biancoscuro r i v i s tA d ’ A r t e Numero 2 - 2014 - Arte, Cultura e Informazione - Biancoscuro Editore
Numero 2 - 2014 - Arte, Cultura e Informazione - Biancoscuro Editore
Principato di Monaco
biancoscuro
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Hotel de Paris HHHHH Saloni Bosio e Beaumarchais Montecarlo - Principato di Monaco
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ArtExpò - D a l 2 7ArtExpò Febbraio al 3 Marzo 2014 Promotion Promotion Vernissage Venerdì 28 febbraio 2014 ore 19.00
In questo numero L’uomo che morì due volte
Claude Monet
Alle scuderie del Castello Visconteo
Viamala
La culla del Reno
Izis Bidermanas
Emozione allo stato puro
Patrick Moya
dal “reale” al “virtuale” le opere di Moya sono ovunque
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la fiera internazionale d’arte contemporanea international fair for contemporary art
20-23 feb 2014 edizione 18 | 18th edition fiera internazionale d’arte contemporanea 70 gallerie da 10 paesi · 700 artisti international fine art 20/21 century 70 galleries from 10 nations · 700 artists member of ...
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L’Editoriale di Mariarosaria Belgiovine Andy Warhol L’uomo che morì due volte
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Jackson Pollock Il primo evento di Autunno Americano
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Claude Monet Alle Scuderie del Castello Visconteo
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Edvard Munch 150° anniversario
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L’Angolo Poetico Le poesie di...
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Andrea Di Giacinto Photographer Viamala La culla del Reno
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Izis Bidermanas Emozione allo stato puro Biennale d’Arte Principato di Monaco La prima edizione di un grande evento ArtExpò Vernice Artisti in Fiera Reggio Emilia vince ancora! Speciale ART Innsbruck Edizione 2014 Personale in Biancoscuro Delfina Porcu
Auguste Renoir Alla GAM di Torino Warhol after Munch La Mostra nella Mostra
in copertina:
Patrick Moya, opera realizzata in una “live performance” di 3 giorni su oltre 20 m. di pannello durante “Vernice 2013” Patrick Moya, è un artista francese, fa parte del movimento dell’Arte Contemporanea di Nizza. Moya utilizza diverse forme di media, fin dal 1970, per produrre diverse forme artistiche.Moya è un pioniere della Video Art, artista prolifico: film d’arte, cartelloni artistici, ceramica, web art, arte concettuale, design, fashion art, murales, pittura, scultura e... il servizio a pag. 54
L’Angolo Narrativo Il racconto di...
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2 ISSUE ARTS, CULTURE AND INFORMATION
Vintage, la moda che rivive Gli oggetti del passato tornano a colorare il presente
EDITOR IN CHIEF Vincenzo Chetta
Borin, Santesso e Zimari in collettiva presso Biancoscuro, spazio espositivo
PUBLISHING MANAGER Mariarosaria Belgiovine
Rosalba Trentini, il quotidiano si rivela in una luce diversa
EDITORSHIP & GRAPHIC Liberementi viale Indipendenza, 26 27100 - Pavia www.liberementi.it
La fusione tra pittura tradizionale e digitale di Lucillo Santesso Il mondo fantastico di Maria Zimari Nastri colorati e arlecchini Le terracotte di Amalia Borin
ARTISTIC COORDINATION ArtExpò Promotion Via Nenni, 59 26841 Casalpusterlengo (LO) www.artexpo-promotion.it
Natalia Repina, l’arte come creazione La Puretè... c’est laisser l’oeuvre s’accomplir Flora Castaldi GianCastelli (Gian Luigi Castelli)
PUBLISHER Biancoscuro viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.biancoscuro.it
Opere di una realtà oltre la realtà, Ugo Zen Scoprire la carta è stata una delle più grandi esperienze della mia vita. Josefina Temìn
CONTRIBUTORS Mariarosaria Belgiovine, Vincenzo Chetta, Pino Carcelli, Mario Rondi, Ottavio Taranto, Rebecca Maniti, Claudio Raccagni, Daniela Malabaila, Aras C.
Il pittore del palcoscenico: Gianni Savarese Un viaggio personale che continua da 20 anni, Nunzia Pappalardo Quando si è a corto di parole, l’arte viene in soccorso e parla con l’anima. Martine Martel
PHOTOGRAPHERS Andrea Di Giacinto, Vincenzo Chetta, F. Stipari per 24ORE-Cultura, Liberementi, Antonio C., Scuderie del Castello Pavia.
Passione e genuinità, Stefano Dequarti Carla Samorì e l’affresco su tela Atmosfere intrise di misteriosa sensualità raccontate dalle fotografie di Roberta Barbieri
PRINTING Ediart Srl Roma
Davide Maria Palusa: fotografia come veicolo di messaggi socio-culturali L’obiettivo cattura ciò che gli occhi vogliono vedere: Luigi Caracappa Impressioni cittadine di Enrico Mangano
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BIANCOSCURO Art Magazine
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The publisher is available for persons entitled for any iconographic sources. In addition to the signed articles, texts published on Biancoscuro Art Magazine are taken from the mentioned sources or text available under the creative commons l license. s Manuscripts, photos or other materials even if unpublished are not given back. © biancoscuro 2014. Reserved artistic and literary copyright. Reproduction in whole or parts is forbidden save with the written permission of the publisher. The publisher would like to thank “liberementi” and “ArtExpo Promotion” for courtesy and availability.
BIANCOSCURO Rivista d’Arte NUMERO 2 ARTE, CULTURA E INFORMAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE Vincenzo Chetta DIRETTORE EDITORIALE Mariarosaria Belgiovine REDAZIONE & GRAFICA Liberementi viale Indipendenza, 26 27100 - Pavia www.liberementi.it COORDINAMENTO ARTISTICO ArtExpò Promotion Via Nenni, 59 26841 Casalpusterlengo (LO) www.artexpo-promotion.it EDITORE Biancoscuro viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.biancoscuro.it COLLABORATORI Mariarosaria Belgiovine, Vincenzo Chetta, Pino Carcelli, Mario Rondi, Ottavio Taranto, Rebecca Maniti, Claudio Raccagni, Daniela Malabaila, Aras C. FOTOGRAFI Andrea Di Giacinto, Vincenzo Chetta, F. Stipari per 24ORE-Cultura, Liberementi, Antonio C., Scuderie del Castello Pavia. STAMPA Ediart Srl Roma
L’Editore è a disposizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche non individuate. Oltre agli articoli firmati, i testi pubblicati su Biancoscuro Rivista d’Arte sono tratti dalle fonti citate oppure da testi disponibili l secondo le licenze creative commons. s Manoscritti, foto o altri materiali inviati alla redazione anche se non utilizzati non verranno restituiti. © biancoscuro 2014. Tutti i diritti di produzione in qualsiasi forma, compresa la messa in rete, che non siano espressamente per fini personali o di studio sono riservati. Per qualsiasi utilizzo che non sia individuale è necessaria l’autorizzazione scritta dell’Associazione Culturale Biancoscuro. L’editore ringrazia “liberementi” e “Artexpò Promotion” per la disponibilità e le opportunità offerte.
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Biancoscuro, la Rivista d’Arte di Vincenzo Chetta
Gentile lettore, Biancoscuro è una rivista d’arte che si pone l’obiettivo della diffusione dell’Arte in tutte le sue forme. La versione cartacea di Biancoscuro Rivista d’Arte viene distribuita nelle più importanti fiere e mostre d’arte, recapitata a collezionisti, gallerie ed enti culturali. Viene pubblicata anche una versione on-line per ampliarne la diffusione e raggiungere un più ampio pubblico. Biancoscuro è una rivista d’arte di facile consultazione e comprensione, tratta di arti visive (pittura, scultura e fotografia) e arti letterarie (narrativa e poesia). Siamo convinti che una rivista non debba affaticare o, peggio, annoiare chi legge, ma coinvolgere ed informare. Per questo motivo, pur lasciando il massimo risalto agli artisti pubblicati, abbiamo deciso di inserire articoli di cultura, concorsi e fiere che crediamo vi appassioneranno. Lo spazio dedicato alla narrativa ed alla poesia attende solo le opere di voi, scrittori e poeti. Buona lettura
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12a edizione
21-22-23 marzo 2014 L’arte al di fuori delle righe! TRA GLI EVENTI COLLATERALI... CENERE Installazione di Ignazio Fresu PROTAGONISTI a cura di Rodolfo Bertozzi QUATTROX.QUATTRO.COM a cura di Oscar Dominguez 10, 100, 1000 LIBRI concorso d’arte per scuole primarie e secondarie a cura di C. Irmi, G. Maldini e L. Medri
www.verniceartfair.it Organizzazione ROMAGNA FIERE tel. 0543 798466 - 777420 - fax 0543 778482 - 778510 francesca@romagnafiere.it - cell. 346 5050521
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Biancoscuro, l’Editoriale di Mariarosaria Belgiovine
L’
arte nasce, soffoca e risorge con le crisi, che siano personali dell’artista o globali. Il periodo storico che tutti noi stiamo passando è pieno di contraddizioni, di ingiustizie e assurdità, di manifestazioni e gesti eclatanti, di grandi uscite di scena (e di “ritorni di fiamma e nuovi amori”), per qualcuno anche di ritorno ai valori che le nonne hanno cercato di tramandare e che per qualche generazione sono stati schiacciati dalla modernità, dalla tecnologia, dal tutto e subito. Sicuramente molti possono o vogliono continuare col modello di vita a cui ormai si erano abituati così bene, senza rinunciare a nulla. Spesso però ci si trova a scegliere se risparmiare per investimenti più o meno importanti, o se non rinunciare ad un buon ristorante. Osservando i locali, a qualsiasi livello, possiamo notare tutti quanto non si rinunci a mantenere il proprio status sociale continuando a riempire i ristoranti, acquistando abiti e gioielli per dar bella mostra di sé. Tutto ciò a beneficio certo di molti commercianti, ma a discapito dei veri investimenti. Per apprezzare l’arte bisogna conoscerla e saperla valutare, capire che l’investimento in opere che mantengono e addirittura aumentano il loro valore nel tempo è un gesto concreto e furbo, non un vezzo a cui poter
rinunciare in nome dell’ennesimo paio di scarpe griffate da un famoso stilista (di fattura industriale e commerciale ormai). Bisogna però che gli Artisti stessi comprendano il loro reale valore, che sappiano farsi consigliare al meglio (uno “sconosciuto”, per quanto bravissimo, non potrà mai pensare di vendere le sue creazioni al pari di un grande Maestro), e senza sentirsi sminuiti o, ancora peggio, credere che il prezzo a cui si vende oggi sarà quello che detterà tutte le prossime valutazioni. Per poter farsi strada in un mondo bello quanto tormentato come quello dell’Arte, è necessario, oltre al talento ed allo studio, farsi conoscere. Chi rimane chiuso nel suo studio e mostra le proprie opere solo a parenti e amici non avrà mai la soddisfazione vera: vedere critici, estimatori, professionisti e pubblico osservare e sentirsi rapito dalla sua creatività e dal suo tratto. E allora ben vengano fiere e mostre-mercato, personali e collettive in ambienti consoni a quello che si propone, interviste e pubblicità, cataloghi e network che possano raggiungere il grande pubblico. Artisti, rendetevi visibili.
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Jackson Pollock e gli Irascibili A Milano il primo evento di Autunno Americano.
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’anno appena trascorso è stato l’ “Anno della Cultura Italiana in America”: eventi e spettacoli hanno portato nelle principali città degli Stati Uniti una parte significativa della cultura e dell’arte italiana, con grande successo. Milano ha voluto rispondere a questo omaggio dedicando un ricco programma di appuntamenti (dall’arte
alla musica, dalla letteratura alla scienza) alla cultura americana: “Autunno Amenicano”. L’esordio di questa attesissima kermesse è stato esplosivo, con l’inaugurazione della mostra “Pollock e gli Irascibili, la Scuola di New York”. L’esposizione, visitabile dal 24 settembre 2013 al 16 febbraio 2014 presso Palazzo Reale a Milano, è stata curata da Carter E.Foster con la collaborazione di
Luca Beatrice, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano e prodotta ed organizzata da Palazzo Reale, Arthemisia Group e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, in collaborazione con il Whitney Museum di New York. “Pollock e gli Irascibili” ha celebrato una fase fondamentale per la storia dell’arte moderna: la nascita dell’Espressionismo Astratto a New York
Un istante dell’inaugurazione de “Pollock e gli Irasciibili - la Scuola di New York” Palazzo Reale, MIlano, 23 settembre 2013 Ph.F.Stipari // 24OreCultura
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Hans Hofmann Orchestral Dominance in Yellow, 1954 Olio su tela, 122,2 x 152,7 cm. © Hans Hofmann by SIAE 2013 © Whitney Museum of American
negli anni ‘40. Un passaggio di testimone delle novità artistiche che passa dall’Europa all’America, come anche Filippo Del Corno, Assessore alla Cultura, afferma: “... per la prima volta nella storia non sono Parigi o Milano o Vienna a dettare la linea delle nuove tendenze nel campo delle arti visive, ma una città “oltreoceano” che grida a gran voce la propria radicale originalità. E’ New York che imprime uno straordinario movimento in avanti nei linguaggi artistici, dopo il disgregamento di ruoli, canoni e regole che il Novecento ha portato con sé in tutta Europa, conquistan-
do così agli Stati Uniti un ruolo nuovo da assoluto protagonista.” Ma partiamo dall’inizio di tutto, raccontando come si sia arrivati a definire gli artisti in mostra come “Irascibili”. Siamo nel maggio del 1950 e il Metropolitan Museum di New York annuncia l’organizzazione di una mostra dedicata all’arte contemporanea americana, vengono però esclusi i pittori che dalla fine degli anni ‘30 hanno iniziato il cammino verso un linguaggio pittorico nuovo, volto all’Espressionismo Astratto: l’Action Painting. Questi, delusi dall’esclusione, invieranno una lettera al
presidente del Metropolitan, Roland L. Redmond, e presentata al New York Times, lettera in cui dichiareranno tutto il loro dissenso nei confronti delle posizioni assunte dal museo. Sarà il quotidiano Herald Tribune a definire gli artisti esclusi dall’esposizione come “Irascibili”. La mostra che si è snodata negli ambienti di Palazzo Reale era composta dalle opere di 18 artisti, tra cui il carismatico Pollock, Hoofmann e Kline, e ha raccontato la Scuola di New York attraverso le loro opere. Chi ha visitato “Pollock e gli Irascibili”
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biancoscuro ha potuto godere di un panorama completo sullo stile artistico che seppe re-interpretare la tela come uno spazio per la libertà di pensiero e di azione, lo stile della Scuola di New York che influenzò l’Arte Moderna in tutto il mondo. Il pubblico ha potuto usufruire di elementi aggiuntivi per l’interpretazione di queste meravigliose opere, come ci
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ricorda Domenico Piraina, direttore Polo Mostre e Musei Scientifici: “...Per facilitarne la lettura e l’interpretazione sono stati utilizzati altri media comunicativi, come i video e le fotografie, ai quali è stato affidato il compito di restituire l’atmosfera dell’epoca.” I capolavori esposti sono arrivati dal Whitney Museum di New York, che ha dato in essere un
prestito eccezionale, forse il quadro più famoso dell’artista, di una delicatezza e fragilità straordinaria, oltre alle difficoltà portate dalle dimensioni eccezionali (circa 3 metri di lunghezza): l’opera Number 27 di Pollock. Rebecca Maniti
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All’interno della mostra “Pollock e gli Irascibili - la Scuola di New York” Palazzo Reale, MIlano, 23 settembre 2013 Ph.F.Stipari // 24OreCultura
Jackson Pollock, Number 27, 1950 olio, smalto e pittura di alluminio su tela, 124,6 x 269,4 cm. © Jackson Pollock by SIAE 2013 © Whitney Museum of American Art
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PER INFORMAZIONI: SEGRETERIA ORGANIZZATIVA: +39 049 8800305
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Edizione aggiornata Settembre 2011
EDIzIONI pER L’ARTE
Via Vittorio Emanuele, 32 26841 Casalpusterlengo (LO) Arte e Collezionismo 2011 PAg. 3 340.5820407 - francesco.chetta@yahoo.it www.artecollezionismo.it - P.IVA 06494940965
a cura di
francesco chetta
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Andy Warhol. L’uomo che morì due volte La collezione di Peter Brant a Palazzo Reale.
