RAPPORTO BIO BANK 2015 Il biologico in Italia secondo i censimenti Bio Bank: il 2014 e l’andamento 2010-2014 A cura di Achille Mingozzi e Rosa Maria Bertino
RAPPORTO BIO BANK 2015 A cura di Achille Mingozzi e Rosa Maria Bertino BANCA DATI Gloria Giunchi PROGETTO GRAFICO Emanuele Mingozzi PUBBLICAZIONE Pubblicato online nel marzo 2015. DATI BIO BANK I dati 2014 sono riferiti al 31.12.2014
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Indice Introduzione
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Trend | 2010-2014
8
Regioni leader | 2014
9
Aziende con vendita diretta
10
Mercatini
12
Gruppi d’acquisto
14
Negozi
16
E-commerce
18
Agriturismi
20
Ristoranti & co
22
Mense scolastiche
24
Cosmesi e detergenza | Fuori Rapporto
26
3
4
Introduzione Il futuro è oggi
Il biologico è un futuro già possibile oggi. Non solo perché continua a crescere, mentre intorno molti altri settori sono in flessione o segnano il passo. Ma perché ha saputo conquistare il suo spazio, superando le diffidenze iniziali, passando oltre le mode, forte delle sue radici: la tutela della salute e dell’ambiente. E perché sempre più giovani guardano proprio al biologico per il loro futuro. I dati ed i numeri, le tabelle ed i grafici del Rapporto Bio Bank non sono mai aridi ed astratti. Dietro quei dati ci sono volti, persone e storie. Come quella di Martina Maggiali, 30 anni, che ha mollato il lavoro in erboristeria per coltivare la terra dei nonni, diventando apicultrice nel parmense. O quella di Osvaldo De Falco, 27 anni, responsabile grandi clienti nell’import-export di frutta a Roma, tornato in Calabria per aprire un e-commerce di agrumi. O la storia di Caspar Vrensen e Annemieke Kranendonk, quarantunenni, che hanno lasciato l’Olanda ed i loro lavori di consulenza e pubbliche relazioni, per coltivare zafferano nelle colline marchigiane. Sono solo alcune delle 14 storie raccontate sull’annuario Tutto Bio 2015. Numeri pieni di vita dunque, pieni di cose da raccontare. Numeri che testimoniano il cambiamento in atto e tracciano le linee del nuovo che avanza.
2014: cosa c’è di nuovo?
Il 2014 ha portato molte novità. Prima di tutto la crescita dei ristoranti bio, in particolare di quelli biovegetariani, anche con l’esordio della prima catena di locali bio-veg in franchising. Poi lo sviluppo dell’e-commerce di alimenti bio su tutti i fronti: aziende che cercano un contatto diretto con il loro pubblico, negozi specializzati che vogliono ampliare il loro raggio d’azione ed operatori esclusivamente virtuali. Ed infine il fermento dei negozi, con l’avvio di nuove reti promosse da aziende storiche del settore, da protagonisti della grande distribuzione che diversificano nel bio, da catene estere di negozi specializzati che guardano all’Italia per la loro espansione. Negozi sempre più grandi, accoglienti, con un assortimento ampio e profondo che conta migliaia di prodotti, un’esposizione ragionata, un pubblico vasto e diversificato per età, ceto sociale, motivazioni. Quanta strada è stata fatta dai primi anni Settanta, quando i negozi erano piccoli, alternativi, spesso legati ad un’associazione, con pochi prodotti di base, frequentati da una cerchia di fedelissimi con forti motivazioni ideologiche.
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Un rapporto, due analisi
Fra le oltre venti diverse categorie di attività censite da Bio Bank, otto sono quelle monitorate nel Rapporto: aziende con vendita diretta, mercatini, gruppi d’acquisto, negozi, e-commerce, ristoranti, agriturismi e mense scolastiche. Ovvero 8.600 attività sul totale di 10.900 pubblicate sull’annuario. Attraverso l’elaborazione di tutti questi dati vengono poi realizzate due analisi distinte e complementari. Dalla prima, che confronta il numero assoluto di attività nel periodo 2010-2014, emerge l’andamento e si delineano le tendenze. Dalla seconda, che fotografa solo il 2014, prende forma la classifica delle regioni, individuando le prime tre per numero assoluto di attività e per densità di attività ogni milione di abitanti. Nascono così le nuove mappe regionali del settore. Due analisi che vanno lette sempre in parallelo, per una visione ponderata e integrata della realtà. Si aggiungono inoltre i dati caratteristici di ogni tipologia di attività. Come ad esempio i servizi offerti dagli agriturismi, le superfici di vendita e le aggregazioni per i negozi o il tipo di cucina per i ristoranti. Ed infine le novità emergenti per ogni categoria di attività ed un rapido inquadramento per meglio comprendere la genesi di certi fenomeni e la loro evoluzione nel tempo. Alla cosmesi ed alla detergenza è dedicato invece il Fuori Rapporto, data l’importanza di questo comparto emergente e delle varie attività censite da Bio Bank da qualche anno.
