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I libri da non dimenticare. Anna Castagnoli

APPROFONDIMENTI I libri da non dimenticare

In Europa, a partire dalla metà dell’Ottocento, i libri illustrati di musica rivolti ai più piccoli sono testimoni di un periodo storico in cui l’arte entrava nelle opere per bambini con grande cura e attenzione. Ce ne parla Anna Castagnoli.

È un pomeriggio del 1848. Robert Schumann compone Album für die Jugend (Album per i giovani). Una raccolta di 43 lieder dedicati alle sue tre fglie piccole. Nella cameretta delle bambine forse giace per terra una copia dello Struwwelpeter di Hofmann (Pierino Porcospino), pubblicato tre anni prima. Sulla sedia in stile biedermeier, accanto al caminetto, è aperto un album di fori secchi. Schumann dà alle stampe lo spartito con una prefazione dedicata ai bambini: “Suonate con l’anima. (...) Le leggi della morale sono anche le leggi dell’arte”. Afda all’amico Ludwig Richter l’illustrazione del frontespizio: sotto un arco di vite, bambini e bambine pasciuti mangiano grappoli di uva, vanno al trotto su cavallini giocattolo. Richter è il più grande illustratore del Romanticismo tedesco. L’interesse di Schumann per l’arte come strumento di educazione dei giovani è condiviso dall’artista. L’album di Schumann viene riedito accompagnato da illustrazioni nel 1913: Schumann Album of Children’s Pieces for Piano, illustrato dall’olandese H. Willebeek Le Mair. Molte cose sono accadute nel frattempo e ora il bambino ha un posto a pieno titolo (almeno sulla carta) nella società. Rispetto al frontespizio bucolico di Richter, nelle illustrazioni di Le Mair i bambini hanno gesti meno com-

Ill. di K. Greenaway da A Day in Child’s Life (G. Routledge and Sons, 1881)

posti e vestiti più corti: gambe e braccia nude, giocano, suonano fauti, danzano scatenati come baccanti su un vaso greco. Gli anni ’20 e il charleston sono alle porte. Lo stile pulito, elegante delle tavole di Le Mair è apertamente ispirato al lavoro di Louis-Maurice Boutet de Monvel (Parigi, 1850-1913), suo mentore. De Monvel, Le Mair, prima di loro, Kate Greenaway, Randolph Caldecott, Walter Crane, accompagnano spesso le loro tavole con flastrocche, canzoni e spartiti musicali. O viceversa. Tenerezza verso il mondo dell’infanzia ormai sdoganata, illustrano persino canzoni, non per i bambini, ma per le loro bambole, come nella bellissima tavola A song for a Doll (A Day in a Child’s Life, 1881) della Greenaway. Ma se ci può essere un primo posto nel regno della grazia, sono gli album di musica illustrati da Boutet de Monvel che mi emozionano maggiormente. Le illustra-

zioni sono sempre giustapposte accanto agli spartiti per creare due momenti temporali precisi, distanti pochi istanti: come se tutta la musica scorresse tra due battiti, il tempo di un inchino. Incontra, inoltre, un punto di equilibrio tra decorazione e narrazione che mi sembra perfetto. Mentre Francia e l’Inghilterra pubblicano questi splendori, la Germania, dalla seconda metà del 1800, è rimasta incastrata in una tradizione di pedagogia assai tetra, che si rifette nell’editoria. Il divertimento del bambino è fnalizzato, ancora, a far inghiottire meglio la morale. Nessuna assurda carrozza di marzapane e bambini che la inseguono con la lingua fuori, come nelle tavole di Monvel. Ai bambini golosi, nelle illustrazioni, vengono mozzate le dita.