Andy Warhol, Blue Shot Marilyn, 1964 Collezione Brant Foundation © The Brant Foundation, Greenwich (CT), USA © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc. by SIAE 2013
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itornano a Milano le opere del padre della Pop Art americana: Andy Warhol. Warhol nacque in Pennsylvania il 6 agosto del 1928 da genitori immigrati dalla Slovacchia; da subito dimostrò doti artistiche notevoli e studiò arte pubblicitaria prima di trasferirsi a New York ed affermarsi come grafico pubblicitario. Nel 1952 la sua prima personale alla Hugo Gallery di New York e sarà intorno al 1960 che comincerà a realizzare i primi dipinti ispirati da fumetti e immagini pubblicitarie, ad utilizzare la serigrafia rivolgendo le sue attenzioni proprio alla riproduzione di immagini comuni, icone del suo tempo, diventando re incontrastato della Pop Art americana. A soli 59 anni morì a seguito di un’operazione chirurgica, ma la sua arte è rimasta a parlarci di lui. Splendido lo scenario di Palazzo Reale che ospita questa grande monografica all’interno della manifestazione “Autunno Americano”, la kermesse con cui Milano ha reso omaggio alla contemporaneità americana, con pre-
sentazioni ed eventi che spaziano dall’arte al cinema, dalla musica al teatro. La mostra “Warhol” è promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano e prodotta da Palazzo Reale, 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e Arthemisia Group, curata dal presidente di “The Brant Foundation Inc”, l’amico con cui Andy Warhol ha
Publication, l’editore di “Interview”, il celebre magazine fondato da Andy Warhol nel 1969. Accogliendo l’invito di portare a Milano la propria collezione, Brant ha dichiarato: “Sono molto onorato di avere questa opportunità anche perché Andy sarebbe stato felice di tornare a Milano una città che lo amava e che lui amava e che gli era rimasta profondamente
“Non pensare di fare arte, falla e basta. Lascia che siano gli altri a decidere se è buona o cattiva, se gli piace o gli faccia schifo. Intanto mentre gli altri sono lì a decidere tu fai ancora più arte.” Andy Warhol condiviso gli anni artisticamente e culturalmente più vivaci della New York degli anni ‘60 e ‘70: Peter Brant. Peter Brant, oltre che ad essere il fondatore della prestigiosa Brant Foundation, presiede la Brant
Milano, Palazzo Reale 23 ottobre 2013 © Fabrizio Stipari // 24 ore cultura
nel cuore.” Co-curatore della mostra è Francesco Bonami, storico dell’arte, Direttore Artistico presso la Fondazione Re Rebaudengo di Torino e consulente per l’arte contemporanea al Comune di Milano. Oltre 160 le opere in esposizione, dai primi disegni di Warhol fino alle spettacolari Ultime Cene, “Last Supper”, che furono proprio presentate a Milano in quella che fu l’ultima mostra di Warhol, nel 1987. Non mancano le opere più iconiche che tutti, che anche i non appassionati d’arte ricordano e rimandano al genio creativo di Warhol, come le “Electric Chairs” del 1964, il grande ritratto di Mao, i fiori e uno dei più famosi capolavori: “Shot Light Blue Marilyn”. Il ritratto dell’attrice è caratterizzato da un segno in mez-
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zo agli occhi, ricordo del restauro eseguito dopo un colpo di pistola esploso da un’amica di Andy. L’Assessore alla Cultura, Filippo Del Corno, afferma: “Dai divi del cinema alle bottiglie di Coca Cola, fino ad autentici capolavori come il Cenacolo di Leonardo da Vinci, Andy Warhol ha trattato democraticamente tutti i suoi soggetti con tecniche nuove prodotte dai linguaggi della contemporaneità, trasformando il suo lavoro di artista in un’officina di produzione di icone, destinate a segnare un’epoca ed entrare a pieno titolo nella storia dell’arte.” Si possono ammirare a Palazzo Reale anche opere meno conosciute, ma non per questo meno sorprendenti, come una serie di Polaroid mai viste prima in Europa: la mostra della Brant Foundation racconta anche il Warhol intimo, l’amico e l’uomo. La produzione di Warhol rimane sempre molto comunicativa anche col cambiare delle epoche, come infatti scrive Bonami: “I grandi artisti possono avere periodi
più o meno interessanti, ma nella loro produzione avranno sempre qualcosa che riesce a comunicare. Warhol parla della nostra società, oggi come allora.” Per tutta la durata della mostra, Ad Artem, partner ufficiale della mostra, ha curato la proposta didattica per le scuole, da quella dell’infanzia sino alle superiori, e per i visitatori adulti, organizzando laboratori e dibattiti. L’esposizione sarà visitabile a Palazzo Reale, Milano, tutti i giorni della settimana sino al 9 marzo 2014 con i seguenti orari: lunedì dalle 14.30 alle 19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle 9.30 alle 19.30, il giovedì ed il sabato dalle 9.30 alle 22.30. Ricordiamo che il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura della mostra. Sono disponibili sconti e riduzioni, visitando il sito internet www. warholmilano.it potrete trovare ogni informazione al riguardo, nonché acquistare il biglietto charity, per sostenere la Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica
Onlus. Dopo Milano la mostra proseguirà verso il prestigioso museo LACMA di Los Angeles, a conferma di come Palazzo Reale e Milano facciano ormai parte del grande circuito dell’Arte moderna e contemporanea. Daniela Malabaila
English info
OPENING TIMES Monday 2.30 pm > 7.30 pm Tuesdays, Wednesdays, Fridays and Sundays 9.30 am > 7.30 pm Thursday and Saturday 9.30 am > 10.30 pm (the ticket office closes one hour earlier) FREE Children under 6 years old; journalists with press card (after accreditation no accrediting of the press on Saturday and Sunday (for emergencies +39 349 6108183); tourist guides with license; guides with group (1 each group); associates ICOM (with card); helper of disabled people; teachers with group of students (2 each group);. Information and booking www.ticket.it/warhol
in alto e a destra Milano, Palazzo Reale 23 ottobre 2013 © Fabrizio Stipari // 24 ore cultura
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Andy Warhol, Self Portrait (Green), 1964 Collezione Brant Foundation © The Brant Foundation, Greenwich (CT), USA © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc. by SIAE 2013
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Claude Monet, padre dell’Impressionismo Le Scuderie del Castello Visconteo si tingono di Monet
C In alto: Claude Monet Printemps (Primavera), 1873 olio su tela, 60,5 x 81 cm Johannesburg Art Gallery Donazione di Otto Beit, 1910
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laude Monet nasce a Parigi nel 1840, è l’artista che più di tutti rappresenta l’Impressionismo. A diciotto anni iniziò a dipingere sotto la direzione di Boudin, che lo indirizzò al paesaggio “en plein air”. Espone per la prima volta al Salon nel 1865, e nel 1869 dipinge “La Grenoiullère”, il suo primo quadro pienamente impressionista. Saranno le mo-
stre a cui partecipa tra il 1886 ed il 1889 a sancire definitivamente il successo di Monet. Dipingerà sino alla morte sempre seguendo la “sua” corrente pittorica, rimase impressionista anche quando ormai le avanguardie avevano demolito completamente lo stile della pittura ottocentesca. Nella splendida cornice delle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia, un vasto pubblico ha potuto apprezzare la mostra “Monet, au
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coeur de la vie”, curata da Philippe Cros, promossa dal Comune di Pavia, organizzata e prodotta da Alef - cultural projet management, con il patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, nonché dell’Ambasciata di Francia in Italia e dell’Institut Francais di Milano. La mostra, che consta in più di 50 opere percorrenti le tappe principali della produzione artistica di Monet, è stata resa visibile dal 14 settembre 2013 e la sua apertura prorogata fino al 2 febbraio 2014 dato il grande successo ottenuto, con visite guidate gratuite dal martedì al venerdì. Durante il percorso espositivo, il visitatore ha potuto ammirare una selezione di opere provenienti da prestigiosi musei di tutto il mondo, quali: Columbus Museum of Art (Ohio, Stati Uniti), Musèe d’Orsay (Parigi, Francia), Johannesburg Art Gallery (Johannesburg, Sud Africa), Mnar (Bucarest, Romania), The Larvian National Museum of Art (Riga, Lettonia). Nelle parole di Pietro Allegretti, Presidente di Alef-cultural projet management, troviamo racchiusa l’essenza di questa esposizione: “... Abbiamo portato alle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia migliaia di visitatori. Abbiamo cercato di indurre nel visitatore quelle emozioni attraverso un lavoro di story telling e video installazioni che scandagliassero l’anima non solo di Monet, ma di ciascun uomo, e lo portassero all’emozione zero, all’emozione al suo stato puro. E’ solo così che crediamo possa manifestarsi, svelarsi la grandiosità dell’arte, di un artista come Monet nel rendere leggibile e catturata quell’emozione. […] Una mostra da sorseggiare. Da degustare. Una mostra dalla quale lasciarsi prendere, anche abbando-
nando la razionalità e vivedo solo le stimolazioni olfattive, di suoni, di parole, di capolavori. Una mostra per occhi che non vogliono ingozzarsi, ma tenere sul palato dell’anima ogni opera.” La particolarità di questa mostra è stata infatti la creazione di percorsi sensoriali che moltiplicano le percezioni del pubblico e rendono più comprensibili e ancora più coinvolgenti le visioni della natura di Claude Monet, il più acclamato maestro dell’Impressionismo, permettendo di entrare anche nella sfera emotiva dell’uomo oltre che del grande artista. Sei i personaggi chiave che hanno accompagnano la visione della mostra con una serie di suggestive video installazioni: Adolphe Monet (padre del pittore), Eugène Boudin (pittore e maestro di Monet), Camille Doncieux (prima moglie e madre dei due figli dell’artista), Georges Clemenceau (politico francese grande amico di Monet), Alice Hoschedè (seconda moglie) e Blanche Hoschedz (unica allieva dell’artista).
L’esperienza di visita non si conclude nell’ultima sala delle Scuderie del Castello Visconteo, ma prosegue anche all’esterno con il suggerimento di un itinerario alla scoperta di alcuni luoghi simbolo della città di Pavia. Il percorso ha incluso luoghi pieni di fascino come l’orto botanico del 1700, la Cattedrale di San Michele, la Biblioteca Civica Bonetta e i giardini Malaspina, sino al Ponte Vecchio sul fiume Ticino. In ognuno di questi luoghi il visitatore ha potuto trovare un totem con il proseguimento del racconto dei personaggi che hanno animato la mostra all’interno dello spazio espositivo. Crediamo molto in questo tipo di mostre, assolutamente interattive con il visitatore, che altrimenti spesso si limita al solo osservare l’arte senza neanche leggere il titolo dell’opera che stanno ammirando; probabilmente se tutte le esposizioni fossero così ben studiate, il pubblico risponderebbe sempre così bene, e ad avvantaggiarsene sarebbe la cultura. Vincenzo Chetta
au cœur de la vie PERCORSO Monet in città Con la loro voce si è portato il pubEnglish Version Il racconto della mostra prosegue anche all’esterno dello spazio espositivo, suggerendo al visitatore un itinerario alla scoperta di alcuni dei luoghi simbolo della città di Pavia ricontestualizzati, per l’occasione, in rapporto al blico a rivivere i momenti fondaThe exhibition “Monet au coepercorso artistico di Monet. Un percorso ideato per far rivivere alcuni luoghi pavesi molto suggestivi come l’orto botanico del 1700, oppure la bellissima Cattedrale di San Michele, o ancora la storica Biblioteca Civica Bonetta mentali della vita di Claude Monet ur de la vie” aims to be a come i giardini Malaspina, e in ultimo il Ponte Vecchio sul fiume Ticino. In ognuno di questi luoghi il visitatore un totem personalizzato con il proseguimento del racconto dei sei personaggi presentati all’interno della etroverà a comprenderne perfettamente il plete discovery of the important mostra. rapporto con le opere esposte. phases of the painter’s life and it I luoghi > Castello di Pavia, il fossato - Claude-Adolphe Monet, il padre Gli incontri, i successi e le delusiowill bring all visitors to revisit and Il castello Visconteo di Pavia fu costruito nel 1360 da Galeazzo II Visconti, insieme a un grandioso parco di caccia, che si estendeva originariamente per una decina di chilometri, fino alla Certosa di Pavia. La costruzione nidi una sono stati ricostruiti attraverso experience the emotions of the “cittadella” fortificata a ovest del nuovo edificio, sull’area vicina a San Pietro in Ciel D’oro, permise di sviluppare gli aspetti residenziali della struttura anziché quelli militari: il castello fu sede di una corte raffinata, preziose lettere income cuiè ilancora pittore siintuireartist’s development also through più che presidio militare, possibile dalle grandi bifore esterne, dall’aereo loggiato del cortile e dagli affreschi delle sale interne, elementi che rispecchiano il gusto del gotico internazionale. Teatro racconta; queste sono state espoextra multimedia support letdella celebre battaglia che si combatté nel Parco nel 1525, mutilato nel lato nord dalle artiglierie and francesi nel 1527 e successivamente divenuto caserma, il Castello di Pavia è stato acquistato dal Comune, restaurato negli ste e provengono dal Musèe des ters from the ‘Musée des Lettres anni venti e trenta del XX secolo e, a partire dal secondo dopoguerra, è divenuto sede dei Musei Civici. Lettres e Manuscrits di Parigi. et des Manuscripts de Paris‘, used > Orto Botanico - Blanche, l’allieva È probabile che fin dal 1520 esistesse un Orto con collezioni di piante officinali presso l’abitazione di Leonardo Leggi, lettore di “Medicina pratica ordinaria”, ma l’ubicazione di questo primo Orto rimane incerta. Nel 1763 diventa lettore Fulgenzio Vitman, e grazie alla sua operosità nel 1773 prende corpo l’attuale Orto botanico di via S. Epifanio. In pochi anni l’Orto viene sistemato e gli edifici dell’ex Convento Lateranense di S. Epifanio destinati all’Istituto di Botanica. Nel 1776 vengono edificate anche le serre su progetto dell’architetto Giuseppe Piermarini, dapprima in legno, poi in muratura; ma il merito di una sistemazione completa va soprattutto ad Antonio Scopoli, che diresse l’Orto botanico nel biennio 1777-1778 e fu lo studioso più noto. La struttura subì nel corso degli anni numerose trasformazioni fino ad ampliarsi nel 1887, occupando gli attuali
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“LETTERA ALLA FIGLIASTRA BLANCHE, n. 624 Telegraphic Address, “Savoy Hotel, London”. Savoy Hotel, Embankment Gardens,
Domenica, 11 marzo 1900 Scrivo oggi a te, mia piccola cara Blanche, per prima cosa perché sono in debito di una lettera e poi perché tua madre non resti senza notizie nel caso in cui rimanga ancora a casa vostra domani, perché ho scritto anche a lei, ma, per puro caso, a Giverny. Le puoi dunque dire che continuo a sgobbare con costanza e un attimo fa ho iniziato la mia cinquantesima tela, che non resto quindi a lungo senza dipingere, che c’è da diventare matti per come [il tempo] cambia sempre, le puoi dire che sto molto bene, che dormo come un sasso, che Michel è sempre qui, e che trovo Londra ogni giorno più bella da dipingere. Spero che anche voi stiate tutti bene e che il soggiorno di tua madre, di Germaine e di Sisley sia stato piacevole per tutti, che il terribile […] non abbia prostrato nessuno e che stiate bene e in buona salute, cosa che vi auguro con tutto il cuore senza troppe noie da parte dello Zio. Non mi trattengo di più perché oltre che a tua madre ho un sacco di risposte da scrivere, e di domenica, dal momento che non lavoro, ne approfitto per aggiornare la corrispondenza. Vi abbraccio molto teneramente tutti e due, perché vi voglio davvero molto bene mie cari ragazzi e ti chiedo di abbracciare per me tua madre e Germaine se sono ancora da voi e anche di non dimenticare i saluti a M.lle Jeanne. Il tuo vecchio Monet“
to rebuild a deeper understanding of Monet through six key personalities that were important people in the artist’s life. The works are brought to Pavia from museums all around the world under the care of Philippe Cros, the exhibition’s curator. From the Columbus Museum of Art in Ohio, from the Musée d’Orsay in Paris, from South Africa’s Johannesburg Art Gallery, from Mnar of Bucharest and the Latvian National Museum of Art, pieces have been brought to Pavia. This exhibition is not limited only to the walls of the “Scuderie del Castello” but extends to different locations around the city. By exploring the best known landmarks of the city artlovers can discover more information on Claude Monet’s life. By visiting this exhibition you will feel a natural inclination to find out more, by going to the city’s 18th century botanical garden, the Cathedral of San Michele, the Bonetta Civic Library and more. Monet in the City itinerary Pavia is a city rich in history, art and culture. The Castello Visconteo, the Romanesque church of San a sinitra: il Castello Visconteo di Pavia costruito nel 1360 da Galeazzo II Visconti. Dal secondo dopoguerra, il Castello è sede dei Civici Musei di Pavia che comprendono importanti opere dal Medioevo al Rinascimento, dipinte da grandi autori come Antonello da Messina, Pollaiolo e molti altri.
