrativa e un enigmatico contrasto con gli ampi spazi espositivi. “The Porcelain Room” riunisce esempi di porcellane realizzate tra il XVI e il XIX secolo per diversi mercati, gruppi sociali e religiosi. Il progetto dimostra l’efficienza dei produttori cinesi nell’intercettare le domande e le sensibilità di ogni singolo segmento di mercato, adattando la loro attività alle diverse esi-

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Sopra: immagine della mostra Storytelling 7 da sinistra a destra / from left to right Liu Ye - Books on Books 2007, acrilico su tela / Acrylic on canvas, 30x20 cm. Collezione privata, Shanghai / Private Collection, Shanghai Liu Ye - Mondrian in the Morning 2000, acrilico su tela / Acrylic on canvas, 180x180 cm. Collezione privata, Pechino / Private Collection, Beijing Sotto: immagine della mostra “K” Orson Welles - The Trial 1962, 118 min, inglese con sottotitoli in italiano Distribuito da Filmauro Proiettato in loop dalle 10:15 alle 18:15

CORONA V.1 2020 stucco ceramico e legno 114x25,5x20 cm.

genze. Si svolge al 4° piano della Torre, raccoglie oltre 1.700 porcellane cinesi da esportazione e si inserisce in un ampio raggio di ricerche che la fondazione ha intrapreso. Senza creare gerarchie e distinzioni tra arti visive, artigianato, design e produzione in serie, la mostra sottolinea il valore creativo delle porcellane cinesi da esportazione rivelandone la raffinata lavorazione a un pubblico l più vasto non formato da soli esperti. s

CORONA V.2 2020 mattoncini Lego 93x18x25,5 cm.

Gian Reverberi gian.reverberi@tim.it


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Brian Eno Seducenti paesaggi di colore di

Rebecca Maniti

Brian Eno, installation Light Music 2016, Paul Stolper Gallery, April-May 2016

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a Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia accoglie le opere di Brian Eno, produttore discografico e “musicista-non musicista” (ha creato il genere Ambient music e ha collaborato con i Coldplay per Viva la vida), come artista visivo espone regolarmente dalla fine degli anni ‘70 (tra le tante rassegne importanti, ha esposto alla Biennale di Venezia del 2006, al San Francisco Museum of Modern e in molte gallerie di rilievo, come la Paul Stolper Gallery di Londra). Il suo

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lavoro è dedicato quasi esclusivamente alle possibilità offerte dal mezzo della luce. “Reflected”, realizzata in collaborazione con Atlante Servizi Culturali, presenterà tre opere che dialogheranno con i capolavori degli artisti più rappresentativi della collezione del museo, quali Piero della Francesca (“Polittico di Sant’Antonio”), Beato Angelico (“Polittico Guidalotti”) e Perugino (“Cristo morto in pietà”). L’artista si racconta così:“Pittura e musica sono sempre state intrecciate per me. Ho iniziato a giocare

con la luce come mezzo all’incirca nello stesso periodo in cui ho iniziato a suonare, quando ero adolescente. Quando ripenso a quello che ho fatto negli anni successivi, mi sembra di aver cercato di rallentare la musica per renderla più simile alla pittura, e dare movimento alle immagini per avvicinarle alla musica, nella speranza che le due attività si incontrassero e si fondessero nel mezzo”. La mostra offre un dialogo inedito tra le opere antiche e le Lightbox di Brian Eno, un “azzardo” l tutto da scoprire. s

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Due idee mi hanno sempre attratto: quella di realizzare la musica come se si trattasse di un dipinto e quella di creare immagini come se fossero musica.

Brian Eno

BRIAN ENO. Reflected National Gallery of Umbria, Perugia September 04, 2020 - January 10, 2021

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ntitled “Reflected” and realized in collaboration with Atlante Servizi Culturali, this one-man show will present three works in dialogue with the most iconic masterpieces of the collections held in the Perugia museum, by renowned artists Piero della Francesca (Polyptych of Saint Anthony), Beato Angelico (Guidalotti Polyptych) and Perugino (Dead Christ in Pietà). Brian Eno, who describes himself as a ‘non-musician musician’, the inventor of ambient music, record producer and visual artist, has always striven to achieve a blend between the different fields of investigation involved in his creative research. This event will provide an unprecedented dialogue between works of the great masters and Brian Eno’s Lightboxes, each of which seamlessly phase through combinations of seductive self-generated ‘colourscapes’ using a series of interwoven LED lights. By extending temporal boundaries with work that seemingly has no beginning or end, no narrative, Eno

“encourages people to stay in one place for a while”. “If a painting is hanging on a wall we don’t feel that we’re missing something by moving our attention away from it. Yet with music and video, we still have the expectation of some kind of drama, some kind of narrative. My music and videos do change, but they change slowly. And they change in such a way that it doesn’t matter if you miss a bit”. A visit to the exhibition will also include Raphael Revisited (2011), a silk-screen print by the British artist Tom Phillips (London, 1937), whose friendship and collaboration with Brian Eno dates back to 1964 at the Ipswich Art School, where Phillips taught. This work draws its inspiration from a votive panel, datable to the end of the fifteenth century, by an anonymous Umbrian painter who has been identified in the past as a very youthful Raphael (the work is held by the Walker Art Gallery in Liverpool). It was used by Eno for the sleeve of his l album Another Green World. s

Brian Eno - Reflected Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria © Marco Giugliarelli

BRIAN ENO Reflected

04 settembre 2020 – 10 gennaio 2021 (verifica l’effettiva apertura della mostra sul sito) Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia INFO T. +39 075 58668436 Da mercoledì a venerdì 14.00 - 19.30 Sabato e domenica 8.30 - 19.30 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.gallerianazionaledellumbria.it

GRAFICHE 2000-2020 di Leonardo Rossi Edizioni blurb.com giugno 2020 La pubblicazione può essere consultata al seguente link: https://it.blurb.com/b/10183482-2000-2020

leonrossi@gmail.com www.leonardorossi.it


C H E L I TA

GINNASTA CON NASTRO

2020, fogli di alluminio specchiato incolore spessore 1 mm, fogli di alluminio specchiato fucsia 0,3 mm. assemblati con rivetti e bulloni in acciaio inox 52x95x21 cm. cm. Peso 3 kg.

S C U LT U R E M E TA L L I C H E I N M O V I M E N T O


ZUCKERMANN

MEDUSA

2020, fogli di alluminio specchiato colore salmone 0,5 mm. e fogli di alluminio martellato incolore 0,7 mm. assemblati con rivetti e bulloni in acciaio inox. 54x55x26 cm. Peso 3,2 kg.

ANGELO DELLA LUCE

2019, fogli di alluminio specchiato 1 mm. e fogli di alluminio martellato incolore 0,7 mm assemblati con rivetti e bulloni in acciaio inox. 87x84x120 cm. Peso 4 kg. Questa scultura verrà realizzata anche in acciaio inox per il percorso dell’arte di Porto Rotondo, Sardegna.

Chelita Zuckermann

chelita_zuckermann

riojaschelita@yahoo.com.mx

www.chelita.it


Nada Graffigna

Daniel Buren Illuminare d’arte di Flavio Ennante

V

Fertility 2018, acrilico su tela, 30x40 cm. Artista poliedrica, ama modificare forma espressiva e materiali in funzione del racconto; l’arte è un linguaggio simbolico che ruba l’attimo per fissare possibili emozioni, grafica e stile sono mutevoli a volte irriconoscibili. “Dioniso e Lucifero” è un’opera allegorica in cui i protagonisti hanno una veste, ma i dettagli raccontano altro: la mano esadattile rivela l’identità della fanciulla, non più sedotta dall’amore carnale, ma a sua volta interprete dell’inganno; l’immagine è l’incontro tra due uomini, tra due miti, o una donna che cerca il cuore e l’amore dell’amante. “Fertility” è la donna di oggi, in equilibrio stabile, statuaria, forte, volitiva nella passione e madre.

Dioniso e Lucifero 2019, acrilico su tela, 40x50 cm.

isitabile fino al primo giorno di novembre, “Daniel Buren. Illuminare lo spazio, lavori in situ e situati”, è la mostra che colora e illumina lo storico Palazzo della Ragione di Bergamo, sede estiva della GAMeC. Esponente di spicco dell’Institutional Critique, dalle prime affissioni degli anni ‘60 sui muri di Parigi, New York o Kyoto, alle grandi commissioni pubbliche, dalle mostre personali in musei e gallerie fino alle grandi manifestazioni come Prospekt, Documenta e la Biennale di Venezia (dove nel 1986 ha vinto il Leone d’Oro per il migliore padiglione internazionale), tutte le opere di Daniel Buren sono concepite in funzione del luogo in cui sono ospitate e realizzate in situ. Questa è la prima volta che i lavori in tessuto e fibra ottica di Buren vengono presentati in un museo italiano; la Sala delle Capriate, una volta destinata all’amministrazione e all’esercizio della

DANIEL BUREN

Illuminare lo spazio, lavori in situ e situati 09 luglio – 1 novembre 2020 (verifica l’effettiva apertura della mostra sul sito di riferimento) Palazzo della Ragione, Bergamo INFO T. +39 035 270272 Da martedì a venerdì 16.00 - 20.00 Sabato e domenica 10.00 - 22.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.gamec.it

giustizia cittadina, si presta benissimo al connubio tra affreschi ed il lavoro artistico e di valorizzazione anche architettonica dell’artista francese. I teli in fibra luminosa sono l’esito ultimo della ricerca di Buren, costituiscono una nuova condizione progettuale e costruttiva, un nuovo modo di gestire ed essere nello spazio, un illuminare lo spal zio, non solo con la luce. .s

Photo-souvenir: "Quand le Textile s’éclaire: Fibres optiques tissées, travaux situés 2013-2014" Kunstsammlungen, Chemnitz, 2018 © Daniel Buren by SIAE 2020

NadaGraffignaNadaart nadagraffignaartista nadaart@gmail.com

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Alessandro Cinardo

Forma 3 - 2017 - olio su cartone telato - 35x50 cm.

Cinardo Alessandro Artista

alessandrocinardo

alessandro.cinardo@gmail.com - www.alessandrocinardo.com


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Andrea Francolino Crepe e nuove possibilità di vita di Vincenzo Chetta

My peace is there in the receding mist when I may cease from treading these long shifting thresholds and live the space of a door that opens and shuts

Samuel Beckett, from ‘Four Poems’

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a Galleria Mazzoleni London-Torino presenta il progetto site-specific di Andrea Francolino (uno dei quattro fondatori di The Open Box, spazio no profit per l’arte contemporanea con sede a Milano, città in cui vive e lavora), curato da Ilaria Bignotti dal titolo “Andrea Francolino. Queste lunghe soglie mutevoli”. L’operazione fa parte della quattordicesima edizione di “Meccaniche della Meraviglia”, manifestazione culturale organizzata dal Comune di Brescia (sotto la regia di Albano Morandi) che coinvolge otto artisti di fama internazionale ed in-

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ternazionale, chiamati ad intervenire con installazioni e opere site-specific. Il titolo dell’evento di Mazzoleni è stato ispirato da un verso dei Four Poems scritto da Samuel Beckett nel 1931: una drammatica dichiarazione di un’impossibile risoluzione tra la ciclicità della vita e la sua incomunicabilità. Francolino è intervenuto negli ambienti di Spazio Contemporanea seguendo l’atmosfera di Beckett e coniugandola con la sua ricerca artistica, attraverso la “crepa” si può leggere la nostra storia, quella del nostro tempo. Scorrendo all’indietro la carriera dell’artista, possiamo notare come da sempre

si muova liberamente nei linguaggi artistici, con un pensiero che va fuori dagli schermi prestabiliti, al punto da cercare di trasformare il simbolo della frattura e della ferita in immagine di armonia e di rigenerazione, una potenziale rinascita, la nuova possibilità di un riscatto dell’uo-

A destra: Andrea Francolino (b. 1979) A-Biotic 2017, sansevieria, terracotta pots, earth, steel rods for concrete, natural and painted wood Variable dimensions Sotto: Andrea Francolino (b. 1979) Caso x caos x infinite variabili 2017-2018, glass, wooden frame with glass, composed of a casually broken piece of glass and three pieces of glass engraved by hand arranged in four different ways, 36 elements 47.9 x 37.8 cm (each) 18 7/8 x 14 7/8 in (each)

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ANDREA FRANCOLINO Queste lunghe soglie mutevoli (these long shifting thresholds)

