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Tracce d’acqua alla base delle civiltà: ritorno a Parma

Tracce d’Acqua alla base delle Civiltà: ritorno a Parma

Le terre di mezzo, i percorsi del mito, il cammino piramidale dell’essere

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[27ª puntata]

“Era l’8 ottobre 2021, erano passati un po’ di più di quattro anni dal 15 maggio 2017, quell’ultimo giorno nella leggendaria Khara Khoto al confine tra la Mongolia e la Cina, alla ricerca delle comuni origini. Ci trovavamo nella sala ottagonale della Fondazione, la sede di

, per riassumere i precedenti studi,

Parma

. Nonostante un maledetto virus avesse provato a bloccare le indagini, anche il recente periodo era stato determinante per arrivare a comprendere. L’apPunto principale da fissare ora, era: “

s ulle tracce scientifiche del suono matematico dell’acqua

Cosa accomuna tutte le civiltà visitate, nonostante la loro

distanza temporale e territoriale?” Oltre ad avere in comune una parte di genoma fantasma, una cultura stanziale agricola, delle statuine femminili e delle architetture con simbologie taurine, esse

condividevano la civiltà delle acque” , antichi saperi andati dimenticati o cancellati dalla storia recente.

© Photo by Adele Arati

Ancora in noi erano impresse le immagini della grande vasca gradonata in pietra (con un’area di 15 metri) di Bitti, nel sito archeologico di Romanzesu ed i pozzi sacri della Sar degna , enigmatiche costruzioni megalitiche, alcune di una precisione tecnica imbarazzante per le epoche assegnate. Sa pevamo che dovevamo tornare in quell’isola per l’ennesima volta. Mar - got, alla direzione dell’Istituto sperimentale, ci introdusse ad un altro

un’antichissima Vasca lignea perfettamente conservata, scoperta nel 2005 in provincia di Parma, alla periferia sud di Noceto

ritrovamento, unico a livello mondiale: . Poi ci annunciò che lì in giornata si sarebbe inaugurato un Museo a lei dedicato, aggiungendo che però solo nel pomeriggio dell’indomani saremmo potuti andare in visita e con entusiasmo iniziò a descriverla, leggendo il comunicato stampa che ci

La Vasca votiva di

avevano inviato e aggiungendovi delle sue nozioni. Noceto è un “unicum” a livello europeo , per dimensioni, grado di conservazione, complessità strutturale, reperti contenuti e significato, tale

innovare profondamente le conoscenze scientifiche sull’ Età del

da . Con l’apertura del Museo si compie l’atto finale di un

Bronzo europea

, che ha

BIANCOSCURO R I V I S TA d ’ A R T E Ordina la versione cartacea o PDF su Uffici stampa, gallerie ecc. possono chiedere il PDF gratuito a info@biancoscuro.it https://artshop.biancoscuro.itcammino durato (tra scavo, restauro e ricostruzione) 15 anni visto collaborare in totale unità di intenti tutte le Istituzioni coinvolte. Oltre al Comune di Noceto, il progetto ha infatti interessato, sia in ter mini di finanziamento, sia in termini di collaborazione scientifica, il Mi - nistero della Cultura nonché l’Università degli Studi di Milano con il Dipartimento di Scienze della Terra “A. Desio” . Fondamentali sono stati anche gli ulteriori finanziamenti che l’Amministrazione Comunale ha ottenuto da parte della Regione Emilia-Romagna e della Fondazione Cariparma. Dal punto di vista scientifico, l’Università degli Studi di Milano ha creduto fin dall’inizio all’importanza della Vasca Votiva di Noceto , ben conscia dell’impatto che tale scoperta avrebbe avuto sul mondo dell’archeologia, finanziando la realizzazione di un importan - te volume monografico curato da Maria Adelia Bernabò Brea e Mauro Cremaschi, edito da Skirà nel 2009, “Acqua e civiltà nelle terramare – La

Museo della Vasca Votiva di Noceto immagine autorizzata dal Ministero della Cultura © Photo by Giorgio Arcari

BIANCOSCURO R I V I S TA d ’ A R T E Ordina la versione cartacea o PDF su Uffici stampa, gallerie ecc. possono chiedere il PDF gratuito a info@biancoscuro.it https://artshop.biancoscuro.itVasca Votiva di Noceto” . La Vasca Votiva era stata costruita ai margini della “terramara” di Noceto , oggi non più conservata a causa delle estrazioni di “marna” ef fettuate nell’Ottocento, quel terriccio fertilizzante depositato nei plu - ristrati archeologici risalenti alla piena età del Bronzo e venduto come concime per le coltivazioni da cui si ricavava il foraggio. Il nome terra mara, usato abitualmente dai contadini ottocenteschi, indica oggi i vil - laggi distribuiti nella pianura padana centrale tra 1650 e 1150 circa a.C. , che nel tempo vennero depredati per il prezioso terreno. Questi villaggi erano di solito posti lungo un corso d’acqua, delimitati da un terrapieno e da un basso fossato; avevano dimensioni comprese tra uno e qualche ettaro, ma alcuni arrivano a superare i dieci. L’economia era basata su un’agricoltura avanzata e intensiva e su un allevamento altret tanto organizzato; le pratiche cultuali erano rivolte principalmente al sole, alla luna e all’acqua ; a quest’ultima erano offerti, entro fiumi, stagni o presso sorgenti, attrezzi agricoli, vasi con manici con terminazioni taurine, statuine antropomorfe e lastrine frammentarie incise con