Censimenti attivi, pubblicazione gratuita
I censimenti diretti di migliaia e migliaia di attività del biologico in Italia sono la vera linfa del Rapporto Bio Bank. Sono censimenti attivi, che impegnano Bio Bank un anno intero, utilizzando volta per volta gli strumenti più idonei secondo il tipo di attività o la fase della lavorazione. Le schede rilevamento vengono inviate alle singole attività via e-mail o per posta, i controlli sistematici vengono effettuati grazie alla collaborazione con i principali operatori del settore, sui siti e sui social media delle varie attività o direttamente per telefono. Dalla raccolta sistematica di queste informazioni è nata la banca dati Bio Bank, cuore pulsante di tutta l’attività editoriale. Un’opera iniziata nel 1993, aggiornata anno dopo anno, che segue l’evoluzione del settore, pubblica il Rapporto Bio Bank, l’annuario del biologico Tutto Bio ed il portale biobank.it con i vari social media collegati. La pubblicazione dei dati è gratuita, purché l’attività risponda ai criteri messi a punto da Bio Bank nel corso degli anni. Per una precisa scelta editoriale, alcune tipologie di attività sono pubblicate solo su Tutto Bio, altre solo su biobank.it, altre ancora su entrambi gli strumenti. Per fotografare l’evoluzione del settore bastano solo due numeri. La prima spartana edizione dell’annuario, uscita nel 1994, riportava i dati di 1.200 attività. Dopo ventun anni le attività pubblicate su Tutto Bio 2015 sono arrivate a quota 10.900, spaziando dalla vendita diretta ai vari canali distributivi, dall’agriturismo alla ristorazione, fino ad includere nuovi comparti, come la cosmesi.
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Qui di seguito una panoramica delle varie tipologie di attività censite da Bio Bank, con l’anno di inizio del censimento. Per ognuna è indicato lo strumento su cui sono attualmente pubblicate: l’annuario Tutto Bio e/o il portale biobank.it. Dato che dal febbraio 2015 il portale è stato interamente rinnovato, per essere consultabile anche da dispositivi mobili, alcune attività sono in corso di pubblicazione.
Attività
Censite dal
Pubblicate su Tutto Bio
Pubblicate su biobank.it
Agriturismi
1995
●
●
Associazioni
1994
●
Aziende alimenti
1994
Aziende cosmesi e detergenza
2011
●
Aziende equosolidali
2001
●
Aziende di ristorazione
2001
●
Aziende vendita diretta
2004
●
Centrali equosolidali
2001
●
Certificazione alimenti
1994
●
●
Certificazione cosmesi e detergenza
1994
●
●
E-commerce alimenti
2001
●
●
E-commerce cosmesi e detergenza
2014
●
●
Fattorie didattiche
2004
●
Fiere
1995
●
Gruppi d’acquisto
1998
●
Gruppi d’offerta
2005
●
Mense scolastiche
1996
●
Mercatini
1996
●
Negozi
1994
●
Profumerie
2014
●
Ristoranti
1996
●
Supermercati
2001
●
● ●
●
●
●
7
Trend 2010-2014 In cinque anni tutte le attività monitorate nel Rapporto Bio Bank sono cresciute con tassi a due cifre, con la sola eccezione dei mercatini, che restano invariati. Tra le attività più dinamiche i ristoranti, in controtendenza con il settore convenzionale. Segue l’e-commerce, che si inserisce a pieno titolo nella crescita generale del commercio virtuale, anche nel nostro Paese. Questa la classifica degli incrementi per ogni attività, in ordine decrescente: +65% Ristoranti & co +59% E-commerce +43% Mense scolastiche +20% Gruppi d’acquisto +20% Aziende con vendita diretta +19% Agriturismi +16% Negozi 0% Mercatini
+20%
0%
+20%
Mercatini
Gruppi d’acquisto 2010: 742 2014: 891
2010: 1.163 2014: 1.348
+59%
+19%
+65%
+43%
E-commerce
Agriturismi
Ristoranti & co
Mense scolastiche
Aziende con vendita diretta 2010: 2.421 2014: 2.903
2010: 152 2014: 241
8
2010: 222 2014: 221
2010: 1.302 2014: 1.553
2010: 246 2014: 406
+16%
Negozi
2010: 872 2014: 1.249
Fonte: Bio Bank
Regioni leader 2014 Questa classifica viene redatta assegnando tre punti alla regione con il numero più elevato o la più alta densità per ogni tipologia di attività, due punti alla seconda classificata ed un punto alla terza. Emilia-Romagna, Lombardia e Toscana si confermano alla guida della classifica per numero assoluto di attività. L’Emilia-Romagna, con 16 punti, è prima per e-commerce, ristoranti, vendita diretta e mercatini. La Lombardia con 13 punti è in testa per mense, gruppi d’acquisto e negozi. Segue la Toscana, con 9 punti, leader incontrastata degli agriturismi. Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Umbria guidano invece la classifica per densità di attività ogni milione di abitanti. Il Trentino-Alto Adige, con 12 punti, è leader per densità di e-commerce, gruppi d’acquisto e negozi. La Valle d’Aosta, con 7 punti è al primo posto per i mercatini. L’Umbria totalizza 6 punti, con il primato di agriturismi e aziende con vendita diretta.
Per numero n. di attività
Per ogni regione leader sono indicate le tipologie di attività dove la regione si posiziona al primo posto per numero di attività.
1 Emilia-Romagna E-commerce Ristoranti Vendita diretta Mercatini
2 Lombardia
Mense Gruppi d’acquisto Negozi
3 Toscana
Agriturismi
Per densità
1 Trentino-Alto Adige
Per ogni regione leader sono indicate le tipologie di attività dove la regione si posiziona al primo posto per densità di attività.
2 Valle d’Aosta
n. di attività/1 mln di abitanti
E-commerce Gruppi d’acquisto Negozi
Mercatini
3 Umbria
Agriturismi Vendita diretta
Fonte: Bio Bank
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Aziende con vendita diretta Quando la fattoria è aperta Criteri del censimento Aziende agricole e agriturismi e/o aziende di trasformazione e/o commercializzazione di alimenti biologici certificati, con uno spaccio aperto al pubblico.
