Dialogabend
CALCIO – eine runde Sache?! 18.12.2018 Freie Universität Bozen www.blufink.com
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IMPULSGEBERiNNEN
TAVOLO 01 CALCIO: FATTORE INTEGRAZIONE
TAVOLO 02 TRAUMBERUF FUSSBALLSPIELER
TAVOLO 03 CALCIO TRA GIOCO E PRESTAZIONE
Massimo Antonino, GS Excelsior Bassamba Gassama, calciatore
Fabian Tait, FC Südtirol Alessandro Fabbri, FC Südtirol Florian Pallua, Forum Prävention
Salvatore Leotta, coordinatore tecnico settore giovani FC Südtirol Klaus Lafogler Sports4peace Coach & Trainer Fußballschule FC Frangart
TAVOLO 04 VISIBILITÀ DEL CALCIO FEMMINILE
TAVOLO 05 MINI WM MILLAND + GROSSVERANSTALTUNGEN
Annalena Santin, Fußballspielerin, SSV Brixen Ana Izabel, il calcio unisce Yvonne Rauter, Frauenmuseum Meran
Roman Santin, Präsident ASV Milland
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TAVOLO 01 CALCIO: FATTORE INTEGRAZIONE Massimo Antonino, GS Excelsior Bassamba Gassama, calciatore Moderation Andrea Mei PRIMO GIRO Massimo Antonino racconta l’esperienza della squadra di calcio Excelsior, di cui è segretario. L’Excelsior partecipa al campionato di terza categoria della provincia di Bolzano. È stata fondata 18 anni fa. Ma l’Excelsior non è una squadra come le altre. Gli aspetti che la rendono unica sono, in primo luogo, i criteri di selezione dei calciatori. Non, come si potrebbe supporre in una squadra di calcio, le qualità tecniche, bensì la passione, l’impegno nel voler lavorare sul superamento dei propri limiti e la disponibilità a mettersi al servizio dei compagni. Da noi, dice Massimo, “si vince poco, ma si vince in un altro modo”. Le scelte della società sono chiare e puntano ad evitare meccanismi di competizione interna tra i giocatori. Tutti sono titolari. E per garantire questo principio di uguaglianza è previsto il minuto metro: nell’arco di una stagione il numero dei minuti giocati deve essere uguale per tutti i calciatori. E parliamo di una rosa molto ampia, di 30/40 giocatori. E soprattutto molto eterogenea. Uno dei punti cardine dell’Excelsior è infatti l’inclusione. Della rosa fanno parte anche richiedenti asilo, persone con disturbi psichici, ragazzi molto giovani (Matteo, 17 anni, è presente al nostro tavolo) e over 40. In 18 anni di esistenza, l’Excelsior ha tesserato circa 200 persone. E uno dei punti di forza di questo progetto di integrazione è proprio l’equilibrio numerico: non, ad esempio, soltanto richiedenti asilo in squadra, ma per creare integrazione è importante creare un gruppo armonico con le diverse componenti della squadra ben bilanciate.
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Anche quella di Bassamba Gassama, seppur in modo diverso, è una storia di chi ha trovato nel calcio una modalità di inclusione. Mentre gli altri richiedenti asilo frequentavano corsi di italiano, lui ha imparato la lingua nei campi di calcio. Con grande versatilità, trasformandosi da trequartista a portiere. Oggi gioca nel Real Stellato e racconta che talvolta cerca di convincere il suo allenatore a far giocare anche il portiere di riserva al suo posto. SECONDO GIRO Per l’Excelsior non tutto è (sempre) stato facile. Massimo dice che all’inizio la squadra era spesso dileggiata dagli avversari per le sonore sconfitte rimediate sul campo. Negli anni però tale derisione si è lentamente trasformata in rispetto per il loro progetto. Anche all’interno dello spogliatoio le cose non sono semplici. L’Excelsior non è per tutti. Infatti la selezione avviene dopo un colloquio che gli aspiranti calciatori hanno direttamente con Massimo e un periodo di prova insieme alla squadra. C’è soprattutto da gestire la frustrazione da sconfitta. In 18 anni, infatti la squadra è riuscita a vincere