Spazio Contemporanea, Brescia / September 12 - October 11, 2020

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ndrea Francolino (Bari, 1979. Living and working in Milan) will be presented at Spazio Contemporanea with wide-ranging works of great visual impact, devising a two-step process, contemplative and experiential, of deep involvement of the visitor. The crack is the central element of the artist’s investigation: in the exhibition, it is a recurring image, declined in multiple dimensions and verified in its relationship and intervention on different materials, from ground to concrete and glass. Testimony of a disintegrated yet harmonious landscape, in a delicate and alchemical balance where matter conflicts with time and rethinks the space of experience, the crack is thought by Francolino in its positive and regenerating function, as a sign and direction of a new possibility, as a redemption of man and his history that begins from interruption and rupture. Hence the title of the exhibition, Queste lunghe soglie mutevoli (these long shifting thresholds), inspired by a verse from Samuel Beckett’s Four Poems: the poetic composition, a dramatic declaration of an impossible resolution between the cyclical nature of life and its inextricable incommunicability, represents in a certain sense that negative

mo e della sua storia che parte dall’interruzione e dalla rottura. In questa mostra, la crepa è un’immagine ricorrente, declinata in molteplici dimensioni e su diversi materiali, dalla terra al cemento al vetro. Le opere sono di ampio respiro e di forte impatto visuale, esposte in un percorso

and apocalyptic vision of history and man restored after World War in literature and art: Francolino starts from here and, through the crack, the history of our times emerges. The crack is a metaphor for a possible path of man in the world, where the fracture is the stimulus and image of a potential rebirth, of a fertile mending of the icon to the word, in the reopening of life, if only for its fatal truth of being lived: in a cyclicality that the spectator will try to cross and recompose, in search of a new harmony that is born, also, from chance and chaos. As a traditional image of non-linearity and interruption of the given and pre-established order, the crack also becomes an interpretative sign of Francolino’s entire investigation: the artist has always acted in that unstable and impregnable area that leads him not to be classified in any pre-constituted category, but to move freely in languages, in the name of a resilient ability to think forms and materials in an unscrupulous and contaminating way: to the point of trying to transform the icon of fracture and wound, the crack, into an image of harmony and regeneration. The exhibition is supported by Galleria Mazzoleni, London-Turin, which represents the l artist’s estate. s

che si può indicare come diviso in due tempi, uno contemplativo ed uno esperienziale, per un profondo coinvolgimento del visitatore. La mostra, sostenuta dalla Galleria Mazzoleni London-Torino, è visitabile fino all’11 ottobre a Brescia, presso lo Spazio l Contemporanea. s

ANDREA FRANCOLINO

Queste lunghe soglie mutevoli 12 settembre - 11 ottobre 2020

(verifica l’effettiva apertura della mostra sul sito) Spazio Contemporanea, Brescia INFO info@spaziocontemporanea.eu Da giovedì a sabato 15.30 - 19.30 Domenica 10.00/12.00 - 15.00/19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.spaziocontemporanea.eu

Alberto F O R N A I w w w . a l b e r t o f o r n a i . i t

Alberto Fornai albertofornai@gmail.com

BIANCOSCURO RIVISTA d’ARTE

OrdinaFornai la versione cartacea o PDF suche https://artshop.biancoscuro.it Alberto - “Quelli vanno” - 2013, acrilico su tela, 120x90 cm. Uffici stampa, gallerie ecc. possono chiedere il PDF gratuito a info@biancoscuro.it

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Diari da casa Racconti di un ordinario lockdown di Daniela Malabaila

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a Galleria Maurizio Corraini di Mantova ha raccolto i lavori e dunque le testimonianze del periodo del lockdown italiano, quel paio di mesi in cui ci siamo dovuti responsabilizzare e fermare per il bene della comunità tutta. Ne è nata una mostra titolata “Diari da casa”, con gli scritti ed i disegni originali realizzati da Corrado Levi e Ugo La Pietra. I quaderni realizzati dai due artisti sono stati pubblicati da Corraini Edizioni proprio in occasione della mostra. “Dopo un po’ l’idea di uscire diventa ossessiva. Ed ecco che molti prigionieri in

casa cercano una via di uscita: la finestra, ma soprattutto il balcone - scrive La Pietra - Il balcone, quel luogo proiettato nello spazio urbano, all’esterno, che in questi ultimi decenni si era riempito di mobiletti porta scope, bidoncini della spazzatura, condizionatori d’aria… Il balcone, quello strumento abitativo che riusciva a rappresentare, nelle mie opere degli anni Settanta, il modo di rompere la barriera tra spazio interno e spazio esterno, oggi è diventato uno degli spazi domestici più utili per superare la forzata claustrofobia domestica”. La Pietra (artista, designer e architetto, dagli anni ‘60 indaga il senso dell’abitare nello spazio) A sinistra: un’opera di Corrado Levi Sotto: Ugo La Pietra - Tempo di virus al balcone 2020, 21x29 cm. A destra: Ugo La Pietra - Tempo di virus, balconcino merli 2020, 21x29 cm.

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Mario Cobàs (Mario Carchini)

Trees - 2017, mixed media on canvas, 80x80 cm.

ha dunque continuato a riflettere sul rapporto “individuo-ambiente”, e a come è cambiato durante il lockdown che ci ha costretto a ritrovare una nuova frequentazione della casa. Corrado Levi, architetto, artista e scrittore, ha realizzato testi e disegni quasi quotidianamente:“Lo scrivere, e solo una pagina al giorno, è un modo di porre paletti in questo niente, un modo di avere frammenti di organizzazione. Cercare scopi uno dopo l’altro per sopravvivere sembra colpevole in questo vuoto: un violentarlo, lasciarsi andare invece è la

rêverie di cui parlava Micheaux, a differenza del sogno che per lui non era creativo: la rêverie invece crea, come questa l pagina dove non so che succede”.s

Lives and works in Carrara, Tuscany, Italy. Mario Cobàs (Mario Carchini) works on a pictorial, photographic and video research at the center of which there are problems of image fragmentation and reworking, referring to the analysis of the unconscious through dreams. The artist carries out his creative activity in the MM MC Studio, sculpture, painting and design, in Carrara, Tuscany. The windows represent windows on the inner world of Cobàs; magenta red acts as a link between the unconscious and the artist’s personal pictorial technique, in which symbolic elements are shattered and elaborated in new forms, in an attempt to overcome contemporary reality and constant projection into the future. Permanent works of art: Pinacoteca Civica Modigliani, Follonica; Pecci Center Prato; The Art Museum Sharjah (UAE); Ugo Guidi Museum Forte dei Marmi; Paper Museum, Pescia; Historical Museum of Sant’Anna di Stazzema; Museum of New Art, Detroit; Atlantic Center of Modern Art, Las Palmas de Gran Canaria. The artist has participated in over 400 art exhibitions since 1997, we remember the most important initials and the last ones as invited artist with documentation and press review verifiable both online and in FB.

DIARI DA CASA

Riflessioni dalla quarantena di Ugo La Pietra e Corrado Levi 04 settembre – 30 ottobre 2020 Galleria Maurizio Corraini, Mantova INFO T. +39 0376 322753 Da lunedì a venerdì 09.30/12.30 - 15.30/19.00

Red Hands - 2015, mixed media on canvas, 80x80 cm. mario.cobas.artista@gmail.com studio_mm_mc Mario Cobàs (Mario Carchini)


ORNELLA DE ROSA (in arte DRO)

INTIME CONVERSAZIONI -DRO 2020, acrilico su tela, 90x100 cm.

FB page: DRO ARTE

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FB profile: Ornella De Rosa

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o r n e l l a 6 2 7 @ g m a i l . c o m


biancoscuro

Robert Breer La sua prima personale in Italia di

Ettore Tiretto

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a Fondazione Antonio Dalle Nogare è la location perfetta per la prima grande mostra personale in Italia di Robert Breer (Detroit, USA, 1926 – Tucson, USA, 2011). Fino al 5 giugno 2021 si ha dunque la possibilità unica di visitare “Time out”, la monografica che conta più di ottanta opere, esposte a ripercorrere i sessant’anni di carriera dell’artista americano, pittore e regista. Dalle prime ricerche nell’ambito della pittura astratta e del neo-plasticismo, attraverso la sperimentazione con

l’immagine in movimento e con una forma di animazione del tutto anticonvenzionale, fino ad arrivare ai “Floats”, le celebri sculture mobili, forme astratte che si evolvono nello spazio tridimensionale, opere che caratterizzano profondamente la sua ricerca pittorica e cinematografica. Breer fu uno dei fondatori dell’avanguardia americana, il suo lavoro confonde i confini tra l’immagine astratta e figurata, il movimento e la staticità, l’oggetto l e il soggetto. s

Robert Breer - Three Stage Elevator 1955, oil on canvas, framed. 153x116x3,5 cm. Signed and dated at the back. Courtesy Kate Flax, gb agency, Paris Sotto: Robert Breer - Float 1970, sculpture motorisée. Coque en résine, moteur, roues et batterie 183(h)x180(diam)cm. Courtesy Kate Flax, gb agency, Paris

ROBERT BREER Time out

12 settembre 2020 - 05 giugno 2021 (verifica l’effettiva apertura della mostra sul sito) Fondazione Antonio Dalle Nogare, Urbino INFO E PRENOTAZIONE T. +39 0471 971626 visit@fondazioneantoniodallenogare.com Sabato 11.00 - 18.00 Sabato 10.00 - 11.00 ingresso riservato ai visitatori over 65 e immunodepressi Da martedì a venerdì solo su prenotazione Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

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ALTER EGO 2005, olio su tela, 140x100 cm.


biancoscuro

Olafur Eliasson e Sebastian Behmann La prima volta dello Studio Other Spaces in Italia di Rebecca Maniti

P

er la prima volta abbiamo la possibilità di ammirare in uno spazio pubblico italiano, i progetti architettonici e le opere dello Studio Other Spaces di Berlino, studio d’arte e di architettura fondato nel 2014 dall’artista danese Olafur Eliasson e dall’architetto tedesco Sebastian Behmann. Fino al 17 gennaio 2021, Kunst Meran Merano Arte ospita l’esposizione curata da Christiane Rekade, e presenta una serie di

progetti, modelli, prototipi, oggetti e altro, in grado di fornire una panoramica completa delle ricerche svolte dallo Studio. La rassegna è divisa in due sezioni, tutte dedicate al tema della collaborazione: un archivio digitale permetterà ai visitatori di muoversi virtualmente all’interno degli ambienti e degli spazi esterni del Meles Zenawi

Memorial Park ad Addis Abeba (2013-2020), un progetto nato dalla collaborazione tra Berlino e la capitale etiope. La seconda parte della mostra è riservata alla produzione, ai processi di ricerca formale e alle ricerche sui materiali svolte dallo studio. Una buona occasione di stimolazione l mentale per i visitatori. s

A destra: Studio Other Spaces, Lyst Restaurant, 2019, Vejle, Denmark. Ph. Søren Gammelmark Commissioned by Morten Kirk Johansen © 2019 Studio Other Spaces

Studio Other Spaces, Lyst Restaurant, 2019, Vejle, Denmark Ph. Studio Other Spaces, Commissioned by Morten Kirk Johansen © 2019 Studio Other Spaces

Mary Nunziata artista digitale

meriesnunziata55@gmail.com WariaSun - artista- Mary Nunziata 78

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Nel Giardino di Boboli Le grandi mani di Lorenzo Quinn

L’

opera “Give”, l’ultima creazione dello scultore noto per le sue grandi installazioni di mani, Lorenzo Quinn, resterà nel Giardino di Boboli fino al 19 ottobre. Dopo il grande successo di questi mesi è stata infatti prorogata l’esposizione dell’opera (che fa parte di un

Lorenzo Quinn - Give

progetto Onu contro il cambiamento climatico) dono dell’artista e della sua galleria alla città di Pietrasanta, dove verrà accolta tra poco meno di un mese nel Parco Internazionale di Scultura della città, dove verrà esposta con il contributo della Fondazione Ginevra Olivetti Rason. Il grande successo riscosso dall’opera, molto ammirata e fotografata dai visitatori, ha spinto a prorogarne l’esposizione; ancora qualche giorno di tempo quindi per quanti vorranno vederla all’interno del Giardino di Boboli durante la visita alla l magnifica città di Firenze. s

Lorenzo Quinn e le autorità all’inaugurazione

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BIaNCOSCURO ART CONTEST

I 100 Artisti selezionati

Tutte le opere pubblicate sul catalogo ufficiale, sui nostri canali social e sul sito internet: artcontest.biancoscuro.it

I

l BIANCOSCURO Art Contest, è il contest ideato da BIANCOSCURO che ogni anno mette in palio la 4 copertine, 4 mostre personali, 4 Art Management e 16 mostre collettive. Quest’anno è inoltre previsto il “Premio acquisizione” del valore di 3000€! Tutte le opere iscritte sono pubblicate a pagina intera sul catalogo ufficiale, rilegato a brossura grecata ad alta tenuta, con copertina a finitura in Soft Touch: elegante e vellutata al tatto, ideale per impreziosirlo,

