Shakeel
In copertina: Telaragna tecnica mista, 250x200 cm. Progetto grafico Liberementi www.liberementi.it Editore Biancoscuro www.biancoscuro.it
Shakeel
Shakeel: un uomo, una carovana Perché è davvero rilevante il seguito che ha la sua arte. Viaggiatori, mercanti, commessi, passeggeri, turisti, visitatori che si riuniscono nelle sue esposizioni per attraversare deserti e disagi dell’anima e per affrontarli insieme, facendosi da specchio l’un l’altro. Ho iniziato a notare una sua opera sull’altare di una chiesa sconsacrata di Siena e non l’ho più mollato, dandomi da fare a cercare su Internet le date ed i luoghi delle sue mostre, rare e decisamente in circuiti molto alternativi. Shakeel non crea dal nulla. Crea da ciò che c’è già. E trasforma. Con un’ironia tutta sua, capace di beffarsi persino di temi scottanti come il riciclo della plastica. La sua arte, che sembra partire da una denuncia, fa sorridere e scioglie in un solo sguardo tutte le vicende pesanti che quotidianamente ci portiamo, irrisolte, sulle spalle. “Robe Strane” sono sia le cose di questo mondo, sia quelle che il genio della fantasia umana sa convertire per regalare un sorriso di sole, dove c’è buio. Questa è l’arte di Shakeel. Paola
Balena
300x400x210 cm.
Ciò che mi ha colpito dell’arte di quest’uomo è la sensazione netta che ho avuto, quella che la sua ispirazione arrivi di notte. Sono oniriche le sue opere. Hanno un non so che di irreale, che cattura l’attenzione per farti accedere a dimensioni che vanno un tantino oltre la soglia, a farti scoprire che non tutto quel che vedi è reale e che c’è qualcosa di nascosto… Che sta per manifestarsi, magari sotto mentite spoglie. Di giorno lavora, poi, di notte, crea. Ricicla e riusa. Matto e simpatico questo artista. Con la testa sarda dura come il legno che intarsia ed il cuore grande e senza pretese. E infatti le espone le sue opere, ma non le vuole vendere… Perché ci si affeziona. Monica
Cigno
85x35x80 cm.
Shamtam Shakeel, giocoliere del riciclo, crea un mondo fantastico popolato da oggetti di recupero che si trasformano in animali, animaletti, frutti, lampade e motociclette. Materiali sapientemente accostati con tocchi zen e gusto surreale, mostrano la semplicità della bellezza e la gioia dell’immaginazione. Contenitori, barattoli, accessori di ogni tipo, colore e dimensione, sembrano già predestinati al riuso ideale. Un pezzo diventa il becco di un cigno, l’altro l’ala di un insetto, quell’altro ancora un orecchio di un elefante, et voilà le jeux sont fait. La visionarietà di Shakeel rende il campionario dei rifiuti, un grande contenitore dove pescare ready-made dadaisti già pronti. Il sorriso nasce quando riconosci gli ex oggetti e osservi da vicino la precisione chirurgica e minimale con la quale Shamtam Shakeel unisce i materiali e scoppia in risata quando vedi che non poteva essere altrimenti. Senza aggiungere nè togliere niente una creatura di plastica ti si mostra davanti invitandoti a sognare. Sahaja Kunkunate
Rinoceronte
30x120x160 cm.
A sinistra: Zebra
150x40x98 cm.
Elefancessa
100x270x230 cm.
Greenwood box
17x17x12 cm.
Piccoli sommelier 110x50x26 cm.
L’unico modo per essere davvero in sintonia con l’esistenza, è essere creativi.
Osho, Is the Grass Really Greener
Contorsioni mentali
18x18x16 cm.
“È un’arte solare quella di Shakeel. Anzi, un’arte che nasce dal plesso solare, si parla di arte infuocata e di arte esplosiva. Nel senso letterale del termine: usa fuoco e polvere da sparo.” Agnese
Pirografia tramite polveri da sparo
Emiliano Zapata
pirografia, 52x66 cm.
Il vuoto
13x19 cm.
Intarsi. Intagli. Sculture. Dal buio della caverna alle prime ombre che appaiono ai coraggiosi che osano sporgersi per vedere al di là del loro naso. L’architettura delle mostre di Shakeel sa parlare di sacro e profano. E’ un percorso, quasi spirituale, alla ricerca dell’essenza che vive in ogni oggetto. Un’essenza, che, a saperla cogliere, regala intensità e grazia… meriti principali di questo artista un po’ fuori dalla norma, che esprime il suo personale travaglio e l’arte del trasformare le cose. Dal buio alla luce. Antonella
L’aiuto di madre natura
190x100x70 cm.
