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EDITION #15 winter 2016 italian/english
inspired by il gattopardo, il ficus magnolioides e la plumeria,
SICILY SPECIAL ISSUE
{
Cover Cristina Colli
2 blossomzine.eu
#15 Winter issue 2016 Direttore responsabile / Founder & Editor in Chief Dana Frigerio
Ph. Maria Apalykova / Cristina Colli / Chiarugi Simonetta
Redattori/Contributors Maria Apalykova Luigi Belvedere Attilio Carapezza Simonetta Chiarugi Cristina Colli Dana Frigerio Andrea Gangi Anna Lo Porto Anna Marangella Eleonora Matarrese Pietro Puccio Matteo Ragni Saline della Laguna di Marsala Marcella Scrimali Manlio Speciale Daniele Spitaleri Alberto Trabucchi Sebastiano Tuccito Art direction & layout Dana Frigerio Traduzioni/Translation Cristiana Chiarugi Copertina/Cover Cristina Colli font: thanks to Billy Argel, Kimberly Geswein, Yomyfred production 2005, Brownfox
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Alcune foto o immagini presenti attualmente nella rivista sono situate su internet e costituite da materiale largamente diffuso e ritenuto di pubblico dominio. Su tali foto ed immagini il sito non detiene, quindi, alcun diritto d’autore e non è intenzione dell’autore del sito di appropriarsi indebitamente di immagini di proprietà altrui, pertanto, se detenete il copyright di qualsiasi foto, immagine o oggetto presente, oggi ed in futuro, su questa rivista, o per qualsiasi problema riguardante il Diritto d’Autore, inviate subito una e-mail all’indirizzo info@blossomzine.eu indicando i vs. dati e le immagini in oggetto così che si possa risolvere rapidamente il problema (ad esempio, con l’inserimento, gratuito e permanente, del nome dell’autore), oppure rimuovere definitivamente la foto (o altro).
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Blossom zine è una Testata giornalistica Autorizzazione n°103 del 3 aprile 2013 Tribunale di Milano.
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Denominazione di Origine Casalinga.
Frutta e verdura li coltivi tu, sulla loro qualità garantisce One Orto. Grazie ai suoi microelementi ed estratti vegetali, One Orto è il concime concentrato n°1 per efficacia e rispetto dell’ambiente che garantisce alla frutta e verdura del tuo orto un gusto e una genuinità senza paragoni, con risultati visibili fin dalla prima applicazione. Ecco perché su quello che porti in tavola tu ci metti la passione e One Orto ci mette la firma.
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{ Photos and Text
Cristina Colli
}
www.cristinacolli.com
cristina@cristinacolli.com
Seasonal inspiration: Winter
Cristina Colli
C’è tanto da amare di inverno, tanto che mi ispira. Quando arriva il solstizio d’inverno, tutte le foglie sono cadute a terra, e nei boschi i rami degli alberi spogli contro il cielo formano un disegno intricato simile al pizzo.
Avvolta in sciarpa di lana, cappello e guanti, affronto il freddo, mentre nell’aria gelida il respiro si trasforma in vapore. Trovo del muschio sbiancato, cosí bello, pigne, semi, ramoscelli di betulla, rametti di agrifoglio e di abete… tesori naturali
There’s much to love about winter, and much to inspire me. Come the winter solstice, all the leaves have fallen to the ground, and in the woods bare tree branches form an intricate lace-like pattern against the sky.
Wrapped up in holly scarves, hat and gloves, I brave the cold, my breath misting up in the chilly air. I find beautiful bleached moss, pine cones, seed heads, birch twigs, sprigs of holly and fir... natural teasures to play with and create.
con cui giocare e creare. I paesaggi invernali mi incantano: la campagna coperta di gelo, scintillante alla luce del sole, una scia di
fumo di legna che sale da un camino lontano, la nebbia magica, le albe rosa pallido, e, talvolta, una soffice coltre bianca di neve, che trasforma
Winter landscapes enchant me: frosty countryside sparkling in the sunlight, a trail of woodsmoke from a chimney far away,
magical swirling fog, pale pink dawns, and sometimes a soft white blanket of snow, turning even the most common view into a fairytale.
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anche la vista più comune in un paesaggio da favola. Quando é freddo pungente, amo trascorrere il fine settimana a casa, con candele, libri, tè e cioccolata calda speziata. Proprio come il mio giardino, dove l’elleboro é l’unico fiore, anche io sento il
bisogno di rallentare, e sonnecchiare. L’inverno è un tempo per riposare, guardarsi dentro, fare programmi e piantare nuovi semi, nuovi sogni ... proprio come le mie piante, in paziente attesa della primavera, e di un altro ciclo di vita e di crescita.
When the weather turns bitter cold, I long for cosy weekends at home, with candles, books, tea, and spicy hot chocolate. Just like my garden, where hellebores are the only flowers blooming, I feel the need to slow down, and doze off.
Winter is a time to rest, tune in, hatch new plans and plant new seeds, new dreams… just like my plants, patiently waiting for spring, and a new cycle of life and growth.
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{Photos Eleonora Matarrese }
http://pikniq.com/
info@pikniq.com
Pikniq: i segreti del cibo selvatico Pikniq è il primo e unico laboratorio di cucina vegetariana e vegana con cibo selvatico in Italia. Erbe, fiori, bacche, cortecce, radici e tuberi cucinati con modalità di cucina tradizionale e antica, tra cui la lattofermentazione e l’essiccazione. Nuove ricette da assaggiare e nuovi ingredienti da sperimentare, questa è la sfida di Eleonora Matarrese, proprietaria e chef di questo ristoro e laboratorio
gastronomico interessantissimo sito a Monza. Qualche esempio per stupirvi: Paesana su stecco da passeggio super wild: fave di cacao fermentate con fiori e sciroppo di pino e ginepro. Cioccolatino fondente alle radici selvatiche, coulis di Opuntia dillenii ai semi di Alliaria petiolata, mousse di castagna al finocchietto, gelée di caco al mandarino lattofermentato essiccato.
Pikniq is the first and only vegetarian and vegan cooking workshop with wild food in Italy. Herbs, flowers, berries, cortices, roots and tubers cooked with traditional old cooking methods, including lacto-fermentation and desiccation. New recipes to try and new ingredients to experiment, this is the challenge of Eleonora Matarrese, owner and chef of this very interesting gastronomic laboratory and refection based in Monza.
Some examples to astonish you: super wild Paesana on stick to go: fermented cocoa beans with flowers and pine and juniper syrup. Chocolate fondant with wild roots, Opuntia dillenii coulis with seeds of Alliaria petiolata, fennel chestnut mousse, lacto-fermented and desiccated tangerine persimmon gelée. But how do you create these recipes? “Most of these recipes are an invention of mine, even if sometimes
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Ma come nascono le creazioni di queste ricette? “La maggior parte di queste ricette sono una mia invenzione, anche se a volte è la rivisitazione della tradizione. Le pietanze proposte vengono preparate sulla base di quanto ho raccolto fresco al mattino, seguendo quindi il ciclo vitale delle piante. Il cibo selvatico in questo senso può essere considerato un
“superfood”, anche se ciò non va confuso con un cibo nuovo e alla moda, nonostante oggi si consideri un trend. È sempre esistito ! Da bambina ho sempre mangiato cibo raccolto da mia nonna, che mi ha insegnato e tramandato l’arte e l’attività di raccogliere il cibo spontaneo. Le mie ricette prendono spunto anche dalla tipologia di pianta, dai suoi nutrienti e dal suo sapore, ad esempio non
it’s a revisiting of the tradition. The food is prepared on the basis of what I pick up fresh in the morning, following therefore the vital cycle of plants.
ate food picked up by my grandmother, who taught me and handed down to me the art and the knowhow for collecting the spontaneous food.
Wild food in this sense can be considered a “superfood”, although it should not be confused with a new and fashionable food, despite today it’s considered trendy.
My recipes are inspired also by the type of plant, its nutrients and its flavor, for example, it’s not said that an herb considered suitable for a savory dish could not match a sweet, sour or umami taste.