Il catalogo ufficiale BIANCOSCUROArt Contest 2020

mentre le pagine interne sono stampate su patinata opaca, naturalmente tutte le carte utilizzate sono certificate FSC®. Questo catalogo raccoglie tutte le opere partecipanti all’edizione 2020 che sono altresì pubblicate sul sito ufficiale, su Facebook e Instagram. Tra tutte le opere in concorso, ne sono state selezionate 100, al momento di andare in stampa sono in corso le valutazioni della Giuria che, esaminando il materiale ricevuto, voterà per assegnare i premi. Durante la Cerimonia del 17 ottobre, presso il Grand Visconti Palace di Milano, si scopriranno

i vincitori degli ambiti premi, tra i quali spicca la pubblicazione sulla Copertina che verrà presentata a Dicembre 2020. La cerimonia di premiazione, originariamente prevista al Monte-Carlo Bay nel principato di Monaco, ha subìto un cambio location, dettato dalla situazione sanitaria in Francia sempre più tesa, le notizie ci hanno obbligato a prendere una decisione difficile, ma necessaria per salvaguardare la salute ed il lavoro dei nostri ospiti e della Commissione Critica, oltre al corretto svolgimento dell’evento. La Cerimonia Ufficiale del BIANCOSCURO Art Contest 2020 si terrà presso il Gran Visconti Palace, City Resort nel centro di Milano, sorto sulle spoglie dell’antico mulino Verga risalente ai primi del ‘900, in Viale Isonzo 14 (zona Porta Romana), nel pieno rispetto delle regole anti-contagio da Covid-19. I risultati verranno poi resi pubblici sui siti internet www.biancoscuro.it e artcontest.biancoscuro.it, oltre che sulle pagine social di BIANCOSCURO e l BIANCOSCURO Art Contest. s

Il Grand Visconti Palace in viale Isonzo 14, Milano

La Giuria BIANCOSCURO è composta da redazione, consiglio e comitato critico. I componenti sono: Vincenzo Chetta, Direttore Biancoscuro Rivista d’Arte; Daniela Malabaila, Caporedattore Biancoscuro Rivista d’Arte; Jean François Gailloud, Presidente Montreux Art Gallery; Rebecca Maniti, Redattrice Biancoscuro; Flavio Ennante, Redattore Biancoscuro Rivista d’Arte; Isabella Rigamonti, Designer, Fotografa, Showcases Gallery;

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Marie Hélène Heusghem, Direttore Montreux Art Gallery; Franco Crugnola, Architetto, Direttore Showcases Gallery; Salvatore Mainardi, Gallerista MainArt - Switzerland; Mario Gambatesa, Redattore Biancoscuro Rivista d’Arte; Ettore Tiretto, Redattore Biancoscuro Rivista d’Arte; Lucia Garnero, Designer, redazione Biancoscuro.


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BIaNCOSCURO ART CONTEST Gli Artisti Selezionati per la seconda fase del concorso Clementina Almeida de Moura, Patrizia Almonti, Aziralili Aziralili, Tatiana Bartsova, Massimiliano Bellinzoni, Pierangelo Bertolo, Giovanni Boldrini, Stefano Bonilauri, Daniela Bussolino , Paolo Camporota, Paolo Cantù, Rosanna Carlini, Carmelita Caruso, Mark Cattaneo, Eugenio Cerrato, Miriam Cojocaru, Mattia Consonni, Mattia Consonni, Aurora Coppolino, Carmelo Crea, Silvano Crespi, Alberto Curtolo, Enrico D’Elia, Chiara Daldini, Giancarlo De luca “Lachi Lea”, Raquel Della Pina, Gianni Depaoli, Gianni Depaoli, Ludovic Eche, Paola Esposito, Cor Fafiani, Rosa Maria Falciola, Davide Ferro, Marco Fiaschi, Fabrizia Folchitto, Kris Gentile De Giacomo, Mario Ghizzardi, Nina Gonzalez, Andréa Graber , Nada Graffigna, Igor Grigoletto, Francesca Imbriola, Francesca Imbriola, Filippo Massimo Ingrassia, Josef Kotar, Barbara Legnazzi, Mario Lensi, Mario Lensi, Livia Licheri “Liv”, Pier Paolo Lorenzini, Gianni Magnolia, Arnaldo Marini, Concetta Marrocoli, Felipe Mercadal, Vincent Messelier, Gianfranco Missiaja, Francesco Montoneri, Mariella

Muller, Marianne Charlotte Mylonas-Svikovsky “MARLO”, Pino Nania, Maria Fernanda Nobre , Angelo Oliboni, Mariella Orsini, Jack Ottanio, Massimo Pelagagge, Pupi Perati, Umberto Pettene, Ornella Pezzotta, Roberto Pino, Salvatore Privitera, Francesco Recupero, Giuseppe Ribechi, Guikni Rivera, Mirko Roncelli, Simonetta Rossetti, Federica Rota, Giacomo Sansoni, Massimo Savio, Remo Scaravelli, Cristian Scimia, Fausto Segoni, Gianluca Giuseppe Seregni, Massimo Soldi, Vito Spada, Filippo Stefani, Leo Stopfer, Lucia Tedesco, Giorgio Toniolo, Lucas van Eeghen, Chris van Weidmann, Francesco Vattuone, Armanda Verdirame, Joseph Virgone, Betty Vivian, Mario Voria, Odile Weidig, Thomas Welti, John Wieser, Bernhard Witsch, Chelita Zuckermann. Un ringraziamento a tutti i partecipanti, che rimarranno pubblicati sul sito internet artcontest.biancoscuro.it sino alla prossima edizione del concorso, ad aprile 2021!

© Ph. Enrico Mangano

Ricordiamo che TUTTI i partecipanti al BIANCOSCURO Art Contest 2020 sono invitati alla Cerimonia, il 17 ottobre al Grand Visconti Palace - Milano, per il ritiro del certificato di partecipazione e per scoprire tutte le opere vincitrici! (La registrazione via mail a artcontest@biancoscuro.com è obbligatoria) 83


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Berlin Art Week

La settimana in cui Berlino diventa polo artistico internazionale di Rebecca Maniti

Berlin Art Week 2020 / Kulturprojekte Berlin, Hans Haacke, We (all) are the people, Installation view Akademie der Künste © Hans Haacke / VG-Bild Kunst. Ph. Alexander Rentsch

[1] [2]

[3]

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L

a Berlin Art Week ed il Gallery Weekend sono i momenti salienti dell’anno artistico berlinese. Lanciata nel 2012 come collaborazione tra vari partner, la Berlin Art Week è incentrata sul’arte contemporanea e riunisce i più importanti player della società artistica berlinese: istituzioni d’arte, fiera d’arte, diverse gallerie e collezioni private. Ogni anno a settembre, l'intera scena artistica si apre agli appassionati d'arte di tutto il mondo con un programma di inaugurazioni, cerimonie di premiazione, interventi in spazi pubblici, tour artistici e talk. La Berlin Art Week riflette l'essenza della città: una fonte in cui viene creata l'arte, un laboratorio in cui si discutono i temi dell'arte, un luogo per nuovi impulsi e molte scoperte. In questi giorni i visitatori vivono Berlino come un luogo d’arte contemporanea, dove artisti tedeschi e internazionali, creano arte e discutono argomenti d’attualità del mondo dell’arte. Tra gli eventi proposti dai partner troviamo Positions Berlin Art Fair, al Flughafen Tempelhof ex aereoporto commerciale ora location ideale per fiere, eventi e circuiti cittadini; Akademie der Künste in Pariser Platz (Porta di Brandeburgo, luogo simbolo di Berlino); Hamburger Bahnhof; Il KW Institute for

Contemporary Art ed il Gropius Bau. La Berlin Art Week 2020 è stata uno dei primi grandi eventi culturali a Berlino dallo scoppio della pandemia in Germania, che si è svolta di nuovo “dal vivo”: come sempre “diffusa” in tutta la città, fuori dagli schemi e anche digitalmente. Anche in tempi di rigidi protocolli sanitari, l'intero spettro di mostre, inaugurazioni e fiere è stato aperto ai visitatori all'arte dal 9 al 13 settembre. Quest’anno, numerosi punti del programma sono stati offerti anche online dalle istituzioni partner: la “Playlist” conteneva infatti live streaming, spettacoli, podcast e programmi radiofonici, mentre il “Journal” interviste, notizie e molti altri articoli sul programma della Berlin Art Week 2020. La prossima Berlin Art Week si svolgerà dal 15 al 19 settembre 2021. Berlin Art Week è un progetto di Kulturprojekte Berlin. È supportata dal Dipartimento del Senato per la Cultura e dal Dipartimento del Senato per l’economia ed è l realizzata con il sostegno di GASAG. s [1] Positions Berlin Art Fair. © Positions Berlin Art Fair [2] KW Institute for Contemporary Art, Slavs and Tatars, Towarzystwo Szubrawców, 2015, Raster Gallery, Warsaw. Courtesy Slavs and Tatars [3] Akademie der Künste, urbainable— stadthaltig, former landing strip Tempelhof airport, Berlin, 2017. Ph. Erik-Jan Ouwerkerk

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Miart digital edition

Chiusa con successo la prima edizione digitale della fiera d’arte moderna e contemporanea di Milano di Vincenzo Chetta

S

i è conclusa domenica 13 settembre con ottimi risultati l’edizione digitale di miart, la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano, organizzata da Fiera Milano e diretta per il quarto anno da Alessandro Rabottini. Gli espositori che hanno confermato la loro adesione alla manifestazione sono 133, tra nazionali e internazionali che hanno arricchito la piattaforma digitale sviluppata in collaborazione con ArtShell. 1761 le opere, suddivise nelle quattro grandi aree tematiche che da sempre contraddistinguono il percorso di ricerca della fiera: arte moderna, contemporanea, emergente e design da collezione. 195 il numero degli eventi collaterali online, dalla Milano Art Week organizzata in collaborazione con Comune di Milano - Cultura, a quelli delle gallerie, oltre ai 125 insight che hanno permesso al pubblico di approfondire la conoscenza degli artisti e dei lavori esposti. Grandi anche i numeri della fiera digitale: 178.709 visualizzazioni per le opere, 10.119 per gli eventi e 7.693 per gli insight, con una permanenza media di 24 minuti di sulla piattaforma con un totale di 2.240.000 interazioni, tutto

ciò a dimostrare quanto la navigazione tra contenuti digitali della fiera abbia stimolato l’interesse dei visitatori. Grande successo per la chat che ha consentito un dialogo diretto tra espositori e utenti: 1.986 le chat aperte – tra cui 884 conversazioni con più di 5 interazioni a utente - per un totale di 8.331 messaggi e 2.569 immagini di opere inviate. Anche in questa edizione, seppur digitale, il Fondo di Acquisizione di Fondazione Fiera Milano ha acquisito 8 opere, per un valore totale di 50.000 euro, degli artisti: Giorgio Andreotta Calò (Sprovieri, Londra), Alexandra Bircken (Herald St, Londra), Talia Chetrit (Kauffman Repetto, Milano – New York), Daniel Dewar& Grégory Gicquel (Clearing, New York - Bruxelles), Mimosa Echard (Martina Simeti, Milano), Anna Franceschini (Vistamare | Vistamarestudio, Pescara - Milano), Corita Kent (Andrew Kreps, New York), Margherita Raso (Fanta-MLN, Milano). La prossima edizione di miart è fissata dal 9 all’11 aprile 2021, sarà la 25a e sarà diretta da Nicola Ricciardi. Il vernissage rimane al giovedì, l’appuntamento dunque è per i’8 aprile 2021 con l ingresso riservato e su invito. s

In questa pagina, alcune viste della versione digital di miart

Nicola Ricciardi: il nuovo direttore di miart per la 25a edizione

C

uratore e critico d’arte contemporanea dalla formazione internazionale, classe 1985, Direttore Artistico uscente delle OGR - Officine Grandi Riparazioni di Torino, succede ad Alessandro Rabottini, che lascia miart dopo quattro anni di lavoro alla guida della fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea organizzata da Fiera Milano. La scelta di Fiera Milano è andata in una direzione di continuità rispetto al percorso tracciato dal team di miart dal

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2013 a oggi, prima con la direzione artistica d Vincenzo de Bellis (2013-2016) e poi con quella di Alessandro Rabottini (2017-2020). “Accetto con entusiasmo questa nuova sfida - commenta Nicola Ricciardi - con l’ambizione di poter contribuire nel corso dei prossimi tre anni a consolidare miart come punto di riferimento per le gallerie, gli artisti e i collezionisti italiani e internazionali” Ricciardi, prenderà incarico da ottobre, per iniziare a lavorare alla preparazione l della 25a edizione di miart. s

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ArtePadova La 31ª edizione dal 13 novembre 2020 di

Flavio Ennante

Arte Padova 2019

Arte Padova 2019

Arte Padova 2019

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novembre, dal 13 al 16, i padiglioni 1, 7 e 8 di Padova Fiere torneranno ad ospitare ArtePadova, dopo aver ovviamente approntato tutti gli interventi in materia di rispetto dei protocolli sanitari, per la tutela di lavoratori, espositori e pubblico. Giunta ormai alla 31ª edizione, una tra le più longeve manifestazioni artistiche italiane, avrà la sua inaugurazione su invito, il 12 novembre alle ore 18.00, presso il quartiere fieristico di Padova di via Tommaseo. Quattro giorni dedicati all’arte moderna e contemporanea, oltre 15.000 opere in mostra su 28.000 mq di superficie, la partecipazione di oltre 300 espositori e una media di 26.000 visitatori per anno, in uno dei distretti fieristici più produttivi d’Europa dalla forte risonanza internazionale.

