conflict kitchen - Menschen auf der Flucht - accoglienza & integrazione

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Dialogabend

Menschen auf der Flucht 18.05.2016 Universitรก di Bolzano

Ein Projekt von blufink in Zusammenarbeit mit:

con il sostegno di:

AUTONOME PROVINZ BOZEN - Sร DTIROL

PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO - ALTO ADIGE


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Dialogabend accoglienza & integrazione

Wir kennen die Zahlen, wir kennen die Bilder vom Mittelmeer, von der Balkanroute, aus Idoumeni und Calais. Aber nicht nur: Die Flüchtenden sind nähergerückt, sind kein abstraktes Phänomen mehr, sondern Menschen denen wir täglich begegnen, in den Zügen zwischen dem Brenner und Trient, an den Bahnhöfen, Straßen und Plätzen sowie in den Flüchtingszentren, die in Südtirol mittlerweile rund 1000 Geflüchteten Schutz bieten; weitere 700 Plätze werden benötigt, heißt es, denn mit einer Zunahme der Flüchtlingsströme über die Mittelmeerroute ist zu rechnen.

Fragen über Fragen, die in der Conflict Kitchen am 18. Mai an der Universität Bozen sichtlich viele Menschen anzogen. An die 60 Personen diskutierten in bewährter Manier – 3x wurden Plätze und Thementische gewechselt – zu verschiedenen Aspekten von Menschen auf der Flucht.

Weltweit sind laut Vereinten Nationen knapp 60 Millionen Menschen auf der Flucht, vor zehn Jahren waren es „nur“ 37,5 Millionen. Der Krieg in Syrien ist eine der ausschlaggebendsten Fluchtursachen der letzten Jahre, doch auch die schwelenden Brandherde in Afghanistan, Somalia, Pakistan und anderswo sorgen weiterhin für Unruhe. Dabei reden wir noch gar nicht von jenen, die ihre Heimat verlassen, um anderswo eine vielleicht bessere Existenz aufzubauen; der Ausdruck „Wirtschaftsflüchtling“ wurde geprägt, findet aber im EU-Aufnahmeverfahren Dublin II oder III keinen juridischen Niederschlag. Welche Auswirkungen diesbezüglich noch zu erwarten sind, wenn wir beispielsweise auf die Klimaveränderungen schauen, sind nicht abzuschätzen.

Quanti profughi esistono al mondo? Qual è la situazione attuale? Da dove vengono e dove sono diretti? Perchè? Quali forme di accoglienza per profughi esistono? Qual è la differenza tra l‘accoglienza in Sudtirolo e in altre province/regioni italiane? Quanto costa la gestione dei profughi? Come funziona l‘integrazione nel mondo del lavoro? In quale direzione si svilupperà l‘accoglienza dei profughi in Sudtirolo in futuro? Qual è il ruolo della società civile? Qual è il ruolo del teatro?

Dialogabend // Menschen auf der Flucht // 18.05.2016

Neben den ImpulsgeberInnen und den ModeratorInnen waren drei „special guests“ anwesend: Georg Hofer, Fotograf, oew, Thomas Brancaglion, Radio Tandem, Prof. Kris Krois, Freie Universität Bozen.


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IMPULSGEBERiNNEN

SPECIAL GUESTS Georg Hofer, Fotograf, oew, Thomas Brancaglion, Radio Tandem Prof. Kris Krois Freie Universität Bozen

TAVOLO 01 LA QUOTIDIANITÁ DEI PROFUGHI

TAVOLO 02 CONTESTO GIURIDICO

TAVOLO 03 AUFNAHME IN SÜDTIROL

Faisal Hassan, Somalia Omar Kande, Senegal Moderatrice: Gaia Palmisano

Monika Weissensteiner Fondazione Alexander Langer Leonhard Voltmer, Caritas Moderator: Hanno Mayr

Luca Critelli, Abteilungsdirektor Provinz Bozen Isabelle Hansena, Freiwillige & Journalistin Moderatorin: Katharina Erlacher

TAVOLO 04 JUGEND & DIE ROLLE DER ZIVILGESELLSCHAFT Lea Mair, Operation Daywork Ivo Passler, binario 1 Moderator: Michael Schlauch

Dialogabend // Menschen auf der Flucht // 18.05.2016

TAVOLO 05 ISLAM - RELIGIONE DI GUERRA? Don Mario Gretter Moderatrice: Monica Margoni

TAVOLO 03 TAVOLO 06 DIE ROLLE DES THEATERS Christina Khuen, Meran Irene Lösch, Grand Hotel Europa, Terni Moderator: Martin Peer