It always existed! As a child I always
In this sense it is useful to know the
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è detto che un’erba considerata adatta per una pietanza salata non possa sposarsi con un gusto dolce, agrodolce o umami. In tal senso è utile conoscere le modalità di conservazione come la lattofermentazione, la preparazione di zuccheri, sali aromatici e aceti, fino a ricette di derivazione orientale per esplorare i migliori abbinamenti possibili. Nell’Italia meridionale dalla Puglia alla Sicilia, per esempio, è stata
per anni la normale attività quotidiana, utile al sostentamento di intere famiglie che i nostri avi conoscevano perfettamente. Salvaguardare la nostra salute salvaguardando, al tempo stesso, l’ambiente che ci circonda che è l’unico che abbiamo e dovremmo consegnarlo al nostro futuro più integro e il più biodiverso possibile.”
storage methods such as lacto-fermentation, the preparation of sugars, aromatic salts and vinegars, up to the eastern origin recipes for exploring all the best possible combinations. In southern Italy from Puglia to Sicily, for example, they were the normal daily activities for years, useful to entire families sustenance, our ancestors knew that perfectly. Safeguard our health safeguarding, at
the same time, the environment around us, which it is the only one we have and we should hand over to our future as much intact and biodiverse as possible. “
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{Text ad Photos Maria Apalykova}
www.instagram.com/elfinmary/
madam_marie@inbox.ru
il folklore di Elfinmary Le tue fotografie sono pura poesia, raccontano di luoghi magici e suggestivi tra la foresta e la steppa, puoi dirci dove abiti e quali sono i tuoi paesaggi preferiti? Vivo a Ivanovo, città russa dove sono anche nata, ma il mio cuore è legato alla campagna russa. Ogni fine settimana scappo nella mia dacia dove mi aspetta un piccolo giardino, una stufa, un pozzo e una vecchia staccionata in legno. In estate e in autunno mi piace andare in bicicletta lungo un percorso che costeggia
la foresta. Starei delle ore a guardare i prati e il campo di artemisia, ascoltando il sussurro del vento e osservando l’oscurità della foresta appena dietro le felci. Amo ascoltare il canto degli uccelli nei pressi del torrente e tornare a casa con un mazzo di fiori selvatici. Principesse, bambole e zarine, quali erano i tuoi sogni da bambina? In realtà il mio sogno si è avverato, sono diventata un’artista. Naturalmente avevo anche tutti i classici sogni infantili come volare sulla luna, avere un cavallo o un elefante in casa o vivere
Your photographs are pure poetry, they tell about magic and charming places, between forest and steppe, could you tell us where do you live and what are your favorite landscapes? I live in Ivanovo, the Russian town where I was born, but I wholeheartedly like Russian countryside. Every weekend I visit my country house, there’s a traditional stove, a little garden, a draw-well and an old wooden fence there. In summer and early autumn, I like to follow by bike the path cone connecting the forest to the field. I can look for
hours at the wormwood and meadowsweet field while listening to its whispering with the wind, and see the coolness and the darkness just behind a fern on the edge of the forest. And I can listen to some invisible birds, singing near the brook. And come back, always happy and with a wild flowers bouquet. Princesses, dolls and tsarinas, what were your childhood dreams? My childhood dream came true – I became an artist. Of course, I also had all childhood classic dreams: to fly to the
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in una torre come le principesse. Essere creativa per me è davvero una gioia! Quali sono gli oggetti più rari che possiedi tra vecchie fotografie, bottoni e fiori? Nella mia vasta collezione di oggetti quelli più rari sono le vecchie fotografie della famiglia dei miei nonni; mio nonno era molto bello da giovane ed io ero sempre felice quando stavo con lui. Mi piacciono molto i negozi di antiquariato e i mercatini delle pulci, poiché per me è come
stare a Disneyland. Colleziono anche chiavi, libri, antichi merletti fatti a mano provenienti da Vologda e cartoline d’epoca delll’inizio del XX secolo. Ho anche una vera rarità, una cornice di finestra in legno intagliato tipica della nostra tradizione chiamata Nalichnik. Ovunque io vada recupero degli oggetti, dal mio viaggio a Cuba ho portato una vecchia spilla di rame, un piccolo armadio giocattolo e il ramo di un albero. E, naturalmente, raccolgo piante secche: papaveri, ortensie, felci e muschi
Moon, to have a horse or an elephant at home, to live in a tower, like a princess. But to have become an artist – it’s really great! What are the rarest objects you collected among old photographs, buttons and flowers? The rarest objects in my collection are the old family photos of my grandmother and grandfather. Grandpa was very handsome when he was young, and I am always delighted with him. I like antique stores and
flea markets, they are like Disneyland to me. I collect old keys and books, antique handmade laces from Vologda and vintage postcards, printed at the beginning of the 20th century. From my trip to Cuba I brought an old copper brooch, a toy wardrobe and the branch of an unknown tree. I also have a real wooden spindle and a beautiful part of nalichnik (wooden floor). And of course, I collect dry plants: poppies, hydrangeas, ferns and mosses. What is your favorite fairy tale?
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per le mie fotografie. Qual è la tua fiaba preferita? Mi sono sempre piaciute le fiabe sul tema della metamorfosi: una rana che diventa un Tsarevna (la figlia di un zar), un mostro che diventa un principe … i racconti incentrati su questo momento meraviglioso, quello della trasformazione, mi affascinano da sempre. Invece quando ero una bambina mi chiedevo spesso del perché Tsarevna-Nesmeyana, la “Principessa senza
sorriso”, non volesse ridere… crescendo poi ho capito ! Ma in assoluto mi perdevo a guardare le illustrazioni delle fiabe russe di Ivan Bilibin, è il mio artista preferito e ancora oggi ammiro il suo talento unico. Dove possiamo trovare e acquistare le tue opere d’arte di carta? Le opere le potete vedere sulla mia pagina Instagram Elfinmary o scrivetemi a madam_ marie@inbox.ru Presto ci sarà anche un sito web.
I always liked fairy tales with metamorphoses: a frog becomes a tsarevna (the daughter of a zar), a monster becomes a prince... It’s a wonderful moment of transformation, when something happens and someone becomes a new person after the touch of a magic wand or some kind words. Or, for example, all of my childhood I was wondering about Tsarevna-Nesmeyana’s melancholy, why was she never smiling? When I became a woman, I understood why… But most of all I liked looking
at the illustrations for Russian fairytales, by Ivan Bilibin. He’s my favorite artist and I admire his unique talent. Where can we find and buy your beautiful paper art works? Everybody can see all my works on my Instagram page Elfinmary. If you want to buy something, you can write to me: madam_marie@inbox.ru. I am now working at the creation of my own website.
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{ Text and Photos Anna Marangella }
www.ultimissimedalforno.blogspot.it
ultimissimedalforno@gmail.com
Torta della Vigilia di Natale E finalmente la Vigilia di Natale è arrivata… La base di questa torta è la famosa Molly Cake, una torta molto usata in sostituzione del nostro classico pan di spagna per i suoi numerosi vantaggi. Per prima cosa è facilissima da fare, è semplice da tagliare e decorare, non si sbriciola... insomma è perfetta.
20 centimetri di diametro ma deve avere i bordi alti almeno 7-8 centimetri. La mia era un po’ più piccola, 18 centimetri con bordi di 7 centimetri che ho rialzato usando un foglio di carta da forno. Si cuoce in forno già caldo a 160 gradi per 50 minuti (fare sempre la prova stecchino prima di sfornarla!).
Ho montato la panna e poi l’ho messa in frigorifero. Ho poi montato molto bene le uova con lo zucchero e la vaniglia, ho aggiunto la farina e il lievito setacciati e infine, con delicatezza, per non smontarla, la panna.
Ho lasciato raffreddare bene la torta e poi l’ho tagliata in tre dischi. Ho mescolato il mascarpone, lo zucchero a velo e due cucchiai di panna montata con i frutti di bosco e ho farcito la torta.
La tortiera ideale per questa torta misura circa
L’ho coperta bene con la panna montata.
And finally Christmas Eve arrived... The basis of this cake is the famous Molly Cake, a cake much used in place of our classic sponge cake, for its many advantages.
cake measures about 20 centimeters in diameter and must have sides at least 7-8 centimeters high. Mine was a little smaller, 18 cm with 7 centimeters edges that I raised by using a sheet of baking paper. First of all, it’s easy to It must be baked in a do, simple to cut and preheated oven at 160 decorate and it doesn’t degrees for 50 minutes crumble… in short it’s I then let the cake cool perfect. down completely and sliced it into three discs. I whipped the cream and I mixed mascarpone, then I placed it in the icing sugar and two refrigerator. tablespoons of whipped I then whisked very well cream with the chopped eggs, sugar and vanilla, berries and I stuffed the I added the sifted flour cake. and the baking powder and finally, gently, not to I spread the whipped un-whip it, the cream. cream all over it. The ideal pan for this
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ingredienti: Per la base 250 millilitri di panna da montare 250 grammi di zucchero 250 grammi di farina per dolci 3 uova 2 cucchiaini di lievito un cucchiaino di estratto di vaniglia Per la farcia 250 grammi di mascarpone 2 cucchiai di panna montata 3 cucchiaiate abbondanti di frutti di bosco tagliati a pezzetti 2 cucchiai di zucchero a velo Per la copertura 450 grammi di panna montata con due cucchiai di zucchero a velo
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Natale download ricetta
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{ Text and Photos Simonetta Chiarugi }
www.aboutgarden.it
simonettachiarugi@gmail.com
download istruzioni Nappine di bacche di rosa La terza volta che sono passata per quella stradina non ho più resistito, accostata la macchina sono scesa armata di solo desiderio di impossessarmi di quelle grosse e grasse bacche di rosa che pendevano dalla cima di un vecchio muro. Una rosa giallo limone, forse una thea, che a testimonianza della sua identità aveva ancora qualche fiore aperto. Mi sono arrampicata come potevo, visto che come al solito indossavo i miei adorati zoccoli, fortuna che in quel momento non passava anima viva ad assistere alla scena. In fondo sono solo una manciata di cinorrodi, ma sempre di furto si trattava! Avevo in mente cosa fare di loro già dal primo
momento in cui li ho visti. Delle belle nappine! Ecco che ritornano, dopo quelle realizzate con gli aghi di pino é la volta delle nappine di cinorrodi. Cosa serve: Cinorrodi Mini trapano o piccola trivella a mano Fil di ferro da fioristi Forbici Ago da lana Corda fine Scarica il pdf con le istruzioni La nappina è pronta per essere appesa a un pomolo, abbellire un dono o essere utilizzata in qualsiasi modo la vostra fantasia possa suggerire.