soltanto tre partite. Sono frequenti i momenti in cui è necessario “tenere la rotta”, ricordare l’unicità della filosofia che anima l’Excelsior. Al tavolo è presente anche Mamadi, un altro giocatore dell’Excelsior. Ci rivela che all’inizio per lui è stato molto difficile capire ed accettare le continue sconfitte. Si sentiva imbarazzato dalle domande degli amici sulle partite, al punto di “correggere” i punteggi nei suoi racconti. Massimo ci dice che si cerca di “lavorare su un altro modo di sentirsi vincenti”. Seppur il tasso tecnico dei giocatori non sia elevato, si lavora costantemente su un percorso di miglioramento individuale e sulla valorizzazione dei progressi dei giocatori. “Noi andiamo sempre in campo per vincere ma..”, continua Massimo, “ma qualcos’altro è più importante della vittoria”. Col massimo impegno
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ma anche senza mai rinunciare al “fair play”. “A volte ci troviamo a fermare gli allenamenti e verificare l’adesione ai nostri valori”. Non è facile nel mezzo dell’impeto agonistico ma “alleniamo l’autocontrollo”. Questo ha permesso all’Excelsior di vincere 13 coppe disciplina su 18 campionati disputati. Inoltre l’eccezionalità dell’Excelsior ha fatto sorgere un grande interesse intorno alla squadra, che ha acquistato una grande visibilità sui media: oltre agli articoli sui giornali, sull’Excelsior è stato scritto un libro “Siamo tutti titolari”, è stato girato un documentario “Les perdants magnifiques” e i giocatori sono stati invitati a trasmissioni televisive nazionali. Questi sono segnali forti dell’unicità del progetto che offrono una compensazione per la frustrazione delle ripetute sconfitte. Inoltre è capitato spesso che altre squadre si siano avvicinate per riprodurne la filosofia. E in questi anni è stata anche costituita una “Mini Excelsior” per bambini. Attualmente l’Excelsior, nata dentro l’Associazione Der Weg – La Strada, si è resa indipendente e si è costituita come una polisportiva, il cui statuto consente di aprirsi a nuove esperienze sportive che ricalchino questo spirito di integrazione. Inoltre l’impegno verso l’inclusione non si limita al calcio. Massimo è stato infatti delegato dal Direttivo ad occuparsi di aspetti come l’inserimento lavorativo e l’apprendimento della lingua dei tesserati.
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TERZO GIRO: AHA! + Lo stupore degli altri di fronte ad argomenti per me scontati… per il fatto che li vivo quotidianamente nel calcio. Sorpreso dalla diversità dei punti di vista: alla mia proposta di autoarbitraggio nelle partite tra bambini (per sviluppare in loro una maggiore autonomia decisionale senza dover sempre affidarsi a un adulto) le persone hanno mostrato grande stupore + Il fatto che il calcio sia uno specchio della società: esempio dei calciatori del Südtirol che non hanno libertà di vestirsi come vogliono nelle foto della società per esigenze di sponsor – Parlando di calcio si parla della società in cui viviamo! + Teamgeist + L’Excelsior non rinuncia alla vittoria ma qualcos’altro è più importante Dall’ultimo giro di feedback in plenaria + I bambini si ritrovano dentro un pericoloso triangolo “non-educativo” composto da arbitro, allenatore, genitore. Il genitore critica le scelte dell’allenatore, l’allenatore critica le decisioni dell’arbitro. In mezzo il bambino che ha difficoltà ad orientarsi. + Evitare tra i bambini e i giovani fenomeni di esclusione prematura. Almeno nelle squadre giovanili pensare meccanismi inclusivi, perché il tempo della selezione poi arriverà, ma è importante non anticiparlo. Non è vero infatti che la selezione sia motivante ma anzi crea pericolose dinamiche di non riconoscimento.