a destra: Claude Monet Passerelle à Zaandam, 1871 olio su tela, 47 x 38 cm. Cliché P. Tournier, Musées de Mâcon
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Ponte Vecchio sul Ticino © Scuderie del Castello
Piazza della Vittoria © Scuderie del Castello
Pietro in Ciel d’Oro – which houses the relics of St. Augustin; the traces of the medieval city; the University, which is one of the oldest and most prestigious education institutions; the Broletto; Piazza della Vittoria; the Basilica of San Michele Maggiore: these are just some of the artistic and architectural gems to be found in Pavia. Monet in the City itinerary, devised to accompany the exhibition, offers a discovery tour of some of Pavia’s most symbolic locations: the moat of the Castello Visconteo, the 18th century Botanical Gardens, the beautiful Basilica of San Michele; the historic Bonetta Civic Library and the Malaspina gardens and the Ponte Vecchio on the Ticino. In each of these locations you will find a specific totem continuing the tale of the six characters presented within the exhibition. During weekends and on public holidays, it will also be possible to make the tour on a tourist mini l train. s
REFERENCES
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Castello Visconteo e trenino turistico © Scuderie del Castello
www.scuderiepavia.com
Basilica di San Michele © Scuderie del Castello
Torri dell’Università © Scuderie del Castello
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Edvard Munch. Oslo, Zurigo e Genova celebrano il 150°anniversario della sua nascita
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l 2013 è stato l’anno del 150° anniversario della nascita di Edvard Munch, e proprio in occasione di questa ricorrenza Oslo, Zurigo e Genova hanno realizzato 3 percorsi espositivi diversi, ma con un unico fine: presentare al pubblico il cuore dell’opera dell’artista, le opere che egli stes-
mercio di Genova e Costa Crociere come main sponsor. L’evento ha visto la collaborazione con Secolo XIX e la partnership con Il Sole 24 Ore – Domenica 24 Ore – Radio24 . E’ aperta al pubblico dal 6 novembre 2013 e resterà visitabile sino al 27 aprile 2014. Le opere di Munch sono difficilmente ammirabili in mostre ed
Conosciuto sostanzialmente per un solo quadro, L’Urlo, personificazione dell’angoscia esistenziale, ma poco rappresentativa. La fama eccessiva di questo dipinto ha impedito di cogliere la dimensione autentica e il vero messaggio di questo grande Maestro. so prediligeva, i temi a lui cari e le tecniche preferite. Oslo, che con il resto della Norvegia detiene la quasi totalità della produzione munchiana, ha seguito una linea onnicomprensiva, Zurigo si è concentrata sull’opera grafica. A Genova, la lettura dell’opera di Munch intende riportare l’asticella dell’interpretazione munchiana verso il vero interesse dell’artista. Promossa dal Comune di Genova, la mostra “Edvard Munch” a cura di Marc Restellini, prodotta e organizzata da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Arthemisia Group, 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE, è stata realizzata con il sostegno della Camera di Com-
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esposizioni, in quanto la quasi totalità delle stesse è conservata in musei norvegesi o fanno parte di
collezioni private. È una vera impresa organizzare un evento del genere, una sfida affascinante quanto impegnativa. Palazzo Ducale di Genova, con Arthemisia Group e il 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE, hanno raccolto questa sfida nell’anno delle celebrazioni, tentando di restituire al genio norvegese il suo vero volto, attraverso una lettura appassionante della sua opera, intima e delicata, quasi voyeuristica. Munch è noto al mondo per L’Urlo, ma L’Urlo rappresenta quasi un incidente di percorso. La stragrande produzione di Munch, il vero lavoro dell’artista, quello che egli stesso considerava “degno di essere venduto” è quello che viene sintetizzato dalle 80 opere esposte a Genova, selezionate per rappresentare la poetica dell’artista dal curatore della mostra, Marc Restellini, Direttore della Pinacothèque de Paris. Palazzo Ducale di Genova, che
Una fila di persone attende l’ingresso alla mostra “Edvard Munch”, Palazzo Ducale Genova
Edvard Munch, Madonna, 1895 – 1902, litografia, Collezione privata © The Munch Museum / The Munch-Ellingsen, Group by SIAE 2013
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Edvard Munch Vampire II, 1895 pietra litografica, inchiostro e raschietto, stampata da Clot, Parigi 38,7 x 56 cm. Ars Longa, collezione Vita Brevis © The Munch Museum / The Munch-Ellingsen Group by SIAE 2013
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da sempre si distingue per mostre colte, ricercate e destinate a un pubblico di conoscitori dell’arte, non tradisce la sua missione culturale e racconta un Munch mai visto prima d’ora. Una scelta coraggiosa, ma corretta e adeguata alla necessità storico-scientifica. Il percorso espositivo inizia con le prime due sezioni in cui sono esposte le sue opere giovanili, negli anni della Reale Scuola di Disegno. Comincia a prendere corpo la sua poetica, come egli stesso annota nei Diari: “All’Impressionismo mancava quell’espressività di cui avevo bisogno nel mio lavoro. Dovevo tirare fuori le impressioni che agitavano la mia interiorità”. Nella terza sezione della mostra sono esposte le incisioni, Vampiri e Madonne sono i soggetti che troviamo nelle opere della maturità di Munch, rosso e nero come colori predominanti, come se avesse voluto incidere la tela per incidere l’a-
nima. Dai suoi Diari la sua visione della donna: “I suoi capelli si erano avvolti intorno a me come serpenti, i loro lacci più sottili si erano avvolti intorno al mio cuore”. Sarà nella quarta sala che si incontreranno le opere che hanno reso, per certi versi, Munch come l’apripista dell’Espressionismo. Un simbolismo che conosceva bene, con un tratto ed uno stile che si possono trovare solo in un artista come Edvard Munch, mentre proseguendo la visita si entra nella parentesi “luminosa”, quando agli inizi del 1900 trascorre l’inverno a Lubecca presso la famiglia del Dottor Linde: sarà qui che lavorando ai ritratti commissionati vedrà la vera vita di una famiglia serena. La sesta sezione illustra l’opera di Munch durante l’eremitaggio nella sua tenuta di Ekely. Nel 1930 una malattia agli occhi lo condusse alla quasi cecità e fu in questo ultimo
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periodo che lavorò su molti autoritratti, come se cercasse di scoprire in primo luogo il senso della sua esistenza. Nelle ultime due sale il pubblico può ammirare l’universo femminile munchiano, la madre, le sorelle, le amanti con le mani raccolte in pose mansuete. La mostra si estende anche nel cortile interno del Palazzo Ducale, troviamo qui infatti un box realizzato con i sistemi di isolamento per l’acustica di Knauf. L’installazione comprende una statua in gesso de L’Urlo, uscito dal quadro per venire incontro al visitatore, opera realizzata da Cesare Inzerillo, artista siciliano e scenografo di film quali “Il ritorno di Cagliostro” (2003) e “Nuovomondo” (2006). Grazie a questo percorso curato da Marc Restelli si può compredere la reale arte di questo artista straordinario, togliendo il, seppur meritato, protagonismo del solo “L’Urlo”, proprio come anche Restelli afferma: “Edvard Munch è conosciuto sostanzialmente per un
solo quadro, L’Urlo, sicuramente emblematico, ma assai poco rappresentativo dell’insieme della sua opera. La fama eccessiva di questo dipinto ha impedito di cogliere la dimensione autentica e il vero messaggio dell’artista.” Speriamo che non si debba attendere un altro anniversario così importante per poter vedere le opere di Munch lasciare la Norvegia, un’arte come la sua merita di essere celebrata. Mariarosaria Belgiovine
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OPENING TIMES From Tuesday to Sunday 9 am > 7 pm, Monday 2 pm > 7 pm (the ticket office closes one hour earlier)
FREE Children under 3 years old; journalists with press card (after accreditation to the mail address ufficiostampa@palazzoducale. genova.it - no accrediting of the press on Saturday and Sunday (for
emergencies +39 335 7316687); tourist guides with license; guides with group (1 each group); teachers with group of students (2 each group); associates ICOM (with card); helper of disabled people; holders of free coupon. Information and booking www.ticket.it/munch GUIDED TOURS FOR GROUPS (admission not included, booking required min 15 max 25 people) Information and booking for groups: Ad Artem T 02/6597728 info@adartem.it SCHOOLS (admission not included, booking required min 15 max 25 people) Information and booking for schools: T +39 010 5574004 biglietteria@palazzoducale.genova.it
Sopra e nella pagina precedente: i numerosi estimatori presenti all’inaugurazione della mostra “Edvard Munch”, Palazzo Ducale Genova
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Pierre-Auguste Renoir L’Impressionismo francese alla Gam di Torino. “La pittura esprime la gioia di vivere, tutto ciò che vive è bello, e tutto ciò che è bello merita di essere dipinto.” Pierre-Auguste Renoir
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razie alla collaborazione fortemente voluta dal Sindaco, Piero Fassino, tra Città di Torino, Musée d’Orsay, Musée de l’Orangerie e Skira editore, la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino ha potuto presentare una straordinaria rassegna dedicata ad un artista tra i protagonisti della grande stagione dell’Impressionismo francese: Pierre-Auguste Renoir. La mostra, a cura di Sylvie Patry, Conservatore Capo presso il Musée d’Orsay e grande specialista di Renoir, e di Riccardo Passoni, Vice Direttore della GAM di Torino, si è rivelata un progetto straordinario, unica nel suo genere per la qualità delle opere presentate, che testimoniano i momenti più significativi e le svolte artistiche di Renoir. “Renoir. Dalle collezioni del Musèe d’Orsay e dell’Orangerie” è visitabile dal 23 ottobre 2013 al 23 febbraio 2014, 4 mesi in cui i musei parigini hanno prestato le opere del grande impressionista per dare vita alla mostra che Skira, in collaborazione con Fondazione Torino Musei, ha prodotto e di cui ha curato il catalogo. Pierre-Auguste Renoir è nato nel
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1841 a Limoges, si dedicherà fin da bambino all’arte pittorica, dapprima lavorando come decoratore di porcellana e poi come vero e proprio pittore ed incisore. Insieme a Monet, sarà uno dei primi ad affacciarsi al movimento impressionista, anche se diversamente dagli altri non produrrà solo paesaggi, ma si concentrerà anche molto sui ritratti. Per Renoir la pittura esprime la gioia di vivere, tutto ciò che vive è bello, e tutto ciò che è bello merita di essere dipinto. Le opere esposte al primo piano della GAM sono state disposte in modo da ripercorrere la complessa evoluzione del percorso artistico di Renoir, talmente attivo con la sua arte da produrre più di cinquemila opere solo tra i dipinti. Hanno voluto evidenziare la varietà di tecniche e di temi che l’artista affrontava. Nove le sezioni in cui è stata divisa la mostra che
ne ripercorrono la produzione, a partire da “L’età della Bohème”, in cui si celebrano le sessiosi di pittura en plein air a Fontainebleau o alla Grenouillère. Si entra nel cuore della mostra con “Nous adorons les femmes de Renoir”, citazione di Proust, in cui si son potuti ammirare i ritratti femminili di ogni estrazione sociale, ma tutti rievocanti i modelli femminili dell’arte settecentesca. Abbiam trovato uno spaccato della società moderna di allora in “La recherche heureuse du côtè moderne“, in cui il pubblico ha potuto ammirare i balli parigini e le gite in campagna. Dieci le opere della collezione dei paesaggi arrivate dal Musèe d’Orsay di Parigi che sono state esposte nella sezione “Le mètier de paysagiste“, mentre “Infanzia” mostra i ritratti dei suoi figli o dei figli di amici, sempre molto presenti nell’arte di Renoir.
“Quando dipingo fiori sperimento audacemente tonalità e valori senza preoccuparmi di rovinare l’intera tela; non oserei fare lo stesso con una figura.” Pierre-Auguste Renoir
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Pierre-Auguste Renoir “La lettrice”, 1874-1876, Olio su tela, 46,5 x 38,5 cm. Paris, Musée d’Orsay (RF 3757), © Bridgeman/ Archivi Alinari
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Pierre-Auguste Renoir Julie Manet (anche detto Bambina con gatto), 1887 Olio su tela; 65,5 x 53,5 cm, Paris, Musée d’Orsay (RF 1999 13) © Hervé Lewandowski RMN-Réunion des Musées Nationaux/ Distr. Alinari
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The City of Turin, GAM and Skira Editore present:
RENOIR
From the Collections of the Musée d’Orsay and of the Musée de l’Orangerie A splendid exhibition devoted to the great French artist, with masterpieces from the collections of the Musée d’Orsay and the Musée de l’Orangerie in Paris. The event continues the cooperation between the City of Turin, the Musée d’Orsay and Skira Editore, so keenly championed by the Mayor, Piero Fassino, which was launched in 2012 with the great Degas exhibition. This year, GAM is presenting a stunning new display devoted to Pierre-Auguste Renoir (1841-1919), one of the leading artists, with Manet, Monet, Degas, Pissarro, Sisley and Cézanne, from the 1870s to the first two decades of the twentieth century, in the great age of French Impressionism. An important agreement between GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, Fondazione Torino Musei, Skira Editore and the Musée d’Orsay in Paris– with Danilo Eccher, Director of GAM, Massimo Vitta Zelman, Chairman of Skira, and Guy Cogeval, President of the Musée d’Orsay and of the Orangerie – has made it possible to create a systematic project of huge value, bringing to Turin a magnificent exhibition which is unparalleled in terms of the quality of the works on show. The Musée d’Orsay and the Musée de l’Orangerie are home to the world’s most complete collection of works by Renoir. They have accepted to deprive themselves of about sixty masterpieces for four months in order to put on an extraordinary exhibition that sheds light on the entire artistic career of this great master of painting. Here we see the most significant moments and turning points which, from his earliest years, led the artist to a gradual shift away from Impressionism towards the end of his career. The exhibition is curated by Sylvie Patry, Chief Curator of the Musée d’Orsay and a great expert on Renoir, and
by Riccardo Passoni, Vice Director of GAM di Torino. Skira, in close cooperation with the Fondazione Torino Musei, is producing the exhibition, attending to its organisational and promotional aspects and publishing the catalogue. The exhibition will be held in the Exhibition Area on the first floor of GAM, which also houses the permanent collection, now rearranged into four thematic sections. This means that also from the point of view of the display installation, the exhibition will have all the scope, ease and amenity of a great international event. One work from the GAM collection will also be on show: the Portrait of the Artist’s Son Pierre (1885), which was purchased through the good offices of Lionello Venturi. The exhibition is accompanied by a catalogue published by Skira, with illustrations of the works on display as well as a number of critical essays. In particular, Sylvie Patry looks at Renoir’s long, complex stylistic development. Riccardo Passoni, on the other hand, examines Renoir’s participation in the Venice Biennale in 1910, where he exhibited thirty-seven of his works, and how this influenced some great Italian artists such as Boccioni, Carrà, Soffici, Morandi and de Chirico, whose style moved towards Renoir’s artistic vision in about 1930. Another contribution, by Augustin De Butler, retraces the artist’s interest in Italian art during his journey through the country. Portraying beauty, taking by surprise with light and colour and depicting the life of his own times with delicate realism are key to Renoir’s pictorial philosophy, which still today make him one of the world’s best-loved painters. The Turin exhibition pays tribute to his creativity and provides a unique opportunity to retrace his art and life, allowing us to admire some extraordinary works, most of which have never been seen bel fore in Italy. s
“Beau comme un tableau de fleurs” è la sezione dedicata ai bouquet fermati su tela con tecnica e colori impeccabili, lui stesso dichiarava: “Quando dipingo fiori sperimento audacemente tonalità e valori senza preoccuparmi di rovinare l’intera tela; non oserei fare lo stesso con una figura.” L’ottava sezione della mostra è “Le nu, forme indispensable de l’art”, una sezione molto importante dato l’interesse di Renoir per l’arte italiana rinascimentale. In chiusura “L’eredità delle Bagnanti”, dedicata al capolavoro di Renoir “Le bagnanti” (19181919), opera da considerarsi come il testamento pittorico dell’artista francese. In esposizione anche gli strumenti di lavoro dell’artista che sino all’ultimo aveva lavorato, addirittura facendosi legare i pennelli alle dita ormai deformate dall’artrite. Una mostra grandiosa che ha portato molti visitatori, tutti entusiasti dell’esposizione e di poter ammirare simili opere. Le lunghe code all’entrata ed i telefoni sempre squillanti, nonostante la decisione di prolungare l’orario di apertura della GAM, fanno comprendere quanto sia stato realmente un grande successo. Attendiamo con ansia la prossima alla GAM. Rebecca Maniti
GAM – Via Magenta 31, Turin 23 October 2013 to 23 February 2014 INFO T. +39-0114429518 - gam@fondazionetorinomusei.it - www.gamtorino.it Opening hours: Tue, Wed, Fri, Sat, Sun 10 a.m.-7.30 p.m. Thu 10 a.m.-10.30 p.m., closed Mondays
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IN REFLECTION
New York I 2008, 140 cm x 140 cm, Edition de III + deux tirages d’artiste IN REFLECTION Tirage pigmentaire , chassis aluminium en caisse américaine - Sous verre - Cadre chêne noir
La mostra alcunitirages dei temid’artiste che stanno particolarmente a cuore all’artista: la Editionripercorrerà de III + deux luce, la danza, il corpo, l’assenza. Una quindicina di grandi e importanti foto saranno presentate la prima volta al pubblico ed ai collezionisti italiani. Tirageper pigmentaire La prima partealuminium della mostraen riguarda il backstage fotografico realizzato 2010 noir Chassis caisse américaine - Sous verre a- Mosca Cadrenel chêne dietro le quinte del Teatro Bolshoi. La seconda parte, guida i visitatori in quello che è il suo campo preferito ed obbligato: la luce dà forza ed espressività a tutto il suo lavoro a 360 gradi. GALLERIA CENTRO STECCATA Parma Strada Garibaldi 23 - 43121 Parma Tel/Fax 0521.285118 www.centrosteccata.com - info@centrosteccata.com
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“BOLSHOI UNDERGROUND & ALTRE STORIE”
10:00 – 12:30 / 15 :00 – 19 :00 Mostra fotografica di: Bruno Aveillan A cura di:Francesco Gattuso Location: Galleria Centro Steccata Via Pietro Maroncelli 10 – Milano Inaugurazione 12 febbraio 2014 h.18.30
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Warhol after Munch
A Palazzo Ducale la “Mostra nella Mostra”.
Andy Warhol, L’Urlo (da Munch), 1984, serigrafia, 101,60 x 81,30 cm. Collezione private © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc. by SIAE 2013
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Genova ospita presso Palazzo Ducale una grande retrospettiva dedicata a Munch, ed è in questa cornice che il pubblico può ammirare una mostra nella mostra, assolutamente inedita: “Warhol after Munch”. Sicuramente strano come accostamento quello tra Edward Munch (18631944) e Andy Warhol (1928-1987), azzardato forse, dato che i due non si sono mai incontrati dal vivo. L’incontro delle opere dell’artista tormentato per antonomasia, con la sua introspezione, e l’arte del re della Pop Art, presumibilmente superficiale, è un grande successo. Tratto distintivo di entrambi fu quello di utilizzare la ripetizione e la quantità come elemento portante della produzione artistica, ma il legame più forte va individuato all’interno della serie di serigrafie realizzate da Warhol aventi come soggetto le opere più famose di Munch. Warhol vede per la prima volta le opere di Munch a Oslo nel 1971, ne resta particolarmente colpito per la maniera assolutamente innovativa con cui il maestro norvegese utilizza la stampa d’arte, che preferisce nettamente ai suoi lavori pittorici, tanto da collezionarne alcune. Nel 1983 gli venne commissionata la realizzazione della serie “Warhol after Munch” e si trovò così a
reinterpretare Edward Munch in maniera quasi scioccante e solo apparentemente banale, opere che sono da considerarsi un dialogo tra queste due grandi personalità che si incontrano con il grande potere di comunicazione che appartiene solo all’arte: l’esaltazione della celebrità che gioca con la quintessenza dell’ansia. In questa esposizione è possibile ammirare le straordinarie opere realizzate da Andy Warhol, tra le
quali: L’Urlo, la Madonna, l’Autoritratto. Espressioni dell’angoscia profonda di Munch, diventano icone pop nell’opera di Warhol, che li colora, li moltiplica, e ci fa sorridere. Un segno smitizzante e leggero, dopo la profondità dolorosa dell’artista norvegese. Il corto circuito è assicurato: l’artista dei sentimenti più oscuri interpretato dall’artista pop per eccellenza. Mariarosaria Belgiovine
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OPENING TIMES from November 6, 2013, to April 27, 2014 From Tuesday to Sunday 9 am > 7 pm, Monday 2 pm > 7 pm (the ticket office closes one hour earlier)
Information and booking www.ticket.it/munch
Andy Warhol, Self-Portrait with Skeleton’s Arm (After Munch), 1984, Screenprint on Lenox, 81,30 x 101 cm, Museum Board © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc. by SIAE 2013
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Vintage, la moda che rivive
Gli oggetti del passato tornano a colorare il presente.
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al 6 al 8 dicembre 2013, in concomitanza con la fiera “Vernice Artisti in Fiera”, nei padiglioni del polo fieristico di Reggio Emilia, si è tenuta un’esposizione molto interessante: Vintage, la moda che vive due volte è dedicata al far rifiorire sia capi di abbigliamento ed accessori che oggetti del passato, mantenendo l’originalità completa del prodotto o inserendolo in nuovi
progetti. Vintage si distingue dal generico “usato”, poiché la caratteristica principale è quella di avere acquisito un certo valore per il progressivo trascorrere del tempo, anche per l’irriproducibilità con gli standard qualitativi dell’epoca moderna. Gli espositori sono arrivati da tutta Italia ed hanno offerto al pubblico il meglio della moda d’epoca, articoli da collezionismo come i profumi ed i vinili, ma anche uniformi militari, collane e braccialetti, borse e
valigeria, lampade e distributori. Tutti oggetti che ancora resistono nella memoria di tutti quelli che li hanno vissuti e che stupiscono e incuriosiscono i giovani che possono così approcciarsi alla moda vintage attraverso il “racconto” della moda di quel periodo che va tra gli anni ‘40 e gli anni ‘80, e che oggi riscuote molto successo creando un rispettoso mercato intorno a sé. Il pubblico ha potuto ammirare l’abbigliamento e gli accessori di
Un momento della kermesse con i visatori che curiosi ed affascinati osservano i prodotti esposti
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grandi firme della moda internazionale, vere e proprie collezioni di grande valore e dal grande sapore nostalgico per molti. Ma vintage non è solo sinonimo di passato e malinconia del tempo che fu, è anche un nuovo modo di guardare al futuro, reinventando i materiali usati o dismessi (area Fashion-Remake) per creare nuovi prodotti o opere d’arte. I visitatori hanno potuto ammirare gli oggetti della memoria e strane curiosità del passato nell’area Modernariato e Design, sezione dedicata ai piccoli antiquari ed ai collezionizi che hanno esposto complementi d’arredo, giocattoli, profumi
e vinili. Ha riscosso poi molto successo la sezione dedicata al design del Novecento celebrato attraverso l’esposizione di borse d’epoca dai materiali e dalle forme assolutamente strabilianti, una collezione davvero straordinaria, messa in mostra da Antique Purse. Non sono mancati gli eventi collaterali, come le esibizioni musicale e di danza, anche il Burlesque ha animato il palco di Vintage! Attendiamo con ansia la nuova edizione primaverile di Vintage, per scoprire e riscoprire la moda del passato. Daniela Malabaila
Sopra a sinistra Una vetrina dell’esposizione “100 anni di borse e borsette” by Antique Purse Sopra a destra La forma di una musicassetta come opera d’arte dal sapore vintage
Curiosi copricapi vintage accessoriati, da indossare e da esporre
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Vernice Artisti in Fiera A Reggio Emilia format che vince non si cambia!
il momento del taglio del nastro con il critico d’arte
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al 6 all’8 dicembre 2013 si è tenuta a Reggio Emilia la fiera d’arte contemporanea “Vernice artisti in fiera”. Il format è quello di “Vernice Art Fair”, fiera a Forlì da ben 12 anni e grazie alla sapiente organizzazione di Romagna Fiere, la prima edizione di questa fiera a Reggio Emilia è stata un grande successo. Gli Artisti e le Associazioni Culturali che hanno partecipato all’evento, hanno potuto esporre le proprie opere in un ambiente curioso, fertile per l’arte e pronto a ricevere nuovi spunti creativi, per far parlare di sé, per discutere delle scelte tecniche e stilistiche, o anche solo per dar modo ai visitatori di “rifarsi gli occhi” e passeggiare immersi nell’atmosfera densa
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Dott.Grasso, il Dott. Tebaldi e la Dott.ssa Caldari
di creatività del padiglione di Reggio Emilia Fiere. Venerdì 6 dicembre alle ore 17,30, il Dott. Giorgio Grasso, stimato critico e storico dell’arte, ha inaugurato la manifestazione tagliando il nastro davanti alle opere finaliste de “ I° Concorso Romagna Fiere”. È seguito un interessante discorso sull’arte e sugli artisti, e sull’importanza di questi eventi che permettono agli artisti di mostrare le proprie opere al grande pubblico. Il Dott. Grasso ha personalmente visitato ogni stand presente alla fiera, inutile dire quanto sia stato interessato dalla creatività e dall’originalità delle opere presentate. Abbiamo accennato poc’anzi al concorso interno alla fiera: Concorso Nazionale Romagna Fiere Per L’arte, Pittura – Scultura – Ceramica – Fotografia.