ArtePadova, ricordiamo, non è solo una fiera d’arte dedicata alle gallerie con le loro notevoli proposte di moderno e contemporaneo, ma una fiera che dedica un intero padiglione (il pad.1) agli artisti emergenti. Presenti nella sezione CATS Contemporary Art Talent Show, giunto ormai alla 10a edizione, associazioni, artisti indipendenti, collettivi e gallerie dedite alla promozione emergente possono presentare al pubblico opere d’arte dal costo inferiore ai 5000 euro. La sezione è quest’anno arricchita quest’anno dal Premio C.A.T. e dalla 3a edizione del Premio Mediolanum, da sempre sensibile all’arte e agli artisti emergenti del panorama contemporaneo, Banca Mediolanum, mette a disposizione un premio in denaro riservato agli artisti emergenti, il tutto a conferma del primato di ArtePadova nell la promozione del domani dell’arte. s

Art Parma Fair - Edizione autunno ‘20

I vincitori della passata edizione del BAC Winter Edition

A

Parma Fiere, dal 3 all’11 ottobre 2020 BIANCOSCURO avrà il piacere di esibire la sua selezione di artisti contemporanei italiani insieme ai premiati alla passata edizione del BAC Winter Edition 2019. Gli artisti presenti nello stand BIANCOSCURO sono: Pierangelo Bertolo, Marina Carboni, Enrico D’Elia, Gianni Depaoli, Rosa Maria Falciola, Ludovica Fricia, GuerraepaolO, Francesco Invernici, Guido Mannini, Alex Meli, Roberto Parmagnani, Massimo Pelagagge, Umberto Pettene, Giuseppe Portella, Jean-Francois Reveillard, Ruggero Rotondi, Massimo Savio, Fausto Segoni, Domenico Sisi, Vito Spada, Giorgio Toniolo, Ennio Zangheri. Importante e da tenere a mente che, anche nel 2021, Parma sarà Capitale Italiana della Cultura. Questo a dimostrazione e ricompensa degli sforzi fatti dall’amministrazione comunale nel 2020 e negli l anni precedenti. s Sopra le opere presenti nello stand espositivo BIANCOSCURO

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Montreux Art Gallery 2020

Nuovo appuntamento con l’Arte in Svizzera per BIANCOSCURO Art Exhibition di

Ettore Tiretto

È

fissata per mercoledì 4 novembre alle ore 17,30 l’apertura al pubblico del MAG, (Montreux Art Gallery) evento che in 5 giorni d’arte, accoglie al 2m2C, sulle rive del Lago di Ginevra, ospita gallerie internazionali e artisti indipendenti, più un’esposizione tematica ed un’area completamente dedicata alla street art con jam, contest e dimostrazioni per i bambini delle scuole elementari. Il MAG giunto quest’anno alla 16 edizio-

ne deve il successo all’impegno costante di Gailloud Jean-François e Marie Hélène Heusghem, BIANCOSCURO conferma anche per quest’anno il sodalizio partecipando l per la settima edizione consecutiva. s MAG 2020 - Gli artisti presenti nello stand BIANCOSCURO: Mark Cattaneo, Anna Badagliacca, Gianni Depaoli, Maurizio Diana, Albert Ettori, Rosa Maria Falciola, Laura Fasano, Flora, Marco Fiaschi, Fabrizia Folchitto, Giancarlo De Luca (Lachi Lea), Livia Licheri “Liv”, Marlo, Francesco Montoneri, Mariella Muller, Alona Neskuba (Ali Lahertu), Jack Ottanio, Massimo Pelagagge, Pupi Perati, Gabriella Pimpinicchio, Roberto Pino, Giuseppe Portella, Gian Reverberi, Federica Rota, Gianluca Giuseppe Seregni, Massimo Soldi, Francesco Vattuone, Odile Weidig.

Portella

Ali Lahertu

Ali Lahertu

Lachi Lea

Reverberi

Maurizio Diana

Maurizio Diana

Seregni

Marlo

Marlo

Marlo

Fasano

Badagliacca

Badagliacca

Formacolor

Formacolor

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Art Fair

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Fiere, manifestazioni ed esposizioni internazionali International fairs, exhibitions and exhibitions

Italia

MiArt 9-11 aprile 2021 www.miart.it

BERGAMO Bergamo Arte Fiera 16-18 Gennaio 2021 www.bergamoartefiera.it BOLOGNA Arte Fiera 22-24 gennaio 2021 www.artefiera.it

FORLI’-CESENA Vernice ArtFair marzo 2021 www.verniceartfair.it

Arte Forlì Contemporanea 30 ott. - 1 nov. 2020 www.fieracontemporanea.it GENOVA Arte Genova 12-15 febbraio 2021 www.artegenova.com

Affordable Art Fair 5-7 febbraio 2021 www.affordableartfair.com Grand Art 13-15 novembre 2020 www.grandart.it

MONTICHIARI (BS) Expo Arte 23-25 ottobre 2020 www.expoarteweb.it

Pavia Art Talent 28-29 novembre 2020 www.patpavia.it TORINO Artissima 6-8 novembre 2020 www.artissima.art

Paratissima 6-8 novembre 2020 www.paratissima.it

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BASEL (CH) Art Basel june 17-20, 2021 www.artbasel.com

VENEZIA La Biennale di Venezia 23 apr. - 27 nov. 2022 www.labiennale.org Liste Basel june 14-20, 2021 www.liste.ch

PADOVA Arte Padova 13-16 novembre 2020 www.artepadova.com VERONA ArtVerona 11-13 dicembre 2020 www.artverona.it PARMA ArtParma 3-4 e 9-11 ottobre 2020 www.artparmafair.it PAVIA PaviArt 27-28 Marzo 2021 www.paviart.it

AMSTERDAM (NL) Affordable Art Fair oct. 29-nov. 1, 2020 www.affordableartfair.com BARCELONA (E) Loop Fair november 17-19, 2020 www.loop-barcelona.com

BERLIN (D) Berlin Art Week september 15-19, 2021 www.berlinartweek.de

Art Berlin september, 2021 www.artberlinfair.com

PER INFORMAZIONI: SEGRETERIA ORGANIZZATIVA: +39 049 8800305

MILANO Mia Photo Fair 25-28 marzo 2021 www.miafair.it

Europe

VICENZA Arte Vicenza marzo 2021 www.artevicenza.net

Positions Berlin september, 2021 www.positions.de


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BRUXELLES (B) Art Brussels april 22-25, 2021 www.artbrussels.com

MADRID (E) Art Madrid february 24-28, 2021 www.art-madrid.com

Brafa january 24-31, 2021 www.brafa.be

MARBELLA (E) Art Marbella sept. 24-oct. 3, 2020 www.marbellafair.com

CHESTER (ENG) Chester Arts Fair november 13-15, 2020 www.chesterartsfair.co.uk COLOGNE (D) Art Cologne november 19-22, 2020 www.artcologne.com

MONTE-CARLO (MC) Art Monte-Carlo april 29-may 2, 2021 www.artmontecarlo.ch MONTREUX (CH) Montreux Art Gallery november 4-8, 2020 www.mag-swiss.com

GENEVE (CH) Art Genève january 28-31, 2021 www.artgeneve.ch KARLSRUHE (D) Art Karlsruhe february 25-28, 2021 www.art-karlsruhe.de INNSBRUCK (A) Art Innsbruck january 14-17, 2021 www.art-innsbruck.at

PARIS (F) Fiac october 22-25, 2020 www.fiac.com Art Paris april 7-11 2021 www.artparis.com

VIENNA (A) LONDON (ENG) Vienna Contemporary Frieze London september 24-27, 2020 october, 2021 www.viennacontemporary.at www.frieze.com ART SALZBURG CONTEMPORARY & ANTIQUES INTERNATIONAL ZURICH (CH) London Art19 Fair– 21 OTTOBRE Art International 2018 Zurich CENTRO FIERA DI SALISBURGO january 20-24, 2021 october 1-4, 2020 www.londonartfair.co.uk www.art-zurich.com Bild: Roman Träxler

11.00 – 1900 – 1700

DUBAI (UAE) Art Dubai march 17-20, 2021 www.artdubai.ae HONG KONG (CN) Art Basel Hong Kong march 25-27, 2021 www.artbasel.com

Affordable Art Fair may 27-30, 2021 www.affordableartfair.com MEXICO CITY (MEX) Zona MACO february 3-7, 2021 www.zonamaco.com

fiera internazionale d’arte contemporanea, classico moderno & antiquariato | 19° – 21° secolo

NEW DELHI (IND) India Art Fair february 18-21, 2021 www.indiaartfair.in NEW YORK (USA) Art NewYork may, 2021 www.artnyfair.com ArtExpo NewYork april 22-25, 2021 www.artexponewyork.com

Affordable Art Fair september 24-27, 2020 www.affordableartfair.com SHANGHAI (CN) Shanghai Art Fair september, 2021 www.sartfair.com SINGAPORE (SGP) Affordable Art Fair november 20-22, 2020 www.affordableartfair.com TOKYO (J) Art Fair Tokyo march, 2021 www.artfairtokyo.com

MIAMI BEACH (USA) Art Basel Miami Beach december 2-5, 2021 www.artbasel.com

ISTANBUL (TR) CI contemporary istanbul – 20 GENNAIO december2019 16-20, 2020 O FIERA INNSBRUCK contemporaryistanbul.com

nsbruck.com

CHICAGO (USA) Expo Chicago april 8-21, 2021 www.expochicago.com

SALZBURG (A) Art Salzburg Contemporary september, 2021 art-salzburg-contemporary.com

A INTERNAZIONALE CONTEMPORANEA | 19°– 21° SECOLO

rincipale A

World

MOSCOW (RUS) Cosmoscow september, 2021 www.cosmoscow.com

TORONTO (CDN) Art Toronto oct. 28 - nov. 8, 2020 www.arttoronto.ca VANCOUVER (CDN) Art! Vancouver april 15-18, 2021 www.artvancouver.net Per visualizzare l’elenco completo aggiornato inquadra con il tuo smartphone il codice QR e collegati al nostro sito ufficiale: w w w.b ian c o s c u ro.it /ar t -fai r s

In contemporanea alla più importante fiera austriaca di auto d‘epoca. www.art-salzburg-contemporary.com

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ella notte della civiltà pre-Talaiotica, giunse su quest’isola un’etnia agricola, semi-nomade e proveniente dal golfo del Leone a sud della Francia. Erano guidati da donne con alta consapevolezza di essere, in cerca dei loro antenati e di uno scrigno dai contorni indefiniti. Qui trovarono un territorio che ricorda una conchiglia a mezza luna, il cui corpo si allunga nella profondità della terra, che per questo fu scelto. Per lo stesso motivo, in un tempo più recente, la nuova capitale venne chiamata Mahon (Maghen - Conchiglia). La geologia dell’isola è divisa in due: la parte più a nord, detta Tramuntana, iniziò a frammentarsi all’inizio del Triassico, 250 milioni di anni fa, dalla roccia calcarea dolomia che oggi è il massiccio centrale Francese, insieme alla Sardegna e alla Corsica; al suo culmine il Monte piramidale Toro, l’accumulatore e protettore. Era parte della Pangea, un mega continente attorno al quale vi era un grande oceano, la Pantalassa, con a Est un antico Golfo; in seguito (228 ml di anni fa, nel triassico superiore) la Pangea si divise nel Gondwana e nell’Eurasia, dando vita alla formazione del Mediterraneo dal Golfo della Tetide. Nel Cretaceo, l’Africa separatasi dall’America ruotò in modo antiorario accartocciando l’Oceano Ligure-Piemontese, cominciando a spingere l’Adria (quella sua remota placca litosferica al centro del mondo da cui si era separata 17,5 ml anni prima), verso e in piccola parte sotto all’Eurasia. Iniziò così a trascinare le future Baleari, Sardegna e Corsica verso l’attuale posizione, crearevolvendo le Alpi, l’Adriatico e la futura Italia. 65 milioni di anni fa, mentre si estinguevano i grandi dinosauri, la parte a sud di Minorca, detta Mijiorn, si alzò dalle profondità della Tetide a livello del mare, generando le sue famose insenature bianche e calcaree, ma solo 24 ml di anni fa il blocco Sardo - Corsico e la Provenza, facendo perno sull’attuale golfo ligure, crearono l’attuale bacino Balearico, Minorca, il mar ligure, l’oceano Tirreno e definendo l’arco Appenninico Italico. Comprendere la formazione delle cose è fondamentale per capire da dove tutto è partito.