La bandiera della vendita diretta che sventola su migliaia di agriturismi ed aziende agricole lungo tutto lo Stivale indica la scelta della filiera corta, l’offerta diretta di singoli produttori ai consumatori. È questa la formula più semplice e la colonna portante tra le varie forme di vendita diretta. Basta aprire le porte dell’azienda (quelle dell’agriturismo sono già spalancate), programmare le produzioni per avere una certa continuità nell’offerta di prodotti freschi e trasformati, organizzare un adeguato spazio di vendita e garantire una presenza con un buon orario di apertura. Il vantaggio è reciproco: incasso immediato e maggior guadagno per il produttore, risparmio per il consumatore. Negli spacci aziendali si può comperare un po’ di tutto. Anche se frutta e verdura freschissime, appena raccolte, restano il motivo principale per fare qualche chilometro in più. All’ortofrutta prodotta in azienda si aggiunge quella di altri produttori biologici collegati, vicini e lontani per completare l’offerta, come accade per esempio con le arance. Ed anche il più piccolo tra gli agricoltori bio offre ormai le “sue” conserve, preparate in azienda o in piccoli laboratori di trasformazione con le materie prime dell’azienda. L’apertura dello spaccio aziendale segna spesso il primo stadio della multifunzionalità, che normalmente si sviluppa con l’avvio della fattoria didattica e si evolve nell’agriturismo, più complesso da avviare e gestire. Le aziende con vendita diretta sono cresciute del 20% negli ultimi cinque anni. Dalle 2.421 attività rilevate da Bio Bank nel 2010 si è passati infatti alle 2.903 censite nel 2014. Di queste, 1.398 si trovano presso aziende agrituristiche, le restanti 1.505 presso aziende agricole, ma anche piccoli laboratori e grandi aziende che cercano un rapporto diretto con il pubblico. Nel corso del 2014 sono state più di 150 le nuove attività censite, circa 80 quelle cessate. I principali prodotti che si possono acquistare nelle 1.505 aziende agricole ed aziende di trasformazione sono: frutta e verdura (in 636 aziende), olio (489), vino (370), succhi e conserve (283), cereali e farine (272) e miele (214). L’attività di trasformazione riguarda 857 realtà su 1.505, pari al 57%. L’attività didattica con i ragazzi delle scuole coinvolge invece 178 realtà su 1.505, pari al 12%. La vendita diretta è presente lungo tutto lo Stivale, con una prevalenza del nord dove si trovano 1.267 spacci, pari al 44% del totale, ed un’equa ripartizione della quota restante tra centro e sud. Le regioni con il maggior numero di attività sono l’Emilia-Romagna con 423 spacci, la Toscana con 357 ed il Veneto con 262. Quella con la più elevata densità di attività l’Umbria con 136 spacci per ogni milione di abitanti, seguita dalle Marche con 127 e dalla Basilicata con 97.
10
Trend 2010-2014
2.421 attività
+20%
2010
2.903 attività
2014
Regioni leader 2014 Per numero n. di attività
1 Emilia-R. - 423 2 Toscana - 357 3 Veneto - 262
Per densità
n. di attività/1 mln di ab.
1 Umbria - 136
2 Marche - 127
3 Basilicata - 97
Caratteristiche 2014 Prodotti principali
12% 57%
Con fattoria didattica
178 su 1.505, pari al 12%
Fonte: Bio Bank
Frutta e verdura - in 636 az. Olio - 489 Vino - 370 Succhi e conserve - 283 Cereali e farine - 272 Miele - 214
Con attività di trasformazione
857 su 1.505, pari al 57%
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Mercatini La spesa con tutti i sensi Criteri del censimento Mercatini specializzati di produttori biologici e mercatini della biodiversità dedicati ad antichi semi, piante, fiori, frutti, sapori e animali dimenticati. Il rilevamento, effettuato verso la fine di ogni anno, comprende tutti i mercatini che hanno programmato l’attività per l’anno successivo.