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Le opere finaliste sono state esposte all’ingresso della fiera per tutta la durata della manifestazione. Domenica 8 dicembre si è tenuta la premiazione delle opere che hanno suscitato più interesse: Maurizio Ceccarelli, Luca Moscariello, Giulia Maglionico e Andrea Giorgi gli artisti premiati. Grande patos artistico ed emozionale l’installazione “Polvere” di Ignazio Fresu. Una stanza da letto in cui il tempo si è bloccato, biancheria, libri e mobili fermati in un’istante. Può essere l’inizio di una storia spensierata, quanto struggente e malinconica. Da vedere per farsi coinvolgere in quell’attimo di “Polvere”. Non si può non sorridere al ricordo di un Patrick Moya e dei suoi 3 giorni di live painting, in cui ha dipinto con sapienza 20 metri di pannelli. Sempre al lavoro e sempre talmente rilassato da posare senza remore per gli scatti di professionisti nel settore e dei visitatori. Vernice artisti in fiera ha accolto al suo interno la Collettiva d’Arte Internazionale “All you need in paint”, mostra ideata dalla Compagnia Artisti di Sansepolcro, con cui si celebra l’intramontabile mito dei Beatles. Ultimo, ma non ultimo, lo spazio curato dallo studio 7B di Faenza, che ha saputo far coesistere diverse tecniche artistiche nello stesso ambiente, un cubo grigio in cui si respirava una fantastica atmosfera creativa ed armoniosa. Una prima edizione a Reggio Emilia, che non vediamo l’ora di poter ammirare nuovamente il prossimo anno, sperando che sempre più artisti abbiano la possibilità di esporre e farsi conoscere maggiormente e conversare con esperti del settore interessati davvero alla loro arte. Daniela Malabaila
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Special - art innsbruck 2014 18° International Contemporary Art Fair - Innsbruck (Austria) Dal 20 al 23 February 20 to 23, 2014 - hall D + E (former hall 4)
18° Fiera Internazionale d’Arte Contemporanea - Innsbruck (Austria) Dal 20 al 23 febbraio 2014 - Padiglione D + E
English info
Its own ART Network
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ohanna Penz will once more be focusing on continued development and relationship building at the next and 18th edition of ART Innsbruck and on the newly opened artroom21 branch. Johanna Penz, the founder and director of ART Innsbruck, has always been a master of networking. Two years ago, a door into the exciting Russian art scene suddenly opened for her via a Tyrolean top manager now working in Moscow. A very happy coincidence: even the first special exhibition in conjunction with the Moscow School resulted in some unbelievable press feedback for the ART Innsbruck. And the subtle ironic portrait of Putin by a Russian painter Andrej Kasakov turned out to be a real hit with the public. Just like the trend for the Italian gallery scene years ago, Penz proved
to have a good nose for business in setting up this Russian branch of ART Innsbruck. “We had our suspicions but were very surprised to discover that the interest in our art did not just come from Russian tourists visiting our country but also from people wanting to learn more about Russia in art. Whatever we usually hear and see about Russia is just an abridged excerpt conveyed by the media. Some very different and much subtler aspects are evident in art”. At this year’s ART Innsbruck, Penz expanded the Russian focus even further: in addition to an exhibition of ‘Austria images’ by Russian artists, Russian neo-impressionist Vladimir Valentsov was also presented for the first time. And this was an Austrian premiere: Valentsov is one of the most important contemporary painters in Russia and in 2009 was invited to present
External view of ART Innsbruck, contemporary Art Fair
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his works at an exhibition in the Kremlin. However his works have never before been seen in Austria, despite being featured in numerous exhibitions and museums in France, Italy and Spain. Valentsov’s beautifully painted neo-impressionist landscapes and still-lives were therefore a key focus of interest among collectors at ART Innsbruck. The exhibition organiser is still passionate about projects which revolve around ART Innsbruck and continue to develop. “Sustainability is particularly important at an art fair,” Penz is convinced. “Buying art is always associated with trust. It was therefore important to me from the beginning to build up a core of exhibitors who come to Innsbruck regularly and ideally at least once a year”. ART achieved this after a few years and the regular exhibitors make up around 60%. According to Penz, this is undoubtedly due to the unique service package offered by ART Innsbruck. “We offer a professional process and incorporate the wishes and concerns of our exhibitors, offering substantial support for their ideas”. Of course, in addition to maintaining and boosting the existing partnerships, it is also important to attract some new and exciting galleries and exhibitors to Innsbruck. The CCA&A gallery from Wohltorf/Hamburg with its two-man-show featuring artists Sergei Sviatchenko and Constantin Schroeder has signed up and will bring its exciting artistic works and cosmopolitan glamour to Innsbruck. Ukrainian-born Sviatchenko now lives in Denmark and is deemed to
be one of the great masters of modern collage. In his homeland of Denmark, the artist has achieved the status of an artistic superstar. Collectors of his works include Queen Margarethe and fashion guru Paul Smith. His own passion for sophisticated and elegant clothing has secured him the status of best-dressed Danish man on two occasions! Constantin Schroeder is a rising star and a young painter from Germany. The uncompromising images by this qualified philosopher and theologian (who also worked as an art journalist for many years) revolve around the formality of a soulless and ever-alien fun society with bitter-sweet drastic irony. The two man show from the CCA&A looks set to be a guaranteed crowd puller in the run-up to ART. Just like the traditional special exhibitions which are currently in the process of being refined. The title and programme are in the process of being developed, according to Penz and will again involve collaboration with the Innsbruck-based gallery owner Clemens Rhomberg. Peak season (i.e. the long evenings of work) has long begun for Penz.
ART Innsbruck 70 Exhibitors: gallery, art dealers and publisher from 10 nations . Works of over 700 artists. INFORMATION ART Kunstmesse GmbH. Gutenbergstraße 3 6020 Innsbruck Tel. +43(0)512 567101 Fax: +43(0)512 567233, info@art-innsbruck.at www.art-innsbruck.at
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Special - art innsbruck 2014 18° International Contemporary Art Fair - Innsbruck (Austria) Dal 20 al 23 February 20 to 23, 2014 - hall D + E (former hall 4)
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Il proprio “Network Artistico”
Government minister for arts and education Dr. Beate Palfrader, Directress of ART Innsbruck Johanna Penz, Governor of Tyrol Günther Platter, Government minister for economy Patrizia Zoller-Frischauf, Councilwoman for arts and culture in Innsbruck Prof. Dr. Patrizia Moser after the opening of ART Innsbruck 2013
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ia con la prossima 18° edizione di ART Innsbruck che con artroom21, Johanna Penz rivolge ancora una volta il proprio impegno verso uno sviluppo continuo del Art networking. Johanna Penz, fondatrice e direttrice di ART Innsbruck, è da sempre grande maestra in fatto di networking. Due anni fa, tramite un top manager tirolese ora attivo a Mosca, si è aperta una porta sull’interessante panorama artistico russo. Una coincidenza molto fortunata, perché già grazie alla prima mostra sulla scuola di Mosca, ART Innsbruck ha ottenuto una risonanza a livello di media incredibile. Il ritratto sottilmente ironico di Putin del pittore russo Andrej Kasakov ha riscosso un grande successo di pubblico. Proprio come quando rivolse la propria attenzione alle gallerie italiane diversi anni fa, ponendo ora l’accento sulla Russia ad ART Innsbruck, Johanna Penz ha dimostrato di avere avuto ancora “fiuto”. "Avevamo intuito che potesse essere un successo, tuttavia siamo stati più che sor-
presi nel constatare che non esiste solo un interesse da parte dei turisti russi nei confronti del nostro paese, ma che anche il nostro pubblico desidera conoscere più a fondo l’anima russa dell’arte. Tutto ciò che sentiamo o vediamo sulla Russia è solo un frammento veicolato dai media e appositamente semplificato. Nell’arte sono percepibili aspetti completamente diversi e molto più sottili." Per la fiera di quest’anno, Johanna Penz ha ulteriormente rivolto l’attenzione nei confronti della Russia. Oltre a una mostra di "Immagini dell’Austria" di artisti russi, è stato presentato per la prima volta il neo-impressionista russo Vladimir Valentsov. Anche questa una premiere in Austria poiché Valentsov, che in Russia è considerato uno degli artisti contemporanei più significativi del paese, nel 2009 è stato persino invitato a una mostra al Cremlino, finora non era ammirabile in Austria, malgrado le sue opere siano già state presentate in diverse mostre e musei in Francia, Italia e Spagna. Non stupisce pertanto che le nature morte e i paesaggi
di Valentsov dipinti in modo virtuoso siano stati al centro dell’attenzione generale dei collezionisti ad ART Innsbruck. I progetti che si intrecciano e sviluppano intorno ad ART Innsbruck stanno a cuore all’ambiziosa fondatrice della fiera. "La sostenibilità è, proprio nell’ambito di una fiera d’arte, particolarmente importante", afferma convinta Johanna Penz. "L’acquisto di un’ opera d’arte è sempre collegato a un sentimento di fiducia. Perciò, fin dall’inizio per me è sempre stato importante mettere insieme un gruppo di espositori che vengono a Innsbruck regolarmente o in caso ideale ogni anno." ART ha raggiunto quest’obiettivo solo dopo pochi anni e la percentuale di espositori fissi supera il 60%. Ciò si deve senza dubbio allo straordinario pacchetto di servizi di ART Innsbruck. "Non offriamo soltanto uno svolgimento del lavoro professionale ma ascoltiamo i desideri e le richieste dei nostri espositori e ci impegniamo a fondo per realizzare le loro idee." Naturalmente, oltre alla cura e al rinnovamento delle partnership esistenti, è importante attirare nuove e interessanti gallerie ed espositori a Innsbruck. Si è iscritta la Galleria CCA&A di Wohltorf/Hamburg con il Two-Man-Show degli artisti Sergei Sviatchenko e Constantin Schroeder che oltre alle proprie interessanti posizioni artistiche, porterà a Innsbruck il proprio glamour cosmopolita.
Sviatchenko, ucraino di nascita e danese di adozione, non è considerato solo un grande maestro del collage moderno, ma in Danimarca, sua patria di adozione, l’artista gode da tempo dello status di superstar dell’arte. Tra i suoi collezionisti ricordiamo la regina Margarethe e lo zar della moda Paul Smith. Constantin Schroeder è considerato una shooting star dei giovani pittori in Germania. Il mondo di immagini senza compromessi del teologo e filosofo, per alcuni anni attivo anche come giornalista d’arte, abbraccia con drastica e dolce-amara ironia l’esteriorità di una società rivolta al divertimento senza anima che rimane sconosciuta a se stessa. Già prima dell’inizio di ART, TwoMan-Show di CCA&A viene indicato come un elemento di interesse per il pubblico. Proprio come le tradizionali mostre speciali, anch’esse già intensamente curate nel dettaglio. Per Johanna Penz, l’alta stagione (la stagione delle lunghe notti di lavoro) è appena cominciata. ART Innsbruck 70 Espositori: gallerie, editori e istituzioni artistiche provenienti da 10 nazioni. Opere di oltre 700 artisti. INFO ART Kunstmesse GmbH. Gutenbergstraße 3 6020 Innsbruck Tel. +43(0)512 567101 www.art-innsbruck.at
The visitor of ART Innsbruck, contemporary Art Fair
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Vladimir Valentsov, Still life with wild flowers, 2012, oil on Canvas, 120x100cm. special exhibition M.Video - ART Innsbruck 2014
The russian neo-impressionist Vladimir Valentsov
Valentsov Vladimir, Still Life with Prosciutto, 2006, oil on Canvas, 30x110 cm. special exhibition M.Video - ART Innsbruck 2014
Vladimir Valentsov, sunny day in Mutters-Tyrol, 2013, oil on Canvas, 60x70cm. special exhibition M.Video - ART Innsbruck 2014
Valentsov Vladimir, Rocks - Cappello del prete, 2004, oil on Canvas, 50x80 cm. special exhibition M.Video - ART Innsbruck 2014
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Evento speciale: “I colori Special exhibition “Colours of the Airwaves… Colour of Tyrol” dell’etere… Colori del Tirolo”
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he Russian neo-impressionist Vlaidmir Valentsov, whose light-flooded landscape paintings and still life images attracted the interest of many collectors at ART Innsbruck 2013, was so fascinated by the landscapes, colours and lighting during his first trip to Tyrol in February that he began to paint them immediately. He returned in autumn and will present his works at the next ART Innsbruck as part of another special exhibition sponsored by the Russian media company M.Video and entitled ‘Colours of the Airways … Colour of Tyrol’. At ART Innsbruck 2013, Penz expanded further on this Russia perspective: in addition to an exhibition of ‘Austria images’ by Russian artists, the Russian neo-impressionist Vladimir Valentsov was also featured for the first time. This was also an Austrian premiere: Valentsov is classed as one of the most important contemporary painters in Russia and was even invited to present an exhibition of his works in the Kremlin in 2009. However until now, his works had never been seen before in Austria, despite being featured in numerous collections and museums in France, Italy and Spain. Valentsov’s virtuoso neo-impressionist landscape images and still lives were a key focus of interest among the collectors at ART Innsbruck and no wonder. Like many of his fellow country men and women, the painter discovered a love of Tyrol during his visit to Innsbruck and he immediately began to capture images on canvas, returning again in September to his beloved ‘magical’ St. Anton to document and interpret the light, air and colour of the Indian summer in image form. “It was quite difficult, but I really wanted to catch this miracle of nature and colour”, says Valentsov about his St. Anton series ‘Colour of the Airwaves … Colour of Tyrol’ which he wants to present to the ART Innsbruck audience at the upcoming 18th ART Innsbruck from 20 to 23 February 2014. “I am more than excited to learn there and then, if I was really able to reveal the colours of Tyrol.” Penz was again able to secure sponsorship from media company M.Video for Valentsov’s depictions of Tyrol. This is the third time the company has acted as sponsor of a Russian special exhibition at ART Innsbruck. Valentsov was born in 1950 in Moscow and has now achieved the status of an outstanding artist of the new Russia although he was already present in France, Spain and Italy in the 90s. The Russian journalist Vera Dmitrieva, who wrote about his exhibition at the Kremlin in 2009, was astonished to see his sun-drenched landscape images and asked – quite rightly – when and where there was this much sunshine in Moscow. In spring, the artist replied, unmoved. Dmitrieva came to the conclusion that it is the role and vocation of this artist to highlight the colours of nature so that we can see them in a more radiant light. We wait with great excitement to see the lighting featured when he captured the ‘surroundings’ of ART Innsbruck. In his special exhibition ‘Colours of the Airwaves… Colour of Tyrol’, Valentsov will undoubtedly demonstrate his insight into the colours of this land to the visiting ART audience.
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l neo-impressionista russo Vladimir Valentsov, le cui nature morte e i paesaggi irrorati di luce hanno già suscitato l’interesse dei collezionisti nell’ambito della ART Innsbruck 2013, è rimasto così affascinato dal paesaggio, dalla luce e dal colore della regione in occasione del suo primo soggiorno in Tirolo in febbraio, che ha subito iniziato a dipingere, è tornato in autunno e si presenta alla prossima ART Innsbruck con la mostra speciale “I colori dell’etere, Colori del Tirolo”, nuovamente sponsorizzata dal gruppo industriale dei media russo M.Video. Nell’ambito di ART Innsbruck 2013, Johanna Penz ha posto ancor più l’accento sulla Russia: oltre alla mostra “Immagini dell’Austria” di artisti russi, ha presentato per la prima volta il neo-impressionista russo Vladimir Valentsov. Anche questa una premiere in Austria, poiché Valentsov, che in Russia è considerato uno dei pittori contemporanei più significativi del paese e nel 2009 è stato presente addirittura al Cremlino con una mostra. D’altra parte, analogamente a molti altri connazionali, Valentsov ha scoperto nel corso del suo soggiorno a Innsbruck il suo amore per il Tirolo e ha iniziato a fissare le sue impressioni sulla tela per tornare poi nuovamente a settembre nella sua amata “magica” St. Anton e catturare qui luce, aria e colori dell’estate di San Martino interpretandoli in modo figurativo. “È molto difficile ma sto cercando di catturare realmente questo miracolo della natura”, commenta così Valentsov la sua serie su St. Anton “I colori dell’etere, Colori del Tirolo”, che desidera presentare al pubblico di ART Innsbruck nel corso della prossima e 18° edizione di ART Innsbruck dal 20 al 23 febbraio 2014. “Sono molto entusiasta di poter apprendere nel Tirolo e mi piacerebbe davvero molto riuscire a svelarne i colori.” Per la referenza pittorica al Tirolo di Valentsov, Johanna Penz ha nuovamente ottenuto la sponsorizzazione del gruppo industriale dei media M.Video, che così già per la terza volta ha assunto la paternità di una mostra speciale russa nell’ambito di ART Innsbruck. Certamente Valentsov, nato a Mosca nel 1950, ha nel frattempo guadagnato lo status di artista modello della nuova Russia, tuttavia è stato presente negli anni ‘90 soprattutto in Francia, Spagna e Italia. La giornalista russa Vera Dmitrieva, che nel 2009 ha scritto a proposito della mostra al Cremlino, ha spalancato gli occhi alla vista delle immagini dei paesaggi inondati di sole e si è giustamente domandata quando e dove a Mosca ci sia mai stato così tanto sole. In primavera, l’artista ha replicato impassibile. La Dmitrieva è quindi giunta per sé alla conclusione che sia compito e vocazione di questo artista illuminare i colori della natura in modo che anche noi li possiamo vedere in una luce ancora più brillante. Si è curiosi di vedere in quale luce l’artista abbia percepito “l’ambiente” intorno ad ART Innsbruck. Nella mostra speciale “I colori dell’etere, Colori del Tirolo”, Valentsov intende mostrare al pubblico la sua visione dei colori di questo paese.