The third time I drove along that street I couldn’t resist any longer, I pulled over and got out of the car armed only with the desire to take possession of those big, fat pink berries hanging from the top of an old wall. A lemon yellow rose, a thea perhaps, which to remind its identity was still bearing some open flower. I climbed as I could, since, just as usual, I was wearing my beloved clogs, lucky enough that at that time not a soul passed by to witness the scene. It was after all just a handful of rose hips, but still a theft it was! I already knew what i would have done with them from the first moment I saw them.
Some beautiful tassels! Here they come again, after those made with pine needles it’s now the turn of the tassels of rosehips. What’s necessary: Rosehips Mini drill or small hand drill Florist Iron wire Scissors Wool needle Thin rope Download Free PDF The tassel is ready to be hung on a doorknob, to embellish a gift or to be used however your imagination might suggest.
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la voce delle piante
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{Text and photos Matteo Ragni }
www.matteoragni.eu
matteo@matteoragni.eu
Portobello market
CORTADERIA STARS & STRIPES La nuova Cortaderia è una vera star! Questa nuova varietà brilla con la sue splendide foglie d’oro variegate. Questa pianta richiede un grande sforzo? No, affatto, è molto facile da mantenere tutto l’anno, in inverno non gela, in primavera preferisce il sole diretto, così diventa più bella! The new Cortaderia ‘Stars & Stripes’ is a true star! This new variety shines with its beautiful variegated golden leaves. Does this plant require a lot of effort? Not at all, it’s very easy to maintain throughout the year, it doesn’t freeze in winter, in spring prefers direct sun, in order to become more beautiful!
DIERVILLA SESSILIFOLIA ‘COOL SPLASH’ Ci sono piante che crescono bene sempre e altre che hanno bisogno di cure. La Cool Splash ha bisogno di essere protetta dal sole diretto e vuole un giardino fresco e “inglese” per dare il meglio di se. British Cool! There are plants that grow always well and others that need care. The Cool Splash needs to be protected from direct sunlight and wants a fresh and “English” garden to give the best of itself. British Cool!
IRESINE RED HEART Direttamente dagli anni 80, dalle piste delle discoteche più glamour della costa l’Iresine Red Heart ti fa sognare con il suo cuore sempre caldo e le sensuali foglie striate di nero. Tienila nascosta, all’ombra del sole, in casa o sul balcone. Per trovarla segui i raggi di luce che sprigiona e amala, intensamente. Directly from the 80s, from the most glamorous discos of the coast Iresine Red Heart makes you dream with its always warm heart and its sensual leaves, streaked with black. Keep it hidden, in the shade, at home or on the balcony. To find it follow the rays of light shining from it and love it, intensely.
PACHYCEREUS PRINGLEI CRESTATO Palle pelose, spinose e crestate. Da tenere in giardino nei vasi di coccio per ritirarlo in inverno, come le nonne. Le forme crestate del Pachycereus pringlei non fioriscono mentre la specie non crestata fa dei fiori brutti ma dei frutti interessantissimi! Delle vere e proprie perle dal Messico. Hairy, thorny and crested balls. To be kept in the garden in earthenware pots and to be withdrawn in winter, just like with grandmothers. The crested forms of Pachycereus pringlei do not bloom, while the not-crested species produces ugly flowers but very interesting fruits! Real pearls from Mexico.
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PHYSOCARPUS LITTLE JOKER Compatto ed infuocato, piccante dalle foglie rosse e grazioso quando fiorisce in estate. Un cespuglio da balcone e da terrazza sempre molto focoso che resiste bene al caldo e al freddo e che mette colore anche nel grigiore della vita cittadina. Compact and fiery, spicy with red leaves and very graceful when blooming in summer. A balcony and terrace bush always very dashing with a good resistance to hot and cold, able bring color even in the greyness of the city life.
Bianco puro e delizioso. La Princettia è l’evoluzione della Stella di Natale. Piante belle e fiorite a lungo. Piante intense nel colore dei fiori e delle foglie. Resistenti in casa anche con poca luce. Buon Natale! Pure and delicious white. The Princettia is the evolution of the Christmas Star. Beautiful and with a long-lasting florescence plants. Intense in the color of its flowers and leaves. Resistant at home even with little light. Merry Christmas!
RHODOXIS FAIRYKISSES Ci sono piante che ci fanno degli scherzi. Questa erbetta bulbosa delicata ed insignificante quando fiorisce ti ruba il cuore e ti tiene appiccicato al fiore. Portatelo in giro sempre, tienilo in vaso ed in giardino tutto l’anno, avrai sempre piante deliziose e rigogliose. There are plants that trick us. This delicate and insignificant bulbous herb steals your heart and keeps you glued to the flower when it blooms. Carry it always around, keep it in pots and in the garden all year round, you will always have delicious plants in bloom.
VIOLA WONDERFALL BLUE PICOTEE SHADES Viola del pensiero di alta qualità, ricadente capace di animare il balcone appendendola e lasciandola cadere come onde di mare. Facile da coltivare lasciandola tutto l’inverno sul balcone. Basta concimare in primavera e tenere sempre il terriccio bagnato e fertile. High-quality WondeFall pansies, free-faller capable of animating the balcony by hanging it and letting it flow like sea waves. Easy to grow leaving it all winter on the balcony. Just fertilize it in spring and keep it always in a wet and fertile soil.
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in sicilia
ti racconto la Sicilia con
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{Text Arch. luigi Belvedere} {Photos Dana Frigerio }
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luigibelvedere.architetto@gmail.com
blog@blossomzine.eu
C’era una volta il Gattopardo La Duchessa,benché tutti nell’antica città dei costruttori di pithos Caltagirone che gli arabi chiamavano Qal’at al Giarun - la appellassero seccamente il Duca, avendo lei ereditato ogni bene e titolo del padre in virtù della non applicazione in Sicilia della legge Salica,
stava seduta sul divano sormontato dalla grande specchiera dorata in fondo al camerone dalle pareti ricoperte di lampasso di seta rosso. Sulle gambe, compostamente riunite e celate dalla lunga veste di gabardine che le sfiorava le caviglie, un album di foto ingiallite
The Duchess, although everybody in the ancient city of the constructors of pithos - Caltagirone, called Qal’at al Giarun by the Arabs - used to call her the Duke, since she inherited every property and the title from her father, by virtue of the non-application
of the Salic Law in Sicily, was sitting on the couch topped by a golden large mirror and placed at the end of the big room whose walls were covered in red silk lampas. On her legs, sedately closed and hidden by the long gabardine dress that brushed her ankles, a
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che somigliava ad una sorta di opera omnia della dinastia del suo intricato parentato. Tutti i rappresentanti di ogni ramo, che già prima del maggio 1860 avevano ricevuto l’investitura di un titolo aristocratico, erano stati fotografati in altere pose feline e su ogni scatto, stampato nel canonico formato Margherita, era stato giustapposto nome, cognome e predicato di ognuno, il tutto per la memoria dei posteri. Tra queste si soffermò a guardarne una che immortalava due giovani nel giorno delle loro nozze. L’inchiostro dei loro nomi era ormai
svanito ma si scorgeva ancora la scritta… figlia del Marchese della Ganzaria. Un vuoto di inchiostro ancora e poi … Tomasi Principe di Lampedusa, Duca di Palma, Barone di Montechiaro e Falconeri.
yellowed photo album resembling some kind of a complete opus of the dynasty of her intricate family tree.