Tra le varie forme di vendita diretta il mercatino è sicuramente quella più coinvolgente, perché tocca contemporaneamente tutti i sensi: si guarda tra i banchi, si ascoltano le voci, si respira il profumo del cibo, si fanno assaggi, si dialoga direttamente con i produttori e intanto si fa la spesa. Ogni mercatino ha la sua periodicità: settimanale, quindicinale, mensile o in occasione di festività e ricorrenze. Tutti hanno in comune le parole chiave: fresco, locale, di stagione, biologico. Sono organizzati da associazioni culturali, ambientaliste, di produttori, negozi specializzati, ma anche dagli stessi Comuni, in prima persona o in collaborazione con altri promotori. Organizzare, gestire e tenere vivo un mercatino è più complesso di quanto sembri, perché richiede una buona capacità organizzativa e disponibilità da parte delle amministrazioni locali. Oggi che tutti parlano di farmers’ market, mercatini degli agricoltori, il pensiero torna al lontano 1984 quando in quel di Firenze si tenne il primo mercatino biologico d’Italia: la Fierucola del Pane. Da allora, per gemmazione e imitazione, sono nate altre fierucole a Firenze e in Toscana, e sono sorti mercatini bio nel resto d’Italia. Il numero dei mercatini è praticamente invariato negli ultimi cinque anni, anche se tra un anno e l’altro sono andati un po’ a fisarmonica. Erano 222 quelli rilevati nel 2010, sono 221 quelle censiti nel 2014 con un calendario già definito per il 2015. Di questi 24 sono mercatini della biodiversità, pari a circa l’11% del totale. Anche nei mercatini c’è sempre un certo ricambio. Sono una ventina quelli che apriranno i battenti nel 2015 ed una trentina quelli che non proseguiranno l’attività, per problematiche di vario tipo con i Comuni o legate all’organizzazione. 221 mercatini si traducono sul territorio in migliaia di appuntamenti, dato che ognuno ha la sua periodicità. Basta pensare che sono ben 52 quelli settimanali, pari al 23% del totale. E già da soli diventano più di duemila occasioni per fare la spesa direttamente dai produttori. Per quanto riguarda le stagioni, l’autunno batte la primavera. I mesi con il calendario più fitto sono ottobre e settembre, con 140 e 139 mercatini, seguiti da aprile, maggio e giugno (129, 127 e 125). Una realtà, quella dei mercatini, decisamente polarizzata nel nord Italia con 158 mercatini pari al 71% del totale, seguito dal centro con il 22% e dal sud con appena il 7%. Le regioni con il maggior numero di mercatini sono l’Emilia-Romagna con 44, la Lombardia con 42 ed il Veneto, a distanza, con 26. Quelle con la più elevata densità di mercatini per ogni milione di abitanti sono la Valle d’Aosta con 31, l’Emilia-Romagna con 10, il Trentino-Alto Adige con 8.
12
Trend 2010-2014
222 attività
0%
2010
221 attività
2014
Regioni leader 2014 Per numero n. di attività
1 Emilia-R. - 44
2 Lombardia - 42 3 Veneto - 26
Per densità
n. di attività/1 mln di ab.
1 Valle d’Aosta - 31 2 Emilia-R. - 10
3 Trentino-A.A. - 8
Caratteristiche 2014 11%
Mercatini della biodiversità 24 su 221, pari all’11%
Fonte: Bio Bank
Mesi con più appuntamenti 23%
Ottobre - 140 mercatini Settembre - 139 Aprile - 129 Maggio - 127 Giugno - 125
Mercatini settimanali 52 su 221, pari al 23%
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Gruppi d’acquisto Laboratori di futuro Criteri del censimento Gruppi d’acquisto solidale formali e informali.
I gruppi d’acquisto solidale (Gas) si confermano come un grande laboratorio diffuso di consumo critico e condivisione. Nascono tra famiglie, tra amici, dentro le università e nelle associazioni. Praticano l’agricoltura “relazionale” grazie ai rapporti diretti con i coltivatori ed alla garanzia d’acquisto preventivo di una certa quantità di prodotti, sperimentano la “certificazione semplificata”, acquistano terreni per avviare aziende agricole biologiche. Sono una sorta di lievito che agisce nel sociale, si impasta con la realtà, fa crescere sempre più iniziative in rete e nuove attività di autoimprenditoria verde. E dato che coinvolgono tantissimi giovani, sono un buon antidoto contro la cultura della rassegnazione, la mancanza di progettualità, l’incapacità di immaginare il proprio futuro in modo positivo. Tutto è partito con il primo gruppo d’acquisto, nato nel 1994 a Fidenza, in provincia di Parma, che ha dato il la alla formazione di altri gruppi. Nel 1997 è nata la rete di collegamento dei Gas, per scambiare informazioni sui produttori e diffondere l’idea e la pratica del consumo critico. Nel 2004, a Milano, è nata Fa’ la Cosa Giusta! la fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, punto di riferimento dei Gas. Per i gruppi d’acquisto, la crescita è del 20% in cinque anni. Sono infatti passati dai 742 del 2010 agli 891 del 2014. Un ritmo non più esponenziale come negli anni precedenti, dato che nel 20112012 hanno subito un frenata progressiva, fino ad un sorta di consolidamento da un paio d’anni. Nel corso del 2014 sono infatti una ventina i gruppi che si sono sciolti, poco più di una ventina quelli nuovi. Il tam tam dei Gas è soprattutto online, tanto che ben 762 gruppi hanno un sito web, pari all’86% del totale. Una realtà concentrata nel nord con 559 Gas, pari al 63% del totale, seguito dal centro con il 26% e dal sud con l’11%. Le province con più gruppi sono Milano (92 Gas), Roma (62), Torino e Firenze (45 e 42). La regione dove la realtà dei Gas è più sviluppata è la Lombardia con 227 gruppi, seguita a distanza da Toscana con 103 ed Emilia-Romagna con 93. Quella con la più elevata densità di Gas per ogni milione di abitanti è il Trentino-Alto Adige con 33 gruppi. Seguono Valle d’Aosta con 31 e Toscana con 27.
14
Trend 2010-2014
742 attività
20%
2010
891 attività
2014
Regioni leader 2014 Per numero n. di attività
1 Lombardia - 227 2 Toscana - 103 3 Emilia-R. - 93
Per densità
n. di attività/1 mln di ab.
1 Trentino-A.A. - 33 2 Valle d’Aosta - 31 3 Toscana - 27
Caratteristiche 2014 Province con più gruppi
86%
Milano - 92 gruppi Roma - 62 Torino - 45 Firenze - 42
Con sito web
762 su 891, pari all’86%
Fonte: Bio Bank
15
Negozi Viva la gamma Criteri del censimento Negozi specializzati di alimenti biologici.
