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Alla scoperta dell’improvvisazione

INTERVISTA Alla scoperta dell’improvvisazione

Il dialogo sonoro si basa sulla comunicazione empatica e migliora la capacità collaborativa di bambini e ragazzi: ne parla Maurizio Vitali, ricercatore e formatore, nell’intervista a cura di Guia Altieri.

Che cosa si intende, nello specifco per “dialogo un valore particolare alla luce degli studi sull’intersoggetsonoro” con bambini e ragazzi? Quali sono i suoi tività nello sviluppo emotivo-cognitivo proprio dei primi aspetti più caratterizzanti? mesi di vita (a partire da quel processo di sintonizzazioIl “dialogo sonoro” è una pratica che proviene dalla psi- ne afettiva madre-bambino osservato e descritto dallo coterapia infantile; in Italia è stata inizialmente introdot- psicologo statunitense Daniel Stern) e delle più ta da Mauro Scardovelli e ha avuto un recenti scoperte scientifche riguardanti certo riscontro in contesti musicotera- i processi neuronali a specchio. Nell’epeutici. Al di là della sua origine, che sperienza raccontata nel liè sempre importante ricordare, bro l’adulto si propone in si è dimostrato essere un otti- efetti come un “sistema mo dispositivo per entrare rifessivo” per il processo da protagonisti e in modo espressivo e comunicativo coinvolgente nel mondo del bambino. Il doppio livello della musica. L’elabora- d’imitazione, per cui il piccolo zione che ne ho fatto nel si riconosce imitato dalla fgura libro Suoni con me: dia- adulta e a sua volta la imita, loghi sonori dalla prima comporta un “ribaltamento” infanzia (Franco Angeli, della più comune situazione di 2018), nasce dall’innesto di apprendimento. Questa condiquesto approccio con le zione ne migliora i processi attenesperienze e la rifessione tivi, l’autonomia e la capacità collaboche da anni conducevo, al rativa, oltre a incoraggiarlo a pensare in fanco di François Delalande termini sonori. I bambini si trovano in quee ad altri collaboratori del Centro sto modo ad assumere in prima persona Studi Maurizio Di Benedetto di Lecco, Ill. di Gloria Di Bella l’onere della variazione musicale, dimoall’interno della ricerca sulle condotte strandosi piacevolmente coinvolti nel esplorative dei bambini nei loro primi anni di vita. Il dia- compito, oltre che in grado di sostenerlo e svilupparlo nel logo sonoro si è dimostrato un dispositivo efcace proprio tempo. La qualità della relazione sonora che si genera è lavorando nei nidi, sia per la risposta sorprendente oferta basata su una comunicazione empatica di carattere tranda una grande maggioranza di bambini che lo hanno spe- smodale, non verbale (anche per bambini in cui il linguagrimentato, sia per il coinvolgimento delle educatrici, che gio verbale è già presente) e si sviluppa tra momenti in cui si sono appassionate a lavorare con i suoni al pari di quan- prevale il modello dell’alternanza, soprattutto all’inizio, to già fanno con altri linguaggi espressivi, rispetto ai quali fno a forme più complesse e negoziate di simultaneità. si sentono maggiormente sicure. Il dispositivo acquista In questo periodo sto proponendo lo strumento anche nella mia attività didattica nelle scuole medie, ovviamente ripensato in relazione alla diversità di età e contesto. L’idea guida è che il processo innescato dal dialogo possa costituire, unitamente all’attività esplorativa che svolgiamo con i corpi sonori, una forma ideale per avviare processi d’improvvisazione musicale, pratica ancora poco conosciuta e frequentata sia a scuola che in altri contesti della formazione musicale.

Qual è il ruolo della musica nella formazione di bambini e ragazzi, oggi?

Nell’evidenziare il ruolo fonda-

mentale dell’esperienza sonoro-musicale già dalla prima infanzia, il libro contribuisce a indicare una prospettiva che guarda a un’educazione musicale che promuove la musicalità e la creatività dei bambini, che ricerca un’integrazione profonda tra le funzioni di ascolto e di produzione, tra intelligenza emotiva e cognitiva, fno allo sviluppo di una sensibilità estetica condivisibile. Si tratta di un orizzonte che tenta di riequilibrare lo scompenso generato da un modello formativo di carattere prevalentemente esecutivo e grammatologico che, pur nella sua importanza, pesa eccessivamente nella formazione musicale delle giovani generazioni. Anche molte tecnologie amichevoli, in primo luogo quelle che attengono alle funzioni della registrazione, dell’amplifcazione e dell’organizzazione elettronica del suono possono aiutarci molto in questa direzione.

Quanto conta la dimensione ludica nell’insegnamento della musica e nel rapporto che si instaura tra essa e i bambini o i ragazzi?

Il dialogo sonoro può essere visto come un gioco, certamente divertente ma impegnativo, sia per i bambini che per gli adulti. La dimensione ludica rappresenta il contesto naturale in cui l’esperienza musicale si fa, soprattutto per i più piccoli. Con il crescere dell’età questo bisogno si modifca nello sviluppo di nuove competenze e signifcati. Personalmente trovo abbia senso parlare di gioco musicale a qualunque età: anche quando la dimensione gratuita, autotelica, corporea legata al piacere, che per altro non può mai mancare completamente, viene integrata da altre funzioni, in particolare quelle connesse alla ricerca estetica e alla progettazione artistica, che ricordo dovrebbero essere un diritto di ognuno nella scuola di tutti.

Quanto spazio ha l’improvvisazione nella didattica musicale?

L’invenzione, nella sua doppia articolazione di composizione e improvvisazione, ha ancora troppo poco spazio nell’educazione musicale nel nostro paese. Se qualcosa per la composizione è stato proposto da alcuni padri e madri della didattica musicale nei decenni precedenti, ritengo che l’improvvisazione, come forma di creazione istantanea, consapevole e competente, non abbia ancora ottenuto, con limitate eccezioni, quel riconoscimento che merita. Personalmente sto cercando con alcuni colleghi di dare un contributo in questa direzione, sia in termini di pratica didattica che di pensiero, ma la strada è ancora lunga e, spesso, in salita.

Che cosa consiglia agli insegnanti e agli operatori culturali che si occupano di insegnamento musicale a bambini e ragazzi, in particolare riferendosi all’attuale momento di emergenza sanitaria che stiamo vivendo e che costringe alla didattica a distanza o comunque a nuove modalità di insegnamento on line?

Il contesto in cui ci troviamo è certamente preoccupante e impegnativo. Nella difcoltà credo ci venga oferta comunque un’opportunità, quella di potenziare le nostre capacità di ascolto e osservazione, di aggiungere qualcosa di nuovo a quanto prima non c’era o scompariva nell’ordinario. Pos-

Ill. di Giovanni Gastaldi

siamo provare ad aprire nuovi varchi di ricerca e continuare a rifettere e confrontarci sull’esperienza che realizziamo. Se in primo luogo credo sia importante non cedere alla spinta che trasforma il distanziamento fsico in distanziamento sociale, occorre poi generare anche nuove alleanze con i bambini, i colleghi, l’intera comunità educante e non aver paura di cambiare. Dobbiamo provare a uscire almeno un poco diversi e rinnovati da questa situazione, me lo auguro per la scuola e per l’educazione musicale. L’impegno mio e degli altri collaboratori, raccolti attorno al Centro Studi Maurizio Di Benedetto e al portale Musicheria. net, andrà certamente in questa direzione.

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