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” Navetas de tudons © Photo by Adele Arati

Era l’alba del 5 luglio 2012 a Minorca, se si è perso il “bagaglio” non si riesce a dormire e ci si sente smarriti; ma sapevo che tutto era stato memorizzato nella mia Ram, ero diventata il Libro Rapito. Ora si trattava solo di ricordare, collegare e continuare a ricercare; la mia memoria fotografica mi avrebbe sicuramente aiutato. Ero un mare agitato dalla resaca sigiziale, come un’alta onda di marea, ottenuta dalla somma dell’attrazione gravitazionale del sole e della luna. Ma qui la causa era l’antico libro dei miei avi, che mi avevano sottratto. Scesi per la colazione, mi aspettavano Emiri, ShuiShé e Moria. Una volta seduta al tavolo, guardandoli negli occhi, domandai: “Chi mi ha rubato la valigia?” Volevo solo provocarli per osservare le loro reazioni e nulla di più; era fondamentale capire se erano onesti nella ricerca. Nel mentre entrò Jhon con la mia valigia, mi si aprì il cuore, era da mesi che non lo vedevo. Gli corsi incontro abbracciandolo, era da sempre il mio salvatore e il finanziatore dei viaggi. Ma purtroppo all’interno del bagaglio restituito, non c’era più nessuna traccia del Diario di Paul Gauguin (che Emiri mi aveva regalato alle Marchesi) e del libro ottagonale del mio avo. Così iniziò la nostra esplorazione a Minorca, la motivazione era ed è ancora forte, ed è quella che non ti permette di deragliare nonostante gli imprevisti: il Suono matematico dell’acqua ti costringe a continuare a cercare…

[19ª puntata]

Le terre di mezzo, i percorsi del mito, il cammino piramidale dell’essere

Minorca: la valigia rapita

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Non ci restava che esplorare l’isola in cerca di qualcosa che ci riconducesse alle nostre Buone Origini. Era noto che era tutta questione di una tipologia di enigmatiche energie antiorarie esterne, provenienti dal sensore interno (il cervello della terra), che aveva iniziato il suo processo di Crea_R_Evoluzione della tettonica a placche 3,2 miliardi di anni fa, per erigere il suo Regno. In questo arcaico paesaggio naturale, si era isolata una piccola parte di una cultura mondiale, per poi essere visitata nello spazio_tempo da un popolo guerriero, e nella storia recente da altri ibridi: Fenici, Cretesi, Greci e in seguito dominata da Romani, Normanni, Vandali, Bizantini e Arabi. Solo l’arrivo del Cristianesimo nel 13° secolo con la conquista Spagnola, portò un po’ di tranquillità. L’ambizione di quest’ultimi per le conquiste del nuovo mondo e il vento di Maestrale ottimo per la navigazione, riconsegnarono l’etnia d’origine ai pirati di spirito, in nuove vesti: Mori, Turchi, ect. Nonostante tutto, queste progènie (prima di scomparire nel I sec a.c.) portarono avanti le loro tradizioni e le consegnarono agli attuali abitanti, gli spagnoli. Minorca è dunque un museo Archeologico Naturale, non solo per il territorio, ma anche per i particolari megaliti disseminati su di esso, ed è per questo che dal 2017 è diventata Patrimonio dell’Umanità Unesco. Della Primaria distinzione del Megalitismo ne avevamo già definito le linee nel n° 29 di BIANCOSCURO, descrivendo Alatri in Italia, qui troviamo delle ulteriori sotto specifiche: Navetas, Taulas e Talayots. Sono i lasciti monumentali degli antichi avi fantasma, immersi in boschi da favola e isolati da un conduttore mare turchese. Da sempre mi ripeto: “Non si vede con gli occhi, ma con ciò che si conosce”, e lasciando al mondo accademico le date a cui sono stati relegati questi monumenti (basandosi su elementi rintracciati al loro interno), noi investigatori delle origini e di una nuova verità da confutare, seguivamo solo la logica e la ragione di un filo conduttore. Quale sarà la verità? Le Navetas, così chiamate perché la loro costruzione ricorda una barca rovesciata, sono edificate con la tecnica megalitica: utilizzando grandi pietre calcaree locali, accostate senza legante e presente in tutto il mondo nella preistoria. Quella stirpe conosceva i segreti degli equilibri della gravità e li utilizzava. La meglio conservata è la Naveta des Tudons, a qualche chilometro dalla vecchia capitale Ciutadella. Esse venivano utilizzate per le sepolture collettive, la consideravano una nave_cella (navicella) per il viaggio nell’aldilà, come i primari popoli delle Alpi e degli Appennini, e da cui i più recenti Sumeri, Egizi, Amerindi appresero tale cultura. I Talayots invece sono più numerosi e possono apparire più recenti delle altre due tipologie, per la loro architettura a torre di controllo e i rinvenimenti di spade di bronzo. Costruzioni indebitamente ritenute appartenenti ad una successiva etnia bellicosa e non pacifica come la precedente, non si conosce ancora la loro esatta funzione, anche se per la loro struttura a tronco di cono con base circolare

Minorca - Spiagge © Photo by Adele Arati

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(che poteva arrivare fino a 30 metri) suddivisi in camere, con una rampa di accesso e inoltre con una similarità culturale con i più antichi nuraghi della vicina civiltà Sarda, un’idea più avanti la si può trovare. Costruzioni indebitamente ritenute appartenenti ad una successiva etnia bellicosa e non pacifica come la precedente. Ci domandavamo: “Ma di cosa si appropriavano in passato i popoli guerrieri e cosa dovevano necessariamente difendere in una piccola isola persa nel Mediterraneo e dedita alla pastorizia?”. Una convincente ragione dovevamo trovarla, ma in quel momento a noi interessava visitare le Taulas. Con un’auto a noleggio ci dirigemmo a Est, attraversando i lunghi muretti a secco (ricavati da antiche piramidi smontate) e le pinete boschive; qualcosa mi ricordava la casa rifugio in cui vivevo, nel Parco dell’Appennino tosco-emiliano. Raggiungemmo i villaggi pre-Talaiotici di Talaiot de Trepucó e Sa Torre d’en Galmés, abitati che sorgono da precedenti grotte (cavità naturali scavate in varie dimensioni nella roccia e con colonne serpentiformi). Erano case della vita che si sviluppavano circolarmente (come quelle sud africane del 200.000 a.c.) e con pareti megalitiche radiali che convergono in un cortile dove si trova la cisterna per la raccolta dell’acqua piovana, centralità della loro vita e di ogni civiltà. Mi ricordavano le strutture interne delle conchiglie. Ci trovammo all’interno di un edificio a forma di ferro di cavallo con curiosi ambienti laterali e un tetto sormontato da gigantesche pietre con al centro una Taula costruita da due Menhir: uno orizzontale, l’altro verticale, a formare un’imponente Croce Tau. Anche questa assomigliava di nuovo ad un conduttore e accumulatore di una sorta di energia, bisognava carpirne il segreto per comprendere i monumenti dell’India. Similarmente infatti, nel Maharashtra, in India, alle Ellora Caves, all’interno del Kailasa Temple vi sono immense colonne portanti a forma di T, e al Viswakarma sostengono soffitti radiali: era evidente che vi fosse una connessione. In questi luoghi, in particolare a Torre d’en Galmés, duranti vari scavi archeologici in particolare quelli del 1974, diretti da Guillem Ross. Bordoy, furono trovati oggetti che oggi possono essere ammirati al Museo di Minorca a Mahón, come una conchiglia che conserva 2 perle. Dopo avere ascoltato dai nativi del posto alcune leggende locali, due oggetti attirarono la mia attenzione: l’amuleto in piombo di Almohade e la figureta in bronzo di Imhotep, l’architetto della prima piramide egizia, divenuto un Dio, riconosciuto medico, protettore del mestiere e detentore del Cauduceo. A Minorca si narra che in Egitto il piombo era conosciuto già dal 1550 a.c. Il mito racconta che sapevano trasformarlo in oro con l’utilizzo di una pietra e che Imhotep ne era uno degli artefici. Gli ultimi sapienti Berberi nascosero la formula (con le chiavi della vita) all’interno di un amuleto chiamato l’unitante Almohade. In genere gli amuleti in piombo Case della vita © Photo by Adele Arati

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[...] continua sul prossimo numero di BIANCOSCURO

Ogni riferimento a cose e persone è puraMente casuale, le parti culturali sono Vere, ma intrecciate dai fili della Fantasia Crea_R_ Evolutrice, infine i testi sono liberamente tratti dai miei futuri Romanzi Artistici Fanta ma Scientifici; <Opere d’art’è di Scrittura CreAttiva, aaParole con apPunti, Tavole AlgoRitmiche d’artiStà>. L’art’è è la culla delle Scienze

di questo tipo appaiono ripiegati su se stessi in tre parti, con rappresentazioni di chiavi (alcune ci riportano alla mente quelle egizie della vita). Questo suggeriva che al loro interno ci fosse conservata qualche sorta di formula. Inoltre non si spiegava il perché della presenza di Imhotep nel recinto della Taulas, considerando che altri esemplari provenienti dall’area di Saqqara, sono detenuti nei più prestigiosi musei del mondo, per citarne qualcuno il British, il Louve e il Boston: cosa ci faceva a Minorca? La cosa che rimaneva evidente era che Imhotep, il figlio di Ptah, nato da Khereduankh, vestito come un sacerdote Sumero, era stato portato fuori dall’Egitto e in un’area ben definita del Mediterraneo. Dopo la visita alle Taulas ci incamminammo verso la strada Alaior - Cala en Porter, laterale alla spiaggia di Son Bou e nel passeggiare lungo il bianco arenile domandai a Jhon il motivo della sua visita a Minorca. Mi raccontò che amava molto quest’isola e prima del mio arrivo, nel 1975 aveva avuto un’esperienza incredibile alla vicina Taula di Torralba. Non ho mai creduto nel caso, la scienza insegna che tutto è un’interazione di campi e ha sempre una sua ragione (ma non lo dissi a Jhon); quella volta capii che dovevo andare alla Taula di Torralba da sola. Punto 21_bis 01: prima di continuare in questa avventura passeggiando all’indietro, dobbiamo mettere un Punto bis e domandarci: “Ma cos’è in fondo la verità?” È coscienza, punto di vista più o meno alto, laterale o centrale di un insieme di conoscenze vissute (esperienze di ogni tipo), conosciute (ricerche, studi effettuati), ed elaborate da un’anima o da un gruppo di anime (considerando che tutto ciò che esiste ne ha una individuale e che sottintende a una generale. Quindi la coscienza, essendo un insieme di fattori diretti e indiretti è dunque realtà? Sì, perché partì dal Dhatu. Dunque chi erano i progenitori della civiltà Talaiotica presente sull’isola in tempi remoti, a cosa servivano i megaliti che costruivano e quale era il loro linguaggio madre? Altre giornate ci aspettavano a Minorca… Adele Arati

Minorca - foreste © Photo by Adele Arati

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Claudia Perruso

C.Perruso - Turbamenti - 2018, olio su tela,60x80 cm.