No al nucleare
190x100x70 cm.
A destra: Lampada a olio
14x13x50 cm.
Doccia di luce
25x25x56 cm.
Acquario
55x90x157 cm.
Scorpione
90x116x80 cm.
Pesci
140x165x15 cm.
Sagittario
50x110x153 cm.
Bilancia
50x60x152 cm.
Shakeel.
Shakeel
Sin da piccolo ho sempre armeggiato con le mani e mio padre, rimproverandomi perché non stavo mai fermo, spesso mi diceva in sardo: “Si non pode fae cun sas manos fae cun sos pese” (Se non riesce a farlo con le mani lo fa coi piedi)!Ricordo da giovanissimo di aver smontato completamente una vecchia lavatrice per il semplice gusto di scoprire come funzionava . Quando avevo 15 anni mi sono iscritto a un corso d’intarsio del legno, finanziato dalla regione Sardegna, solo perché mi pagavano. Nelle prime due settimane ho rischiato di essere sbattuto fuori dal corso per il casino che combinavo, poi la cosa mi ha appassionato tanto che ho terminato il corso con il massimo dei voti e qualche giorno dopo la fine dello stage ho iniziato a lavorare con il mio stesso insegnante. Dopo circa due anni ho iniziato il mio cammino da solo, sperimentando nuove tecniche e nuovi materiali. Spesso ho fatto lavori di tutt’altro genere solo per guadagnare abbastanza per poter partecipare a mostre o per acquistare nuove attrezzature. Mi sono sempre divertito a inventare cose nuove, a fare robe strane (non per niente oggi il mio sito si chiama Robestrane.it ) come le lampade fatte con vecchi rubinetti e sifoni, oppure le scatole ricavate da legni recuperati dai pallet, oppure i quadri fatti bruciando della polvere da sparo sul legno. Meditazione, creatività e riciclo ce ne parla Shakeel. Sono andato a vivere nella Comune di Miasto nel 2005 e il primo impatto è stato molto forte per il mio ego d’artista, perché sono stato assegnato al team che si occupa delle pulizie degli ambienti, ma poi attraverso la meditazione e il lavoro come meditazione sono riuscito a portare la creatività nel quotidiano. Mentre passavo l’aspirapolvere, nel rifare i letti o pulire i bagni, ho scoperto che non è importante cosa si fa, ma come lo si fa: la magia del qui e ora! Dopo tre mesi di pulizie sono stato spostato nel reparto manutenzione dove mi trovo più a mio agio e dove continuo ad applicare la mia creatività nel risolvere i problemi, creando nuove cose, come ad esempio la “stazione” per pulire i bidoni del compost o un trailer con tre docce, per il periodo del festival, sopra il carrello del trattore. La più recente è la stufa per la falegnameria ricavata da una vecchia lavabicchieri da bar a cui ho applicato un mio vecchio progetto per il recupero del calore che nelle normali stufe viene disperso: praticamente una camera d’aria in acciaio con in cima una ventola che butta giù l’aria calda, tutto rigorosamente fatto con materiali riciclati. L’anno scorso durante uno dei tanti meeting di Miasto mi sono trovato in tasca due fascette di plastica e mentre ci giocavo ho visualizzato le antenne della farfalla, poi durante il giro della raccolta differenziata ho trovato gli altri pezzi, così ho creato una linea di sculture di insetti: libellule, farfalle, api, un ragno e uno scorpione e da quest’ultimo mi è venuta l’idea di creare tutti i segni zodiacali per il festival 2014. È stata una bella sfida anche, perché ho dovuto accumulare tanta plastica per poi trovare i pezzi giusti. Ho sempre lavorato con materiali di recupero, ma non avevo mai preso in considerazione la plastica. Mi sono proprio divertito e questa è la cosa più gratificante per me. Quando entro in quello spazio di creatività mi perdo completamente, mi dimentico perfino di mangiare, di dormire. Mentre facevo il Sagittario mi son dimenticato perfino di avere il mal di denti, non sentivo più il dolore. Credo sia in qualche modo una sorta di meditazione, in quei momenti sono totalmente immerso nel qui e ora!
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