Every representative of each branch, which even before the May 1860 had received the investiture Si! Doveva essere of an aristocratic title, proprio lui, lo Scrittore, was photographed in il cui nome spiccava haughty feline poses sulla copertina del libro and on every shoot, adagiato sul sofà accanto printed in the canonical a lei, dove un gattopardo Margaret format, name, danzante ed incoronato surname and predicate su di un fondo verde of each one had been le ricordava tanto lo juxtaposed, for the stemma del suo casato memory of posterity. impresso sul dorso dell’album fotografico, Among them she un leone rampante di paused to look at one oro su campo azzurro that immortalized a attraversato sul tutto da young couple in the una banda dorata. day of their wedding.
The ink of their names had vanished but the caption was still visible... daughter of the Marquis Ganzaria. Another void of ink and then... Prince Tomasi di Lampedusa, Duke of Palma, Baron of Montechiaro and Falconeri. Yes! It had to be him, the Writer, whose name stood out on the cover of the book lying on the sofa beside her, where on a green background a crowned and dancing leopard reminded her so much of her family’s coat of arms engraved on the back of the photo album, a golden rampant lion on a blue field, with a golden band across.
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Accanto al libro un biglietto con stampato in alto a colori lo scudo della “Titanus” nel quale le si chiedeva la disponibilità a ricevere la visita del regista Visconti e dello scenografo Mario Garbuglia, a cui la casa cinematografica aveva affidato la realizzazione del film tratto dal romanzo edito dalla Feltrinelli, vincitore del premio Strega nel 1959, Il Gattopardo.
Un campanellino di maiolica trillò due volte, Gina si affacciò da dietro una delle ante della cappella del salone, che per tutto maggio restava aperta per la recita serale del rosario in devozione alla Conadomini, a quel punto la Duchessa disse: “sparecchia l’altare e chiama Michelino. Andiamo alla Portazza, è tempo di villeggiatura !”. Era il Maggio del 1961.
Next to the book a note with printed in colors on the top the “Titanus” shield, with which she was asked to receive the visit of Visconti, the director and the set designer Mario Garbuglia, to whom the studio had entrusted the realization of the film based on the novel published by Feltrinelli, the Strega prize winner in 1959, the Leopard.
A majolica bell rang twice, Gina looked out from behind one of the doors of the Hall Chapel, which for the whole of May was left open for the evening recitation of the rosary devoted to the Conadomini family, at which point the Duchess said: “clear the altar and call Michelino. We go to Portazza, it’s holiday time! “. It was on May 1961.
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il gattopardo
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vivaio Lo Porto
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Dana Frigerio
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Vivai Lo Porto Corso Calatafimi, 262, 90129 Palermo 091 485606 www.vivailoporto.it info@vivailoporto.it
Un vivaio settecentesco Palermo una città da visitare almeno una volta nella vita, famosa per i suoi monumenti e per i suoi luoghi affascinanti nascosti tra stradine, viuzze e giardini. Per avere uno spaccato imperdibile di Palermo vi consiglio di passeggiare nei mercati storici della città Capo, Ballarò e Vucciria, visitare il giardino pubblico Garibaldi, dove vive da oltre 150 anni un Ficus monumentale e non ultimo visitare il vivaio Lo Porto in centro a Palermo. Il vivaio della famiglia Lo Porto è un luogo magico. Ve lo immaginate passeggiare lungo i viali di un vivaio che ha avuto la fortuna di sorgere in un luogo
particolare, ovvero nel giardino di una villa settecentesca? Costruita da monsignor Salvatore Ventimiglia figlio del Principe di Belmonte, il giardino della villa fu poi trasformato in Giardino di Acclimazione per piante tropicali ed esotiche, con alberi secolari e speciali come la Dracena draco e un’altissima palma Washingtonia ormai invasa e direi mangiata dalla Bignonia Macfadyena unguis cati dai fiori gialli. Nelle suggestive serre si coltivano piante da appartamento, nei viali invece palme, papiri, rose e peperoncini ci accompagnano lungo il percorso, insieme a Hibiscus dai colori
Palermo a city one must visit at least once in life, famous for its monuments and its fascinating sights hidden between narrow streets, alleys and gardens.
that has had the good fortune to arise in a particular place such as the garden of an eighteenth-century villa?
The vivarium of the Lo Porto family is a magical place.
Built by Monsignor Salvatore Ventimiglia son of the Prince of Belmonte, the garden of the villa was later transformed into the Garden of Acclimatisation for tropical and exotic plants, with secular and special trees like Dracena draco and very high Washingtonia palm, now invaded and I would say eaten by Bignonia Macfadyena unguis cati by yellow flowers.
Can you imagine strolling along the boulevards of a nursery
In the outstanding greenhouses houseplants are grown, while in
To have an unmissable insight into Palermo I recommend you walk in the oldest markets in Town: Capo, Ballarò and Vucciria; then visit the public garden Garibaldi, where for over 150 years a monumental Ficus has been living and, not last, make sure to go see the vivarium Lo Porto in the city center.
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sgargianti e dai fiori enormi, sarete inoltre inebriati dal profumo di gardenie, plumerie dalle mille sfumature e dalla fragranza del gelsomino. Abbiamo chiesto alla nipote del fondatore, l’agronoma Anna Lo Porto qual è il suo segreto per proseguire con l’attività di famiglia arrivata alla terza generazione. “Mettersi in gioco in prima persona e diffondere l’amore per le piante e il giardinaggio anche con corsi specializzati in vivaio per adulti e bambini; siamo stati i primi a Palermo nel lontano 2006 ad attirare sempre più persone e appassionati di piante aprendo la Gardenschool Lo Porto. Inoltre la mia passione
per le rose, mi ha portato ad organizzare “Passioni in mostra” evento-mercato dedicato alle rose, che riscuote dal 2004 un notevole successo di pubblico. Ogni anno tra aprile e maggio, il nostro vivaio si riempie di una ricca collezione di rose antiche e moderne provenienti da tutto il mondo E non ultimo, come ogni palermitano, ho la passione per le plumerie, qui chiamate pomelie, e mi sono impegnata ad importare nuove varietà dalla Thailandia, dai colori sgargianti e mai visti che ormai hanno un posto d’onore in quasi ogni balcone della città.”
the boulevards palms, papyrus, roses and peppers accompany us along the way, together with brightly colored Hibiscus by huge flowers. You will also get inebriated by the scent of gardenias, plumerias by a thousand shades and by the fragrance of jasmine. We asked the granddaughter of the founder, the agronomist Anna Lo Porto, what is her secret for continuing the family business in its third generation.
people and lovers of plants by opening the Lo Porto Gardenschool. Moreover my passion for roses, led me to organize “Passioni in mostra” an event-market dedicated to roses, collecting since 2004 a good success of public. Every year between April and May, our vivarium fills up with a rich collection of antique and modern roses from all over the world.
Last but not least, like every palermitan, I have a passion for plumerias, “Get in the game in here called Pomelias, first person and spread and I provide to import the love for plants and new varieties by the gardening also with bright and never seen specialized workshops colors from Thailand, both for adults and they have conquered by children in our vivarium; now a place of honor in we were the first ones in nearly every balcony of Palermo, back in 2006, the city.” to attract more and more
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Dracena draco
Bignonia Macfadyena unguis cati
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Hotel Villa Igiea Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento anche la città di Palermo scelse l’Art nouveau nel suo tentativo di culla internazionale della Belle Époque. Questo movimento artistico e filosofico di rinnovamento si era affermato e
diffuso in tutta Europa e in America con quell’entusiasmo creativo e quella fiducia nel progresso e nella modernità tipica di chi lotta contro l’accademismo ottocentesco. La ricchissima famiglia Florio divenne il motore
In the late nineteenth and early twentieth century also the city of Palermo chose the Art Nouveau in its attempt to become an international cradle of the Belle Époque. This artistic and philosophical movement of renewal had been established and spread
throughout Europe and United States with that creative enthusiasm and faith in progress and modernity typical of those who fight against the nineteenth-century academicism. The very rich Florio family became the engine of this renewal towards
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di questo rinnovamento verso un cambiamento a dir poco epocale. Ignazio Florio Jr era un magnate e mecenate di quella Palermo felicissima a cavallo tra i due secoli; possedeva industrie, banche, fonderie, cantieri navali, tonnare e saline, nonché cantine vinicole, dove anche il Marsala veniva prodotto, e una delle più grandi flotte navali europee, la Società di Navigazione Italiana. Nel giro di pochi anni la città si arricchì di un gran numero di ville e palazzi liberty, dal monumentale Teatro Massimo alla bellissima Villa Igiea, finanziata da Florio e progettata anch’essa dall’esponente per eccellenza del liberty, l’Arch. Ernesto Basile. Villa Igiea, che domina la baia di Palermo,
venne inaugurata nel 1900; inizialmente venne progettata come clinica per le cure termali, il cui nome venne infatti ispirato dalla dea Igiea la protettrice della salute e dell’igiene. Ben presto, durante lo svolgimento dei lavori fu trasformata in un lussuoso albergo, tutt’ora in attività, dove la famiglia Florio riceveva ospiti, magnati ed artisti. La Sala da pranzo fu disegnata in ogni più piccolo dettaglio da l’Arch. Basile, dalle porte, alle finestre alle maniglie; le spettacolari decorazioni liberty furono eseguite da Ettore De Maria Bergler e tutto il mobilio dell’edificio fu realizzato dalla ditta Ducrot ed esprimono meravigliosamente i fasti e i riti mondani della borghesia. Come non rimanere
an epochal change, to say the least. Ignazio Florio Jr was a magnate and patron of that overjoyed Palermo at the turn of the century; he owned industries, banks, foundries, shipyards, tuna traps and salt marshes, as well as wine cellars, including Marsala cellars, and one of the largest European navies, the Società di Navigazione Italiana.
its name was in fact inspired by the goddess Igiea, protector of health and hygiene. Soon, during the progress of the works it was transformed into a luxury hotel, still in business nowadays, where the Florio family used to receive guests, magnates and artists.