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TAVOLO 02 dien: Buh-Rufe etc.. Privater Stress beeinflusst sofort die Spielleistung. Figur des „Mental Coach“, der Sportlern hilft Rolle der Vereine: + Verträge ‚compravendita‘ dei calciatori: seit „Caso Bosman“ in den 90er dürfen Spieler aber nach Vertragsende frei den Verein wechseln. + Sponsoren. Sehr mächtig, deshalb auch z.b. kein Recht am eigenen Bild und z.B. Strafen bei Fotos auf Facebook mit der ‚falschen‘ Biermarke in der Hand Rolle der Eltern: + Druck vieler Eltern schädlich. Bei beiden Profifußballern waren die Eltern unterstützend, aber nicht treibende Kraft („il padre che vuole realizzare il suo sogno col figlio“)
TRAUMBERUF FUSSBALLSPIELER Fabian Tait, FC Südtirol Alessandro Fabbri, FC Südtirol Florian Pallua, Forum Prävention Moderation Michael Schlauch Erste Runde Was bedeutet es, professionell Fußball zu spielen? Es gehört Glück dazu: man muss zur richtigen Zeit am richtigen Ort sein. Aber auch: „tanti sacrifici“ - Opfer bringen + schon früh im Internat wohnen (14 Jahre), jeden Tag trainieren, nicht ausgehen und feiern wie die anderen + oft die Stadt wechseln, Mobilität: Familienleben + Vertragsbedingungen: kein Recht am eigenen Bild, bei Fotos immer vorher den Verein fragen + Verletzungsverbot: man darf nicht Ski-Fahren oder Motorrad + Pflicht, sich nicht zu verletzen + Fankultur: einerseits positiv, es gibt aber auch Negativ-Aspekte bei zunehmender Popularität: Paparazzi, Aufpassen bei Äußerungen mit Medien (Fangfragen), nicht in Südtirol aber in Italien: es gibt auch ‚Racheaktionen‘ enttäuschter Fans Gab es ein Plan B? Beide: Nein, „bisogna essere troppo ‚testone‘ e voler solo quello.“ Aber trotzdem Gedanken über ‚Was danach‘ – wichtig sind Besuch der Schule, Universität Zweite Runde Es gibt so viele 17jährige die das Potential hätten (körperlich), Profifußballer zu werden, aber: „La testa fa la differenza“ Mental sehr anspruchsvoller Job: Druck von außen. Sta-
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Dritte Runde Ratschläge: + farlo per passione (non per aspettative di altri, non per la fama etc etc) offene Fragen und Ah-Has: Come può giustificare il calcio in generale il ‚valore‘ di un giocatore in relazione allo stipendio ‚normale‘? + come mai queste somme? Non solo questione di calciatori, ma il sistema (sponsor, società, tifosi) che sta dietro Männertrainer bei Frauen gibt es. Frauentrainer bei Männern möglich? Kulturelle Rolle: fascino del calcio per i ragazzi - eine Möglichkeit für interkulturelle Rollen und Perspektiven beim Fußball: z.B. Frauenfußball, Sexismus Il sogno dei bambini di oggi non è più essere calciatore, ma fare il youtuber o il dj (perché ritenuto più facile) - è cambiato l‘atteggiamento verso la fatica/il sacrificio?
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TISCH 03 CALCIO TRA GIOCO E PRESTAZIONE Salvatore Leotta, coordinatore tecnico settore giovani FC Südtirol Klaus Lafogler, Sports4peace Coach & Trainer Fußballschule FC Frangart Moderation Gaia Palmisano Il calcio dal punto di vista dell‘allenatore si trova in equilibrio complesso tra diversi fattori: se da una parte infatti la prestazione e una giusta dose di “Ehrgeiz” sono importanti, è altrettanto vero che il „giocatore del futuro“ è un „giocatore universale“, capace di rendere il calcio spettacolo più che competizione. Proprio nell‘ottica del calcio come spettacolo, rientrano i comportamenti etici come il fair play, che coinvolgono anche le famiglie dei bambini e bambine che si approcciano a questo sport: è infatti importante che siano i genitori stessi a valorizzare il gioco e i valori di squadra, piuttosto che la competizione individualistica. Alcune squadre in Nord Europa (Gran Bretagna, Belgio) hanno eliminato i punti nel campionato juniores per ovviare al problema della competizione e incrementare il „buon gioco“ e lo spirito di squadra.