Verso il 1200 a.C., il sistema economico terramaricolo entrò in crisi: in pochi decenni i villaggi furono abbandonati e scomparve così questa civiltà

linee. fiorente, un po’ come successe ai neolitici agricoltori del medio oriente e ai più recenti, ma lontani, Maya. Margot ci indusse verso una riflessione, determinata dai lunghi studi:“C’è da chiedersi, chi erano i popoli qui stanziali che l’hanno costruita?”La consuetudine di utilizzare specchi d’acqua per depositare offerte in

un’usanza che ripercorre

cambio di un beneficio da parte della natura è

ogni tempo e luogo, partendo dalla preistoria e arrivando ai più re -

centi Maya ed Etruschi . In questi luoghi insistevano i Terramaricoli della

diedero vita ad un ramo dei

Pianura Padana, che in seguito si suppone Protovillanoviani ed in seguito sfociarono nella cultura Etrusca .

la recente rivoluzione

Come abbiamo già rilevato nei precedenti studi,

degli studi sul genoma ha dimostrato che la rappresentazione dell’al - bero genealogico è un’analogia insidiosa per descrivere i rapporti tra le

specie , perché i rami di un albero non ci si aspetta che ricrescano insieme una volta diramati. Invece nel caso degli esseri umani le mescolanze tra etnie divergenti per distanze e differenze di DNA, sono avvenute più volte nel corso dalle origini ad oggi. Nel libro

“Chi siamo e come siamo arrivati

un pergolato che

fin qui” , di David Reich e collaboratori, si parla più di si dirama e si re-intreccia nel lontano passato , abbandonando l’imma - ginario a cui eravamo abituati. Gli ultimi studi sul DNA, insegnano che esso è la risultanza di preesistenti popolazioni, che ha un certo punto da un unico ceppo ancestrale, divennero diversissime, per poi mescolarsi nuo - vamente, riflettendo profonde scissioni nel corso di milioni e millenni di (il Filo anni, di cui approfondiremo più avanti l’intera argomentazione

Le attuali popolazioni di oggi sono il risultato di

105si sta intrecciando) . due fattori finali : di questo lungo processo di mescolanze e della diffu -

Parma sotteranea - La galleria delle fontane immagine autorizzata dal gruppo archeologico ARCHEOVEA © Photo by Adele Arati

106 sione dell’addomesticamento di animali e piante (sfociata nell’agricoltura da parte di popoli stanziali e matriarcali prima del 10.000 a.C. e dalle due ondate migratorie di quei popoli rimasti raccoglitori e cacciatori, tra gli 8000 e il 4000 a.C.). In sintesi,

dopo il 10.000 a.C. esistevano quattro popolazioni molto diverse tra loro geneticamente, ma con una cultura parzialmente comune, che incontrandosi diedero vita a ciò che siamo oggi a livello genetico

. I nostri Terramaricoli erano quindi un pool genico complesso, misterioso e conservavano antichi saperi. Nel pomeriggio del 9 ottobre 2021 eravamo di fronte all’enorme Va

La vasca di Noceto ci apparve in tutta la sua magnificenza: una grande struttura lignea rettangolare, con lati lunghi di 12 metri, corti di quasi 7 e profonda almeno 3, realizzata entro un’ampia cavità scavata nel terreno

sca Votiva e la sensazione provata fu incredibile. . Una volta completata, la vasca era stata riempita d’acqua e al suo interno sono stati deposti, nel corso del tempo, manufatti in legno e in fibra vegetale, decine di vasi in terracotta, ciottoli, frutti, cereali e resti animali (tra cui un carapace di tartaruga).

Tra i reperti più significativi sono da segna - lare ben cinque aratri integri, mai utilizzati e unici a livello mondiale

; alcuni cesti di grandi dimensioni, la cui base circolare intrecciata a otto raggi diramanti, ricorda uno scudo a cerchi concentrici; diverse figurine di animali in terracotta ed

per la loro conservazione una statuina

femminile . L’interpretazione più convincente è, dunque, che la vasca di Noceto fosse un bacino d’acqua artificiale in cui gli oggetti d’uso quotidiano venivano deposti come offerte rituali . Il suo uso si è pro tratto per circa un secolo, finché i diversi manufatti ed il terreno scivo - lato dai bordi esterni l’hanno riempita e prosciugata. Il terreno argilloso e impermeabile della collina in cui era costruita, garantendo specifiche