Ill. di J. B. Weckerlin e M. Boutet de Monvel da Chansons de France (Plon- Nourrit et Cie, 1884)

Sopra e a fronte, ill. di autori vari da Der Buntscheck (Schaffstein & Co, 1904)

È in questo panorama che vede la luce il più ambizioso, misterioso, ipnotico e rafnato libro per bambini di tutti i tempi: Der Buntscheck. 1 Un libro di una cinquantina di pagine a cura di Richard Dehmel, il quale voleva raccogliere, in una sorta di antologia, i più illustri esponenti della letteratura, della musica e dell’arte per consegnare le loro opere nelle mani dei bambini. Il fne? Modestissimo: rivoluzionare la pedagogia e la letteratura per bambini. Fu davvero un progetto faraonico, rimasto forse unico nel suo genere. (In Italia Dehmel fu tradotto in un paio di edizioni col nome Riccardo e poi dimenticato, ma a quei tempi la sua fama di poeta simbolista era internazionale). Il Buntscheck (un nome inventato, intraducibile, che rimanda a un cavallo pezzato e al ridere) voleva spazzare via lo Struwwelpeter e la sua pedagogia nera, voleva liberare i bambini da una letteratura che Dehmel defniva “spazzatura”, regalando loro qualcosa di folle, libero, artisticamente elevatissimo. La corrispondenza di Dehmel con il suo editore Schafstein testimonia di accese discussioni su ogni singolo aspetto del libro.

Vennero scelti per le illustrazioni Ernst Kreidolf, Karl Hofer, Emil Rudolf Weiß, Konrad Ferdinand von Freyhold. Chiunque conosca la storia dell’illustrazione e dell’arte tedesca avrà una vertigine nell’udire questi nomi riuniti intorno a un solo libro. Scelgono una sola gamma di colori. L’oro, il rosa robbia e un blu intermedio tra il cobalto e l’oltremare mettono d’accordo tutti, altri colori creano discussioni infnite. “Più alto delle vette alpine più alte attraverso il blu del mondo” recita uno dei versi di Dehmel presenti nel libro. Ma non basta: vogliono trovare un modo di stampare i colori per renderli vibranti. I retini tipografci che si usavano in Germania in quegli anni rendevano il colore scialbo. Von Freyhold parte per Parigi a caccia di idee, si fa ospitare dall’amico Renoir (che scambi!). Scopre il metodo di stampa manuale detto “a pochoir”. Dehmel si infervora per la tecnica scoperta da Freyhold ma l’editore si rifuta di realizzare tutte le copie a mano, temendo un collasso economico; l’editore ordina allora dall’Inghilterra The frog prince di Walter Crane, per studiare la tecnica di stampa di Edmund Evans. Ma an-

C. Debussy, A. Hellé La boîte à joujoux (Durand & fils, 1913)

che quella è troppo costosa. Alla fne, si mettono d’accordo per una forma di litografa a macchina più rafnata della stampa a retino. Mi sono dilungata su questi aspetti tecnici per darvi una misura della cura con cui venne realizzato il libro. Troviamo tra le pagine del Buntscheck testi e poesie di Robert Walser e Goethe, di Paula e Richard Dehmel, per citare i più famosi. Rilke e Thomas Mann declinarono l’invito all’ultimo momento (sigh). Tra i compositori degli spartiti: Conrad Ansorge e Fritz Koegel. Come spesso accade quando si cerca di fare qualcosa di troppo bello per i bambini, il libro fu un sonoro fasco commerciale. La critica lo giudicò un esempio di degradazione morale dell’infanzia (!). Altri libri illustrati di musica per bambini giacciono impolverati in qualche collezione privata o biblioteca. Libri che testimoniano di un’epoca in cui i grandi intellettuali, artisti, musicisti creavano libri per bambini come se fosse stata la loro prova più alta. La boîte ò joujoux, ballet pour enfants, (La scatola dei giocattoli, balletto per bambini), un album illustrato da André Hellé con partitura musicale di Claude Debussy, uscito anche lui nel 1913, è uno degli esempi più belli. O ancora i libri di Heribert e Johannes Grüger, due fratelli tedeschi di cui uno compositore e l’altro illustratore che negli anni ‘30 cercarono e trovarono una vera e propria traslitterazione della partitura musicale in illustrazione, per insegnare ai bambini le note leggendo le fgure. Una sinfonia di note diventava uno stormo in volo. Poi, quelle rondini sono volate via.

1. È stato realizzato un facsimile di Der Buntscheck nel 1985. È in quell’edizione che ho trovato la ricostruzione della vicenda editoriale.

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