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Le Corbusier & The Authentic Icons
Le Corbusier, LC4 Special Exhibition Authentic Icons © Cassina - Galerie Rhomberg
At the this year’s special exhibition “Le Corbusier & The Authentic Icons” the Gallery Rhomberg presents design and art objects of the prominent architect and artist Le Corbusier, attended from the design classics of superlative: Gerrit T. Rietveld, Vico Magistretti, Mario Bellini, Gio Ponti, Meret Oppenheim und Charlotte Perriand.
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esign & art – a great Couple. It was nobody else than the french-switzerland architect Le Corbusier (1887-1965) who demonstrated the perfect bond between design and art and is rightly called one of the greatest of the past century. The gallery Rhomberg present at the this year’s Art Innsbruck exclusive the legendary facility objects of the architects and artists, beneath design classics like Chaiseloungue LC4, the Fauteuil LC3 or the swivel chair LC7. Le Corbusier understood it to design artful objects which are reduced to their basic and were compatible to the normal course of habitation and connected tradition and innovation at the area of interior design. The most copied object in history is definitely the Chaiselongue LC4, created by Corbusier together with Pierre Jeanneret and Charlotte Perriand. beside Le Corbusier are going to be showed more design objects of his famous contemporaries, per example the chair “Superleggera” of the italien architect and designer Gio Ponti. A “normal” chair “without extra elements”, distinguished with his innovative concept which got the perfect balance between regime and facility. The Fauteuil “Maralunga” by Vico Magistretti convince not only because of comfort and design, but also in-
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troduced as innovation the transformation of the headrest, to create an alternative with higher or lower back rest. Furthermore is the chair “Utrecht” by Gerrit T. Rietveld, the chair “Cab” by Mario Bellini, the famous side table “Traccia” by Meret Oppenheim and the table “519 Petalo” by Charlotte Perriand shown at the ART Innsbruck. Another height at the special show is the exhibition of the graphic-series “Série Panurge” and “Cortège” by Le Corbusiers out of the years 1960-1962. Le Corbusier also got international renown as artist and illustrator. Le Corbusier cut his day into two equatorial, one for architecture and one to paint. The gallery Rhomberg present during the special exhibition the lithographs of the artist. Clemens Rhomberg shows again like ever since many years that design furniture and art represent the perfect connection. Rhomberg manages beside his famous gallery also an exquisite design furniture store, so the affinity to Le Corbusiers creation isn’t a surprise: “Le Corbusier is my master of reduction and is concentrated to the basic, likewise in design and art. Aesthetic and function are connected in an innovative way, without losing the essence”.
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Evento speciale: Le Corbusier & The Authentic Icons
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a grande mostra speciale di quest’anno di ART Innsbruck è dedicata a “Le Corbusier”, una delle icone più sfuggenti dell’epoca moderna, e presenta inoltre classici del design dell’ultimo secolo. Per questa mostra il gallerista ed esperto di design Clemens Rhomberg, che organizza nuovamente l’evento, è riuscito a portare a Innsbruck la straordinaria mostra itinerante del famoso produttore di mobili Cassina “Authentic Icons”. Oltre alla leggendaria chaise longue LC 4 di Le Corbusier si potrà ammirare il famoso tavolino con le zampe di uccello “Traccia” di Meret Oppenheim, il famoso set di tavolini colorati “Petalo” di Charlotte Perriand, partner artistica di Le Corbusier per anni. “Le mostre speciali sono l’incentivazione visiva di una fiera d’arte”, afferma Johanna Penz, fondatrice e direttrice di ART Innsbruck. “Le mostre speciali devono stimolare, talvolta forse anche irritare. In ogni caso, devono ampliare l’orizzonte dell’esperienza sensoriale ed estetica dei visitatori”, dichiara Johanna Penz, che ormai da anni affida al famoso gallerista di Innsbruck Clemens Rhomberg questo importante compito. Johanna Penz tesse le lodi del curatore delle mostre speciali e afferma di non potersi augurare una partnership migliore e più fruttifera. Con la mostra speciale di quest’anno “Le Corbusier & The Authentic Icons” ART Innsbruck riprende inoltre una tendenza che già da diversi anni si profila nelle grandi fiere d’arte internazionali. “Quella che un tempo
era l’ermetica separazione di arte e design scompare sempre più e sfocia in un insieme organico”, afferma Johanna Penz. La conferma arriva anche da parte di Rhomberg. Il design è stato senza dubbio una delle forma d’arte determinanti del XX secolo. Tutti gli oggetti di questa mostra hanno da tempo il loro posto fisso nei grandi musei di arte moderna e hanno ormai fatto il loro ingresso nella storia del design, dell’arte e dell’architettura di interni del secolo scorso. Davanti a tutti naturalmente Le Corbusier, che con una rigida coerenza ha per tutta la vita concesso ad arte applicata e figurativa, presunte così differenti, da un lato architettura, urbanistica, design di mobili, dall’altro pittura e scultura, un posto fisso e paritario nella sua vita e nella sua opera. Alla mostra speciale della ART di quest’anno sarà possibile ammirare la chaise longue cult LC 4 del designer di mobili Le Corbusier, la poltrona con braccioli LC 3 compatta a forma di dado e la sedia girevole LC 7, tutti oggetti che Le Corbusier alla fine degli anni venti dello scorso secolo ha sviluppato e progettato insieme ai suo partner e compagni di una vita, il cugino Pierre Jeanneret e l’architetto e designer francese Charlotte Perriand. Oltre ai classici di design della prima metà del secolo scorso, come la poltrona “Utrecht” dell’architetto e designer olandese Gerrit Thomas Rietveld, uno dei principali rappresentanti del gruppo De-Stijl, la mostra raccoglie anche icone di design più moderne come la sedia
“Superleggera” con il suo evidente sedile in canna spagnola disegnata da Giò Ponti, architetto e designer nonché fondatore della nota rivista di arte, architettura e design Domus, la poltrona con braccioli “Maralunga” dell’architetto e designer industriale Vico Magistretti con il suo poggiatesta variabilmente posizionabile e la sedia Cab di Mario Bellini con struttura in acciaio e rivestimento in pelle, anch’essa ripetutamente copiata. Con due serie grafiche degli anni 60 “Série Panurge” e “Cortège”, che completano la mostra dal punto di vista concettuale, la mostra speciale rimanda non solo alle origini di ART Innsbruck, che ha iniziato oltre diciotto anni fa come fiera per edizioni grafiche, ma anche ancora una volta al protagonista della mostra, Le Corbusier. Un artista universale, che desiderava realizzare la sua visione dell’età moderna non solo in termini architettonici e pratici creativi, ma anche figurativi. La complessità e la coerenza di Le Corbusier con cui egli seppe rifiutare l’etichettatura, arte da una parte, design dell’altra, ha determinato anche la carriera di Clemens Rhomberg in qualità di esperto di design e gallerista. “Una delle sue prime mostre è stata dedicata a Le Corbusier”, racconta Rhomberg. Di lui apprezza l’assoluta abilità di sapere ridurre all’essenziale. Il suo linguaggio formale si è fissato da tempo nella memoria collettiva. “Anche se non si conosce la sua opera, i suoi oggetti si presentano subito noti e familiari.” Charlotte Perriand, 519 Petalo Special Exhibition Authentic Icons © Cassina - Galerie Rhomberg
Meret Oppenheim, Traccia Special Exhibition Authentic Icons © Cassina - Galerie Rhomberg
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Personale in Biancoscuro Delfina Porcu la grande protagonista.
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elfina Porcu, artista autodidatta di Cagliari, ha esposto inaugurando la stagione espositiva presso lo spazio della Associazione Culturale Biancoscuro, a Pavia. I suoi quadri sono stati esposti in tutta Italia sia in mostre personali che collettive, ed ha ricevuto vari premi e riconoscimenti in concorsi nazionali ed internazionali. La sua arte espressionista è osservata con interesse dalla critica, sia per il suo valore creativo che per i messaggi sociali insiti nelle sue opere. Durante il vernissage d’inaugurazione, tenutosi domenica 17 novembre 2013, la critica d’arte Mariarosaria Belgiovine ha affermato: “…sa catturare tutte le emozioni che incidono la sua anima per restituirle sulla tela...”, e non si può che essere d’accordo con queste parole, che
serie “Messaggi”, olio su tela, 50x100 cm. PH.by Liberementi © www.liberementi.it
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esprimono tutto il valore e la profondità delle opere di Delfina Porcu. Nella mostra personale di Delfina Porcu, presso lo spazio espositivo Biancoscuro, si sono potute ammirare fra tutte le opere della serie “Messaggi”, ma in tante altre sue espressioni si sono potute trovare creatività e competenza. E’ stato possibile visitare la mostra personale di Delfina Porcu, presso lo spazio espositivo dell’Associazione Culturale Biancoscuro, in viale Indipendenza 26 a Pavia, dal 17 novembre al 15 dicembre 2013. L’Associazione, rimasta colpita positivamente dal riscontro che i vi-
sitatori hanno dato all’esposizione, affascinati dalle opere di Porcu, e dall’organizzazione della stessa, vuole ringraziare attraverso questa pagina tutti gli intervenuti ed i ragazzi che hanno allestito la prima personale della valida artista Delfina Porcu. Aras C. Per informazioni circa le possibilità di esposizione e per partecipare agli eventi proposti dall’Associazione, scrivete a: info@biancoscuro.it. Messaggi n.2, olio su masonite, 2013, 60x80 cm.
Messaggio n.8, olio su medium density, 89x30 cm.
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Borin, Santesso e Zimari in collettiva presso biancoscuro, spazio espositivo.
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o spazio espositivo di biancoscuro si è animato nuovamente con la mostra collettiva di tre artisti meritevolissimi: Amalia Borin, Lucillo Santesso e Maria Zimari.
Amalia Borin, ha esposto “Raccontarsi” e “Sottrazione“, sculture in terracotta dipinte. Queste opere sono gli “Arlecchini“, che per tanto tempo sono rimasti nascosti nel suo subconscio e che si son rivelati nel suo passaggio dalla pittura (meritevole anch’essa) alla scultura. I gesti degli arti, le posizioni e le proporzioni della figura veicolano un messaggio ogni volta diverso: l’amore in ogni sua forma, la donna, la religione, ma anche la famiglia e la realizzazione personale. Le sue opere suscitano molto interesse e spesso il visitatore si è soffermato qualche istante in più dopo aver compreso il messaggio che l’Artista manda attraverso la scultura.
in alto Amalia Borin “Sottrazione”, terracotta dipinta, 34x51x37 cm. sinistra Amalia Borin “Raccontarsi”, terracotta dipinta, 40x40x31 cm. sullo sfondo una vista di una sala dello spazio espositivo Biancoscuro PH.by Liberementi © www.liberementi.it
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Lucillo Santesso, artista digitale, si è approcciato all’arte fin da piccolo disegnando a mano libera. Passò alla fotografia istantanea durante i suoi innumerevoli viaggi e negli anni ’80 decise di fare delle tecniche fotografiche il suo lavoro principale. Oggi dipinge attraverso la tavoletta grafica, facendo buon uso delle conoscenze artistiche “tradizionali” apprese nel corso degli anni. Ha esposto presso biancoscuro, spazio espositivo, le sue opere “Rosso Ricordo“, “Vola assieme a me“. La ricerca della luce in contrapposizione al buio, la natura vista con sapienti giochi di chiaroscuri, il ciclo giorno-notte che
tutto muta e trasforma: in ogni sua opera troviamo l’Artista ed il suo stato d’animo raccontato attraverso le pennellate, la scelta delle luci e delle ombre, ed il pubblico è stato rapito dalle sue emozioni. in alto a sinistra Lucillo Santesso “Rosso Ricordo”, dipinto digitale, 100x66 cm. in alto a destra Lucillo Santesso “Vola assieme a me” dipinto digitale, 100x66 cm. PH.by Liberementi © www.liberementi.it
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Maria Zimari, leccese di nascita, da sempre ha mostrato interesse verso le arti pittoriche. Anche dopo gli studi artistici ha continuato a studiare e sviluppare il suo percorso artistico, unico, vario e sempre appassionato. Si è arricchita di esperienze sia umane che artistiche durante i molti viaggi, che le hanno regalato nuove emozioni creative. Spesso nelle sue opere possiamo notare che i soggetti che contraddistinguono la sua pittura sono molto vari, ma tutti fanno pensare ad un itinerario, un percorso, il visitatore che si trova ad ammirare le sue opere sente come se l’artista lo stesse accompagnando in un nuovo viaggio tutto da vivere.
a destra Maria Zimari, “New York” e Amalia Borin “Raccontarsi”
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PH.by Liberementi © www.liberementi.it
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in alto a sinistra Maria Zimari “La Zebra e la Luna”, olio su tela, 40x100 cm.
La mostra collettiva di Borin, Santesso e Zimari è stata inaugurata domenica 5 gennaio alle ore 18,00 ed è stata visitabile fino al 2 febbraio 2014. Ricordiamo che le mostre presso biancoscuro, spazio espositivo sono visibili su invito, contattate biancoscuro per maggiori informazioni e per accreditarvi per le prossime mostre: info@biancoscuro.it. Aras C.
in alto al centro Maria Zimari “Tintagel”, olio su tela, 70x100 cm. a destra Maria Zimari “Luna argentata”, olio su tela, 70x100 cm. PH.by Liberementi © www.liberementi.it
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14-15-16 marzo 2014 15a edizione
la moda che vive due volte ORARIO DI APERTURA: venerdì dalle 14 alle 20 sabato e domenica dalle 10 alle 20
Eventi Collaterali LE CIRQUE DE MADAME S CONCERTO LIVE di JACKSON SLOAN from UK
DJ SET OMAR SHOW & DANCE WORKSHOP Rockabilly Jive by Diana e Marco Country Line Dance by Sonia e Michy from FUN HOUSE TATOO CLUB
Scarica l’INVITO RIDUZIONE:
www.fieravintage.it via Punta di Ferro, 2 Forlì - tel. 0543.798466 Simone Velleca - cell. 393.9352043 - info@fieravintage.it
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Biennale d’Arte Principato di Monaco La prima edizione di un grande evento ArtExpò.
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al 27 Febbraio al 3 marzo 2014 presso i saloni Bosio e Beaumarchais del centralissimo Hotel de Paris, a Montecarlo (Principato di Monaco), Place du Casinò, avrà luogo la "Prima Biennale d’Arte Principato di Monaco", organizzata da ArtExpò Gallery in collaborazione con l’Associazione Culturale Biancoscuro. Mai come ora l’Italia propone una mostra d’arte contemporanea in paesi internazionali di alto valore d’immagine, come Montecarlo; il Principato di Monaco; come l’arte stessa vuole e come la collaborazione tra ArtExpò Gallery e Associazione Biancoscuro permettono oggi. Una manifestazione che permette agli artisti italiani ed internazionali di esporre le loro opere presso le sale dell’Hotel de Paris, situato nella piazza principale del Casinò. Luogo di prestigio in assoluto, necessario perché l’arte si faccia vedere, apprezzare, vendere. E’ reale quindi l’eterna richiesta degli artisti: di poter esporre in ambienti di sicuro interesse per loro stessi e per il pubblico, economicamente compatibile. Vernissage d’inaugurazione venerdì 28 febbraio 2014 alle ore 19,00, alla presenza di ospiti famosi nel mondo dell’arte: Jean Charles Spina, Patrick Moya, Gerard Argelier, Michel Verdant, Monique Thibaudin, Veronique Champolion, Florence Cannarelli, Constantin Neacsu, Francesco Chetta, Maurizio Gnali, Eraldo Vinciguerra, Vincenzo Chetta, Daniela Malabaila, Mariarosaria Belgiovine,
Elena Cicchetti, Giampaolo Curti. Gli artisti presentati verranno pubblicizzati sulla rivista "Biancoscuro Rivista d’Arte", in edizione sia cartacea che online, sui siti internet di ArtExpò Gallery e Biancoscuro. Claudio Raccagni
L’Hotel de Paris, situato nella piazza del Casinò, ospiterà dal 27 febbraio al 3 marzo la prima Biennale d’Arte Principato di Monaco
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Patrick Moya, l’Artista onnipresente dal “reale” al “virtuale” le opere di Moya sono ovunque
P Patick Moya simpaticamente sbuca dal retro di un murales da lui realizzato
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atrick Moya è un artista francese, nato nel 1955 a Troyes, Francia. Vive a Nizza in Costa Azzurra e fa parte del movimento dell’arte contemporanea nizzarda. Moya utilizza diverse forme di media e tecnologia a beneficio dell’arte fin dal 1970. Moya è anche un pioniere della Video Art. Artista prolifico produce: film d’arte, cartelloni artistici, ceramica, web art, arte concettuale, design, fashion art, murales, pittura, scultura e video art. Il suo portfolio è stato catalogato in oltre 4500 pezzi realizzati nell’arco di 40 anni tra il 1971 e il 2011.
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Le sue opere sono riprodotte sui mini-bus dei trasporti pubblici di Cannes, su piccole auto, su vestiti firmati e sulle chiavette USB dell’Hotel Martinez di Cannes, trova spazio inoltre sulla famosa Guida Michelin. Moya ha anche progettato bambole per l’UNICEF. È uno dei pochi artisti moderni ad essere incaricato di dipingere una chiesa cattolica, dedicata a Saint Jean Baptiste a Clans (Francia). Le sue opere si trovano in edifici pubblici a Monaco, all’interno del Princess Grace hospital. Il motto di di Moya è “Plaire à tout le monde tout en
restant d’avant-garde, être partout sans se galvauder, toucher à tous les médias tout en restant parfaitement reconnaissable” (Per accontentare tutti, pur rimanendo all’avanguardia, per essere ovunque senza perdere se stessi, per toccare ogni mezzo pur rimanendo perfettamente riconoscibile). Moya si pone come un modello puro per la sua dose di esibizionismo e narcisismo inserendosi come cartone animato all’interno delle sue opere insieme ai suoi cuccioli. Il risultato è l’arte che attraversa le generazioni e generi facendo in modo che
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Alcuni dei personaggi di Moya Land durante una “live performance” di 3 giorni realizzata in collaborazione con la “Galleria Steccata” di Parma presso la fiera “Vernice 2013”
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il suo lavoro venga descritto come positivo e gioioso.