Grande fermento per i negozi specializzati nel 2014. Un anno che segna una svolta significativa per questo canale distributivo, con l’ingresso di nuovi protagonisti sul mercato e l’avvio di nuove reti. La sfida sul territorio è partita da Milano, dove hanno aperto i punti vendita pilota di nuove catene. La famiglia Pozzi, socio storico dell’italianissima catena di discount Eurospin, e la famiglia Scotti (Gruppo Riso Scotti), hanno debuttato nel bio con Piacere Terra e sono già cinque i biosupermercati aperti: uno a Milano, gli altri nelle province di Milano, Monza-Brianza e Como. Anche i cugini d’Oltralpe sono sbarcati in centro città, con quattro negozi ad insegna Bio c’ Bon. Una catena che conta più di 40 negozi in Francia, dei quali una quindicina solo a Parigi. E per finire, nella capitale degli affari, ha aperto anche il primo Almaverde Bio Market, seguito a ruota dalle aperture di Bologna, Reggio Emilia e Parma, tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015. La catena è gestita da Organic Food Retail, società controllata dalla torinese Ki Group, tra i leader nella distribuzione di prodotti bio. Organic Food Retail è licenziataria del marchio Almaverde Bio per i negozi specializzati. NaturaSì, la nota catena di supermercati bio in franchising partita da Verona nel 1992, non è certo rimasta a guardare: ha inaugurato una ventina di nuovi biosupermercati arrivando a quota 128 ed è partita in quarta con l’e-commerce, ampliando di fatto le potenzialità della sua intera rete. Ed è in crescita anche la catena di biosupermercati Biobottega passata da 10 a 15 punti vendita nel corso del 2014. Una rete diffusa soprattutto in Piemonte, in alcuni casi abbinata ai Garden Center Peraga, che risponde a diverse società, controllate o partecipate dalla famiglia piemontese Miola. L’aggregazione si conferma trainante anche per i 300 negozi Cuorebio collegati al distributore veneto EcorNaturaSì e per i 290 negozi aderenti al progetto Grandi Marche Bio, collegati al distributore Ki Group. E infine continuano per la loro strada anche i negozi Un Punto Macrobiotico, che fanno capo alla storica ed omonima associazione. Negli ultimi cinque anni i negozi sono cresciuti del 16%: erano 1.163 nel 2010, sono arrivati a 1.348 nel 2014. Nel corso del 2014 sono state un centinaio le nuove aperture, solo una trentina le chiusure. Elevata l’incidenza delle varie forme di aggregazione, che raggiunge circa 780 attività, pari al 58%. Per quanto riguarda le dimensioni, sui 900 che hanno dichiarato la superficie di vendita, i negozi fino a 70 mq sono il 38%, da 71 a 149 mq il 33% e da 150 mq in su sono il 29%. Una realtà concentrata nel nord, con 856 negozi, pari al 64% del totale, seguito dal centro con il 21% e dal sud con il 15%. La regione dove la realtà dei negozi è più sviluppata è la Lombardia con 237 attività, seguita dal Piemonte con 164 e dal Veneto con 153. Quella con la più elevata densità di negozi per ogni milione di abitanti è il Trentino-Alto Adige con 58 attività per milione di abitanti. Seguono Valle d’Aosta con 54 e Friuli-Venezia Giulia con 43. 16
Trend 2010-2014
1.163
16%
attività
2010
1.348 attività
2014
Regioni leader 2014 Per numero n. di attività
1 Lombardia - 237 2 Piemonte - 164 3 Veneto - 153
Per densità
n. di attività/1 mln di ab.
1 Trentino-A.A. - 58 2 Valle d’Aosta - 54 3 Friuli-V.G. - 43
Caratteristiche 2014
29% 58%
38%
33%
Negozi aggregati
Circa 780 su 1.348, pari al 58%
Fonte: Bio Bank
Superfici
900 dichiarate su 1.348 38% fino a 70 mq 33% da 71 a 149 mq 29% da 150 mq in su 17
E-commerce Il bio ovunque, con un click Criteri del censimento E-commerce aperti da aziende bio, negozi specializzati fisici e negozi specializzati solo virtuali, per l’acquisto di alimenti biologici, con pagamento online.
Se due protagonisti del mercato come EcorNaturaSì ed Alce Nero sbarcano in rete, significa che il 2014 è l’anno chiave anche per l’e-commerce. E che l’interazione tra mondo reale e mondo virtuale è sempre più stretta, anche nel biologico. Da febbraio 2014 il distributore EcorNaturaSì ha affiancato alla rete fisica dei supermercati NaturaSì anche un negozio virtuale con oltre 5.500 prodotti. Un modo per raggiungere tutte le aree del Paese e per creare sinergie con i negozi sul territorio. Lo stesso ha fatto il gruppo bolognese Alce Nero, che ha inaugurato nel maggio 2014 il suo negozio virtuale monomarca con un centinaio di referenze, sulle oltre 250 del catalogo. L’obiettivo è ampliare la rete distributiva e integrare i canali tradizionali, rendendo disponibili i prodotti ovunque. Un trend confermato anche dai dati Bio Bank che registrano una crescita del 59% per gli e-commerce di alimenti bio in cinque anni. Erano 152 nel 2010, sono arrivati a 241 nel 2014. Il totale comprende 168 aziende di alimenti bio con il proprio negozio virtuale, 44 negozi specializzati che hanno deciso di ampliare il loro raggio d’azione attraverso il web, 29 negozi specializzati che operano esclusivamente online. Poco meno di metà delle società hanno sede al nord, con 111 siti di e-commerce, pari al 46% del totale, seguito dal sud con il 28% e dal centro con il 26%. Le prime tre regioni per numero assoluto di e-commerce sono l’Emilia-Romagna con 36 siti, la Toscana con 28, la Sicilia con 22, che testimonia la volontà di accorciare le distanze dai mercati del nord, anche attraverso la grande rete. Le prime tre per densità di e-commerce sono Trentino-Alto Adige, Basilicata e Molise, tutte intorno a 10 siti per milione di abitanti.