Claudia Perruso

claudiaperruso@libero.it


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Gianni Depaoli Regala “EMOZIONI”, nel vero senso della parola! di Vincenzo Chetta

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bbiamo notato un grosso fermento sulla pagina Facebook di Gianni Depaoli, tutto dovuto da una sorta di quiz. In palio ogni settimana una sua opera attira chi cerca fortuna provando ad indovinare il prodotto ittico alla base dell’opera da lui realizzata. Ho provato a partecipare anche io, indovinare sembra facile, ma non lo è... V.C.: Buongiorno Gianni, mi puoi spiegare meglio di cosa si tratta? G.D.: Si chiama “COS’E’?” ed è una sorta di quiz dove ogni settimana, su Facebook, posto un particolare di un elemento o materiale che utilizzo per le mie opere, insieme all’immagine di una mia opera (circa 20x20 cm.) che verrà regalata al primo che indovina. V.C.: Ha molto successo con il pubblico e sembra molto divertente, ho notato che la gente lo aspetta con ansia, già dal mattino presto rispondono cercando di vincere. G.D.: Sì, ho fissato il martedì come giorno in cui avviene la pubblicazione. Il regolamento è semplice, il primo che indovina vince, ma chi ha già vinto non può più partecipare. A fine anno pubblicherò un quiz leggermente diverso e verrà aggiudicata un’opera grande, invito tutti, già da ora, a guardare attentamente tutte le mie pubblicazioni artistiche sul mio sito, su Facebook e su Instagram. Tra queste immagini ne sceglierò una, fotograferò un particolare e chi indovinerà si aggiudicherà l’opera. V.C.: Come sempre una gran bella iniziativa, sicuramente è impegna-

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tiva e costosa… G.D.: Lo è, è molto impegnativa, ma mi porta enorme piacere condividere il mio sentimento con i miei sostenitori. Così facendo “Regalo EMOZIONI” coinvolgendo il mio pubblico, facendolo divertire e facendogli vincere le mie opere. V.C.: E continui ad essere molto attento alla beneficenza... G.D.: Mi piace creare opere destinate esclusivamente alla beneficenza, come fu per CASAINSIEME con la raccolta fondi per la vendita dell’opera ANIME SILENZIOSE 2.0. L’incasso è stato interamente

devoluto alla fondazione. V.C.: Hai nuovi progetti in ballo? G.D.: Si, ho in programma un nuovo progetto per una nuova iniziativa di beneficenza. Come tutte le mie operazione benefiche, si compone di un numero magico il 7. Queste installazioni saranno sempre composte di 49 icone come nella prima serie. V.C.: Complimenti Gianni, e grazie per l’impegno nel portare avanl ti il tuo messaggio artistico. s

Sopra: l’immagine postata su Facebook, un particolare ingrandito 100 volte. Sotto: l’opera in palio, “Codex”, tecnica mista su fibra, pelle e inchiostro di seppia, lapis, metacrilato, 20x20cm.

Sopra: un “simbolo” postato su Facebook per il quiz “Cos’è?”. Sotto: l’opera in palio, "L'Inferno di Dante", 2014, tecnica mista su fibra, pelle e inchiostro di calamaro, metacrilato, 20x20 cm.

www.giannidepaoli.it Instagram.com/ giannidepaoli Facebook.com/gianni.depaoli.773

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MARLO Mylonas-Svikovsky Poesie visive, testimonianze dei nostri tempi

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arlo, artista svizzera emergente molto apprezzata a livello internazionale, ci propone racconti di vita su tela, come “poesie visive” che descrivono con le forme ed i colori. Due sue opere in particolare testimoniano il nostro tempo, “Taking the wave in deep blue” (Prendendo l’onda nel blu profondo) e “Take off to the Stratosphere” (Decolla verso la stratosfera). Quest’ultimo dimostra la necessità dell’uomo di interpretare, esplorare e conquistare l’infinito al di là della stratosfera, di colonizzare altri mondi. Il bisogno descritto è quello più profondo di tutti: scoprire le origini del nostro mondo e quelle di noi stessi. I raggi di luce del nostro desiderio guidano la ricerca fino alla fine del percorso di questo mistero infinito. L’opera “Taking the wave in deep blue” racconta quello stato d’animo, inquieto ma deciso, di quando dobbiamo prendere una decisione importante. Come un surfista

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sulla cresta delle onde potenti del Pacifico, siamo costretti a decidere se combattere la forza dell’onda oppure se cavalcarla sperando di raggiungere le spiagge di tempi sconosciuti finora. Sfidiamo l’ignoto guardando avanti con fiducia nella nostra forza. Potremo ammirare l’arte di Marlo al Montreux Art Gallery 2020, per perl derci nelle sue poesie. s

Sopra: Taking the wave in deep blue 2018, acrilico su tela, 80x60 cm. A sinistra: Take off to the Stratosphere 2018, acrilico su tela, 50x60 cm.

milo94@bluewin.ch

Marlo Mylonas-Svikovsky

milo942018

Lilly Nardi Arte per la Pace

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l mondo dell’Arte partecipa al sogno dell’edificazione della Pace universale mediante espressioni e linguaggi diversi, a volte diametralmente opposti. Può farlo, per esempio come Picasso, mostrando in una delle sue opere più celebri, “Guernica”, gli orrori della guerra, oppure manifestando questa visione onirica con immagini e creazioni, che indicano il percorso per avvicinare questo miraggio, chiamato Pace, come nell’opera l di Lilly Nardi. s virtualgallery.biancoscuro.it/lilly-nardi lilnar@alice.it

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Lilly Nardi - “PACE … per riveder le stelle”, 2020, tecnica mista, 100x100 cm.

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Sebastiano Accardi

Separazione cablata: una riflessione tra psicologia e tecnologia

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a tecnologia, dall’artista rappresentata con i cavi, dovrebbe collegare, e invece separa, allontana le anime, ognuna dipinta di un suo colore e circondata o collegata da un cavo che pone un confine alla sua esistenza, un limite alla sua capacità di entrare in contatto con un’altra anima. Tutti collegati ineluttabilmente e tutti allo stesso modo lontani, separati, distorti. Sebastiano Accardi è riuscito a raffigurare in maniera minimalista la mente, il battito e il respiro dell’uomo contemporaneo che attanagliato dalla tecnologia che lo circonda diventa esso stesso parte di essa. Ogni elemento umano perde la sua collegabilità spirituale al mondo e ha bisogno di una connessione fisica, di un cavo che faccia le veci del sentimento, dell’afflato spirituale, e riduca tutto alla certezza fisica Sebastiano Accardi nasce a Ragusa nel 1991. I suoi lavori non sono solo una ricerca pittorica, ma anche, e soprattutto, una riflessione sulla società contemporanea. La sua ricerca pittorica psicologica è stata esposta in vari contesti diversi sia in mostre collettive che personali. Tra quali più recenti è la mostra personale presso Dream Factory (15 settembre – 30 ottobre 2020, Milano); la menzione di merito al concorso internazionale d’arte Un Cuore d’Artista 2020; la mostra personale presso AngoloMilano (novembre 2019 - gennaio 2020); la collettiva in Festival dell’Espressività (Stanze di Psiche VI “Legàmi”) dove riceve il premio della giuria.

che esiste il collegamento, che non siamo soli e prigionieri della monade che è diventata la nostra coscienza. Un’anima senza spigoli, che sembra esprimere in tale mancanza di forma la sua capacità di accogliere ogni forma, ma che, in realtà, crea le condizioni per essere avvolta, circondata, per perdere il suo carattere di essenza dell’individuo e diventare solo un plug-in per un cavo. A questo aspetto si associa la riflessione sulla tecnologia, che non si sovrappone soltanto all’io, ma ne diventa parte e, in tal modo, l’arte è espressione dell’io, anche nell’arte l’elemento fisico, tecnologico, diventa strumento espressivo, sostanza che si fa idea e produce nuove percezioni del mondo. Le immagini più ricorrenti nell’immaginario dell’artista Sebastiano Accardi, sono le fusioni tecno-organiche del cyberpunk di Tetsuo, di eXistenZ, la ricerca dell’anima nelle connessioni di Hal 9000 e l’idea di un oltreuomo non più nietzschiano, con un’aspirazione al sublime, ma pericolosamente cablato, privo di altra aspirazione se non quella di non rimanere mai scollegato. Andrea Guastella

Sopra: Sebastiano Accardi La mia Dipendenza 2019, acrilico su tela e cavi 50x70 cm. Opera vincitrice del Premio BIANCOSCURO al concorso Un cuore d’Artista 2020. "Un‘opera contemporanea che narra una storia assolutamente attuale. Quanto la tecnologia ci tiene in ostaggio? Da una riflessione fresca del concetto di COLLEGAMENTO: quello che non c‘è più fisicamente fra le persone, che ci tiene ancora ancorati fra quattro mura per non rimanere mai con la batteria scarica nella nostra vita attuale.” Vincenzo Chetta Sotto: Sebastiano Accardi Cuore 2019, acrilico su tela e cavi, 50x70 cm.

Sebastiano Accardi - Interconnessione 2019, acrilico su tela e cavi, 50x35 cm.

INFO sebyaccardi@gmail.com Accardi Art accardi_art

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MASSIMO CEDRINI

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Michelangelo Monte Il connubio tra arte e funzionalità

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ichelangelo Monte: classe 1990, di origini campane, ed un estro creativo che, fra le mura paterne di un laboratorio artigianale dove il ferro la fa da padrone, ha trovato un terreno fertile ove impiantare le proprie radici. Prende dimestichezza con questo metallo, imparando a dominarlo e a modellarlo, tracciando su di esso le linee immaginarie di figure e modelli, i quali, solo qualche tempo dopo troveranno una loro dimensione su foglio: lampade stilizzate, oggetti funzionali, ma artistici e portatori di un nuovo tipo d’arte che non mira ad essere solo bella da vedere, ma anche utile da usare. [...] Arrivano le prime vendite ai privati, lavori realizzati su commissione, e l’impatto con il pubblico: locali e punti di ristoro scelgono le opere targate Monte come connubio di funzionalità e creatività. Pavia è la città che ospita la prima mostra collettiva [...], nell’autunno 2018, nell’incantevole cornice del Borgo di San www.montearteinferro.it

Leucio, i lavori di Michelangelo vengono esposti al grande pubblico in una mostra personale, sintesi di un percorso di crescita formativo e lavorativo, sedimentato in ogni opera uscita dalla sua fucina. [...] La linea con cui Monte si affaccia al mondo del design funzionale prende vita nel 2019: complementi e oggetti d’arredo con una marcia in più, fantasiosa e creativa: per chi non vuole rinunciare alla bellezza in nome della funzionalità, le opere firmate Monte, caratterizzate da forme stilizzate, tratti iconici, ispirazioni figurative e libertà di colori, nascono con la finalità di giocare con l’arte alla ricerca di una praticità che non sia scontata. [...] La linea nasce come occasione di incontro tra un settore, quello artigianale, legato alle sue tradizioni e il mondo avanguardistico dell’architettura e del design, con l’augurio di una fruttuosa sincronizzazione tra aspetti diversi ma sinergici di un unico prisma, quello dell’arte. Valentina Pagano

michelangelomonteinfo@gmail.com

Sassofonista - 2019, ferro, 100x100 cm. Sotto: Spartaco, edizione limitata 100 pezzi. 2020, ferro e cuoio, 30x30 cm.

Michelangelo Monte

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FRANCESCO CAMPANELLA

About Andy II - 2014, tecnica mista con acrilico e collage su tela, 70x100 cm.

BIANCOSCURO francescocampanella7@gmail.com RIVISTA d’ARTE Ordina la versione cartacea o PDF su https://artshop.biancoscuro.it Uffici stampa, gallerie ecc. possono chiedere il PDF gratuito a info@biancoscuro.it

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Jacques Henri Lartigue Alla ricerca della felicità di

Mario Gambatesa

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allo scorso 11 luglio, la Casa dei Tre Oci di Venezia ha riaperto i suoi stupendi spazi con la più ampia retrospettiva mai organizzata in Italia dedicata al fotografo francese Jacques Henri Lartigue. La mostra, intitolata “L’invenzione della felicità” è curata da Marion Perceval e Charles-Antoine Revol, rispettivamente direttrice e project manager della Donation Jacques Henri Lartigue, e da Denis Curti. La Casa dei Tre Oci è la casa dei “tre occhi” nel dialetto veneziano,

da sempre un luogo di produzione artistica e culturale. L’esposizione, aperta al pubblico fino al 10 gennaio 2021, presenta 120 immagini, di cui 55 inedite, tutte provenienti dagli album fotografici personali di Lartigue. A queste si aggiungono alcuni materiali d’archivio, libri, riviste dell’epoca, tre stereoscopie con immagini che rappresentano paesaggi innevati ed eleganti scenari parigini. Il percorso della mostra si articola intorno ai grandi momenti di riscoperta dell’opera di Lartigue, a cominciare dalla rassegna del museo newyorkese, durante la

quale sono presentati i suoi primi scatti, e che fanno di lui l’enfant prodige della fotografia. Ispirato dai giornali e dalle riviste illustrate di quell’epoca, Lartigue s’interessa alla ricca borghesia parigina del nuovo secolo che si ritrovava ai grandi premi automobilistici e alle corse ippiche nel quartiere di Auteuil a Parigi. Quando l’Europa verrà attraversata dagli orrori delle due guerre mondiali, Lartigue continuerà a preservare la purezza continuando a fissare sulla pellicola solo ciò che vuole ricordare e conservare, fermando il tempo e salvando l’attimo

La Baule, 1979 - Photograph by Jacques Henri Lartigue © Ministère de la Culture (France), MAP-AAJHL