English Version
Patrick Moya is a Southern French artist, born in 1955 in Troyes, France living in Nice on the French Riviera. He is a part of the Nice contemporary art movement, the new wave of the École de Nice (Nice School). Moya has been at the forefront since the 1970s of straddling the latest forms of media and technology to benefit art rather than rendering it extinct. He is an early pioneer of video art. Moya is a prolific artist touching on everything from art films, billboard art, ceramics, computer or web art, conceptual art, drawings, fashion art, muralism, painting, projection art, sculpture and video art - up to now. His body of work has been inventoried in a catalogue raisonné that comprises over 4500 pieces in the span of 40 years between 1971 and 2011. His work has been plastered on the city of Cannes’s public transport system’s mini-buses, on Smart cars, on cowbells, on designer clothes and promotional USB cards issued by Cannes’s Hotel Martinez, as well as France’s famous Guide Michelin. He has also designed dolls for UNICEF. Moya is one of the very few modern artists to be commissioned to paint a Catholic church, dedicated to Saint Jean Baptiste in Clans. His frescoes can be found in public buildings in Monaco, namely the Princess Grace hospital. Moya’s maxim has been “to please everybody while remaining avant-garde; to be everywhere without wasting oneself; to touch each medium while staying perfectly recognizable”. He credits his time as a nude model for his
healthy degree of exhibitionism and narcissism that gets duplicated as his cartoon alter ego. The result is art that crosses generations and genders. His work is often described as positive and l jubilant. s
L’autoritratto di Patick Moya insieme ai suoi cuccioli dell’isola di Moya REFERENCES www.moyapatrick.com/mode.htm fcanarelli.free.fr/patrickmoya-presse.htm en.wikipedia.org/wiki/Patrick_Moya
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Rosalba Trentini,
il quotidiano si rivela in una luce diversa
Fonte olio su tela 100x70 cm. CONTATTI rosalbatrentini09@gmail.com
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Rosalba Trentini vive e lavora a Trento. Studia pittura e scultura sotto la guida Italo Bressan e Mauro Decarli docenti presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Consegue il diploma di disegno con modella vivente presso l’Istituto di Istruzione delle Arti “Alessandro Vittoria” di Trento. Frequenta la libera scuola di pittura per le tecniche ad olio e dell’incisione presso l’Accademia di Belle Arti di Verona. “Lo sguardo si ferma. L’osservazione si compiace di sorprendersi di fronte al quotidiano che può rivelarsi in una luce diversa: l’effetto diacronico, il peso dell’aria, il bisturi della luce che dipinge le cose. L’osservazione della casualità che governa le cose: la gomma del giardino si è staccata dal rubinetto, l’acqua sgorga improvvisa a raggiera, esplodendo nella luce del giorno. Il fogliame della siepe assiste immobile, la rete avrà della ruggine nuova. Il sempre visto ed il mai osservato: il muro sopra il lavandino, colorato dal gesto involontario, ripetuto, strumentale. L’occhio esamina cose che emanano una calma regale, appunto cose umili e quotidiane: da un lato l’insuperata certezza materiale con la patina del vissuto – la fredda ceramica dell’interruttore, la gomma verde di cui si avverte la consistenza elastica, l’odore del metallo un po’ arrugginito della serratura, i diversi toni del legno della bricola scrostata, dall’altra, la luce protagonista che assegna il diritto di esistere. La sospensione poetica che in tal modo si va a costituire, nasce da soggetti antiretorici, del tutto estranei all’indicazione accademica: non si può trovare una corrispondenza nella tradizionale scansione dei generi pittorici. Non sono solo nature morte. E’ una modalità espressiva che non racconta: un po’ come nella poesia del Novecento, l’immagine racchiude una competenza evocatrice, anche di argomenti apparentemente banali, capaci di far scattare una serie di istanze del pensiero, del ricordo del sogno; tutte, comunque, collegate dal fattore temporale, che appare l’unico legame tra ogni opera qui esposta. La dimensione diacronica che consuma le cose, l’istante che sorprende, ma anche l’istante di luce magica del paesaggio, o la momentaneità di un sorriso e di un’età. Non esiste l’investitura di un’estetica tradizionalmente intesa, quella che Rosalba Trentini mostra di cogliere é una creatività senza autore, inattesa, povera, un’estetica non cercata, come spesso accade.” Elisabetta Doniselli
14 - 17 NOVEMBRE 2014
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La fusione tra pittura tradizionale e digitale di Lucillo Santesso
luce dĂ alle forme un “ Lafascino dall'importanza
fondamentale, a questa ricerca ho aggiunto le varie tecniche di espressione pittorica e solo grazie agli ultimi sviluppi nella pittura digitale ho fuso tra loro tutte queste esperienze e ho trasmesso nuove emozioni alla luce... Lucillo Santesso
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Vola assieme a me, dipinto digitale, 2012, 100x66 cm.
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“Tutti noi abbiamo in comune la luce dell’esistenza… Noi siamo emozioni irripetibili... Noi siamo la consapevolezza della vita nell’universo che si fonde con i colori della luce di un unico quadro dipinto da Dio qualsiasi esso sia”. Lucillo Santesso Rosso ricordo, dipinto digitale, 100x66 cm.
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ato a Portogruaro nel 1961. Sin da piccolo inizia a disegnare e riesce ad esprimere, grazie al disegno, tutto ciò che prova. Sempre più la creatività e la sperimentazione vanno affinandosi negli anni, portandolo ad immergersi nella conoscenza profonda delle cose. Si interessa fortemente alla posizione degli oggetti nello spazio per poi arrivare alla sua scomposizione. Per essere un artista digitale bisogna prima aver assorbito e fatte proprie le tecniche tradizionali per dare tonalità ai colori, alle forme, alla prospettiva e ai chiaro-scuri. Solo dopo aver studiato e appreso l’utilizzo degli strumenti tecnologici che simulano il tratto del pennello reale, ci si può imbattere in questo nuovo percorso di produzione artistica. Lucillo ha numerose mostre all’attivo, tra le ultime: 50° MARILYN’Expo Internazionale di Arti Visive presso la Galleria “Città di Padova”; collettiva d’Arte “Milano e Savona in Arte”; collettiva d’arte“EmozionARTI”, presso la GalleriaDomus di Roma; mostra personale d’Arte presso la Galleria d’Arte Artemisia di Udine; Contemporary Art Talent Show Under 5000 presso “ArteGenova”; “Galà de L’Art” a Montecarlo, nel Principato di Monaco; collettiva d’arte “Carrousel du Louvre” a Parigi. Da menzionare il 2º posto al 3º Concorso Internazionale d’Arte “Pennello d’Oro 2013” a Sharjah-Dubai (Emirati Arabi), organizzato dalla Galleria d’Arte Internazionale “Italiaportray”, in collaborazione con la Camera di Commercio Italiana negli Emirati Arabi. Il bosco, dipinto digitale, 2012, 87 x 87 cm.
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Il mondo fantastico di Maria Zimari
New York, olio su tela.
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asce a Lecce e sin dall'infanzia mostra passione e dedizione al disegno. Prosegue il suo percorso artistico alla ricerca di un mondo dove il fantastico e il reale si incontrano, con colori vivaci. La sua esperienza artistica ed umana è maturata anche attraverso i viaggi che l'hanno portata in vari paesi del mondo dove ha incontrato genti e culture diverse che spesso ritroviamo nei suoi quadri, attraverso un itinerario espressivo che diviene parte integrante del suo tempo. L’Artista esporrà dal 12 febbraio al 9 marzo 2014 presso la Galleria Selenograd a Mosca (Russia) mostra organizzata dall’Associazione Internazionale dell'Arte in collaborazione con Alina di Okuneva Galina. Dal 27 febbraio al 3 marzo 2014 presso la Biennale d'Arte - Principato di Monaco all’Hotel de Paris di Montecarlo, a cura di “ArtExpò Gallery” in collaborazione con Biancoscuro. Dal 2 al 9 giugno 2014 parteciperà alla mostra “Animal House” presso il Castello di Oxford, a cura della Dott.
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ssa Adelinda Allegretti. Ha esposto nel 2013 presso la fiera d'arte Contemporanea a Forlì, presso la fiera Immagina a Reggio Emilia, al Festival Art con Globalart Gallery. È stata selezionata per il Premio Capitolium a Roma, Galleria l'Agostiniana e sempre nel 2013 ha esposto in una mostra collettiva a Berlino. Nel 2012 ha esposto alla Biennale d'Arte presso l’Hotel de Paris di Montecarlo, sempre nello stesso anno ha partecipato alla mini personale “6 artisti per 6 regioni” organizzata dalla galleria "la Telaccia" di Torino e alla collettiva presso la "Brick Lane Gallery” di Londra. Nel 2011 l’abbiamo potuta ammirare alla biennale di Chianciano e nella mostra personale “Viaggio alla ricerca dei colori” presso la sala d'arte del Palazzo Chiabrera ad Acqui Terme; a Tortona nel 2010 presso la mostra personale “Impressioni tra sogno e realtà”. Alcune sue opere sono in mostra permanente presso “Uniquepiece” in Svizzera.
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Nudo, olio su tela.
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Natalia Repina, l’Arte come creazione www.nataliarepina.com
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Baia del pescatore, olio su tela, 2013, 40x60 cm.
Una artista ricca di esperienze internazionali, rimane fedele all’esigenza di dipingere la visione secondo i canoni del figurativo continuando a pensare all’Arte come creazione e non come caos, a praticarla come produzione di forme, non come lacerazione, una scelta che non è da tutti, perché implica delle regole e dei doveri sia verso la natura sia verso l’anatomia. Regole che l’artista ha raggiunto con lo studio e con il sacrificio dell’esercizio, una scelta più difficile ma più appagante, una scelta che segue una tradizione spingendo l’arte nel vivo dibattito e nella capacità di chi ha saputo inserire nel proprio lavoro, anima, carattere e luce capace di dare qualità e storia alla rappresentazione. Giorgio Falossi, Saggista e Critico d’arte
”
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“La Puretè... c’est laisser l’oeuvre s’accomplir.” Flora Castaldi
FLEURS OCEANES, Format : 100 x 100 cm, Techniques : Acrylique Mixte sur toile
Version française
Artiste Peintre Français, née en Italie elle vit et travaille à Saubens Haute-Garonne. L'oeuvre de Flora figure dans des collections publiques et privées, expose en Europe, au Japon, Canada, Emirats Arabes Unis, Etats Unis d'Amérique, Suisse. “J'avais besoin pour véhiculer la construction poétique de mes pensées, d'un support qui me ressemble, c'est pourquoi, j'ai élaboré ma Technique en Relief. Elle me permet d'exprimer le Vivant et d'écrire à la manière des contes poétiques, les histoires que je me raconte. Composée d'infinies particules, mon oeuvre je la fais vivre en volume avec ses strates, ses érosions, et lui donne pour cadre des fonds colorés structurés, Ces fonds, je les travaille en mouvement et en lumière pour créer les ‘Effets’ qui donneront à l'œuvre, son atmosphère et son identité.” Flora
Pittrice francese, nata in Italia vive e lavora a Saubens Haute-Garonne. Flora appare in collezioni pubbliche e private, espone in Europa, Giappone, Canada, Emirati Arabi Uniti, Stati Uniti d'America, Svizzera. "Avevo bisogno di trasmettere la costruzione poetica dei miei pensieri, un vettore che somigliasse a me. Ecco perché ho sviluppato la mia tecnica di Soccorso. Mi permette di esprimere la vita e scrivo come i racconti poetici, le storie che mi racconto. Composto da infinite particelle, il mio lavoro sta vivendo insieme i suoi strati, l'erosione, e dà fondi colorati strutturati, questi fondi, io li lavoro con il movimento e la luce per creare ‘effetti’ che daranno al lavoro, la sua atmosfera e la sua identità.” Flora
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Nastri colorati e Arlecchini Le terracotte di Amalia Borin
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e radici culturali dell'artista Amalia Borin si perdono nei meandri del delta del Po, qui nasce e cresce fino al trasferimento a Modena dove compie i suoi studi. Ha frequentato il liceo artistico e pittura All'accademia delle belle Arti di Bologna, il suo insegnante era Concetto Pozzati. È medico di Medicina Generale e Medico di Medicina Orientale. I suoi nastri colorati ricordano i fiumi e i canali di quella terra di origine che seppur caparbiamente ripudiata per l'arretratezza culturale che la contraddistingueva al tempo della sua infanzia così austeramente cozzante con la ricerca irrefrenabile di quella istruzione che le si voleva negare, in qualche modo a distanza di tempo ricorda rivolgendole, quasi dedicandole, la poesia di questa esplosione cromatica. Già nell'infanzia amava dipingere i paesaggi della sua terra e le maschere, sopratutto la caleidoscopica varietà di colori di quell'arlecchino Veneziano che ha scolpito una traccia indelebile nella sua memoria. E quanto amava vedere nascere dal suo pennel-
Grido silenzioso, terracotta dipinta, 2013, 36x50x30 cm.
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La maschera della speranza, terracotta dipinta, 2014, 48x60x38 cm.
lo quelle forme, quegli oggetti, quei colori! Le sembrava qualcosa di miracoloso. Ha abbracciato molto presto l'astrattismo, ha studiato e amato i pittori dell'espressionismo astratto, dell'action painting e in particolare i pittori del segno, affascinata dalla pittura automatica che materializza l'inconscio, si è innamorata di Vedova, Capogrossi e Scanavino. Col passaggio alla scultura riesce a coniugare figurativo e astratto, classico e moderno, passato e presente, oriente e occidente. I temi emergenti dai suoi arlecchini sono la repressione della religione e della società sull'uomo e sopratutto sulla donna; l'amore come anelito primordiale, l'amore come perpetuazione della specie, l'amore verso l'altro e verso gli altri, l'amore materno, l'amore come strumento che ci fa tendere all'immortalità; la comunicazione è ripetutamente espressa, l'attaccamento dell'uomo ai valori della famiglia, degli affetti della casa, del sé e della realizzazione del sé. Nelle sue opere queste tematiche vengono talvolta esaltate con violenza a tratti brutale, ma sempre con una spiccata carica ironica e una spiazzante allegria, come è nello spirito della maschera scanzonatamente beffarda di arlecchino. Dennis Patrick
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Una vera e propria danza cromatica questa opera di Amalia Borin. Una danza che arriva a ridefinire l'armonia del segno. Una scultura dall'acceso simbolismo. Una scultura che traccia su un corpo gli infiniti misteri della vita. Ad un significato esplicito si lega un significato che invece va ricercato. L'artista porta l'astante in un nuovo labirinto segnico in cui a sciogliere l'enigma non è Teseo bensì la mente geniale dell'artista. Salvatore Russo An out-and-out material dance, this artwork by Amalia Borin. A dance that can redefine the harmony of the sign. A sculpture characterized by a vivid symbolism. A sculpture that trace on a body the infinitive mysteries of life. To an explicit meaning is linked another unknown meaning. The artist brings the observer in a new labyrinth in which to solve the enigma there is not Theseus but the brilliant mind of the Artist. Salvatore Russo
Spirale evolutiva, terracotta dipinta, 2013, 50x63x45 cm.
Amalia Borin è in grado di svelare nella terracotta le caratteristiche del soggetto rappresentato, i suoi intenti, le sue pulsioni. Egli diventa simbolo di significato universale atto a svelare misteriche e ataviche credenze. La grande madre si proietta e si confonde in ogni sua figlia, “Spigolatrice fertile” sintesi formidabile dei processi di riproduzione-generazione-raccolto. Il mistero della vita ancora una volta diviene protagonista dell'opera d'arte. Narrato con estro e stilistica innovativa che si manifestano in segniche e cromie particolari, esso è spunto di riflessioni di carattere filosofico e religioso. La Borin, scultrice di talento, svela l'arcano dell'universo con un agile linguaggio artistico che è nato dal talento e dalla ricerca. Ogni sua opera è un messaggio tematico ci trasmette rispetto per l'universo e per la vita. Ma anche per il pensiero e per la fantasia dell'uomo. Dino Marasà
Spigolatrice fertile, terracotta dipinta, 2013, 50x45x65 cm.
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GianCastelli (Gian Luigi Castelli)
Orfeo ed Euridice olio su tela 60x70 cm.
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ngegnere elettronico, frequenta i bienni di informatica e di scienze politiche e un corso di marketing con tesi sui problemi decisionali relativi ai nuovi prodotti e con stage negli Stati Uniti. Presso l’Università della Terza Età tiene il corso quadriennale sul tema “Evoluzione” e quello interdisciplinare olistico su “Linguaggi e concetti in fisica, psicanalisi e arte”. Dopo essere stato allievo del pittore spazialista Mario Matera, dipinge omaggi a grandi pittori per imparare tecniche e il tocco d’artista e, dopo i periodi futurista e surreale-metafisico, crea il Plurispazialismo. Ispirato dai tagli del pittore spazialista Lucio Fontana, che suggeriscono l’esistenza di spazi oltre la tela, col Plurispazialismo apre agli spazi mentali e, sulla base della sua preparazione scientifica, introduce nell’arte la visione quantistica e le forme di comunicazione di internet. Attraverso la scienza psicoanalitica cerca di interpretare normali iter mentali e i processi che hanno portato alla nascita
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della propria corrente artistica. A seguito di approfondimenti ed evoluzioni integrative denomina il Plurispazialismo anche Arte Simultanea, Arte Racconto, Arte Relazione e Arte Plurisenso. L’arte di Gian Luigi Castelli è stata riconosciuta essere un’espressione e un’avanguardia non soltanto artistica, ma anche di pensiero che tra l’altro valorizza la persona e introduce nuovi paradigmi; paradigmi che aprono all’era della persona, che ha chiamato “Personarcato” e indicano una via per la pace e la sicurezza. Vince premi internazionali d’arte e per i diritti umani e la pace. Ha scritto il manifesto dell’Iperspazialismo, poi denominato Plurispazialismo o Multispazialismo, pubblicato dal “Corriere dell’Arte” e libri sul Plurispazialismo. Vive e opera a Torino, per ulteriori info: www.plurispazialismo.com
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Opere di una realtà oltre la realtà, Ugo Zen
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asce a Genova nel 1953, città dove vive ed opera. Di professione fotografo coinvolto da interessi plurimi, si è interessato prevalentemente di sperimentazione artistica in ambito pittorico. Autodidatta, sperimenta le sue prime tele surrealiste e tenendo conto delle fondamentali preposizioni di Breton, interiorizzava le propensioni metafisiche di De Chirico. Dal 2005 riprende il surrealismo e la sua figurazione corrisponde alle pieghe
freudiane della mitologia e ai misteri spirituali e simbolici dell’alchimia filosofica. Sono molti i riconoscimenti avuti negli anni sia dalla critica sia dal pubblico. La pittura surreale di Ugo Zen richiama il ricordo di grandi nomi della storia dell’arte, da De Chirico a Magritte.I soggetti sono uomini ritratti di spalle, affiancati da scacchiere mentre osservano il mare, oppure scarpe che al centro dello spazio pittorico si appoggiano su una superficie
liquida dove si riflette un cielo attraversato da nuvole disposte con bizzarra simmetria. L’artista lavora con un tratto sicuro, ponendo particolare attenzione alla luminosità del colore e alla forza evocativa dell’acqua. Numerose le esposizioni in varie città italiane ed europee. Hanno parlato di lui: Paolo Levi, Germano Beringheli, Tiziana Cordani, Alfonso Confalone, Mariarosaria Belgiovine, Paolo Lingua, Flavia Soldato, G.Guarneri, G.Scorza.