The Dining Room was designed in every detail from the Arch. Basile, from doors, to windows and handles; the Within a few years the spectacular Art Nouveau city was enriched with decorations were made by many villas and Art Ettore De Maria Berglere, Nouveau buildings, from all the furniture of the the monumental Teatro building was produced Massimo to the beautiful by Ducrot and they Villa Igiea, funded by wonderfully express the Florio and designed by the splendors and worldly exponent for excellence of rites of the bourgeoisie. the liberty style, the Arch. Ernesto Basile. How not to be charmed by the flower Villa Igiea, overlooking maidens among lilies, the Bay of Palermo, was irises, poppies and inaugurated in 1900; It pomegranates and a was initially designed as a landscape with water clinic for spa treatments, lilies and swans that
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Liberty
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affascinati dalle fanciulle in fiore che tra gigli, iris, papaveri e melograni e un paesaggio con cigni e ninfee ci raffigurano la giovinezza femminile, il profumo del mattino e il tramonto. Ricercatissimo il gusto di questa decorazione floreale, dove le linee curve e sinuose sono ispirate alle forme del mondo vegetale e
combinate a elementi di fantasia. In questa fastosa Sala da pranzo, ci dobbiamo immaginare Donna Franca, moglie di Florio, che bella, elegante e sofisticata era l’indiscussa protagonista di una mondanità internazionale e colta, quale era la Palermo dell’epoca.
depict the female youth, the smell of the morning and the sunset. Very refined the taste of this floral decoration, where the curvy and sinuous lines are inspired by the forms of the vegetable world and combined with elements of fantasy. In this sumptuous dining
room, we have to imagine Donna Franca. Florio’s wife, which, beautiful, elegant and sophisticated, was the undisputed star of an international and cultured high society, the Palermo of that era.
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Andrea Gangi
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Intervista dell’Arch. Daniele Spitaleri al designer Andrea Gangi.
ibridi particolari Sotto il ficus di via Montesano, mi aspetta un piccolo elfo, dai capelli turchini. Andrea Gangi, amico e designer catanese dal glamour internazionale.
principale, via Etnea.
Avanziamo insieme per il suo negozio/ laboratorio, in via San Michele, melting pot, della creatività catanese, dove varie figure si confrontano in un angolo riservato della Catania Barocca, alle spalle della via
IBRIDI nasce nel 2007, di ritorno dopo 9 anni da Milano, avevo voglia di creare, nella mia città, un contenitore di creatività, alla portata di tutti.
Entrati, ci immergiamo in un mondo colorato, il mondo IBRIDI. Come nasce IBRIDI ?
Chi sei? Io sono Andrea, un ex
Under the ficus in via Montesano, a small elf by the blue hair is waiting for me. Andrea Gangi from Catania, a friend and designer with an international glamour. We walk together in his shop/laboratory, in via San Michele, melting pot of Catania’s creativity, where various figures meet in a quiet corner of the Baroque Catania, behind the main street, Via Etnea.
Once entered, we dive into a colorful world, the IBRIDI world. How did iBRIDI start? IBRIDI was born in 2007. Back in Catania after nine years spent in Milan, I wanted to create, in my city, a container of creativity, at everybody’s reach. Who are you? I am Andrea, a former dark almost in my
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dark quasi quaranTEEN, faccio cose. Fortunato di fare quello che mi piace.
fenicotteri, le rondini e i cuori.
La tua nuova collezione di abbigliamento, a cosa ti sei ispirato?
La collezione 2016/17, sono elementi geometri, semplici dalle grandi dimensioni, in colori primari e dal gusto retrò.
Agli anni 70, al dark, al gotico e alle donne vittoriane. E le tue gioie in plexiglass? Mi accompagnano da 10 anni, musthave i
forties, I make things. I feel lucky to do what I like.
Mi ispiro ai tattoo.
Conosci la canzone “ Geometria Polisentimental” di Alaska? No! ASCOLTALA!
Your new clothes collection, what inspired you? The 70’s, the dark, the Gothic, the victorian women. And your plexiglass jewelry? It accompanies me for 10 years, flamingos, swallows and hearts
are a must have. I get inspired by tattoos. In the 2016/17 collection there are geometrical elements, simple and of great dimensions, in primary colors and retrò taste. Do you know the song “Geometria Polisentimental” by Alaska? No! Yo gotta listen to it!
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Saline Della Laguna di Marsala
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Saline Della Laguna di Marsala Le Saline Della Laguna di Marsala possono essere considerate il completamento ideale di una passeggiata a Mothia, antica città fenicia, sita sull’isola di San Pantaleo. La Riserva naturale dello Stagnone di Marsala ha un paessaggio originale ed affascinante, la vegetazione della riserva è caratterizzata dalla presenza di specie xerofile, adattate all’alto grado di salinità, tra cui vanno ricordate la salicornia glauca, Arthrocnemum glaucum o asparago di mare che viene utilizzata anche in cucina; cruda , bollita o condita con olio e limone. La prima citazione delle saline risale al 1154, ad opera del geografo arabo Edrisi, ma la loro storia è più antica, poiché le vasche furono impiantate quasi 2000 anni prima dai fenici che fondarono appunto le proprie colonie nella Sicilia occidentale. Le saline sono costituite da vari ordini di vasche
con una propria specifica funzione e la produzione del sale avviene sfruttando gli elementi naturali. Il sale marino viene ottenuto per evaporazione dell’acqua di mare, secondo un semplice ed ingegnoso metodo di “distillazione frazionata” artigianale, che consente di esaltarne le qualità positive ed al contempo eliminare i composti indesiderati come il solfato di calcio o il gesso. La vasca più grande è la “fridda”, separata dal mare dalla diga esterna (in gergo “traversa” a mare). Viene alimentata direttamente dal mare, tramite i “purtedda d’ammare”, piccole chiuse che vengono aperte con l’alta marea. Le “fridde”, che sono anche delle ottime vasche di coltura per il “pesce di salina, sono collegate con il “vaso di coltivo”, una vasca di evaporazione e distribuzione, il cui livello è superiore a quello di tutte le altre.
The Ettore and Infersa salterns can be considered the ideal completion of a walk to Mothia, an ancient Phoenician town located on the island of San Pantaleo. The Natural Reserve of Stagnone in Marsala has an original and fascinating scenery, the vegetation of the reserve is characterized by the presence of xerophilous species, adapted to the high level of salinity of the place, species such as Salicornia glauca, Arthrocnemum glaucum and sea asparagus also used in the kitchen; raw, boiled and seasoned with olive oil and lemon.
of various orders of tanks with their own specific function and the production of salt is done by exploiting the natural elements. The sea salt is obtained by evaporation of sea water, according to a simple and ingenious method of artesanal “fractional distillation”, which allows to enhance its positive qualities and at the same time to eliminate unwanted compounds such as calcium sulphate or gypsum.