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dal suo inevitabile passaggio, una vera e propria memoria del tempo. Jacques Henri Lartigue nasce nel 1894. Nel 1902 all’età di sette anni, riceve in regalo la sua prima macchina fotografica. La sua attività di fotografo inizia qui, ritrae il mondo che gli sta attorno. Dal 1904 inizia con alcuni esperimenti fotografici come le sovrimpressioni per creare foto di “pseudo fantasmi”. In questi anni comincia a delinearsi la filosofia che poi caratterizzerà tutta la sua vita: il culto della felicità. Questo ideale si rispecchia con A sinistra: Madeleine Messager detta Bibi durante il viaggio di nozze con Jacques Henri Lartigue. Hôtel des Alpes, Chamonix, 1920 Photograph by Jacques Henri Lartigue © Ministère de la Culture (France), MAP-AAJHL Sotto: Grand Prix de l'Automobile Club de France detta anche l'automobile deformata, 1913 ma diffusa da Lartigue nel 1912 Photograph by Jacques Henri Lartigue © Ministère de la Culture (France), MAP-AAJHL

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il periodo della Belle Époque, e viene rappresentato dalle fotografie di serate mondane e eleganti dame a passeggio al Bois de Boulogne. Nel 1955 espone alla Galerie d’Orsay, accanto ai lavori di Brassaï, Doisneau, e Man Ray. La sua fortuna arriva nel 1963, anno in cui il MoMA di New York gli dedica la personale “The Photographs of Jacques Henri Lartigue”. Il portfolio dell’intera mostra viene pubbli-

cato sul numero di Life (Vol 55 - Novembre 1963), dedicato all’assassinio del presidente Kennedy, e il nome e l’opera del fotografo vengono resi noti ad un pubblico vastissimo. Morirà il 12 settembre del 1986 a Nizza, lasciando ai posteri l’idea che la fotografia è il mezzo diretto, più adeguato ed efficace per immortalare e in seguito rivivere i momenti felici, quelli veri che nel corso della vita noi tutti viviamo e che in nessun l modo vanno dimenticati. s

Sopra: André Haguet, un cugino di Lartigue, Foresta di Rambouillet, 1938 Photograph by Jacques Henri Lartigue © Ministère de la Culture (France), MAP-AAJHL A sinistra: Coco, Deauville, 1938 Photograph by Jacques Henri Lartigue © Ministère de la Culture (France), MAP-AAJHL

JACQUES HENRI LARTIGUE

L’invenzione della felicità. Fotografie 11 luglio 2020 - 10 gennaio 2021

(verifica l’effettiva apertura della mostra sul sito) Casa dei Tre Oci, Venezia INFO T. +39 041 2412332 Da venerdì a domenica 10.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.treoci.org

Mario Ghizzardi sabbioneta@hotmail.com mario.ghizzardi_art

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Le gabbie - versione 2020,acrilico tela, 60x80 cm. Ordina la cartacea o PDF su su https://artshop.biancoscuro.it Uffici stampa, gallerie ecc. possono chiedere il PDF gratuito a info@biancoscuro.it


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La traccia creata dalla luce Modena ospita Mario Cresci a Palazzo Santa Margherita di

Lucia Garnero

I Mario Cresci, Tre focus su Piranesi #03, Roma 2011 – Bergamo 2020 Still da video, 4’20’’ © Mario Cresci, Courtesy Istituto Centrale per la Grafica, Roma Mario Cresci Tre focus su Piranesi #07, Roma 2011 – Bergamo 2020 Still da video, 4’20’’ © Mario Cresci, Courtesy Istituto Centrale per la Grafica, Roma

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naugurata il 12 settembre e aperta al pubblico fino al 10 gennaio, la mostra “La luce, la traccia, la forma”, personale di Mario Cresci, è realizzata da Fondazione Modena Arti Visive e allestita all’interno dei meravigliosi spazi di Palazzo Santa Margherita. L’esposizione si pone in virtuale dialogo con la mostra che le Gallerie Estensi, in collaborazione con FMAV, dedicano all’inventore della fotografia su carta W. H. Fox Talbot e ai procedimenti di riproduzione delle immagini. Dalle lastre di rame delle acqueforti al dagherrotipo e poi, con Talbot, al negativo impresso su carta: con l’avvento della fotografia, la luce si sostituisce alla mano dell’artista. È questo il tema che più interessa a Cresci, che si ispira alle origini della fotografia come traccia creata dalla luce; seleziona, per “La luce, la traccia, la forma”, una serie di opere che evidenziano il suo interesse per l’incisione e, più in generale, per il “segno” che fin dal primo momento è stato il tema costante della sua ricerca artistica. In occasione della mostra, riprende un lavoro fatto nel 2011 per l’Istituto Centrale per la Grafica di Roma, in cui si concentra sui segni incisi da Giovanni Battista Piranesi, Annibale Carracci e Luigi Calamatta, analizzati in modo da valorizzarne la matericità in rapporto alla lastra di rame.

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alimentano “un continuo circolo interpretativo e creativo”. Nel video Tre focus su Piranesi (Roma 2011-Bergamo 2020), l’artista isola, a partire da una macrofotografia, i solchi del bulino incisi da Piranesi intorno al 1745 sulle lastre di rame dalla serie “Le Carceri”. Cresci trasforma i segni incisi in segni luminosi in movimento, in una sorta di raffinata analisi della percezione visiva, resa possibile grazie alle linee che, dalla luce, prendono vita. Al centro dello spazio espositivo, è collocato Alterazione del quadrato, dalla serie “Geometria non euclidea” (Venezia, 1964), sequenza di immagini su pellicola auto-positiva, in cui l’artista si concentra sullo spostamento del punto di vista, ricorrendo, ancora una volta, alla geometria, sentito come solido punto di partenza di molte sue riflessioni. Tra le opere in mostra, è presente anche il dittico Autoritratto, dalla serie “Attraverso la tracMario Cresci, Autoritratto #02, Bergamo 2010, Dalla serie “Attraverso la traccia” Stampa Giclée Fine Art, 120x90 cm. © Mario Cresci

Mario Cresci, Dalla serie Rivelati, Roma 2010- Bergamo 2020 Stampa Giclée Fine Art, 39x48 cm. © Mario Cresci, Courtesy Istituto Centrale per la Grafica, Roma (da G.B. Piranesi, “Le carceri VIII”, 1745)

Sono opere fondamentali dell’allestimento, i Rivelati (Roma 2010), tre inclinazioni diverse della lastra che rivelano tre “diverse” immagini modificate dalla luce della “Madonna della Seggiola” di Raffaello, incisa al bulino da Calamatta nel 1863. La serie è completata con alcuni macro prelievi estratti dalle fotografie - realizzate ad hoc da Alfredo Corrao all’inizio 2020 - delle lastre dei tre incisori. Le opere di Cresci manifestano la loro natura di opere d’arte autonome generando, attraverso tracce e segni, altre opere, e

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Mario Cresci, Dalla serie Rivelati, Roma 2010 Stampa Giclée Fine Art, 39x48 cm. © Mario Cresci, Courtesy Istituto Centrale per la Grafica, Roma (da L. Calamatta, “La Madonna della seggiola di Raffaello”, 1863) Mario Cresci, Dalla serie Rivelati, Roma 2010- Bergamo 2020 Stampa Giclée Fine Art, 39x48 cm. © Mario Cresci, Courtesy Istituto Centrale per la Grafica, Roma (da L. Calamatta, “La Madonna della seggiola di Raffaello”, 1863)

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cia” (Bergamo, 2010), realizzato usando la superficie specchiante del retro di un “grande rame” che, a causa dell’ossidazione, restituisce un’immagine alterata della figura. Questo, da parte dell’artista, a voler sottolineare quanto sia la fotografia stessa a saper “incidere” la lastra di rame e con quali straordinari esiti sia capace di farlo; rappresenta un omaggio allo sperimentalismo che caratterizza la fotografia fin dal suo affermarsi nel mondo dell’arte. Mario Cresci, nato a Chiavari nel 1942, vive e lavora a Bergamo. Fin dagli anni Settanta è autore di opere caratterizzate da grande libertà di ricerca che si avvale di numerosi mezzi di espressione, dal disegno alla fotografia, dalle creazioni video alle installazioni. Nel 2004 realizza la sua prima antologica, Le case della fotografia. 1966-2004, alla GAM di Torino; nel 2017 riassume i suoi cinquant’anni di attività artistica nella mostra La fotografia del No. 1964-2016 alla GAMeC di Bergamo. Dal 2010 al 2012 realizza il progetto Forse Fotografia: Attraverso l’arte; Attraverso la traccia; Attraverso l’umano con una mostra itinerante nei musei di Bologna, Roma, Matera. Partecipa alla Biennale di Venezia nel ’71, ’79 e ’93 (in Muri di carta. Fotografia e paesaggio dopo le avanguardie). Dal ’74 alcune sue fotografie fanno parte della collezione del MoMA (New York, USA). Attualmente, insegna in numerosi istituti, accademie e università; ampia e articolata è la sua produzione di libri e di contributi, anche teorici, sulla fotografia e la comunicazione visiva. L’evento di FMAV rappresenta

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un’occasione unica per avvicinarsi al suo modo esclusivo di conl cepire e formulare l’arte. s MARIO CRESCI

La luce, la traccia, la forma

12 settembre 2020 – 10 gennaio 2021 (verifica l’effettiva apertura della mostra sul sito) FMAV - Palazzo Santa Margherita, Modena INFO T. +39 059 2032919 info@fmav.org Mercoledì, giovedì e venerdì 11.00 - 13.00 / 16.00 - 19.00 Sabato, domenica e festivi 11.00 - 19.00 25 dicembre e 1 gennaio 16.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.fmav.org

Mario Cresci, Autoritratto #01, Bergamo 2010 Dalla serie “Attraverso la traccia” Stampa Giclée Fine Art, 120x90 cm. © Mario Cresci

F

ondazione Modena Arti Visive is pleased to present La luce, la traccia, la forma, solo show by Mario Cresci (Chiavari, 1942) curated by Chiara Dall’Olio. For the occasion, the artist has created an exhibition in Palazzo Santa Margherita made up of works made using the different languages and experimental techniques that have always formed his trademark. Since the 1970s, Mario Cresci has authored eclectic works featuring a free range of research spanning drawing, photography, videos, installations and site-specific pieces. His work has always been an ongoing investigation into the nature of visual language using the photographic means as the opposite pretext to the concept of the truth of reality. For La luce, la traccia, la forma, Fondazione Modena Arti Visive has invited the artist to create a dialogue with L’impronta del reale. W. H. Fox Talbot alle origini

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MARIO CRESCI La luce, la traccia, la forma FMAV Palazzo Santa Margherita, Modena September 12, 2020 – January 10, 2021 della fotografia, contemporary exhibition dedicated to the renowned English photographer who invented photography on paper and to image reproduction techniques, organized by hosting venue Gallerie Estensi in partnership with FMAV. Mario Cresci has taken inspiration from the origins of photography as a trace (traccia) created by light (luce). For his solo show he has selected a series of works that highlight his interest in engraving and in “marks” more in general, which, in the broadest sense, have been a constant topic of his artistic research right from the outset. As Cresci underlines, before the invention of photography, images were circulated thanks to the copperplate technique, that is, through copper plates engraved using etching and burin techniques. With the advent of the daguerreotype, light left its imprint on the metal plate, replacing the artist’s handiwork and, shortly thereafter, Talbot

invented the negative on paper medium. For the exhibition La luce, la traccia, la forma the artist retrieves a work made in 2011 for the Istituto Centrale per la Grafica in Rome, which focused in part on the marks engraved by Giovanni Battista Piranesi, Annibale Carracci and Luigi Calamatta, analysing them using videos and photographs which reveal their consistency in relationship with the copper plate. In the exhibition, Cresci displays the Rivelati (Rome 2011), the video Tre focus su Piranesi (Rome 2011-Bergamo 2020), the work Alterazione del quadrato and the diptych, Autoritratto, a self-portrait from the “Attraverso la traccia” series (Bergamo 2010). The exhibition Mario Cresci. La luce, la traccia, la forma is organized along with the Gallerie Estensi. It will be open to the public from 12 September 2020 to 10 January 2021 in the Sala Grande in Palazzo Sanl ta Margherita. s

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PETER HIDE 311065

“SE VUOI VEDERE QUESTO QUADRO, DEVI PAGARLO CARO” 2019 tecnica mista su tela 50x50x4 cm.