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TAVOLO 04 VISIBILITÀ DEL CALCIO FEMMINILE Annalena Santin, Fußballspielerin, SSV Brixen Ana Izabel, il calcio unisce Yvonne Rauter, Frauenmuseum Meran Moderazione Rachele Sordi
ESPERIENZE PERSONALI Annalena Santin, giocatrice del SSV Brixen, racconta che ha iniziato ad appassionarsi al calcio andando a vedere le partite di calcio con suo padre. Gioca a calcio in Serie C e per allenarsi deve pagare la società per cui gioca e aiutare nell’organizzazione delle partite e delle trasferte. Spiega che le partite di calcio femminile della sua squadra sono poco seguite e praticamente il tifo è inesistente. Alfredo Sebastiani, allenatore della Virtus, racconta di esser stato chiamato ad allenare qualche volta l’SSV Brixen e di aver pensato dopo il primo allenamento, che erano brave tecnicamente le giocatrici. Alfredo pensa che le ragazze e i ragazzi debbano avere lo stesso trattamento e che non ci debbano essere delle quote femminili, ma che vada riconosciuta la bravura delle femmine in una squadra mista. Come allenatore ed insegnante capita raramente che faciliti le ragazze. Per lui il calcio non è solo gioco, ma uno spettacolo. Sebastiani racconta inoltre che nella sua esperienza personale di giocatore negli ultimi anni gli è capitato di giocare con alcune squadre femminili, evento che non gli era mai capitato negli anni scorsi. Questo per segnalare che il coinvolgimento delle donne nel mondo del calcio è un fattore in crescita. Ana Izabel ha iniziato a giocare a calcio da piccola e in Inghilterra le è stato proposto di lavorare professionalmente nell’ambito, ma ha rifiutato, poiché voleva rimanere a Bolzano. Fin da piccola sognava di fare la calciatrice, ma le era molto chiaro che era un sogno, senza alcuna possibilità di realizzarlo. Ha organizzato a Bolzano diversi appuntamenti di calcio, tra cui un torneo aperto anche a migranti sui prati del Talvera che ha visto la partecipazione di più di un centinaio di persone. Le è stato offerto da poco di allenare una squadra di calcio femminile, ma dato che il lavoro non era retribuito, non ha accettato l’incarico. Sente che in qualche modo il calcio per le ragazze è sentito come qualcosa di cui vergognarsi. Yvonne Rauter del Museo delle Donne di Merano vuole invece portare la propria esperienza sul sessismo e s’interroga sulla diversità dei ruoli degli uomini e delle donne nel calcio.
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Un partecipante racconta la sua esperienza personale: da piccolo ha provato a giocare a calcio ma non è mai stato uno sport di suo gradimento. Una sua compagna di classe era invece interessata allo sport, ma non veniva accettata nel gruppo. Secondo lui se una ragazza vuole giocare a calcio si pensa subito di lei che sia una ragazza strana, che sia lesbica o femminista. DOMANDE e SFIDE, COSA MANCA? DOVE VORRESTI VEDERE IL CAMBIAMENTO? Per cambiare possiamo: + lavorare nelle scuole + pagare le giocatrici di squadre femminili + avere più visibilità nei media + fare iniziative collaterali, per far conoscere le squadre di calcio femminili + Prendere spunto da paesi in cui il calcio femminile ha più visibilità + Investire nell’educazione scolastica + Diminuire il sessismo nell’ambiente maschile AZIONI CONCRETE + Avere allenatrici donne per squadre femminili, invece che uomini o affiancare un’allenatrice ad un allenatore, sia per le squadre maschili, sia per le squadre femminili. + Incentivare nelle scuole le ragazze al gioco del calcio e creare un ambiente di gioco nel quale le ragazze non si sentono giudicate. Iniziare con il gioco del calcio per ragazze già nella scuola dell’infanzia. + Iniziare a tifare squadre di calcio femminili + Trovare sponsor che finanzino le squadre di calcio femminili, sia giocatrici che allenatrici + Parlare-coinvolgere-far conoscere il calcio femminile + Fare educazione contro gli stereotipi e il sessismo nelle squadre di calcio maschili, sia rispetto ai pregiudizi sul sesso femminile, sia sull’educazione delle figlie. + Trasferirsi per trovare una situazione più favorevole alla professione + Organizzare altre conflict kitchen
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TAVOLO 05 MINI WM MILLAND + GROSSVERANSTALTUNGEN Roman Santin, Präsident ASV Milland Moderazione Monica Margoni