The largest pool is called “fridda”, separated from the sea by the outer sea dike (”traversa” to The first mention of the sea, in slang). It is the salterns dates back powered directly from to 1154, by the Arab the sea, through the geographer Edrisi, but “purtedda d’ammare”, their history is more small locks that get to ancient, since the tanks be opened at high tide. were implanted there The “fridde”, which are almost 2,000 years before also excellent culture by the Phoenicians who tanks for the saltern actually founded their fish, are connected with colonies in western the “vaso di coltivo “, Sicily. an evaporation and distribution tank, whose The salterns consist level is higher than that
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marsala
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Da essa l’acqua viene prelevata attraverso una serie di canali che la distribuiscono verso il cuore produttivo della salina, le “caure” o vasche evaporanti. Sono vasche poco profonde distribuite in gruppi di 4 vasche in serie. Ogni unità di questo genere alimenta in generale due vasche salanti, le vasche più
vicine all’argine esterno, dove materialmente si produrrà la crosta di sale. L’ultima vasca caura di ogni serie, detta sentina, è quella che alimenta le vasche salanti, con l’operazione che durante tutta l’estate si ripete ogni due-tre giorni e viene detta “sirvuta” (servita).
of any other. From this the water is drawn through a series of channels that distribute it to the productive heart of the saltern, the “caure” or evaporating tanks, not too deep ponds distributed in groups of 4 tanks in series. Each unit of this kind normally feeds two salting basins, the tanks
nearest to the outer embankment, where the salt crust will be materially produced. The last “caura” tank of every series, called “sentina”, is the one that feeds the salting tanks, with the operation that throughout the summer is repeated every two to three days and is called “sirvuta” (served).
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Palermo
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Il Ficus macrophylla subsp. columnaris di Piazza Marina A Palermo, è possibile vedere i primi esemplari di Ficus magnolioides introdotti in Italia nella prima metà dell’ottocento dal direttore dell’Orto Botanico dell’epoca, Vincenzo Tineo. La specie era allora nota botanicamente con il nome di Ficus nervosa ed alcune piantine, prelevate da un
vivaio francese, furono introdotte a Palermo, per provarne la coltivazione in alcuni giardini privati come Villa d’Orleans ed, in seguito, all’Orto Botanico. Qualche anno dopo, al momento di dovere realizzare la sistemazione di Piazza Marina (1862-1863), l’architetto Basile su consiglio di Tineo
In Palermo it is possible to see the first specimens of Ficus magnolioides introduced in Italy in the early nineteenth century by the director of the Botanical Garden at the time, Vincenzo Tineo. The species was then known botanically as Ficus nervosa and some plants, taken from a French nursery, were introduced in Palermo in order to test
their cultivation in some private gardens such as Villa d’Orleans and, later, the Botanical Garden. A few years later, when having to carry out the Piazza Marina accommodation (18621863), the architect Basile, following the advise of Tineo, inserted some young specimens of this new species in the middle of the square
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inserì alcuni giovani esemplari di questa nuova specie al centro della costruenda piazza con l’idea di contornare visivamente, con una quinta sempreverde, la chiesa della Catena e il Palazzo dello Steri ivi presenti. Vai a sapere che nel clima mite della città siciliana i Ficus cresceranno a dismisura mandando a monte lo studio prospettico del famoso architetto. La specie, identificata inizialmente come Ficus nervosa, crescendo a
dismisura comincia ad evidenziare caratteri botanici peculiari tanto che agli inizi del novecento Antonio Borzì, nuovo direttore dell’Orto botanico di Palermo, chiama la specie Ficus magnolioides per la somiglianza delle foglie a quelle della Magnolia grandiflora con la quale il ficus viene spesso confuso. C’è inoltre da rilevare che la specie, nota a metà ottocento come Ficus nervosa,
being built with the idea of visually contouring, with an evergreen layout, both Catena church and Palazzo Steri therein. Surprisingly in the mild climate of the Sicilian city the Ficus grew out of proportion upsetting therefore the prospective study of the famous architect. The species, initially identified as Ficus nervosa, growing dramatically began to highlight peculiar botanical characters so that at the beginning of the twentieth
century Antonio Borzì, the new director of the Palermo Botanical Garden, called the species Ficus magnolioides due to the resemblance of its leaves to those of Magnolia grandiflora with which the ficus is often confused. It should also be noted that the species, known in mid-nineteenth century as Ficus nervosa, renamed in the early twentieth century Ficus magnoliodes Borzì, became, at the beginning of the twenty first century, Ficus macrophylla subsp,
• Selezione di varieta’ ampiamente testate per l’esterno
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ribattezzata agli inizi del novecento Ficus magnoliodes Borzì è divenuta, agli inizi del duemila, Ficus macrophylla subsp, columnaris; per il futuro si vedrà! I ficus, in genere nei luoghi di origine (per il Ficus magnolioides è l’Australia) sono considerate specie epifite cioè piante che crescono sopra un’ altra pianta senza tuttavia esserne parassite. I semi trasportati dagli uccelli, che ne sono ghiotti, vengono rilasciati nelle parti alte delle chiome di altri alberi dove germinano;
con la crescita la giovane pianta produrrà radici aeree che nella corsa verso il basso si attorcigliano intorno al tronco della pianta ospite che in breve verrà completamente fagocitata. Ecco perché i Ficus magnolioides insieme a poche altre specie come ad esempio Ficus aurea sono noti come ficus strangolatori (necatplantas).
columnaris; for the future we’ll see! The ficus, in the places of origin (for Ficus magnolioides Australia) are usually considered epiphytic, that is plants that grow on another plant without being parasitic. The seeds transported by the birds, who appreciate them very much, are released in the upper parts of the foliage of other trees where they germinate; while growing the young plant will produce aerial roots that in the run-down twist around the trunk of the host plant which soon will be completely swallowed up.
That’s why the Ficus magnolioides along with a few other species such as Ficus aurea are known as strangler Ficus (necatplantas).
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Scalinata di Santa Maria del Monte
ceramiche Alparone
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Alberto Trabucchi
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Caltagirone... un gioiello ! La città siciliana di Caltagirone è conosciuta per sua la fama dovuta alle ceramiche e alla sua tradizione millenarie, che risale al IV secolo A.C., della produzione di vasellame, figurine in terracotta per il presepe e non e di fischietti, ma oggettivivamente, ogni angolo della città è da considerarsi un museo all’aperto. Situata in posizione
strategica tra Gela e Catania, il suo territorio fu abitato fin dall’antichità ed ebbe grande prosperità economica, grazie alle cave di ottima argilla e alla presenza di boschi, per alimentare i forni delle botteghe delle ceramiche. Ricca di chiese, importanti palazzi e meravigliose ville settecentesche,
The Sicilian city of Caltagirone is known all around the world for its ancient tradition linked to the production of ceramics. This tradition, which dates back to the fourth century A.C., ranges from the production of pottery to terracotta figurines (for the decoration of the nativity scene and not only) whistles and much more.
Strategically located between Gela and Catania, its territory was inhabited since ancient times, and had great economic prosperity, thanks to excellent clay quarries and to the presence of forests, to feed the furnaces of ceramic laboratories. Rich in churches, important palaces and beautiful eighteenthcentury villas, what
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© Regione Siciliana - Assessorato Beni Culturali e dell’Identità Siciliana
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quello che attrae immediatamente il visitatore è senz’altro la famosa scalinata di Santa Maria del Monte. Spettacolare e scenografica questa gradinata che unisce la città alta medievale alla città bassa, venne costruita nel 1608 e solo nel 1956 venne interamente decorata da mattonelle di maiolica policroma su tutte le alzate. Le decorazioni dei 142 gradini sono tutte diverse, praticamente come un museo, i motivi delle piastrelle in ceramica riprendono tutti gli stili della gloriosa produzione di Caltagirone. Ogni secolo è rappresentato da 14 scalini che dallo stile arabo, normanno, svevo, arrivano fino a quello ottocentesco e poi contemporaneo.
è spettacolare e vi è un gran tripudio nei giorni precedenti fino al momento della collocazione delle lucerne; infatti durante la “chiamata” del disegno, il capomastro dà ordini alle molte persone disposte lungo la scalinata per la sistemazione di tutte le 5.000 lucerne. Nel corso della serata, quando ormai è scesa la notte, si accendono tutti i lumini, uno dopo l’altro, dando vita finalmente all’ intricato disegno. Se i motifi iconografici delle ceramiche vi hanno affascinato, oltre alla scalinata una visita la merita sicuramente il Museo della Ceramica, secondo in Italia solo a Faenza, che presenta una ricca campionatura di oggetti e reperti storici con motivi vegetali e floreali.
Durante la festa di San Giacomo, patrono della città, a fine luglio la scalinata viene illuminata con un sistema di lumini a fiammella viva, disposti lungo la gradinata, dove ogni anno viene riprodotto un disegno nuovo che forma un singolare arazzo stilizzato di fuoco.
Qui possiamo scoprire e conoscere le mode e soprattutto le dominazioni che si sono successe in Sicilia durante i vari secoli, i gusti che venivano imposti agli artigiani calatini li ritroviamo nelle differenze tra stili e colori, dal manganese, al verde ramina, dal giallo arancio al blu cobalto.