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TAVOLO 01

LA QUOTIDIANITÁ DEI PROFUGHI Faisal Hassan, Somalia Omar Kande, Senegal Moderatrice: Gaia Palmisano Cosa pensano e come vivono le persone che fanno parte oramai da qualche mese (o in alcuni casi anche da un anno) della nostra società, con uno status legale e giuridico particolare, cioè quello di richiedente di asilo. Vivono sicuramente una sorta d’intervallo, senza sapere bene come sarà il loro futuro. Questa è solo una delle preoccupazioni dei ragazzi che vivono in strutture come l’ex hotel Alpi. Faisal e Omar raccontano la loro vita quotidiana, dei corsi di lingua, dei tentativi di trovare lavoro, delle battaglie burocratiche per reperire i vari documenti, delle difficoltà nel trovare magari anche casa in un futuro ancora incerto. Raccontano il razzismo latente e aperto che incontrano non sempre, ma spesso. Il divieto di potersi muovere non aiuta: ci sono dei ragazzi, racconta Faisal, che vorrebbero andare via, ma devono rimanere perché la richiesta d’asilo l’hanno fatta a Bolzano.

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Il circolo vizioso c’è e se non ci fosse l’aiuto da fuori – i servizi di Caritas e Volontarius ma anche dei volontari che vengono semplicemente a dare una mano – le prospettive sarebbero più che fosche. Perché l’UE non prende direttamente una quota di profughi nei paesi africani e d’Oriente, ma lascia che tanti muoiano nel tragitto della loro fuga? Se fosse così, l’Africa sarebbe vuota entro poco tempo, dice Faisal, perché tutti vogliono venire qui. La mancanza d’informazione sulle culture europee è fonte di tanti equivoci. Spesso quelli che partono sono pieni di ideali ma anche di immagini che non sono realistiche. Le criticità non sono poche, ma la domanda più importante è: cosa possiamo fare noi concretamente, nel nostro piccolo, per dare sollievo, per aiutare? Una possibilità è creare occasioni d’incontro, andando a visitare e passare del tempo con i richiedenti asilo nelle strutture. Valorizzare le conoscenze e competenze dei ragazzi, farli entrare in una rete di accoglienza dove possono partecipare alla nostra società attraverso workshop, corsi e altre attività.


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TISCH 02

RECHT AUF FLUCHT CONTESTO GIURIDICO Monika Weissensteiner, Fondazione Alexander Langer Leonhard Voltmer, Caritas Moderator: Hanno Mayr Cosa sono le differenze tra rifugiati, migranti, richiedenti d’asilo? Perchè il sistema di cosidetta accoglienza dell’Unione Europea Dublin II e III è un tale disastro e non contribuisce a regolarizzare i modi e flussi d’entrata di persone in Europa? Il nostro focus oggi è puntato soprattutto sul richiedente d’asilo politico, ma cosa rispondiamo ai migranti „economici“ che vogliono costruirsi un’esistenza decente lontano da conflitti e impossibilità di sopravivere nei loro paesi d’origine. Soltanto perchè tu non hai più la possibilità di pescare nelle tue acque natali, perchè le multinazionali hanno già vuotato tutto, non hai il diritto di venire e chiedere aiuto a noi! L’intero Tirolo gestisce momentaneamente la cifra di ca. 5000 richiedenti d’asilo, tra cui: // Profughi (per religione, per genere ecc.) - 5% // Protezione sussidiaria (diritto di protezione per coloro che non possiedono i requisiti per essere riconosciuti rifugiati, ma nei quali confronti sussistono fondati motivi di ritenere che, se ritornassero nel Paese d‘origine, corrono un rischio effettivo di subire un grave danno) – 15% // Soggiorno/permanenza umanitaria – 22% // Richieste respinte – 58% Il Sudtirolo potrebbe giocare un importante ruolo nel sistema d’accoglienza nazionale. Dispone di strutture piccole che hanno un buon appoggio attraverso una rete di persone in loco, cioé nei vari paesi dove sono situati i centri. L’integrazione può funzionare in questo modo, magari anche aumentanto le varie attività partecipativi. Non sempre si dovrebbe aspettare il cambiamento in positivo da parte di istituzioni e leggi, ma semplicemente agire come essere umano che vorrebbe che le cose migliorano e attivarsi in proposito.