Via San Martino della Battaglia, 11 - 21100 Varese showcases.gallery@gmail.com - https://showcasesgallery.blogspot.it


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Immagini stenopeiche A Varese la personale di Pelagagge di

Palmira Rigamonti

S

howcases Gallery è lieta di esporre in questa nuova mostra “Immagini stenopeiche” le opere del fotografo Massimo Pelagagge, vincitore del BAC 2019 (Biancoscuro Art Contest), fotografo che da anni conduce una personale ricerca formale ed artistica legata alla procedura della pinhole dalla quale estrae immagini stenopeiche estremamente personali e liriche. La sua produzione spazia in molti ambiti, dal ritratto alla foto di architettura, dalla macrofotografia al paesaggio. Per i nativi digitali l’imperfezione tipica della fotografia stenopeica potrebbe rappresentare un limite, così come la lentezza di questo procedimento. Invece sono proprio il fattore “tempo lungo”, l’imprecisione dei risultati, la vignettatura, l’incertezza, i materiali grezzi che si adoperano, nonché il generale approccio artigianale a rendere “speciale” la tecnica della fotografia stenopeica. Massimo Pelagagge scatta da quasi trent’anni, fotografa con gli strumenti più vari, sia in analogico sia in digitale e proprio l’ecletticità della sua produ-

zione lo legittima ad essere uno dei maggiori esponenti di questa tecnica antica che va controcorrente rispetto alla richiesta sempre più pressante di velocità di scatto e di immediatezza di condivisione. Utilizza macchine in legno autocostruite per realizzare una fotografia lenta, meditata, dai tempi lunghi che va immaginata prima dello scatto, capace di catture frammenti di tempo in divenire, che utilizza mezzi semplici essenziali, dove non vi è nulla che fa da tramite all’immagine che è creata direttamente dalla luce. Un mezzo povero ed essenziale, dove l’immagine va prima immaginata ed il controllo è arduo ed il risultato incerto. In fase di sviluppo, con opportune manipolazioni, accentua volutamente le naturali imperfezioni ricreando immagini oniriche dove il tempo appare come sospeso, immagini volutamente imperfette. Le sue sono immagini singole, ma anche trittici e dittici, che paiono dilatare anl cora di più il tempo. s

Il Portale 2016, fotografia stenopeica analogica, stampa digitale con inchiostri al carbone su carta cotone, 40×40 cm su carta 75×50 cm.

IMMAGINI STENOPEICHE Massimo Pelagagge

26 settembre – 17 ottobre 2020 Showcases Gallery, Varese INFO T. +39 0332 237529 Da lunedì a venerdì 10.00/12.30 - 15.00/19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

showcasesgallery.blogspot.it

Alcune viste della mostra a Varese

FEDERICA

ROTA

federicarota_art

“Sguardo libero” - pittura digitale, 40x18 cm.


ROSARIO LUIGI RUSSO

La Conversione dei Barbari 2019, spatola, texture, acrilico, inchiostro su multistrato legno, 78x100 cm.

rosarioluigirusso_art

rosario.rus52@gmail.com


ROSANNA CARLINI

La voce dell’Adda

Natura, comunità e industria

di

Rebecca Maniti

Acqua è infra li quattro elementi il secondo men grave, e di seconda volubilità; questa non ha mai quiete insino che si congiunge al suo maritimo elemento […] Così di qua, di là, di su, di giù discorre; nessuna quiete la riposa mai.

T

appa conclusiva della mostra “La voce dell’Adda. Leonardo e la Civiltà dell’acqua. Milano, Cremona, Sondrio”, curata da Alberto Martinelli e Fabrizio Trisoglio, al Museo Valtellinese di Storia e Arte di Sondrio. Le opere, provenienti dagli Archivi Storici di Fondazione Aem, sono a firma di fotografi autorevoli come Antonio Paoletti, Guglielmo Chiolini, Gianni Berengo Gardin, Francesco Radino e Luigi Bussolati. L’esposizione ricostruisce il percorso del fiume Adda e offre una visione in chiave culturale e divulgativa, una dettagliata spiegazione su versanti differenti legati alla storia, alla natura e alle comunità affacciate sul grande fiume. Un ricco l catalogo completa la rassegna. s

Leonardo da Vinci

LA VOCE DELL’ADDA

Leonardo e la civiltà dell’acqua. Milano, Cremona, Sondrio 19 settembre – 18 ottobre 2020

(verifica l’effettiva apertura della mostra sul sito) Museo Valtellinese di Storia e Arte, Sondrio INFO T. +39 0342 526553 Da martedì a domenica 10.00 - 12.00 / 15.00 - 18.00

Stili Iife (da Natura morta di Giorgio Morandi) 2019, olio su tela, 28x35 cm. La passione per l’arte la spinge a studiare le tecniche di pittori famosi, dai quali trova l’ispirazione per i suoi quadri che ama ritrarre con variazioni personali. In questo quadro segue le linee di uno dei suoi favoriti protagonisti della pittura italiana del novecento, Giorgio Morandi. Attraverso le Sue celebri nature morte, in cui gli oggetti di uso quotidiano diventano il soggetto delle sue pitture, che egli vede e rappresenta fuori dal loro contesto funzionale.

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www.mvsa-sondrio.com

Gianni Berengo Gardin - Ferrovia Lecco-Colico 1985. Archivio storico fotografico Aem Fondazione AemGruppo A2A, Milano

Ali magiche 2020, olio su tela, 30x40 cm. Nell’opera viene raffigurata una farfalla, musa ispiratrice e rappresentazione della bellezza della vita e della libertà, frutto della creatività che non si ferma neppure durante il lockdown causato dal Coronavirus, dove la libertà vincolata e repressa si trasforma in un momento di riflessione profonda e di realizzazione artistica. Il soggetto ritratto è fermo, come se si stesse riposando, ma è anche pronto a spiccare il volo, in un mondo magico e colorato come le sue ali. I suoi vivaci colori sono un augurio di buon auspicio che il periodo negativo passerà e saremo anche noi pronti a spiccare il volo, tornando alla vita di sempre.

cr_rosannacarlini

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rcsinclair68@yahoo.it www.virtualgallery.biancoscuro.it/ rosanna-carlini


Moreno Mariani

Monika Bulaj: Broken Songlines La mostra personale a Palau di Ettore Tiretto

M Segni di donna 2018, acrilico su cartoncino 100x70cm. Dalla mostra “Segni di donna”: “Quanto mai azzeccato il titolo, Segni di donna, che Moreno Mariani ha voluto dare a questa sua ultima mostra. E lo riassume didascalicamente in un’opera-manifesto, dichiarazione d’intenti per tutti gli altri lavori presentati. Da un lato, la parola segno (declinata al plurale) offre appieno la sua polisemia; dall’altro la donna è, senza nessuna possibilità d’interpretazione diversa, il soggetto/oggetto di questi suoi quadri. Ci soffermiamo proprio sul segno per decodificarlo “in atto e presenza”. È qualcosa che sta per qualcos’altro, che rimanda a qualcos’altro, che può costituire un segnale: la donna. Ma segno è inteso anche come gesto che esprime uno stato d’animo: l’azione del dipingere. E, infine, il segno è traccia visibile e, per esteso, espressione grafica e pittorica: l’opera realizzata. [...] Sovente i segni - linee che tendono a ispessirsi - si dipanano in percorsi morbidi, sinuosi, di marcata sensualità e, se non partecipano a delimitare una figura, proiettano all’allusività. Nel combine painting (oltre all’acrilico e al gesso, lacerti di giornale) su supporto cartaceo di Moreno Mariani ricorrono – con più frequenza - il rosso (nella sua variata gamma cromatica), gli spazi d’azzurro (quasi mai in purezza, ma inciso, graffiato, contaminato da tratti neri) e alcune tonalità di giallo. Il bianco è talvolta usato per scandire e attenuare la forza della composizione pluricromatica, ma diventa anche il mezzo per creare con il nero delle incisive opere bicromatiche di forte potenza espressiva.” Roberto Marchi

www.morenomariani.it info@morenomariani.it

onika Bulaj: fotografa, reporter, documentarista e performer, svolge la sua ricerca sui confini delle fedi tra minoranze etniche e religiose, popoli nomadi e fuggiaschi, in Europa, Asia, Africa e nei Caraibi. Pochi i giorni rimasti per vedere le sue opere a Palau, alla XXIV edizione del Festival Internazionale “Isole che Parlano”, durante la mostra personale “Broken Songlines”, ospitata al Centro di Documentazione del Territorio e che si chiuderà il giorno 8 ottobre 2020. La mostra, realizzata con il contributo di Fujifilm e in collaborazione con l’Istituto Polacco di Roma, espone al pubblico 51 immagini, tutte facenti parte di un più ampio progetto sulle minoranze in fuga, i nomadi, i pellegrini. Monika Bulaj pubblica con autorevoli testate (Granta Magazine, La Repubblica, Corriere della Sera, Revue XXI, Internazionale, GEO, National Geographic,

New York Times, Guardian, ecc.) ed è autrice di libri di reportage letterario e fotografico con Alinari, Skira, Frassinelli, Electa, Feltrinelli, Bruno Mondadori, National Geographic, Contrasto. Da ricordare che, nel 2014, le è stato consegnato il Premio Nazionale “Nonviolenza” per la sua attività (per la prima volta assegnato ad una donna). Con il suo lavoro sta costruendo un atlante delle minoranze a rischio e dei loro usi e costumi. Come racconta la stessa Bulaj:“Ho viaggiato tra i confini spirituali, nei crocevia dei regni dimenticati, dove scintillano le fedi e le tradizioni dei più deboli ed indifesi, con la loro resistenza fragile ed inerme, la loro capacità al dialogo e all’incontro. In cammino con i nomadi, minoranze in fuga, pellegrini, cercando il bello anche nei luoghi più trel mendi. La solidarietà nella guerra.”. s Sotto: una fotografia di Monika Bulaj © Monika Bulaj

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T r A t e e r t S T r A t e e Str “Logo al Rogo” in fiamme l’ideologia da an m o rd co ri il : lio Memoria e ob di Bolzano Mrfijodor al Bunker H

© Ph. Martino Bombonato

te di Flavio Ennan

L’

ultima opera realizzata da Mrfijodor è intitolata “Logo al Rogo”, realizzato a pennello e spray, nasce dal tema “Memoria e oblio”. La memoria rende attivo l’uomo, come un motore della mente; viceversa c’è l’oblio che lava le coscienze per ricominciare un “nuovo ciclo” di reminiscenze. Ma ci sono eventi nella storia dell’uomo che non si possono lasciar andare, e le atrocità dei campi di concentramento della Seconda Guerra Mondiale sono tra questi. Il pezzo è stato realizzato per “Bunker Walls - Street Art Inside the Cave” al Bunker H di Bolzano, ed il suo obiettivo è ricordare ciò che è successo per mandare nell’oblio, non le condizio-

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ni nate dalla paura (sentimento di cui il Nazismo ha fatto la sua arma), ma l’ideologia. Da qui la scelta di rappresentare una svastica: simbolo nazista in luogo nazista. Il bunker era uno dei rifugi antiaerei dell’esercito tedesco; 7.000 metri quadrati di tunnel e labirinti scavati nel porfido. “Logo al Rogo” si sdoppia in un messaggio per “vittima e carnefice”: non dimenticate ciò che è successo, non dimenticate chi è stato qui e perché, ma combattete il pensiero affinché non possa accadere più niente di simile. L’arte si fonde con la storia; gli elementi compositivi diventano prove e testimonianze di denuncia. Alla fedeltà cromatica rispetto alla bandiera nazista si contrappone la provocazione dell’opera, in

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non dimenticate cio' che e' successo, non dimenticate chi e' stato qui e perche', ma combattete il pensiero affinche' non possa piu' accadere nulla di simile!

© Ph. Daniel Von Johnston

“Logo al Rogo” vuol essere anche un avvertimento. Alcuni discorsi e atteggiamenti di attuali sovranisti creano e alimentano di continuo violenze inutili nate dalla manipolazione della quotidianità: simboli, concetti, promesse e gesti volutamente ripetuti di cui questi “potenti” ne fanno il loro leitmotiv per conquistare e assoggettare più o meno indirettamente i popoli.

parte ispirata al Guernica di Picasso: il rosso - colore del sangue ma anche dell’amore e della passione - è il caos, la guerra raffigurata dalle armi, carro armati, missili e bombe; il bianco fa da sfondo alla forza della svastica nera in cui si riconoscono occhiali, scarpe, denti, protesi di mani e piedi, tutti quegli “oggetti personali” di cui venivano privati i deportati così da diventare quello che Italo Call vino ne “I sommersi e i salvati” definisce come “materiale umano”.s Bunker Walls - Street Art Inside the Cave Bunker H - Via Fago 14, 39100, Bolzano (BZ) Facebook.com/bunkerH Instagram.com/bunker__h

© Ph. Daniel Von Johnst

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Vincent van Gogh, Autoritratto con cappello di feltro grigio, 1887 - Van Gogh Museum (Vincent van Gogh Foundation), Amsterdam - © Maurice Tromp Vincent van Gogh, Autoritratto con cappello di feltro grigio, 1887 - Van Gogh Museum (Vincent van Gogh Foundation), Amsterdam - © Maurice Tromp

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2020 - Bimestrale d’Arte, Cultura e Informazione

Mattia Consonni

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La nuova installazione “Crocodile Rock” è arrivata a Milano


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