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Trend 2010-2014
152 attività
59%
2010
241 attività
2014
Regioni leader 2014 Per numero n. di attività
1 Emilia-R. - 36 2 Toscana - 28 3 Sicilia - 22
Per densità
n. di attività/1 mln di ab.
1 Trentino-A.A. - 10 2 Basilicata - 10 3 Molise - 10
Caratteristiche 2014 12% 18% 70%
Tipo
168 aziende alimenti con e-commerce, pari al 70% 44 negozi con e-commerce, pari al 18% 29 negozi solo online, pari al 12% Fonte: Bio Bank
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Agriturismi Ospiti della natura Criteri del censimento Aziende agricole biologiche certificate che svolgono anche attività agrituristica attraverso l’offerta di pernottamento e/o ristorazione.
Un agriturismo è per sempre! Si potrebbe riassumere così la situazione degli agriturismi aperti da aziende agricole biologiche. Grandissimo l’impegno per aprirne uno, tanti gli ostacoli da superare, mille i vincoli burocratici, sempre più lunghi del previsto i tempi. Per non parlare degli investimenti… Quando l’attività inizia, se ben impostata, difficile quindi tornare indietro. Con l’attività agrituristica l’azienda agricola diventa il centro di molteplici attività e servizi, accogliendo pubblici diversi secondo le stagioni e le necessità. Segnano un +19% anche gli agriturismi passando dai 1.302 del 2010 ai 1.553 del 2014. Una cinquantina quelli nuovi, meno di una sessantina quelli che hanno cessato l’attività o non sono più bio. Quasi tutti offrono il pernottamento: 1.442 realtà, pari al 93%. In crescita la ristorazione, che viene proposta da 1.254 agriturismi, pari all’81%. Per gli ospiti si parte dalla formula bed and breakfast, fino alla pensione completa. Ben 731 agriturismi, pari al 47% del totale, hanno inoltre il ristorante aperto anche ai non ospiti. Di questi, 251 utilizzano almeno il 70% di materie prime biologiche. Sono invece 1.398 gli agriturismi che effettuano la vendita diretta nel proprio spaccio. Un’offerta che copre il 90% delle realtà, confermando la sinergia tra ospitalità e offerta dei prodotti aziendali. E infine sono 465 gli agriturismi con fattoria didattica, pari al 30% del totale. Un ultimo dato riguarda la visibilità sul web, con 1.339 attività presenti con un proprio sito, pari all’86% delle realtà censite. Quella agrituristica è una realtà storicamente concentrata nel centro Italia, con 631 attività, pari al 41% del totale, seguito dal nord con il 32% e, con poco distacco, dal sud con il 27%. La regione con più agriturismi è da sempre la Toscana con 275 attività, seguita dall’Emilia-Romagna con 205 e dalle Marche con 168. Quella con la più elevata densità di agriturismi per ogni milione di abitanti è l’Umbria con 117 attività, seguita dalle Marche con 108 e dalla Toscana con 73.
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Trend 2010-2014
1.302 attività
19%
2010
1.553 attività
2014
Regioni leader 2014 Per numero n. di attività
1 Toscana - 275
2 Emilia-R. - 205 3 Marche - 168
Per densità
n. di attività/1 mln di ab.
1 Umbria - 117
2 Marche - 108 3 Toscana - 73
Caratteristiche 2014
30%
47% 90%
Con ristorante aperto a tutti 731 su 1.553, pari al 47%
Fonte: Bio Bank
Con vendita diretta
1.398 su 1.553, pari al 90%
Con fattoria didattica
465 su 1.553, pari al 30%
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Ristoranti & co Il bio fuori casa Criteri del censimento Ristoranti, pizzerie, gastronomie, bar, gelaterie ed altri locali che somministrano alimenti e bevande, utilizzando almeno il 70% di ingredienti biologici.
Ancora in crescita l’offerta di ristorazione, un dato in controtendenza che sorprende, vista la crisi di quella convenzionale. Nella crescita, il segmento trainante è sicuramente quello vegetariano e vegano. Come dimostra l’avvio della catena Veggy Days, la prima rete in franchising di ristorazione vegana e biologica in Italia. Tre i locali aperti nel 2014, una decina quelli in arrivo nel 2015. A gestire il circuito la società Che Veg, costituita da Con.Bio. di Santarcangelo di Romagna (RN), specializzata da oltre 15 anni nella produzione di alimenti bio-veg, e Pinguino Viaggi Network di Pesaro, con una lunga esperienza nel franchising turistico. Da tempo la ristorazione bio è in sala d’attesa per una regolamentazione europea o nazionale. Per non stare a guardare, alcuni enti di certificazione hanno messo a punto propri standard volontari sulla ristorazione bio. E per la prima volta si è mosso anche il mondo associativo con il disciplinare Bio Gourmet. Un progetto avviato nel 2013 da Confesercenti e Federazione Esercizi Pubblici (Fiepet) dell’Emilia-Romagna, con il patrocinio della Regione ed il sostegno di Eco-BioConfesercenti. Al primo posto tra le otto tipologie di attività monitorate, con l’incremento più significativo pari al 65%, ci sono proprio i ristoranti, passati dai 246 del 2010 ai 406 del 2014. In tutto sono circa 90 le nuove aperture del 2014, contro una trentina di chiusure. Nei ristoranti prevale la cucina vegetariana, indicata dal 57% dei locali, seguita da quella vegana con il 48% e da quella tipica e tradizionale con il 38%. Naturalmente ogni locale può offrire anche diversi tipi di cucina. Sono attività concentrate nel nord con 269 locali, pari al 66% del totale, seguito dal centro con il 27% e dal sud con il 7%. La regione con il maggior numero di attività è l’Emilia-Romagna che ne conta 94, seguita dalla Lombardia con 82 e, con molto distacco, dal Lazio con 44. L’Emilia-Romagna è anche la regione con la più elevata densità con 21 ristoranti per ogni milione di abitanti, seguita dalle Marche con 18 e dal Veneto con 9.