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TAVOLO 03

AUFNAHME IN SÜDTIROL - MODELLI DI ACCOGLIENZA IN ALTO ADIGE Luca Critelli, Abteilungsdirektor Provinz Bozen Isabelle Hansen, Freiwillige & Journalistin Moderatorin: Katharina Erlacher Hoch her ging es an Tisch 3: die spezifischen Eigenheiten des italienischen Aufnahmesystems mit den Erstaufnahme- und Registrierungszentren, genannt CARA und den Unterkünften des sogenannten SPRAR-Systems (Schutzsystem für Asylbewerber und Flüchtlinge) sowie weitere Zentren, die vorübergehend Notunterkünfte für Asylwerber bieten sollen, war Grund- und Ausgangslage der Gespräche. Ebenso die Dienste, die damit verbunden sind, Dienste der öffentlichen Hand, von halböffentlichen Anbietern und dazu die wertvollen Hilfen der Freiwilligen. Die Aufnahme funktionere gut bei uns, der auf Südtirol fallende Prozentsatz von 0,9% werde eingehalten, die Asylwerber vor Ort gut betreut; man dürfe jedoch die Südtiroler Bevölkerung nicht überfordern, viele wären verunsichert durch den plötzlichen Zustrom von Flüchtlingen, so Abteilungsdirektor Luca Critelli. Wie wird über Flucht und Flüchtlinge gesprochen, welches Vokabular verwenden vor allem Institutionen: Ist lediglich von Zahlen und Fakten die Rede oder wer-

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den die Menschen hinter den Zahlen sichtbar? Was bedeutet das eine oder andere für eine gute, integrative Aufnahme von Flüchtlingen? Hat das Flüchtlingsphänomen überhaupt einen positiven Aspekt und wer nimmt diesen wahr? Auch könnte man die Vogel-Strauß-Taktik anwenden und so hoffen, dass die noch zu kommende Flüchtlingswelle Südtirol umspült, aber nicht überrollt, aber ist das wirklich eine Alternative? Das Nötigste anbieten und sich zurücklehnen, auch das wäre eine Möglichkeit. In der Lombardei läuft derzeit ein Pilotprojekt mit der Mikro-Aufnahme von Flüchtlingen in Familien. Ein mögliches Projekt auch für Südtirol? Und wohin mit all jenen, die einen negativen Aufenthaltsbescheid erhalten? Das Phänomen der Flüchtenden wird andauern, es wäre gut, wenn wir unsere Sichtweisen und unser Bewusstsein diesbezüglich neu austarieren und schärfen.


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TAVOLO 04

JUGEND & DIE ROLLE DER ZIVILGESELLSCHAFT // GIOVANI & SOCIETÀ CIVILE Lea Mair, Operation Daywork Ivo Passler, binario 1 Moderator: Michael Schlauch

Das Verhältnis von politischen, öffentlich zuständigen Institutionen und den Freiwilligen und ihren Organisationen war Diskussionsmittelpunkt an Tisch 4. Gerade in den letzten anderthalb Jahren ist – wie nie zuvor – eine große Solidaritätswelle durch die Südtiroler Gesellschaft gerollt und hat das Phänomen der Flüchtlingswelle geholfen aufzufangen. Am Bozner Bahnhof haben sich Menschen zusammengefunden und schnelle, wirksame Hilfe angeboten, als im Herbst und Winter 2015 täglich Hunderte von Flüchtlingen dort ankamen; daraus ist „binario 1“ entstanden, eine Gruppe, die immer noch aktiv ist und vor allem hinter den Kulissen arbeitet. Es gibt etliche andere Freiwilligen-Gruppen, die ebenfalls viel dafür tun, dass die Existenzgrundlagen von Flüchtlingen einigermaßen gesichert sind; und es gibt auch die Meinung, dass gerade solch unbürokratische und flexible Freiwilligen-Arbeit kontraproduktiv wäre, weil so den öffentlichen Diensten Arbeit erspart bliebe. Viel zu selten werde auch die Frage gestellt, was die Freiwilligen-Organisationen selber brauchen, um gut zu funktionieren. Wie die Arbeit untereinander zu organisieren sei, auch wie man nach außen kommunizert. Vielfach geht es auch darum, dass man meinungsbildend unterwegs ist und hierzu eine Kommunikationsstrategie entwickeln sollte. Und: Den Flüchtlingen selbst muss eine Stimme gegeben werden im Entscheidungsprozess, wie das Phänomen am besten in den Griff zu kriegen sei. Freiwillige könnten stärker eingebunden sein, als Mediatoren, als Helfer und Multiplikatoren in der Arbeit mit Flüchtligen, auch bräuchte es eine zentrale Stelle, die all das koordiniert.

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TAVOLO 05

ISLAM - RELIGIONE DI GUERRA? Don Mario Gretter Moderatrice Monica Margoni Grande l’interesse al tavolo 5 – che religione è l’Islam? Circa 14.000 musulmani sono ormai residenti in Alto Adige, ma non tutti praticano la religione nello stesso modo: Ci sono i musulmani del Maghreb, del Pakistan, oppure dell’Ex-Yugoslavia: nonostante la radice comune, sono mondi religiosi e culturali molto diversi. Don Mario Gretter sa di cosa parla, lui è referente diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso e ha studiato Arabo e Islamistica a Il Cairo. Una parte dell’Islam si trova attualmente a promuovere il cosiddetto periodo d’oro (tempo di Muhammad e dei suoi 4 successori, i califfi ben guidati), quale età passata e idealizzata nella quale tutto funzionava e si viveva bene, un po’ secondo lo schema del “ah, i bei vecchi tempi, lì sì che si stava bene…”. Si vorrebbe ritornare alle origini idealizzate dell’Islam per risolvere i problemi dell’oggi secondo lo schema passato. Esistono anche correnti di riforma, intellettuali e religiosi che vorrebbero una modernizzazione e razionalizzazione della religione islamica. Le correnti e anche i personaggi non riescono sempre a insediare le loro idee o solo marginalmente, spesso vengono scomunicati. L’uso e il significato della parola „Jihad“ nella religione islamica è importante ma anche equivoca. Con ciò viene denominato la battaglia dell’individuo per trovare la via giusta sia nella vita quotidiana che nella sua vita spirituale; Jihad vuol dire „sforzo“, e viene usato anche