Il silenzio di Dio, olio su tela, 80x70 cm.
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Scoprire la carta è stata una delle più grandi esperienze della mia vita. Josefina Temín
Hacienda de Rancho Seco 221 Colonia Echegaray Naucalpan, Edo. de Méx. C.P. 53310
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www.josefinatemin.com 71
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Il pittore del palcoscenico: Gianni Savarese
AMORE E PSICHE Olio su tela, 2013, 70x100 cm. INFO: giannisavarese.art@libero.it
“ Attore di teatro, ma anche autore di una pittura che si addentra con volti e figure in ciò che è ansietà o voluttà del nostro sistema.” Giorgio Falossi, Saggista e Critico d’arte 72
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Un viaggio personale che continua da 20 anni, Nunzia Pappalardo Nunzia Pappalardo è nata a Catania dove si è diplomata all’Istituto Statale d’Arte e all’Accademia di Belle Arti nella sezione pittura. Nel corso della sua ventennale carriera artistica ha partecipato a numerose rassegne e mostre sia in Italia che all’estero, riscuotendo unanimi consensi di pubblico e di critica. Insegna disegno e storia dell’arte. Hanno scritto di lei: V. Abrami, G. Astone, V. Barbagallo, S. Boscarino, M. Bracciante, C.A. Bruno, R. Cannavò, A. Carbonaro, D. Diatomi, F.N. Di Stefano, D. Lubrano, C. Milluzzo, M. Pafumi, A. Panerai, S. Rapisarda, F. Scialfa, M.C. Simotti, M.D. Storari, G. Traini.
Paesaggio etneo, acrilico su tela, 2013, 40x60 cm.
www.nunziapappalardo.it Fragole e pennelli, acrilico su tela, 2013, 50x70 cm.
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Quando si è a corto di parole, l’arte viene in soccorso e parla con l’anima. Martine Martel
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resciuta in Belgio, è sempre stata affascinata dall’arte e, sin dall’infanzia, molto attiva nella pittura. I grandi maestri belgi di arte moderna e contemporanea hanno inconsciamente rafforzato la sua ispirazione. Ma è la vista del mare, del cielo infinito e la brillante luce mediterranea che inonda il suo studio, arroccato nel Principato di Monaco, che la portano a concentrarsi sul sole e sulla luna come soggetti ricorrenti nel suo lavoro. I panorami mutevoli sia di giorno che di notte, sono per lei una fonte inesauribile di ispirazione, diventando nel tempo, motivo di emozioni profonde, in grado di esaltare la sua sensibilità poetica. I dipinti dell’artista illuminano la stanza, cosi come la mente dello spettatore. Essi suscitano bellezza, serenità e speranza. Martine Martel elencata nella directory di artisti dal Principato di Monaco, ha participato a diverse mostre nazionali e internazionali; piu di recente una mostra personale a Monte-Carlo e una mostra di gruppo a la Galeria d’Arte Contemporanea a San Donato Milanese. Cosi le sue opere saranno presto mostrati in Sendai e Osaka (Giappone) ad aprile e maggio di quest’anno. Gli smalti di colore possono essere impalpabili e sottili, ma gli strati in più mani riescono a evocare l’infinita profondità dell’universo colorato e la luce di colore sembra penetrare anche dal retro del quadro facendolo sembrare trasparente. In effetti, la luce mediterranea brillante è decutro il colore che domina l’opera di Martine. www.premioceleste.it/martine.martel
“Le Pin Parasol” (“Il Pino Ombrellone”) Olio su tela, 2013, 80x120cm.
“Introspettiva, piuttosto ritirata nel mio mondo privato e, a volte infinitamente solitaria, la pittura rappresenta per me un atto di necessità catartico che assorbe il mio stress e mi porta serenità e conforto nei miei stati d’animo malinconici. Vorrei portare anche conforto e pace interiore allo spettatore che si identifica con le profonde emozioni che esprimo su tela.” Martine Martel 74
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Passione e genuinità, Stefano Dequarti
Vaso con fiori 2, olio su tela, 2012, 40x50 cm.
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ato a Voghera nel 1984, vive a Pavia. Dimostra passione e abilità nelle arti pittoriche fin da piccolo e sperimenta diversi tipi di pittura, iniziando dal disegno a matita e poi al chiaro scuro, dall’acquerello dei primi anni, al dipinto ad olio degli ultimi. All’Accademia delle Belle Arti di Brera ha poi sperimentato la pittura di volti umani senza busto
con sfondi monocromatici. Laureato in “Arti visive e discipline dello spettacolo” nel novembre del 2007, dal 2008 inizia ad esporre in diverse gallerie di Pavia e partecipata a numerose esposizioni collettive in Pavia e provincia, oltre che a Roma, Firenze, Palermo e Verona, nonché Montecarlo e Bruxelles. INFO: ste84sd@libero.it
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GR Art Gallery Inc. 191 Hillside Avenue, New York 10703 USA tel 914.434.1906 fax 718.708.4767 www.grartgallery.com
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Carla Samorì e l’affresco su tela
Carla Samorì, Assenza, affresco su tela, 70x100 cm. CONTATTI: info@artexpo-gallery.it 77
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Viamala, la culla del Reno Dove le Alpi si scontrano e il sole si oscura.
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buia, incute timore, incanta. Punto di passaggio obbligato sulla via più breve che unisce Germania e Italia, attraverso i passi dello Spluga e del San Bernardino, è difficile e pericolosa da percorrere con le sue pareti rocciose alte fino a 300 metri e dal fondo strettissimo. La Gola della Viamala (che in romancio significa “strada pessima”) si trova tra Zillis e Thusis ed è una delle più impressionanti della Svizzera. Veniva percorsa già dai Romani che si erano aperti la strada per l’invasione della Germania meridionale. Oggi sono visibili tracce delle semigallerie che essi scavarono nella roccia della gola e il ponte pedonale di Suransuns che scavalca il Reno Posteriore a memoria del passaggio dei Romani. Nel 1473 ci fu la prima ristrutturazione completa del percorso e nel 1738 vennero costruiti i due ponti, opera dell’architetto svizzero Christian Wildener, ancora oggi esistenti e utilizzati. Sarà poi nel 1800 che fu costruita la strada il cui percorso coincide in gran parte con l’attuale strada utilizzata e anche l’autostrada passa dalla Viamala. un grande cavalcavia dell’autostrada infatti domina la gola proprio sopra il ponte pedonale di Suransuns. Viamala dunque come tratto d’unione per consentire da sempre un grande traffico di uomini e di merci. A partire dall’epoca romantica la gola ha affascinato scrittori e artisti ammaliati da quello che la natura può creare e da come l’uomo è riuscito ad usare questo passaggio. L’inglese John Forbes ha definito la Viamala “Una bellezza dormiente nel grembo del terrore”.
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“Una bellezza dormiente nel grembo del terrore�
John Forbes
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E nella seconda metà del XIX secolo così si è così espresso Friedrich Nietzsche: “Non scrivo niente dell’enorme magnificenza della Viamala. Per me è come se non avessi mai conosciuto la Svizzera prima”. Due delle vie di comunicazione storiche, la più recente e più co-
moda da Thusis e la più antica e faticosa attraverso Hohen Rätien, fanno parte ormai del sentiero escursionistico-culturale dello Spluga, facendo diventare la gola un vero e proprio punto fondamentale negli itinerari turistici. Il fascino magnifico e terribile della gola attrae tantissimi cu-
riosi, al punto da far costruire una discesa a scalini che permette di arrivare nel cuore del punto più spettacolare della gola e di visitarne un tratto. 321 scalini scendono all’interno di questo impressionante monumento naturale e lascia chiunque a bocca aperta. Per chi scende lo scenario è indimenticabile, gli spazi a volte estremamente stretti e i passaggi opprimenti, i colori vividi ed i giochi che crea l’acqua del fiume Reno regalano un’esperienza unica nel suo genere. I bambini possono divertirsi con una vera caccia al tesoro con tanto di mappa, e per i più temerari la discesa è possibile anche di notte con una visita guidata torce alla mano. Tre i ponti che congiungono questo stretto segmento della valle, ad un’altezza di 70 metri da cui si ha una vista mozzafiato sulle acque del fiume che da sempre leviga e plasma la roccia. Prima della discesa il turista può informarsi sulla storia di questa meravigliosa, quanto inquietante strada, visitando le due casette che espongono foto e notizie del tempo passato. Il sito è completo di chiosco e servizi oltre che la biglietteria per la discesa e la visita guidata della gola. Nell’ottobre del 2013 i nuovi lavori di ristrutturazione delle infrastrutture che si concluderanno nella primavera del 2014, per mantenere sempre fruibile la storia di questo luogo incredibile. Vincenzo Chetta
Il percorso panoramico che scende dalla Viamala scende fino al Reno
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Una vista della Viamala English Version
Viamala or Via Mala (which in Romansh literally means "bad path") is an ancient and notorious section of a path along the Hinterrhein River between Zillis-Reischen and Thusis in the Canton of Graubünden. This narrow gorge was the most serious obstacle on the approach to two mountain passes: the Splügen and the San Bernardino. Antiquity There was a path through the Viamala already in Roman antiquity, though it is not clear whether it was only a foot and bridle path, or could also be used by wagons. Two access paths met at the northern entrance to the Viamala, which the Romans traversed by means of several rock galleries cut into the walls on the left side of the gorge. Presumably somewhere below today's automobile bridge and near the pedestrian bridge (Punt da Suransuns) the Romans constructed a wooden bridge crossing over to the right side of the Rhine, routing traffic via Reischen to Zillis. 1473 Viamala letter of intent During the medieval period more and more of the transit traffic (vital for the region) was conducted via the Septimer Pass instead of the Splügen Pass. This was supported by Charles IV, Holy Roman Em-
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peror, who forbade the local Count of Werdenberg to build a new path in 1359 in order to support the loyal Bishop at Chur, who controlled the route via the Septimer Pass. In 1473 the Count of Werdenberg allowed the municipalities and transport cooperatives of Thusis, Masein and Cazis to rebuild the passage, then in desolate condition: die richstrass und den waeg entzwüschend Tusis und Schams, so man nempt Fyamala zuo howen, uffzuorichten und ze machen The Roman part of the path built into the rock was renovated and the first bridge built of rock, Punt da Tgiern, was erected. The last part of the letter mentions that the cooperatives would be accountable for loads, horses and also a “chariot or sled”, which indicates a high level of technical finishing. In the northern part of the gorge this new path did not follow the Roman path crossing to the right of the river, but stayed on the left river bank. This led to many conflicts during the years as the two villages at the respective ends of the path fought for access and the resulting income. In 1665 Schams was temporarily excluded from the Grey League for supporting the path towards Fürstenau, which led to non-Grey-League territory. Gästeinformation Viamala Bodenplatz 7435 Splügen Tel. +41 (0)81 650 90 30 info@viamala.ch www.viamala.ch REFERENCES http://en.wikipedia.org/wiki/Viamala www.viamala.ch
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“Chi non l’ha vista non può immaginare l’orrida bellezza” Carlo Santi
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Emozione allo stato puro Milano espone Izis Bidermanas.
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al 12 Febbraio al 6 Aprile 2014, presso lo Spazio Oberdan, in Viale Vittorio Veneto 2, si terrà la mostra dedicata all’artista-reporter Izraël Bidermanas (Izis).
“Si dice spesso che le mie fotografie non sono realiste. Non sono realiste, ma è la mia realtà” Izis Bidermanas Oltre 140 fotografie saranno esposte al pubblico grazie alla Provincia di Milano, alla Fondazione Alinari e alla collaborazione de la Ville de Paris, col patrocinio dell’Institut Francais di Milano, che permetteranno cosi di far rivivere la poesia dell’artista. “Izis, il poeta della fotografia” sarà questo infatti il titolo della mostra, con inaugurazione l’11 Febbraio alle ore 18. Izis rappresenta l’emozione allo stato puro. Il bianco e nero delle sue opere contribuiscono a regalare l’essenza dell’emozione stessa, senza che essa venga distratta dai colori dell’arte contemporanea. La capacità dell’artista di fotografare l’istinto, la libertà, l’adrenalina del momento. Tra le sue opere ricordiamo le emozioni palpabili di: “Métro Mirabeau alle sei del mattino”, “L’uomo con le bolle di sapone”, “Festa”, “I Giardini di Tuileries”. Nato a Marijampole in Lituania, nella Russia zarista, il 17 gennaio 1911, l’artista viene presto soprannominato “Il sognatore” dai suoi compagni di scuola. Diventa apprendista fotografo già all’età adolescienziale. Il lavoro, la guerra, il soprannome Izis; la morte dei familiari, la
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seconda famiglia. Il sogno della sua “Parigi”, dove morirà il 16 maggio 1980 [...] tutta una vita graffiata da quegli attimi intensi, infiniti, che crescono nell’artista il suo grande istinto, la sua capacità professionale, ma soprattutto il suo eterno bisogno di sognare. Queste emozioni saranno il percorso comune con cui le opere esposte a Milano accompagneranno il suo pubblico. La mostra sarà accompagnata dal catalogo “Izis Bidermanas. Paris des Reves”, a cura di Manuel Biderman, figlio dello stesso artista, e Armelle Canitrot. La mostra avrà i seguenti orari: martedì e giovedì dalle 10 alle 22; mercoledì, venerdì; sabato e domenica dalle 10 alle 19.30, mentre il lunedì sarà giorno di chiusura. I biglietti sono reperibili sul sito www. vivaticket.it. Ulteriori informazioni si potranno avere presso la Provincia di Milano / Spazio Oberdan, tel. 02.77406302 - 02.77406381. Claudio Raccagni
a destra “L’uomo con le bolle di sapone”, Petticoat Lane, Middlesex Street, Whitechapel, Londra 1952 © Izis Bidermanas English info
From February 12 to April 6, 2014, at the Spazio Oberdan, Viale Vittorio Veneto 2 Milano. OPENING TIMES Tuesday and Thursday 10 am > 10 pm, Wednesday, Friday, Saturday and Sunday 10 pm > 7.30 pm (the ticket office closes one hour earlier) FREE Children under 6 years old, journalists with press card, guides with group, disabled and carers, tourist guides with license, teachers with group of students (2 each group). Reservations 0277406300.
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Atmosfere intrise di misteriosa sensualità raccontate dalle fotografie di Roberta Barbieri
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oberta Barbieri vive a Sassuolo in provincia di Modena. Impara a fotografare grazie al padre quando era ancora una bambina. Frequenta l’Istituto d’Arte Gaetano Chierici di Reggio Emilia ottenendo il Diploma di Mestro d’Arte, la maturità artistica e si specializza in grafica e design. La foto-
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grafia è da sempre la sua più grande passione. “Nelle mie fotografie adoro rappresentare il mistero che si nasconde dietro lo sguardo di una donna.”Prediligo realizzare scatti dal sapore malinconico ricreando uno stile antico che ne esalta eleganza e sensualità” Roberta Barbieri
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Dopo il suicidio del mio amato, il tempo si fermò per me e rimasi in perenne attesa del ritorno del suo spirito. Nel susseguirsi dei mesi, il mio cuore cominciò ad essere attraversato da brame di morte mentre la casa andava irrimediabilmente in rovina… (E io ti aspetterò in eterno) Luigi Palanga
mail: roberta.b77@gmail.com sito: www.robertabarbieri.it cell. 349.1726800
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spazio espositivo Arte: pittura, scultura, fotografia e video trovano linfa vitale in biancoscuro, una realtà in cui creare ed esporre, in cui lasciare spazio alle creatività. Passione, cultura, esperienza e precisione contraddistinguono il team di biancoscuro. Biancoscuro si trova a Pavia in viale indipendenza 26, a due passi dal Castello Visconteo. È la location ideale per realizzare meeting ed eventi culturali artistici. Lo spazio espositivo è suddiviso in 2 ambienti principali per un totale di circa 100 mq. Biancoscuro in collaborazione con importanti gallerie organizza mostre personali e collettive.
Ci contatti subito allo 0382.1902778 per informazioni oppure scriva a info@biancoscuro.it Caratteristiche open space di 100 mq. su 2 livelli pareti bianche personalizzabili corte interna privata 88
Apertura lunedì / venerdì h.10 / 17 week-end su appuntamento
Contatti viale indipendenza 26 Pavia tel. 0382.1902778 info@biancoscuro.it
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Davide Maria Palusa Fotografia come veicolo di messaggi socio-culturali
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ato nel 1989 a Trieste (TS), dove vive e lavora. Già con la sua iscrizione all’Istituto Statale d’Arte “Nordio”, sempre a Trieste, manifesta il suo interesse verso l’arte in generale, che grazie ai suoi studi riuscirà ad approfondire ed indirizzare soprattutto alla fotografia e alle opere architettoniche. Proprio per quest’ ultimo interesse si iscrive alla facoltà di Architettura. Ma la passione è, e rimane, quella della fotografia. Tutto probabilmente nasce nel 2010, contagiato dal padre, possessore di una vecchia macchina fotografica analogica, una OM-1 del ‘78. La prima che l’ha coinvolto, è la fotografia d’architettura e di spazi del vivere. Da queste ha iniziato a immortalare momenti di vita quotidiana, dai quali parte, tenendo conto di significativi particolari con cui riuscire a “pizzicare” importanti problemi di ogni tipo. Dal 2012, inizia a fotografare sistematicamente, perfezionando la tecnica intesa come costruzione di un senso, grazie anche all’ancoraggio del visivo al verbale, con titoli fatti di slang che completano la lettura dell’opera. La fotografia, di solito ripete meccanicamente ciò non potra mai ripetersi esistenzialmente, è una contigenza, un occasione, uno spazio di tempo dove poter veicolare messaggi socio-culturali. Vincitore della maratona fotografica Città di Trieste con il tema “il doppio” nel 2012; nel 2013 partecipa alla seconda Biennale di Brescia, e espone con una mostra personale intitolata ESSENZA, BRA11, 2013. CONTATTI sito: www.davidemariapalusa.com mail: davidemariapalusa@gmail.com galleria: www.galleriamarrocco.it Opera qui a destra: I See_U - Stampa digitale su forex, 2013, 80x150 cm.