L’effetto finale scenico
Magnifiche pigne
immediately attracts the visitor is undoubtedly the famous steps of Santa Maria del Monte. Spectacular and scenographic, this staircase, that connects the upper town to the medieval lower town, was built in 1608 and only in 1956 was entirely decorated with polychrome majolica tiles on all risers. The decorations of the 142 steps of the staircase, to be considered a true open-air museum, are all different from each other; the layouts of the ceramic tiles reproduce all the styles of the glorious production of Caltagirone. Every century is represented by 14 steps that from the Arabic, Norman, Swabian styles reach the nineteenth century and then the contemporary one. In late June, during the holiday of St. James, patron of the city, the staircase gets illuminated with a system of alive flame candles, arranged along the steps, and every year a new design that forms a unique tapestry of stylized fire finds setting. The scenical final effect is spectacular and there is a frantic movement in the days prior to
the placement of the lamps; in fact, during the “call” of the design, the foreman gives orders to the many people disposed along the staircase for the accommodation of all the lamps, about 5,000. During the evening, when it’s dark, all the candles get lighted, one after another, finally giving life to the intricate design. If the iconographic motifs of the ceramics fascinated you, besides the staircase, the Museo della Ceramica (Ceramics Museum) is definitely worth a visit, second, in Italy, only to Faenza, it presents a rich collection of objects and historical artifacts with vegetable and floral motifs. Here we can discover and get to know the trends and above all the historical layers happened in Sicily during various centuries, the tastes that were imposed by the domination of the moment to the calatini artisans and traceable in the differences of styles and colors, from manganese to copper green, from orange yellow to cobalt blue. Magnificent greetings green pine cones, rows
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il parco verdi augurali, filari di lampioncini ceramicati e vasi sono l’ornamento della balaustra che dal Museo raggiunge attraverso il Viale dei tigli il Giardino pubblico e la Villa Vittorio Emanuele, risalente al XIX secolo, dove un giardino all’inglese vi aspetta per una passeggiata. Progettato da Giovan Battista Filippo Basile
nel 1851 che riuscì a trasformare una intera collina in un parco all’inglese, 10 ettari dove una grande vasca d’acqua, un tempietto, una voliera a pagoda e dei sinuosi viali alberati offrono piacevoli luoghi di sosta. Lungo i viali del parco sono collocati grandi vasi in terracotta con scene di vita quotidiana, che ci accompagnano
of ceramic lanterns and pots are the ornament of the balustrade that, from the Museum, reaches, through the Avenue of lime trees, the Public Garden and the Villa Vittorio Emanuele, dating from the nineteenth century, where an English garden offers a refreshning walk. It was designed by Giovan Battista Filippo
Basile in 1851 that transformed a whole hill into an English park of 10 hectares,where a large tub of water, a small temple, a pagoda shaped aviary in addition to some winding tree-lined avenues offer pleasant resting places. Along the paths of the park are placed some large clay pots displaying scenes of
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fino alla stupenda Balconata in terracotta di stile liberty floreale, che domina la vista sul “palchetto della musica” gazebo progettato da Gian Battista Nicastro in vetro e piastrelle colorate, dove domina dall’alto un’aquila. All’interno del parco pubblico vi troviamo una vastità di essenze mediterranee e tropicali tra cui lecci,
sophore, pini e cipressi, punteggiati da esemplari di Phoenix Canariensis, Cycas revoluta, Washington filifera, Yucca gloriosa. Infine oleandri, rose, Plumbago capensis, Duranta plumieri e lantane decorano il parco e adornano le già belle statue in terracotta che incontriamo lungo viali e le scalinate.
everyday life that take us up to the beautiful floral art nouveau clay balcony that dominates the view of the “bandstand”, a gazebo designed by Gian Battista Nicastro in glass and colored tiles. Inside the public park there are a wealth of Mediterranean and tropical species including oaks, Sophora, pine and cypress trees,
dotted with specimens of Phoenix Canariensis, Cycas revoluta, Washington filifera and Yucca gloriosa. Finally oleanders, roses, Plumbago capensis, Duranta plumieri and lantanas decorate the park and adorn the already beautiful terracotta statues placed along paths and stairways.
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pomelia
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{Text Attilio Carapezza, Manlio Speciale, Pietro Puccio } Pomelia felicissima Edizioni d’arte Kalós blog@blossomzine.eu {Photos Dana Frigerio } www.blossomzine.eu/blog/
la plumeria e Palermo “C’è un aspetto della città di Palermo che stupisce alcuni visitatori, soprattutto quelli che provengono da paesi a cultura naturalistica diffusa come l’Inghilterra in cui sapere distinguere le piante non è prerogativa da specialisti, ma fa parte del bagaglio conoscitivo dell’uomo comune. Questo aspetto è la straordinaria abbondanza di piante di plumeria, che fa apparire ai loro occhi Palermo come «a town full of plumerias». In effetti, quando ci si propone di farci caso ci si accorge che ce ne sono veramente dappertutto, dai balconi dei quartieri più popolari alle terrazze delle zone più esclusive,
ed è davvero raro che non se ne scorga almeno una attraverso le cancellate delle ville, grandi e piccole. Il loro numero supera di gran lunga quello di piante da vaso popolari come gerani e gelsomini, facendo meritare alla “pomelia” quello che le spetterebbe di diritto, cioè di essere considerata uno dei simboli ufficiali di Palermo; di fatto è la regina incontrastata dei suoi balconi. A Palermo il suo significato culturale ha una natura riservata e discreta. La “pomelia” tradizionalmente una sola in ogni casa, si trasferisce di norma per via femminile: la sposa che va a vivere in una nuova casa la riceve dalla madre.
“There is one aspect of the city of Palermo that surprises some visitors, especially those from countries with a diffused naturalistic culture like England, where being able to distinguish the plants is not the prerogative of specialists, but part of the common man’s store of knowledge. This aspect is the overwhelming abundance of plumeria plants, which brings them to consider Palermo as a town full of plumerias. In fact, when we intend to take any notice, we realize that they are really everywhere, from the balconies of the most popular neighborhoods to the terraces of the most
exclusive areas, and it’s really rare not to detect at least one exemplar through the railings both of big and small villas. Their number far exceeds that of popular potted plants like geraniums and jasmine, earning “Pomelia” what she’d deserve rightfully: to be considered one of the official symbols of Palermo; in fact it is the undisputed queen of its balconies. In Palermo, its cultural significance has a confidential and discreet nature. The “Pomelia”, traditionally only one in every home, moves normally through a feminine path: the bride who goes to live in a new home receives one from her mother.
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E’ quindi un auspicio di fertilità formulato attraverso l’analogia con lo straordinario esempio di forza vegetativa della pianta. Allo stesso simbolismo sembra rinviare il tradizionale uso dei candidi fiori di pomelia per i bouquet delle spose palermitane.”
tratto dal libro Pomelia Felicissima. Storia, botanica e coltivazione della plumeria a Palermo. di Attilio Carapezza, Pietro Puccio, Manlio Speciale Edizioni d’arte Kalós
It’s meant as an omen for fertility formulated by analogy with the extraordinary example of vegetative strength of the plant. At the same symbolism seems to refer also the traditional use of white flowers of Pomelia in palermitan brides’ bouquets.”
from Pomelia Felicissima. History, botany and cultivation of plumeria in Palermo. by Attilio Carapezza, Pietro Puccio, Manlio Speciale Edizioni art Kalós book Edizioni d’arte Kalós
Plumeria consigli di coltivazione
{ Anna Lo Porto }
Vivai Lo Porto Palermo
Quando i clienti mi chiedono come curare le pomelie rispondo sempre tanto sole e poca acqua!
temperature non devono scendere mai sotto i 6°C e pertanto nelle zone con inverni rigidi le piante vanno protette dal freddo.
Per avere delle splendide fioriture è necessaria una buona e prolungata esposizione al sole, le
Riguardo alle irrigazioni, vanno sospese durante l’inverno e riprese in
When clients ask me how to cure Pomelias I always answer: a lot of sun and little water!
6° C and thus in areas with harsh winters the plants must be protected from the cold.
To get the beautiful blooms you need a good and prolonged exposure to the sun, temperatures should not drop below
With regard to irrigations, they must be suspended during winter and be started again in spring ensuring a good
primavera assicurando un buon drenaggio alla pianta, infatti troppa acqua potrebbe causare marciumi. E’ necessario, inoltre, concimare con un concime a lenta cessione ricco di fosforo e drainage to the plant, in fact, too much water may cause rots. It is also necessary to fertilize with a slow release fertilizer rich in phosphorus and poor in nitrogen, so to favor the blooming of their
povero di azoto, in modo da favorire la fioritura dei magnifici e profumatissimi fiori. Consiglio di rinvasarle in vasi di cotto.
magnificent and fragrant flowers. I suggest to repot them in terracotta pots.