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nell’interpretazione combattiva e di guerra difensiva. Sulla comprensione di “guerra difensiva” le interpretazioni sono varie e arrivano anche, in alcuni casi, a giustificare il cosiddetto terrorismo. Ma Jihad può essere riscoperto anche come dialogo, sforzo di capirsi e di creare spazi per scoprire insieme un’interazione religiosa e culturale nuova che è adatta alla vita qui in Europa.


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TAVOLO 06

DIE ROLLE DES THEATERS // IL RUOLO DEL TEATRO Christina Khuen, Meran Irene Lösch, Grand Hotel Europa, Terni Moderator: Martin Peer Die Möglichkeiten mit kreativen Mitteln und mit Mitteln der Kunst einen Beitrag zu leisten in der Arbeit mit Flüchtlingen, in der Arbeit mit Menschen und ihren Rechten. Die Schauspielerin und Theaterpädagogin Christina Khuen ist mit den Bewohnern des Flüchtlingsheims in Meran eng verbunden und derzeit dabei, gemeinsam mit ihnen und anderen über das Theaterprojekt „Fabrik Azzurro“ ein Theaterstück zu erarbeiten. Irene Lösch hat Erfahrung als Regisseurin bzw. Leiterin einer Theaterwerkstatt in Terni, die sich dem Thema Menschenrechte widmet. Die Arbeit mit Laien sei generell ein Work-in-Progress, noch dazu wenn es sich um ein Projekt handelt, das mehr sein soll als die pure Aufführung eines Theatertextes. Nämlich das Einfließen von eigenen, vielleicht traumatischen Erfahrungen, das Durchsprechen von allen möglichen Situationen, denen Flüchtlinge auf dem Weg nach Europa ausgesetzt waren. Die extreme Heterogenität der Teilnehmer sei ebenfalls eine Herausforderung: die verschiedenen Sprachen, die verschiedenen kulturellen Hintergründe, viele sind Analphabeten, die Verständigung ist nicht einfach. Und dann die Fragen, die im Lauf der Theaterarbeit auftauchen: Hat diese kreative Arbeit einen Sinn angesichts der oft untragbaren Situationen, in denen sich die Flüchtlinge befinden? Wäre es nicht besser, man würde zur Existenzsicherung beitragen und eben nicht „nur“ kulturellen Zeitvertreib anbieten? Kann Theater und Kunst außerdem so etwas wie Aufarbeitung und Lebenshilfe bei persönlichen Problemen und Geschichten leisten?

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Schwierige Fragen, die sich jedoch auflösen lassen. Gerade Menschen in Extremsituationen tut es gut, „rauszukommen“, die persönlichen Schieflagen mal hinter sich zu lassen und sich einem kreativen Prozess hinzugeben. So können auch andere Blickwinkel und Zugänge eröffnet werden, und so können Ansätze von persönlichen Aufarbeitungen starten. Wichtig ist der Respekt voreinander, das Spiel ohne Zwang.


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IMPRESSIONEN

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Jihad vuol dire sforzo

Wie reden wir über Menschen auf der Flucht?

STATEMENTS SCHLAGWORTE

Se avessi saputo cosa mi aspetta qui in Italia, non sarei partito così.

Freiwilligenarbeit ersetzt nicht die Dienste der öffentlichen Hand

Chiudere le frontiere è come chiudere la propria faccia.

Perché l’UE non prende direttamente i profughi dall’Africa? 14.000 musulmani in Alto Adige

Gibt es auch Positives zu berichten?

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Den Flüchtlingen selbst eine Stimme geben! Qual’è la differenza tra profughi, rifugiati, richiedenti d’asilo e migranti?

Kann man so ein Stück herzeigen?

Hat das Ganze überhaupt einen Sinn?

Was kann Theater leisten angesichts der existenziellen Notlagen der Flüchtlinge?

Jihad come sforzo dialogando

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www.linienwerk.com

Text Christine Helfer Photography Andreas Bertagnoll

Dankeschรถn & grazie allen Beteiligten.

www.blufink.com


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