-

condizioni di umidità ed un ambiente anaerobico, ha consentito la con

servazione fino a noi dell’intera struttura e degli oltre 600 manufatti in legno e in fibre vegetali, databili alla metà del II millennio a.C. e

oggi visibili nel Museo . BIANCOSCURO R I V I S TA d ’ A R T E Ordina la versione cartacea o PDF su Uffici stampa, gallerie ecc. possono chiedere il PDF gratuito a info@biancoscuro.it https://artshop.biancoscuro.itMargot, ormai rapita dalla visita del prezioso luogo culturale, espresse di nuovo il suo pensiero: “ Dobbiamo andare oltre all’archeotipo , dob - biamo pensare e creare nuove ipotesi se vogliamo creaRevolverci in futuro.” 7.000 anni fa, nonostante la Pianura Padana non fosse ancora ben prosciu gata, alcuni esseri umani si localizzarono principalmente sulle alture del basso Appennino . Le loro tracce sono state documentate dall’archeo - logo parmense Luigi Pigorini, insieme al naturalista Pellegrino Strobel ed al paleontologo Gaetano Chierici, dopo la metà dell’800, e ci raccontano oggi una lunga storia. Le frequentazioni sono databili già dal Paleolitico , con ritrovamenti di chopper, amigdale , fino a giungere al Neolitico , circa alla metà del V millennio a.C. con la cultura del vaso a bocca quadrata . Di quel periodo fanno parte collane di conchiglie, lame raschiatoie, asce, punte di freccia ed una Statuina femminile. Per la teoria della continuità, è ipotizzabile che diedero vita, a distanza di tremila anni, alla civiltà

© Photo by Adele Arati

BIANCOSCURO R I V I S TA d ’ A R T E Ordina la versione cartacea o PDF su Uffici stampa, gallerie ecc. possono chiedere il PDF gratuito a info@biancoscuro.it https://artshop.biancoscuro.itdell’Età del Bronzo della Vasca Votiva di Noceto . Sempre restando nel campo della capacità di immaginare, è pensabile che, grazie alla bonifica delle aree, si sviluppò un’agricoltura intensiva che trasformò i popoli stan - ziali in Terramaricoli. Decisi di scendere con il gruppo ARCHEOVEA nella Parma Sotterranea, alla Galleria delle Fontane . Dovevo obbli - gatoriamente visitarla, era ormai evidente che sotto il suo substrato si conservava una preziosa storia e dovevo solo seguire le Tracce d’Acqua alla base delle Civiltà per farla riemergere. Qui compresi quanto il centro della città di Parma e del fiume che centralmente vi scorre, sono importanti al fine di questa storia sotterrata . Dovevo cercare indizi, osservare, macinare insieme tutte le analogie sinora raccolte nel mondo delle civiltà visitate; esse avevano uniche culture di base, apparte - nenti al popolo d’origine comune, i cui saperi presuppongo siano ancora conservati nella cultura ancestrale contadina, qui ancora molto rilevante. Questo territorio padano, comprendo essere un nodo del filo di una storia dimenticata di millenni o forse di milioni di anni fa . Non era solo la Capitale della Cultura 2020/21, iniziavo a pensare che lo fosse da sempre, come tutti gli altri preziosi luoghi d’Italia.

25 intro ap_Punto): “Se sto troppo a riflettere, il tempo di una vita è breve, pillole di un viaggio eterno. Se mi concentro sull’istante, tutto si amplifica ed il breve perde di significato. L’arte è la traccia di una mappa di memoria, dunque L’art’ è l’origine del tutto ed ha la capacità di intessere il passato ed il presente, arrivando a modificare il futuro.”

Mentre cammino nelle campagne in cui abito e dove sono nata, vedo i campi

fossili antichi, frammenti di ciottoli,

arati far affiorare ovunque, come parti di un puzzle delle origini da ricomporre . Non credo al caso, un motivo per cui sono nata qui ci deve essere. E mentre mi perdo nelle sue splendide colline, antichi scrigni argillosi, qualcosa mi costringe a tornare nel mio studio e ripercorrere i preziosi fili degli ultimi quattro anni:

sto

intessendo Opere per ritrovare il nostro passato cancellato . Con questi ultimi apPunti vi invito a leggere i prossimi articoli, andremo alla riscoper - ta della continuità, la civiltà Etrusca, nuovi indizi da collegare per nuove ipotesi Fanta-ma-Scientifiche artistiche, da confutare. Adele Arati

Ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale, le parti culturali sono vere e il reale si unisce all’intreccio del Filo virtuale della Fantasia Crea_R_ Evolutrice. Una Linea aKa, presente in ogni mia opera, dove tutto ebbe un 00_R_Inizio, in questa saga artistica Fanta-ma-Scientifica, per il bene comune Finito-ma-Infinito, in memoria del Popolo_00. Testi liberamente tratti dai miei futuri Romanzi Artistici Fanta-ma-Scientifici. <Opere d’art’è di Scrittura CreAttiva, aaParole con apPunti, Tavole AlgoRitmiche d’artiStà> [...] continua sul prossimo numero di BIANCOSCURO

Per maggiori informazioni www.adelearati00.com

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