{
Vivai Lo Porto Corso Calatafimi, 262 90129 Palermo 091 485606 www.vivailoporto.it info@vivailoporto.it
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{Text
Marcella Scrimali
{Photos Dana Frigerio }
}
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Orto Botanico Palermo Per un appassionato del verde visitare un Orto Botanico è un’ esperienza ben diversa dal visitare un parco o un giardino di una villa, perché è un vero luogo di perdizione botanica, un museo all’aperto dove il clima, la storia e la ricerca scientifica concorrono a selezionare collezioni vegetali uniche ed irripetibili. L’ Orto Botanico di Palermo, istituito nel 1779, per le particolari condizioni climatiche e per il ruolo scientifico e culturale svolto in quasi
due secoli di storia è uno dei più prestigiosi Orti Botanici italiani ed europei. L’assenza di gelo, la vicinanza del mare, il clima temperato in inverno, rendono possibile la contemporanea presenza, su una superficie di circa 10 ettari, di 12.000 specie provenienti da climi e continenti diversi. Da un punto di vista vegetazionale è un ponte di passaggio tra l’Africa e l’Europa. I maestosi esemplari di Ficus magnolioides, le
For a lover of greenness the visit a botanical garden is a very different experience from that one to a park or to the garden of a villa, because it is a true place of botany perdition, an outdoor museum where climate, history and scientific research contribute to select unique and unrepeatable plant collections. Palermo’s Botanical Garden, established in 1779, for its particular climatic conditions and the scientific and cultural role it had in
almost two centuries of history, is one of the most prestigious Italian and European Botanic Gardens. The absence of frost, the proximity to the sea, the mild climate in winter, make possible the simultaneous presence, in an area of about 10 hectares, of 12,000 species from different climates and continents. From the point of view of vegetation it is a crossing bridge between Africa and Europe. The majestic specimens of Ficus magnolioides,
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sterculie, le Chorisie, le Erithryne, le palme coesistono con annosi esemplari di querce, platani ed allori. Passeggiando per i viali ciò che più colpisce il visitatore è la vegetazione lussureggiante ed il prorompente sviluppo di rami, liane, tronchi e radici di specie tropicali e sub tropicali qui perfettamente acclimatate. Ne è un esempio emblematico il maestoso esemplare di Ficus magnolioides Borzì che con la sua chioma dalle grandi foglie
occupa una superficie di quasi 1000 metri quadrati. L’esemplare ha vigorose radici superficiali serpeggianti sul suolo e dai suoi rami scendono radici aeree che li sostengono formando robuste colonne. L’Orto Botanico si compone di tre sezioni distinte. Il sistema di Linneo che costituisce il nucleo originario dell’Orto Botanico, si sviluppa su una superficie rettangolare posta di
sterculies, Chorisias, Erithryne and palm trees coexist with age-old specimens of oak trees, plane trees and laurels. Walking through the avenues what strikes the visitor is the lush vegetation and the irrepressible growth of branches, lianas, trunks and roots of tropical and sub tropical species here perfectly acclimatized. It is an emblematic example the majestic specimen of Ficus magnolioides Borzì che with its foliage with big leaves, it occupies
an area of nearly 1000 square meters. The specimen has vigorous winding surface roots on the soil and by its branches hang aerial roots that support them forming sturdy columns. The Botanical Garden is made up of three distinct sections. The system of Linnaeus that constitutes the original nucleus of the Botanical Garden, spread over a rectangular surface placed in front of
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ficus magnolioides
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fronte al Ginnasio e suddivisa in aiuole geometriche dove le specie seguono la classificazione botanica linneana. A questo nucleo storico appartengono l’acquario, il boschetto esotico e la serra Carolina.
Il giardino coloniale fu istituito nel 1911 con lo scopo di introdurre specie esotiche capaci di adattarsi al clima dell’Italia Meridionale. E’ al giardino coloniale che si deve l’introduzione in Europa di molte specie oggi diffusamente presenti in coltura come
the Gymnasium and divided into geometric flowerbeds where species follow the botanical Linnaean classification. To this historic core belong aquarium, exotic woods and the greenhouse Carolina.
The colonial garden was established in 1911 with the aim of introducing exotic species capable to adapt to the climate of Southern Italy. It’s to the colonial garden that we owe the introduction in Europe of many species now widely present in culture such
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viale delle chorisie il mandarino (Citrus deliciosa) introdotto a Palermo nel 1821; il nespolo del Giappone (Eryobotrya japonica 1827) e l’acclimatazione di specie esotiche come il banano, l’avocado (Persea gratissima), Annona cherimolia, e la coltura del cotone e dei
suoi ibridi. Infine, il sistema di Engler che, introdotto nell’Orto tra il 1928 e il 1939 occupa una vasta area posta a sud-est. In esso le specie vengono suddivise per famiglie, raccolte in grandi aiuole irregolari, separate da
as Mandarin (Citrus deliciosa) introduced in Palermo in 1821 and loquat (Eryobotrya japonica 1827), and the acclimatization of exotic species such as banana, avocado (Persea grateful), Annona cherimoya, and the cultivation of cotton and
its hybrids. Finally, the Engler system, that, introduced in the Garden between 1928 and 1939, occupies a large area placed southeast. Species are here divided in families, gathered in large irregular flowerbeds,
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serra Carolina
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Acquarium
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viottoli, che presentano nel complesso una composizione informale molto distante dalla rigida disposizione linneana. Angoli da non perdere: Acquario. E’ una grande vasca circolare divisa in 24 settori regolari che ospita varie ninfee e il bellissimo Nelumbo nucifera dalle grandi foglie peltate tondeggianti e dai fiori estivi di colore rosato. Intorno all’acquario una fitta cortina di bambù dove vegeta un monumentale esemplare di Dracaena draco. E’ una specie originaria delle Canarie caratteristica per l’intreccio fitto dei rami che forma una chioma compatta. Opuntie e altre specie xerofite fanno da cornice alla palude del boschetto esotico, lussureggiante di papiri e piante acquatiche. Serra Carolina. Dal viale delle palme si accede alla serra che ospita all’interno numerose specie d’interesse botanico tra le quali, esemplari di Coffea arabica provenienti dai monti dell’Abissinia e che maturano in estate frutti rossi
contenenti due semi dal caratteristico solco verticale; Parmentiera alata detta anche albero dei bicchieri dai grossi frutti attaccati al tronco utilizzati, vuoti, come utensili da cucina; Pimenta acris o falsa cannella per il particolare odore emanato dalle foglie stropicciate. Viale delle Chorisie. Alle spalle della serra Carolina nella sezione del Giardino coloniale è il magnifico Viale delle Chorisie nelle due specie Chorisia insignis e C. speciosa. La Chorisia è una bombacacea originaria del Sud America denominata falso kapok o albero bottiglia per il caratteristico rigonfiamento del tronco ricoperto da fitti aculei. La fioritura e’ autunnale con grandi fiori crema o rosa screziati di giallo. Caratteristici sono i frutti grossi e persistenti che disperdono con i semi una lanugine leggera simile al kapok. Tra le molte curiosità botaniche presenti nella zona del Giardino coloniale cercate Sapindus mukorossi var. carinata o albero del sapone caratteristico per i frutti ad alta concentrazione di saponina.
separated by paths, presenting an overall informal configuration very far from the rigid Linnaean disposition. Corners not to be missed: Aquarium. It is a big circular tub, divided into 24 regular sectors, that hosts various water lilies and the beautiful Nelumbo nucifera with large shield-shaped round leaves and pinkish summer flowers. Around the aquarium there’s a thick curtain of bamboo plants where a monumental specimen of Dracaena draco grows. It is a species native to the Canary islands characteristic for its dense interlacement of branches that form a compact foliage. Opuntie and other xerophytic species frame the swamp of the exotic wood, lush of papyrus and water plants. Serra Carolina. The avenue of palm trees leads to the greenhouse which hosts numerous species of botanical interest including samples of Coffea arabica from the mountains of Abyssinia and that in summer mature red berries containing two seeds from the characteristic
vertical groove; Parmentiera alata also called tree of the glasses because of its large fruits attached to the trunk used, empty, as kitchen utensils; Pimenta acris or false cinnamon for the peculiar odor emanating from its crumpled leaves. Avenue of Chorisias. Behind the greenhouse Carolina, in the section of the Colonial Garden, there’s the magnificent Avenue of Chorisias in the two species Chorisia insignis and C. speciosa. Chorisia is a bombacacea native of South America called false kapok or bottle tree for the characteristic swelling of its trunk covered with thickset quills. Flowering is autumnal with large creamy or pinky flowers flecked yellow. Characteristic are the large and persistent fruits that disperse with the seeds a light fluff similar to kapok. Among the many botanical curiosities present in the Colonial Garden area look for Sapindus mukorossi var. carinata or soap tree characteristic for the high concentration of saponin in its fruits.
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Sapindus mukorossi var. carinata albero del sapone
Parmentiera alata albero dei bicchieri
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