Blaulicht 5/2020

Page 51

SICUREZZA ©

Blackout: il rischio sottovalutato » Autore: Jörg Rothweiler

Swissphone

Blackout:

un rischio reale pericolosamente ignorato Gli esperti avvertono con forza: un blackout nei prossimi 5 anni è molto probabile e, se dovesse verificarsi in Svizzera, non finirebbe bene. Eppure il rischio viene sottovalutato. Così come era stata ignorata la probabilità di una pandemia. Finché non è arrivato il coronavirus. La Svizzera dovrebbe pertanto trarre i giusti insegnamenti da questa esperienza e dovrebbe farlo ora!

Ora la crisi dovuta al coronavirus ci mostra con che rapidità un pensiero puramente teorico possa diventare un’amara realtà, ma anche che molte delle conclusioni dell’ERSS 14 non sono andate abbastanza lontano e la realtà è spesso ben diversa dalla teoria delle esercitazioni. La confusione strutturale e relativa all’azione in materia di coronavirus aumenta da mesi; molte delle nostre azioni sembrano goffe, a volte completamente senza senso. Di conseguenza: la fiducia della popolazione nelle abilità della loro guida e nella sensatezza delle misure diminuisce visibilmente.

Herbert Saurugg è un esperto molto richiesto e quotato a livello mondiale sul tema blackout. Major a. D. e Master of Science in Business Development con specializzazione nella ricerca della sicurezza, nell’infrastruttura critica e nella gestione sistemica di rischio e crisi, è il Presidente della Società austriaca per la prevenzione delle crisi (GfKV), lettore in varie università specialistiche e gestore del sito web www.saurugg.net. Proprio qui avvisa: «Il verificarsi di un guasto elettrico e infrastrutturale (blackout) è una probabilità molto realistica nei prossimi cinque anni!»

Il coronavirus è pesante, il blackout pericoloso

Proprio accanto si trova il link al film «Svizzera al buio», pubblicizzato dall’Ufficio federale della protezione della popolazione (UFPP) in seguito all’Esercitazione della Rete integrata Svizzera per la sicurezza (ERSS) del 2014. Il filmato mostra cosa potrebbe succedere in caso di blackout: l’assistenza della popolazione verrebbe meno insieme alla comunicazione. Scoppierebbe il panico, seguirebbero saccheggi, rivolte ed eccessi di violenza. Infatti, la storia mostra che: nella crisi esistenziale, l’uomo attinge alla legge del più forte e lo Stato perde il controllo e il monopolio del ­potere. Secondo Saurugg, il pericolo maggiore non è tuttavia la possibilità di un blackout ma la speranza diffusa e completamente ultraterrena che ciò non accadrà mai.

Il coronavirus insegna che le scene di rischio sono possibili! Attualmente sperimentiamo quanto sia irrazionale questo assunto, l’ignoranza del rischio garantito che ai politici piace vivere: viviamo nel mezzo di una pandemia. Nessuno avrebbe creduto che potesse accadere, né un anno né sei anni fa, quando una «pandemia influenzale» costituì lo scenario centrale dell’Esercitazione della Rete integrata Svizzera per la sicurezza (ERSS) del 2014; ad affiancarlo è lo scenario 2, un «guasto elettrico con successiva e prolungata difficoltà di alimentazione in mancanza di elettricità», ossia un blackout.

In confronto alla crisi del coronavirus, un blackout ha naturalmente una maggiore forza esplosiva. Il coronavirus nuoce all’economia, la Confederazione perde miliardi e tante persone cadono in disoccupazione. La popolazione, abituata al benessere, deve sopravvivere a lungo convivendo con determinate restrizioni. Eppure ad oggi il coronavirus non ha leso all’assistenza di base. Neanche in una certa misura. Eppure in primavera si è scatenato rapidamente il panico. Già la sola paura di restare senza carta igienica ha portato alcuni a mostrare i pugni, sebbene non vi fosse alcuna necessità reale. Immaginiamoci cosa potrebbe accadere in caso di blackout. Se le persone avessero freddo, fame, sete e puzzassero. Se scoppiassero epidemie perché lo smaltimento dei rifiuti, i servizi igienici e gli impianti di depurazione non funzionano più. Se nessuno potesse fuggire a causa della mancanza di carburante, autobus, treni e aerei. Se le autorità restassero immobili e le persone non sapessero cosa sta accadendo e che pericoli esistono perché la tecnologia dell’informazione e della comunicazione (TIC) è morta e tutti i canali sono inutilizzabili. Ci sarebbe prima il panico totale, poi il caos e infine la violenza, prima nelle città, dove la dipendenza delle persone dalle infrastrutture è maggiore, poi anche in campagna. Le forze del girofaro blu (BORS) sarebbero sovraccaricate e dovrebbero fare affidamento sul funzionamento della tecnologia dell’informazione e della comunicazione (TIC).

Chi non comunica muore ... Ma anche la loro capacità di comunicazione sarebbe fortemente danneggiata. La relazione finale dell’ERSS 2014 ha stabilito con chiarezza che: «in caso di un guasto elettrico di più di 4 ore, i consueti allarmi via telefono e internet da parte di BORS non potrebbero più essere garantiti». Inoltre, blaulicht | gyrophare bleu | girofaro blu

49


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.