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Trend 2010-2014
246 attività
+65%
2010
406 attività
2014
Regioni leader 2014 Per numero n. di attività
1 Emilia-R. - 94
2 Lombardia - 82 3 Lazio - 44
Per densità
n. di attività/1 mln di ab.
1 Emilia-R. - 21 2 Marche - 18 3 Veneto - 9
Caratteristiche 2014
57%
Con cucina vegetariana
229 su 406, pari al 57%
Fonte: Bio Bank
48%
Con cucina vegana
196 su 406, pari al 48%
38%
Con cucina tipica e tradizionale
154 su 406, pari al 38%
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Mense scolastiche La scuola per esempio Criteri del censimento Comuni e scuole private che hanno introdotto alimenti bio nella refezione scolastica: una sola portata bio, alcuni prodotti bio o l’intero menù bio.
La scelta di non mettere una soglia per il censimento delle mense scolastiche biologiche, ma di includere anche quelle con una sola portata bio, nasce da due considerazioni. La prima tiene conto della realtà. Spesso l’inserimento dei prodotti bio avviene gradualmente, con una sorta di percorso a tappe. Qualcuno si perde per strada, ma i più proseguono, ampliando la gamma di prodotti bio utilizzati, anno dopo anno. Ed è più difficile che chi inizia torni indietro. Anche se la crisi può portare alcuni Comuni a “risparmiare” proprio sul biologico. La seconda guarda alla portata educativa di questa scelta, che va ben al di là del puro risvolto commerciale, perché educa i più piccoli e al tempo stesso dà il buon esempio ai grandi, alla comunità. Anche se il risvolto commerciale ha un significato importantissimo per i produttori agricoli biologici che forniscono le aziende di ristorazione, che a loro volta gestiscono le mense. L’esempio l’ha dato Cesena, la capitale dell’ortofrutta, dove è nata la prima esperienza italiana di ristorazione scolastica con dieta bio-mediterranea. Era il 1986 e ancora non esisteva una legge nazionale, né tantomeno europea, sul biologico. Ma quell’esperienza, nata nel cuore della Romagna, ha fatto da apripista, ha dato il coraggio di partire ad altre amministrazioni. E da allora, anno dopo anno, l’introduzione del biologico nella refezione scolastica ha fatto passi da gigante. Il numero delle mense bio comprende il numero dei Comuni che hanno scelto di introdurre in tutto o in parte alimenti bio nelle scuole pubbliche e il numero delle scuole private che hanno optato per il bio. Le cucine (centralizzate o decentrate) sono molte di più e ancora di più sono i luoghi di refezione dove vengono serviti ogni giorno 1.230.000 pasti, dall’intero menù bio fino a quelli con una sola portata o un solo alimento bio, come ad esempio la frutta. Per le mense scolastiche la crescita negli ultimi cinque anni è stata del 43%. Sono infatti passate dalle 872 del 2010 alle 1.249 del 2014. Un trentina le nuove mense censite nel 2014, una ventina quelle che non utilizzano più alimenti bio. Circa 290 le realtà che utilizzano almeno il 70% di materie prime bio nelle cucine delle scuole, il 23% del totale. Le mense che servono fino a 300 pasti ogni giorno sono quasi la metà, ovvero il 45%, da 301 a 600 pasti il 22%, da 601 a 1.500 il 20%, quelle più grandi oltre 1.500 pasti il 13%. I dati sono riferiti alle mense che hanno indicato il numero di pasti (1.157 sul totale di 1.249). Le mense bio sono soprattutto al nord, con il 71% del totale, mentre al centro sono circa il 18% ed al sud intorno all’11%. La regione con il maggior numero di realtà è la Lombardia, con 224 mense, seguita dal Veneto con 192 e dall’Emilia-Romagna con 172. Il Friuli-Venezia Giulia è la regione con la più elevata densità, con 76 mense scolastiche per ogni milione di abitanti, seguita dal Trentino-Alto Adige con 66 e dal Veneto con 39. 24
Trend 2010-2014
872
43%
attività
1.249 attività
2010
2014
Regioni leader 2014 Per numero n. di attività
1 Lombardia - 224 2 Veneto - 192
3 Emilia-R. - 172
Per densità
n. di attività/1 mln di ab.
1 Friuli-V.G. - 76
2 Trentino-A.A. - 66 3 Veneto - 39
Caratteristiche 2014
23%
Totale pasti giornalieri serviti
13% 20%
1.230.000
45%
22%
Con almeno il 70% di materie prime bio
290 su 1.249, pari all’23%
Fonte: Bio Bank
Quantità di pasti al giorno
Regioni leader per numero di pasti
Lombardia, Lazio, Emilia-R.