Nel 2018, a Millan, vicino a Bressanone, si sono svolti per la sesta volta i campionati mondiali per i ragazzi Under10, organizzati da ASV Millan. Nel 2008, in occasione degli Europei in Austria e Svizzera, si era svolta la prima edizione a livello europeo. Poi ogni due anni ha avuto luogo un mini campionato mondiale o un mini campionato europeo, sempre per gli Under10, con squadre da tutto il mondo. Nel 2018 hanno partecipato 32 squadre, con 12 ragazzi per squadra, provenienti dall’Alto Adige, Trentino, Germania, Repubblica Ceca e Slovenia. Si gioca proprio come ai Mondiali o agli Europei: ogni squadra rappresenta una nazione. Dietro tutto questo c’è un intento pedagogico molto chiaro e cioè educare al Fair Play, alla gioia di stare insieme al di là del colore della pelle, della lingua, della cultura e della nazionalità. Anche se la pressione di essere bravi si sente. Certo, ciascuno dei partecipanti vorrebbe vincere, ma va anche detto che i costrutti degli adulti giocano un ruolo, i ragazzi sarebbero molto più liberi di giocare insieme senza pressioni se i genitori non proiettassero su di loro tutte le loro aspettative. Anche il pubblico sugli spalti può essere non del tutto esemplare. Infatti sarebbe importante premiare il comportamento, sia dei giocatori che del pubblico, non tanto il risultato. Si potrebbe promuovere l’autonomia dei ragazzi grazie ad un tutor o un insegnante qualificato come trainer, anziché attraverso l’arbitro. Ciò avviene già in alcuni paesi europei, ci si potrebbe ispirare a questo modello. Millan, insomma, si è fatta un nome con questa iniziativa. Ci sono ragazzi stranieri che entrano a far parte del ASV Millan anche per imparare il tedesco, oltre che per giocare. L’impatto turistico su Bressanone e la Valle Isarco è importante, nascono gemellaggi tra città e quindi anche tra abitanti e famiglie, che a distanza di alcuni anni, si ritrovano, perché arrivano in Alto Adige per fare il tifo ai loro ragazzi. Nascono anche nuove opportunità, a differenza dell’Africa o di altri paesi del sud del mondo, dove ci sono giocatori molto bravi, che non hanno però le chance per esprimere le loro potenzialità. I talenti sono ovunque, le opportunità no! Millan dunque è un esempio. L’auspicio è di lavorare per cambiare le regole del gioco, anche partendo dal singolo, come quel giocatore di nome Jean Marc Bosman che ha fatto appello alla Corte europea dei diritti chiedendo di non porre limiti ai giocatori stranieri nelle squadre. E ci è riuscito!
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il padre che vuole realizzare il suo sogno col figlio
AHAs STATEMENTS SCHLAGWORTE
L’Excelsior non rinuncia alla vittoria ma qualcos’altro è più importante.
Fare educazione contro gli stereotipi e il sessismo nelle squadre di calcio maschili, sia rispetto ai pregiudizi sul sesso femminile, sia sull’educazione delle figlie.
Evitare tra i bambini e i giovani fenomeni di esclusione prematura. Almeno nelle squadre giovanili pensare meccanismi inclusivi, perché il tempo della selezione poi arriverà, ma è importante non anticiparlo. Non è vero infatti che la selezione sia motivante ma anzi crea pericolose dinamiche di non riconoscimento.
Organizzare altre conflict kitchen.
La testa fa la differenza.
I bambini si ritrovano dentro un pericoloso triangolo “non-educativo” composto da arbitro, allenatore, genitore. Il genitore critica le scelte dell’allenatore, l’allenatore critica le decisioni dell’arbitro. In mezzo il bambino che ha difficoltà ad orientarsi.
Figura del Mental Coach
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Perché non proporre l´auto arbitraggio nelle partite tra bambini? Per sviluppare in loro una maggiore autonomia decisionale senza dover sempre affidarsi a un adulto.
Il calcio si deve fare per passione non per aspettative di altri, non per la fama..
Come può giustificare il calcio in generale il ‘valore’ di un giocatore in relazione allo stipendio ‘normale’?
il “giocatore del futuro” è un “giocatore universale”, capace di rendere il calcio spettacolo più che competizione.
tanti sacrifici Come mai queste somme? Non solo questione di calciatori, ma del sistema che sta dietro (sponsor, società, tifosi)
Iniziare a tifare squadre di calcio femminili.
Incentivare nelle scuole le ragazze al gioco del calcio e creare un ambiente di gioco nel quale le ragazze non si sentono giudicate. Iniziare con il gioco del calcio per ragazze già nella scuola dell’infanzia.
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Männertrainer bei Frauen gibt es. Frauentrainer bei Männern möglich?
Il sogno dei bambini di oggi non è più essere calciatore, ma fare il youtuber o il dj (perché ritenuto più facile) - è cambiato l’atteggiamento verso la fatica/il sacrificio?
Trovare sponsor che finanzino le squadre di calcio femminili, sia giocatrici che allenatrici
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Text Maximilian Lösch Foto Henrik de Goffau Drawing Lisa Zellner Support Lea Luzzi Buffet Prem Prasad
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