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Ritmo, tempo, movimento. Teresa Porcella
ome suonano gli albi illustrati? L’intreccio, o meglio il cortocircuito, tra il suono della parola e quello della musica può dare vita a libri dove il lettore di ogni età può entrare solo a patto di abbandonarsi al ritmo.
Ritmo: successione ordinata o regolata nel tempo di forme di movimento diverse. Sono sempre stata attratta da questa parola-seme, capace di custodire, in cinque lettere, il segreto della relazione tra silenzio e suono, vuoto e pieno, stasi e movimento. Quando parliamo di ritmo, ci viene da pensare subito ai ritmi per le orecchie (alternanze di suoni e silenzi, ma anche di suoni più acuti e meno acuti, accenti forti e accenti deboli) o a quelli per gli occhi (alternanze di pieni e vuoti, chiari e scuri, luce e ombra, bianco e nero) o ai ritmi che possono essere evocati da una danza, che mette in moto il corpo tutto intero. Eppure anche pensieri e sentimenti hanno un ritmo preciso, se solo ci abituassimo a osservare che forma prendono nel tempo, come si muovono. Lo sanno bene i bambini, i tifosi e i pubblicitari, che nelle loro conte, tiritere o slogan si ritrovano accomunati da quella scansione ritmica della parola che fa scaturire il gesto dentro l’emozione. Ritmo. Fin da piccolissima, subodoravo che questa parola avesse poteri straordinari, non solo perché era capace di rin-
chiudere tante forme diverse dentro un’unica espressione, ma anche perché suonava esattamente come il concetto che esprimeva, e un’onomatopea del pensiero non è certo cosa di poco conto! Rit-mo: lei mi provocava, io la provocavo. Provavo a pronunciarla senza ritmo: impossibile! Quelle due consonanti, “t” e “m”, piazzate lì, spalla a spalla, proprio al centro del gioco della pronuncia, obbligavano il suono a spezzarsi e, per un attimo, mi facevano sospettare che non solo lei, ma ogni parola avesse in pectore un silenzio indomito, origine di un tempo-cuore da riconoscere e misurare. Rrrrrrrrit-moooooooooo!: se non potevo agire sul centro, avrei lavorato sulla periferia della parola, mi dicevo. Mi allenai così a dilatare quella parola pre-potente, arrotando la “R” iniziale come un ventilatore indomito e stirando la “O” fnale sino a svuotare i polmoni. Mi intignavo a mutare anche l’intonazione (andando ora in su, ora in giù) per vedere se riuscivo a dotare quella parola lì, non solo di tempi, ma anche di signifcati diversi. “Ti domerò”, le dicevo. “Ti domerai”, diceva lei a me. Seguita a dirmelo, perciò è facile intuire come sia andata a fnire la storia. Posso dire, però, che la mia è stata ed è una resa felice: quella che spetta a tutti coloro che capiscono che farsi guidare dal mistero è decisamente più afascinante che tentare di opporsi o, peggio ancora, di spiegarlo. I bambini lo sanno. È stato proprio così, assaporando e assecondando il potere del ritmo, che ho imparato a stare nell’arte, con la gioia della parentela. E non in una sola arte ma in tutte (musica, poesia,
Il cortocircuito tra il suono della parola e quello della musica, tra immagine e immaginario, può scatenarsi facendo girare la corrente in una direzione o nell’altra
danza, pittura, scultura, scrittura…), perché il ritmo è componente architettonica di ognuna. Ora che ho imparato, lascio che ciò che di queste arti mi colpisce, dialoghi con quei ritmi (cuore, respiro, passo, battito di ciglia…) che il corpo mi suggerisce da quando sono al mondo. Anche il pensiero, ora, si sente meglio. Credo sia così, con questa sorta di abbandono coreutico (e di ostinazione a masticare il tabacco delle parole e del loro suono), che lettori e lettrici di ogni età debbano entrare nella lettu-
Ritmo, tempo, movimento
Una riflessione di Teresa Porcella su musica e albi illustrati
Ill. di Miriam Barbieri
ra di un albo illustrato, per goderselo fno in fondo. Vale per tutti gli albi illustrati, ma, a maggior ragione, per quelli che hanno una vocazione sinestesica forte, per intenzione, struttura, qualità della scrittura e delle immagini. Ci sono progetti, dove il lettore viene invitato nella danza in modo esplicito. Non si può non partire da una delle collane più coraggiose e originali che l’editoria italiana ha proposto negli ultimi anni: la Musica disegnata e un po’ strampalata di Carthusia, ideata e curata dalla compositrice, pianista e direttrice d’orchestra Elisabetta Garilli. Qui ogni storia ha un suo andamento preciso in termini di ritmo, senso, colore, sonorità, visione. I testi in versi (e quella è già una musica con un suo ritmo preciso), trovano un contrappunto straordinario nelle illustrazioni di artiste e artisti del calibro di Emanuela Bussolati (autrice anche dei testi in Caterina cammina cammina), Gek Tessaro, Sonia Maria