Regioni leader per densità di pasti
Toscana, Emilia-R., Lazio
45% fino a 300 pasti 22% da 301 a 600 20% da 601 a 1.500 13% oltre 1.500
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Cosmesi e detergenza Fuori Rapporto Dal 2012 Bio Bank pubblica i dati delle aziende di cosmesi bio e detergenza eco che hanno scelto la strada della certificazione volontaria presso un organismo accreditato. Dal 2014 si sono aggiunti anche i censimenti delle bioprofumerie e degli e-commerce di biocosmesi. Dedichiamo quindi un breve approfondimento a questo comparto emergente, con una breve analisi dei dati 2014 rispetto all’anno precedente.
Domanda e offerta
La domanda di questi prodotti è in aumento, perché cresce la sensibilità delle persone verso la tutela della salute e la salvaguardia dell’ambiente. E l’offerta è ormai ampia e strutturata, con prodotti per viso, corpo, capelli, igiene, antietà, anticellulite, solari, deodoranti, profumi, make-up, intere linee dedicate ai bambini e prodotti per i piccoli animali domestici. Parallelamente alla cosmesi, si sta sviluppando anche la detergenza bioecologica, alternativa ai tradizionali detersivi di origine petrolchimica, con detersivi per piatti e lavastoviglie, bucato a mano e in lavatrice, prodotti per la pulizia e per l’igiene della casa. Prodotti che si trovano non solo nei negozi specializzati di alimenti biologici, nelle bioprofumerie, nelle erboristerie, nei siti di e-commerce dedicati. Ma anche sugli scaffali di iper e supermercati, nelle catene convenzionali di bellezza e igiene come Tigotà, Acqua & Sapone, Iper Soap e Cad ed anche nelle profumerie convenzionali, che iniziano la loro marcia di avvicinamento. La strada è ancora un po’ lunga invece per parafarmacie e farmacie che - a rigor di logica - dovrebbero essere in prima fila in nome del benessere e della salute. I prezzi sono in linea con le marche di qualità, in certi casi anche più bassi, e questo è sicuramente uno stimolo ed un motivo in più per passare dal convenzionale al biologico.
Naturale, biologico, bioecologico
Sintetizzando quanto indicato nei vari disciplinari, possiamo definire: • cosmetico naturale quello che contiene ingredienti di origine vegetale e/o animale non dannosi per la salute umana, secondo una lista positiva e/o negativa indicata nel disciplinare scelto • cosmetico biologico quello che contiene una percentuale variabile, dichiarata in etichetta, di ingredienti di origine vegetale e/o animale biologici certificati in base al Reg. Ce n. 834/07, secondo una lista positiva e/o negativa e secondo i quantitativi minimi indicati nel disciplinare scelto • detergente bioecologico quello che si orienta su prodotti ecocompatibili, efficaci e sicuri per l’uomo e per l’ambiente, realizzato con ingredienti derivati da materie prime di origine vegetale o minerale e con materie prime biologiche e/o equosolidali.
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Aziende di cosmesi e detergenza
La scelta di censire solo aziende certificate nasce dal desiderio di fornire certezze su ingredienti, procedure e qualità, soprattutto in presenza di una comunicazione dove il richiamo al biologico e al naturale è spesso ingannevole. In assenza di una regolamentazione europea, come avvenne agli inizi per il biologico, è infatti la certificazione volontaria a tracciare la strada, con un fiorire di disciplinari e marchi, nazionali e internazionali, che segnano linee di confine e fissano paletti. Per le aziende la certificazione è una vera e propria strategia che punta a qualificare la propria produzione, creando un rapporto trasparente nei confronti del pubblico. Sono arrivate a quota 250 le aziende di cosmesi e detergenza rilevate da Bio Bank nel 2014, contro le 215 del 2013. Una cinquantina le nuove aziende censite, appena una decina quelle non più certificate.
E-commerce
Internet si conferma un canale d’elezione per questi prodotti con un’offerta ampia e profonda. Sono una trentina i negozi virtuali aperti direttamente dalle aziende di produzione e distribuzione, altrettanti quelli avviati da punti vendita e circa una cinquantina gli shop solo virtuali. Da segnalare che il numero di attività sul web e quello dei negozi fisici è praticamente lo stesso, poco più di cento. Un vero e proprio fifty-fifty tra mondo virtuale e mondo reale. Al secondo anno di censimento Bio Bank, gli e-commerce di cosmesi e detergenza sono passati dai 70 del 2013 ai 104 del 2014, con una crescita del 49%.
Profumerie
L’interesse per l’apertura di questo tipo di attività è elevato ed attira soprattutto un pubblico giovane e femminile. E pur essendo negozi specializzati con una storia recente, si sono già formate le prime reti. Come Thymiama, catena in franchising di bioprofumerie, partita da Roma nel 2009, che ha al suo attivo una quindicina di punti vendita distribuiti in una decina di regioni. O come Bella Bio, rete sempre in franchising partita dalla Romagna nel 2010, esattamente da Faenza, che conta già otto negozi tra Emilia-Romagna, Marche, Toscana e Sardegna. Nel secondo anno di censimento Bio Bank profumerie raddoppiano abbondantemente, passando dalle 43 del 2013 alle 105 del 2014, con un balzo del 114%. Un vero e proprio exploit dovuto solo in parte alla fase di avvio del censimento.
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