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27 MOSTRA MERCATO DI ANTIQUARIATO
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L’obiettivo cattura ciò che gli occhi vogliono vedere: Luigi Caracappa
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resciuto in provincia di Milano, vive ora vicino a Lodi. Utilizzò la sua prima fotocamera a rullino a 9 anni e subito lo affascinò il mondo fotografico; la passione continuò a rimanere accesa grazie a viaggi e gite. Con l’avvento del digitale comprò una bridge all’altezza delle sue esigenze, e questa lo accompagnò per cinque anni. Deciso a migliorare sempre più, tre anni fa fece l’ingresso nel “mondo reflex”, approfondendo l’utilizzo avanzato della camera, la tecnica e la post-produzione. La sua passione è cresciuta così tanto da diventare anche un modo di raccontare quello che i suoi occhi vedono e vogliono vedere. Spaccato milanese
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Andrea Di Giacinto Photographer
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ndrea Di Giacinto è un giovane fotografo milanese, appassionato ed esperto. I suoi scatti non sono mai banali e sono sempre pieni di quell’atmosfera che incanta. È il responsabile del reparto fotografico dell’agenzia Liberementi, coordina con successo i suoi assistenti e riesce sempre ad avere il massimo dalle attrezzature digitali che utilizza, in studio e fuori. Famose sono le sue fotografie “in movimento”, attimi che riesce ad immortalare nel suo obiettivo e a restituire come vivi. Se l’arte della fotografia mira normalmente a fermare il tempo in quell’esatto istante, con gli scatti di Andrea abbiamo un coinvolgente movimento. L’osservatore è quasi portato a crearsi un finale per la storia che sente esserci nelle immagini che Andrea espone al pubblico. Nuovo traguardo da superare? La prossima mostra personale presso l’Associazione Culturale Biancoscuro che avrà l’onore di esporre le sue fotografie. Daniela Malabaila
www.andreadigiacinto.com 93
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Impressioni cittadine di Enrico Mangano
Pavia, Chiesa di Santa Maria del Carmine www.ilmiomondo.it
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Angolo poetico, le poesie di... Mario Rondi
Vive a Vertona, dov’è nato. I suoi testi sono apparsi in numerose riviste e antologie e da anni propone mostre personali di poesia visiva. Si occupa inoltre di cultura popolare. Ha pubblicato molti libri di poesia tra cui:“Corpo e Poesia” con nota critica di Klobas, “Il bosco delle fiabe” con introduzione di Niccolai e “Medicamenti” con introduzione di Grospietro. Inoltre ha pubblicato sei libri di racconti, tra cui: “Storie di amore e dismamore”, “La mancanza”, “L’amore sognato”. L’ultimo uscito è “Storielle per ragazzi e non”.
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Cabaret Una fervida fava che infiamma con languidi sorrisi un cavolfiore, la rapa permalosa che fa scena muta, poi un cetriolo che nel dramma suona la grancassa di un amore fasullo, consumato dopo cena con quattro salti e una sviolinata che rende allegra tutta la brigata.
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Mario Rondi
“La parola è leggera” fa parte di una performance eseguita nell’acqua ad Ivrea, poi trasferita in alcune mostre nella provincia di Bergamo. MARIO RONDI Vicolo Ca’ Fossi n. 6 24029 Vertova (BG) mario.rondi@virgilio.it
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Pino Carcelli
Nato a Berceto. Artista e poeta, opera in questi due mondi da oltre 20 anni. Le sue opere sono presenti in importanti collezioni private e pubbliche. Per le sue opere utilizza scarti di lavorazioni industriali che poi intreccia su strutture elementari. Pubblica “Nascere Morire” nel 1989, “Solo Parole” nel 1992 e “Acciaio e Amore Donna” nel 2013. Sempre nel 2013 realizza e dona la stele “La spirale della vita” per l’intitolazione della piazza del Passo della Cisa a Marco Simoncelli.
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La spirale della vita (al Sic) La più grande forza dell’uomo è quella di pensare di avere sempre tempo. E vorremmo avere sempre una risposta ai nostri perché. Ma la vita è una spirale che ci avvolge più o meno veloce. E’ il nostro percorso esistenziale, dolce o amaro che sia. Ma è il nostro. Pino Carcelli
”
PINO CARCELLI Studio: via Roccaprebalza 51 4042 Berceto (PR) info@pinocarcelli.com T.0525.64169
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Angolo narrativo, il racconto di... Ottavio Taranto
pittore e scrittore, vive ed opera a Palermo. Da anni si dedica alle arti visive consolidando uno stile personalizzato basato sull’importanza della struttura e sulla costruzione degli elementi con segni decisi. Nel 2013 espone al Grand Hotel et des Palmes di Palermo, all’Atahotel Executive di Milano e alla Biblioteca Fardelliana di Trapani. Una curiosità: nelle sue opere, a volte in evidenza, altre quasi mimetizzata, appare spesso la sagoma di un cane.
Se togli il cane...
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a vedo quando torno stanco e tardi dalla pizzeria, e il motivo per cui scelgo di fermarmi ogni volta, e ho scelto la prima volta, è semplice come le parole che userò per descriverla. Il fatto di non potermici avvicinare, il fatto che gli incontri avvengano sempre in notturna, rendono la questione tanto surreale da farmi avere dubbi persino sulla sua specie d’appartenenza: e se non fosse un cane? E’ magra certo, ma esistono cani così alti e dinoccolati? Se fosse una iena la sua altezza sarebbe certamente bizzarra ma, a onor del vero, devo dire che solo i colori, dai toni smorti e opachi, lascerebbero un briciolo di campo dove far spaziare questa ipotesi; e forse gli occhi. Si, gli occhi sono neri, cerchiati e troppo vicini, più volte mi hanno puntato dal mezzo della sua faccia di pelo bianco e marrone chiaro, color castagna pallida forse... Tuttavia se specifico così bene la tonalità del marrone mi converrebbe specificare anche quella del bianco che, non essendolo affatto, pare essere tra il grigio e il beige, sembra raschiato dal retro di un pennello; se potessi avvicinarmi un po di più o se almeno uno degli incontri fosse avvenuto di giorno potrei senza dubbio dire con esattezza se si tratta di pelliccia rasa o pelo medio, se liscia o mossa; da qui potrebbe sembrare che il suo corpo sia anche a tratti nudo o dal pelo così rado da sembrarlo, e infatti in mezzo al roseo del suo ventre paiono spiccare delle macchioline scure che certo sono sulla pelle, si capisce, e non sulla pelliccia. Mi hanno colpito comunque quelle che sembrano essere le sue abitudini. Il clima E’ sempre onirico, perché ogni cosa che ha a che fare con gli animali lo è, o meglio “fuori tempo”. Tutte quelle auto che sfrecciano e non si fermano sembrano la normalità, la realtà; mentre un cane che segue il suo percorso sempre rigorosamente in senso orario sembra qualcosa di irrazionale, di mai visto. La strada per casa mia si sviluppa in maniera ellittica, è un viale alberato più del normale e le due strade parallele sono collegate in modo del tutto casuale, o almeno credo, da scale di cemento che, da quella che chiamiamo “la seconda strada” ovvero la strada priva di abitazioni che si perde in direzione della montagna, salgono verso la strada abitata, che poi è quella dove la sorprendo solitamente, nel bel mezzo della sua orbita. E’ difficile darle da mangiare per come vorrei, è un animale capace di
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una costanza maniacale, qualcosa che se riscontrata negli esseri umani può benissimo essere tradotta in mania, un disturbo del sonno ovviamente e comunque una certa morbosità. Compie il suo giro in senso contrario a quello dei veicoli senza tentennare, con il passo svelto di chi sa dove sta recandosi, di chi cerca d’essere in pefetto orario. Se lasciassi il suo cibo poco dopo il suo passaggio bisogna ch’io aspetti che ella compia l’intero giro perché lo noti; ed è successo più di una volta. Ciò è pesante; la notte è spesso fredda ed io non vorrei altro impegno che salir su a casa e prepararmi per dormire, non sto iniziando adesso il mio lavoro come lei, l’ho appena terminato e sono stanco. Mi stupisce allora il fatto ch’io cerchi di farmi vedere, ch’io voglia che lei sappia che sono stato io a portarle quello che trova sul piatto. Che ella lo trovi è sicuro. Non c’è pericolo che possa mancare il suo appuntamento in quello specifico punto. Può succedere invece che un gatto, ed i gatti si sa non hanno vincoli di nessun tipo e possono permettersi di seguire una strada per un’altra, tagli il percorso in maniera trasversale, senza un briciolo di ordine, e si avventi sulla pizza senza indugi facendo in un baleno, con la sua piccola mandibola, piazza pulita dell’intero condimento, cosicché il cane compiuta la sua strutturata rivoluzione, non si ritrovi altro che pane pizza appena insaporito, nemmeno degno d’essere osservato con più attenzione e di togliere secondi preziosi all’immancabile passeggiata notturna. Non so davvero fino a che tarda ora il cane compia i suoi giri. Se la incontrassi ogni sera sicuramente avrei le idee più chiare sull’intera faccenda ma, vuoi che qualche giorno a settimana io non lavori o non rincasi affatto, vuoi che delle volte proprio non riesca a scorgerla o non ci sia, non so davvero dire se siano di più i nostri incontri o il nostro cercarci. E’ possibile che oltre all’avere già assodato che abbia, se non degli orari precisi, sicuramente una fascia oraria ben distinta, abbia anche dei giorni settimanali definiti entro i quali muoversi? E’ una cosa che mi mette un po’ di timore, non so se voglio realmente inerpicarmi nel far caso o addirittura segnare i giorni in cui la vedo e quelli in cui no. Se scoprissi che i giorni erranti sono anch’essi regolati dovrei allora senz’altro capire cosa ella faccia durante quegli altri. Voglio davvero cominciare a seguire un cane? Che ne scriva forse è già abbastanza, ma mi aiuta a capire la mia psicologia oltre che la sua. Perché io faccia delle cose trovandole naturali, normali ed altre no perché non ritenendole tali non l’ho ancora capito; ad esempio perché io ne scriva, ma non ne faccia un dipinto. Però vorrei fotografarla. Non la seguo (sarebbe assurdo), però la aspetto. Non le parlo, credo, ma le sorrido; eppure ho la sensazione che la mia mentalità sia più semplice della sua. Un’altra domanda: ella ha delle stagioni? ...Mi preme. Più volte mi chiedo dove trovi riparo, dalla pioggia, dai lampi. Penso che l’animale non abbia altro che questo, la sua libertà. L’essere umano trova degli appigli in tante di quelle cose, gli ideali, la religione, i piccoli traguardi che ne so sul lavoro, quelli familiari, l’arte. Ho compreso quanto quel cane abbia potuto insegnarmi sulla libertà quella notte in cui feci tardi, o quel mattino dove feci presto. L’aria era fresca e limpida e io ebbi solo la voglia di rallentare il passo. La periferia può essere bellissima durante le ore che precedono l’alba di un mattino in inverno. Lo scorrere del tempo pareva essere scivolato giù tutta la notte dalla corona, lungo il collo e il dorso di un pavone e, giunto al termine, era di fatti frenato dall’emergere dell’imponente coda piumata, anche questa rorida e scintillante; mi fece pensare alla differenza tra la bruma, scura e fitta, e la lucentezza trasparente dell’argentea leggiadria d’una goccia. Il momento brillava specchiato di luce... Non saprei in che altro modo descriverlo. Adesso si capisce bene perché non ebbi troppa fretta d’aprire il portone, che pure mi sembrò così vicino. Amo il momento in cui il cinguettare degli uccelli conduce verso l’albeggiare, è come l’affascinante segnale di tutto l’apparato recettivo di un cane, che sente prima d’ogni altro il sopraggiungere d’un terremoto: non voglio sapere, in quel momento se sia un cane lupo o un cane San Bernardo; non voglio sapere quindi neppure di che uccelli si tratti. La loro voce sopperisce l’immagine, ma non l’intuire dei veloci loro movimenti. La pennellata d’argento lungo l’orizzonte sembrava essere dipinta simultaneamente con lo scorrere del tuo sguardo, si tratta di attimi in cui capisci che il momento può essere sgretolato d’un lampo dal passaggio di un’auto, o
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dal rumore carambolante di una bottiglia di vetro gettata in un contenitore chilometri più avanti, ma è una cosa che la natura pare abbia previsto, riesce ad integrarla in una cappa di amplificazione sonora, ti regala il momento senza alcun disturbo, così non te ne preoccupi per nulla. La scala di pietra può essere risalita da un momento all’altro dal cane. Dev’essere fresca, la pietra degli scalini intendo. Quella volta non la vidi proprio. Ecco, sono seduto nel bel mezzo del ticchettare di un orologio appeso così in alto che sembra schiacciarti e basta. Non ho tolto né il cappotto né le scarpe, ho soltanto un bicchiere di caffè caldo in mano per farmi capire che sono a casa; l’altra mano tuffata in tasca. Il tempo sembra scorrere dannatamente lento e ogni minuto che passa quando sei dentro, ti sembra più assurdo pensare di poterne aspettare altri, prima del mattino. Trascorrendo un tempo dove ogni secondo è segnalato da un tic considero l’idea di andare dalla donna non appena finito il caffè, invece mi ritrovo scattato in piedi e con le chiavi in mano lasciandone un sorso a raffreddarsi velocemente al centro del tavolo. Dal punto di vista del bicchiere di caffè io sono solo un rumore di chiavi e uno sbattere di due porte cigolanti alle sue spalle, un ascensore non troppo silenzioso ma ben attutito e, pochi secondi dopo, un’auto nera che scorre affievolendosi lungo la strada luccicante di un velo di ghiaccio e sotto il cielo cupo di uno sbrigativo Pollock. Sto già svoltando per la sua strada e il cielo non è cambiato se non di una leggera sfumatura, nascosta prima forse dallo stagliarsi della montagna; mi seducono già i nomi delle vie. Il cancello è anonimo, ma lo trovo già accostato, lo apro di una spanna giusto da passarci e velocemente lo richiudo dietro me per tenere dentro il cane; nell’operazione mi graffio la nocca della mano sinistra contro la pietra, ma me ne accorgerò solo il mattino dopo. Per ora sto scivolando lungo il vialetto del giardino illuminato color ocra dai fari opachi e sferici, noto che sono alti un metro al massimo, tendono a farti sentire un gigante solo finchè non ti trovi davanti la veranda dai vetri appannati al calore di casa; dietro, sfocati, i colori del rosso e del verde appaiono simili a gioielli. Questa non è schiusa, devo bussare, ma lo faccio piano e col palmo. Non troppo in fretta mi si apre: per prima cosa noto che si rivelano vestiti su uno stendino i gioielli che avevo creduto mi nascondesse la spessa vetrata. Mi si viene ad aprire con comodo, ma si fa subito a capire che devo fare in fretta ad oltrepassare l’uscio e lo faccio, accondiscendente, con un passo ampio e svelto, così da non far uscire il tepore della casa che in effetti si rivela irresistibile e mi chiedo, mentre accenno al freddo di là fuori ed a qualche impacciato convenevole, come faccia a tenere addosso un maglione con quella temperatura; ma sono pensieri e parole rivolte alle sue spalle perché lei sta già ritornando alla tv. Non capisco quello che mi dice sbrigativamente, ma non credo sia importante, così non le rispondo e mi ritrovo solo impegnato a togliermi sciarpa e cappotto per lasciarli sullo schienale di una sedia all’entrata. Nel frattempo osservo le sue spalle coperte dal maglione color crema ma disegnate a tratti decisi e spigolosi; penso non mi abbia nemmeno salutato. Dopo una breve esitazione mi seggo sul comodo divano ma all’estremità opposta di lei e chiedo cosa stia guardando, domanda stupida alla quale non risponde, mi correggo subito facendole intendere che conosco quel reality. Seguono attimi di silenzio comune in cui mi viene regalato solo metà viso illuminato d’ambra e un profilo elettrico, attento allo schermo. Parte la pubblicità, o forse termina la trasmissione, fatto sta che lei è già in piedi che sbadiglia e ciabatta verso la camera da letto, credo, perché mormora che è stanca dandomi tutta l’impressione che l’avrebbe mormorato comunque, anche se io non fossi stato presente; avrebbe solo spento la tv, se fosse stata sola, per il resto si comporta come se io non ci fossi, lasciandomi ad osservare lo schiarire del cielo. Spegnendo la televisione sento solo il fischiare di un uccello, mi comunica che anche questa notte è passata. Sono storie di notti, storie di notti e di libertà; da qualche parte verso la montagna un cane sta terminando la sua notte, parlandoci a suo modo di libertà.
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COMUNE DI PAVIA Assessorato al Marketing territoriale e cultura
Centro Culturale “Giorgio La Pira” Onlus - Pavia
CIRCOLO ARTISTICO DI VENEZIA fondato nel 1919
visual Poetry l’avanguardia delle neoavanguardie mezzo secolo di ricerche di Poesia Visiva Poesia Concreta Scrittura Visuale
VENEZIA
dal 25 gennaio al 7 febbraio 2014
Palazzo Prigioni
dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00
Museo Storico Navale della Marina Militare
(lun-ven) dalle 8.45 alle 13.30 (sab) dalle 8.45 alle 13.00 (domenica chiuso)
PAVIA
Castello Visconteo
dal 15 febbraio al 23 marzo 2014
(mar-dom) dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00 (lunedì chiuso)
Broletto
dal 15 febbraio al 2 marzo 2014
(mar-ven) dalle 16.00 alle 19.00 (al mattino su prenotazione per gruppi e scolaresche)
(sab-dom) dalle 10.30 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00 marcovitidesign®
(lunedì chiuso) info: www.museicivici.pavia.it parte del contributo degli sponsor sarà destinato a attività di solidarietà
grazie al contributo di
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t s u j is y it iv t a e r "C � s g in h t g in t c e n n o c Jobs Steve
viale dell’indipendenza 26 - 27100 Pavia tel. 0382.1902778 fax 0382.1632062 info@liberementi.it www.liberementi.it
la fiera internazionale d’arte contemporanea international fair for contemporary art
20-23 feb 2014 edizione 18 | 18th edition fiera internazionale d’arte contemporanea 70 gallerie da 10 paesi · 700 artisti international fine art 20/21 century 70 galleries from 10 nations · 700 artists member of ...
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biancoscuro r i v i s tA d ’ A r t e Numero 2 - 2014 - Arte, Cultura e Informazione - Biancoscuro Editore
Numero 2 - 2014 - Arte, Cultura e Informazione - Biancoscuro Editore
Principato di Monaco
biancoscuro
1 Biennale d’Arte a
Hotel de Paris HHHHH Saloni Bosio e Beaumarchais Montecarlo - Principato di Monaco
AL SERVIZIO DELL’ARTE E DEGLI ARTISTI
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ArtExpò ArtExpò Promotion Promotion biancoscuro AL SERVIZIO DELL’ARTE E DEGLI ARTISTI
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Andy Warhol rivistA d’Arte
ArtExpò - D a l 2 7ArtExpò Febbraio al 3 Marzo 2014 Promotion Promotion Vernissage Venerdì 28 febbraio 2014 ore 19.00
In questo numero L’uomo che morì due volte
Claude Monet
Alle scuderie del Castello Visconteo
Viamala
La culla del Reno
Izis Bidermanas
Emozione allo stato puro
Patrick Moya
dal “reale” al “virtuale” le opere di Moya sono ovunque
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